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Autore: Deriama    11/08/2005    13 recensioni
“Così come? La colpa è solamente tua Ron!! Sei tu un incapace, punto!! Anch’io sono stufa di dover sempre litigare con te!! Nonostante io ti aiuti continuamente tu hai il coraggio di dirmi che ti faccio sentire un idiota… forse perché lo sei? Te lo sei mai chiesto? Eh?” concluse Hermione ansimante per lo sfogo violento. Forse aveva esagerato, Hermione non lo reputava un idiota ma quando parlava così era molto vicino ad esserlo. Ron dal canto suo, dopo la risposta secca di Hermione non aveva proferito parola. Il suo rossore era sparito lasciandolo pallido e all'improvviso stanco. Ron sentiva che quelle parole erano vere e in quel momento qualcosa di sottile, sotto le fasce, gli stava ferendo le braccia. Il dolore era forte, ma mai così intenso come la tristezza che si stava imprigionando di lui. ASPETTO I VOSTRI COMMENTI!!! ^__^ grazie!!!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo: But you see it's not me

 

But you see it's not me, it's not my family
In your head, in your head, they are fighting
With their tanks, and their bombs
And their bombs, and their guns
In your head, in your head they are cryin'
In your head, in your head, Zombie, Zombie
In your head, what's in your head Zombie

 The Cranberries “ Zombie ”

 

   Era molto tardi ma Hermione non si decideva ad andare nel dormitorio, voleva aspettare Harry e Ginny dal ritorno dell'allenamento di Quidditch. Ora che Harry era diventato il capitano, ogni momento libero veniva impiegato da duri allenamenti Quidditch e tutta la squadra tornava quasi tutte le sere distrutta, irritata ed infradiciata dalla pioggia.

C'era anche un altro motivo per cui Hermione non voleva allontanarsi, lei non era la sola ad non essere a dormire. Sapeva che sarebbe durato per poco tempo la sua forzata “astinenza” da Quidditch ed era molto raro che loro due restassero da soli. Per questo Hermione doveva assolutamente cogliere al volo quell’unica occasione.

 Il coraggio però aveva bisogno di motivazioni migliori per agire, perché la timidezza di Hermione era nettamente più forte della sua spavalderia limitandola solo ad osservare imbarazzata l’altra figura nella stanza. Stava proprio davanti al fuoco sulla poltrona e lei lo scrutava di sottecchi mentre, goffamente, fingeva di leggere uno dei suoi apocalittici libri di 2000 pagine. La sua solita lettura leggera.

 Tutte le sere si riprometteva di agire ma poi finiva inevitabilmente ad imprimere nella mente - ben nascosta dal suo libro - ogni suo minimo movimento. Hermione trascorreva la serata lì imbambolata a fantasticare e formularsi nella testa tante domande senza, per una volta, risposta.

 Si chiedeva cosa ci fosse in quella testa rossa, cosa lo turbasse tanto e soprattutto perché la evitasse.

 Pareva quasi concentrato a causa del suo sguardo accigliato e impegnato, lì seduto scompostamente, indaffarato a scrivere su una pergamena e a solleticarsi il mento con la piuma. In quel momento Hermione desiderò ardentemente di poterlo capire per aiutarlo, lo voleva ma al tempo stesso sapeva che non sarebbe stata di nessun aiuto.

 Hermione si guardò furtivamente intorno costatando che erano soli nella stanza. Essendo entrambi prefetti era loro compito ogni sera completare le varie ronde per assicurarsi che nessuno sgarrasse dall’ora di rientro nella propria sala comune. Proprio un’ora prima aveva mandato in dormitorio un gruppo di ragazzini del primo anno. Nonostante fossero in due ad essere prefetti era solo lei che prendeva le decisioni o iniziative, mentre lui la accompagnava passivo immerso in chissà quali “viaggi mentali”.

 A volte le pareva di essere sola nel corridoio tanto era silenzioso il suo compagno.

