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Autore: Mina7Z    25/03/2010    7 recensioni
Il primo capitolo di questa storia è stato pubblicato tempo fa su un altro sito.
Adesso è arrivato il momento di proporvi la storia completa che ho tenuto chiusa in un cassetto per molti anni.
Che Oscar e Andre siano morti proprio nel momento in cui la loro felicità iniziava è sempre stato per me troppo doloroso e  per alcuni versi inaccettabile.  Ho quindi pensato di  immaginare un seguito della storia dove  il destino riservi loro  altre mille avventure……..
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un amore

 

Non poteva più fare a meno di pensare a lui. Lo aveva sempre considerato un amico fidato, era il suo compagno di  giochi, e di avventure.

Era sempre stato presente nei momenti più belli e più difficili della sua vita, l’aveva sempre confortata, rallegrata e consolata.

Era una presenza rassicurante, sapeva leggerle dentro e pareva capire i suoi stati d’animo e i suoi sbalzi d’umore.

A lui non aveva mai potuto nascondere niente  neanche il suo amore per Fersen e la disperazione che aveva provato nel momento in cui si era sentita rifiutata come donna.

 

Ora, però, il pensiero del suo compagno di giochi la faceva soffrire terribilmente. Pensava a quegli occhi verdi, profondi e intensi, alla sua risata allegra, alle sue mani  forti e ferme e al calore che riusciva a darle. E si sorprendeva di questi  pensieri.

 

E’ forse amore  il desiderio di averlo vicino, il bisogno della sua stessa presenza? Come era possibile che questi sentimenti fossero  nati   solo  dopo tanti anni e dopo tante sofferenze  che lei involontariamente gli aveva procurato?

 

Si, forse è questo l’amore.

 

Ma ammettere con se stessa di essere innamorata di Andrè le provocava una sensazione strana di felicità e di dolore, sentimenti sconosciuti che non riusciva a comprendere.

Del resto, non era certo stata educata per provare tali passioni e l’unico modo che aveva per  gestire la situazione era tacere finchè non avesse fatto chiarezza dentro il suo cuore.

 

Era passata qualche settimana dall’incidente a St. Antoine. Aveva temuto per la sua vita  ma ora l’accaduto sembrava dimenticato. In quei momenti  terribili, nei quali lei stessa aveva rischiato di essere uccisa dalla folla inferocita, tutti i pensieri erano rivolti solo a lui. L’aveva visto trascinato via dalla folla delirante e quando Fersen l’aveva trovata e portata in salvo,  aveva provato un dolore profondissimo. Non era la preoccupazione per un amico in pericolo, era una sensazione di angoscia, di vuoto, di disperazione.   Improvvisamente, in pochi secondi, tutto si era chiarito nella mente e  nel  cuore e aveva capito che senza di lui la vita non avrebbe avuto senso e che il dolore per la  perdita di Andrè sarebbe stato insopportabile.  Non avrebbe potuto  concepire  di continuare a vivere senza  potere vedere il suo corpo forte e muscoloso nel quale avrebbe tanto voluto perdersi. Pensò alla voce  armoniosa, calda e infinitamente dolce  a quegli occhi  intensi che  ultimamente la scrutavano tristemente. Quando Fersen aveva messo in salvo Andrè, lei  l’aveva aiutato a risalire su una carrozza di passaggio mentre le lacrime continuavano a scendere incontrollate. L’aveva preso tra le sue braccia, dolorante e insanguinato, l’aveva tenuto stretto, ma lui era troppo  malconcio per accorgersi della disperazione dipinta sul volto di lei. Si era assicurato che  stesse bene, che non le fosse accaduto nulla di grave, e si era assopito con la testa  buttata all’indietro mentre  il sangue scendeva abbondante dalle ferite che aveva in viso.  Avrebbe tanto voluto dirgli che era stata  in pena per lui, che si era sentita sola, disperata, che non avrebbe sopportato l’idea di perderlo, ma mentre la carrozza correva verso palazzo Jarjayes,  la ragione aveva il sopravvento e  riprendeva il controllo delle proprie emozioni lasciandola però attonita e angosciata per la scoperta improvvisa di quell’amore antico. 

Se tu mi avessi guardata, se il tuo corpo  avesse sfiorato il mio avresti capito che il mio turbamento era profondo, che i miei sensi e la mia coscienza  erano in subbuglio,  che il mio corpo chiamava il tuo, che la mia anima era legata a te indissolubilmente”.

Si alzò e andò alla finestra.

