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Autore: Deriama    17/08/2005    7 recensioni
“Così come? La colpa è solamente tua Ron!! Sei tu un incapace, punto!! Anch’io sono stufa di dover sempre litigare con te!! Nonostante io ti aiuti continuamente tu hai il coraggio di dirmi che ti faccio sentire un idiota… forse perché lo sei? Te lo sei mai chiesto? Eh?” concluse Hermione ansimante per lo sfogo violento. Forse aveva esagerato, Hermione non lo reputava un idiota ma quando parlava così era molto vicino ad esserlo. Ron dal canto suo, dopo la risposta secca di Hermione non aveva proferito parola. Il suo rossore era sparito lasciandolo pallido e all'improvviso stanco. Ron sentiva che quelle parole erano vere e in quel momento qualcosa di sottile, sotto le fasce, gli stava ferendo le braccia. Il dolore era forte, ma mai così intenso come la tristezza che si stava imprigionando di lui. ASPETTO I VOSTRI COMMENTI!!! ^__^ grazie!!!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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2° capitolo: If you have to go, please go quiet

No you don't know what its like when nothing feels alright
No you don't know what its like to be like me to be hurt to
To feel lost to be left out in the dark
To be kicked when you're down
You feel like you've been pushed around to be
On the edge of breaking down and no one's there
To save you no you don't know what its like
Welcome to my life

 Simple Plan “Welcome to my life”

Ron era diventato un professionista nell’evitare i suoi amici e Ginny. Dormendo sempre nella stanza adibita ai prefetti e studiando nella stanza delle necessità, non dava modo a nessuno di avvicinarlo. Nonostante la professoressa McGranitt sapesse che Ron era ormai ristabilito dall’incidente, non aveva cambiato la sua disposizione nei confronti del suo sostituto Paciok diventato il prefetto provvisorio nelle ronde di sorveglianza. I professori non lo disturbavano e ormai l’unico momento in cui si faceva vedere era durante gli allenamenti di Quidditch. Ron non ne perdeva uno e dava anima e corpo in quelle ore, unico momento che aveva per sentirsi finalmente libero di scaricarsi.

 Madama Chips era riuscita a fornire a Ron delle bende incantate capaci di soffocare i tentativi di fuga delle shadows come le chiamava Madama. Nessun tentativo da parte dei professori era stato in grado di aiutarlo, anche se era convinto che nessuna cura sarebbe stata capace di aiutarlo. Era grato ai professori per i loro tentativi e capiva perfettamente perché Silente si tenesse a distanza, ma se nemmeno lui era stato in grado di aiutarlo, Ron si rese conto di avere ben poche speranze di guarigione e il tempo ormai stava terminando. 

 Grazie a quelle bende negli ultimi giorni Ron era finalmente riuscito a dormire ed addirittura a sognare. Quella mattina Ron si era svegliato tutto agitato e sudato, aveva sognato come da molto tempo non faceva, ma il sogno era di gran lunga uno dei più strani che gli era mai successo di ricordare. Per Ron quel sogno era stano perché aveva fantasticato su lui e Hermione, ma in modo tutt’altro che casto.

 Quella mattina Hermione si svegliò a causa di un incubo che la tormentava quasi tutte le notti, era sempre lo stesso - per cui ancora più angoscioso – e ogni notte diventava sempre più particolare quasi da sembrare vero. Era ancora presto per alzarsi, la stanza era ancora immersa nel buio di una mattina di Novembre e la stanchezza di Hermione la fece sprofondare debolmente di nuovo nel sonno e nei suoi incubi.

 Hermione non ricordava di aver mai  passato un periodo peggiore, nonostante le buone intenzioni non riusciva ad avvicinarsi a Ron in nessun modo. Ginny la incoraggiava ma vedeva che anche lei era molto scoraggiata dalla situazione. Non era la prima volta che passavano dei giorni senza che lei e Ron si parlassero ma ora Hermione ne era – consapevolmente – innamorata. La notte non dormiva e quando cadeva dalla stanchezza i suoi sogni erano dolci e dolorosi tanto da svegliarla piangendo.

 Qualcun’altro si agitava nel sonno ma nel dormitorio maschile e più precisamente Harry. Si sentiva terribilmente solo e frustrato perché non riusciva a capire cosa avesse il suo migliore amico. I sensi di colpa lo tormentavano. Harry capiva perfettamente il motivo per cui Ron non si confidava con lui. Lui per primo non aveva avuto fiducia in Ron e non si era confidato con lui riguardo alla morte del suo patrigno e anche a proposito della profezia. Si era isolato e non si era interessato a loro nemmeno per un minuto. Harry però rivoleva indietro il suo migliore amico sempre ottimista, impacciato e testardo di marca Weasley.

