1°
capitolo:
But you see it's not me
But you see it's not me, it's not my family
In your head, in your head, they are fighting
With their tanks, and their bombs
And their bombs, and their guns
In your head, in your head they are cryin'
In your head, in your head, Zombie, Zombie
In your head, what's in your head Zombie
The
Cranberries “ Zombie ”
Era molto tardi ma Hermione non si decideva ad andare nel dormitorio, voleva aspettare Harry e Ginny dal ritorno dell'allenamento di Quidditch. Ora che Harry era diventato il capitano, ogni momento libero veniva impiegato da duri allenamenti Quidditch e tutta la squadra tornava quasi tutte le sere distrutta, irritata ed infradiciata dalla pioggia.
C'era anche un altro motivo per cui
Hermione non voleva allontanarsi, lei non era la sola ad non essere a dormire.
Sapeva che sarebbe durato per poco tempo la sua forzata “astinenza” da
Quidditch ed era molto raro che loro due restassero da soli. Per questo Hermione
doveva assolutamente cogliere al volo quell’unica occasione.
Il coraggio però aveva
bisogno di motivazioni migliori per agire, perché la timidezza di Hermione era
nettamente più forte della sua spavalderia limitandola solo ad osservare
imbarazzata l’altra figura nella stanza. Stava proprio davanti al fuoco sulla
poltrona e lei lo scrutava di sottecchi mentre, goffamente, fingeva di leggere
uno dei suoi apocalittici libri di 2000 pagine. La sua solita lettura leggera.
Tutte le sere si riprometteva di agire
ma poi finiva inevitabilmente ad imprimere nella mente - ben nascosta dal suo
libro - ogni suo minimo movimento. Hermione trascorreva la serata lì
imbambolata a fantasticare e formularsi nella testa tante domande senza, per una
volta, risposta.
Si chiedeva cosa ci fosse in
quella testa rossa, cosa lo turbasse tanto e soprattutto perché la evitasse.
Pareva quasi concentrato a causa
del suo sguardo accigliato e impegnato, lì seduto scompostamente, indaffarato a
scrivere su una pergamena e a solleticarsi il mento con la piuma. In quel
momento Hermione desiderò ardentemente di poterlo capire per aiutarlo, lo
voleva ma al tempo stesso sapeva che non sarebbe stata di nessun aiuto.
Hermione si guardò furtivamente
intorno costatando che erano soli nella stanza. Essendo entrambi prefetti era
loro compito ogni sera completare le varie ronde per assicurarsi che nessuno
sgarrasse dall’ora di rientro nella propria sala comune. Proprio un’ora
prima aveva mandato in dormitorio un gruppo di ragazzini del primo anno.
Nonostante fossero in due ad essere prefetti era solo lei che prendeva le
decisioni o iniziative, mentre lui la accompagnava passivo immerso in chissà
quali “viaggi mentali”.
A volte le pareva di essere sola
nel corridoio tanto era silenzioso il suo compagno.
Titubante si alzò presa da un
improvviso sbalzo di coraggio, ma nel momento in cui aprì la bocca per
catturare l’attenzione del rosso seduto sulla poltrona arrivarono Harry e
Ginny. E non erano per niente allegri…no per niente.
“ACCIDENTI!!! Che tempo del
cavolo!!!” vociò Ginny completamente fradicia.
Era da ormai una settimana che il
tempo aveva deciso di rimanere perennemente piovoso e temporalesco nonostante
fosse che appena ottobre.
“Hermione!! Guardami!!! Ormai
ho le ossa annacquate !!! “ Ginny guardò allibita Hermione facendo una giro
su se stessa “ è tutta colpa di Harry!! Digli qualcosa Hermione non si può
andare avanti così!! Ci farà ammazzare di questo passo!!” disse esasperata.
Harry stizzito incrociò le
braccia sul petto e la guardò imbronciato “Dai Ginny non esagerare!! È solo
pioggia!!! Non un uragano”
Ginny sgranò gli occhi addosso
ad Harry esterrefatta e si voltò infuriata verso Hermione “Ma lo senti
Hermione? Mi dice Dai-Ginny-Non-Esagerare!!” poi cercando di darsi una calmata
“No che non esagero Harry, non esagero mai”
Harry fece un sorrisino ironico
“A no?”
“Harry! ha ragione lei, vi
potreste ammalare o peggio farvi male, vuoi che tutta la squadra faccia la fine
di Ron?” replicò Hermione fissando minacciosa Harry.
C’era un limite a tutto e lei
lo stava dettando.
Hermione sapeva che erano
importanti per Harry quei stramaledetti allenamenti forse, come aveva sempre
sospettato, più per scaricare tutto lo stress e i sentimenti che lui provava
dalla morte di Sirius. Da allora tutte le volte che provava ad affrontare
l’argomento Harry diventava silenzioso e distaccato.
Hermione ripensando a tutte le
sfuriate che insieme a Ron e a Ginny aveva dovuto pazientare durante l’estate
scorsa dopo la morte di Cedric, aveva sempre avuto temuto che reagisse come
allora urlando e strillando contro tutto e tutti il suo dolore. Harry però
aveva scelto una soluzione alternativa, la peggiore. Si chiudeva, come un
riccio, in se stesso a crogiolarsi nel suo tormento interiore e non permetteva a
nessuno di avvicinarsi. Hermione sapeva che Harry si sentiva responsabile della
morte di Sirius e come con Ron si sentiva inutile come mai nella sua vita.
“Grazie Hermione, sempre carina
eh?…ma ti ricordo che mica l’ho voluto io di rompermi un braccio e la
testa” intervenne Ron felice di poter mettere da parte la pergamena.
Ron si alzò dalla poltrona rossa
per fronteggiare Hermione, anche se con un bernoccolo e le braccia fasciate
aveva molto poco di minaccioso.