 Titubante si alzò presa da un improvviso sbalzo di coraggio, ma nel momento in cui aprì la bocca per catturare l’attenzione del rosso seduto sulla poltrona arrivarono Harry e Ginny. E non erano per niente allegri…no per niente.

 “ACCIDENTI!!! Che tempo del cavolo!!!” vociò Ginny completamente fradicia.

 Era da ormai una settimana che il tempo aveva deciso di rimanere perennemente piovoso e temporalesco nonostante fosse che appena ottobre.

 “Hermione!! Guardami!!! Ormai ho le ossa annacquate !!! “ Ginny guardò allibita Hermione facendo una giro su se stessa “ è tutta colpa di Harry!! Digli qualcosa Hermione non si può andare avanti così!! Ci farà ammazzare di questo passo!!” disse esasperata.

 Harry stizzito incrociò le braccia sul petto e la guardò imbronciato “Dai Ginny non esagerare!! È solo pioggia!!! Non un uragano”

 Ginny sgranò gli occhi addosso ad Harry esterrefatta e si voltò infuriata verso Hermione “Ma lo senti Hermione? Mi dice Dai-Ginny-Non-Esagerare!!” poi cercando di darsi una calmata “No che non esagero Harry, non esagero mai”

 Harry fece un sorrisino ironico “A no?”

 “Harry! ha ragione lei, vi potreste ammalare o peggio farvi male, vuoi che tutta la squadra faccia la fine di Ron?” replicò Hermione fissando minacciosa Harry.

 C’era un limite a tutto e lei lo stava dettando.

 Hermione sapeva che erano importanti per Harry quei stramaledetti allenamenti forse, come aveva sempre sospettato, più per scaricare tutto lo stress e i sentimenti che lui provava dalla morte di Sirius. Da allora tutte le volte che provava ad affrontare l’argomento Harry diventava silenzioso e distaccato.

 Hermione ripensando a tutte le sfuriate che insieme a Ron e a Ginny aveva dovuto pazientare durante l’estate scorsa dopo la morte di Cedric, aveva sempre avuto temuto che reagisse come allora urlando e strillando contro tutto e tutti il suo dolore. Harry però aveva scelto una soluzione alternativa, la peggiore. Si chiudeva, come un riccio, in se stesso a crogiolarsi nel suo tormento interiore e non permetteva a nessuno di avvicinarsi. Hermione sapeva che Harry si sentiva responsabile della morte di Sirius e come con Ron si sentiva inutile come mai nella sua vita.

 “Grazie Hermione, sempre carina eh?…ma ti ricordo che mica l’ho voluto io di rompermi un braccio e la testa” intervenne Ron felice di poter mettere da parte la pergamena.

 Ron si alzò dalla poltrona rossa per fronteggiare Hermione, anche se con un bernoccolo e le braccia fasciate aveva molto poco di minaccioso.

 “ Sarà anche vero, ma nessuno ti ha chiesto di sbattere la testa in volo e di cadere da un’altezza di 15 metri e inoltre di svenire! Nessuno!” concluse astiosa Hermione esternando tutto il suo disappunto sull’accaduto.

 Nessuno lo sapeva ma lei in quei secondi tremava dalla paura e per tutto il pomeriggio dopo quella caduta, infatti Ron  per colpa di una forte raffica di vento e la pioggia, aveva sbattuto violentemente la testa su uno dei cerchi e, a causa dell’urto, era caduto svenuto. Hermione si era spaventata a morte vedendo che Ron non si riprendeva. Aveva visto tutto perché si trovava all’allenamento per aspettare Ginny che aveva bisogno di ripetizioni, ma era troppo scossa che aveva dovuto rimandare e scappare a calmarsi per non agitare nessuno.

 Difficile, in quel momento, capire se era più rosso il colore dei capelli di Ron o la sua faccia.

