Labbra calde, lascive, vogliose.
È solo un gioco, un passatempo – pensa Micheal cercando di convincersene, cercando di liberarsi da quell'odiosa speranza che da anni ormai ha preso casa nel suo cuore, di quell'illusione terribile destinata ad essere infranta nel più doloroso dei modi: Brian è così. Brian è una puttana.
È un cane randagio felice di esserlo, uno di quelli che viene da te, si struscia, ti fotte i croccantini e poi se ne va lasciandoti pieno di ansie, paure e domande.
«Smettila di pensare, Micky» Brian soffoca la sua risata contro il collo caldo dell'amico, che rabbrividisce sotto di essa. È bellissima e al contempo terribile quella tortura.
«Come se fosse possibile-» dice a mezza voce, ansimando pesantemente e trattenendo un gemito, lo stesso che scappa via dalle sue labbra con prepotenza quando la mano di Brian si stringe con fare esperto sulla sua erezione.
«Lo so che non ne sei in grado, Micky. Ma non ti prendere per il culo da solo» gli morde una spalla, Micheal avverte della saliva, e improvvisamente c'è una lingua impazzita che si muove in modo disordinato su di essa. Lascia una scia calda, scendendo lentamente verso un suo capezzolo. Gira attorno al bottoncino di carne più volte, delineandone l'areola e alzando lo sguardo verso il viso del suo piccolo Micky. Brian è tentato di ridere, ma sa che farlo offenderebbe l'altro, però è davvero un po' patetico in modo in cui arrossisce in certi momenti.
La sua mano continua a muoversi ritmicamente sulla sua erezione. «Cristo-»
Micheal chiude gli occhi, si inarca, inizia a provare il desiderio di venire. Anche se in realtà, non vorrebbe. Vorrebbe rimanere lì, tra le sue braccia, per sempre.
Sa che quell'orgasmo sarà il punto della loro avventura sessuale.
Sa che Brian non tornerà più da lui se non come amico.
Fa male, fa tremendamente male, eppure non ha voluto fermarsi.
E chi è quello stronzo che si farebbe del male da solo? Io. Pensa, abbandonandosi completamente a quella tortura.