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Autore: yesterday    01/04/2010    14 recensioni
Non è mai una scelta vantaggiosa condividere una stanza di quattro metri per quattro con il tuo ex ragazzo. Soprattutto se l'ex ragazzo in questione è Akito Hayama, e siete più o meno in pessimi rapporti.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Aya Sugita/Alissa, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No, non è un pesce d'Aprile: sto veramente aggiornando. Sono un po' in anticipo sulla tabella di marcia, lo so. Ma preferisco postare ora che magari ritrovarmi con l'acqua alla gola durante il week-end di Pasqua (e Pasquetta, più ritorno a scuola), che già lo so, sarà tremendo. Con l'occasione auguro a tutti di passare un fantastico week-end pasquale.

E tra le righe il messaggio: se riesco a scrivere i capitoli così in fretta il motivo c'è. Siete voi. <3

 

 

1.12 War: a period of fighting or conflict between countries or states. (part two)

 

 

Il buio, a dir la verità, non mi era mai piaciuto.
E Akito lo sapeva bene. Anzi, lo sapeva benissimo, ed io ci avrei scommesso qualsiasi cosa che dietro a quei respiri calmi e regolari se la stava ridendo, silenziosamente, come un perfetto bastardo.
Non che avessi paura del buio... semplicemente, mi intimoriva. E per quanto un tempo fosse bastato il semplice respiro di Akito a tranquillizzarmi, le cose ormai erano inevitabilmente cambiate.
Mi rigirai un paio di volte nel letto, sbuffando.
Oltre a ciò, il nervosismo post dichiarazione di guerra non conciliava affatto il sonno. Come diavolo si era permesso di chiedermi un favore del genere? Beh, non favore... Quella era un'imposizione bella e buona!
« Sana, cortesemente, la smetti di rigirarti nel letto? Io ho tutta l'intenzione di dormire. »
Soffocai un ringhio. Lo detestavo, lo detestavo, lo detestavo!
« Scusa » masticai, voltando le spalle alla sua parte di stanza, quasi a voler far calare un pesante sipario.
Era odioso, tremendamente odioso. In tutto quel che faceva.
Andiamo! A quale persona con un cervello mediamente funzionante sarebbe mai saltato in mente di chiedere alla propria ex fidanzata di alzare le tende perchè il signorino aveva, diciamo, da fare?
Non...non è normale!
Mi girai sull'altro fianco. Non avevo nemmeno la consolazione di un misero display di sveglia, dato che il principino, al contrario di me, amava il buio più completo.
« Kurata » mi rimproverò.
« E che diamine! Colpa tua e del tuo adorato buio pesto! Lo sai, no? »
« Che a diciott'anni hai ancora paura del buio? Sì, lo so »
« Non ridere! » perchè era palese, che stava ridendo sotto ai baffi. Glielo sentivo nella voce. Maledetto. « Ne ho quasi diciannove. E poi non ho paura »
« Ah, certo che no. Ho giusto un paio di esempi... » non proseguì oltre.
Eppure mi era bastata quell'allusione, per ricordare a cosa si riferisse.
Ad anni di abbracci possessivi nel cuore della notte, ad esempio. O magari a quella stupida stellina fluorescente che avevo attaccato sul soffitto di camera sua, a Tokyo – e che, non meno importante, lui aveva accettato di appendere. O forse ad entrambe le cose insieme.
Valutai lentamente quante cose fossero cambiate, e non riuscii a risparmiarmi un sorriso amaro. Strinsi il cuscino.
Io ci avevo creduto veramente.
Ma nonostante la dedizione e la speranza... mi ritrovavo chiusa in una camera troppo piccola per tutto l'imbarazzo che conteneva, e per quei due letti singoli che rappresentavano più che mai la fine, sincera e senza via di scampo.
Ma forse era meglio così. Il destino aveva programmi diversi per entrambi. Però, che peccato.
E per di più, avrei dovuto davvero trovarmi un impegno fisso per il venerdì sera.
Ci pensai su. La palestra, magari.
Scartai a priori l'idea. Non ne ero certa, ma mi sembrava alquanto improbabile che le palestre fossero aperte fino a, che so, l'una di notte.
Magari avrei davvero potuto andare da Fuka.
O magari avrei semplicemente fatto prima a cercarmi un fidanzato.