 “Così è il Quidditch Hermione… è così!!” abbaiò furioso Ron “e dovresti smetterla di additarmi continuamente come…come l’idiota del momento sempre con quel tono sprezzante” rispose rantolante Ron fissandola ostile, lei non sapeva niente! Non sapeva il vero motivo per cui era caduto svenuto.

 “Cosa stai dicendo? È colpa tua se ti comporti come un’idiota! Non scaricare la colpa su di me ora Ronald, come tuo solito!! ” urlò furiosa Hermione stufa di passare sempre come la cattiva di turno.

 “Non fare la vittima Hermione! Hai cominciato tu!!”

 “Io? Dici che i-o ho cominciato R-o-n-a-l-d? Con che coraggio lo dici…se solo un…” rispose sferzante Hermione

 “Ora basta Hermione … Ron dacci un taglio!” ordinò stanco Harry, era infastidito dalle loro continue scenate.  

 “No Harry…” disse Ron scrutando Hermione “la nostra miss so-tutto-io ha qualcosa da dirmi, vero?” chiese duramente Ron.

 “RON!! smettila” esplose Ginny fissando sbalordita Ron “ma cosa state facendo? Harry?” disse in direzione di Harry che fissava preoccupato Hermione.

 “Non chiamarmi così!!” ringhiò Hermione trattenendo a stento i tremiti “come ti permetti” chiese improvvisamente arida.

 “Mi permetto eccome Hermione” rispose guardandola dall’alto del suo metro e ottanta “perché sono stufo di sentirmi…ecco…così” rispose incerto Ron improvvisamente rosso in zone orecchie.

 “Così come? La colpa è solamente tua Ron!! Sei tu un incapace, punto!! Anch’io sono stufa di dover sempre litigare con te!! Nonostante io ti aiuti continuamente tu hai il coraggio di dirmi che ti faccio sentire un idiota… forse perché lo sei? Te lo sei mai chiesto? Eh?” concluse Hermione ansimante per lo sfogo violento.

Forse aveva esagerato, Hermione non lo reputava un idiota ma quando parlava così era molto vicino ad esserlo.

 Ron dal canto suo, dopo la risposta secca di Hermione non aveva proferito parola. Il suo rossore era sparito lasciandolo pallido e all'improvviso stanco. Ron sentiva che quelle parole erano vere e in quel momento qualcosa di sottile, sotto le fasce, gli stava ferendo le braccia. Il dolore era forte, ma mai così intenso come la tristezza che si stava imprigionando di lui.

 “Bene direi…siamo tutti d’accordo allora” disse mestamente non sapendo più come ribattere a dovere, cosa poteva dire? Lo considerava un’incapace idiota. Considerando poi che non sapeva come dagli torto.  

Ron lo sapeva e doveva smetterla di illudersi che sarebbe cambiato qualcosa, rimaneva sempre il solito stupido Ron mentre lei, la splendida Hermione, sempre perfetta e affidabile che tirava tutti fuori dai guai.

 Lui cosa aveva da offrire? Il coraggio…il coraggioso era Harry, lui aveva ancora una paura fottuta dei ragni e si ostinava ad non nominare il nome di Tu-sai-chi… l’intelligenza? Nemmeno fra un milione di anni, e poi era Hermione la vera intelligente. La forza? Non era nemmeno capace di aprire un barattolo di marmellata senza la bacchetta. Sarebbe rimasto un semplice fallito per sempre.

 Era la storia della sua vita, cosa era Ron in confronto al famoso Harry e all’impeccabile Harmione? Cosa era lui in confronto a Bill? A Charlie? Perfino in confronto a Percy e a Fred e George? Tutti avevano una dote, avevano trovato la loro strada e un scopo… mentre lui rimaneva sempre indietro, arrivando ad invidiare Ginny. La piccola Ginny stava crescendo lontano da lui.

 Ron capii di essere solo.

