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Autore: Tetide    07/03/2010    15 recensioni
Un tormento sconosciuto, un richiamo dal passato; le due metà di un'anima sola che si trovano riunite, dopo millenni. Detto così sembra facile... in realtà, il travaglio di queste due anime prende le mosse da ragioni ben più presenti e concrete. Oscar ed André, ancora una volta, si confermano uniti da un legame indissolubile, un legame più forte anche della morte. Questa storia è dedicata a Ninfea 306.
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 CAPITOLO 2

André fu il primo a sopraggiungere in suo soccorso; poi, arrivarono anche il generale e Nanny.
“Oscar! Che ti succede? Guardami, Oscar, svegliati, ti prego!!” André stava praticamente gridando, mentre scuoteva per le spalle una semisvenuta Oscar,
“Oscar, che cos’hai? Che è successo, per l’amor di Dio?”, il generale era livido per lo spavento; si rivolse ad André: “Perché è svenuta? Tu non eri con lei?”,
“No, signore, non oggi. Lei mi ha chiesto di non seguirla a Versailles”.
Nanny, le lacrime agli occhi, reggeva sul grembo la testa della sua “bambina”, tirandole dei leggeri buffetti sulle guance per farla riprendere.
André ed il generale si volsero a guardarla; il cuore del ragazzo si strinse in una morsa, vedendo l’oggetto del suo amore sdraiata per terra, priva di vita e di coscienza, ma con la mano destra saldamente stretta attorno all’elsa della spada: perfino tra i tormenti della malattia, qualunque essa fosse, ella si aggrappava disperatamente al suo voler essere uomo! Perfino tra i gorghi della sua coscienza annebbiata, sentiva che quella era la sola via d’uscita al suo male, la sola via d’uscita a quelle sofferenze, che non avevano altra origine che la sua lacerazione spirituale; ed in un disperato ed irrazionale istinto di sopravvivenza, la sua mano ne aveva cercato il simbolo più tangibile, vale a dire la sua spada.
André abbassò gli occhi, sconsolato.
“Avanti, non perdiamo tempo! Portiamola immediatamente in camera sua!” ordinò il generale prendendo in braccio la figlia,
“Faccio chiamare il dottor Lassonne, signore?” chiese André,
“Sì, certo, grazie André!”, gli rispose l’uomo; poi tornò a pensare a voce alta “Lo avevo detto che non mi sembrava star bene da un po’ di tempo!”.
In poco tempo, Oscar fu messa a letto; il dottor Lassonne arrivò circa mezz’ora dopo; la visitò, poi uscì nel corridoio, dove il generale e la moglie, fatta chiamare in tutta fretta da Versailles, lo stavano aspettando con ansia; un po’ più defilati, ma non meno preoccupati, se ne stavano André e Nanny.
“Allora, dottore?” gli chiese il generale, in ansia; l’altro abbassò gli occhi.
“E’ una strana patologia, signor generale; non so nemmeno io come definirla. Ma una cosa è certa: non ha basi organiche evidenti”,
“Che significa? Che non è riuscito a capire da cosa ha origine?”,
“Esattamente”,
“Ma era il suo compito! Lei è un medico! Cosa ha fatto là dentro tutto quel tempo, allora?”,
“Ecco vedete, generale… vostro figlio… scusate, vostra figlia soffre di un malessere manifesto da diverso tempo, ma ne tiene celata l’origine”,
“Ehh? Ma che discorsi sono?”,
“Quel che voglio dirvi, generale, è che la causa dei suoi mali non risiede nel suo corpo, bensì nella sua anima, nella mente”,
“Ma che razza di… E allora che dovremmo fare, secondo voi?”,
“Per prima cosa, ha bisogno di riposo: dovrà chiedere un periodo di congedo dalla Guardia Reale; poi, dovrà rilassare la sua mente: il come lo sa solo lei, anche se credo che l’unico mezzo di guarigione sia l’allontanamento dalla fonte dei suoi turbamenti; voi dovrete limitarvi a starle vicino durante la convalescenza, badando di non farle mai mancare nulla e, soprattutto, di non fare parola di questa nostra conversazione con lei: dato che nemmeno a me, madamigella Oscar ha voluto esporre quale fosse il motivo della sua sofferenza interiore, è evidente che non ne vuol parlare, quindi, costringendola a rivangarlo continuamente non fareste che farle altro male. E’ molto meglio che se ne distacchi da sola, naturalmente”,
“Ed in che modo?”,
“Ripeto quanto ho già detto: solo madamigella conosce quale sia la ragione del suo male, e quindi solo lei conosce anche il modo di distaccarsene; limitatevi ad accettare le decisioni che prenderà, e tutto andrà per il meglio”.
Detto questo, il dottore salutò ed uscì.
I coniugi Jarjeays si guardarono, interrogativi.
“Dunque, cosa contate di fare, Renier?” madame ruppe il silenzio,
“Voi cosa proponete?”, le passò la domanda di rimpallo,
“Dovremmo parlare con Oscar, e consigliarle di prendere congedo per un po’ da Palazzo; per il resto… sta a lei, lo avete sentito!”,
“Mi sembra un’ottima idea. Deciderà lei cosa è più giusto fare per star meglio. Ma se potessimo almeno sapere cosa la turba…”,
“Non possiamo, lo avete sentito”,
“No, noi no… ma forse c’è qualcuno che potrebbe, qualcuno con cui Oscar si confida sempre…”.
Il generale alzò lo sguardo verso l’angolo opposto del corridoio, quello accanto alla porta chiusa, dove stavano il giovane attendente e la vecchia governante.
“André!”, chiamò con tono alto e burbero come sempre,
“Agli ordini, generale!”,
“Hai sentito, no? Nei prossimi giorni dovrai stare molto vicino ad Oscar, sei il suo unico vero amico, e di te si fida molto; qualunque cosa lei ti confidi riguardo la sua malattia, dovrai riferirmela! Intesi?”,
“Sì, generale”.
Ma in cuor suo, André sapeva benissimo che non avrebbe mai tradito il doloroso segreto di Oscar, che peraltro già conosceva.
 
