Il racconto di Bakura
Dopo quella spiegazione incredibile, che sapeva
tanto di film dell’horrore, nella stanza regnò il
silenzio, interrotto solo da alcuni battiti di Iazawa
che, da miniatura, cercava di attirare l’attenzione dei suoi amici su di sé.
«No!» esclamò infine Miyon, balzando in piedi e
sbattendo una mano sul tavolo. «Non intendo continuare una cosa del genere!»
Gli altri due ragazzi annuirono preoccupati.
«Spiacente, nessuno può ritirarsi da uno Yami no
Game» rispose Bakura tranquillo, prendendo i dati appoggiati dalla sua parte.
«Adesso tocca al mostro attaccare… Porterò un attacco sull’elfo di Kiryo…» Mescolò leggermente i dadi nel pugno chiuso e li
lanciò.
«No…» sussurrò Sakuramazu
vedendo che i dadi mostravano il numero 00.
«Sai cosa ciò significa…» Questa volta, Bakura non
si alzò nemmeno, nascondendo la luce con le braccia incrociate sul petto. Il
corpo di Kiryo, che si era alzato in piedi al lancio
dei dadi, cadde con un sonoro tonfo sul parquet che ricopriva il pavimento.
«Stai barando!» si arrabbiò Miyon, mentre Sakuramazu andava, inutilmente, a soccorrere Kiryo. «Sono sicura che non esista un modo per vincere!»
«Tocca a te» sorrise lui.
Sakuramazu si rialzò, dopo aver
sistemato l’amico in una posizione migliore, e la fissò preoccupata. «Cosa facciamo?»
«Ragazze!» chiamarono i due dal tavolo. «Fate
attenzione!»
«Non posso davvero credere che quelle voci fossero vere…» Miyon lasciò che la sottile frangetta bionda
e mora le coprisse gli occhi viola. «Ora vedremo» Prese i dadi e li lanciò.
«Qual è la percentuale?» chiese vedendo il numero 13 sui dadi a dieci facce.
Bakura consultò il computer. «Deve essere inferiore
al 30%...»
«Bene…» mormorò Miyon. «Attacco quel coso con le mie
frecce elettriche!» La sua pedina si mosse da sola, tendendo l’arco che aveva
in mano e scagliando il dardo sulla fronte del mostro. Questo si contrasse
colpito da numerosi fulmini e affondò nuovamente nelle acque chiare del lago
giocattolo.
«Vai così!» esultarono gli altri tre ragazzi.
«Purtroppo…» frenò il loro entusiasmo Bakura. «La
sconfitta del mostro ha provocato uno tsunami che investirà gli avventurieri…» Lo stava dicendo
così seriamente che ci sarebbe stato quasi da ridere solo a vedere la sua
faccia.
«E… Cosa succederà?» chiese
con titubanza Iazawa.
«Io non so nuotare!!» si agitò Kiryo.
«Vediamo…» Bakura finse di pensare, guardando nel
vuoto. «Tutti i punti vita degli avventurieri finiranno a zero e perderanno la
partita…»
Sakuramazu emise un sospiro
di sollievo. «Significa che le anime dei nostri amici torneranno…»
«No» la contraddisse lui. «Voi due sarete salve, ma
i ragazzi adesso vivono nel Monster World… Questo
significa che, se moriranno in quel mondo, moriranno anche nel nostro»
«Moriranno?!» I respiri della ragazza mora si fecero
accelerati e irregolari. «Ma ci sarà un modo per
salvarli, no? Ci deve essere!»
«Lo desideri davvero?»
Sakuramazu si guardò intorno in cerca
di un aiuto che non arrivò. Miyon, infatti, si limitava ad osservare con occhi
ardenti il tavolo da gioco, tenendo le labbra contratte e i dadi stretti nel
pugno della mano sudata. «Si…» esalò. La sua pedina a forma di fata si illuminò e, alzando la bacchetta magica, separò l’onda
prima che travolgesse la barca con tutti gli avventurieri sopra. Poi la luce
cessò e Miyon si sporse a sostenere il suo corpo, ormai privo di anima, prima che cadesse a terra.
Bakura si sistemò meglio, stiracchiandosi. «Adesso,
è come se fossimo soli» le disse. «Congratulazioni per il tuo ingresso alla Sasaki. Cos’altro volevi dirmi?»