Al contrario di Akito, la mia vita sentimentale aveva smesso di ingranare nella maniera più assoluta. Il mio problema – non prendiamoci in giro, era un mio problema – era che mi stancavo troppo presto. Orribilmente troppo presto, quasi il mio cuore non avesse esaurito l'amore.
Sana, che melodrammatica. Lanciai nell'oscurità un'occhiataccia verso quello lì.
Sapere che l'amore si era estinto a causa sua rendeva il fatto più spiacevole di quanto già non fosse.
Mi consolai pensando che avevo avuto, almeno, la mia piccola rivincita dopo soli dodici secondi e mezzo: la sua espressione alla mia richiesta era stata davvero impagabile, non era riuscito a spiccicar parola e, cosa positiva, aveva le mani assolutamente legate. Se io dovevo togliere il disturbo avrebbe dovuto farlo anche lui, volente o nolente. Ah ah!
Tesi le orecchie: respirava ancora tranquillo. Che si fosse addormentato? Beato lui.
Provai sinceramente a tranquillizzarmi, optando per quell'esercizio che avevo letto in una rivista; bastava rilassare ad uno ad uno i muscoli del corpo, e prima o poi sarebbe dovuta arrivare la tanto attesa perdita di coscienza. Cominciai dalle gambe, ma ahimè, l'operazione si rivelò più ardua del previsto, così ci rinunciai.
Con calcolata lentezza scesi dal letto e, pregando i Kami che la moquette non scricchiolasse sotto ai miei piedi, riuscii a raggiungere la porta, che mi chiusi velocemente alle spalle.
E fui esageratamente felice di trovare le luci ancora accese.
Presi un bicchiere dal tavolo e lo riempii d'acqua fino all'orlo.
« Sana, sei tu! » Sugita era sul divano con un pesante libro davanti; non l'avevo notata.
« Sì, avevo sete »
Mi fissava interrogativa dallo schienale del divano in pelle.
« E' davvero così tanto difficile, questa situazione? » calcò volutamentela parola.
Trangugiai l'acqua in un solo sorso e mi preparai a spiegare, anche una tarda come me aveva capito a cosa si riferisse con “questa situazione”.
« Beh » cominciai « Non è  di certo una passeggiata. E il più delle volte è anche imbarazzante, che tu e Tsuyoshi ci crediate o meno »
La raggiunsi sul sofà, sedendomi all'altro capo.
Lei chiuse il libro, sospirando. « Mi dispiace. Dovevamo cercare qualcosa di più grande »
Ma nella mia testa più spazio significava affitto più alto, e di certo non ce lo potevamo permettere: per quanto fossimo stati tutti così fortunati da trovare anche un lavoro, l'università costava parecchio.
Le sfiorai una spalla, coperta da un pesante maglione rosa. Il suo pigiamone preferito. E provai l'irrefrenabile bisogno di rassicurare la mia piccola Sugita.
« Non dire scemenze. Una casa più grande costa di più. E tanto io e Akito avremmo trovato comunque il modo per litigare, stanne certa » terminai in una smorfia.
Ed era la verità. Per quanto mi costasse ammetterlo, la stanza in comune era solo la goccia, dietro c'era un vaso intero colmo d'acqua. Tanto per restare in tema, osservai guardando il bicchiere ormai vuoto che tenevo tra le mani.
« Certo che siete due teste dure »
Mi finsi colpita dall'affermazione. « Ehi! Offendi lui e basta, grazie! »
E scoppiammo a ridere, abbracciandoci.
« Oltretutto » tornai seria « stamane mi ha svegliata con una doccia ghiacciata. Come se non fosse già abbastanza gelido di suo »
Aya alzò gli occhi al soffitto e appoggiò il mento sulle ginocchia, senza guardarmi. « Non cambierete mai »
Ero d'accordo.
« Sana, posso dirti una cosa? » azzardò, guardandomi di scorcio. Era imbarazzata.
Annuii.
« Non ti nascondo che in parte io e Tsuyoshi speravamo che questa convivenza forzata vi avrebbe riavvicinati. E mi dispiace che non sia così »
Fu il mio turno di evitare il suo sguardo indagatore.
Lo sapevo, che ci avevano sperato, per quanto sia io che Hayama da un anno continuassimo a ripetere che non saremmo mai più tornati insieme.
« Siamo troppo testardi per tornare indietro, e poi è meglio così. »
Ci pensò per un attimo. « Ma lo dici perchè  sei abituata a dirtelo, o perchè lo pensi realmente? » mi si avvicinò, curiosa.