“ Sarà anche vero, ma nessuno
ti ha chiesto di sbattere la testa in volo e di cadere da un’altezza di 15
metri e inoltre di svenire! Nessuno!” concluse astiosa Hermione esternando
tutto il suo disappunto sull’accaduto.
Nessuno lo sapeva ma lei in quei
secondi tremava dalla paura e per tutto il pomeriggio dopo quella caduta,
infatti Ron per colpa di una forte
raffica di vento e la pioggia, aveva sbattuto violentemente la testa su uno dei
cerchi e, a causa dell’urto, era caduto svenuto. Hermione si era spaventata a
morte vedendo che Ron non si riprendeva. Aveva visto tutto perché si trovava
all’allenamento per aspettare Ginny che aveva bisogno di ripetizioni, ma era
troppo scossa che aveva dovuto rimandare e scappare a calmarsi per non agitare
nessuno.
Difficile, in quel momento,
capire se era più rosso il colore dei capelli di Ron o la sua faccia.
“Così è il Quidditch
Hermione… è così!!” abbaiò furioso Ron “e dovresti smetterla di
additarmi continuamente come…come l’idiota del momento sempre con quel tono
sprezzante” rispose rantolante Ron fissandola ostile, lei non sapeva niente!
Non sapeva il vero motivo per cui era caduto svenuto.
“Cosa stai dicendo? È colpa
tua se ti comporti come un’idiota! Non scaricare la colpa su di me ora Ronald,
come tuo solito!! ” urlò furiosa Hermione stufa di passare sempre come la
cattiva di turno.
“Non fare la vittima Hermione!
Hai cominciato tu!!”
“Io? Dici che i-o ho cominciato
R-o-n-a-l-d? Con che coraggio lo dici…se solo un…” rispose sferzante
Hermione
“Ora basta Hermione … Ron
dacci un taglio!” ordinò stanco Harry, era infastidito dalle loro continue
scenate.
“No Harry…” disse Ron scrutando
Hermione “la nostra miss so-tutto-io ha qualcosa da dirmi, vero?” chiese
duramente Ron.
“RON!! smettila” esplose
Ginny fissando sbalordita Ron “ma cosa state facendo? Harry?” disse in
direzione di Harry che fissava preoccupato Hermione.
“Non chiamarmi così!!”
ringhiò Hermione trattenendo a stento i tremiti “come ti permetti” chiese
improvvisamente arida.
“Mi permetto eccome Hermione”
rispose guardandola dall’alto del suo metro e ottanta “perché sono stufo di
sentirmi…ecco…così” rispose incerto Ron improvvisamente rosso in zone
orecchie.
“Così come? La colpa è
solamente tua Ron!! Sei tu un incapace, punto!! Anch’io sono stufa di dover
sempre litigare con te!! Nonostante io ti aiuti continuamente tu hai il coraggio
di dirmi che ti faccio sentire un idiota… forse perché lo sei? Te lo sei mai
chiesto? Eh?” concluse Hermione ansimante per lo sfogo violento.
Forse aveva esagerato, Hermione non lo
reputava un idiota ma quando parlava così era molto vicino ad esserlo.
Ron dal canto suo, dopo la
risposta secca di Hermione non aveva proferito parola. Il suo rossore era
sparito lasciandolo pallido e all'improvviso stanco. Ron sentiva che quelle
parole erano vere e in quel momento qualcosa di sottile, sotto le fasce, gli
stava ferendo le braccia. Il dolore era forte, ma mai così intenso come la
tristezza che si stava imprigionando di lui.
“Bene direi…siamo tutti
d’accordo allora” disse mestamente non sapendo più come ribattere a dovere,
cosa poteva dire? Lo considerava un’incapace idiota. Considerando poi che non
sapeva come dagli torto.
Ron lo sapeva e doveva smetterla di
illudersi che sarebbe cambiato qualcosa, rimaneva sempre il solito stupido Ron
mentre lei, la splendida Hermione, sempre perfetta e affidabile che tirava tutti
fuori dai guai.
Lui cosa aveva da offrire? Il
coraggio…il coraggioso era Harry, lui aveva ancora una paura fottuta dei ragni
e si ostinava ad non nominare il nome di Tu-sai-chi… l’intelligenza? Nemmeno
fra un milione di anni, e poi era Hermione la vera intelligente. La forza? Non
era nemmeno capace di aprire un barattolo di marmellata senza la bacchetta.
Sarebbe rimasto un semplice fallito per sempre.
Era la storia della sua vita,
cosa era Ron in confronto al famoso Harry e all’impeccabile Harmione? Cosa era
lui in confronto a Bill? A Charlie? Perfino in confronto a Percy e a Fred e
George? Tutti avevano una dote, avevano trovato la loro strada e un scopo…
mentre lui rimaneva sempre indietro, arrivando ad invidiare Ginny. La piccola
Ginny stava crescendo lontano da lui.
Ron capii di essere solo.
Ne Harry ne Hermione potevano
aiutarlo. Non aveva il coraggio di confidarsi con Harry che aveva già i suoi
problemi mentre Hermione… entrava nel panico ogni volta che la vedeva o la
sfiorava ma soprattutto aveva paura di essere giudicato e criticato. Ron
immaginava già cosa le avrebbe risposto Hermione: “Ron non essere sciocco”
oppure “invece che pensare a queste cose dovresti applicarti di più!!” fino
all’infinito.
Lui non è mai stato veramente
d’aiuto, geloso del suo migliore amico e innamorato di un’irraggiungibile
Hermione.
E poi c’erano loro…sempre a
tormentarlo e a ricordargli che misera persona fosse.
“ Cos- aspetta Ron!!” tentò
di rimediare Hermione ma Ron ormai si stava dirigendo verso l’uscita dalla
sala comune.
La schiena di Ron sembrava
vagamente abbattuta mentre si allontanava e Harry sapeva che si sentiva
inferiore ad Hermione, anzi che provasse dei sentimenti diversi dall’amicizia.