                                      **********

“Allora? Che cosa vi ha detto il dottore?”.
Oscar stava fissando alternativamente ora il padre, ora la madre, che erano entrati nella sua camera, ed avevano preso posto accanto al suo letto, ed ora la guardavano con uno strano sguardo di benevolenza dipinto sul viso.
“Ha detto che hai bisogno di riposarti, cara. Sei solo stressata”, fu la risposta di madame,
“Proprio così, Oscar. Ho già chiesto un permesso a Sua Maestà il re per te: potrai restare in congedo per un periodo di circa due mesi”,
“Ma, padre… non era necessario… così tanto tempo…”,
“No, Oscar, non voglio sentire storie! Tu non stai bene ed hai bisogno di riposo. Penseremo noi a rimetterti in sesto, vedrai!”.
Oscar era perplessa: sebbene il generale ostentasse l’aria burbera di sempre, e la madre facesse di tutto per apparire normale, entrambi sembravano nasconderle qualcosa; il padre aveva un che di intimorito nella voce, e la madre aveva cercato di non incrociare il suo sguardo per tutto il tempo.
Ma quello che le pareva più strano era André.
Per tutto quel tempo, non aveva fatto altro che osservarla, con l’aria di chi la sa lunga, fermo in un angolo della stanza; ma ogniqualvolta che i loro occhi si erano incrociati per un attimo fuggevole, lui le era sembrato più protettivo ed appassionato del solito, con una luce che gli brillava in fondo all’unico occhio color smeraldo.
Ma che avranno tutti?, si chiese Oscar, non riuscendo a darsi risposta.
Quando i genitori furono usciti dalla sua stanza, André si sedette sul letto, accanto a lei.
“Come ti senti?”, chiese; Oscar sbuffò.
“Ti ci metti anche tu, adesso? Benissimo, mi sento benissimo. E’ stato solamente un capogiro, uno stupido capogiro, e nulla di più. Non capisco davvero perché vi dobbiate tutti preoccupare così tanto!”,
“Oscar… nel caso in cui non te ne fossi accorta, hai dato di stomaco!”.
Oscar sbottò, esasperata “E allora? A Palazzo si mangia da fare schifo, di questi tempi! Infilano burro e zucchero ovunque! Anche altri nobili si sono sentiti poco bene, dopo quei banchetti assurdi! Perfino Girodel lamentava un mal di testa violento da tossico, l’altra settimana! Il mio stomaco avrà pur il diritto di dire la sua, o no?!?”.
André abbassò gli occhi, dolcemente “Certo, Oscar…” disse.
In quel momento, entrò nella stanza Nanny, con un vassoio in mano.
André la guardò, e scosse la testa, sorridendo.
“Nonna, guarda che non potrà mangiarli quelli, per ora. Ha rovesciato, ma tu sembri averlo dimenticato”,
“Taci, tu! So ben io cosa serve alla mia bambina!”, la vecchia governante, infatti, aveva portato un vassoio colmo di croissant.
Oscar la guardò, e sorrise leggermente: povera dolce, testarda vecchina, pensò, sempre così convinta delle sue idee, anche quando esse erano tanto palesemente sbagliate! E sempre così piena di attenzioni per lei! Proprio come André.