«Si, grazie» rispose lei acida, appoggiando il corpo
della sua amica sulla sedia. Si voltò a fissarlo, gli occhi brillanti sulle
occhiaie che si era procurata per il troppo studio. «Volevo dirti che… Che ti mollo! Da ora in poi, noi due non stiamo più insieme!»
«Stai scherzando?!» Bakura si alzò in piedi,
fissandola sconvolto.
«No»
«Sono troppo poco per la Sasaki,
vero?» Lui si risedette, cercando di contenere la rabbia. «Allora vai, tocca a
te giocare»
«Sei poco per chiunque, soprattutto per la Sasaki» replicò lei, più arrabbiata di lui. La mano che
teneva i dadi tremò, agitata da pensieri terribili. I suoi amici avevano
bisogno di lei. Non era possibili vincere a quel gioco contro
Bakura, lo sapeva benissimo. Se avesse
sbagliato? Anche la sua anima… E il suo sogno… Con uno
scatto rapido, afferrò la sua pedina e la gettò a terra, pestandola fino a
distruggerla. «Provaci, a prenderti la mia anima, adesso!» Afferrò con rabbia
la sua cartella, che aveva poggiato accanto ad una gamba del tavolo. «Non
voglio vederti mai più! Addio!» E sbattè la porta
dietro di sé.
Quando il racconto terminò, Miyon
piangeva, lasciando che le lacrime scorressero lungo le guance e si
schiantassero sulle piastrelle del pavimento dopo essere colate per il mento. E Yami, da dietro la porta, sospirò. Ecco, era questo il
ricordo che lei voleva assolutamente tenergli nascosto. Poteva bene capire il
motivo.
«Tu… Tu hai…» balbettò Malik indicandola, sebbene
fosse da maleducati.
«Si, l’ho fatto!» gli gridò
di rimando Miyon, mentre i torrenti delle sue lacrime diventavano fiumi
scintillanti alla luce del lampadario. «Li ho abbandonati! Ho abbandonato i
miei amici! Ho sbagliato! Voi… Voi non avete mai sbagliato?!» Si strinse in sé
stessa, scoprendosi il volto con le mani e con i ciuffi di capelli.
«Io non ti sto accusando» disse Malik serio,
avvicinandosi a lei. «Ra sa quanto io ho sbagliato. Pensa un
po’, volevo uccidere il Faraone per… Lasciamo perdere» La prese per le
spalle e lo costrinse a guardarla. «Tu biasimi te stessa
per i sensi di colpa che provi…»
Lei si lasciò andare ad un pianto dirotto contro il
suo petto. «Sono stata così egoista… Non volevo
rischiare per loro…» singhiozzò. «Ma la cosa peggiore
è che… Sento che lo rifarei! I-io… Ho paura…»
«Non è vero…» sussurrò Malik cullandola. «Non è
vero…»
«Malik, togliti subito di lì» gli gridò Bakura.
«Non lo farò» replicò arrabbiato. «E tu saresti stato il suo ragazzo? Guarda come l’hai
ridotta!»
Prima che Bakura potesse
ribattere, Yami palesò la sua presenza tirando un paio di pugni alla porta.
Incuriosito da quegli strani rumori, Malik si avvicinò e provò ad abbassare la
maniglia. Chiusa. Girò la chiave nella serratura e provò di nuovo, spalancando
la porta. «Fa-Faraone?! Ma che…» balbettò vedendoselo
davanti.
Bakura sorrise sardonico. «Suppongo che sia stato un
bello spettacolo…»
«Imbecille» Yami superò Malik e uscì dallo stanzino,
scoccando di traverso un’occhiata a Miyon.
«No…» deglutì lei. L’ultima persona al mondo a cui
avrebbe voluto rivelare il suo peccato… Adesso… Adesso… Scosse la testa e,
senza nemmeno accendere la luce, scappò nel corridoio. Non arrivò nemmeno alla
fine che si sentì afferrare per un braccio. «Lasciami…»
«Tutti commettono degli errori…» mormorò Yami
stringendo la presa. «E tu avevi paura di non riuscire a salvarli, di farli
morire…»
«No! Non è vero!» Miyon si agitò sotto la sua mano
che le soffocava il braccio. «L’ho fatto solo per egoismo! Sono una persona
orribile! Qualunque cosa io abbia fatto, fai bene a
lasciarmi perdere!»
