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Autore: Melanyholland    12/03/2010    11 recensioni
Una raccolta di storie dedicate a Chuck e Blair.
#1 Chuck aveva molti motivi per frequentare Blair Waldorf, nessuno dei quali poteva essere rivelato al suo migliore amico Nate.
#2 Quando Blair voleva qualcosa, era disposta a tutto per ottenerla. Anche a fare i conti con il diavolo dell’Upper East Side.
#3 Blair sapeva che avrebbe dovuto evitare di giocare ad un prezzo così alto, soprattutto contro Chuck Bass.
#4 Chuck guardò la figura addormentata di Blair e capì che le cose gli erano davvero sfuggite di mano.
#5 “Non avrei mai dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è decollato”. Chuck Bass, 2x01
#6 Blair davvero non capiva perché Chuck si ostinasse a restare lì con lei, né perché la sua presenza non la disturbasse poi così tanto.
#7 “Né regina, né futura duchessa.” sospirò Chuck teatrale, con falsa solidarietà. “Povera la mia Blair. Le cose sembrano andare davvero male”.
#8 Chuck aveva provato con tutte le sue forze a dimenticare Blair, ma ritrovandosi da solo con lei, scoprì che le farfalle erano più vive che mai.
#9 Blair sorrise, perché finalmente Chuck era suo. Ed era tutto ciò che contava.
#10 “Da quel che ricordo, stare da sola con me qui non ti è mai dispiaciuto. Vuoi che ti rinfreschi la memoria?”.
#11 Chuck ricordava bene la prima volta che Blair gli aveva chiesto aiuto.
#12 “Ho appena avuto una visione perfetta di quello che sarebbe stato il nostro inevitabile divorzio”.
#13 C’erano momenti in cui Blair davvero non riusciva a credere a quello che le stava accadendo.
#14 Erano amici. Quel breve momento di trasgressione in cui erano quasi scivolati in qualcosa di più sarebbe rimasto segreto come i loro incontri.
#15 Chuck stava bene: gli piaceva la sensazione del lieve peso sulla sua spalla e della presenza di Blair proprio accanto a lui.
#16 Da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck, e Blair non se n’era mai accorta. Di certo non era così astuta come la sua fama pretendeva.
#17 Chuck si voltò e quando vide chi si era seduta accanto a lui, capì che la serata era del tutto rovinata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#3

Titolo: Butterflies and Hurricanes

Autrice: Melanyholland

Summary: Blair sapeva che avrebbe dovuto evitare di giocare ad un prezzo così alto, soprattutto contro Chuck Bass.

Rating: arancione

Timeline: episodio 1x08 (Seventeen Candles).

Pairing: Blair/Chuck

 

 

 

 

 

Butterflies and Hurricanes

 

La sua prima percezione fu una sensazione di calore avvolgente e rassicurante che le fece fiorire un sorriso spontaneo sulle labbra. I suoi occhi erano ancora chiusi, la mente lontana, persa nella vaghezza senza tempo fra sonno e veglia, ma dentro di sé, Blair aveva la certezza che era nel posto giusto e che tutto andava bene. Perfino il delicato tocco sulla sua spalla scoperta e il respiro che le accarezzava la pelle erano okay, dolci ornamenti di quella sensazione di tenera protezione.

A rompere quello stato perfetto fu una sola parola, pronunciata in un sussurro rauco vicino al suo orecchio: Blair.

Chiaramente non era il suo nome il problema, quanto la voce che l’aveva pronunciato. In un attimo, Blair fu colpita dalla greve consapevolezza che erano le labbra di Chuck che le stavano posando piccoli baci sulla spalla, il respiro di Chuck che le solleticava la pelle, il corpo di Chuck che l’avvolgeva in un abbraccio. Il corpo nudo di Chuck, per l’esattezza; e anche lei era nuda, realizzò, mentre le immagini della notte che avevano passato insieme si facevano largo nella sua mente, prima benedetta dal torpore del sonno.  Blair cercò di bloccare i ricordi che stavano guastando il suo benessere, ma invano: le fantasie potevano essere soppresse, ma gli effetti del sesso che si facevano sentire nel suo fisico indolenzito erano fin troppo reali e tangibili, così come i baci di lui ora sulla pelle indifesa del collo.

Era stata a letto con Chuck. Di nuovo.