 Per la sorpresa di tutti quella mattina Ron fece colazione con gli altri, insolito visto che per evitare tutti era l’elfo domestico Dobby che gli portava la colazione. Non c’era un motivo particolare, ma quella mattina, un po’ per il sogno e un po’ perché si sentiva bene ed euforico, Ron varcò la porta della Sala Grande e rimase stranito vedendo che molti lo fissavano sconvolti. Subito il suo sguardo si arrestò sul centro del tavole dei Grifondoro dove sedevano immobili a fissarlo Harry, Hermione e sua sorella Ginny.

 Ginny stava guardando in giro per caso e trattene il fiato così rumorosamente che attirò subito l’attenzione dei suoi amici. Subito Harry e Hermione seguirono la direzione del suo sguardo e Harry quasi non si strozzava col succo dalla sorpresa. Era ormai da più di un mese che Ron non faceva colazione con loro, nemmeno pranzo e cena.

 Hermione vide che Ron era diventato improvvisamente rosso come un peperone e che cercava di evitare il suo sguardo. Lei non poteva certo capire il perché della reazione di Ron nel vederla, ma ciò non gli impediva di imbarazzarsi al solo ricordo del sogno della notte appena passata.

 “Ron!!” fece scossa Hermione “forse è qui per parlarci” sperò in cuor suo

 “Staremo a vedere” ribatté subito Ginny squadrando il fratello avvicinarsi

 Ron però non diede alcun cenno di voler parlare con loro, si sedette appositamente il più lontano da loro vicino alla fine della tavola.

 Hermione non si era mai sentita così vuota ed inutile, ora il suo proverbiale cervello non serviva a nulla e la sua unica fonte di forza la evitava come si evita la peste, e ogni volta che Ron, vedendola, scappava qualcosa nel suo cuore si spezzava. Hermione sentiva crescere dentro di sé una grande rabbia, come mai le era capitato.

 “Quello stupido” mormorò Ginny innervosita, odiava quella situazione. Non si poteva andare avanti così, ne avevano passate talmente tante insieme da poter scrivere dei libri su di loro ed ora Ron di ostinava come un mulo ad evitarli o a sparare frasi a metà.

 “Ci ha deliberatamente ignorati” disse amaro Harry cacciandosi in bocca una fetta biscottata

 “Si, ma ancora per poco” annunciò Ginny alzandosi dalla tavola “ora vado lì e lo sistemo per le feste”

 “No, Ginny!!” esclamò Harry trattenendola per un braccio. Capiva perfettamente i sentimenti di Ginny ma sentiva quello che nascondeva Ron era qualcosa di estremamente grave che perfino i professori si tenevano a dovuta distanza. Harry sapeva che bisognava avanzare gradualmente.

 “Lasciami!!”

 “Ginny, per favore” iniziò calmo Harry alzandosi e superando quanto basta Ginny in altezza da costringerla ad alzare lo sguardo furioso verso di lui “calmati, non è così che riusciremo ad aiutare Ron”

 “E come allora?” strillò Ginny “aspettando che lui si allontani definitamene da noi?”

 “Ginny” fece Harry per calmarla “è troppo presto e improvviso”

 “Proprio tu” disse malevola Ginny “Harry proprio tu che ci hai mandato in pasto ai Mangiamorte poco meno di cinque mesi fa”

 “GINNY!! Smettila!!” esclamò Hermione

 Harry la guardò intensamente negli occhi, lei aveva ragione la sua sconsideratezza aveva portato loro a un passo dalla morte e all’omicidio di Sirius. Come dargli torto. Con che diritto si frapponeva fra le decisioni di Ginny, Ron ed Hermione, anzi lei lo aveva avvertito che si poteva trattare di una trappola e lui l’aveva aggredita.

 Lui non voleva fare l’eroe, voleva salvare Sirius e loro lo aveva seguito nonostante non avesse con se uno straccio di prova e lui come li aveva ripagati? Ignorandoli o comandandoli a bacchetta.

 Harry capii che proprio perché si sentiva responsabile della morte di Sirius e dei problemi di Ron che doveva gire con più buon senso e non precipitosamente. Non avrebbe commesso lo stesso errore, non avrebbe sopportato perdere un’altra persona cara per la sua causa.

