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Autore: Shona    06/04/2010    11 recensioni
I lunghi capelli rossi mi impedivano di vederne il volto e la barba lasciata crescere lo faceva somigliare ad un vecchio eremita. L’unica cosa che riuscii a notare furono le sue mani grandi e dalle lunghe dita bianche, se non mi avessero detto che era un pianista lo avrei potuto notare benissimo da sola.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ma buon giorno a tutti! Passate buone vacanze? Ovviamente qua a pasqua ha piovuto come se tirasse secchiate dal cielo perciò niente griglieta o altro ç_ç *me sfigatissima* Spero che a voi sia andata meglio XD

Bene bene bene! Eccoci qua col secondo chap! Ringrazio tantissimo tutte le ragazze che hanno recensito e che hanno messo la storia fra i preferiti/seguite/ricordate (prima o poi aggiungeranno altre sezione o possono bastare queste? XD)

Risposta alle recensioni:

_Albachiara_: Amore mioooooo!! Dai che con calma finisco anche questa! Non ti lascio col dubbio della fine tranquilla <3

giova71: Ehee mistero! Tutto a suo tempo e ogni mistero sarà svelato!

Piccola Ketty: Sono felice che ti piaccia =P Non ero molto sicura di questa storia, ma come ho già detto, non ne voleva sapere di rimanere solo nella mia testolina bacata!

Semolina81: Aww Mark Lenders ero il mio idolo di bambina ù_ù Le giornate passate a vedere Holly e Benji! XD per la "carica erotica latente" non saprei... mhmmm cosa nasconderà il nostro solitario Edward?

Goten: Biscottina <3 La mia infallibile critica d'arte XD Cercherò di aggiornare con regolarità, almeno ci provo XD

Piantadisole: Grazie grazie grazie X3

Mr Darcy: Sono felice che le mie storie ti piacciano tanto! Per me è un onore! Come detto sopra cercherò di essere regolare con gli aggiornamenti, anche se ora che ricominciano i corsi in università non so quanto tempo potrò dedicare alla scrittura.

grapattz: Pizza o Cinese è questo il dilemma... XD Pure io mi metto sempre a ridere quando me lo immagino capellone e barbone che se ne va in giro ciabattando (si fa per dire XD) per casa!

piano

Capitolo 2

 

È passata ormai una settimana da quella disastrosa cena e i rapporti col padrone di casa non si sono mossi.

In compenso ora la casa brilla come uno specchio, fatta eccezione per la stanza di Edward e l’altra che non mi sono permessa di aprire.

La dispensa ora è bella piena di cose perlomeno salutari.

Durante i pasti sono spesso da sola e sono state rare le volte in cui Edward mi ha fatto compagnia. Solitamente gli lascio un vassoio davanti alla porta, che qualche ora dopo ritrovo in cucina.

Non so se quello che gli cucino gli piaccia o meno, se quello che preparo sia di suo gusto o semplicemente butti tutto nello scarico del bagno.

Anche adesso mi trovo davanti alla sua porta con un vassoio di sandwich. L’unica cosa che mi ha richiesto con un biglietto lasciato appeso al frigo.

“Sandwich. Grazie.”

Busso due volte aspettando che mi apra. Questa volta non mi limito a lasciargli e pranzo ed andarmene. Purtroppo il mio spirito da crocerossina si sta risvegliando e vorrei almeno farlo stare in un ambiente pulito.

La chiave scatta nella serratura e la porta si apre appena lasciandomi intravedere la sua frangia rossa.

<< Le ho portato il pranzo. >> Mostro il vassoio sottolineando l’ovvio.

<< Non c’è bisogno che ti disturbi a bussare. >> Apre la porta prendendo il suo pranzo.

Posso finalmente vedere uno spiraglio di quello che è il suo rifugio.

Le tende sono tirate e le imposte chiuse come lo erano quelle del salotto al mio arrivo. Sui mobili e per terra ci sono decine e decine di fogli di pentagramma scarabocchiati, alcuni piegati addirittura ad aereo.

<< Edward, mi scusi. >> Allungo la mano toccandogli appena la spalla. Lui si gira facendomi un segno col capo per farmi continuare. << Ecco… mi chiedevo quando posso pulire la sua stanza. >>

La presa sul vassoio si stringe facendogli quasi sbiancare le nocche.

<< Non preoccuparti. Va benissimo così. >> Si volta chiudendosi la porta alle spalle con un colpo del piede.