La colpa era da attribuire a quella maledetta scommessa, ovviamente. Se ti chiama, ti lascerò in pace per sempre. Se non lo fa, passerai la notte con me. Blair avrebbe dovuto evitare di giocare ad un prezzo del genere, lo sapeva; ma sapeva anche che non poteva tirarsi indietro di fronte ad una sfida, come ne era ben conscio Chuck, che appunto l’aveva sfidata. Gettarsi tra le braccia di un simile manipolatore senza scrupoli una volta era già un errore grossolano, ma farlo per due notti di seguito era davvero inconcepibile.

Anche se Blair doveva ammettere che Chuck era stato piuttosto dolce a comprarle la Erickson Beamon. Insomma, Chuck Bass non faceva regali alle ragazze, mai e per nessuna occasione. Una volta, arrogante e vizioso, aveva proclamato che lui stesso era un dono del cielo a tutte le donne del mondo e tanto bastava; ma aveva fatto un’eccezione per lei, Blair Waldorf. Una collana così bella merita di essere di qualcuno degno della sua bellezza.   

Blair non era certo un’ingenua e conosceva bene le abilità verbali di Chuck in materia di seduzione; di regola, non credeva mai ad affermazioni del genere da parte sua.

In quel momento però, negli occhi di lui, aveva visto riflessa l’onestà delle sue parole; aveva visto riflessa se stessa, ed era stupenda, sexy, perfetta. La sembianza che lo specchio le aveva sempre crudelmente negato, l’immagine che nello sguardo di Eleonor aveva sempre inutilmente ricercato, era finalmente lì, chiara e ammirata. Indiscutibile, perfino per lei. Solo un’altra notte Blair si era sentita così adorata, ed era stato mentre ballava in una sala che era gremita di gente, ma in cui esistevano solo loro due e lo sguardo affascinato di Chuck su di lei.

Così lo aveva baciato e aveva perso la testa e dopo un po’ Chuck era sopra di lei ed entrava nel suo corpo mentre gemevano insieme. La frizione era stata squisita e il disagio iniziale di Blair si era tramutato rapidamente in piacere sotto il tocco delle mani esperte e delle audaci labbra di lui. Le era stato così facile abbandonarsi a Chuck, così naturale stringerlo a sé mentre invocava il suo nome fra i sospiri, che per un istante, mentre entrambi riprendevano fiato dopo l’orgasmo, Blair si era sentita profondamente smarrita; era come se il film della sua vita, che aveva organizzato con cura da quando era piccola, fosse stato stravolto completamente.

O peggio, come se fin dall’inizio fosse stato del tutto sbagliato.

C’era stato silenzio mentre si rivestivano. Blair aveva armeggiato goffamente con la zip sul retro dell’abito, sussultando quando aveva percepito le dita di lui che la aiutavano. Ovviamente Chuck aveva approfittato della posizione per baciarle la nuca e accarezzarle il sedere, così, per evitare che la situazione precipitasse ancora, Blair si era scostata bruscamente, ignorando i propri brividi e lo sbuffo seccato di lui.

“Che ti prende, Waldorf?” aveva protestato, indispettito.

“La festa, Chuck.”gli aveva ricordato lei. “È pieno di gente di là. E non hai nemmeno chiuso bene la porta!” lo aveva rimproverato, mentre la paura di essere stata spiata da qualcuno le invadeva lo stomaco e la faceva arrossire furiosamente. 

“Oh, sono certo che chiunque avrebbe apprezzato lo spettacolo.” aveva ribattuto Chuck con un sorriso insolente. “Indubbiamente la nostra performance è stata migliore di quella di Nate e Serena, e la loro non era niente male, credimi”.

Blair era stata decisa ad ignorare quel particolare accenno alle tendenze voyeuristiche di Chuck –le ricordava esattamente con chi aveva appena fatto sesso -, ma non aveva potuto evitare di sentirsi un po’ meglio riguardo a tutta la situazione. Anche Nate aveva perso la verginità con un’altra e non solo, il traditore era perfino stato disposto a sfruttarla per aiutare suo padre in affari, finendo per farsi beccare di nuovo con una bionda. In pratica non riusciva nemmeno a fingere di essere un bravo fidanzato. Blair aveva concluso con determinazione e solo una punta di rammarico che nessuna Audrey Hepburn meritava un co-protagonista del genere al suo fianco.