Quanta tristezza, quanto dolore c’è nel tuo cuore Andrè, te lo leggo  sul volto. Un  alone di tristezza che non ti lascia mai dal giorno in cui mi gettasti sul letto  strappandomi i vestiti. Non ho avuto paura in quei momenti, sapevo che non mi avresti mai fatto del male.  La cosa che mi ha fatto soffrire è stato il fatto di non avere capito quello che tu provavi per me. Io non mi ero mai resa conto che tu mi amavi, che soffrivi in silenzio. Mai. Forse ero troppo occupata a credere che Fersen fosse un uomo che io potevo amare, degno di me.  Le tue mani mi stringevano forte  ma ciò che mi ha ferito era vedere il tuo volto disperato. Hai avuto i paura di perdermi  per sempre in quel momento”.

Oscar tornò a sedersi al suo posto. Pensò con stupore che quello era il momento esatto in cui aveva incominciato a vedere Andrè con una luce diversa. Si era anche resa conto, nonostante  avesse fatto di tutto per dimostrare il contrario, che il suo corpo aveva risposto inaspettatamente  al contatto con il corpo dell’uomo.  La mente si era ribellata ma dentro di sé qualcosa  si era rotto e aveva percepito che l’odore della pelle, il calore, la forza di Andrè l’avevano colpita profondamente. L’uomo era riuscito nel suo intento. Aveva tentato però di soffocare questi sentimenti che non riusciva decifrare.

 

Un rumore la fece trasalire. Oscar sentì gli uomini prepararsi alla serata  di libera uscita. Alain, Andrè e altri soldati volevano andare a divertirsi nelle locande di Parigi.  Doveva ritornare alla realtà.

Avrebbero sicuramente bevuto e forse avrebbero fatto a botte ma non se ne preoccupava.

Lei, come di consueto decise di passare la serata compilando  documenti e pratiche che aveva lasciato in arretrato. 

Era già molto  tardi ma non aveva sonno. Era una bella serata e il cielo stellato sembrava  colmo di piccole gemme preziose.

Sento che non riuscirò a soffocare i miei sentimenti ancora per molto…e che senso avrebbe  farlo…..non mi resta poi molto da vivere …..pochi mesi chissà. Dovrei pensare a me stessa una volta nella vita, solo a messa  stessa e a te Andrè.  Ma come potrei dirti che  sto per morire? Come potrei dare questo dolore a te che daresti la vita mille volte in cambio della mia?”

 

Ripensò al giorno in cui il padre stava per ucciderla perché si era macchiata di tradimento nei confronti della famiglia Reale. Andrè aveva cercato di salvarla e  poi si era offerto di morire con lei, prima di lei perché mai avrebbe potuto  assistere alla morte della donna amata. Pensò alla sua reazione in quel momento. Lei non aveva fiatato, non aveva mosso un dito per sostenerlo nella decisione di scappare con lei………….di prenderla in moglie. Ricordava  di essere rimasta impietrita  nell’udire quelle parole tanto ardite che mai avrebbe creduto di sentire da Andrè.  Sposarla, lui che non era nobile, come avrebbe potuto sposarla, sarebbe stato inconcepibile……vietato, impossibile.  Si era sorpresa a condividere  le ragioni del rifiuto che il padre con tono sprezzante elencava all’uomo.

Si vergognò dell’atteggiamento tenuto allora. 

Saresti morto per me, non ho dubbi………come posso dirti adesso che la mia vita  è finita? Come posso darti questo doloreAndrè” pensò “cosa devo fare non so come comportarmi. Io non ho mai provato  sentimenti così intensi per un uomo”. 

Si sorprese a fantasticare sull’amore tra un uomo e una donna,  su quanto dovesse  essere piacevole e intenso l’incontro di due amanti.

Si ricordò di una volta tanto tempo prima, quando  a Versailles, durante un’ispezione  lungo i corridoi della Reggia accompagnata dall’inseparabile Andrè,  aveva udito dei lamenti provenire dalla stanza di un nobile. La porta era rimasta socchiusa e i due giovani  si soffermarono a guardare all’interno. Quello che videro lasciò Oscar senza fiato. Il nobile era in compagnia di due  donne  e i tre si rotolavano nel letto compiendo atti talmente impudichi da non lasciare nulla all’immaginazione.

Andrè capendo il disagio di Oscar le disse  dolcemente “Questo non  è amore Oscar.  Non è quello che succede quando due persone si amano. L’amore può essere infinitamente bello e piacevole quando un uomo e una donna si appartengono  completamente nel corpo e nello spirito”. Lui l'aveva aguardata con un’espressione triste ma intensa. 