Quanto ad attenzioni, Oscar ne fu letteralmente sommersa, in quelle settimane: Nanny le portava i pasti in camera tre/quattro volte al giorno, viziandola con manicaretti di ogni tipo; la madre le portava ogni giorno i saluti della regina, venendo al contempo a vedere come stava, e perfino il padre, contravvenendo al suo solito modo di fare burbero, le aveva regalato tre nuovi libri, di scrittori illuministi per di più, per farle passare il tempo nelle lunghe ore in cui era costretta a rimanere a letto.
Ma, inutile a dirsi, colui che superò tutti in premure era André.
Lui, infatti, non la lasciò da sola un attimo, tranne che nei momenti in cui era Oscar stessa a richiedergli di poter restare un po’ per conto proprio; per il resto del tempo, le rimase accanto, ricordando insieme a lei gli episodi più divertenti della loro infanzia assieme, mostrandole stampe illustrate di Paesi lontani di cui le raccontava le usanze (si era procurato alcuni libri in proposito, presso un mercatino di roba usata di Parigi), e perfino imboccandola quando non voleva mangiare.
Quando poi, lei fu in grado di alzarsi lasciando il letto, iniziarono a passeggiare su e giù per il grande parco di Palazzo Jarjeays (di andare a cavallo da sola, per ora, non se ne parlava proprio, il dottor Lassonne era stato tassativo!), godendo della vicinanza l’uno dell’altra.
Che strana sensazione, averlo sempre vicino! In questi giorni, mi è stato ancor più vicino di prima… ed io mi sono sentita bene! André è come un balsamo che mi ha aiutato ad allontanare da me il fantasma di quella notte con Fersen… quella notte… ma io, sono uomo o donna? Cosa sono veramente? O meglio, cosa voglio essere veramente?

