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Autore: Herbologist    26/03/2010    2 recensioni
Il mattino dopo la battaglia, la Prof. Aurora Sinistra piange la morte dell'uomo che ha amato. Mentre tutti stanno celebrando la vittoria, lei vaga per i corridoi del castello senza meta, e fa una scoperta che le ridà la speranza. Piton/Sinistra
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Cari lettori, grazie per le vostre osservazioni ed i vostri meravigliosi incoraggiamenti. Non ero sicura se continuarla, ma non c'è niente di più motivante di postare un capitolo e ricevere molte risposte. La mia mente è entrata in modalità creativa e adesso ho delle grandi idee per trasformare questa in una vera e propria storia.

Sono una scrittrice lenta e ho ripreso a lavorare a tempo pieno, per questo chiedo scusa se impiegherò molto tempo ad aggiornare. C'è un modo in cui mi potete farmi scrivere più velocemente comunque: continuare a cliccare il tasto delle recensioni, funziona veramente!

Dei ringraziamenti molto speciali vanno a Mark Darcy per correggere e ricercare errori nel mio inglese, a besemperadreamer per la traduzione di questa storia per i lettori italiani a velocità lampo e a ZairaAlbereo per l'onesta critica e ore di fruttuose discussioni.

Ferito a Mezzanotte
Traduzione a cura di besemperadreamer

Alla chiara luce solare, niente di lugubre poteva essere percepito nella Stamberga Strillante. Era solo una sbilenca costruzione malmessa, non esattamente invitante, ma certamente non sinistra. Eppure, per qualche motivo che non riusciva bene ad identificare, Aurora non se la sentiva di aprirne la porta.La ragione le ricordava che a causa di quello che stava per fare, non avrebbe dovuto esserci nient'altro dall'altro lato, nessun corpo, niente sangue, niente di spaventoso. Forse era superstizione, ma decise che preferiva non scoprirlo. E così rimase all'esterno, mentre girava le manopole complicate del dispositivo d'argento che ciondolava intorno al suo collo.

Non aveva mai usato un GiraTempo prima. Era l'esperienza più meravigliosa che si potesse immaginare. Con ogni giro, il sole si avvicinava all'orizzonte a est. Mentre il sole spariva, guardò, affascinata, il cielo scurirsi e le stelle comparire nel firmamento, puntate nella direzione sbagliata. Quando la posizione delle costellazioni indicò la mezzanotte, smise di girare le manopole, ritrovandosi ancora al di fuori della Stamberga Strillante, titubante, domandandosi come esattamente dovesse procedere. Fu bruscamente scossa dai suoi ragionamenti quando la porta venne spalancata, quasi colpendola sulla fronte, facendola sprofondare maggiormente nell'ombra della costruzione.

Un momento dopo, l'ombra di una figura alta e sottile comparve, allontanandosi da lei, e la porta si chiuse con un forte rumore. La creatura aveva la testa calva, bianca come l'avorio, e lunghe dita ossute che non sembravano appartenere ad un essere vivente. Un serpente voluminoso era raggomitolato intorno alle sue spalle. Quando realizzò chi fosse, un freddo gelo corse lungo la sua schiena. Era lui, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, l'oscuro mago più malvagio e pericoloso di tutti i tempi. Sentì il bisogno di smaterializzarsi sul posto, ma, fortunatamente, lui non la aveva notata. Quando lui sparì nella foresta, Aurora tirò un sospiro di sollievo. Ed allora realizzò che cosa doveva essere appena accaduto all'interno della stamberga. Severus - questo era il suo momento per agire.

Pulì un piccolo angolo della sudicia finestra con la manica del suo abito, per poter scrutare all'interno. La scena che le si presentò davanti, illuminata dalla debole luminescenza della bacchetta di qualcuno, le fece quasi fermare il cuore.

La notizia di come e dove il Preside fosse morto si era sparsa come un incendio violento fra la folla riunita nella Sala Grande. Lei aveva udito solo le parti cruciali dalla conversazione di un gruppo di allievi che sedevano al tavolo, e quello che aveva sentito l'aveva fatta sentire così debole e nauseata, che aveva sentito il bisogno di lasciare i festeggiamenti per ritirarsi in un posto isolato e all'aria aperta. Ma vederlo con i suoi stessi occhi era decisamente peggio. Severus giaceva sul pavimento, scosso da spasmi, in una pozza del suo stesso sangue. La sua mano stava disperatamente afferrando il suo collo. “Deve provare così tanto dolore” pensò con il suore spezzato.