 Ne Harry ne Hermione potevano aiutarlo. Non aveva il coraggio di confidarsi con Harry che aveva già i suoi problemi mentre Hermione… entrava nel panico ogni volta che la vedeva o la sfiorava ma soprattutto aveva paura di essere giudicato e criticato. Ron immaginava già cosa le avrebbe risposto Hermione: “Ron non essere sciocco” oppure “invece che pensare a queste cose dovresti applicarti di più!!” fino all’infinito.

 Lui non è mai stato veramente d’aiuto, geloso del suo migliore amico e innamorato di un’irraggiungibile Hermione.

 E poi c’erano loro…sempre a tormentarlo e a ricordargli che misera persona fosse.

 “ Cos- aspetta Ron!!” tentò di rimediare Hermione ma Ron ormai si stava dirigendo verso l’uscita dalla sala comune.

 La schiena di Ron sembrava vagamente abbattuta mentre si allontanava e Harry sapeva che si sentiva inferiore ad Hermione, anzi che provasse dei sentimenti diversi dall’amicizia. Ora Hermione lo stava guardando disorientata, cosa rara per lei. In quel momento Harry provò un lampo di soddisfazione vedendola così.

 “Harry…” lo chiamò Ron voltato “ Vado da Madama Chips per le bende” disse neutro tenendosi il braccio, prima di scomparire oltre il quadro.

 Era tardi, forse la mezzanotte era passata da un bel pezzo e nella sala rimasero solo Hermione, Ginny e Harry, che si lasciò cadere stanco morto sul divano che poco prima occupava Ron sperando che Hermione avesse la decenza di non chiedere spiegazioni, ma evidentemente sbagliava, e di grosso.

 Hermione lo fissava incerta.

 “Oh insomma che c’è?” brontolò Harry stufo di essere fissato così insistentemente da Hermione che però parve scossa, come risvegliata da qualche sua riflessione.

 “ P-perché ha risposto così?” domandò sempre più arrabbiata e meno turbata, tipico di Hermione ma Harry non aveva ne la forza e ben che meno la voglia di rispondere.

 Bofonchiò qualcosa che assomigliava vagamente a un lascia-perdere-che-è-meglio.

 “Hermione ascoltami…sai com’è Ron” disse Ginny cercando di riparare. Ma Hermione comunque non aveva intenzione di lasciar perdere, sapeva che Ron era cambiato dall’ultimo anno come tutti del resto, ma c’era qualcosa che allontanava loro tre dal giorno del fatto al ministero. Lei era svenuta ma sia Harry che Ron erano mutati e non per lo stesso motivo.

 Hermione poteva anche capire Harry per il suo comportamento anche se percepiva che nascondesse qualcosa, ma Ron: lui non lo capiva, a volte lui sembrava quasi trasparente. Non capiva perché a volte scomparisse per ore senza dire nulla, non capiva perché le stesse così lontano, ma soprattutto non capiva perché solo lei percepiva quelle sfumature nel comportamento di Ron. Ginny, ogni volta che le confessava le sue inquietudini rispondeva evasiva che lei non notava nulla mentre Harry, da quel poco che capiva lui e Ron non parlavano molto.

 La mattina dopo nessuno vide Ron, ne a colazione, ne a lezione. Nessuno sapeva dove fosse, ma nessuno dei professori sembrava accorgersi della sua assenza. Hermione subito dopo la fine della lezione di Trasfigurazione preoccupata e anche perché in colpa, si precipitò in infermeria dove la sera prima Ron aveva detto che andava. Ma lì non c’era e nemmeno Madama Chips.

 “Ma dov’è?” chiese poco dopo a Harry che la raggiungeva ansimante per la corsa.

 Fino a quel momento Harry non si era preoccupato per Ron nemmeno quando non lo aveva visto salire al dormitorio, ma ora era diverso sembrava scomparso e nessuno sembrava notarlo.

 “Ehi Harry!! Hermione!!” ad urlare era Ginny che agitando la mano li raggiunse.

 “Ginny per caso hai visto Ron? le chiese subito Hermione con una certa apprensione nella voce.

