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Autore: Akemichan    29/07/2005    8 recensioni
Commedia scolastica (almeno all'inizio). Cosa potrebbe succedere se una ragazza senza alcun potere magico (o almeno consì sembrerebbe a prima vista) si ritrovasse nel corpo lo spirito di un antico Faraone di nostra conoscenza?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Nuovo personaggio, Seto Kaiba, Touzoku-ou Bakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo quella spiegazione incredibile, che sapeva tanto di film, nella stanza regnò il silenzio, interrotto solo da alcuni batti

 

Il racconto di Bakura

 

 

Dopo quella spiegazione incredibile, che sapeva tanto di film dell’horrore, nella stanza regnò il silenzio, interrotto solo da alcuni battiti di Iazawa che, da miniatura, cercava di attirare l’attenzione dei suoi amici su di sé.

 

«No!» esclamò infine Miyon, balzando in piedi e sbattendo una mano sul tavolo. «Non intendo continuare una cosa del genere!» Gli altri due ragazzi annuirono preoccupati.

 

«Spiacente, nessuno può ritirarsi da uno Yami no Game» rispose Bakura tranquillo, prendendo i dati appoggiati dalla sua parte. «Adesso tocca al mostro attaccare… Porterò un attacco sull’elfo di Kiryo…» Mescolò leggermente i dadi nel pugno chiuso e li lanciò.

 

«No…» sussurrò Sakuramazu vedendo che i dadi mostravano il numero 00.

 

«Sai cosa ciò significa…» Questa volta, Bakura non si alzò nemmeno, nascondendo la luce con le braccia incrociate sul petto. Il corpo di Kiryo, che si era alzato in piedi al lancio dei dadi, cadde con un sonoro tonfo sul parquet che ricopriva il pavimento.

 

«Stai barando!» si arrabbiò Miyon, mentre Sakuramazu andava, inutilmente, a soccorrere Kiryo. «Sono sicura che non esista un modo per vincere!»

 

«Tocca a te» sorrise lui.

 

Sakuramazu si rialzò, dopo aver sistemato l’amico in una posizione migliore, e la fissò preoccupata. «Cosa facciamo

 

«Ragazze!» chiamarono i due dal tavolo. «Fate attenzione!»

 

«Non posso davvero credere che quelle voci fossero vere…» Miyon lasciò che la sottile frangetta bionda e mora le coprisse gli occhi viola. «Ora vedremo» Prese i dadi e li lanciò. «Qual è la percentuale?» chiese vedendo il numero 13 sui dadi a dieci facce.

 

Bakura consultò il computer. «Deve essere inferiore al 30%...»

 

«Bene…» mormorò Miyon. «Attacco quel coso con le mie frecce elettriche!» La sua pedina si mosse da sola, tendendo l’arco che aveva in mano e scagliando il dardo sulla fronte del mostro. Questo si contrasse colpito da numerosi fulmini e affondò nuovamente nelle acque chiare del lago giocattolo.

 

«Vai così!» esultarono gli altri tre ragazzi.

 

«Purtroppo…» frenò il loro entusiasmo Bakura. «La sconfitta del mostro ha provocato uno tsunami che investirà gli avventurieri…» Lo stava dicendo così seriamente che ci sarebbe stato quasi da ridere solo a vedere la sua faccia.

 

«E… Cosa succederà?» chiese con titubanza Iazawa.

 

«Io non so nuotare!!» si agitò Kiryo.

 

«Vediamo…» Bakura finse di pensare, guardando nel vuoto. «Tutti i punti vita degli avventurieri finiranno a zero e perderanno la partita…»

 

Sakuramazu emise un sospiro di sollievo. «Significa che le anime dei nostri amici torneranno…»

 

«No» la contraddisse lui. «Voi due sarete salve, ma i ragazzi adesso vivono nel Monster World… Questo significa che, se moriranno in quel mondo, moriranno anche nel nostro»

 

«Moriranno?!» I respiri della ragazza mora si fecero accelerati e irregolari. «Ma ci sarà un modo per salvarli, no? Ci deve essere!»

 

«Lo desideri davvero?»