Harry era inginocchiato al fianco dell'uomo morente, i suoi due amici in piedi dietro di lui. Lei guardò, mentre Severus dava le sue memorie al ragazzo che, conseguentemente, avrebbe vissuto. Impaziente, attese che i ragazzi andassero via, ma loro rimasero semplicemente fermi a guardare, scossi da ciò di cui erano stati appena testimoni, o poco disposti ad aiutare a causa del loro odio per il mago sul pavimento. Avrebbe voluto correre all'interno, scuoterli e dire loro di andare a chiamare Madame Pomfrey. Ma sapeva che non doveva permettere loro di vederla. E così attese. Con ogni secondo che passava, la sua ansia aumentava, fino ad arrivare a livelli quasi insopportabili. Severus aveva smesso di muoversi ed era disteso immobile con gli occhi chiusi. E se fosse già troppo tardi? Se fosse già morto? La voce della ragione all'interno della sua testa le diceva che tutto sarebbe andato bene, che data l'assenza del ritratto, lei doveva essere riuscita a salvarlo. Ma il suo cuore non voleva ascoltare e batteva contro le sue costole come un uccellino disperato intrappolato all'interno della propria gabbia.

Alla fine, i ragazzini sparirono da qualche parte nella parte posteriore della stanza. C'era un porta sul retro? Sollevata da quell'attesa forzata, Aurora corse all'interno, la piccola fiala di lacrime di Fenice pronta all'uso. S’inginocchiò al lato della forma prona di Snape e sfibbiò il colletto ed i lacci dei suoi abiti con mani tremanti, esponendo le profonde ferite a puntura nel suo collo, da cui il sangue ancora sgocciolava in un flusso costante. Lasciò cadere alcune gocce del liquido madreperlaceo su esse. Quando toccarono la sua pelle, bollirono, volatilizzandosi in un fumo argenteo e le ferite sparirono semplicemente. Stupita, lasciò la sua mano vagare lungo la perfetta pelle pallida, che ora era miracolosamente intatta e si meravigliò del potere curativo contenuto all'interno di quella piccola fiala. C'erano ancora alcune gocce rimaste, che lei versò nella sua bocca semiaperta, prima di sedersi indietro e aspettare con nervosa anticipazione che lui si muovesse.

* * *

Se c'era qualcosa di cui Severus Snape era rimasto veramente sorpreso, era quanto facile fosse morire. Doveva ammetterlo, il dolore che si è espanso dal suo collo in tutto il suo corpo era orrendo, ma presto anche quello sarebbe finito. L'unica cosa che aveva importanza era che avesse compiuto la sua missione, anche se esalando il suo ultimo respiro, e che avesse consegnato il messaggio di Silente.

E così, con un ultimo sguardo negli occhi verdi del giovane mago piegato sopra di lui, si era concesso di mollare tutto. I suoi muscoli, che fino a un momento prima si contraevano senza controllo a causa del veleno che scorreva nelle sue vene, ora erano flaccidi, e lui ne aveva perso ogni controllo. Anche i suoi sensi sembravano non rispondere più, ma l'immagine di quegli occhi verdi persisteva nel profondo della sua coscienza.

Adesso appartenevano ad una bella giovane donna con ardenti capelli rossi. Il suo viso era raggiante e la sua risata, chiara e pura come il canto di un uccello, riverberava nella sua testa. Era così grato che fosse lei ad accompagnarlo in quell'ultimo viaggio, rispetto a tutti gli altri volti che infestavano normalmente i suoi sogni. Si sentiva inconsistente e confuso, e la testa gli girava. Era come se stesse ballando con lei, volteggiando sempre più, sciocchi e liberi da ogni preoccupazione come due bambini.