 “Ron? No, speravo che fosse con voi… non l’ho visto a colazione e volevo…” rispose Ginny

 “Harry forse è nella Guferia…oppure nei sotterranei…o…” farfugliò confusa Hermione non sapendo il perché ma nel profondo aveva un brutto presentimento.

 “Ok! Dividiamoci, Ginny tu vai nella Guferia, Hermione nei Sotterranei e io andrò da Hagrid” concluse asciutto Harry mentre si precipitavano nei rispettivi punti di ricerca.

 Harry non capiva perché ma la scomparsa di Ron lo aveva come svegliato da un lungo tepore, si era reso conto che da quando aveva deciso di evitare la realtà della morte di Sirius, lui evitava indistintamente sia Lupin, Tonks o il professore Moody, sia chiunque altro tentasse di affrontare il discorso. E Ron questo doveva averlo compreso perché ora a distanza di settimana dal suo arrivo alla Tana, loro non avevano mai parlato veramente. Solo le solite due parole, ma nient’altro.

 Ripensando anche durante il viaggio sull’Espresso per Hogwarts, Ron non era tornato con Hermione nella carrozza che Harry aveva occupato con Ginny e Neville, solo verso la fine del viaggio era riapparso e si era giustificato con Hermione rispondendo generico che era stato trattenuto.

 Correndo come una forsennata Hermione arrivò presto nei sotterranei e girando angosciata raggiunse l’aula di Pozioni, ma escludendo che Ron fossi lì dentro fece per incamminarsi quando sentì gridare.

Immediatamente Hermione ritornò circospetta su suoi passi fino ad arrivare alla porta e notando che era semi aperta, guardò contenendo un singhiozzo.

 Ron era lì disteso a terra e si contorceva con gli occhi sbarrati. Il professo Piton lo sovrastava fissandolo indifferente con la bacchetta abbassata. Hermione non poteva credere che il professor Piton avesse scagliato un “crucio” su Ron, ma quelle grida, quei bruciori li poteva quasi sfiorare, ricordava le urla.

 Prima che potesse estrarre la bacchetta Hermione sentì il sangue gelarsi e una energia estranea proiettarla all’interno dell’aula scaraventando tutti i banchi sui muri, fermandola a pochi passi da Ron che si era alzato e le dava le spalle.

 La cosa più incredibile era che non era Piton l’autore di tutto ciò, infatti sul suo volto non trasparivano nessuna emozione se non odio, disgusto e disprezzo, ma si intravedeva anche sorpresa.

 “R-Ron… c-cosa succede…” gemé spaventata Hermione che era ancora sospesa in mezzo all’aula.

 “Weasley ” disse secco Piton “lasci la signorina Granger ” Ron non rispose e non fece nemmeno quello che Piton aveva detto, come se non lo avesse sentito.

 “Ho detto di lasciare la signorina Granger, signor Weasley!”  ordinò duro Piton mentre lentamente rialzava la bacchetta.

 Hermione non capiva quello che stava succedendo. Perché Ron era lì con Piton? Perché non parlava? Perché aveva paura di Ron? Hermione non riusciva a muoversi e i battiti del suo cuore ormai erano fuori controllo. Poi lentamente sentì la morsa che la tratteneva allentarsi fino a farla scivolare sul pavimento.

 “Bene, signor Weasley” riprese sprezzante Piton “ora a causa dell’intromissione della sua amica Granger mi vedo costretto a concludere qui”

 “Si, signore ” ringhiò Ron

 “La prossima volta le consiglio di tenerla lontana” disse con un ghigno “sennò mi dovrò costretto a prendere serie precauzioni e signor Weasley …” continuò beffando.

 “Si ” rispose Ron

 “Me le saluti se le sente” sogghignò Piton soddisfatto

 Prendendola brutalmente per il braccio Ron condusse Hermione fuori dall’aula, scarpinando velocemente su per il sotterraneo finendo dritti addosso Harry.