<< Ma non le fa bene stare sempre chiuso la dentro! >> Sbuffo incrociando le braccia al petto.

<< Quello che mi fa più o meno bene non sono affari che ti riguardano. >> La porta si riapre di colpo facendomi spaventare. La voce pacata che ho sempre sentito uscire dalle sue labbra adesso è sostituita da un basso ringhio che mi fa tremare.

<< M-mi dispiace. >> Con le lacrime agli occhi me ne torno in cucina mentre alle mie spalle la porta della camera di Edward sbatte e viene chiusa nuovamente a chiave.

Non riesco a capire la sua reazione. Non riesco a comprendere questo suo sbalzo d’umore per una mia semplice domanda. So solo che ci sono rimasta male per come mi ha risposto.

Probabilmente la sua è stata una reazione più che normale, per lui io sono un’estranea che si è stabilita a casa sua e che alla fine mette le mani sulle sue cose.

Dio detta così è veramente orribile quello che sto facendo!

Per il resto del pomeriggio lavo e stiro la biancheria  rimasta chiusa negli armadi per mesi e, grazie al sole caldo riesco a fare diversi carichi.

Verso le sette, quando ormai le lenzuola sono stirate e piegate nel loro posto, posso pensare a cucinare per la cena.

Per scusarmi del mio comportamento ho pensato di preparare pollo arrosto con patate e una torta di mele.

Il dolce profumo di zucchero e mele riempie ben presto la casa facendomi venire l’acquolina in bocca.

Il pollo e la patate sono in caldo dentro al forno mentre la torta fa bella mostra di se in mezzo alla tavola.

Apparecchio per uno sopra la tovaglia ricamata a fiori gialli. Sul vassoio sistemo un piatto con una coscia di pollo e una buona porzione di patate.

Col coltello alla mano mi avvicino alla torta che non vedo l’ora di assaggiare. Affondo la punta d’acciaio nella pasta morbida ripiena di mele. Il calore fa offuscare il metallo mentre alcune briciole scappano dall’interno quando tiro fuori la lama.

<< Sembra buona. >> Col cuore in gola mi giro brandendo il coltello e tremando come una foglia.

Davanti a me un uomo in t-shirt e jeans fa bella mostra di se. I capelli sono rossi come quelli di Edward solo molto più corti. Ha due occhi verde smeraldo che mi guardano curiosi e uno strano sorriso gli piega solo un angolo della bocca.

<< Chi è lei? >> Indietreggio di un passo scontrandomi col ripiano del mobile e facendomi male all’anca.

Non mi risponde ma inarca un sopracciglio guardandomi stranito.

<< Bella non mi riconosci? >> La voce sussurrata e roca assomiglia in modo impressionante a quella di Edward.

Mi limito a scuotere la testa mentre lo sconosciuto si passa una mano fra i capelli scompigliati.

<< Avrei dovuto sistemarmi quando sei arrivata effettivamente. Ma ero troppo preso dal lavoro. >>

Questo vuol dire che quest’uomo è lo stesso che da una settimana vive come un rinnegato in casa sua e che io ho sempre visto come un bigfoot dal pelo rosso. Questo è…

<< Edward? >> La voce mi esce stridula e acuta.

<< Potresti abbassare il coltello? Sei alquanto inquietante così. >> Sposto la sguardo da lui alla mia arma e di nuovo su di lui.

Da bigfoot è uscito fuori un bronzo di Riace?

Senza più barba il suo viso ha un aspetto meraviglioso. Gli zigomi alti, le labbra piene e rosse, le guance incavate gli danno un aspetto trascurato così come le profonde occhiaie che gli circondano gli occhi.

Lentamente mi si avvina togliendomi il coltello dalle mani serrate.

<< So di averti risposto male oggi, ma non mi sembra un motivo valido per volermi accoltellare. >> Ripone il coltello sul piano accanto la torta e accenna un sorriso come poco prima.

<< No. Cioè non volevo accoltellarla! Oddio ma cosa mi fa dire! >> Mi porto le mani alla bocca ancora shockata da quello che è appena successo.

Sono ancora incredula nonostante lui sia ancora qua davanti a me.

<< Spero non ti dispiaccia se sono sceso per cena. Volevo scusarmi per quello che è successo oggi. >>

<< Non avete niente di cui scusarvi. Sono stata io ad essere troppo invadente. Mi dispiace! >> Finalmente ho ripreso il controllo della voce e riesco a parlare normalmente e non più come se qualcuno mi stesse strangolando.