Alla fine, il dolore si arrestò, e venne sostituito da una piacevole sensazione di calore. Poteva sentire mani delicate toccargli il collo. Lei lo stava realmente toccando! Era meraviglioso e si ritrovò semplicemente a sperare che lei sarebbe rimasta lì per tutta l'eternità. Poteva anche tastare qualcosa di dolce nella sua bocca. Era possibile? L'aveva baciato? Desideroso di scoprirlo, si rese conto che poteva muovere le sue palpebre di nuovo, o almeno ne aveva la convinzione, e decise di schiuderle per dare uno sguardo adeguato alla situazione. Quando lo fece, una debole luce investì le sue pupille e, lentamente, mise a fuoco l'offuscata figura davanti lui. Ma una volta che riconobbe le sue forme, ne rimase deluso.

“No… Non tu…" gracchiò.

L'aveva contata fra le persone rimaste in vita e si addolorò nel vederla lì. Un'altra vita persa. In qualche modo, si sentiva come se fosse colpa sua. Lei non aveva un bell'aspetto. I suoi capelli erano scombinati, il suo viso era cinereo ed i suoi occhi sembravano gonfi. Sperò soltanto che non avesse sofferto.

Lei lo guardò, leggermente offesa, ma non disse niente.

Lui si schiarì la gola per riguadagnare il controllo della sua voce. “Come sei morta?" domandò, ancora suonando un poco rauco.

A quelle parole, lei esplose improvvisamente in una risata, una risata che suonava stranamente allegra.

“Non sono morta, Severus, e neanche tu."

Che cosa? Cominciò a sentirsi irritato. Che cosa stava succedendo? Dove era Lily, e che cosa ci faceva lei qui?

“Che diavolo ci fai qui, Aurora?" ringhiò.

“Non è meraviglioso? Il potere curativo delle lacrime di Fenice..." cinguettò, sollevando la piccola fiala che lui riconobbe appartenere al suo ufficio.

Prima che potesse protestare, lei gli aveva messo un'altra bottiglia sulle labbra ed aveva versato il relativo contenuto nella sua bocca. Lui non ebbe altra scelta che inghiottire, per evitare di rimanere soffocato. E se aveva bisogno di qualche altra cosa in più per convincerlo che fosse, di fatto, vivo, il gusto metallico della Pozione RimpolpaSangue tolse ogni dubbio a riguardo. I suoi occhi le lanciavano occhiate affilate.

“Per la barba di Merlino! Non potevi lasciare un uomo morire in pace?" saltò su appena riguadagnò il respiro.

“Ed io che pensavo saresti stato riconoscente..." rispose con una traccia del suo secco senso dell'umorismo. “Non ti preoccupare...Sono sicura che un Professore di Pozioni come te può produrre qualcosa per raggiungere lo stesso obiettivo con meno dolore e maggior dignità. Almeno ora hai la possibilità di scegliere.."

Non era sicuro di volere quella scelta. Aveva fatto appena pace con il mondo e non era per niente felice di ritrovarsi gettato nuovamente dentro. Per un momento, rimase silenzioso, mentre cercava di ricordarsi che cosa fosse successo poco prima e che cosa avrebbe dovuto fare dopo.

Ah, sì. C'era ancora una battaglia da combattere.

“Tieni, bevi." disse, estraendo un'altra bottiglia dai suoi abiti.

Lui la strappò rapidamente dalla sua mano, prima che lei avesse la possibilità di forzarlo a bere e diede un'occhiata all'etichetta.

“Che cosa ti ha fatto sentire in diritto di saccheggiare il mio armadietto delle pozioni?" la rimproverò, ma in un tono che sbordava nel conciliatorio. Il suo Filtro Rinvigorente - aveva la sua approvazione. Svitò il tappo e prese un sorso, prima di offrirla a lei. “Mi sembra che anche tu ne abbia bisogno."

Lei scosse vigorosamente la testa, uno sguardo di disgusto sul suo viso. “No, grazie, sto benissimo."

“Fa come credi, " brontolò e, con un sorso, si scolò la pozione restante.

Quello che seguì fu un silenzio lungo e scomodo. Lei non aveva ancora risposto alla sua domanda e lui non riusciva ad immaginare perché un membro del personale sarebbe dovuto accorrere alla Stamberga Strillante mentre Hogwarts stava combattendo la battaglia delle battaglie. Perché diamine avrebbe dovuto sprecare quelle preziose lacrime di Fenice su un Mangiamorte, per salvarlo da un destino che tutti avevano sicuramente sperato?