Ora Hermione lo stava guardando disorientata, cosa rara per lei. In quel momento
Harry provò un lampo di soddisfazione vedendola così.
“Harry…” lo chiamò Ron
voltato “ Vado da Madama Chips per le bende” disse neutro tenendosi il
braccio, prima di scomparire oltre il quadro.
Era tardi, forse la mezzanotte
era passata da un bel pezzo e nella sala rimasero solo Hermione, Ginny e Harry,
che si lasciò cadere stanco morto sul divano che poco prima occupava Ron
sperando che Hermione avesse la decenza di non chiedere spiegazioni, ma
evidentemente sbagliava, e di grosso.
Hermione lo fissava incerta.
“Oh insomma che c’è?”
brontolò Harry stufo di essere fissato così insistentemente da Hermione che
però parve scossa, come risvegliata da qualche sua riflessione.
“ P-perché ha risposto così?”
domandò sempre più arrabbiata e meno turbata, tipico di Hermione ma Harry non
aveva ne la forza e ben che meno la voglia di rispondere.
Bofonchiò qualcosa che
assomigliava vagamente a un lascia-perdere-che-è-meglio.
“Hermione ascoltami…sai
com’è Ron” disse Ginny cercando di riparare. Ma Hermione comunque non aveva
intenzione di lasciar perdere, sapeva che Ron era cambiato dall’ultimo anno
come tutti del resto, ma c’era qualcosa che allontanava loro tre dal giorno
del fatto al ministero. Lei era svenuta ma sia Harry che Ron erano mutati e non
per lo stesso motivo.
Hermione poteva anche capire
Harry per il suo comportamento anche se percepiva che nascondesse qualcosa, ma
Ron: lui non lo capiva, a volte lui sembrava quasi trasparente. Non capiva perché
a volte scomparisse per ore senza dire nulla, non capiva perché le stesse così
lontano, ma soprattutto non capiva perché solo lei percepiva quelle sfumature
nel comportamento di Ron. Ginny, ogni volta che le confessava le sue
inquietudini rispondeva evasiva che lei non notava nulla mentre Harry, da quel
poco che capiva lui e Ron non parlavano molto.
La mattina dopo nessuno vide Ron,
ne a colazione, ne a lezione. Nessuno sapeva dove fosse, ma nessuno dei
professori sembrava accorgersi della sua assenza. Hermione subito dopo la fine
della lezione di Trasfigurazione preoccupata e anche perché in colpa, si
precipitò in infermeria dove la sera prima Ron aveva detto che andava. Ma lì
non c’era e nemmeno Madama Chips.
“Ma dov’è?” chiese poco
dopo a Harry che la raggiungeva ansimante per la corsa.
Fino a quel momento Harry non si
era preoccupato per Ron nemmeno quando non lo aveva visto salire al dormitorio,
ma ora era diverso sembrava scomparso e nessuno sembrava notarlo.
“Ehi
Harry!! Hermione!!” ad
urlare era Ginny che agitando la mano li raggiunse.
“Ginny per caso hai visto Ron?
le chiese subito Hermione con una certa apprensione nella voce.
“Ron? No, speravo che fosse con
voi… non l’ho visto a colazione e volevo…” rispose Ginny
“Harry forse è nella Guferia…oppure
nei sotterranei…o…” farfugliò confusa Hermione non sapendo il perché ma
nel profondo aveva un brutto presentimento.
“Ok! Dividiamoci, Ginny tu vai
nella Guferia, Hermione nei Sotterranei e io andrò da Hagrid” concluse
asciutto Harry mentre si precipitavano nei rispettivi punti di ricerca.
Harry non capiva perché ma la
scomparsa di Ron lo aveva come svegliato da un lungo tepore, si era reso conto
che da quando aveva deciso di evitare la realtà della morte di Sirius, lui
evitava indistintamente sia Lupin, Tonks o il professore Moody, sia chiunque
altro tentasse di affrontare il discorso. E Ron questo doveva averlo compreso
perché ora a distanza di settimana dal suo arrivo alla Tana, loro non avevano
mai parlato veramente. Solo le solite due parole, ma nient’altro.
Ripensando anche durante il
viaggio sull’Espresso per Hogwarts, Ron non era tornato con Hermione nella
carrozza che Harry aveva occupato con Ginny e Neville, solo verso la fine del
viaggio era riapparso e si era giustificato con Hermione rispondendo generico
che era stato trattenuto.
Correndo come una forsennata
Hermione arrivò presto nei sotterranei e girando angosciata raggiunse l’aula
di Pozioni, ma escludendo che Ron fossi lì dentro fece per incamminarsi quando
sentì gridare.
Immediatamente Hermione ritornò
circospetta su suoi passi fino ad arrivare alla porta e notando che era semi
aperta, guardò contenendo un singhiozzo.
Ron era lì disteso a terra e si
contorceva con gli occhi sbarrati. Il professo Piton lo sovrastava fissandolo
indifferente con la bacchetta abbassata. Hermione non poteva credere che il
professor Piton avesse scagliato un “crucio” su Ron, ma quelle grida, quei
bruciori li poteva quasi sfiorare, ricordava le urla.
Prima che potesse estrarre la
bacchetta Hermione sentì il sangue gelarsi e una energia estranea proiettarla
all’interno dell’aula scaraventando tutti i banchi sui muri, fermandola a
pochi passi da Ron che si era alzato e le dava le spalle.
La cosa più incredibile era che
non era Piton l’autore di tutto ciò, infatti sul suo volto non trasparivano
nessuna emozione se non odio, disgusto e disprezzo, ma si intravedeva anche
sorpresa.
“R-Ron… c-cosa succede…”
gemé spaventata Hermione che era ancora sospesa in mezzo all’aula.
“Weasley ” disse secco Piton
“lasci la signorina Granger ” Ron non rispose e non fece nemmeno quello che
Piton aveva detto, come se non lo avesse sentito.