 Harry infatti stava correndo per raggiungere Hermione per raccontarli quello che Ron aveva chiesto ad Hagrid poche ore prima di vedere. Infatti l’amico aveva chiesto ad Hagrid di vedere i Thestral. La cosa strana era che Ron li vedeva… aveva visto la morte, ma quando…forse al Ministero.

 “Ron!!” gridò Harry rialzandosi “dove eri finito?”

 “Io…immagino che la nostra amica impicciona ti racconterà tutto” disse brusco Ron tenendo ancora il braccio di Hermione.

 “Ahi!! Ron lasciami” strillò Hermione agitandosi.

 “Questa è l’ultima volta” disse aggressivo Ron “io…non voglio più avere niente a che fare con te Hermione” concluse avviandosi verso le scale.

 “Ron! RON!!” urlò Harry in direzione di Ron che non sembrava averlo sentito scomparendo oltre una porta.

 “Cosa è successo?” chiese ad una Hermione che tratteneva a stento un’ondata di lacrime.

 “Non lo so… ho…trovato Ron con Piton e…” mugolò piangendo “Oh Harry!! Cosa sta succedendo a Ron?” implorò singhiozzando “era lì con Piton che urlava come sotto la maledizione Cruciatus e poi mi sono trovata sospesa in mezzo all’aula…”  terminò fissando demoralizzata Harry.

 “Come sospesa…in aria?”

 “Galleggiavo a mezz'aria nell’aula, ma non era stato Piton è stato Ron” fece Hermione rabbrividendo al ricordo di quello che aveva visto.

 “Ron, Sicura?” insisté Harry 

“Si ” 

“D’accordo… ora vado a parlargli” fece Harry avviandosi verso la sala comune “Hermione cerca Ginny e avvertila”

 “Harry aspetta!!” disse attirando ancora una volta l’attenzione di Harry aggiungendo “Piton alludeva a qualcosa, ha detto : Me le saluti se le sente…non so cosa però”

 “Mmh” disse incerto

 Harry cercò Ron in tutti i posti che conosceva, ma era tardi e le lezioni stavano iniziando. La prima lezione del pomeriggio era Erbologia con la professoressa Sprite. Corse per tutto il castello dirigendosi rapidamente verso la serra, ma non era l’unico che era in ritardo, infatti qualcuno correva verso le serra e sembrava che si allontanasse dalla capanna di Hagrid.

 La pioggia anche se diminuita dagli altri giorni rendeva la vista di Harry appannata a causa dei suoi occhiali. Una cosa però aveva notato, all'improvviso l’altra persona si era accasciata per terra. Subito gli fu accanto, la figura era rannicchiata in se stessa e nascondeva la testa con le mani e mormorava qualcosa, parole confuse. La divisa era quella di un ragazzo.

 “Ehi? Tutto bene?” chiese preoccupato “ma questo è sangue?” disse Harry stupito, guardandosi le mani sporche di sangue, notando c’è ne era dappertutto intorno al ragazzo

 Ma il ragazzo non rispose anzi continuò ad agitarsi tenendosi la testa con le mani. Harry conosceva quella persona, i capelli erano rossi…era Ron!!

 “RON!! Ron mi senti? Cosa hai?” urlò Harry per sovrastare il vento e la pioggia.

 “Silente…”ansimò Ron “portami da Silente”

 E così fece Harry, anzi propriamente lo fece Hagrid che li aveva raggiunti quando aveva visto Harry dalla sua finestra. Hagrid si caricò Ron in spalla lo portò dentro al castello. Harry vide l’origine di tutto quel sangue. Ron aveva tutte le braccia sanguinanti attraversate da lunghi solchi, anzi poteva scorgere delle pieghe e avvicinandosi capii che erano parole, come quelle della punizione dell’anno prima con la Umbridge. 