 

Sakuramazu si guardò intorno in cerca di un aiuto che non arrivò. Miyon, infatti, si limitava ad osservare con occhi ardenti il tavolo da gioco, tenendo le labbra contratte e i dadi stretti nel pugno della mano sudata. «Si…» esalò. La sua pedina a forma di fata si illuminò e, alzando la bacchetta magica, separò l’onda prima che travolgesse la barca con tutti gli avventurieri sopra. Poi la luce cessò e Miyon si sporse a sostenere il suo corpo, ormai privo di anima, prima che cadesse a terra.

 

Bakura si sistemò meglio, stiracchiandosi. «Adesso, è come se fossimo soli» le disse. «Congratulazioni per il tuo ingresso alla Sasaki. Cos’altro volevi dirmi?»

 

«Si, grazie» rispose lei acida, appoggiando il corpo della sua amica sulla sedia. Si voltò a fissarlo, gli occhi brillanti sulle occhiaie che si era procurata per il troppo studio. «Volevo dirti che… Che ti mollo! Da ora in poi, noi due non stiamo più insieme!»

 

«Stai scherzando?!» Bakura si alzò in piedi, fissandola sconvolto.

 

«No»

 

«Sono troppo poco per la Sasaki, vero?» Lui si risedette, cercando di contenere la rabbia. «Allora vai, tocca a te giocare»

 

«Sei poco per chiunque, soprattutto per la Sasaki» replicò lei, più arrabbiata di lui. La mano che teneva i dadi tremò, agitata da pensieri terribili. I suoi amici avevano bisogno di lei. Non era possibili vincere a quel gioco contro Bakura, lo sapeva benissimo. Se avesse sbagliato? Anche la sua anima… E il suo sogno… Con uno scatto rapido, afferrò la sua pedina e la gettò a terra, pestandola fino a distruggerla. «Provaci, a prenderti la mia anima, adesso!» Afferrò con rabbia la sua cartella, che aveva poggiato accanto ad una gamba del tavolo. «Non voglio vederti mai più! Addio!» E sbattè la porta dietro di sé.

 

 

Quando il racconto terminò, Miyon piangeva, lasciando che le lacrime scorressero lungo le guance e si schiantassero sulle piastrelle del pavimento dopo essere colate per il mento. E Yami, da dietro la porta, sospirò. Ecco, era questo il ricordo che lei voleva assolutamente tenergli nascosto. Poteva bene capire il motivo.

 

«Tu… Tu hai…» balbettò Malik indicandola, sebbene fosse da maleducati.

 

«Si, l’ho fatto!» gli gridò di rimando Miyon, mentre i torrenti delle sue lacrime diventavano fiumi scintillanti alla luce del lampadario. «Li ho abbandonati! Ho abbandonato i miei amici! Ho sbagliato! Voi… Voi non avete mai sbagliato?!» Si strinse in sé stessa, scoprendosi il volto con le mani e con i ciuffi di capelli.

 

«Io non ti sto accusando» disse Malik serio, avvicinandosi a lei. «Ra sa quanto io ho sbagliato. Pensa un po’, volevo uccidere il Faraone per… Lasciamo perdere» La prese per le spalle e lo costrinse a guardarla. «Tu biasimi te stessa per i sensi di colpa che provi…»

 

Lei si lasciò andare ad un pianto dirotto contro il suo petto. «Sono stata così egoista… Non volevo rischiare per loro…» singhiozzò. «Ma la cosa peggiore è che… Sento che lo rifarei! I-io… Ho paura…»

 

«Non è vero…» sussurrò Malik cullandola. «Non è vero…»

 

«Malik, togliti subito di lì» gli gridò Bakura.

 

«Non lo farò» replicò arrabbiato. «E tu saresti stato il suo ragazzo? Guarda come l’hai ridotta!»

 

Prima che Bakura potesse ribattere, Yami palesò la sua presenza tirando un paio di pugni alla porta. Incuriosito da quegli strani rumori, Malik si avvicinò e provò ad abbassare la maniglia. Chiusa. Girò la chiave nella serratura e provò di nuovo, spalancando la porta. «Fa-Faraone?! Ma che…» balbettò vedendoselo davanti.

 

Bakura sorrise sardonico. «Suppongo che sia stato un bello spettacolo…»

 

«Imbecille» Yami superò Malik e uscì dallo stanzino, scoccando di traverso un’occhiata a Miyon.