“Ho detto di lasciare la
signorina Granger, signor Weasley!” ordinò
duro Piton mentre lentamente rialzava la bacchetta.
Hermione non capiva quello che
stava succedendo. Perché Ron era lì con Piton? Perché non parlava? Perché
aveva paura di Ron? Hermione non riusciva a muoversi e i battiti del suo cuore
ormai erano fuori controllo. Poi lentamente sentì la morsa che la tratteneva
allentarsi fino a farla scivolare sul pavimento.
“Bene, signor Weasley”
riprese sprezzante Piton “ora a causa dell’intromissione della sua amica
Granger mi vedo costretto a concludere qui”
“Si, signore ” ringhiò Ron
“La prossima volta le consiglio
di tenerla lontana” disse con un ghigno “sennò mi dovrò costretto a
prendere serie precauzioni e signor Weasley …” continuò beffando.
“Si ” rispose Ron
“Me le saluti se le sente”
sogghignò Piton soddisfatto
Prendendola brutalmente per il
braccio Ron condusse Hermione fuori dall’aula, scarpinando velocemente su per
il sotterraneo finendo dritti addosso Harry.
Harry infatti stava correndo per
raggiungere Hermione per raccontarli quello che Ron aveva chiesto ad Hagrid
poche ore prima di vedere. Infatti l’amico aveva chiesto ad Hagrid di vedere i
Thestral. La cosa strana era che Ron li vedeva… aveva visto la morte, ma
quando…forse al Ministero.
“Ron!!” gridò Harry
rialzandosi “dove eri finito?”
“Io…immagino che la nostra
amica impicciona ti racconterà tutto” disse brusco Ron tenendo ancora il
braccio di Hermione.
“Ahi!! Ron lasciami” strillò
Hermione agitandosi.
“Questa è l’ultima volta”
disse aggressivo Ron “io…non voglio più avere niente a che fare con te
Hermione” concluse avviandosi verso le scale.
“Ron! RON!!” urlò Harry in
direzione di Ron che non sembrava averlo sentito scomparendo oltre una porta.
“Cosa è successo?” chiese ad
una Hermione che tratteneva a stento un’ondata di lacrime.
“Non lo so… ho…trovato Ron
con Piton e…” mugolò piangendo “Oh Harry!! Cosa sta succedendo a Ron?”
implorò singhiozzando “era lì con Piton che urlava come sotto la maledizione
Cruciatus e poi mi sono trovata sospesa in mezzo all’aula…”
terminò fissando demoralizzata Harry.
“Come sospesa…in aria?”
“Galleggiavo a mezz'aria
nell’aula, ma non era stato Piton è stato Ron” fece Hermione rabbrividendo
al ricordo di quello che aveva visto.
“Ron, Sicura?” insisté Harry
“Si ”
“D’accordo… ora vado a
parlargli” fece Harry avviandosi verso la sala comune “Hermione cerca Ginny
e avvertila”
“Harry aspetta!!” disse
attirando ancora una volta l’attenzione di Harry aggiungendo “Piton alludeva
a qualcosa, ha detto : Me le saluti se le sente…non so cosa però”
“Mmh” disse incerto
Harry cercò Ron in tutti i posti
che conosceva, ma era tardi e le lezioni stavano iniziando. La prima lezione del
pomeriggio era Erbologia con la professoressa Sprite. Corse per tutto il
castello dirigendosi rapidamente verso la serra, ma non era l’unico che era in
ritardo, infatti qualcuno correva verso le serra e sembrava che si allontanasse
dalla capanna di Hagrid.
La pioggia anche se diminuita
dagli altri giorni rendeva la vista di Harry appannata a causa dei suoi
occhiali. Una cosa però aveva notato, all'improvviso l’altra persona si era
accasciata per terra. Subito gli fu accanto, la figura era rannicchiata in se
stessa e nascondeva la testa con le mani e mormorava qualcosa, parole confuse.
La divisa era quella di un ragazzo.
“Ehi? Tutto bene?” chiese
preoccupato “ma questo è sangue?” disse Harry stupito, guardandosi le mani
sporche di sangue, notando c’è ne era dappertutto intorno al ragazzo
Ma il ragazzo non rispose anzi
continuò ad agitarsi tenendosi la testa con le mani. Harry conosceva quella
persona, i capelli erano rossi…era Ron!!
“RON!! Ron mi senti? Cosa
hai?” urlò Harry per sovrastare il vento e la pioggia.
“Silente…”ansimò Ron
“portami da Silente”
E così fece Harry, anzi
propriamente lo fece Hagrid che li aveva raggiunti quando aveva visto Harry
dalla sua finestra. Hagrid si caricò Ron in spalla lo portò dentro al
castello. Harry vide l’origine di tutto quel sangue. Ron aveva tutte le
braccia sanguinanti attraversate da lunghi solchi, anzi poteva scorgere delle
pieghe e avvicinandosi capii che erano parole, come quelle della punizione
dell’anno prima con la Umbridge.
Da quando Silente era entrato
velocemente nell’infermeria Harry non aveva più saputo nulla di Ron. Madama
Chips non faceva entrare nessuno. Anche quando la professoressa McGranitt era
uscita e li vide lì ad aspettare non rispose alle domande. Harry, Hermione e
Ginny erano molto angosciati sulle condizioni di Ron.
“Professoressa come sta Ron?”
domandarono insistenti in coro tutti e tre
“Mi dispiace ma non posso dire
nulla ” disse guardandoli con dispiacere “vi consiglio di tornare nella
vostra sala comune, è tardi e la signorina Granger deve fare la ronda, vero?”
“Ah!! Si, ma Ron è l’altro
prefetto” precisò brusca Hermione
“Il preside ha già provveduto
a nominare un temporaneo sostituto” replicò la professoressa McGranitt
“Paciock lo sostituirà”
Non vedendo nessun’altra
occasione per scoprire cosa era successo a Ron, decisero di comune accordo di
ritornare nella sala grande e di ritrovarsi a mezzanotte e mezza per ritornare a
discutere.