Yami sorrise leggermente. «Io non lo penso» La
lasciò. «Tu non sei affatto così. E nessuno può
saperlo meglio di me» Sospirò. «E adesso ti spiegherò anche perché sono così
sicuro»
Lei si voltò verso di lui. «Che…
Che intendi?»
«Non volevi conoscere la storia passata?»
«Il primo incontro fra me e Antares
non fu dei migliori» ammise Bakura. «In fondo, era
ovvio. Io ero un ladro di tombe, mentre lei era stata incaricata alla loro
difesa…»
Sotto il
brillante mantello di Nut, illuminato solo dalle
numerose stelle ma non dalla barca di Konshu, si
muoveva una figura, guardinga, tra le numerose mastabe
che costellavano, simili a tanti formicai, la zona intorno a Giza. Un leggero Shu notturno gli
agitava il mantello chiaro che portava a coprire il volto e il corpo dal
freddo. Arrivata davanti a una mastaba
in posizione più o meno centrale, abbastanza nascosta da non essere visibile
dalla strada centrale, si fermò ad osservarla. Si, quella era la sua preda, per
quella notte. Ora doveva solo trovare l’ingresso segreto…
Shu smise di soffiare. In quel
momento, il sibilo sottile di una freccia gli fischiò nelle orecchie. Si voltò
per evitarla, e questa gli colpì il mantello, che aleggiava intorno a lui come
i petali di un fiore, impiantandosi nella parete argillosa della mastaba. Dall’ombra, comparve un’altra figura, anche lei
coperta da un mantello, che tuttavia le lasciava scoperto il volto, facendo
ondeggiare i lunghi capelli, neri come la notte. Tra le mani teneva ancora
l’arco, con una nuova freccia puntata contro di lui. «Chi sei?»
«Tu sei Min, giusto?» non rispose l’arciera, facendo un altro passo
avanti nella terra polverosa. «Il “famoso” ladro di tombe…» La mano che tendeva
la corda si mosse impercettibilmente, pronta a scagliare quella freccia verso
il suo cuore.
«Sono proprio
io…» Min afferrò per la coda a piuma di struzzo la
freccia che gli teneva il mantello imprigionato alla parete e tirò in fretta.
Con un rapido scatto prese un lembo del mantello e se lo tolse, scagliandolo
contro la ragazza. Questa, allora, fu costretta a staccare le mani dall’arco per liberare il
viso e gli occhi dal mantello, anche se, in questa maniera, lui si trovò
libero di avvicinarsi senza pericoli e di immobilizzarle le mani, pestando
l’arco sotto i suoi piedi nudi. «Tu invece, devi essere la principessa Antares…»
Lei lo guardò
con odio, gli occhi viola scintillanti nella notte scura. Poi, senza alcuna
paura, alzò la gamba e gli tirò una forte ginocchiata alle parti basse. Min dovette lasciarla, finendo piegato in due per il dolore.
Antares, con un gesto molto aggraziato, si chinò a
raccogliere il suo arco. «Per stanotte sei libero, ma la prossima volta non ti
andrà così bene» Era così orgogliosa che, al pensiero di lui
che riusciva a disarmarla, non poteva non sentirsi umiliata. Avrebbero rifatto
un altro combattimento, un giorno, e lei non si sarebbe fatta più sorprendere
in quel modo imbarazzante.
«A quel tempo, Antares
aveva sempre un’espressione imbronciata» raccontò Bakura. Guardando Yami nel
corpo della ragazza, sorrise. «Esatto, l’espressione che hai
tu in questo momento…» Allora, Yami fece istintivamente un passo indietro
nell’angusto spazio dello stanzino. «Fu per quel motivo che mi ripromisi
di conoscerla meglio, per vedere se fossi riuscito a
farla ridere…»
Antares, con il corpo coperto solo
da una corta gonna bianca in lino, visto il caldo della stagione della
raccolta, si massaggiò leggermente le mani affusolate. Erano
troppo callose per essere quelle di una ragazza, se ne rendeva conto
perfettamente. Gli dispiaceva, ma non poteva farci nulla. Se
non avesse difeso le tombe, stringendo continuamente l’arco fra le sue mani,
chi altri avrebbe potuto farlo? Solo lei era l’erede diretta del Faraone.