 

«No…» deglutì lei. L’ultima persona al mondo a cui avrebbe voluto rivelare il suo peccato… Adesso… Adesso… Scosse la testa e, senza nemmeno accendere la luce, scappò nel corridoio. Non arrivò nemmeno alla fine che si sentì afferrare per un braccio. «Lasciami…»

 

«Tutti commettono degli errori…» mormorò Yami stringendo la presa. «E tu avevi paura di non riuscire a salvarli, di farli morire…»

 

«No! Non è vero!» Miyon si agitò sotto la sua mano che le soffocava il braccio. «L’ho fatto solo per egoismo! Sono una persona orribile! Qualunque cosa io abbia fatto, fai bene a lasciarmi perdere!»

 

Yami sorrise leggermente. «Io non lo penso» La lasciò. «Tu non sei affatto così. E nessuno può saperlo meglio di me» Sospirò. «E adesso ti spiegherò anche perché sono così sicuro»

 

Lei si voltò verso di lui. «Che… Che intendi?»

 

«Non volevi conoscere la storia passata?»

 

 

«Il primo incontro fra me e Antares non fu dei migliori» ammise Bakura. «In fondo, era ovvio. Io ero un ladro di tombe, mentre lei era stata incaricata alla loro difesa…»

 

Sotto il brillante mantello di Nut, illuminato solo dalle numerose stelle ma non dalla barca di Konshu, si muoveva una figura, guardinga, tra le numerose mastabe che costellavano, simili a tanti formicai, la zona intorno a Giza. Un leggero Shu notturno gli agitava il mantello chiaro che portava a coprire il volto e il corpo dal freddo. Arrivata davanti a una mastaba in posizione più o meno centrale, abbastanza nascosta da non essere visibile dalla strada centrale, si fermò ad osservarla. Si, quella era la sua preda, per quella notte. Ora doveva solo trovare l’ingresso segreto…

 

Shu smise di soffiare. In quel momento, il sibilo sottile di una freccia gli fischiò nelle orecchie. Si voltò per evitarla, e questa gli colpì il mantello, che aleggiava intorno a lui come i petali di un fiore, impiantandosi nella parete argillosa della mastaba. Dall’ombra, comparve un’altra figura, anche lei coperta da un mantello, che tuttavia le lasciava scoperto il volto, facendo ondeggiare i lunghi capelli, neri come la notte. Tra le mani teneva ancora l’arco, con una nuova freccia puntata contro di lui. «Chi sei

 

«Tu sei Min, giusto?» non rispose l’arciera, facendo un altro passo avanti nella terra polverosa. «Il “famoso” ladro di tombe…» La mano che tendeva la corda si mosse impercettibilmente, pronta a scagliare quella freccia verso il suo cuore.

 

«Sono proprio io…» Min afferrò per la coda a piuma di struzzo la freccia che gli teneva il mantello imprigionato alla parete e tirò in fretta. Con un rapido scatto prese un lembo del mantello e se lo tolse, scagliandolo contro la ragazza. Questa, allora, fu costretta  a staccare le mani dall’arco per liberare il viso e gli occhi dal mantello, anche se, in questa maniera, lui si trovò libero di avvicinarsi senza pericoli e di immobilizzarle le mani, pestando l’arco sotto i suoi piedi nudi. «Tu invece, devi essere la principessa Antares»

 

Lei lo guardò con odio, gli occhi viola scintillanti nella notte scura. Poi, senza alcuna paura, alzò la gamba e gli tirò una forte ginocchiata alle parti basse. Min dovette lasciarla, finendo piegato in due per il dolore. Antares, con un gesto molto aggraziato, si chinò a raccogliere il suo arco. «Per stanotte sei libero, ma la prossima volta non ti andrà così bene» Era così orgogliosa che, al pensiero di lui che riusciva a disarmarla, non poteva non sentirsi umiliata. Avrebbero rifatto un altro combattimento, un giorno, e lei non si sarebbe fatta più sorprendere in quel modo imbarazzante.