<< Bella potresti smettere di darmi del voi? Siamo praticamente coetanei, mi fai sentire più vecchio di come già mi sento. >> Cerca di sorridere nonostante senta che sia imbarazzato. Si rimette le mani in tasca puntando lo sguardo sul ripiano dietro di me.

<< Mi dispiace. Cercherò di darl… darti del tu d’ora in avanti se ti va bene. >> Mi arrampico sulle parole cercando di fare come mi ha chiesto.

<< Non c’è bisogno che ti scusi sempre. >> Sposta il suo sguardo nel mio inchiodandomi con i suoi occhi verdi.

<< Scusami. >> Troppo tardi mi rendo conto di essermi scusata per l’ennesima volta ed è inutile portarmi le mani alla bocca, ormai il danno è fatto.

Una piccola risata gl’increspa le labbra e gli fa scuotere la testa.

<< Sto morendo di fame. E quest’ottimo odore non aiuta molto. >> Si guarda intorno annusando l’aria. Il profumo delle patate e del pollo si mescola con quello dolce della torta.

Velocemente tolgo il piatto dal vassoio poggiandolo al lato opposto del mio e apparecchio di tutto punto anche la sua parte.

Mangiamo in silenzio, quasi ad aver paura che il fragile equilibrio che si è creato fra di noi vado in frantumi da un momento all’altro.

<< Gradisci delle altre patate? >> Chiedo una volta che i nostri piatti sono vuoti.

<< Sono apposto così, grazie. Non sono abituato a mangiare così tanto, ma penso di avere ancora spazio per un pezzetto di torta. >> Sorride cordiale e mentre mi do da fare per sparecchiare lui ha già portato la torta in tavola e sta finendo di tagliare la fetta che avevo iniziato prima.

Metto dei piatti da frutta sulla tovaglia per appoggiare le fette di torta che ha tagliato, ma senza prestarmi attenzione Edward si porta la sua alla bocca mangiandone un gran boccone.

Lo imito felice di non dover usare le posate per gustarmi il mio piccolo capolavoro culinario.

<< Come ti trovi in casa? >> Colta in fallo con la bocca ancora piena mi sbrigo a mandar giù un boccone per rispondere.

<< E’ molto bella. >> Porto il bicchiere colmo d’acqua alle labbra per non dover aggiungere altro. Mi ha colto alla sprovvista e non so sinceramente come rispondergli.

Per sette giorni ho solo pulito e rassettato stando perennemente da sola. Non ho avuto molto tempo per pensare a come mi trovassi qui.

Capendo che non voglio aggiungere altro Edward si congeda ringraziando per la cena.

Tiro un sospiro di sollievo quando sento la porta di camera sua chiudersi.

 

La notte è passata silenziosa dopo che Edward si è congedato.

La luce del mattino entra dalle imposte aperte portando con se il profumo di fine estate.

In giardino l’erba è alta e incolta e prima o poi dovrò decidermi a dare una sistemata anche li.

Il suono del campanello mi distrae dai miei pensieri mentre spazzo la veranda sul retro.

Velocemente lascio la scopa appoggiata al muro e corro ad aprire la porta.

Una sorridente Alice mi saluta mostrandomi la scotola della pasticceria vicino casa sua.

<< Sono venuta a trovarti! >> Allegra entra in casa saltellando verso la cucina.

Ci accomodiamo in salotto dopo aver preparato del tea e sistemato i dolcetti su un vassoio.

<< Allora Bella come va? La casa adesso è fantastica! Edward come si comporta? Ma esce ogni tanto? No, sai perché lui di solito sta sempre chiuso in camera e sta sempre per i fatti suoi. >> Un fiume di parole le esce dalle labbra senza mai riprendere fiato.

Mi porto la tazza alle labbra prima di rispondere, ma una voce dietro di me mi fa sussultare facendomi saltare e rovesciare un po’ di tea sulle mani.

<< Alice quando imparerai a porre una domanda alla volta? >> La voce roca e sussurrata di Edward mi arriva da vicino come se fosse appoggiato allo schienale del divano dietro di me.

Mi giro per guardarlo e me lo ritrovo a pochi centimetri dal viso effettivamente poggiato accanto alla mia spalla fra me e Alice.