 “È vero” rispose infine Harry, ridestandosi dai suoi pensieri “ma vedi Ginny” riprese per spiegarle prendendole una mano “dalla morte di Sirius io…sono molto cambiato! Non ripeterò lo stesso errore”

 “Oh, Harry…” disse tristemente Ginny scorgendo nel suo sguardo quanto dolore aveva fatto rifiorire con quelle sue insensibili parole “scusami…non volevo”

 “Non devi piccola Ginny” le rispose Harry regalandole uno dei suoi ormai rari sorrisi.

 Ginny salutò inquieta Harry e Hermione per dirigersi a lezione. Il suo cuore era diventato inaspettatamente più pesante, come aveva potuto pronunciare quelle orribili parole proprio verso Harry? Con che diritto aveva avanzato quelle accuse? Harry voleva solo salvare il suo padrino e alla fine nonostante tutti i sacrifici lui era morto. Lo aveva accusato con una totale leggerezza da meritare… e invece Harry le aveva rivolto un dolce e tristissimo sorriso, ma si sarebbe fatta perdonare.

 Harry si allontanò dopo aver salutato Hermione che si avviò a lezione di Aritmazia al 3° piano, lei non incolpava Harry perché sapeva perfettamente che ci pensava lui stesso ad incolparsi inutilmente. Hermione stessa aveva paura anche solo di pensare a mettersi nei panni di Harry per cercare di capire cosa provasse: perché dopo essere la causa della morte dei propri genitori, del proprio padrino e nonostante ciò continuare a vivere con una profezia per condanna a morte…lei sarebbe impazzita.

 “Oh! Ma chi abbiamo qui? Granger la mezzosangue” disse una voce tagliente come il ghiaccio seguita da le solite inappropriate risate sguaiate.

 Nel corridoio deserto serpeggiava Malfoy seguito a ruota dai suoi armadi Goyle e Tiger, non c’era nessuno nei paraggi e le lezioni stavano per incominciare. Hermione decise categoricamente di ignorarlo e riprese a camminare per dirigersi verso la sua aula.

 “Ehi!! Quanta fretta” disse Malfoy con scherno “ma lo sai che per essere…una mezzosangue” fece avvicinandosi strascicando i piedi “non sei affatto male”

 Malfoy colse al volo l’occasione data dalla sorpresa di Hermione per le sue parole e le bloccò i polsi sulla parete. Goyle e Tiger intanto sorvegliavano il corridoio sghignazzando.

 “Ecco fatto! ma che ingenua che sei Granger” insinuò Malfoy sussurrandole nell’orecchio “però mi stuzzicano molto le vergini ingenue”  

 Hermione rimase senza parole.

  Malfoy era impazzito, ma lei non si sarebbe fatta intimidire da un pallone gonfiato come Malfoy e avrebbe urlato, scalciato fino a quando non l’avrebbe lasciata andare.

 “Lasciami immediatamente Malfoy altrimenti…” ribatté Hermione duramente

 “Altrimenti cosa?” ripeté lui provocatorio

 “Altrimenti ti prendo a calci in culo fino a farti venire fuori i capelli neri” parlò feroce una voce maschile calda e profonda. Subito il proprietario della voce si scagliò contro Malfoy allontanandolo da Hermione, finalmente libera dalla stretta delle sue mani.

 “Bene” fece Malfoy distanziandosi e cercando con lo sguardo dove erano finiti quegli incapaci di Tiger e Goyle, trovandoli sotto l’effetto Engorgio - incantesimo che fa gonfiare in modo impressionante chi ne è colpito -  “beh… lenticchia la mummia, quand’è che ti tolgono le bende? O le tieni per le prossime volte che ruzzolerai giù come un sacco di lenticchie?”

 Nonostante le loro condizioni sia Goyle che Tiger cercarono di ridere ma riuscirono solo a produrre dei insopportabili grugniti. Ammirabile la loro dedizione al dovere verso Malfoy.

 Ron si voltò verso Hermione per accertarsi che stesse bene e vedendola subito si sentì rincuorato.

 “Ti dirò Malfoy, forse voglio nascondere qualche bel nuovo tatuaggio” fece fronteggiandolo “di un po’…come sta tua padre?” chiese infine pungente mantenendo la mano salda vicino alla bacchetta.

 “Tu…non osare” sibilò arido Malfoy

 “Per caso si è fatto un nuovo orrendo tatuaggio?” continuò Ron soddisfatto “magari con una bella dedica in onore di Voldermort

 “Tu… te la faccio pagare!!!” urlò Malfoy estraendo fulmineo la bacchetta “Furnuncu!