Lei aveva preferito soprassedere ed andarsene.  

Oscar sorrise ripensando all’imbarazzo provato quel giorno. Lui le aveva voluto fare capire che se c’è l’amore,  il sesso è  il connubio tra corpo e anima. E’ l’unione perfetta tra due esseri.  Un connubio che lei però non conosceva ancora.

 

 

Un rumore in lontananza la allontanò da questi pensieri. Erano gli uomini che rientravano in caserma dopo una serata di divertimento.

Si affacciò sul terrazzo e vide Alain che sorreggeva Andrè per un braccio.  Udì l’uomo dire ad Andrè di non preoccuparsi e che l’avrebbe portato in infermeria.

Si precipitò per le scale, li raggiunse temendo che fosse successo qualcosa di grave, ma appena fu loro vicino capì che i soldati  era sbronzi e che si erano sicuramente azzuffati. Andrè non nera certo grave, ma aveva una ferita al braccio e sul viso.

“Eilà comandante, ci siamo divertiti stasera sapete! Siamo un po’ ammaccati e Andrè ha bisogno di medicazioni” disse Alain che sembrava avere bevuto davvero parecchio.

“Forse è meglio che lo medichiate voi, io non mi reggo in piedi”. Devo avere bevuto una damigiana intera, per Dio!”.

 

Oscara osservava la scena con aria crucciata. “Non sono affari miei cosa fate quando siete in libera uscita ma non potete tornare sempre malconci”esclamò. 

“Si, si, avete ragione ma è così bello sbronzarsi e fare a botte, è l’unica cosa che ci rimane” rispose Alain l’aria di un bambino sgridato.

“Va bene, porto io Andrè in infermeria. Nessun’altro ha bisogno di medicazioni?”

La risposta fu negativa e se ne andarono immediatamente a letto.

Oscar fece sedere Andrè sul tavolo dell’infermeria.

La stanza era illuminata solo dalla tenue luce di una candela. Le ferite non erano profonde e lei cercò di pulirle con dell’alcool.

“Ahia…brucia”si lamentò lui con l’aria di chi è ancora un po’ alticcio. “Ma dai, non fare il bambino” lo canzonò lei mentre gli tamponava una ferita vicino al labbro.

La luce illuminava leggermente  il volto di Andrè. Era talmente bello e la guardava con aria sognante. La mano le tremò mentre si avvicinava alla ferita.

“Va bene, soffierò sulla ferita, pauroso!” e dopo averlo medicato si avvicinò con le labbra alla ferita soffiando leggermente.

Era così vicino alle sue labbra che le sembrava di sentirne il calore.

Si sorprese a desiderare immensamente di posare le labbra sulle sue, come era successo quella maledetta sera di molto tempo prima.

Ma ora sarebbe stato tutto diverso perché era lei a desiderarlo. Bastava così poco…..così poco……e si sarebbe persa definitivamente…

Un rumore improvviso la fece sobbalzare. “Ah, siete ancora qua?” Era Alain che  intuendo l’intimità della situazione avrebbe voluto scomparire.

“Beh…. scusate ma ero venuto solo …….a cercare qualcosa per il dopo sbornia, non mi sento affatto bene!”

“Abbiamo finito non ti preoccupare” lo rassicurò Oscar. “Comunque buonanotte” e se ne andò in gran fretta.

Alain e Andrè rimasero nella stanza. Alain era imbarazzato e sbigottito “Non vorrei avere interrotto qualcosa” scherzò Alain. “Figurati” disse Andrè sospirando. “Però per un attimo ho avuto la sensazione……..ma no, mi sbaglio…non può essere. Sono ancora un illuso Alain.

“Beh, il comandante era piuttosto imbarazzato.  Accidenti a me!”

Rientrata di corsa nelle sue stanze Oscar rifletteva sull’accaduto. “Forse è stato meglio così. Devo ancora riflettere…..”e arrossì pensando a quello che sarebbe potuto accadere quella notte stellata.

 

 

 

Non ci furono occasioni per scambiare quattro chiacchiere con Andrè. La vita in caserma era piuttosto frenetica e le comunicazioni tra le i e i soldati sempre molto formali.

Sentì bussare alla porta e si sorprese trovandosi a pensare che poteva trattarsi di Andrè.  La porta riaprì ed entrò Alain. “Comandante  siamo pronti per  la ronda  notturna in città.  Voi pensate di venire con noi?.