Anni fa, aveva condiviso un certo grado di intimità con la giovane attraente Professoressa di Astronomia, ma si era domandato sempre che cosa mai vedesse in lui, per concedersi così volentieri. E di certo, proprio come gli anni di servizio per l'Ordine della Fenice, anche quello non contava più niente? Ma ora, quella domanda era il minimo delle sue preoccupazioni. Aveva dato a Potter le sue memorie, un atto di disperazione assoluta che lo fece rabbrividire ora che l'aveva ricordato. Non doveva essere troppo tardi per fermare il ragazzo. Doveva tornare indietro nel suo ufficio ed intercettare Potter prima che potesse usare il Pensatoio che Silente gli aveva lasciato. Allora avrebbe potuto continuare con il suo piano originale.

Finalmente, si sentiva abbastanza bene da potersi alzare. Toccò la tasca dei suoi abiti per controllare la sua bacchetta e fu soddisfatto di costatare che fosse ancora al suo solito posto. Sentiva una sensazione umida e appiccicosa al posto di quella familiare della lana grezza del suo cappotto, il ché gli fece realizzare di essere coperto di sangue, il suo stesso sangue. Si mosse di nuovo per la sua bacchetta, questo volta prendendola dal suo mantello. Mentre scagliava un incantesimo pulente rimase soddisfatto nel vedere che i suoi poteri non avessero risentito del trauma. Le lacrime di Fenice erano proprio una sostanza meravigliosa. Si sentiva ancora un po’ rigido ed i suoi muscoli dolevano ancora, ma riuscì a levarsi in piedi con un movimento rapido e camminò verso la porta zoppicando leggermente.

“No, no, no, rimani qui!" ordinò lei, “Che cosa credi di fare?"

Si voltò e la fissò con uno sguardo sprezzante. “Il mio lavoro." rispose con un tono di chi sta dichiarando una cosa evidente.

“Non capisci, Severus. Ho viaggiato indietro nel tempo per salvarti. Eri - voglio dire, tutti pensano che tu sia morto. I ragazzini ti hanno visto morire. Non puoi uscire là e tornare ad Hogwarts come se niente fosse. E poi, prima che il sole sorga, Harry avrà ucciso il tuo Oscuro Signore e non avrà bisogno del tuo aiuto..."

Sembrò che gli ci volle un momento per elaborare completamente l'informazione. Aurora osservò la forma torreggiante del mago scuro di fronte a lei, sentendo la pelle d'oca sotto l'intensità del suo sguardo penetrante. Non riusciva a ricordarsi quando era stata l'ultima volta che era stata così vicina a lui. Si è levata in piedi, per mettersi all'altezza dei suoi occhi.

“Stai forse insinuando che sei tornata indietro dal futuro?" chiese sospettoso, i suoi occhi che si assottigliavano quasi impercettibile. “Ti spiacerebbe spiegarmi come sei riuscita in una tale impresa?

Invece di rispondere alla sua domanda, lei indicò semplicemente il pendente d'argento elaborato che ciondolava dalla relativa catena intorno al suo collo.

“Un GiraTempo? Dove l'hai preso?"

“Dal tuo ufficio, era proprio sotto il tuo enorme naso, " rispose con un sorriso compiaciuto.

Una traccia di sorpresa comparve sul suo volto. Chiuse gli occhi prendendo il ponte del suo naso tra pollice e indice.

“Maledizione, quella vecchia volpe sleale..." borbottò. “Albus ti ha mandato qui? Ha trovato un altro burattino per le sue richieste?"

Aurora si sentì in dovere di difendere l'anziano mago. “Sono venuta di mia spontanea volontà."

“Perché? Perché me? Non c'erano vittime più degne di essere salvate?"

“Sei realmente così stupido, Severus? Certamente un uomo del tuo intelletto avrebbe dovuto capito ormai."

“Lasciami indovinare… Così da poter continuare a seccarmi?"

“Devo proprio dirtelo chiaro e tondo? Perché ti amo!"

Lui sussultò come se fosse stato schiaffeggiato. Aurora rabbrividì interiormente alle sue stesse parole, imbarazzata da quanto ridicole fossero suonate, dopo averle veramente pronunciate. Ma allo stesso tempo si sentì sollevata. Ecco, adesso aveva gettato tutte le carte in tavola. Almeno non si sarebbe domandata tutta la vita 'E se'. Sperò che lui le rispondesse con una battuta sarcastica, ma lui rimase semplicemente a guardarla. Lo sguardo indagante nei suoi occhi neri era scomodo tanto quanto quel silenzio. Se soltanto avesse saputo cosa gli stava passando per la testa. Poteva dire che era molto, anche troppo, probabilmente.