Tirò con
estrema fatica la corda per recuperare il secchio che
aveva gettato nel pozzo e finalmente vi riuscì. L’acqua fresca scintillava alla
luce accecante di Ra, tanto quanto i riflessi biondi tra il mare dei suoi
capelli neri. In quelle giornate così afose, spesso si individuavano
anche ciocche violacee piuttosto curiose. Infilò le mani nel secchio per
attingere a quelle mani dalla fonte del refrigerio, quindi si sciacquò
delicatamente il viso, strofinando duramente i palmi per liberarsi dall’odiosa
patina di polvere che le rimaneva appiccicata durante il cammino. Non si accorse
neppure che una persona le si era avvicinata, tanto
che si ritrovò completamente bagnata dalla testa ai piedi.
Rimase ferma,
pietrificata, con le mani leggermente spostate dal suo viso e gli occhi
spalancati e increduli. «Dovresti vederti» rise Min, rigettando
il secchio, ormai vuoto per l’acqua che le aveva rovesciato
addosso, nel pozzo.
L’espressione di Antares si trasformò in una
maschera d’ira. «Tu…»
«Piantala, Bakura»
interruppe il racconto Yami, cercando di mantenere la calma, ancora con le braccia
strette sull’addome per controllare il dolore. «Non mi interessa
sapere di te e Miyon-»
«Geloso?» sorrise sardonico l’altro.
«Ma di me e Miyon» proseguì
ignorandolo Yami. «Hai detto che era la figlia del Faraone… Ma il Faraone dovrei essere io! O forse, era la
figlia del Faraone prima di me?»
«Il padre di Antares, Ra’djedef, era il
diciassettesimo re» spiegò allora Bakura. «Quindi era
prima di te. Solo che, a quei tempi, la questione era un po’
diversa rispetto all’immaginazione collettiva. L’Egitto era si riunificato, ma più che un popolo solo era un’unione
delle tribù che avevano conquistato varie zone attorno al Nilo. Ogni volta che
un Faraone moriva, il discendente principale di ciascuna tribù combatteva per
il trono» Fece una pausa per scoccargli una strana occhiata. «Pegasus te lo
aveva raccontato, no? Ogni tribù possedeva un oggetto millenario. Erano quelle le loro armi»
«Ah, si…» Yami ricordava che Pegasus aveva accennato
delle lotte fra diverse fazioni per la supremazia sull’Egitto.
«Il problema di Antares era proprio questo» disse Bakura con una strana
espressione sul volto. «Solo che non me ne sono accorto in tempo»
Min si fermò di colpo,
nascondendosi alla svelta dietro il muro di argilla di
una vicina casa. Sulla strada, nella sua direzione, stavano arrivando due
uomini. Uno portava al collo l’anello millenario, l’altro
teneva in mano la chiave millenaria. Questo poteva significare una sola
cosa: quei due erano i capi della tribù di Usagi e di Ateru. Uomini potenti,
insomma, dai quali avrebbe fatto meglio a stare alla
larga. Non conosceva il potere dei giochi delle ombre, ma il suo istinto di
ladro gli suggeriva di non interessarsene.
«Ieri, sono
stato a Elefantina» stava
dicendo l’uomo di Usagi, massaggiandosi le grosse
mani. «Il figlio dei Ryuu è veramente impressionante.
Una tecnica invidiabile per gli yami no game»
«Allora, sarà
davvero lui il prossimo sovrano?» chiese l’altro sospirando rassegnato, mentre
muoveva la chiave millenaria da una parte all’altra. «Nessuna speranza per i
nostri figli?»
«Temo di no» Usagi scosse la testa.
«E dimmi…»
L’uomo di Ateru rise. «Come
la prenderà il Faraone, sapendo che non sarà la sua tribù a salire sul trono? La tribù Heba, che ha
dominato addirittura per quattro generazioni?»
«Devo rassegnarsi»
L’altro alzò le spalle. «L’unica persona decente della sua tribù è la
principessa Antares e, per quanto in gamba sia, è pur
sempre una donna»
«Povero il
nostro signore, ad aver avuto solo una figlia femmina!» esclamò Ateru.