 “Petrificus Totalus

 Malfoy venne irrigidito del tutto dall’incantesimo immobilizzandolo temporaneamente, a scagliarlo fu la professoressa McGranitt arrivata giusto in tempo.

 “50 punti in meno a Serpeverde” disse la professoressa McGranitt concisa senza fretta “e 15 punti in meno per Grifondoro”

 Hermione che era rimasta in disparte vicino alla parete si fece scappare un sospiro di sollievo, sarebbe sicuramente finita molto male se non fosse intervenuta la professoressa.

 “Ora sig.na Granger vada immediatamente a lezione” disse poi rivolgendosi verso Malfoy e i suoi armadi – liberi gli effetti dell’incantesimo -“mentre voi tre alle diciassette in punto nel mio studio, avvertirò il professor Piton e discuterò con lui della vostra punizione”

 Malfoy strinse forte i pugni “Ma professoressa…” cercò di riparare “è stata colpa di…”

 “Avremo modo di verificare sig. Malfoy, ora in classe!!” disse aspramente guardandolo da dietro le lenti quadrate dei suoi occhiali “e lei sig. Weasley mi segua”

 Ron si soffermò a guardare Hermione per accennarle di seguire l’ordine della professoressa, ma vedendo il suo classico sguardo DI-QUELLO-CHE-VUOI-IO-TANTO-NON-TI-ASCOLTO la vide seguirlo. Intuendo dove lo stesse portando la professoressa McGranitt, Ron attirò subito la sua attenzione per riferirle che Hermione li stava seguendo.

 Vagando con lo sguardo Ron cercò Hermione “Professoressa?” fece voltandosi verso di lei.

 “Sig. Weasley ora ho lezione” disse in maniera contenuta “ma ora deve assolutamente andare in infermeria…ho già avvertito i professori delle prime ore”

 “Si”

 La McGranitt si trattenne a fissarlo “E mi raccomando Weasley…abbia fiducia” aggiunse con un tono dolce prima di entrare in classe

 Ron rimase fermo a guardare vacuo il portone dell’aula di Trasfigurazioni oltre la quale era appena scomparsa la figura della professoressa. Fiducia…aver fiducia? Come poteva aver fiducia quando tutti lo avevano abbandonato? I suoi genitori non osavano nemmeno chiederli come stava, le uniche persone che lo sapevano o erano lontane o lo evitavano. E poi c’erano Harry, Hermione e Ginny, ma a loro non poteva rivelare la vera natura di quelle ferite… già Hermione!!!

 Ron sentì qualcosa lacerarli la carne, il dolore era acuto e violento. Un turbinio di immagini gli invasero il cervello scaraventandolo giù per un pozzo senza fondo. Ron cadde nel caos senza poter fare nulla.

 Urlava sputando sangue. Ma nessun suono veniva emesso dalla sua bocca.

 Tormento, sangue, terrore, disprezzo e tanto, tanto sangue da invadergli le narici e gli occhi. Piangeva sangue, vomitava sangue, quelle urla gli foravano le orecchie scagliandolo in una dimensione vacua color vermiglio.

 Quello era il suo mondo, dove il cielo era nero come la pece, la pioggia color cremisi, la terra completamente ricoperta di ossa. Umane. Come un tappeto i teschi, ossa, cadaveri ricoprivano tutto. Il silenzio regnava sovrano, il vento feroce trascinava con se strascicati bisbigli di un passato ormai lontano. Essi non erano altro che grida cariche di odio per colui che le aveva procreate.

 Ron riuscì ad rialzarsi, la vista gli era confusa dal gocciolare del sangue dalla sua tempia. Instabile sulla collina di cadaveri cercò di prestare attenzione ad un lamento che lo raggiunse fulmineo nel cervello.

 Era il triste pianto di un bambino. No! A piangere era una dolce bambina dai mossi capelli color castano accovacciata ai piedi di un lavandino nel bagno. Piangeva perché aveva il cuore spezzato. A spezzarglielo era stato…lui.

 “Ron!!”  urlò disperata Hermione vedendolo ancora incosciente a terra con la tempia sanguinante “RON??!!”

 “Che c’è? Che hai da urlare?” le rispose brusco. Era colpa di Hermione se era caduto. No…era sua la colpa se lei sentiva quello. Ora ricordava.