 

«A quel tempo, Antares aveva sempre un’espressione imbronciata» raccontò Bakura. Guardando Yami nel corpo della ragazza, sorrise. «Esatto, l’espressione che hai tu in questo momento…» Allora, Yami fece istintivamente un passo indietro nell’angusto spazio dello stanzino. «Fu per quel motivo che mi ripromisi di conoscerla meglio, per vedere se fossi riuscito a farla ridere…»

 

Antares, con il corpo coperto solo da una corta gonna bianca in lino, visto il caldo della stagione della raccolta, si massaggiò leggermente le mani affusolate. Erano troppo callose per essere quelle di una ragazza, se ne rendeva conto perfettamente. Gli dispiaceva, ma non poteva farci nulla. Se non avesse difeso le tombe, stringendo continuamente l’arco fra le sue mani, chi altri avrebbe potuto farlo? Solo lei era l’erede diretta del Faraone.

 

Tirò con estrema fatica la corda per recuperare il secchio che aveva gettato nel pozzo e finalmente vi riuscì. L’acqua fresca scintillava alla luce accecante di Ra, tanto quanto i riflessi biondi tra il mare dei suoi capelli neri. In quelle giornate così afose, spesso si individuavano anche ciocche violacee piuttosto curiose. Infilò le mani nel secchio per attingere a quelle mani dalla fonte del refrigerio, quindi si sciacquò delicatamente il viso, strofinando duramente i palmi per liberarsi dall’odiosa patina di polvere che le rimaneva appiccicata durante il cammino. Non si accorse neppure che una persona le si era avvicinata, tanto che si ritrovò completamente bagnata dalla testa ai piedi.

 

Rimase ferma, pietrificata, con le mani leggermente spostate dal suo viso e gli occhi spalancati e increduli. «Dovresti vederti» rise Min, rigettando il secchio, ormai vuoto per l’acqua che le aveva rovesciato addosso, nel pozzo.

 

L’espressione di Antares si trasformò in una maschera d’ira. «Tu…»

 

«Piantala, Bakura» interruppe il racconto Yami, cercando di mantenere la calma, ancora con le braccia strette sull’addome per controllare il dolore. «Non mi interessa sapere di te e Miyon-»

 

«Geloso?» sorrise sardonico l’altro.

 

«Ma di me e Miyon» proseguì ignorandolo Yami. «Hai detto che era la figlia del Faraone… Ma il Faraone dovrei essere io! O forse, era la figlia del Faraone prima di me?»

 

«Il padre di Antares, Ra’djedef, era il diciassettesimo re» spiegò allora Bakura. «Quindi era prima di te. Solo che, a quei tempi, la questione era un po’ diversa rispetto all’immaginazione collettiva. L’Egitto era si riunificato, ma più che un popolo solo era un’unione delle tribù che avevano conquistato varie zone attorno al Nilo. Ogni volta che un Faraone moriva, il discendente principale di ciascuna tribù combatteva per il trono» Fece una pausa per scoccargli una strana occhiata. «Pegasus te lo aveva raccontato, no? Ogni tribù possedeva un oggetto millenario. Erano quelle le loro armi»

 

«Ah, si…» Yami ricordava che Pegasus aveva accennato delle lotte fra diverse fazioni per la supremazia sull’Egitto.

 

«Il problema di Antares era proprio questo» disse Bakura con una strana espressione sul volto. «Solo che non me ne sono accorto in tempo»

 

Min si fermò di colpo, nascondendosi alla svelta dietro il muro di argilla di una vicina casa. Sulla strada, nella sua direzione, stavano arrivando due uomini. Uno portava al collo l’anello millenario, l’altro teneva in mano la chiave millenaria. Questo poteva significare una sola cosa: quei due erano i capi della tribù di Usagi e di Ateru. Uomini potenti, insomma, dai quali avrebbe fatto meglio a stare alla larga. Non conosceva il potere dei giochi delle ombre, ma il suo istinto di ladro gli suggeriva di non interessarsene.

 

«Ieri, sono stato a Elefantina» stava dicendo l’uomo di Usagi, massaggiandosi le grosse mani. «Il figlio dei Ryuu è veramente impressionante. Una tecnica invidiabile per gli yami no game»

 

«Allora, sarà davvero lui il prossimo sovrano?» chiese l’altro sospirando rassegnato, mentre muoveva la chiave millenaria da una parte all’altra. «Nessuna speranza per i nostri figli?»

 

«Temo di no» Usagi scosse la testa.

 

«E dimmi…» L’uomo di Ateru rise. «Come la prenderà il Faraone, sapendo che non sarà la sua tribù a salire sul trono? La tribù Heba, che ha dominato addirittura per quattro generazioni?»