Anche se la sensazione di stranezza e di subbuglio sopravviveva. Insomma, lei e Chuck Bass? La sua vita si stava trasformando in una pellicola porno. La considerazione le aveva fatto venire la pelle d’oca e una gran voglia di allontanarsi da lui subito, così aveva detto, risoluta:

“Dobbiamo tornare di là, prima che si accorgano che siamo spariti entrambi.”

“Come desideri. Ma tu non dimenticare la scommessa, Blair.”

“Cosa?”.

Blair, la mano già sulla maniglia della porta, si era voltata stupefatta. Chuck era intento a fissarla con quel sorrisetto divertito e carico di segrete minacce che per lei era sempre stato il suo marchio, anche più della sciarpa che lui definiva tale. 

“Mi sembra che tu abbia già riscosso, Bass.” aveva replicato irritata, con lui perché l’aveva costretta a dire qualcosa che era davvero imbarazzante, considerando che cosa lei aveva messo in gioco, e con se stessa per non essere riuscita ad impedire alle guance di diventare bollenti.

Chuck si era mosso languidamente per raggiungerla, il ghigno sfacciato e gli occhi scintillanti di malizia. Blair aveva trovato il suo atteggiamento da seduttore presuntuoso davvero esasperante e si era detta che la sensazione di calore al bassoventre era solamente colpa del sushi di scarsa qualità.

“Oh, non credo proprio, mia cara Blair”, aveva sussurrato in un tono sensualmente maligno e Blair aveva represso un fremito. Chuck le aveva accarezzato con delicatezza una guancia e le sue labbra le avevano sfiorato l’orecchio mentre aggiungeva: “Ripensa bene ai termini del nostro accordo”.

E così lei aveva fatto, rendendosi conto solo in quel momento di come scrupolosamente lui avesse studiato ogni minimo dettaglio per prenderla nella sua rete, senza lasciarle via di fuga. Non c’era stata casualità in alcuna delle sue mosse: Chuck Bass era un maestro nell’ordire trame che si stringevano intorno alla preda finché non cadeva nelle sue mani, intrappolata e senza difese.

Passerai la notte con me.

Blair aveva trasalito e lui si era ritratto, scoccandole un’occhiata soddisfatta prima di alzare il polso sinistro per mostrarle l’orologio. Era appena l’una e la notte era lungi dall’essere conclusa.

“Stai scherzando, spero. Di là è pieno di invitati ed è la mia festa, non posso certo sparire per…” aveva cercato di obiettare, ma lo sguardo di lui era inflessibile.

“Andiamo, Waldorf. Sappiamo entrambi che lo vuoi anche tu.” le aveva risposto sfrontato, prima che la superasse per uscire dalla stanza. Blair era stata seriamente tentata di corrergli dietro per artigliargli i capelli e insultarlo con qualcosa di molto offensivo, ma poi aveva colto ancora una volta il proprio riflesso nello specchio: la collana di diamanti brillava intorno al suo collo ed era meravigliosa.

Tanto quanto lei, per Chuck.

“Credo che andrò a casa, sono stanca.” aveva annunciato in tono altero; quando l’avevano scorta nel salone, Kati e Iz l’avevano subito raggiunta, insieme a molte paia d’occhi curiosi. Dopo il blast di Gossip Girl sicuramente tutti si aspettavano di vederla riemergere dalla stanza con le guance bagnate e il mascara colato.

Poveri illusi, mai nella vita Blair si sarebbe mostrata in una condizione del genere in pubblico. Era stata attenta a risistemare l’acconciatura e il trucco che le attenzioni di Chuck avevano rovinato e il suo aspetto non aveva una singola pecca.

“No, resta.”

“È ancora presto.”

Erano state le repliche delle sue due minions, pigolate in tono riverente e vuoto. Blair aveva scosso la testa, decisa, ponendo fine ad ogni rimostranza. A quel punto Serena era comparsa al suo fianco.

“B., tutto okay?” aveva bisbigliato, il tono ricolmo di apprensione sincera.     

“Certo, S. Vado a casa.”

“Ti accompagno.” si era offerta subito la sua migliore amica. Doveva essere davvero preoccupata per quello che era successo con Nate, se era disposta a piantare in asso Humphrey per lei. Blair ne era stata piacevolmente colpita, ma la disponibilità di Serena andava contro i suoi piani.

“Oh, non c’è bisogno. Mi farò dare un passaggio da Chuck”.

