Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Chamelion_    07/04/2010    3 recensioni
Una raccolta di varianti, aggiunte, modifiche agli episodi dell’anime di “Inuyasha”. Scene e dialoghi ispirati a determinati momenti della trama o, più semplicemente, le mie personali speculazioni su questa storia.
Rating, genere e personaggi sono indicati di volta in volta.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Corto #4: Aggiunta da collocare successivamente all'episodio n. 160 “Un amore di teppista”.

Personaggi: Inuyasha, Kikyo, Kagome

Genere: Introspettivo, Romantico

Rating: Giallo

Contesto: Kikyo ha fatto chiamare Inuyasha ancora una volta dai suoi Shikigami: Inuyasha, nonostante Kagome abbia messo il muso e Sango lo abbia guardato malissimo, ha deciso di andare a incontrare la sacerdotessa. Gli Shikigami lo hanno guidato nel folto della foresta, dove Kikyo lo stava aspettando, appoggiata a un albero.
Kikyo lo ha messo al corrente di alcune informazioni che ha scoperto a proposito di Naraku.





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Quando Kikyo distolse lo sguardo da Inuyasha, posandolo in un punto indefinito davanti a sé, il mezzodemone intuì che la loro conversazione era conclusa: la sacerdotessa aveva finito di dargli le informazioni che gli servivano, e così, compiuto ciò che sentiva come proprio dovere fare, aveva nuovamente alzato una barriera tra se stessa e il ragazzo che un tempo aveva amato, come se passare del tempo con lui per altri motivi che per tenersi aggiornati sulle questioni riguardanti Naraku le fosse proibito. I tentativi da parte di Inuyasha di comprendere che cosa nascondesse il cuore della sventurata sacerdotessa si erano sempre dimostrati vani, perciò, alla lunga, egli aveva smesso di provarci, e ormai da tempo si limitava ad approfittare di quei momenti in cui riusciva a restare in sua compagnia, e a tentare di prolungarli il più possibile. In ogni caso, alla fine, era sempre lei a decidere quando porre fine ai loro incontri, e non c’era nulla che lui potesse fare per convincerla a fare altrimenti.
Sospirando, Inuyasha si voltò e cominciò ad allontanarsi dall’albero a cui Kikyo era appoggiata, circondata da una schiera di Shinidamachu fluttuanti; non fece più di qualche passo prima di sentire nuovamente la voce della sacerdotessa: – Ho un’ultima cosa da dirti, Inuyasha.
Questi si voltò immediatamente.
– Sì, dimmi – le disse subito.
Gli spiriti portatori di anime fendevano l’aria notturna con movimenti rapidi e sinuosi, e i globi luminosi ghermiti dai loro piccoli arti supplivano alla luce di una luna che non riusciva a penetrare la spessa coltre di chiome degli alberi della foresta: la pelle diafana di Kikyo era rischiarata dallo splendore di quelle stesse anime che le permettevano di restare – per così dire – in vita.
Gli occhi di lei erano ancora fermi su quello stesso punto a mezz’aria, come se stesse leggendo parole tra le pieghe del buio.
– Kagome – disse, inaspettatamente.
– ? – fece Inuyasha, colto del tutto di sorpresa. Le rare volte in cui Kikyo diceva qualcosa a proposito di Kagome, di quella ragazzina con cui condivideva parte dello spirito, i poteri di sacerdotessa e, soprattutto, i sentimenti nei confronti del mezzodemone, era perché strettamente attinente alle vicende della Sfera dei Quattro Spiriti. Non aveva mai pronunciato il suo nome da solo, come se di per sé contenesse fiumi di parole, tantomeno con un tono così carico di significato.
E poi, Kikyo sorrise, come divertita da se stessa.
– Non lo ammetterò mai davanti a nessun altro. Ma lei… – e, finalmente, rivolse il viso verso Inuyasha. – … è davvero una brava persona. E tiene veramente a te, Inuyasha.
Il mezzodemone rimase talmente spiazzato nel sentire simili parole pronunciate proprio da Kikyo, che non arrossì neppure, come avrebbe fatto se a dirle fosse stato chiunque altro.
– Farebbe qualsiasi cosa pur di evitarti un dolore – spiegò la sacerdotessa. – Guarda soltanto ciò che ha fatto con me. Io ho perfino tentato di ucciderla *, e lei… mi ha purificata dal veleno di Naraku, come già sai. ** Ma non soltanto questo… Già in un’altra occasione aveva messo in pericolo la sua vita per salvarmi. ***