<< Cugino! Ti sei finalmente deciso a tornare umano? >> Posa la sua tazza sul tavolo per poi lanciarsi verso Edward che la stringe a se in un abbraccio.

<< Ho finito giusto ieri una composizione che mi ha rubato più tempo del previsto. Adesso posso concedermi un po’ di riposo. >> Sorride affabile facendo il giro del divano per sedersi di fianco alla cugina.

Mi chiedo quando ha completato la sua opera se mai l’ho sentito suonare. È così sicuro di se da scrivere soltanto le note senza mai sentire il loro effettivo suono?

Continuano a parlare tranquillamente mentre il tea si raffredda e i dolcetti finiscono.

Poco prima di pranzo Alice si congeda strappandomi la promessa di andare a fare una passeggiata con lei non appena avessi avuto un po’ di tempo libero.

Una volta chiuso il portone di casa raccolgo il vassoio con le tazze e la teiera dal salotto e lo porto in cucina dove trovo Edward seduto al tavolo che si tiene la testa con le mani.

<< Stai bene Edward? >> Ripongo le stoviglie sporche nel lavandino e il vassoio sul ripiano.

<< Non sono più abituato alla parlantina di Alice. Mi è solo venuto mal di testa. >> Mi avvicino un po’ preoccupata posandogli una mano sulla spalla e parlando più piano che posso.

<< Vai a stenderti sul divano. Fra poco sarà pronto il pranzo. >> Spero solo che non si vada a rinchiudere in camera come suo solito, con un mal di testa l’aria polverosa e viziata non è proprio l’ideale.

<< Penso che andrò a stendermi in camera. Puoi chiamarmi quando è pronto? >> Sfregando la sedia sulle mattonelle della cucina si allontana dal tavolo alzandosi.

Incerta annuisco abbassando lo sguardo e andando verso il mobiletto con le pentole.

<< Bella c’è qualcosa che non va? >> Come sempre mi spavento sentendo la sua voce alle mie spalle. Pensavo fosse già sulle scale.

<< No… no, nulla. >> Tiro fuori una padella per cuocere il condimento e una pentola dove far bollire l’acqua.

<< Ne sei sicura? >> Questa volta è lui a posarmi una mano sulla spalla e a farmi girare.

Fra le mani stringo ancora la pentola e il mio sguardo è tutto rivolto alle sfumature che la luce crea sull’acciaio.

<< No, ma non vorrei farti arrabbiare ancora. Sei adulto e vaccinato, non ho il diritto di dirti o chiederti cose che so già in partenza rifiuteresti. Ti chiamerò non appena sarà pronto. Adesso pensa solo a farti passare il mal di testa. >> Alzo la testa sorridendo, incontrando il suo sguardo indeciso.

<< Mi spiace per aver alzato la voce ieri, ma non sono più abituato ad avere qualcuno che si occupi di me. >> Mi toglie la pentola dalle mani poggiandola accanto alla padella alle mie spalle.

<< Ti sei già scusato ieri per questo e non vedo alcun motivo per cui tu debba continuare a farlo. È stata una mia scortesia dirti quelle cose e non rispettando le tue abitudini. >> Parlo continuando a guardarlo negli occhi, è difficile per me, ma se vogliamo riuscire a convivere pacificamente, queste, sono cose che vanno stabilite al principio.

<< Dobbiamo trovare un modo per venirci incontro allora. Almeno per un anno vivremo insieme e se continuerai a fare un ottimo lavoro come adesso non vedo perché non prologare il tuo contratto. >>

Mi sento avvampare le guance al complimento.

<< Cercherò di essere meno scorbutico che posso ogni volta che vorrai domandarmi qualcosa, ma non sperare che ci riesca fin da subito. >> Mi sorride alzando solo un angolo della bocca, come se si fosse dimenticato come si fa.

<< Perciò se chiedo di poter sistemare la tua camera non rischio la morte? >> Si irrigidisce contraendo la bocca. Mi sembra quasi di sentire i denti che sfregano fra di loro.

Dopo un respiro profondo mi risponde con la sua solita voce roca e pacata.

<< Dammi qualche giorno per sistemare i miei spartiti e poi… poi potrai farci quello che vuoi. >> La sensazione di vittoria mi fa quasi saltellare di gioia come spesso ho visto fare alla piccola Brandon.

<< Oh non ti preoccupare! Non toccherò nulla! Ritroverai tutte le cose al loro posto te lo prometto! >>

   
 
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