“Ehi! Harry ” bisbigliò piano
Ginny “siamo qui” disse mentre indicava lei ed Hermione sedute vicino al
camino.
“Neville?” chiese Hermione
con una punta di strizza
“Si è appena addormento”
rispose cauto Harry sforzandosi di rimanere calmo “Hermione ora ripetimi
quello che è successo giù nei sotterranei con calma” e così Hermione
rispiegò tutto l’episodio.
“Ascoltatemi ora, Ron”
riprese circospetto Harry “ha chiesto ad Hagrid di vedere i Thestral”
“I Thestral?” ripete stranita
Ginny “cosa sono?”
“ L’anno scorso ne hai
cavalcato uno…per andare al Ministero” rispose funebre Harry. Avevano usato
i Thestral per i loro senso dell’orientamento stupefacente per arrivare al
Ministero e salvare Sirius.
“Vedi i Thestral possono
vederli solo chi ha visto la morte” spiegò Hermione cauta , ormai l’oscurità
stava pian piano ricoprendo tutta la sala comune. Il fuoco si stava pian piano
spegnendo.
“Si ricordo, Ron non riusciva a
vederli come me…” riflette a voce alta.
“Hagrid a detto che Ron li
vedeva oggi” disse Harry piatto. La cosa lo scombussolava parecchio. Si
sentiva terribilmente in colpa, come mai nei confronti di Ron. Soprattutto perché
era il suo migliore amico e non lo aveva mai visto in quelle condizioni. Stava
molto male e non lo aveva detto a nessuno, nemmeno a lui.
“E quando ha visto la morte?
Quando?” chiese angosciata
Hermione.
“Non so” riflette piano
Harry, non aveva nessuna idea. Per tutta l’estate era rimasto nella sua stanza
immobile nel suo letto a fissare in catalessi perenne il soffitto. Harry
riviveva attimo per attimo tutta la sua vita fino alla morte del suo padrino. E
ogni volta non poteva che sentirsi sempre peggio. Si sentiva colpevole e questo
nessuno avrebbe potuto cambiarlo. Per questo tutta l’estate non si era
minimamente interessato allo stato di salute di Ron e Hermione. Si ok, nelle
lettere lo chiedeva ma per abitudine e non per vero interesse.
In quel momento Harry si sentì
un meschino per quei pensieri.
“Hermione!” disse bruscamente
“S-si dimmi Harry” rispose
incerta per la sorpresa.
“Tu come stai?” chiese
timidamente Harry sperando, pieno di sensi di colpa, di recuperare
l’irrecuperabile, glielo doveva almeno alle persone che lui considerava come
la famiglia che non aveva mai avuto. Era stato un bastardo coi fiocchi fino
dall’ora ed era ormai il tempo di essere sinceri.
“Io, Harry?” ripeté Hermione
pensandoci “sto bene” rispose sicura guardandolo negli occhi per la prima
volta.
Harry guardandola accigliato
contestò “Sicura?”
“Si, e ora sono felice che tu
me lo abbia chiesto” disse continuando a guardarlo “era da tanto che non me
lo chiedevi”
“Già, è vero” sussurrò
colpevole distogliendo lo sguardo da Hermione “scusami”
“Non devi scusarti”
intervenne subito Hermione “veramente ora è tutto a posto”
“Harry” lo richiamò Ginny
“ e tu? Stai bene?”
Harry non rispose, aprì la bocca
un paio di volte per formulare una risposta decente ma niente. Non riusciva ad
esprimersi a dovere e finiva col fare la figura dell’eterno scorbutico
asociale. Ma non era la verità. Harry sentiva il bisogno di sfogarsi e anche
molto, ma il dolore era troppo grande e forte che si rifiutava di uscire da lui.
“Io…ecco…” cercò di parlare
fissando imperterrito il pavimento “…io…”
“Se non vuoi, non importa
Harry” disse dolcemente Ginny prendendogli una mano e cercando di incrociare
il suo sguardo.
Quegli occhi che tanto a lungo
aveva sperato di vedere in altri ragazzi, ma che nessuno aveva in sé. Nessuno
possedeva degli occhi così espressivi e affascinanti. Solo Harry e mai a
nessuna aveva lasciato un segno così indelebile quanto a lei. Nessuno aveva
visto quegli occhi che guardavano lei preoccupati e angosciati. Occhi piani di
rabbia, furia, astio e astuzia ma dolci e felici nel vederla sana e salva, come
quella volta nella camera segreta.
Lì Ginny capii che avrebbe amato
Harry per tutta la sua vita come un dolce ricordo che solo lei alla notte,
nell’intimità della sua camera, avrebbe potuto ammirare e sorridere alla
nostalgia dei suoi batticuori, rossori e poi, alla fine felice, rimettere il suo
amato al suo posto d’onore, nel suo cuore.
“Davvero Harry, non importa”
continuò ferma Hermione vedendo il suo sforzo.
“No!!” protestò Harry
spostando il suo sguardo da Hermione a Ginny, era scappato anche troppo da loro,
avevano il diritto di sapere…alla fine li aveva coinvolti troppo nella sua
vita e dovevano sapere per decidere se il gioco valeva la candela “Io non vi
ho detto una cosa molto importante… ” incominciò cauto Harry “ma vorrei
che ci fosse anche Ron, lui deve sapere come voi e… ecco…” si inciampò
non sapendo più come continuare, ora gli avrebbero chiesto cosa doveva
dirgli…
“Va bene, Harry” lo
interruppe Hermione “è giusto che ci sia anche Ron…anzi anche lui ci deve
delle spiegazioni, no?” disse Hermione sorridendo serenamente nella sua
direzione.