“Certo” rispose lei  “Ora scendo”.

Il sorriso di Alain non le piaceva affatto. Aveva l’abitudine di intromettersi in cose che non lo riguardavano direttamente e non apprezzava le battute di spirito con le quali si rivolgeva alle parlando di Andrè.  Sapeva però che  Alain era affezionato ad Andrè e che lo avrebbe protetto e aiutato in qualsiasi circostanza. 

Scese le scale e trovò  i soldati ad attenderla. Era aprile e  faceva un insolito caldo a Parigi. L’aria era afosa  e anche di notte non vi era uno sprazzo di vento.

Il compito era sorvegliare l’Opera  dove alla rappresentazione partecipavano membri dell’aristocrazia e della famiglia reale. 

Una parte dei soldati della guardia restarono a pattugliare l’ingresso, Oscar Andrè Alain e altri soldati  entrarono e arrivarono sino ai  palchi d’onore. 

Oscar notò M.me Adelaide, la sorella del Re che, seguita da una dama e un servitore si recava verso l’uscita del teatro senza scorta armata. Raggiunse la donna e con un inchino reverente le chiese di poterla scortare sino alla carrozza.

“Vi ringrazio Madamigella, siete sempre molto gentile”.

Mentre stavano per raggiungere la carrozza, in una frazione di secondo, si vide un uomo uscito da un vicolo oscuro  avventarsi sulla Principessa. Oscar non ebbe il tempo di intervenire. 

L’uomo le cinse un braccio intorno alla gola tenendo impugnato un filato coltello.

“ Dovete morire cos’ì l’austriaca capirà di cosa è capace la povera gente e la prossima sarà lei!” Oscar era ad un passo dall’uomo, i soldati erano a qualche decina di metri ma non potevano intervenire per paura dei mettere in pericolo l’ostaggio. 

 

“Fermi tutti" gridò Oscar, “non vi muovete”. Oscar non poteva fare altro che mantenere il sangue freddo e tentare di fare ragionare l’uomo.

“Non ti muovere soldato” gridò l’uomo “ altrimenti questa nobile è morta”. 

“Guarda che non hai scampo, sei circondato dai miei uomini e anche se riuscissi a fare del male a  M.me Adelaide non ne uscirai vivo”

“E tu credi che me ne importi?” gridò l’uomo “sono pronto a morire per la Francia! E tu non fare neanche un passo, anzi butta via la pistola e la spada!.

 

Oscar non potè fare  meno di obbedire.  Andrè e Alain  guardavano la scena impietriti.

“Ti propongo uno scambio” disse Oscar “perché non uccidi me al posto della Principessa? Sai, io sono stata al servizio della Regina per  molti anni, sono stata il comandante delle Guardie Reali e l’ho difesa, seguita e ammirata per venti anni. E sono una donna. Penso che se tu uccidessi  me la Regina soffrirebbe enormemente perché solo io sono in grado di proteggerla! O forse hai paura di affrontare una donna?”

 

“Quella donna è pazza Andrè” disse Alain, è disarmata che diavolo vuole fare? Vuole farsi ammazzare?.

Andrè non riusciva neanche a  respirare dalla tensione. “Dio Santo Oscar, devo aiutarti ma come? Cosa vuoi fare?

 

“Allora è così, hai paura di una donna in uniforme? Non vuoi ammazzare  l’amica della Regina? Non mi sembri poi un gran combattente!” La voce di Oscar era ferma e chiara.  

 

L’uomo invece sembrava confuso e tremava visibilmente. 

 

Improvvisamente si scosse,  lascio dalla presa M.me Adelaide che si accasciò  tramortita dal terrore provato e si scaraventò su Oscar  che era ad un metro da lui  gridando “Muori maledetta!”.

Con un movimento fulmineo Oscar  estrasse da sotto la giacca un coltello e  prima che l’uomo avesse il tempo di colpirla  mirò al collo e gli recise la gola.  

I  soldati e i presenti che nel frattempo si erano accalcati per vedere la scena si affrettarono ad avvicinarsi.

Soccorsero M.me Adelaide  accasciata a terra senza sensi e si accertarono che Oscar stesse bene.

L’uomo giaceva a terra in una pozza di sangue.

“Ve la siete vista brutta comandante” esclamò Alain con aria tesa  “pensavo foste disarmata”. 

“Beh, dopo tanto tempo passato tra di voi devo avere  imparato qualche piccolo trucco, non ti pare Alain?” rispose lei  abbozzando un sorriso.

