I
due giorni seguenti passarono in una
monotonia esasperante.
Passavo le mie ore di
veglia a osservare il vapore che si
sollevava in strane volute dal calderone sempre acceso. Angela non
c’era quasi
mai, tornava solo all’ora dei pasti o per aggiungere qualche
ingrediente a quel
dannato calderone, che iniziava ad apparirmi incredibilmente sospetto.
Il gatto
invece sembrava divertirsi molto a fissarmi. Sentivo costantemente i
suoi
pungenti occhi gialli sul viso. Inquietante? Niente affatto.
Ero
relegata in una tenda. Con l’unica compagnia di un
gatto oltremodo antipatico.
La situazione aveva un qualcosa di comico, se avevi un
particolare senso dell’umorismo.
Mi rimaneva solo di fissare il soffitto, oppure fingere di
dormire.
-Non puoi rimanere a letto tutto il giorno. Dovrai
alzarti prima o poi.- mi diceva Angela, impegnata ad intrecciare un
paiolo di vimini.
Costringimi,
pensavo, chiusa nell’ermetico
silenzio su cui mi intestardivo da giorni. Forse avrei dimenticato come
si
parlava.
La sentii sbuffare, rassegnata.
-Posso entrare? Il Cavaliere a detto che posso, a
patto che non mi lasci sfuggire niente.-
Mi girai di scatto, riconoscendo quella voce. Un lembo di
tenda si era scostato lasciando entrare la figura di Iris, sorridente
come
sempre, con un’espressione interrogativa rivolta ad Angela.
Mi sentii subito in
colpa, dal mio risveglio mi ero come dimenticata di lei, presa dalla
mia
situazione e troppo impegnata a macchinare un piano di fuga... o
semplicemente
a fissare il soffitto. Impiegai qualche secondo prima di rendermi conto
che lei
poteva andare dove voleva: io invece no. Da
imbarazzata com’ero sentii un’ondata
di furia calda crescermi in petto. Dopotutto era anche colpa sua se ero
una prigioniera.
Quando si voltò verso di me, non poté fare a meno
di ritrarsi sotto il mio
sguardo arrabbiato. Il sorriso le abbandonò il volto e
abbassò gli occhi,
consapevole del perché della mia rabbia.
-Bene, credo che andrò a raccogliere funghi.-
disse Angela ad un tratto, battendosi le mani sulle ginocchia, prima di
alzarsi
e uscire silenziosamente dalla tenda.
-Ciao.- Si sedette accanto a me sulle
coperte.
La guardai con rimprovero, mentre cincischiava
giocherellando con un buchetto sui lenzuoli. -Come stai?-
-Potrei stare meglio, sai com’è.- risposi
gelida.
-Sarebbe molto più facile, se ti lasciassi leggere
la mente.-
- Anche tu?- con mio disappunto non potei
fare a meno di sentirmi pizzicare da un lieve sentimento di
tradimento. -No.-
-Ma perché?- mi disse, quasi esasperata,
incapace di capire.
-Perché sono fatti miei!- mi trattenni a
stento dall’urlarle in faccia tutto il mio
sdegno. -Non mi conosci, non
potresti capire.-
Adesso anche il suo sguardo si era fatto freddo: le sue
iridi grigie erano diventate come due specchi. Tuttavia non disse
niente. I
suoi occhi caddero sulle mie mani contratte.
-Non indossi più l’anello.-
Le mie dita corsero in un gesto automatico dove avrebbe
dovuto essere il mio anello, come per rigirarmelo intorno al dito in un
gesto
nervoso.
-L’ho tolto. Non apparteneva a me.- Adesso
ero io a poter leggere il senso di tradimento e completo stupore
che traspariva
da tutta la sua espressione.
-Sarà difficile farti uscire da qui.-
commentò Iris fredda, prima di andarsene a grandi passi.
Non
mi importa,
pensavo testarda.
-Non mi fissare.- borbottai in direzione del
gatto. Lui rispose facendo le fusa.
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Doveva essere un giorno speciale, due visite in un solo giorno.
Questa volta mi trovò in piedi a contare i passi dal letto al tavolo, e ancora e ancora. Dopo che Iris se n’era andata non riuscivo a stare ferma.
Solo quando mi voltai, impassibile, mi accorsi che non era solo. Mi fermai in mezzo alla stanza, inconsciamente divaricai appena le gambe in una posizione che mi dava stabilità, come se fossi pronta all’azione. Il Cavaliere sembrò accorgersene mentre si faceva da parte per rivelare chi vi fosse alle sue spalle, perché sorrise. Mi apparve una donna, piccola sebbene l’aura di importanza che le aleggiava intorno la facesse sembrare più imponente di quanto fosse. La sua carnagione era scurissima, molto più che abbronzata dal sole, e in un flash mi parve di vedere una figura con una pelle simile alla sua vicina a mio padre. Si fece avanti lentamente, squadrandomi con interesse e sospetto; dietro di lei c’erano delle figure che avevano tutta l’aria di essere una scorta armata e pericolosa. Quelli laggiù erano Urgali...? Quello spazio iniziò a sembrarmi incredibilmente piccolo e caldo.
-E’ lei, mia Signora Nasuada- sentii dire Eragon formalmente. L’istinto mi aveva detto giusto, era sicuramente un pezzo grosso. Se non fosse stata una donna, avrei pensato...
-Lo vedo, Eragon. C’è solo lei qui dentro.- rispose quella, secca.
Sia io che Eragon sorridemmo involontariamente sotto i baffi, anche se credo per motivi diversi.
Nasuada continuò a osservarmi a lungo prima di rivolgermi la parola.
-Persisti ancora nella tua testardaggine, rifiutando di farti esaminare la mente? Sei prigioniera e ti sarà impossibile scappare, abbiamo posizionato guardie tutto intorno alla tenda. Tuttavia, non possiamo stare dietro a una ragazzina cocciuta. Siamo sotto attacco e dobbiamo muoverci. - La mia mente soffiò di rabbia all’insulto.
-La ringrazio, Signora- la chiamai, sebbene dovesse avere più o meno la mia età. - Ma credo che la mia mente resterà mia ancora per un po’.-
Lei sollevò un po’ il mento. -Benissimo, ma in questo caso, sebbene Iris abbia garantito per te, potremmo fare davvero poco per la tua situazione. Non credo tu ti renda conto di quello che rischi. Siamo reduci da una dura battaglia, non è un momento in cui possiamo permetterci debolezze.-
Si voltò in un fruscio di abiti e scatti metallici e la piccola processione di uomini (e Urgali e nani) la seguì fuori dalla tenda. Seguii la sua uscita con un piccolo inchino di scherno. Eragon sparì per ultimo dietro i tendaggi, lasciandomi di nuovo sola nel mio silenzio.
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La mattina dopo fui svegliata da un’esplosione.
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Note:
non
mi dilungherò in scuse per aver abbandonato questa ff. Non
so ancora se la continuerò ma oggi mi andava di scrivere.
Chiedo venia XD
Ringrazio
in anticipo chiunque la segui ancora. Lo apprezzo moltissimo e
sicuramente non me lo merito.