Inuyasha rimase shockato, nuovamente preso alla sprovvista.
– Che cosa?, Kagome… ti aveva già salvato la vita un’altra volta? Quando?!
Kikyo chiuse gli occhi e ridacchiò.
– Non mi sorprende che non te ne abbia parlato. Chissà, – riaprì gli occhi. – forse perché neanche io l’avrei fatto.
– Oh Kikyo… – sussurrò Inuyasha. – Perché mi stai dicendo queste cose?
La donna tornò a scrutare le ombre davanti a sé, a malapena cosciente degli spettri argentei che sibilavano intorno a lei. Parlò con la voce di sempre: fluida, vellutata, eppure pervasa da una tristezza velata appena percettibile.
– Io e te ci siamo appartenuti, Inuyasha. Probabilmente non ci dimenticheremo mai l’uno dell’altra. – un sorriso incredibilmente dolce e mesto diluì il nero dei suoi occhi. – Però, ora… io sono morta – disse con un tono altrettanto dolce e triste.
– Per me non sarai mai morta, Kikyo – ribatté Inuyasha con la voce traboccante di emozione.
Kikyo si fece pensierosa. Più che su quanto aveva detto il ragazzo – che, tutto considerato, non le giungeva inaspettato –, era incerta su come gestire il discorso che aveva intenzione di fargli.
– Sai, quando dobbiamo scegliere – esordì sottolineando l’aspetto della necessità di quella scelta – tra due cose che vogliamo allo stesso modo, dobbiamo scegliere quella che è giusto scegliere.
Sconfortato, Inuyasha domandò: – E come si fa a capire quale sia?
Era quello uno di quei momenti, pensò la sacerdotessa, in cui in Inuyasha non vedeva un giovane uomo, ma un ragazzo ingenuo, cieco di fronte alle cose, per quanto ovvie, che per essere afferrate richiedevano qualcosa di più che la forza fisica: qualcosa che non gli era naturale e da cui non sapeva come difendersi.
– Basta aprire gli occhi – gli rispose. Poi enfatizzò: – Perché è evidente.
Inuyasha sussultò.
– Io non appartengo più a questo mondo – mormorò Kikyo nello stesso momento in cui uno dei globi lucenti scivolava dalla presa di uno Shinidamachu sul suo petto, venendo immediatamente assorbito. – Ed anche se fossi viva, non apparterrei al tuo presente. Il mio spirito è rimasto congelato nel momento in cui ti sigillai al Goshinboku.
Per un attimo, quel tragico ricordo comune, l’ultimo prima che la vita di lui fosse interrotta da un sigillo che avrebbe valicato il tempo e quella di lei cessasse in un lago di sangue, si affacciò alla mente di entrambi.
– Ma vedi… – riprese Kikyo, scacciando quelle immagini. – Anche allora, che ero divorata dall’odio perché credevo che mi avessi tradita… Io non riuscii ad ucciderti.
Gli scoccò un’occhiata diretta. – Ti sei mai chiesto il perché?
Inuyasha avrebbe potuto sottolineare con sarcasmo l’ovvietà di quella risposta; invece, si limitò a rispondere chiaramente: – Sì. Me lo sono chiesto.
– E quale risposta ti sei dato?
Il mezzodemone rimase stupito nel constatare che, tra le tante versioni ingarbugliate di quella medesima domanda che gli aveva appesantito l’anima sin da quando era stato liberato dal sigillo, non riusciva a trovare neppure una risposta soddisfacente. Le conclusioni a cui giungeva si contraddicevano a vicenda: il cuore di Kikyo gli restava precluso e indecifrabile.
– … Nessuna. Non ho saputo capirlo.
Per sua fortuna, quella notte la sacerdotessa aveva deciso di svelargli i turbamenti del suo spirito.
– L’odio che provavo non era riuscito a cancellare i miei sentimenti per te. Per questo non ti uccisi, ma decisi di imprigionarti in un sonno eterno – spiegò. – Vedi, però, Inuyasha – aggiunse. – Io scelsi un sigillo che poteva essere sciolto soltanto da chi lo aveva posto. Anche allora, paradossalmente, fui una grande egoista: volevo che non morissi, ma nello stesso tempo non volevo cedere a nessuno la tua vita, dopo la mia morte…
Il suo sguardo si affilò, nella sua voce vibrò una nota distante d’ira.
– Potevo forse immaginare che, cinquecento anni dopo, la mia remota reincarnazione sarebbe giunta fin qui a liberare te?
Inuyasha trasalì.
Kikyo parve ricomporsi, i tratti del suo viso furono distesi da una calma dapprima forzata, imposta, e poi naturale quanto grave, pesante nella sua ineluttabilità.