«Ah, è inutile
pensarci» concluse Usagi. «Il marito di Antares erediterà il puzzle
millenario e Setho dei Ryuu
diventerà sovrano. E’ già deciso, ormai»
«Non che gli egiziani discriminassero
le donne, intendiamoci» chiarì Bakura. «Solo che credevano che la forza di una
donna non fosse sufficiente per sostenere uno yami no game»
«Il marito di Miyon…» esalò debolmente Yami. «Il
puzzle… Io?»
«Ti piacerebbe, eh?»
Antares lasciò che la falce di luna
calante prodotta dalla barca di Khonshu le si rispecchiasse negli occhi viola, sospirando. «La tribù
Ryuu…» Si appoggiò ancora di più al petto di Min, che teneva le sue braccia strette lungo la sua vita
sottile.
«Così hanno
detto» confermò lui, sdraiandosi completamente contro la mastaba,
unica testimone dei loro incontri notturni e clandestini. «Che
ne pensi?»
«Che hanno ragione, per Ra!» esclamò Antares
con rabbia, facendo ritornare il suo visetto con la sua solita espressione
imbronciata.
«E’ così forte,
quel Setho?»
«Si, purtroppo.
Non solo è maledettamente forte, ma è anche abile e intelligente» Lei si
massaggiò nervosamente una ciocca nera. «Nella mia tribù non c’è nessuno
abbastanza valido da competere con lui. Io stessa non sono sicura di poterlo
battere… visto che lui si allena con l’ascia
millenaria da quando è piccolo, mentre io…» Si liberò quasi con violenza della
stretta di lui e si alzò in piedi, tremando. «Perché?!
Perché gli dei mi hanno fatto nascere donna? Forse
potrei sconfiggerlo, se avessi un po’ di forza…»
Min piegò le gambe a v e vi
appoggiò sopra i gomiti. «Ma non la hai. Lascia
perdere. Che ti importa di diventare Faraone? Almeno,
potremo continuare a vederci…»
«Già…» rispose
lei senza troppa convinzione.
Lui rise. «Dai,
non fare quella faccia! Sai bene anche tu che non si può andare contro la
sorte» Si alzò. «L’unica soluzione sarebbe che tu diventassi un uomo» Antares lo fissò con gli occhio
viola spalancati e attenti, come se quello che aveva appena sentito non fosse
del tutto impossibile.
«Naturalmente, io stavo scherzando» Bakura abbassò
lo sguardo, nascondendo gli occhi nocciola sotto la frangia bianca. «Ma avrei dovuto immaginare che Antares
non avrebbe lasciato intentato nessun esperimento, pur di ottenere il potere»
Rialzò la testa. «Era una ragazza opportunista, a cui non interessava nulla di
nessun, pur di ottenere il suo scopo. E lo è tuttora»
«Stai mentendo!» esalò Yami, con la nausea che gli saliva lungo l’esofago.
Il tempio in
granito rosso, situato sulla riva destra del caldo fiume dalle sette bocche,
semi-nascosto dalle alte canne di papiro, era silenzioso, come ogni giorno,
fatta eccezione per il primo dell’anno. Chiunque vi entrasse,
percepiva attorno a sé un’area rarefatta e opprimente, come se si trovasse
immerso nell’acqua cristallina. Anche le parole che venivano
pronunciate risultavano attenuate e basse rispetto al tono con cui erano state
dette, come un eco in lontananza. Ed il rumore era
simile ad un sasso gettato in un pozzo a formare infiniti cerchi invisibili.
«Comunicami il
tuo desiderio» sussurrò l’anziana sacerdotessa, tenendo il capo coperto da un
sottile velo di lino, e continuando a rimestare piccole pietruzze nere e
bianche nel suo cestino di canne di papiro verdognole. «Io intercederò per te
presso il signore del Nilo, l’ermafrodita Hapy che
controlla le Inondazioni»
«E’ qualcosa di
estremamente semplice ed estremamente complesso,
poiché non vi è, in Egitto, qualcosa che non sia tutto e il contrario di tutto»
disse la persona ferma all’entrata del tempio, le braccia piene di melograni da
offrire al dio. «Desidero diventare Faraone»
«Ciò è
impossibile!» L’anziana donna alzò il capo, rivelando il suo volto raggrinzito
da sotto il velo. Gli occhi luccicavano di sorpresa. «Non dovresti essere come
sei»
«Per questo
sono qui» replicò semplicemente quella persona, lasciando cadere tutta la
frutta a terra, la quale si sparse sul pavimento in granito rosa.