Al che Serena aveva sgranato gli occhi e Blair non aveva davvero capito quale fosse il problema. Era già accaduto a tutti loro di viaggiare sulla limousine di Chuck, in fondo nel gruppo lui era l’unico ad avere un autista personale ed era sempre stato più che lieto di ostentare quel particolare. Per un momento, Blair si era chiesta se Serena avesse subodorato qualcosa, ma poi si era ricordata con chi aveva a che fare e aveva scartato quella possibilità. Acume e Serena Van Der Woodsen insieme avevano senso quanto una Birkin al braccio di Jenny Humphrey.

“S-sei sicura, B.?” aveva balbettato, e quella titubante sembrava solo lei.

“Certo. Tu pensa a tenere lontana Miss Brooklyn da Dan, piuttosto.”

“Vanessa? L’ho conosciuta meglio. È simpatica”.

Blair aveva roteato gli occhi con uno sbuffo incredulo. Quello senza dubbio avvalorava la tesi sulla perspicacia di Serena. Comunque, la sua amica aveva continuato a lanciarle occhiate cariche di ansia finché Blair non aveva lasciato la festa ed era salita sulla limousine di Chuck.

“Da me o da te?” aveva domandato lui spudorato, con un sorriso lascivo.

“Affascinante.” aveva sospirato lei, ironica.

“Grazie”.

Blair lo aveva guardato male, poi aveva sorriso, angelica.

“Quindi ti piaccio, eh?” lo aveva stuzzicato senza pietà, ricordando il profondo disagio di lui mentre le confessava delle farfalle. Se Chuck non poteva fare a meno di comportarsi da borioso playboy, Blair poteva ripiegare su quello che le riusciva meglio: comportarsi da stronza. Gli avrebbe dimostrato che non era una delle sue solite conquiste, adoranti, docili e completamente alla sua mercè.

 Il sorriso di lui aveva vacillato, ma era stata una reazione fugace e quasi impercettibile.

“Non quanto a te piace ciò che ti faccio.” aveva ribattuto allusivo, prendendola per i fianchi e attirandola a sé. Quando aveva avvicinato il viso per baciarla, Blair aveva scostato il suo, decisa a non lasciarsi distrarre da alcuna tattica. Gli aveva sorriso impertinente e aveva posato la mano sul suo stomaco.

“Sei stato così carino a raccontarmi dei tuoi sentimenti.” aveva insistito in un tono zuccheroso che sapeva lo avrebbe infastidito tanto quanto le sue parole. Le braccia di Chuck intorno a lei erano diventate rigide, ma la battaglia non sarebbe stata vinta così facilmente.

“Beh, so sempre la cosa giusta da dire a una donna per entrare nelle sue mutandine. Ed è stato fin troppo semplice con te, stasera.”

“Non funziona, Bass.” l’aveva smascherato lei, serafica. L’intento era stato farlo infuriare, ma guardando negli occhi adombrati di lui, Blair aveva scorto anche desiderio, piacere e qualcos’altro a cui non era stata certa di voler dare un nome; perché stravolgeva ancora di più il suo universo e perché le faceva sentire un palpito sospetto nella pancia e perché in quel momento l’aveva spinta ad interrompere la lotta per posare le labbra su quelle di lui, che avevano sorriso beffarde prima di schiudersi.       

Era stato Chuck il primo a ritrarsi dopo parecchi minuti e Blair non era riuscita a trattenere un mugolio di protesta.

“Arthur aspetta istruzioni, tesoro.” le aveva rammentato lui, fiero e compiaciuto per la sua rimostranza. “Non credo tu voglia che le tue amiche escano dal party e ci trovino ancora qui. Non sono così senza cervello.” le aveva sussurrato, posandole piccoli baci sulla mascella e il mento. Blair aveva sorriso maligna a quell’ultima aggiunta su Kati e Iz, ma non aveva parlato, abbassando le palpebre per godere meglio della sensazione della bocca e delle mani di lui, una sul suo seno e l’altra ad accarezzarle la coscia sotto la gonna.

“Da me o da te?” aveva ripetuto lui, stavolta con voce solo impaziente ed eccitata.

“Nessuna delle due.” aveva risposto lei, aprendo gli occhi quando i movimenti sul suo corpo si erano bloccati, per ritrovarsi davanti il volto di Chuck finalmente invaso dal dispetto. Blair aveva festeggiato internamente il proprio trionfo, prima di chiarire, con un sorriso:

“Ordina ad Arthur di girare un po’ a vuoto”.