– Una volta intrecciato, il filo del destino non può essere sciolto – mormorò ripetendo le stesse parole che aveva pronunciato in passato, tanto tempo prima da sembrare un’altra vita. **** – Quello che ha fatto Kagome è stato evidentemente voluto dal destino, e proprio per questo, è destino che sia lei a restare al tuo fianco.
Inuyasha avrebbe voluto ribattere che non era in grado di stabilire una priorità tra lei e Kagome, ma uno sguardo intenso della sacerdotessa soffocò le impetuose parole nella sua gola, zittendolo.
– Non devi rinunciare a vivere per restare aggrappato al mio spirito, che è rinchiuso in un corpo fatto d’argilla, che odora di tomba.
A questo, il mezzodemone rispose.
– Tu dici così, Kikyo. Eppure, sei qui. Posso parlarti, e toccarti…
– La sola cosa che mi tiene attaccata alla vita è l’obbligo di proteggere la Sfera che mi era stata affidata – lo interruppe con fermezza lei.
– Kikyo…!
Inuyasha rimase palesemente ferito dalle sue parole, e ciò spinse lei a sciogliere ancora un po’ del suo cuore davanti ai suoi occhi.
– Il nostro legame non può essere spezzato, Inuyasha: non ci sono dubbi al riguardo – Gli sorrise. – Non ti sto dicendo di dimenticartene. Ma non deve essere una prigione: non sarebbe giusto.
Ripeté quella parola con cui aveva esordito il proprio discorso, come se davanti ai suoi occhi vedesse con chiarezza l’entità di un principio che regolava le cose del mondo secondo equilibrio, necessità e rettitudine. Era come se, in quanto creatura sospesa a metà fra due mondi, Kikyo fosse in grado di distinguere quel filo del destino di cui parlava con tanta chiarezza da poterlo sfiorare e chiamare per nome.
– E tu – concluse guardando il ragazzo negli occhi. – devi vivere il presente.
Rimasero fermi a guardarsi, gli sguardi incatenati l’uno nell’altro, il silenzio infranto soltanto dai fischi sordi degli spiriti che si muovevano nel vuoto come anguille nell’acqua. Inuyasha si sentiva intorpidito dalla confusione di più sensazioni. Da un lato, si sentiva come dissetato, ora che finalmente aveva ottenuto risposte ad alcune delle domande che si affollavano dentro di lui a proposito della sacerdotessa che amava; dall’altro, quelle stesse risposte generavano in lui una sete ancora più forte perché la sapeva inestinguibile: era il sentimento di sconforto e di impotenza, la sensazione di vuoto che si prova di fronte alla prospettiva di una separazione.
Tuttavia, per quanto dolore gli causasse riconoscerlo, le parole di Kikyo avevano un senso: non doveva schiavizzare il proprio spirito costringendolo a restare eternamente devoto a una persona che non poteva restituirgli quanto gli aveva dato in passato, perché era diversa. Ammettere questo, però, non comportava necessariamente soffocare a forza il sentimento che provava per ciò che quella persona era stata, e ciò lo fece sentire sollevato: non doveva entrare in conflitto con se stesso; non doveva negarsi di provare quel sentimento.
Kikyo si alzò in piedi, e gli Shinidamachu reagirono al suo movimento come un’ombra articolata in mille braccia luminose.
– Ora, è il momento che io vada.
– Kikyo – la fermò Inuyasha, prima che la sacerdotessa potesse allontanarsi.
Ed ella vide in lui, all’improvviso, il giovane uomo che aveva saputo accettare il destino.
– Posso… tenerti tra le braccia?
Kikyo rimase profondamente sorpresa e restò in silenzio per qualche istante. Poi, sorridendo con incredibile naturalezza, disse: – È la prima volta che me lo domandi.
Si avvicinò al mezzodemone, che la cinse con le braccia e la strinse. Perfino gli Shinidamachu si mantennero a distanza.
Fu lei a mettere fine all’abbraccio, dopo un po’, con un tiepido sorriso sul volto. – Ora vado – disse dolcemente prima di allontanarsi.
– Kikyo! – la chiamò nuovamente il ragazzo. – Ti rivedrò ancora?
La sacerdotessa gli chiese di rimando: – Continuerai a dare la caccia a Naraku?
– Certo che sì, è naturale.
– Allora, ecco la tua risposta.
Inuyasha la guardò mentre veniva inghiottita dal buio, e rimase ad osservare finché anche l’ultimo bagliore degli Shinidamachu non svanì nelle tenebre.