 

«Devo rassegnarsi» L’altro alzò le spalle. «L’unica persona decente della sua tribù è la principessa Antares e, per quanto in gamba sia, è pur sempre una donna»

 

«Povero il nostro signore, ad aver avuto solo una figlia femmina!» esclamò Ateru.

 

«Ah, è inutile pensarci» concluse Usagi. «Il marito di Antares erediterà il puzzle millenario e Setho dei Ryuu diventerà sovrano. E’ già deciso, ormai»

 

«Non che gli egiziani discriminassero le donne, intendiamoci» chiarì Bakura. «Solo che credevano che la forza di una donna non fosse sufficiente per sostenere uno yami no game»

 

«Il marito di Miyon…» esalò debolmente Yami. «Il puzzle… Io?»

 

«Ti piacerebbe, eh?»

 

Antares lasciò che la falce di luna calante prodotta dalla barca di Khonshu le si rispecchiasse negli occhi viola, sospirando. «La tribù Ryuu…» Si appoggiò ancora di più al petto di Min, che teneva le sue braccia strette lungo la sua vita sottile.

 

«Così hanno detto» confermò lui, sdraiandosi completamente contro la mastaba, unica testimone dei loro incontri notturni e clandestini. «Che ne pensi?»

 

«Che hanno ragione, per Ra!» esclamò Antares con rabbia, facendo ritornare il suo visetto con la sua solita espressione imbronciata.

 

«E’ così forte, quel Setho

 

«Si, purtroppo. Non solo è maledettamente forte, ma è anche abile e intelligente» Lei si massaggiò nervosamente una ciocca nera. «Nella mia tribù non c’è nessuno abbastanza valido da competere con lui. Io stessa non sono sicura di poterlo battere… visto che lui si allena con l’ascia millenaria da quando è piccolo, mentre io…» Si liberò quasi con violenza della stretta di lui e si alzò in piedi, tremando. «Perché?! Perché gli dei mi hanno fatto nascere donna? Forse potrei sconfiggerlo, se avessi un po’ di forza…»

 

Min piegò le gambe a v e vi appoggiò sopra i gomiti. «Ma non la hai. Lascia perdere. Che ti importa di diventare Faraone? Almeno, potremo continuare a vederci…»

 

«Già…» rispose lei senza troppa convinzione.

 

Lui rise. «Dai, non fare quella faccia! Sai bene anche tu che non si può andare contro la sorte» Si alzò. «L’unica soluzione sarebbe che tu diventassi un uomo» Antares lo fissò con gli occhio viola spalancati e attenti, come se quello che aveva appena sentito non fosse del tutto impossibile.

 

«Naturalmente, io stavo scherzando» Bakura abbassò lo sguardo, nascondendo gli occhi nocciola sotto la frangia bianca. «Ma avrei dovuto immaginare che Antares non avrebbe lasciato intentato nessun esperimento, pur di ottenere il potere» Rialzò la testa. «Era una ragazza opportunista, a cui non interessava nulla di nessun, pur di ottenere il suo scopo. E lo è tuttora»

 

«Stai mentendo!» esalò Yami, con la nausea che gli saliva lungo l’esofago.

 

Il tempio in granito rosso, situato sulla riva destra del caldo fiume dalle sette bocche, semi-nascosto dalle alte canne di papiro, era silenzioso, come ogni giorno, fatta eccezione per il primo dell’anno. Chiunque vi entrasse, percepiva attorno a sé un’area rarefatta e opprimente, come se si trovasse immerso nell’acqua cristallina. Anche le parole che venivano pronunciate risultavano attenuate e basse rispetto al tono con cui erano state dette, come un eco in lontananza. Ed il rumore era simile ad un sasso gettato in un pozzo a formare infiniti cerchi invisibili.