Lo sguardo di lui si era illuminato di comprensione e malizia e lei aveva riso quando Chuck le aveva bisbigliato ammirato che era “incredibile”, prima di afferrarla per la nuca e trascinarla in un bacio rovente e appassionato che aveva lasciato entrambi col fiato corto e le guance accaldate. 

“Così hai un debole per le limousine, mh?”, aveva mormorato irriverente contro il suo collo, dopo aver dato istruzioni all’autista. “O forse solo per la mia, Blair?”

“Sta’ zitto, Bass.” l’aveva redarguito lei e per molto tempo le discussioni erano state effettivamente chiuse mentre ancora e ancora lei si perdeva in Chuck, nel suo corpo, nei suoi baci, nelle sue carezze che la guidavano in quei movimenti sempre più familiari.

Avevano passato gran parte della notte in limousine prima di finire nella suite di Chuck, dove la stanchezza e il sonno avevano avuto la meglio sul proposito di Blair di tornare a casa alle prime luci dell’alba, in perfetta coerenza con la scommessa. Anche se doveva ammettere che non aveva avuto poi così tanta voglia di andarsene: era stato bello addormentarsi raggomitolata contro il corpo solido di lui, cullata dal lento sollevarsi e abbassarsi del petto sotto la sua guancia.

Quello era il motivo per cui si era svegliata sentendo la voce di Chuck che pronunciava il suo nome e non quella di Dorota. Ringraziò il cielo che sua madre fosse partita di nuovo, o si sarebbe ritrovata con molte spiegazioni da dare. 

Durante il sonno dovevano aver cambiato posizione, perché ora Chuck l’abbracciava da dietro. Quando una delle mani impudenti di lui cominciò a scivolare pericolosamente al di sotto dell’ombelico, Blair raccolse tutte le forze recuperate durante il sonno per mollargli una gomitata alla cieca. Non sapeva dove l’aveva colpito, ma fu soddisfatta nell’udire il suo gemito di dolore e reclamo.

“Accidenti, Waldorf.” sbottò lui, poi rise, dissoluto: “Ti ho detto di avvertirmi, se vuoi giocare violento.”

“Non ti stanchi mai di tutte queste allusioni, Chuck?” sospirò lei, cercando di divincolarsi dal suo abbraccio. “E lasciami!”.

“No e devo proprio?” ribatté lui, stringendola ancora di più contro il suo corpo, che era nudo, sempre nudo. Blair rifletté che in un film come si deve lui avrebbe avuto indosso i boxer e lei reggiseno e mutandine, perché era così che andavano le cose nella mattina dopo rappresentata su schermo. Cavoli, perfino in Sex and the City

“Vuoi un’altra gomitata?”

“Mi piace quando fai la selvaggia.” la lodò lui, perverso. Blair sbuffò esasperata, ma percepì gli angoli della bocca che si arricciavano incontrollabili in un sorriso. Dannato Chuck Bass.

 “Dico sul serio. Devo andare a casa.” insisté, categorica, recuperando austerità e tono seccato.

Chuck si arrese con un sospiro deluso, tuttavia lei si sentì addosso il suo sguardo arroventato per tutto il tempo che le fu necessario per rivestirsi. Il make-up era un disastro, ma Blair non aveva intenzione di trattenersi oltre e magari farsi fissare pure mentre si sistemava quello, così decise di sottrargli un paio di Ray Ban, che avrebbe inforcato nel tragitto fra l’entrata del Palace e il taxi che aveva chiamato. Il fatto che fossero troppo grandi per il suo viso non poteva che essere un bonus, data la funzione coprente che dovevano esercitare. 

“Credo che quelli siano miei.” sottolineò lui all’istante, da bamboccio viziato e possessivo quale era. Blair lo ignorò, infilando gli occhiali da sole nella borsetta con deliberata enfasi. 

“Siamo feticisti, eh?” la prese in giro e Blair sussultò, sentendo la sua voce divertita direttamente dietro di sé. Si voltò e fu lieta di constatare che almeno Chuck aveva avuto la decenza di indossare una vestaglia.

“Te li riporto, Bass.” lo blandì, spiccia.

“Oh, puoi tenerli, se vuoi.” concesse magnanimo, poi ghignò: “Ma io voglio i tuoi slip. Mi sembra equo.”

“Rivoltante.” commentò lei, chiedendosi se fosse una battuta o se lui avesse anche quella perversione. Decise che interrogativi del genere non le avrebbero dato alcuna risposta che le fosse gradita e così accantonò ogni riflessione. Per la propria sanità mentale.    