“Già”, certi trucchi li usano solo i soldati un po’ rozzi!. Ma a volte sono utili, no?”.

 

Andrè era rimasto in disparte. Era sconvolto. Non aveva potuto aiutarla in nessun modo, si era sentito impotente. Sarebbe morto per lei ma non  aveva potuto  soccorrerla. Ma quanto era stata coraggiosa la sua Oscar. Mille soldati non avrebbero fatto di meglio.

Aveva sfidato la vita  rischiato la vita ancora una volta e ancora una volta si era salvata.

 

L’indomani tutto sembrava scorrere normalmente. Tra i soldati però non si faceva altro che parlare dell’accaduto e si tessevano le lodi del loro comandante. 

Alain bussò alla porta del suo ufficio.

La trovò  fredda e distaccata come al solito.  “ Cosa vuoi Alain?” 

“Volevo farvi nuovamente  i miei complimenti per ieri sera comandante”, Non ho mai visto nulla di simile! Gli avete tagliato la gola con un colpo solo. Io non avrei saputo fare di meglio.”

“ Non ero disarmata Alain, sapevo esattamente a cosa andavo incontro.

“La cosa strana” continuò Alain “ è che siete tanto coraggiosa da affrontare un pazzo omicida ma non avete il coraggio di guardarvi dentro e ammettere i vostri sentimenti per Andrè!”.

La guardava con aria di sfida.

Lei lo guardò tentando di lanciargli un’occhiata gelida.

“Come diavolo ti  permetti di parlarmi così Alain? Io non sono un tuo amico, sono il tuo comandante e non vedo come ti possa intromettere in cose che  non ti riguardano!”

La porta era socchiusa e  nessuno si accorse che Andrè era rimasto sull’uscio ad osservare la scena.

“Non sono affari miei ma Andrè è mio amico e  voglio solo il suo bene” ribattè Alain.  

“Comunque dato che devi sempre impicciarti di cose altrui sappi che quello che hai detto non è affatto vero. Io non amo Andre, io non amerò mai nessuno e non mi importa quello che tu pensi.

Questo dovete mettervelo testa e che sia chiaro. Io sono un soldato”.    

“Volete farmi credere che se Andrè decidesse di avere un’altra donna non vi importerebbe?” Alain aveva alzato la voce.

“Non mi importerebbe perché può decidere come vuole, può vivere la sua vita  qui o altrove, a me non importa! Anzi, almeno finireste di scocciarmi con questa storia!”.

Pronunciò queste parole con una durezza che sorpresero anche lei. Ma che diavolo aveva detto? Come aveva potuto dire quelle cose ad Alain?

Non voleva farsi schiacciare dalle insinuazioni di Alain ma forse aveva esagerato. 

Alain la stava ancora guardando con un’aria di sfida quando si accorsero che Andrè era dietro la porta e che aveva sentito tutto.

Un attimo dopo però scompare. Alain guardo Oscar e ironicamente disse “O forse avete ottenuto quello che volevate Comandante. Avete detto chiaro ad Andrè quello che è per voi, un servo, una presenza scomoda di cui non vedete l’ora di liberarvi.”

E detto questo se ne andò sbattendo la porta e lasciandola impietrita. 

Alain raggiunse Andrè nel corridoio  visibilmente scosso.

“Sono uno stupido Alain, come ho potuto sperare. Come ho potuto credere che lei potesse ricambiare i miei sentimenti? Sono un idiota!  Sono solo  un povero cieco, un orfano, un servo. Ma come ho potuto!

Aveva la testa tra le mani e dagli occhi verdi scorrevano calde lacrime.

“Non è una donna da amare Andrè, ti distruggerai se non la dimentichi. Devi togliertela dalla testa amico mio o finirai per impazzire.”

“Già, .lo so……ma non posso…non riesco…..sapessi quante volte  ho provato a dimenticarla Alain….è più forte di me…..io ho vissuto per lei …..solo per lei. La mia vita non avrebbe più senso senza Oscar. Mi è entrata nel sangue capisci?”. “

Ma che uomo sei”  pensò Andrè “stai impazzendo e provi quasi gioia dal dolore terribile che senti giorno dopo giorno, ogni volta che vedi i suoi occhi blu,ogni volta che ti sorride e ogni volta che la senti  ridere. Impazzirai Andrè….impazzirai per un donna che non sarà mai tua che non potrà mai ricambiarti. Hai vissuto nella sua casa ma sei solo un servo non dimenticarlo”.

   
 
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