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Autore: Ary88    26/03/2010    7 recensioni
Dimenticate completamente la versione ufficiale del manzoni, qui Lucia sarà tutt'altro che una santa, e tutto sarà rovesciato. La storia è ambientata in Sicilia.
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                   Versione riveduta e corretta de “ I promessi sposi”

       Capitolo I: Incontro di Don Babbondio con i bravi, e il           dialogo con Peppetua.

 

In quel ramo del lago di Ganzirri che volge vero il mezzogiorno, sulle rive del suddetto lago siculo, appunto, c’erano tante ripide e sassose stradine. Su una di queste malmesse mulattiere, piene di buche e di rovi, tornava beato dalla sua usuale passeggiata un vecchio parroco di nome Don Babbondio. Il tranquillo curato leggeva il breviario, e non badava assolutamente a dove metteva i piedi. Infatti, in cinquecento metri di strada, riuscì ad inciampare almeno una dozzina di volte, e a cadere in tutte le buche. Stufo, ormai, di questa specie di Via Crucis Don Babbondio svoltò a destra per tornare al suo paesello. Iniziò a percorrere la nuova, e peggio messa strada, quando si fermò improvvisamente.”Mi… proprio a me doveva capitare! Porca…!” imprecò il parroco a mezza bocca. Aveva, infatti, visto due bravi, cioè due onesti cittadini che si guadagnavano il pane rinfrescando le spalle a qualche debitore insolvente per conto di un signorotto. Uno dei due bravi si avvicinò al prete, e, con un forte accento siculo, gli disse:” Buongiorno, signor curato!”, e Don Babbondio, trattenendo a stento la cagarella, chiese:”Sa…sa…salve, co…co…sa…comandate?”, e l’altro bravo, dandosi una raffinatissima grattata ai gioielli di famiglia, disse.”Allora, lei ha l’intenzione di maritare Renzo Travaglino e Lucia Porcella, vero?”, e il coraggiosissimo prete, inchinandosi, rispose con voce umile.” Miei signori, sapete bene come stanno le cose. Questi ragazzi combinano i pasticci, e poi vengono dal parroco per rimediare. Che ci posso fare io?”, e il bravo, sputando a terra, disse:”Questo ca… di matrimonio non si deve fare! Perché sennò Tony Rodrigo le procurerà un biglietto di sola andata per l’aldilà! Ha capito?”, e il parroco, impallidendo, annuì. Poi i due bravacci se ne andarono, cantando una canzone d’osteria. Don Babbondio, che come si è visto, era un uomo di grande forza morale, coraggio e fede cristiana, tirò un potente bestemmione contro i due sposi, e contro sua madre che lo aveva costretto a prendere i voti, e corse a velocità supersonica verso casa. Appena arrivato, entrò in cucina, ed urlò:” Peppetua!Peppetua! Dove ca… sei?”. In cucina entrò una specie di arancino con i piedi che teneva in mano un fiasco di vino, costei era Peppetua la serva. Ella, sbattendo con malagrazia il fiasco sul tavolo, sbottò:”Cosa volete? Ero impegnata!”- guardò meglio il padrone-“ Matri santa? Che fu? Avete visto il diavolo?”. Il prete si sedette, e:”Niente fu, niente! Fatevi i fatti vostri, e datemi un poco di vino!”. Peppetua, mangiata viva dalla curiosità, disse.”Come!?! A mia mi diciti “ fatevi i fatti vostri”, a me, la vostra affezionatissima serva! Avanti, parlate, sfogatevi, che io muta sono!”. Don Babbondio ribatté debolmente:” veramente, muta proprio non siete! Ogni volta che vi racconto qualcosa, dopo cinque minuti lo sa tutta la Sicilia!”. Peppetua, portandosi una mano al petto con aria sconcertata, esclamò:” Ma che dite! Io pettegola!?! Ma se io sono una tomba!”, e il prete:”Semmai, porterete me alla tomba! Non negate di essere una gran pettegola! Al posto della bocca avete la Cloaca Massima!”. Peppetua non si diede per vinta, e tanto frantumò le scatole al povero prete, finché questi, pur di non sentirla, le raccontò tutto. Ascoltato attentamente il racconto, Peppetua urlò:”Disgraziato! Figlio di buona donna, di un Tony Rodrigo!”, e Don Babbondio, cercando di zittirla:” Min…! Vi state zitta! Mi volete consumare!”, e Peppetua, prendendo penna , carta, e calamaio, disse.” Voi dovete scrivere all’arcivescovo, e chiedere aiuto!”. Don Babbondio, tirando un pugno sul tavolo e bestemmiando come un turco, urlò:” Ma che siete pazza!?! Tony Rodrigo se parlo mi fa il cappotto di legno! Ma va’ a pulire, cretina!Ora io, invece, penso a qualche scusa da inventare a quel cornuto di Renzo Travaglino!”. Presa questa ottima decisione, l’astuto parroco se ne andò a dormire.   

   
 
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