 

«Comunicami il tuo desiderio» sussurrò l’anziana sacerdotessa, tenendo il capo coperto da un sottile velo di lino, e continuando a rimestare piccole pietruzze nere e bianche nel suo cestino di canne di papiro verdognole. «Io intercederò per te presso il signore del Nilo, l’ermafrodita Hapy che controlla le Inondazioni»

 

«E’ qualcosa di estremamente semplice ed estremamente complesso, poiché non vi è, in Egitto, qualcosa che non sia tutto e il contrario di tutto» disse la persona ferma all’entrata del tempio, le braccia piene di melograni da offrire al dio. «Desidero diventare Faraone»

 

«Ciò è impossibile!» L’anziana donna alzò il capo, rivelando il suo volto raggrinzito da sotto il velo. Gli occhi luccicavano di sorpresa. «Non dovresti essere come sei»

 

«Per questo sono qui» replicò semplicemente quella persona, lasciando cadere tutta la frutta a terra, la quale si sparse sul pavimento in granito rosa.

 

«E’ difficile» mormorò la sacerdotessa. «Molto difficile. Ma se lo desideri davvero…»

 

«Non devi dubitare, vecchia!» la interruppe. «Solo obbedire»

 

L’anziana signora sospirò, volgendo lo sguardo verso l’entrata al tabernacolo del dio. Con un sottile rumore, una pietruzza nera, simbolo dei giorni infausti, cadde a terra dal cestino di vimini e rotolò fino a piedi della persona. Questa, seccata, la pestò con i suoi sandali dorati, polverizzandola. Non avrebbe permesso a nessuno – alle regole, a suo padre, alla sorte – di impedire al suo sogno di realizzarsi. Setho della tribù Ryuu e il favorito ad essere il futuro Faraone, avrebbe fatto meglio a fare attenzione. L’avrebbe battuto e sarebbe diventato sovrano.

 

«Allora, riformula il tuo desiderio» disse la sacerdotessa, con le mani giunte davanti a sé. «Ciò di cui hai realmente bisogno»

 

La persona sospirò. «Io desidero diventare un ragazzo» Pausa. «Anche a costo di perdere una persona che amo»

 

«Hai capito adesso, vero?» chiese Bakura. «Di certo, io non avrei mai creduto che un desiderio simile si potesse realizzare» Sorrise sardonico vero sé stesso. «Sbagliavo, e sottovalutavo la potenza di Hapy e l’ambizione di Antares…»

 

Yami scosse la testa, mentre un rivo di saliva gli usciva dall’angolo destro delle labbra carnose. «Non… Non starai dicendo che…»

 

«Invece si» replicò Bakura. «L’ho vista io»

 

Min scavalcò le mura del palazzo reale, rimanendo seduto lì sopra, nascosto dalle fronde di un’alta palma verdastra. Nel cortile, Ra’djedef, seduto su una sedia in vimini e protetto dai raggi di Ra grazie ai ventagli di due servitori, osservava con aria assorta alcuni ragazzi della sua tribù che si allenavano goffamente con alcuni bastoni, usandoli come spade.

 

«Cosa succede?» chiese Antares arrivando nel cortile, di ritorno dal tempio di Hapy, tanto che la sua voce somigliava ancora al rumore soffuso di un sasso gettato nell’acqua. Immediatamente, tutti i ragazzi si interruppero per osservarla, facendo sbuffare Min di gelosia.

 

«Sto esaminando questi ragazzi» rispose Ra’djedef, un poco contrariato per il tono troppo autoritario della figlia. «Sai bene che uno di loro erediterà il puzzle, perciò devo scegliere il migliore»

 

Antares fece un sorrisino ironico. «Allora non lo troverai guardando quelli, perché sai bene che la migliore sono io»

 

«Ora basta!» esclamò il Faraone, vedendo che i ragazzi iniziavano a brontolare sommessamente, senza tuttavia avere il coraggio di lamentarsi apertamente con lei, che era comunque la loro principessa.

 

«Te lo dimostro» disse Antares, per nulla impressionata dal comportamento del padre, che ormai vedeva come un vecchio incapace. Afferrò un bastone e con uno scatto velocissimo disarmò il primo ragazzo che le capitò, puntandogli l’arma alla gola. «Riflessi nulli» sorrise.

 

Il ragazzo si ritrasse, facendo qualche tremante passo indietro. Allora, da destra, arrivò un altro ragazzo, ma Antares parò l’attacco con sapiente maestria. «Una donna non può essere così forte…» ansimò quello, mentre si accorgeva che il suo braccio, quello che gli aveva bloccato il bastone, era diventato più muscoloso e meno aggraziato. Sbattè le palpebre, vedendo la differenza tra le due braccia, prima che anche la sinistra mutasse così. Spaventato, lasciò l’arma e si allontanò.