 Ron si alzò di scatto facendole perdere l’equilibrio. Hermione aveva perso un battito quando correndo aveva visto accasciarsi Ron a terra sbattendo la tempia sul gradino dell’aula di Trasfigurazioni. Accovacciandosi vide che non sanguinava solo dalla tempia, infatti tutte le maniche della divisa erano impregnate di sangue. Hermione lo toccò e debole e un ricordo attraversò la sua mente.

 “Ron s-stai sanguinando…” balbettò incerta vedendolo furioso “devi andare subito in infermeria” riprese con la sua solita voce petulante, non si era fatta intimidire da Malfoy e non sarebbe certo stato Ron ad avere il privilegio. 

“Lo so” fece aspro allontanandosi da lei “va via ora!!”

Hermione lo guardò sbarrando gli occhi “Come? Stai scherzando, vero?”

“No, vattene” le rispose neutro

“…”

Innervosito Ron “Va bene” disse “fa come vuoi” e così prese a correre verso l’infermeria, ma non era il solo. Hermione aveva deciso di seguirlo e di estorcergli la verità a tutti i costi. Tutti! Ma Ron non era dello stesso avviso, loro lo tormentava già abbastanza senza che Hermione interferisse. Aveva avuto la conferma che erano particolarmente sensibili alla sua presenza, tanto da proiettarlo nel suo mondo.

“Madama Chips!!!” urlò Ron arrivando davanti al portone dell’infermeria “MADAMA CHIPS!!”

“Chi è che urla in questo modo??!!” rispose seccata la Madama aprendo la porta “oh santo cielo!! Sig. Weasley…entri su!!”

“Madama…non la faccia entrare” disse Ron, esausto

“Chi?” chiese curiosa Madama Chips

“Lei” le rispose indicando Hermione “la prego” scongiurò intorpidito, aveva perso troppo sangue.

“Signorina Granger!! Dovrebbe essere in classe a quest’ora” disse la Madama frapponendosi tra Hermione e la porta “e comunque non può entrare”

“Madama mi faccia entrare” la supplicò Hermione cercando di scorgere Ron “Sta male”

“Gliene faresti di più restando” replicò duramente chiudendo con un colpo secco la porta.

Hermione rimase scossa dall’affermazione della Madama. Non ne capiva il perché ma ora il peso sul suo cuore aumentò visibilmente…che fosse realmente colpa sua i strani attacchi di Ron? Era per quello che lui l’aveva evitata con tanta cura?

“Acc! Weasley ma quanto sangue ha perso?”

Ron non rispose, era troppo anchilosato dalla mancanza di sangue che la sua mente stava vagando sfrenata ma ritornava ogni volta a quell’immagine. Ritornava irrimediabilmente a quella bambina.  

“Ora! Prenda questa ogni ora!” disse la Madama porgendogli una boccetta color rosetta “l’aiuterà a riprendere le forze”

“Madama... aveva detto che queste bende avrebbero tenuto di più” fece guardandola assente

“Si, e avrebbero dovuto farlo” rispose mortificata la Madama “ma vedi, se le shadows sono così intense servono a ben poco come ha visto”

“Sono stanco…” disse Ron amaro “tremendamente stanco”

“Deve aver pazienza, e fiducia” disse pacatamente

“Aver pazienza e fiducia?” ribatté ostile Ron “scusi la volgarità Madama ma non gliene frega un cazzo a nessuno di me e allora in chi dovrei aver fiducia?”

La Madama non si scompose, nella sua lunga carriera di infermiera al San Mungo e ad Hogwarts ricordò solo un’altro caso così…disperato. Come a quel tempo che non si conoscevano gli effetti e le reali cause, ancora oggi non esiste una cura o incantesimo capace di annullare gli effetti delle shadows. Nulla, solo una pozione capace di inibirle temporaneamente, ma se abusata – come allora – il risultato non è altro che morte per overdose.

Tutto di quello che succedeva a Weasley le ricordava il caso Hamilton. Erano passati 30 anni dalla morte di Bruce Hamilton. Era uno studente tirocinante come lei che studiava per diventare guaritore, lo aveva conosciuto, gli aveva parlato, era uscita con lui e se era innamorata.

“Madama… io lo vedo il mio futuro” disse Ron improvvisamente ridestando così Madama Chips “lo vedo nei suoi occhi…finirò come quel Hamilton”

“NO! non finirai come Bruce” esplose la Madama con gli occhi lucidi “prenderai la pozione che il professor Piton sta preparando in dosi piccole e regolari”

“Madama…”

“E ti allenerai con lui per controllare gli spasmi d’astinenza” asserì alzandosi dalla sedia ed allontanandosi da lui.