 Da quando Silente era entrato velocemente nell’infermeria Harry non aveva più saputo nulla di Ron. Madama Chips non faceva entrare nessuno. Anche quando la professoressa McGranitt era uscita e li vide lì ad aspettare non rispose alle domande. Harry, Hermione e Ginny erano molto angosciati sulle condizioni di Ron.

 “Professoressa come sta Ron?” domandarono insistenti in coro tutti e tre

 “Mi dispiace ma non posso dire nulla ” disse guardandoli con dispiacere “vi consiglio di tornare nella vostra sala comune, è tardi e la signorina Granger deve fare la ronda, vero?”

 “Ah!! Si, ma Ron è l’altro prefetto” precisò brusca Hermione

 “Il preside ha già provveduto a nominare un temporaneo sostituto” replicò la professoressa McGranitt “Paciock lo sostituirà”

 Non vedendo nessun’altra occasione per scoprire cosa era successo a Ron, decisero di comune accordo di ritornare nella sala grande e di ritrovarsi a mezzanotte e mezza per ritornare a discutere. 

 “Ehi! Harry ” bisbigliò piano Ginny “siamo qui” disse mentre indicava lei ed Hermione sedute vicino al camino.

 “Neville?” chiese Hermione con una punta di strizza

 “Si è appena addormento” rispose cauto Harry sforzandosi di rimanere calmo “Hermione ora ripetimi quello che è successo giù nei sotterranei con calma” e così Hermione rispiegò tutto l’episodio.

 “Ascoltatemi ora, Ron” riprese circospetto Harry “ha chiesto ad Hagrid di vedere i Thestral”

 “I Thestral?” ripete stranita Ginny “cosa sono?”

 “ L’anno scorso ne hai cavalcato uno…per andare al Ministero” rispose funebre Harry. Avevano usato i Thestral per i loro senso dell’orientamento stupefacente per arrivare al Ministero e salvare Sirius.

 “Vedi i Thestral possono vederli solo chi ha visto la morte” spiegò Hermione cauta , ormai l’oscurità stava pian piano ricoprendo tutta la sala comune. Il fuoco si stava pian piano spegnendo.

 “Si ricordo, Ron non riusciva a vederli come me…” riflette a voce alta.

 “Hagrid a detto che Ron li vedeva oggi” disse Harry piatto. La cosa lo scombussolava parecchio. Si sentiva terribilmente in colpa, come mai nei confronti di Ron. Soprattutto perché era il suo migliore amico e non lo aveva mai visto in quelle condizioni. Stava molto male e non lo aveva detto a nessuno, nemmeno a lui.

 “E quando ha visto la morte? Quando?”  chiese angosciata Hermione.

 “Non so” riflette piano Harry, non aveva nessuna idea. Per tutta l’estate era rimasto nella sua stanza immobile nel suo letto a fissare in catalessi perenne il soffitto. Harry riviveva attimo per attimo tutta la sua vita fino alla morte del suo padrino. E ogni volta non poteva che sentirsi sempre peggio. Si sentiva colpevole e questo nessuno avrebbe potuto cambiarlo. Per questo tutta l’estate non si era minimamente interessato allo stato di salute di Ron e Hermione. Si ok, nelle lettere lo chiedeva ma per abitudine e non per vero interesse.

 In quel momento Harry si sentì un meschino per quei pensieri.  

 “Hermione!” disse bruscamente

 “S-si dimmi Harry” rispose incerta per la sorpresa.

 “Tu come stai?” chiese timidamente Harry sperando, pieno di sensi di colpa, di recuperare l’irrecuperabile, glielo doveva almeno alle persone che lui considerava come la famiglia che non aveva mai avuto. Era stato un bastardo coi fiocchi fino dall’ora ed era ormai il tempo di essere sinceri.

 “Io, Harry?” ripeté Hermione pensandoci “sto bene” rispose sicura guardandolo negli occhi per la prima volta.

 Harry guardandola accigliato contestò “Sicura?”