«E’ difficile»
mormorò la sacerdotessa. «Molto difficile. Ma se lo
desideri davvero…»
«Non devi
dubitare, vecchia!» la interruppe. «Solo obbedire»
L’anziana
signora sospirò, volgendo lo sguardo verso l’entrata al tabernacolo del dio.
Con un sottile rumore, una pietruzza nera, simbolo dei giorni infausti, cadde a
terra dal cestino di vimini e rotolò fino a piedi della persona. Questa,
seccata, la pestò con i suoi sandali dorati, polverizzandola. Non avrebbe
permesso a nessuno – alle regole, a suo padre, alla sorte – di impedire al suo
sogno di realizzarsi. Setho della tribù Ryuu e il favorito ad essere il futuro Faraone, avrebbe
fatto meglio a fare attenzione. L’avrebbe battuto e sarebbe diventato sovrano.
«Allora,
riformula il tuo desiderio» disse la sacerdotessa, con le mani giunte davanti a
sé. «Ciò di cui hai realmente bisogno»
La persona
sospirò. «Io desidero diventare un ragazzo» Pausa. «Anche a costo di perdere
una persona che amo»
«Hai capito adesso, vero?» chiese Bakura. «Di certo,
io non avrei mai creduto che un desiderio simile si potesse realizzare» Sorrise
sardonico vero sé stesso. «Sbagliavo, e sottovalutavo la potenza di Hapy e l’ambizione di Antares…»
Yami scosse la testa, mentre un rivo di saliva gli
usciva dall’angolo destro delle labbra carnose. «Non… Non starai
dicendo che…»
«Invece si» replicò Bakura. «L’ho vista io»
Min scavalcò le mura del palazzo
reale, rimanendo seduto lì sopra, nascosto dalle fronde di un’alta palma
verdastra. Nel cortile, Ra’djedef,
seduto su una sedia in vimini e protetto dai raggi di Ra grazie ai ventagli di
due servitori, osservava con aria assorta alcuni ragazzi della sua tribù che si
allenavano goffamente con alcuni bastoni, usandoli come spade.
«Cosa succede?» chiese Antares
arrivando nel cortile, di ritorno dal tempio di Hapy,
tanto che la sua voce somigliava ancora al rumore soffuso di un sasso gettato
nell’acqua. Immediatamente, tutti i ragazzi si interruppero
per osservarla, facendo sbuffare Min di gelosia.
«Sto esaminando
questi ragazzi» rispose Ra’djedef, un poco
contrariato per il tono troppo autoritario della figlia. «Sai bene che uno di
loro erediterà il puzzle, perciò devo scegliere il migliore»
Antares fece un sorrisino ironico.
«Allora non lo troverai guardando quelli, perché sai bene che la migliore sono
io»
«Ora basta!»
esclamò il Faraone, vedendo che i ragazzi iniziavano a brontolare sommessamente,
senza tuttavia avere il coraggio di lamentarsi apertamente
con lei, che era comunque la loro principessa.
«Te lo
dimostro» disse Antares, per nulla
impressionata dal comportamento del padre, che ormai vedeva come un
vecchio incapace. Afferrò un bastone e con uno scatto velocissimo disarmò il
primo ragazzo che le capitò, puntandogli l’arma alla gola. «Riflessi nulli»
sorrise.
Il ragazzo si
ritrasse, facendo qualche tremante passo indietro. Allora, da destra, arrivò un
altro ragazzo, ma Antares parò l’attacco con sapiente
maestria. «Una donna non può essere così forte…» ansimò quello, mentre si
accorgeva che il suo braccio, quello che gli aveva bloccato il bastone, era
diventato più muscoloso e meno aggraziato. Sbattè le palpebre, vedendo la differenza
tra le due braccia, prima che anche la sinistra mutasse così.
Spaventato, lasciò l’arma e si allontanò.