“Che cosa ti aspetti che ti dica, Aurora?" disse infine. “Che anche io ti amo? Non sono capace di amare. Non essere infelice. Avresti dovuto lasciarmi morire."

Lei provò a non mostrare quanto l'avessero ferita quelle parole, ma le sue guance erano in fiamme, tradendo i suoi migliori sforzi. Ed allo stesso tempo era impaurita, aveva paura che lui se ne sarebbe semplicemente andato via, che non lo avrebbe mai più rivisto.

“Beh, sei libero di ricominciare da zero, Severus, cominciare una nuova vita. Vuoi realmente essere un bastardo solitario ancora una volta? Potrei venire con te, tenerti compagnia..." Era felice che fosse riuscita a parlare senza far tremare la sua voce.

“Assolutamente no. Sai che non amo la compagnia." rispose freddamente.

“C'era un periodo in cui sembravi godere la mia..."

“Mi hai sentito, Aurora. Posso avere avuto dei momenti di debolezza nel passato, ma questo non è uno di quelli."

Come era possibile che una voce così profonda e vellutata potesse trasportare parole affilate che sembravano pugnalate nel suo petto? Era realmente questo che sentiva riguardo alla loro relazione passata, riguardo a quelle stesse memorie che lei serbava ancora nel suo cuore come il migliore periodo della sua vita? Realmente riteneva che fossero nient'altro che un momento di debolezza, un errore? Aveva sempre attribuito il suo comportamento freddo verso lei al suo ruolo difficile di spia, al suo senso del dovere ed al pericolo costante in cui si trovava. Ma ora, quale era la sua giustificazione? Lei era lì, avendogli appena salvato la vita, pronta a seguirlo dovunque dovesse andare, e lui aveva appena liquidato i sentimenti che lei provava e li aveva usati per ferirla. Si sentì male quasi fisicamente, sentì le sue ginocchia deboli ed un nodo doloroso si formò nel suo petto. Se soltanto avesse avuto alcune di quelle lacrime di Fenice rimaste, per arrestare l'emorragia all'interno del suo cuore. Ma tutto quello che aveva era un'altra bottiglia delle sue pozioni e si domandò persino perché l'avesse portata lì. Mettendosi un'espressione coraggiosa, prese il piccolo flacone e lo passò a lui.

“Ti auguro buona fortuna allora, Severus," disse freddamente, incontrando i suoi occhi senza batter ciglio, anche se internamente si sentiva come un agnello condotto al macello.

Snape esaminò l'articolo nella sua mano con fare domandante, prima di prenderlo con un brusco cenno del capo. Alzò un sopracciglio, mentre studiava l'etichetta con un'espressione sdegnosa sul suo viso ed infine fece scivolare il discutibile oggetto nella sua tasca.

Poi girò i tacchi, e, in un vortice di vesti nere, era sparito.


Note della traduttrice: ciao a tutti^^
Ecco pronto il secondo capitolo...sfortunatamente la scrittrice non ha ancora pubblicato il terzo perciò ci sarà da aspettare ma credo proprio che ne varrà la pena, personalmente mi sono già innamorata della sua storia^^
Grazie mille a chi ha inserito la storia tra le seguite, e chi ha speso un  pò del proprio tempo per lasciare un commento come
Jiulia Weasley: sono contenta che il pairing ti appassioni, anche io conosco la fanfiction di Shes_a_star, veramente divertente ed ironica, ma qui la nostra Aurora non è esattamente come quella descritta lì, ed il bello, come dicevi, è proprio questo:-) spero che questo capitolo abbia risposto in maniera soddisfacente alla tua domanda sul canon. Continua a seguirci!
sS_FrA_sS: grazie per i complimenti sulla traduzione^^ e grazie ovviamente da parte dell'autrice. Sono felice di poter condividere storie che mi piacciono con altri lettori, mi diverto moltissimo a tradurle dall'inglese e mi esalto se le persone apprezzano e seguono^^
erigre spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto^^

Alla prossima!!!!
  
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