Sorrideva timidamente anche
Ginny, anche un po’ rossa in viso, forse per il fatto che Harry non aveva
ancora lasciato la sua mano. Ma era felice perché pian piano stava tornando il
suo Harry, il suo amato Harry.
“Bene, allora” fece Harry con
il suo primo vero sorriso che da tanto non faceva “rimane solo Ron”
“Ron…” mormorò piano
Hermione fissando il fuoco che si stava spegnendo “ma che ti succede” chiese
più a se stessa che a gli altri
“Ron aveva le bende lacere e
c’erano tagli sulle braccia quando l’ho trovato” fece pensieroso Harry “
e quando mi sono avvicinato sembravano come delle parole, frasi intere…”
concluse fitto.
“Quest’estate Ron era
strano…” disse lentamente Ginny guardandoli triste “spariva spesso e non
tornava a casa se non poco prima di mattina”
“E dove andava?” chiese
subito Hermione interessata
“Non lo so Hermione… una
volta l’ho seguito ma quasi subito l’ho perso di vista e sono tornata dentro
decisa ad aspettarlo e strapazzarlo a dovere al suo ritorno…” continuò il
suo racconto sempre triste.
“E poi?” sollecitò Harry
“E poi niente” rispose Ginny
guardandolo freddamente “non si è fatto vedere per due giorni di fila”
continuò furiosa Ginny “la cosa incredibile è che la mamma non gli ha detto
nulla, nemmeno papà”
Nessuno disse nulla per cinque
buoni motivi, tutti immersi nei loro pensieri, talmente presi che non si
accorsero che qualcuno era entrato nella sala comune e che vedendoli si era
nascosto nell’ombra.
“Forse al ministero deve
essergli successo qualcosa mentre era ancora nella stanza dei cervelli” spezzò
il silenzio Harry “io non c’ero e nemmeno Neville”
“Anch’io la penso così”
fece di rimando Hermione e Ginny annuì, quella era l’unica risposta.
Ora bastava chiederlo a Ron e
tutto sarebbe finito.
“Ma bene” disse una voce
“ora ci mettiamo anche a sparlare, mentre il povero idiota non c’è”
“RON!!” disse Hermione
dirigendosi verso Ron che si era avvicinato.
Illuminato dal chiarore del fuoco
quasi spento e dalle poche candele che avevano acceso, Ron sembrava pallido come
un cadavere, l’efelidi sulla sua faccia campeggiavano come sassolini mentre le
occhiaie erano visibile a distanza.
“Stai bene, Ron?” chiese
felice e preoccupata Hermione avendo scorto il suo sguardo, vuoto e freddo come
mai i suoi occhi erano stati. Pieni di rabbia, frustrazione o delusione. Pieni
di felicità, incredibilità o sicurezza ma mai vuoti o freddi.
Quello non era il suo Ron. Non
poteva essere Ron con degli occhi azzurri come il ghiaccio morto.
Ron fermò i polsi di Hermione
prima che lo potessero toccare, aveva poca forza in corpo ma l’ultima cosa che
avrebbe permesso era farsi toccare da Hermione. Non poteva.
“R-Ron, lasciami, mi fai
male” fece Hermione mentre la presa delle mani di Ron su i suoi polsi si
faceva più stretta “RON!! Lasciami, mi fai paura!!” gli urlò disperata
guardandolo negli occhi.
Fu allora che Ron mollo di colpo
Hermione e si allontanò da lei, mentre Harry lo guardava incredulo. Qualcosa
era successo a Ron, ma era qualcosa che non riusciva a percepire.
“Stai bene, Hermione” fece
Ginny sussurrando in direzione di Hermione che ancora fissava spaventata Ron,
mentre si massaggiava i polsi visibilmente rossi.
“S-si Ginny, tutto apposto!!”
rispose altrettanto piano Hermione.
“Ron” tentò Harry
“dobbiamo parlare”
“Parlare” gli fece il verso
Ron guardandolo neutro “dici che DOBBIAMO P-A-R-L-A-R-E, Harry… e di cosa di
grazia?”
“Di una cosa che non vi ho
detto” disse mortificato “e che avrei dovuto dirvi molto tempo fa”
Ron strinse forte i pugni “Se
è per quello, sei in ritardo di cinque mesi” sbottò “conosco il tuo segreto
Harry”
“Cosa? Come puoi saperlo?”
domandò sorpreso Harry, stava chiaramente mentendo. Ron non poteva sapere, solo
lui e Silente conoscevano la profezia e nessun altro…che Silente gliela abbia
rivelata? Perché farlo?
“Non è stato Silente…” rispose
subito Ron, come se avesse letto i pensieri di Harry “lo so e basta”
“Allora diccelo…” fece
Ginny forzando il silenzio che era calato dall’ultima affermazione di Ron
“Posso avere l’onore, Harry?
” disse Ron ironico sorridendoli artificiosamente.
“Si” rispose semplicemente
sperando che Ron dicesse una delle sue geniali pensate.
“La profezia” disse
lentamente scandendo bene la parola e guardando Harry fisso negli occhi
“é andata distrutta Ron!!”
replicò Hermione sfidandolo, si stava comportando da arrogante e non le piaceva
per niente la piega che stava prendendo la discussione.
“Ti
devo deludere Hermione” esclamò Ron dandole le spalle, voleva vedere la
faccia di Harry, questa era una piccola rivincita “Harry conosce la profezia
parola per parola, vero?”
“Si, me la rivelò Silente la
notte della morte di Sirius” confessò Harry tristemente
“Ma ha preferito non dirci
niente, forse non siamo così importanti per sapere” provocò minaccioso Ron
guardandolo negli occhi.
“No!! Non è per quello che
decisi di non rivelarvelo” ribatté subito Harry cercando con gli occhi
Hermione e Ginny. Non era per quello, anzi nemmeno lui sapeva il perché. Era
troppo difficile da spiegare. La profezia era la sua condanna, la sua morte.