Antares si sentiva
stranamente euforica, perciò, puntellandosi su due gambe, diventate
improvvisamente più resistenti, disarmò tutti i ragazzi con una
semplicità sorprendente. Piano piano, anche i
lineamenti del suo viso, rimanendo perfetti, diventarono meno armoniosi, la
bocca delicata si fece più dura, e i suoi fianchi e le sue spalle si
allargarono, assieme ai capelli che si accorciavano in una strana pettinatura.
«Non batterete mai Setho!» dichiarò.
«Piantala di sfottere» si arrabbiò l’ultimo rimasto armato.
«Principessa» Rimarcò molto quest’ultima parola,
quasi con rabbia. Si gettò su di lei con il bastone alzato, ma Antares si limitò a spostarsi leggermente per schivare
l’assalto. Nel processo, però, lui riuscì ad afferrarle la parte superiore del
vestito in lino, strappandoglielo completamente.
A quel punto, Ra’djedef, sconvolto, si alzò in
piedi, avvicinandosi al gruppo. «Antares…» mormorò
debolmente, osservando il suo florido seno sostituito da un vigoroso petto
maschile.
Yami lo osservò
coi suoi occhi viola, sorridendo sardonico mentre si
leccava le labbra, il bastone ancora stretto nel pugno. «Ora posso ereditare il
puzzle millenario, vero, padre?»
«Miyon è la parte femminile, Antares,
mentre tu sei la sua parte maschile, il cosiddetto Faraone senza nome» Bakura
rimarcò ancora di più il concetto. «Tu e Miyon Minaguchi
siete la stessa persona» Rispirò
forte «Per questo… Per questo ti odio! Tu rappresenti ciò che lei è voluta
diventare… rinunciando a me!»
«Quello che dici è assurdo!» tremò Yami.
«Tu hai paura a riconoscere una
cosa che sai vera in partenza» replicò secco Bakura. «Quante volte sei
stato… Uguale a lei? Quante volte hai detto “anche io”?»
Troppe, per poterle ricordare tutte. Yami scosse la
testa, sentendo la nausea e il dolore aumentare d’intensità. Si voltò, aprì di
scatto la porta dello stanzino e scappò.
Note di Akemichan:
Ciao a tutti! Allora, com’era il capitolo? E’
vietato tirare ortaggi all’autrice, ricordate…^^’’ Scherzi a parte, da una
parte spero che il capitolo vi abbia scioccato, dato
che cercavo un’idea veramente originale e, se Miyon fosse stata una qualunque
parente o amica (che fosse di Seto, Bakura o Yami poco cambiava), sarebbe stato
troppo… normale, ecco. Prevedibile. Dall’altra, però, spero di non avervi scioccato troppo! ^^’’ Spero che come idea,
nonostante tutto, vi sia piaciuta. Sappiatemi dire.
L’ispirazione l’ho trovata grazie alla mia profe di inglese, che continuava a
sfinirci con il libro di Virginia Woolf “Orlando”,
nel quale (almeno così sembra perché manca alle mie letture) il protagonista,
un tizio per qualche strana ragione immortale, passa da “Lord Orlando” a “Lady
Orlando”, sempre per qualche strana ragione… Non so cos’avesse presto la Woolf prima di scrivere questo libro, ma comunque…^^’’ Ecco
dunque la mia seconda fonte di ispirazione, anche se, come vedete, nella mia
storia avviene il contrario e per una valida motivazione (valida… ce ne sarebbe
da discutere per ore… N.d.Bakura) Ma i lettori non
hanno tempo, quindi la smettiamo qui ^^
Un’ultima cosa… La prossima settimana vado in
vacanza in montagna, quindi sarò costretta a pubblicare il prossimo e ultimo (e
si, avevo promesso che non avrei mai più fatto storie infinite come l’altra!)
capitolo giovedì, visto che venerdì sarò già in montagna, ovviamente senza
internet ç_ç. Mi scuso, ma sono cause di forza
maggiore ù_ù.
Un’ultima cosa ancora e poi la smetto… Volete che lo
scriva il capitolo bonus sulla partita di basket di Yami e Miyon (quella dopo
tra il quarto e quinto capitolo, per intenderci)? Se vi va lo faccio, tanto ce l’ho già in mente e non ci metto molto, solo che potrò
pubblicarla al ritorno dalla montagna ovviamente, quindi fra un bel po’ di
tempo…
Mamma mia che note lunghe (la maggior parte sono
scuse N.d.Bakura) Nessuno ha chiesto il tuo parere!