 

Antares si sentiva stranamente euforica, perciò, puntellandosi su due gambe, diventate improvvisamente più resistenti, disarmò tutti i ragazzi con una semplicità sorprendente. Piano piano, anche i lineamenti del suo viso, rimanendo perfetti, diventarono meno armoniosi, la bocca delicata si fece più dura, e i suoi fianchi e le sue spalle si allargarono, assieme ai capelli che si accorciavano in una strana pettinatura. «Non batterete mai Setho!» dichiarò.

 

«Piantala di sfottere» si arrabbiò l’ultimo rimasto armato. «Principessa» Rimarcò molto quest’ultima parola, quasi con rabbia. Si gettò su di lei con il bastone alzato, ma Antares si limitò a spostarsi leggermente per schivare l’assalto. Nel processo, però, lui riuscì ad afferrarle la parte superiore del vestito in lino, strappandoglielo completamente.

 

A quel punto, Ra’djedef, sconvolto, si alzò in piedi, avvicinandosi al gruppo. «Antares…» mormorò debolmente, osservando il suo florido seno sostituito da un vigoroso petto maschile.

 

Yami lo osservò coi suoi occhi viola, sorridendo sardonico mentre si leccava le labbra, il bastone ancora stretto nel pugno. «Ora posso ereditare il puzzle millenario, vero, padre?»

 

«Miyon è la parte femminile, Antares, mentre tu sei la sua parte maschile, il cosiddetto Faraone senza nome» Bakura rimarcò ancora di più il concetto. «Tu e Miyon Minaguchi siete la stessa persona» Rispirò forte «Per questo… Per questo ti odio! Tu rappresenti ciò che lei è voluta diventare… rinunciando a me!»

 

«Quello che dici è assurdo!» tremò Yami.

 

«Tu hai paura a riconoscere una cosa che sai vera in partenza» replicò secco Bakura. «Quante volte sei stato… Uguale a lei? Quante volte hai detto “anche io”?»

 

Troppe, per poterle ricordare tutte. Yami scosse la testa, sentendo la nausea e il dolore aumentare d’intensità. Si voltò, aprì di scatto la porta dello stanzino e scappò.

 

 

Note di Akemichan:

Ciao a tutti! Allora, com’era il capitolo? E’ vietato tirare ortaggi all’autrice, ricordate…^^’’ Scherzi a parte, da una parte spero che il capitolo vi abbia scioccato, dato che cercavo un’idea veramente originale e, se Miyon fosse stata una qualunque parente o amica (che fosse di Seto, Bakura o Yami poco cambiava), sarebbe stato troppo… normale, ecco. Prevedibile. Dall’altra, però, spero di non avervi scioccato troppo! ^^’’ Spero che come idea, nonostante tutto, vi sia piaciuta. Sappiatemi dire.

L’ispirazione l’ho trovata grazie alla mia profe di inglese, che continuava a sfinirci con il libro di Virginia Woolf “Orlando”, nel quale (almeno così sembra perché manca alle mie letture) il protagonista, un tizio per qualche strana ragione immortale, passa da “Lord Orlando” a “Lady Orlando”, sempre per qualche strana ragione… Non so cos’avesse presto la Woolf prima di scrivere questo libro, ma comunque…^^’’ Ecco dunque la mia seconda fonte di ispirazione, anche se, come vedete, nella mia storia avviene il contrario e per una valida motivazione (valida… ce ne sarebbe da discutere per ore… N.d.Bakura) Ma i lettori non hanno tempo, quindi la smettiamo qui ^^

Un’ultima cosa… La prossima settimana vado in vacanza in montagna, quindi sarò costretta a pubblicare il prossimo e ultimo (e si, avevo promesso che non avrei mai più fatto storie infinite come l’altra!) capitolo giovedì, visto che venerdì sarò già in montagna, ovviamente senza internet ç_ç. Mi scuso, ma sono cause di forza maggiore ù_ù.