“Harry avrà avuto le sue
ragioni per non parlarci della profezia” disse sicura Hermione “io non lo
condanno per la sua scelta”
Harry si sentì rinvigorito dalle
parole di Hermione, lei aveva avuto fiducia, ma non capiva come Ron ne era
venuto a conoscenza “Ma tu come?” fece dando voce ai suoi pensieri.
“Ti basta sapere Harry” disse
pacatamente “che non sei l’unico che ha dei segreti” e detto ciò Ron si
diresse spedito verso il dormitorio, non aveva intenzione di sopportare oltre
quella situazione assurda. Tutti erano con Harry nonostante la sua scelta di
tacere su una cosa così importante Hermione lo appoggiava come sempre e Ginny,
lei ne era innamorata. Non poteva chiedere aiuto a loro, era il momento di
imparare ad arrangiarsi.
Il
giorno dopo, anzi per l’intera settima ne Harry, ne Ginny o Hermione parlarono
con Ron, di comune accordo aveva deciso quella famosa notte di lasciargli del
tempo. Dopo che Ron aveva lasciato la sala comune quella notte Harry aveva
raccontato a Ginny e Hermione il messaggio della profezia e dopo poco sia
Hermione che Ginny con gli occhi lucidi lo avevano abbracciato mormorandoli che
loro e anche Ron, quando sarebbe rinsavito, non lo avrebbero mai abbandonato e
che non era solo a combattere conto Voldermord. Loro erano con lui sempre e
dovunque.
Harry non era solo, i suoi
genitori erano morti, Sirius era morto, ma anche se aveva scelto di
dimenticarsene la sua vera famiglia restavano Ron, Hermione e anche
Ginny.
Durante le varie lezioni del sesto
anno, tutti i professori stranamente lasciavano Ron in disparte, da solo anche
quando c’erano esercizi di gruppo. Addirittura durante le ora di Pozione col
professor Piton, Ron rimaneva da solo ad eseguire l’esercizio. Naturalmente
Piton non perdeva l’occasione di riprendere Ron anche se meno del solito.
“Harry!! Basta!!” urlò
preoccupata Hermione
“Eh? Cosa?”
“Hai già messo abbastanza
radice!!” fece contrariata Hermione appena in tempo.
“Lo vedi Piton?” chiese ad
Hermione sempre distratto mentre nell’oscurità del sotterraneo lo seguiva con
lo sguardo.
“Si, e vedo anche Ron”
rispose guardandolo abbattuta “è sempre da solo”
“Anche Piton è più indulgente
con lui” continuò imperterrito, qualcosa era successo e i professori lo
sapevano e loro no.
Hermione inarcò un sopracciglio
“Forse, ma resto dell’idea che prima chiariamo meglio è”
“Diamogli ancora del tempo”
fece Harry disinteressandosi completamente della pozione “se lo costringiamo,
si sentirà minacciato e con Ron non una buona idea”
Hermione sospirò “Sarà come
dici tu”
Altri giorni passarono nella
medesima statica situazione, Hermione con Harry mentre Ron rimaneva isolato.
Tutti o quasi aveva capito che era maglio tenersi alla larga da Ron anche se non
ne capivano la ragione. Harry aveva deciso di parlare con Ron servendosi della
scusa dell’imminente partita di Quidditch contro Tassorosso, anche perché
passava la notte nelle stanze per i prefetti e quindi non aveva mai occasione di
parlarli tranquillamente, ma Ron era riuscito a filarsela prima che lui
riuscisse a raggiungerlo. Harry non si diede per vinto e decise di aspettare
fino alla fine della partita per parlargli a costo di immobilizzarlo.
Il giorno della prima partita Ron
arrivò per ultimo in spogliatoio, rimase sempre silenzioso ed ascoltò quieto
le indicazioni di Harry sulla partita, anzi quando lui lo chiamò per chiedergli
come andavano le braccia, Ron rispose annuendo semplicemente.
Ginny dal canto suo era furiosa.
Era stufa del comportamento del fratello e della sua passività. Non era Ron.
Suo fratello era buono, leale, impetuoso e molto testardo!
Non era mai stato un solitario ne uno zoticone come l’ultima volta che
lo aveva affrontato. Anche lei come Harry decise di sorprenderlo alla fine della
partita per una bella strapazzata.
Grifondoro aveva vinto. Harry
aveva preso il boccino d’oro ad un punteggio di 30 a 80 per Grifondoro. Ron
aveva giocato al meglio e parava di tutto. Harry quindi decise subito di
cogliere l’occasione per congratularsi con lui e naturalmente parlagli a
quattrocchi, ma appena preso il boccino e sentito il fischio di Madama Bumb, Ron
non era più davanti alla porta ma correva verso lo spogliatoio.
“Certo che è proprio bravo ad
evitarci quello scemo” notò
impressionato Harry ancora ancorato alla sua scopa con in boccino che si
dibatteva nella sua mano. Ron stava scomparendo oltre la porta dello spogliatoio
e lì in mezzo a tutto quel fragore Harry capii che gli mancava il suo migliore
amico e anche molto.
“Quello stupido zoticone di
un fratello, se la sta dando a gambe levate alla grande” pensò
simultaneamente Ginny fissando incavolata Ron dirigersi frettolosamente allo
spogliatoio “Ah! ma questa volta t’acchiappo caro fratellino!! Fosse
l’ultima cosa che faccio!!”
“Guardalo come
corre!!” rifletté
Hermione immersa nel baccano della tribuna del Grifondoro “corri quanto
vuoi caro Ron del cavolo, non ti mollo finché non mi avrai detto tutta la verità!!
”
“Ca**o!! Che male!!
Queste stramaledette bende non tengono!!” pensò
Ron guardando allarmato l’enorme chiazza di sangue che gli stava imbrattato
tutta la manica della divisa. “E ora come lo lavo sto’ sangue” arrivato
nello spogliatoio, Ron stringendo forte i denti, cercò di levarsi la casacca
della divisa che gli si era incollata alle ferite delle braccia. Pregando che
non facesse poi così male come immaginava, Ron con uno forte strattone urlò
dal dolore e finalmente riuscì a togliersela “oh me**a non ora ti prego!!”