Kagome sedeva sull’erba senza osare guardare il cielo nero che la sovrastava, abbracciandosi stretta le ginocchia e lasciando che il vento le scompigliasse i capelli senza darle pace. Nonostante cercasse di tenere la mente impegnata fino al ritorno di Inuyasha, le era impossibile non perdersi in mille congetture su che cosa potesse star succedendo: riviveva scene tra lui e Kikyo a cui aveva assistito, scene che le erano state riferite, scene che aveva visto in uno dei suoi tanti incubi.
Nella sua mente si succedevano, scacciandosi a vicenda con prepotenza, la fiducia nei confronti del mezzodemone, la rabbia e la gelosia, e il terrore. Quest’alternanza cadenzava i minuti con una lentezza inaudita, rendendoli ancora più lunghi e insopportabili, e nel pensare a Miroku, Sango, Shippo e Kirara, che dormivano tranquillamente attorno al fuoco che avevano acceso poco lontano da lì, provava ora invidia per quella serenità che consentiva loro di dormire, ora nervosismo.
Troppo concentrata sui suoi pensieri per prestare attenzione a ciò che le accadeva intorno, non si accorse di Inuyasha che si stava avvicinando fino a quando non si sentì chiamare per nome da lui. Allora, alzò lo sguardo e lo vide in piedi davanti a lei.
– Salve, Inuyasha – lo salutò, e lui trasalì, pur cercando di non darlo a vedere, nel sentirsi accogliere con lo stesso saluto con cui era solita riceverlo Kikyo.
– Mi stavi aspettando? – le domandò, vedendo in lontananza il falò che ardeva e illuminava le sagome dei loro amici addormentati.
– Sì – rispose Kagome con distacco, alzandosi in piedi e cominciando a camminare verso gli altri. – Ora vado a dormire.
Inuyasha si stupì e, senza pensarci, chiese: – Non mi chiedi che cosa è successo con Kikyo?
Se si fosse fermato a riflettere, forse, avrebbe approfittato del fatto che Kagome sembrava intenzionata a reagire diversamente dalla altre volte in cui lui era andato ad incontrarsi con l’altra sacerdotessa, ma proprio questo lo insospettiva: non era decisamente da lei lasciar perdere così.
– No – rispose la ragazza con sguardo spento. – Non sono affari miei, dopotutto.
Questo sorprese Inuyasha ancora di più.
– Da quando la pensi così?
Kagome mise su un’espressione scocciata. – Da adesso. Buonanotte, Inuyasha.
– Eh? Aspetta, Kagome, ma perché sei arrabbiata adesso?
Inuyasha non era proprio il tipo da capire che non è il caso di "svegliare il can che dorme".
Kagome strinse i pugni irata.
– Sono sempre arrabbiata quando vai da Kikyo! Puoi biasimarmi?!
– ! …
– So di essere intrattabile in questo momento. Perciò, se non vuoi che dica quella frase… – anche se non l’avesse sottolineato con tanta enfasi, il mezzodemone sarebbe ugualmente rabbrividito. – … ti conviene evitare di comportarti da stupido come al solito, e lasciarmi tranquilla.
Inuyasha svegliò il can che dormiva.
– Kagome, aspetta…
– Maledizione, A CUCCIA!
Colpì la terra prima ancora che avesse il tempo di rendersene conto; tra i giramenti di testa causati dal dolore della botta, distinse la voce, ora stridula, della ragazza: – Ti avevo avvertito!
Inuyasha riuscì ad alzare la testa quel tanto che bastava per guardarla allontanarsi arrabbiata a passo di marcia.
“Volevo solo dirti, Kagome,” pensò. “che voglio davvero vivere il presente. Come ha detto Kikyo. Voglio restarti accanto, perché tu sei parte del mio presente.”
E, ancora con la faccia a terra, sorrise.