In meno di tre settimane, Oscar si riprese quasi del tutto, fisicamente parlando; ma riguardo alla sua psiche, il discorso era affatto diverso.
Le cure e l’affetto ricevuti, da André soprattutto, l’avevano rimessa in piedi, in forze; ma Oscar non era una stupida, sapeva bene a cosa era stato dovuto il suo malessere, ed era ben conscia del fatto che, se non avesse risolto il conflitto che le si agitava dentro circa la sua natura, i problemi fisici sarebbero ritornati.
Dunque, che fare?
Un pomeriggio, sul finire di Marzo, lei ed André si trovavano sul prato sulle rive del laghetto, quasi ai confini della grande tenuta Jarjeays: quello era da sempre il loro luogo preferito. Quante volte, da bambini, avevano corso su quel verde prato? A quante scazzottate, a quanti finti duelli, a quante risate avevano assistito quei verdi fili d’erba silenziosi? Quante confidenze avevano ascoltato le placide acque del laghetto?
Adesso, se ne stavano sdraiati sull’erba, a poca distanza da una macchia d’alberi che stavano iniziando a rimettere le foglie  dopo il lungo inverno; le placide acque del laghetto lambivano indolenti le punte dei loro piedi.
Oscar si portava un filo d’erba alle labbra, in un gesto che le era molto familiare: praticamente, lo faceva da quando era molto piccola; le piaceva sentire quella carezza umida sfiorarle la pelle, la carezza della natura…
… E socchiudeva gli occhi, lasciandosi cullare dai ricordi della sua infanzia.
Perché la vita non è sempre facile come quando si è piccoli?, si chiese.
Voltò la testa, appoggiando una guancia sull’erba; e vide André, steso accanto a lei.
Mio compagno da sempre… da quanto tempo mi sei vicino, André? Non riesco a ricordare la mia vita quando tu ancora non c’eri! Non riesco ad immaginare la mia vita senza di te.
E’ strano, ma solo in questi ultimi giorni di sofferenza ho capito quanto tu mi sia indispensabile, come la mia vita non sarebbe mai potuta essere quella che è, senza di te.
Sei stato sempre vicino a me: mi hai tenuto compagnia per non farmi sentire il peso delle mie sofferenze, raccontandomi di futilità senza senso solo per distrarmi, siamo saliti insieme a cavallo per interminabili passeggiate sulle ali del vento, mi portavi il pane con la cioccolata… se penso a queste ultime settimane, non posso fare a meno di vederti in ogni momento, in ogni luogo, sempre.
Tu sei stato la mia medicina.
Ed è solo grazie a te se ho trovato la tranquillità necessaria a ricucire la mia lacerazione.
E’ solo grazie a te se sono riuscita a trovare la mia strada.
Sì, la mia strada: perché oggi, Oscar François De Jarjeays ha deciso che cosa essere.
Un uomo.
E niente altro.
Questa è la mia scelta, la scelta di Oscar François De Jarjeays.
Inizierò una vita da uomo, da soldato. Lascerò la Guardia Reale, per un reggimento duro ed inflessibile, dove poter dimostrare al mondo, ma soprattutto a me stessa, le mie capacità di uomo e di soldato.
E ricomincerò daccapo.
Ho stabilito tutto.
Ma allora perché continuo a sentire questa oppressione sul cuore?
Perché questa sensazione di stare sbagliando tutto?
Basta, ho deciso! Questa è la mia scelta.
Domani la comunicherò a mio padre.

Ciao a tutti!! A grande richiesta, ecco a voi il secondo capitolo!
So che non è bellissimo, e che probabilmente la storia sta proseguendo, per ora, su binari un poco diversi da quelli che tutti voi magari desideravate... ma abbiate fiducia in me! ;-)
E adesso, i ringraziamenti:
Ninfea 306: sì, i tormenti di Oscar sono palesi, ma forse la loro origine ha radici molto più oscure e profonde di quelle che lei stessa crede... André, invece, è, come sempre, il suo sostegno, anche se lei, al momento, sembra avere frainteso l'affetto e le premure di lui; ma, l'ho detto, fidatevi di me!! In quanto a certe "credenze", non voglio anticipare nulla (per lo meno, per non guastare la sorpresa agli altri lettori; se vuoi, ne parliamo via mail): ogni cosa a suo tempo!
Beatrix 1291: felice di accoglierti tra i miei lettori: un bacio!
Patrizialasorella: anche a te dico la stessa cosa che ho detto a Ninfea: ogni cosa a suo tempo. Ma non vi deluderò (almeno spero).
Lady in blue e Bradamante: grazie di cuore, attendo con ansia le tue recensioni!
Audreyny: idem come sopra :-)
Cipria: credo che anche tu abbia capito più o meno quale sarà l'iter di questa storia... ma non ti anticipo niente.
Bay: non preoccuparti, André non soffrirà! ;-) Scusa, invece, se mi dovesse capitare di andare OOC.
Vitani: ci seeiii?
  
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