« Aya, vieni a dormire? » ci interruppe,  per fortuna, Tsuyoshi.
« Dai, a nanna! Continueremo il discorso un'altra volta » mi congedai rapidamente io, alzandomi dal divano.
Appoggiai il bicchiere sul tavolo e augurai ad entrambi la buonanotte.
Ero sinceramente tentata di dormire sul divano, il led rosso del televisore e una possibile lampada accesa erano davvero allettanti, ma mi costrinsi a ritornare in camera.
Chiusi piano la porta, regolando il mio respiro su quello calmo di Akito e sempre con la massima cautela arrancai a tentoni fino al mio letto.
Mi strinsi nelle coperte e chiusi ermeticamente gli occhi.
Ero davvero grata a Tsuyoshi per averci interrotte, a quella domanda non avrei proprio saputo cosa rispondere.
Non sapevo effettivamente perchè fosse “meglio così”. Era e basta.
Ah, Aya si faceva troppe domande e troppi problemi.
Affondai la testa nel cuscino. Dannazione, non riuscivo a dormire, e l'indomani sarei dovuta andare alla radio con Fuka, motivo per il quale non potevo permettermi di certo un atteggiamento da sonnambula. Dovevamo aiutare le persone, per la miseria! Una conduttrice semi addormentata non era il massimo.
E fu proprio nel cuore della notte, chissà quando, che mi disfai delle coperte e con attenzione raggiunsi il letto di Hayama, facendomi un po' di spazio.
Mi infilai meglio sotto alle sue lenzuola e mi resi conto di non essere per niente imbarazzata, quando le sue braccia mi accolsero involontariamente, stringendomi a lui.
Dopotutto, lui dormiva, ed io ero lì solo perchè avevo la  necessità di almeno quattro ore di riposo.
Sospirai più tranquilla. Quel  fottuto donnaiolo con cui ero in guerra mi conciliava il sonno, decisamente.

 

***


« Kami! Non ci credo che ti abbia chiesto una cosa del genere! » sbottò la mattina successiva Fuka, dopo che le ebbi raccontato le vicende.
Fuka viveva con il suo ragazzo – Takaishi – in un appartamento dall'altra parte della città. La distanza mi dispiaceva, ma la potevo tranquillamente raggiungere in tram e in ogni caso l'avrei rivista un giorno sì e un giorno no allo studio di registrazione. Lei non studiava più, e aveva tutta l'intenzione di aprire un locale, motivo per cui, oltre al nostro programma, ne registrava un altro paio di tipo musicale – una top 20 e un non ricordo assolutamente cosa.
« Sì » ingoiai l'irritazione insieme ad uno snack che avevo preso cinque minuti prima alle macchinette automatiche « ma l'ho ripagato con la stessa moneta! »
« Cosa gli hai detto? » strabuzzò quasi gli occhi, in preda alla curiosità.
Mi dondolai sulla sedia girevole e con aria di sufficienza spiegai: « L'ho gentilmente costretto a levarsi dai piedi il sabato sera »
Mi strinsi nelle spalle, e lei sorrise.
« Nuova fiamma, Kurata? » ammiccò.
« Oh, no davvero. Ma lasciamogli credere che sarò impegnata a fare chissà che, mentre in realtà mi gusterò un bel film e una porzione maxi di popcorn! »
« Ben gli sta! Così vede che s'è fatto scappare! »
La mia amica, al contrario di Tsuyoshi ed Aya, non  sperava più che io ed Akito tornassimo insieme. Era invece fermamente convinta che ci fossimo lasciati per colpa sua, e non perdeva occasione per rifilarmi frasi del genere, quasi fossero una consolazione per il mio – del tutto ipoteticamente – cuore spezzato.
E detto fra noi, non sapevo quale reazione fosse peggiore, tra le due. Come si suol dire, stavo tra  l'incudine e il martello.
In più, il giorno successivo si prospettava come un fantastico...  venerdì.
« Comunque » proseguì, nel tempo nemmeno lei era cambiata, la parlantina di certo non l'aveva persa « domani se vuoi puoi venire a trovarmi. Obbligherò Takaishi ad uscire con i suoi amici »
« Ma no » mi sentii colpevole « Non serve. Troverò qualcosa da fare, sta tranquilla... »
« Kurata, diamine, ci vivo insieme! Se passiamo una sera divisi non c'è davvero nessun problema! Così mi dici anche che te ne pare dell'appartamento »
Sospirai. « Oh, e va bene. Ma sicura che non sia un distubo? »
Mi sentivo un po' un peso, ma davvero non vedevo alternative.
Fuka sbuffò sonoramente. « Sana, eddai! Ho detto che va bene, anzi, ti ho invitata io... non farti problemi, assolutamente » e sorrise.
Alzai le braccia in segno di sconfitta. « Okay, okay, domani sera alle otto e tre quarti sono da te »
« Ma Kurata, non mi hai detto... come ha reagito stamattina quando ti ha trovata nel suo letto? » continuò il suo interrogatorio profondamente divertita.
Arrossii al ricordo. Era stata una scena davvero imbarazzante. Non solo perchè mi trovavo nel suo letto, ma soprattutto perchè si era svegliato prima di me e mi aveva trovata nel suo letto.
E si era solo limitato a dire “Kurata, hai dieci secondi per allontanarti di minimo tre metri”.
Sì, per la seconda mattina consecutiva ero proprio stata svegliata con dolcezza.
Che fortuna.

 





   
 
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