Riekkime raga!!! *O* sn tornata!!! ^O^ …x sfiga vostra!!! XDDD (gyà….
-.-“” ndtutti) ih ih ih!!! Vi sta bene!!! XDDD va beh, incominciamo subito con
la storia ** BUONA LETTURA!!!
Questo
è uno dei dormitori del castello ** Questa
è Veesa **
§Un
laboratorio poco rassicurante§
Corsi a lungo in cerca di quel maledettissimo laboratorio, scesi
rampe e ne salii altre, attraversai corridoi, varcai porte,
cercai passaggi segreti, tutto senza fermarmi un attimo, finchè non
capii di aver esplorato ormai tutto il castello, allora mi sedetti a terra
ansimando con la lingua a penzoloni per la corsa mentre le ali da pipistrello
scendevano ferme lungo la schiena. Non sapevo dove cercare, ormai il castello
era totalmente esplorato, avevo perfino annusato l’aria in cerca di passaggi
segreti, ma qualcosa doveva essermi sfuggito: il laboratorio doveva pur essere
da qualche parte, e io dovevo trovarlo, il prima possibile.
Rifeci con la mente il giro del castello: uscita dalla stanza di
Gordon ero subito passata ai piani più alti, quelli
dei dormitori, lì non avevo avuto tanti problemi, mi ero mossa silenziosa in
ogni dormitorio in ogni stanza, forse tralasciando un poco la mia ma di certo
non era importante; poi ero passata alle cucine, lì gli odori erano molti ed
era dove avevo passato più tempo, come nelle mense d’altronde; subito dopo ero
passata alle varie sale di lezione… in queste ero rimasta abbastanza poco, non
c’era niente di speciale; dopo avevo cercato in tutti i corridoi ma ancora
niente di niente….
Poi ad un tratto mi venne in mente una cosa: c’era una cosa che
non avevo ancora esplorato… l’arena… perchè non ci avevo pensato prima? Perché??? Avrei risparmiato tempo prezioso…
Incominciai a correre verso il portone, uscii fuori attraversando
il giardino di corsa: l’arena si trovava dietro al castello,
dovevo correre il più veloce possibile o, lo sapevo, sarebbe stato troppo tardi…
A volte dovevo correre a zig-zag per evitare vari ostacoli tra cui alberi o
grossi massi. Il vento mi ululava nelle orecchie aderenti alla testa per
diminuire l’attrito, così come le grosse ali che rimanevano piegate lungo la
schiena. Il vento continuava ad aumentare e con la coda dell’occhio scorsi il
cielo: grossi nuvolosi color carbone si stavano accumulando
sopra il castello mentre rimbombi lontani mi segnalavano l’arrivo di un
temporale.
Arrivai all’arena dopo qualche minuto: avevo fatto bene a correre
invece che volare perché da quel che vedevo l’ingresso
superiore era chiuso e ora dovevo entrare dal passaggio sotterraneo. Mi allontanai
di circa dieci metri dall’ingresso dell’erena e prosegiuii verso destra fino a raggiungere l’albero più
vicino, davanti a questo mi fermai e, posando una zampa su un punto preciso
della corteccia, mi scostai lasciando che una grossa botola si aprisse sotto di
me.
-Beh, è rimasto quasi tutto come prima… o almeno così si direbbe
dall’esterno… vediamo all’interno com’è…
Abassai il capo entrando nella passaggio e lasciando che la botola si richiudesse
subito dopo, dopo qualche secondo i miei occhi scintillarono nell’ombra
rendendo il buio che fino a poco prima mi aveva avvolto soltanto una fievole
ombra.
Raggiunsi la parte “vera” dell’arena, ovvero là dove gli allievi e
i giovani vampiri combattevano, dopo queche minuto.
Appena arrivata mi ricordai l’immensità di quel luogo e volgendo lo sguardo al
soffitto ne ebbi la certezza: dal pavimento al
soffitto c’erano almeno dieci metri e questo era sorretto da enormi colonne che
si trovavano ai lati della sala.
Lanciai un ruggito che rimbombo molte volte prima di sparire del
tutto, poi spalancai le grandi ali e mi alzai in volo per raggiungere in
soffitto e osservarne da vicino i disegni
che lo decoravano.
Dopo poco mi ricordai del mio scopo e tornai a terra scrutando
intorno in cerca di qualsiasi possibilità di passaggi segreti. Scrutai tutta la
stanza senza trovare nulla finchè non mi accorsi che
avevano cambiato i disegni nel pavimento:
all’interno del cerchio che conteneva una grossa stella a cinque punta era
scritta una parola: Jeinatongram.
Sembrava una lingua antica, forse la nostra lingua: l’arcaico. La rilessi, non
aveva molto senso, allora provai ad anagrammarla e l’unica cosa con un senso
era: ragonam neij, ovvero
Faccia Centrale. Ancora non capivo cosa centrasse una faccia in tutto questo,
poi riguardando il pavimento in cerca di spiegazioni vidi che proprio al centro
della stella era disegnata una grossa faccia. Vi camminai sopra pestando forte
le zampe a terra in cerca di pulsanti o botole, ma non ottenni nulla allora
incominciai a girare di nuovo attorno alla stella, pensierosa, prima in un
senso poi in un altro, quando lessi, sempre camminando in senso opposto a quello
in cui era scritta la parola, mi accorsi che aveva
senso letta al contrario: Marg notaniej, Stella imperfetta.
Certo, anche questa non aveva molto senso, ma dovevo comunque provare: cercai qualcosa di imperfetto nella stella
o qualcosa che assomigliasse a una stella, poi trovai che una delle stelle che
circondavano la più grande era incompleta così mi misi al centro di essa,
attesi qualche secondo poi il disegno della stella si separò dal pavimento
scendendo sempre più in basso verso il sottosuolo finchè non arrivai in una
stanza totalmente buia.
Aspettai qualche secondo che i miei occhi si abituassero
all’oscurità e quando ciò accadde mi pentii di essere scesa fin là sotto: alle
pareti, su molte mensole, c’erano molti barattoli di varie dimensioni e
grandezze con dentro organi, pezzi di
organismi immerse in una strana gelatina, ad un lato della stanza erano
presenti grossi tubi di vetro contenenti uno strano liquido verde, la maggiorparte di questi tubi erano vuoti, a parte in uno in
cui nel liquido verde galleggiava un piccolo lupo rosso. Senza pensarci due
volte mi gettai contro la parete di vetro con tutto il mio peso rompendola e
liberando così il cucciolo insieme al liquido, il èpiù
in fretta possibile presi il lupetto frale fauci e
corsi fuori dal laboratorio, verso l’esterno dell’arenae e l’aria fresca, in seguito in creca
di Kevin e di Alessia.