Ron chiuse gli occhi ascoltando i suoi singhiozzi “Madama lei lo sa meglio di me…” disse quieto “io morirò o di overdose” poi si fermò e puntò i suoi occhi azzurri su quelli della Madama ormai asciutti ma infelici “o perché mi suiciderò prima di essere completamente succube e rinchiuso”

“Rinchiuso?” ripeté confusa “da chi lo hai sentito?”

Ron richiamò alla memoria le lacrime che sua madre aveva versato sapendo la verità sulla sua situazione. Durante la sua convalescenza a scuola al ritorno dal ministero le sue condizioni erano lievi, ma con l’avvento dell’estate arrivarono le prime voci, i primi deliri e le prime ferite. Subito decise di recarsi al San Mungo solo per un consulto ed era ritornato a casa dopo due giorni di esami, sballottato in reparto a reparto, esaminato da decine di guaritori fino a quando gli fecero leggere la cartella clinica di Bruce Hamilton deceduto nel 1967 per overdose.

Quella cartella clinica descriveva tutti i comportamenti che Hamilton aveva manifestato nella sua permanenza al reparto Lesioni da Incantesimi fino al momento della sua morte nel reparto speciale lungodegenti da dissociazione mentale magica. Ron leggendo tutti quei sintomi non poté che identificare se stesso.

Inizialmente Ron aveva creduto che fosse solo coincidenze tutte quelle sintomatologie e che lui non poteva certo avere una malattia ignota e senza cura, ma la conferma arrivò una mattina pochi giorni dopo rileggendo attentamente la “fotocopia” di quella cartella clinica. Ron riconobbe la scrittura di Madama Chips dell’infermeria di Hogwarts che testimoniava il fatto accaduto nel laboratorio di ricerca sui cervelli 30 anni prima.

Il racconto spiegava l’incidente che aveva coinvolto il tirocinante Bruce Hamilton nell’eseguire la procedura di congelamento della massa n° 14/J.M. L’errore nella procedura aveva scatenato una reazione della massa n°14/J.M. al contatto con la sua pelle al momento del trasporto dalla vasca di cristallo. Il racconto finisce con il ricovero di Hamilton al San Mungo e la richiesta scritta di Madama Chips sull’origine della massa n°14/J.M.

“Weasley?” fece scotendolo leggermene dal suo assopimento. Era comprensibile la sua stanchezza a causa della perdita di tutto quel sangue ma doveva assolutamente sapere cosa sapeva “cosa sai tu, su Hamilton?”

Ron aprì lentamente gli occhi, sentiva tutto il corpo intorpidito e le braccia gli dolevano parecchio “Tutto” rispose infine

“Spiegati!” comandò la Madama, nervosa…

“Tutto quello che è scritto sulla sua cartella clinica” disse neutro tirandosi su dal letto dell’infermeria “tutto quello che ha scritto lei e tutto quello che gli è successo dopo il ricovero”

“Oh! Santo cielo!” rispose alla affermazione di Ron, non poteva credere che quel ragazzo sapesse tutto.

Ron prese la boccetta color rosa pallido, si sistemò meglio la divisa ormai pulita dal sangue e si alzò “La saluto Madama” fece poi avviandosi verso la porta “non deve preoccuparsi per me” le disse sorridendoli timidamente.

“…” la Madama non riuscì a rispondere, non sapeva cosa dirgli perché nulla avrebbe potuto ridargli la sua innocenza perduta o salvarlo da ormai morte certa.

Hermione decise comunque di aspettare Ron fuori dall’infermeria, reprimendo la smania di entrare o di ascoltare i discorsi. Aveva sentito la Madama alzare al voce e Ron risponderle, ma era riuscita a resistere ed aspettare Ron.

Ron voltò le spalle alla Madama ed uscì fissando il pavimento. Chiuse lentamente la porta alle sue spalle e sentì un fremito soffocato e un paio di scarpe da ragazza poco distanti da lui. Ron sapeva a chi appartenevano ma decise di ignorarle e si diresse verso il dormitorio, era stanco e poteva dormire almeno 4 ore prima dell’inizio delle lezioni pomeridiane.

“Ron?”

“…” lui non aveva intenzione di darle corda.

“Ron! Ehi?” riprovò lei, ma Ron non diede segno di averla sentita.

Hermione allora si spazientì “Ron! Non fare finta di non sentire!!”