“Ehi, e il bacio di commiato?” si lamentò Chuck, quando lei lo salutò distrattamente. Blair roteò gli occhi e fece per uscire, ma lui la prese per il braccio e l’attirò a sé con forza. Un comportamento da cavernicolo come quello avrebbe dovuto farla arrabbiare, e a livello speculativo era così, ma Blair sentiva anche le ginocchia deboli e il battito accelerato. Comunque, lo scrutò ostile.

Chuck la stringeva fra le braccia, ma per il resto non si muoveva, guardandola negli occhi con un’espressione intensa e inerme che lei ricordava di avergli visto solo durante la loro prima volta e per un breve istante. Blair capì allora che la stava mettendo di fronte ad una scelta: se gli avesse ripetuto di lasciarla andare, lui l’avrebbe fatto. Probabilmente sarebbe tornato da lei prima o poi –Chuck era testardo e non sapeva rinunciare a ciò che voleva- ma non l’avrebbe più pressata con scommesse o sfide. Se fra loro fosse accaduto di nuovo qualcosa, sarebbe stato chiaramente per volontà di entrambi, senza alcun gioco con il quale costruirsi un alibi. Chuck le aveva rivelato la sera prima che la voleva; ora la stava esortando ad essere altrettanto onesta.

Blair si morse il labbro inferiore mentre veniva di nuovo travolta da quell’ondata di scompiglio ed estraneità, la sensazione destabilizzante di vivere qualcosa di imprevisto e lontano, quasi una vita che non le apparteneva. L’incertezza era una prospettiva che la spaventava, perché ogni aspetto della sua esistenza era stato da sempre dettagliatamente programmato, dalla carriera accademica ai rapporti sentimentali. La pianificazione era la chiave della felicità per una Waldorf, le aveva detto Eleonor una volta.

Però, in mezzo al timore, Blair riusciva a scorgere anche un barlume di eccitazione. Il gusto di poter essere per una volta senza controllo, spontanea, libera; il brivido di gettarsi in qualcosa senza preoccuparsi delle conseguenze, solo perché era piacevole.

E lo era davvero. Chuck l’aveva fatta star bene e non accadeva da molto tempo; Chuck l’aveva guardata come lei desiderava essere guardata, toccandola con una riverenza che l’aveva fatta sentire preziosa e una passione che l’aveva fatta sentire irresistibile e adesso le permetteva di decidere del futuro, forse proprio per regalarle quel pizzico di controllo che l’avrebbe fatta sentire meglio, o forse perché in fin dei conti la domanda era sempre la stessa, e la scelta era sempre sua:

Sei sicura?

Così Blair lo baciò, perché come quella notte, era l’unica risposta che conosceva.

 

 

 

Fine#3

 

 

 

Note dell’Autrice:

[1] “Butterflies and Hurricanes” è una canzone dei Muse.

[2]   Come al solito vorrei utilizzare questo spazio per rispondere ai vostri adorabili commenti.

saketta: ciao! Sono contenta che lo scorso aggiornamento ti sia piaciuto. Grazie della recensione.

Ray08: grazie!^^ Spero che le storie continuino ad entusiasmarti.

Katiuscia87: ti ringrazio molto per le belle e lusinghiere parole, la tua recensione mi ha fatto davvero piacere. Io ce la metto tutta per non stravolgere i personaggi e sono contenta che rivedi Chuck e Blair nel modo in cui li rappresento. I flashback sull’infanzia di questi due piacciono molto anche a me, probabilmente ne scriverò altri e sono contenta che tu abbia apprezzato quello in “Sympathy for the Devil”. Spero di risentirti.

Honest: certo che la continuo!^^ Grazie di aver lasciato un commento, mi auguro di non averti deluso con questo aggiornamento.

Speranza19: ciao! È stato un piacere leggere di nuovo una tua recensione. Ti ringrazio di cuore per le lodi e le osservazioni che hai fatto, sei fin troppo buona.#^^# Spero di essere riuscita a mantenere in character Chuck e Blair anche questa volta e che la storia ti piaccia quanto le altre. Se ho recensito la tua fanfic, è stato perché meritava attenzione e complimenti, quindi sono io che ti ringrazio per averla scritta. Un abbraccio.

Questo è tutto, per ora.

Al prossimo aggiornamento.

Melany

 

 

 

 

 

  
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