“RON!!! Ma cosa??” gridò
Ginny entrando nello spogliatoio seguita a ruota da Hermione ed Harry
Ron immaginando il putiferio che
sarebbe successo appena Harry, Hermione e Ginny avrebbero realizzato che lui
grondava sangue dalle braccia con le fasce a brandelli, pensò bene di non
dargli il tempo di pensare e prese la sua divisa e si catapultò fuori dallo
spogliatoio diretto verso l’infermeria.
Corse forte come mai aveva fatto,
forse correva per dimenticare lo sguardo di disgusto che aveva letto sul volto
di Hermione appena lo aveva visto, Ron correva per dimenticarli. Ma non era il
solo a correre.
“Ehi!! Ron ” gli urlò una
voce femminile “Fermati! RON asp!! Ahi!!”
Ron non voleva girarsi e vederla, ma
lei lo stava chiamando singhiozzando e lui non era così meschino da lasciarla lì.
No, era solo innamorato e l’amore è cieco davanti alle proprie ferite.
Ron le si avvicinò “ ‘mione
stai bene? Ti sei ferita?” domandò teneramente prendendole una mano ed
aiutandola a rialzarsi da terra.
“S-si sono solo caduta”
rispose imbarazzata per la figuraccia
Ron la guardò arrossendo
“Sicura?”
“Si, tutto a posto Ron”
Hermione cercò di sorridere ma appena lo guardò ricordò di botto perché lo
stava seguendo, ricordò tutto quel sangue sulle sue braccia. Era proprio come
nei suoi incubi.
“Ron!! Ascoltami ti prego!”
fece subito Hermione con le lacrime che le riempivano gli occhi senza che lei
potesse far niente per evitarlo. Piangeva perché amava Ron. Moriva ogni secondo
che gli stava lontano.
Hermione non poteva far finta di
niente, Ron ormai popolava i suoi sogni e incubi tutte le notti. Se a volte Ron
l’avvolgeva tenero nel suo forte abbraccio e le sussurrava parole dolci e
piene di amore, altre volte, molte altre volte, Ron non tornava più da lei,
scompariva. Aveva paura di addormentarsi perché, anche se non lo aveva detto a
nessuno, lei sognava di tenere Ron tra le sue braccia, piangendo ed urlando
perché cullava Ron morto.
“Parlami Ron!! Io ti ascolterò!!”
continuò Hermione piangendo “i-io n-non penso che tu sia un’idiota!!
Scusami se puoi, ma ti prego torna come prima”
Ron serrò forte gli occhi, una
nuova ondata di dolore lo stava travolgendo“Ah!! No, basta!” ringhiò tra i
denti. Lo stavano ancora tormentarlo come facevano solo quando era con Hermione.
“Ron…” Hermione prese fra
le mani la manica della maglietta di Ron, aveva paura che sarebbe scomparso se
lo avesse lasciato, mentre con l’altra gli accarezzo la guancia “sono qui,
Ron! Sono qui per te” tentò ancora
“Lasciami Hermione” e con uno
strattone forte Ron si liberò dalla presa di Hermione ed iniziò a correre
verso il castello.
“RON!! Ti Prego!!” Hermione
non era riuscita a trattenerlo. Lui soffriva terribilmente ed era solo.
“Hermione!! Dov’è Ron?”
chiese Ginny raggiungendola, guardandosi in giro sperando di scorgerlo “Ehi?
Perché piangi, Ron ti ha fatto qualcosa? ” domandò subito vedendola in
quello stato.
Hermione scosse la testa
negativamente “Se ne è andato, Ginny”
“Cosa intendi? ” domandò
nervosa Ginny, tutta quella storia stava peggiorando ogni giorno che passava.
“Non sono stata capace di farlo
parlare” rispose lei
“E allora? Basta insistere!!
Hermione non vorrai dirmi che ti arrendi?” disse guardandola teneramente.
Hermione era innamorata di quello scorbutico di suo fratello. Lo aveva
confessato pochi giorni prima, mentre lo guardavano solo vicino alla finestra.
Glielo aveva confessato tra balbettii e rossori. Ginny non aveva mai visto
Hermione più imbarazzata e rossa in volto come quel giorno.
“Allora signorina Granger,
rinuncia?”
Hermione la guardò con un nuovo
fuoco dentro, non avrebbe mai abbandonato Ron, esisteva ancora il Ron che lei
amava tanto, glielo aveva dimostrato poco prima. Lui era ancora lì che
l’aspettava “No, che non rinuncio Ginny”
Ginny sorrise finalmente felice
dopo molto tempo “Bene, cognatina! Andiamo a fare il culo a mio fratello!!”
Harry finalmente riuscì ad
allontanarsi dallo spogliatoio per vedere se Hermione era riuscita a
convincerlo, ma arrivando a metà del giardino le vide ridere di gusto.
“Ragazze? Tutto apposto” si
informò sorridendo spontaneamente a tutte quelle risate
“Beh, direi di no” disse
Ginny ridestandosi dalle risate “ma Hermione ha dichiarato guerra aperta a
Ron!!”
Harry fece un risolino “Cioè”
“Cioè, mio caro Harry, che non
lascerà in pace Ron finché non verremo a capo di questa storia!!” disse
Ginny abbracciando Hermione e facendole l’occhiolino “vero Hermione?”
“Si” rispose serenamente
“Allora sono con voi!!”
Fine 1° capitolo
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Ringrazio fin da ora chi leggerà la mia storia!! ^__^ un grazie dal profondo del cuore!! Ringrazio anche chi vorrà commentare!! Mi scuso inoltre per i vari difetti ed errori grammaticali!!!
Un bacio e al prossimo capitolo