“Ok! Che cacchio vuoi? Non ti avevo detto di sparire?” rispose lui scontroso “Cos’è sei sorda? ”

“Ehi! Non usare quel tono maleducato con me, R-O-N-A-L-D” gli strillò indispettita

“Vattene Hermione” continuò lui imperterrito “lasciami in pace”

“Vaffanculo Ron!!” urlò furiosa Hermione, era stufa di quel comportamento infantile, si era stancata di corrergli dietro o di aspettarlo, perché se lo avesse fatto sarebbe morta di vecchiaia nel frattempo “non me ne vado finché non mi dice cosa hai!!”

“E meno male che sono io il volgare” mormorò tra se e se sorridendo

“Che hai detto?” domandò subito sentendolo borbottare

Ron non poteva mandare tutto all’aria e parlarle, trascurando gli incubi, i tagli, le allucinazioni e le voci che lo tormentava giorno e notte, ma soprattutto non poteva dimenticarsi che lui era innamorato perso di lei ma presto lui…sarebbe morto… lei sarebbe stata sicuramente più felice lontano da lui, solo doveva ancora capirlo, infondo Ron per Hermione era solo un semplice amico…non sarebbe stato difficile allontanarla.

“VATTENE!! Non voglio più vederti Hermione!! Sono stanco di te!!” urlò brusco spaventandola “sono stato chiaro?”

“Cristallino direi” lo provocò lei, non si sarebbe arresa, a costo di picchiarlo.

Ron sbuffò infuriato e si allontanò veloce da lei, costatando felice che non lo aveva seguito, forse c’era finalmente riuscito. Mancava solo Ginny. Era da solo ormai e non poteva dare torto a nessuno per quello, non odiava i suoi genitori, ne i suoi fratelli, ma quelle parole lo avevano massacrato nell’anima e ne era rimasta una macchia indelebile.

Hermione non aveva rinunciato, semplicemente aveva deciso di obbligarlo a parlare in un altro momento, in un altro luogo dove non sarebbe riuscito a mentirli. Aveva deciso di preparare la pozione Veritaserum, era la fine di Novembre e per la fine del ciclo lunare sarebbe arrivato Natale. Periodo perfetto!

“Harry!”

“Ciao Ginny!” la salutò sorridendole

Le stava sorridendo, stava sorridendo a lei in quel suo modo adorabile. Vedeva la sua deliziosa fossetta, gli occhi verdi socchiudersi lievemente dietro gli occhiali e la sua testa inclinarsi leggermente. Ma come poteva dedicarle un sorriso così dolce dopo quelle cattiverie? Forse… lui provava… no non poteva illudersi… ma come riusciva a sorridere in quel modo sapendo della profezia, come face Harry a rimanere così… semplice nonostante tutto.

“Ehi? Ginny stai bene?” le domandò Harry agitandole una mano davanti agli occhi

“Eh? Che? Si, si!!” rispose Ginny sfociando in una forte risata genuina

“Mi ero incantata, sai sei così bello che mi succede a volte!!” gli disse scherzosamente

Ma Harry rimase spiazzato da quelle parole, tanto da arrossire vistosamente e da non riuscire ad articolare nessuna risposta decente. Lei lo trovava…b-bello? No, stava sicuramente scherzando.

“Harry, s-sei arrossito?” fece indicandogli il volto, Harry era arrossito per la sua battuta? No, prima gli sorrideva in quel modo e ora arrossiva per la sua battuta? Il mondo doveva essere seriamente impazzito!

“I-io…” cercò Harry di risponderle “è solo…ecco mi hai stupito… ma era una battuta, vero?” chiese tanto per essere sicuro

“No” rispose seria

“Eh?”

Harry non si era mai sentito così confuso, prima era giocosa e dopo seria. Diceva sul serio o lo stava prendendo in giro? Certo, Harry sapeva che Ginny non era un persona del genere, ma quel sentimento che aveva sempre ignorato ora gli faceva battere il cuore in sua presenza. Non capiva cosa lo turbasse tanto. In fondo era Ginny, la piccola Ginny che era ormai cresciuta e anche lui. 

Ignorava cosa provasse per lei, ma su una cosa era certo non era nemmeno paragonabile a quella cottarella per Cho l’anno prima.

Ora per Ginny provava un sentimento così forte da fargli dolere il cuore. La pensava giorno e notte. E per questo si sentiva in colpa. Tremendamente in colpa. Come poteva essere così felice dopo la morte di Sirius, eppure lei era riuscita a salvarlo. Aspettava ansioso gli allenamenti perché era felice quando la vedeva esultare e ridere per aver fatto segno, irrequieto attendeva il momento per chiacchierare con lei davanti al camino. Ogni tanto era stato felice del fatto che Ron li evitasse perché così aveva avuto tutto il tempo per assaporare ogni momento con la sua Ginny.