* nell’episodio 033 – Naraku e il doppio gioco di Kikyo
** nell’episodio 151 – La scelta di Kagome
*** nell’episodio 098 – In due nella grotta
**** nell’episodio 047 – Naraku e lo spirito di Onigumo











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Era da un pezzo che aspettavo che mi venisse in mente qualcosa su Kikyo, un personaggio che trovo molto più interessante di Kagome, ma il mio gusto smielato e tragiromantico (termine coniato sul momento: passatemelo) mi portava a concentrarmi solo sulla coppietta... L'introduzione di questo personaggio darà inizio a una nuova sessione dell'acceso dibattito "IC o OOC?" di cui questa raccolta sembra essere diventata lo scenario?
Grazie, di nuovo, a tutti i lettori che leggono, seguono questa raccolta e a chi l'ha aggiunta tra i preferiti.

Angorian: Grazie per il tuo complimento e per avere lasciato un segno tra le mie pagine: spero che questi corti continuino a piacerti!

fmi89: Come vedi, almeno uno nuovo c'è stato... E devo dire che spero anch'io che mi si affaccino nuove scene alla mente per proporvele qui. Al prossimo!

sandy23: Sono sollevata nel sapere che non sei rimasta delusa, ti ringrazio per gli apprezzamenti e spero che quello che scrivo continuerà a piacerti!

Dance of death, o Favole: Carissima! Che bello sapere che questi spezzoni ti piacciono. Sappi che per quest'ultimo corto aspetto con ansia di sapere la tua opinione: voglio sapere che cosa pensa qualcuno che ha dedicato tanta attenzione al personaggio di Kikyo dell'immagine che ho dato di lei. Se ti sembra attinente al reale, o se se ne discosta, se ti sembra comunque verosimile... E' la mia interpretazione di questo personaggio e sono molto curiosa di confrontarla con altre interpretazioni da parte di altri che seguono questa saga. Ti aspetto presto!

yesterday, o Kim: Che bello è stato leggere la tua recensione! Mi ha fatto veramente un grande piacere :) Sono contenta che questi corti ti piacciano e di averti fatto ridere - sai, mi rendo conto che sono più portata per le scene strappalacrime che per quelle comiche, quindi mi fa felice sapere che sono riuscita a divertire qualcuno! Allora conto sulla tua presenza anche per questo cortometraggio!



  
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