Un’ultima cosa ancora e poi la smetto… Volete che lo scriva il capitolo bonus sulla partita di basket di Yami e Miyon (quella dopo tra il quarto e quinto capitolo, per intenderci)? Se vi va lo faccio, tanto ce l’ho già in mente e non ci metto molto, solo che potrò pubblicarla al ritorno dalla montagna ovviamente, quindi fra un bel po’ di tempo…

Mamma mia che note lunghe (la maggior parte sono scuse N.d.Bakura) Nessuno ha chiesto il tuo parere! Okay, la smetto ^^’’ A giovedì prossimo! ^_^

Bye

 

 

Reviews:

 

Kelly: si, per i lettori è molto comodo l’aggiornamento ad un giorno fisso, il problema è non cercare di pubblicarlo per forza se viene brutto o troppo corto… Io lo faccio perché di solito ho già due o tre capitoli pronti quando inizio a pubblicare e li tengo di scarto, nel caso in una settimana non riuscissi a finirne uno… Comunque, ormai non fa più notizia, sei sempre la prima! ^///^ Yami la prende malissimo, visto che lui E’ Miyon! Povero…^^’’ Io preferisco il manga, ha meno censure ù_ù E i dialoghi sono più belli, però certe puntate dell’anime hanno un design molto bello, devo riconoscerlo ^^ Se fosse l’originale giapponese sarebbe meglio, ma ci dobbiamo accontentare della versione USA -.-’’… E poi, un po’ tutti guardano l’anime perché ci sono o Seto, o Malik, o Yami, o bakura (anche Bakura?! N.d.gli altri tre) Si, è incredibile ma è così…ù_ù Bye ^^

 

Jaly Chan: Yami, Yami, dovrai sforzarti molto di più per ottenere dei punti! (uffa… Non credo che ne avrò ottenuti molto con questo capitolo… N.d.Yami) No, infatti, visto che si è scoperto che praticamente ti portavi sfiga da solo! Se non ti aspettavi Miyon e Bakura insieme, ho quasi paura sapere cosa penserai di questa scoperta… Ho un po’ paura!!^^’’ Com’è andata la gita in barca? Potevi affogare Mokuba, già che c’eri, tanto un fratello minore lo è, e poi è inutile visto che in media ogni quindici puntate lo rapiscono… Quando nella serie di Dartz non l’hanno fatto ci sono rimasta male O.o… (è che volevo distinguermi N.d.Dartz Siete cattivi! ç_ç N.d.Mokuba) La prossima volta, comunque, fatti prestare la barca privata di Seto… Soffrirai sempre il mal di mare, ma almeno hai piscina con idromassaggio, tv piatta con antenna sky, palestra, internet… Poi non ricordo ma pensa che è praticamente una città galleggiante! ^^’’ (scema! Non dovevi dirglielo, visto che non lo sapeva!! N.d.Seto) Troppo tardi :-P Bye ^^

 

Ayu-chan: Ciao! Uffa, in chat non si ci riesce mai a beccare!! Cos’è sta storia?! ç_ç Scusami per l’altra volta, ma mia madre doveva telefonare ed è andata giù la linea ç_ç Ho l’adsl che non funziona… Come vedi a Miyon gliene sono capitate di tutti i colori, perché non solo stava con Bakura, ma, come hai potuto vedere…^^’’ Povera ragazza! Sono stata cattiva con lei… Rimedierò. (e come? N.d.Miyon) Lo vedrai nel prossimo capitolo ^^ Evidentemente i migliori di Smith sono stati quelli sull’Egitto! Speriamo che ne scriva ancora! Spero che il capitolo ti sia piaciuto, adesso che sai chi era Miyon…^^’’  Bye ^^

 

VallyBeffy: Ciao ^^ Anche io se fossi stata in Miyon, ma evidentemente a lei piaceva (no, ero solo scema, adesso la penso come voi N.d.Miyon) Al gatto di casa non avevo pensato!! Poteva essere una grande idea! Spero che la mia vada bene lo stesso… per i pomodori da quella parte, grazie…^^’’ Bye!

 

Phoenix: Sai, all’inizio anche a me sarebbe piaciuto mettere Miyon e Yami insieme come in qualunque fic romantica, ma cercavo qualcosa di più che una semplice storia d’amore, come ormai ce ne sono di tutti i colori sulle sue mogli nell’antico Egitto… Spero che ti piaccia questa soluzione che ho escogitato ^^’’ Come vedi, è come se stessero insieme… :-P Dimmi poi se ti smembra originale. Bye!^^

   
 
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