Ma Harry aveva paura…perché aveva scrutato tanto in se e aveva riscoperto un se stesso oscuro, aveva paura perché dipendeva dalla vitalità di Ginny, lei era diventata la sua fonte di vita. Tutto il suo mondo. Aveva  paura perché quel se stesso che la voleva tutta per se. Non poteva commettere lo stesso errore. Troppe persone avevano pagato per il suo desiderio di affetto.

“Non essere superfluo Harry” gli rispose secca “mai sottovalutare le parole di una ragazza” aggiunse poi sorridendo tristemente

“Ginny!!” fece Harry prendendola per un braccio e girandola “io…”

La stava per baciare? Sia Harry che Ginny se lo stavano chiedendo. Sciocco ma l’impeto di audacia di Harry era andato scemando guardando gli occhi chiari di Ginny, mentre lei… aspettava annegando nel verde degli occhi di Harry. Erano lì a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro, sarebbe bastato poco, pochissimo e tutti i sogni di Ginny si sarebbero avverati. Percepiva la presa forte di Harry sul suo braccio, la sua grande mano chiudersi sul suo piccolo braccio e sentiva il suo respiro irregolare solleticarle il naso. Era cresciuto e si era fatto bello. Il suo Harry.

Harry avvertiva la fragilità di Ginny in quel momento, lui sapeva che lei aveva avuto una cotta per lui, ma allo stesso tempo aveva sempre sottovalutato quel sentimento, ma ora lei era lì davanti a lui e non si sottraeva alla sua presa. Lo guardava senza pretese nello sguardo, ma fiduciosa e sorrideva lievemente. Era un segno? Quel piccolo sorriso, lei voleva essere baciata? Doveva baciarla? Certo che per aver 17 anni Harry si sentiva proprio un imbranato.

“Io…” disse in fine Harry non sapendo cosa fare, era arrossito, ora capiva perfettamente i sentimenti di Ron quando si lamentava della sua assurda tendenza ad arrossire in continuazione.

Ma Ginny non si sarebbe fatta scappare quell’occasione, sentiva che in Harry era scattato qualcosa verso di lei, lo percepiva. Lei voleva che accadesse per poter dedicarsi finalmente a lui, Ginny voleva aiutare Harry in tutti i modi ma i freni dell’amicizia era troppo vincolanti per lei. Non poteva fingere per sempre…non sarebbe stato giusto ne per lei ne per Harry. Gli avrebbe donato il suo cuore.

“Shh” sussurrò appoggiandoli un dito sulle sue labbra “Harry…io voglio starti vicina” aggiunse accarezzandogli un guancia e guardandolo dolcemente “per sempre”

Harry spalancò gli occhi, cosa stava cercando di dirgli. Che lo amava? Lui non era degno di lei e del suo amore, e lo sapeva bene. Lei meritava di meglio, meritava una persona in grado di amarla liberamente senza paura…perché Harry era tormentato dalla paura di perderla.

Lei sarebbe morta restando con lui! Non lo avrebbe permesso!

“Non posso” sussurrò distogliendo lo sguardo “M-mi dispiace Ginny” e corse via, ma non fece in tempo perché sentii i suoi singhiozzi e la risposta di Ginny alla domanda di Hermione. Era stato lui a ferirla ma non poteva essere così egoista, non poteva desiderarla solo per lui e condannarla così.

“Ginny, perché piangi?” domandò Hermione preoccupata

Ginny guardò il suo viso offuscato dalle traballanti lacrime “Perché mi ha spezzato il cuore” rispose accasciandosi a terra ed abbracciandola. Lei gli aveva donato il suo cuore e lui non lo voleva. 

 

Fine 2° capitolo

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Ringrazio :

 Daffydebby

Phoebe80

Miky Black  

Blacky

MandyJJ

Teta

Hermy

Pepero

Bebba

 

Un bacio per i commenti, sono stata molto contenta che vi sia piaciuta la ff!! Spero di non aver deluso nessuno con la seconda parte :-P  Un GRAZIE dal profondo del cuore  ^__^

Commentate in tanti, aspetto ansiosa le recensioni!

 

 

P.S. Mi scuso per i vari difetti ed errori grammaticali

 Un bacio e al prossimo capitolo

 

 

 

 

   
 
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