Okay, la smetto ^^’’ A giovedì prossimo! ^_^
Bye
Reviews:
Kelly: si, per i lettori è molto comodo
l’aggiornamento ad un giorno fisso, il problema è non cercare di pubblicarlo
per forza se viene brutto o troppo corto… Io lo faccio perché di solito ho già
due o tre capitoli pronti quando inizio a pubblicare e li tengo di scarto, nel
caso in una settimana non riuscissi a finirne uno… Comunque,
ormai non fa più notizia, sei sempre la prima! ^///^ Yami la prende malissimo,
visto che lui E’ Miyon! Povero…^^’’ Io preferisco il manga, ha meno censure ù_ù E i dialoghi sono più belli, però certe puntate dell’anime hanno un design molto bello, devo riconoscerlo ^^
Se fosse l’originale giapponese sarebbe meglio, ma ci dobbiamo accontentare
della versione USA -.-’’… E poi, un po’ tutti guardano l’anime perché ci sono o
Seto, o Malik, o Yami, o bakura (anche Bakura?! N.d.gli altri tre) Si, è incredibile ma è così…ù_ù Bye ^^
Jaly Chan:
Yami, Yami, dovrai sforzarti molto di più per ottenere dei punti! (uffa… Non
credo che ne avrò ottenuti molto con questo capitolo… N.d.Yami) No, infatti, visto che si è scoperto che
praticamente ti portavi sfiga da solo! Se non ti
aspettavi Miyon e Bakura insieme, ho quasi paura sapere cosa penserai di questa
scoperta… Ho un po’ paura!!^^’’ Com’è andata la gita in barca? Potevi affogare
Mokuba, già che c’eri, tanto un fratello minore lo è, e poi è inutile visto che
in media ogni quindici puntate lo rapiscono… Quando nella
serie di Dartz non l’hanno fatto ci sono rimasta male
O.o… (è che volevo distinguermi N.d.Dartz
Siete cattivi! ç_ç N.d.Mokuba)
La prossima volta, comunque, fatti prestare la barca
privata di Seto… Soffrirai sempre il mal di mare, ma almeno hai piscina con
idromassaggio, tv piatta con antenna sky, palestra,
internet… Poi non ricordo ma pensa che è praticamente una città galleggiante!
^^’’ (scema! Non dovevi dirglielo, visto che non lo sapeva!! N.d.Seto) Troppo tardi :-P Bye ^^
Ayu-chan: Ciao! Uffa, in chat non si ci riesce mai a
beccare!! Cos’è sta storia?! ç_ç
Scusami per l’altra volta, ma mia madre doveva
telefonare ed è andata giù la linea ç_ç Ho l’adsl che non funziona… Come vedi a Miyon gliene sono
capitate di tutti i colori, perché non solo stava con Bakura, ma, come hai
potuto vedere…^^’’ Povera ragazza! Sono stata cattiva con
lei… Rimedierò. (e come? N.d.Miyon) Lo vedrai nel prossimo capitolo ^^ Evidentemente
i migliori di Smith sono stati quelli sull’Egitto! Speriamo che ne scriva
ancora! Spero che il capitolo ti sia piaciuto, adesso che sai chi era
Miyon…^^’’ Bye
^^
VallyBeffy: Ciao ^^ Anche io se fossi stata in Miyon, ma evidentemente a lei piaceva (no,
ero solo scema, adesso la penso come voi N.d.Miyon)
Al gatto di casa non avevo pensato!! Poteva essere una grande idea! Spero che
la mia vada bene lo stesso… per i pomodori da quella parte, grazie…^^’’ Bye!
Phoenix: Sai, all’inizio anche a me sarebbe piaciuto
mettere Miyon e Yami insieme come in qualunque fic
romantica, ma cercavo qualcosa di più che una semplice storia d’amore, come
ormai ce ne sono di tutti i colori sulle sue mogli nell’antico Egitto… Spero
che ti piaccia questa soluzione che ho escogitato ^^’’
Come vedi, è come se stessero insieme… :-P Dimmi poi se ti smembra originale. Bye!^^