 “Si, e ora sono felice che tu me lo abbia chiesto” disse continuando a guardarlo “era da tanto che non me lo chiedevi”

 “Già, è vero” sussurrò colpevole distogliendo lo sguardo da Hermione “scusami”

 “Non devi scusarti” intervenne subito Hermione “veramente ora è tutto a posto”

 “Harry” lo richiamò Ginny “ e tu? Stai bene?”

 Harry non rispose, aprì la bocca un paio di volte per formulare una risposta decente ma niente. Non riusciva ad esprimersi a dovere e finiva col fare la figura dell’eterno scorbutico asociale. Ma non era la verità. Harry sentiva il bisogno di sfogarsi e anche molto, ma il dolore era troppo grande e forte che si rifiutava di uscire da lui. 

 “Io…ecco…” cercò di parlare fissando imperterrito il pavimento “…io…”

 “Se non vuoi, non importa Harry” disse dolcemente Ginny prendendogli una mano e cercando di incrociare il suo sguardo.

 Quegli occhi che tanto a lungo aveva sperato di vedere in altri ragazzi, ma che nessuno aveva in sé. Nessuno possedeva degli occhi così espressivi e affascinanti. Solo Harry e mai a nessuna aveva lasciato un segno così indelebile quanto a lei. Nessuno aveva visto quegli occhi che guardavano lei preoccupati e angosciati. Occhi piani di rabbia, furia, astio e astuzia ma dolci e felici nel vederla sana e salva, come quella volta nella camera segreta.

 Lì Ginny capii che avrebbe amato Harry per tutta la sua vita come un dolce ricordo che solo lei alla notte, nell’intimità della sua camera, avrebbe potuto ammirare e sorridere alla nostalgia dei suoi batticuori, rossori e poi, alla fine felice, rimettere il suo amato al suo posto d’onore, nel suo cuore.

 “Davvero Harry, non importa” continuò ferma Hermione vedendo il suo sforzo.

 “No!!” protestò Harry spostando il suo sguardo da Hermione a Ginny, era scappato anche troppo da loro, avevano il diritto di sapere…alla fine li aveva coinvolti troppo nella sua vita e dovevano sapere per decidere se il gioco valeva la candela “Io non vi ho detto una cosa molto importante… ” incominciò cauto Harry “ma vorrei che ci fosse anche Ron, lui deve sapere come voi e… ecco…” si inciampò non sapendo più come continuare, ora gli avrebbero chiesto cosa doveva dirgli…

 “Va bene, Harry” lo interruppe Hermione “è giusto che ci sia anche Ron…anzi anche lui ci deve delle spiegazioni, no?” disse Hermione sorridendo serenamente nella sua direzione.

 Sorrideva timidamente anche Ginny, anche un po’ rossa in viso, forse per il fatto che Harry non aveva ancora lasciato la sua mano. Ma era felice perché pian piano stava tornando il suo Harry, il suo amato Harry.

 “Bene, allora” fece Harry con il suo primo vero sorriso che da tanto non faceva “rimane solo Ron”

 “Ron…” mormorò piano Hermione fissando il fuoco che si stava spegnendo “ma che ti succede” chiese più a se stessa che a gli altri

 “Ron aveva le bende lacere e c’erano tagli sulle braccia quando l’ho trovato” fece pensieroso Harry “ e quando mi sono avvicinato sembravano come delle parole, frasi intere…” concluse fitto.

 “Quest’estate Ron era strano…” disse lentamente Ginny guardandoli triste “spariva spesso e non tornava a casa se non poco prima di mattina”

 “E dove andava?” chiese subito Hermione interessata

 “Non lo so Hermione… una volta l’ho seguito ma quasi subito l’ho perso di vista e sono tornata dentro decisa ad aspettarlo e strapazzarlo a dovere al suo ritorno…” continuò il suo racconto sempre triste.

 “E poi?” sollecitò Harry

 “E poi niente” rispose Ginny guardandolo freddamente “non si è fatto vedere per due giorni di fila” continuò furiosa Ginny “la cosa incredibile è che la mamma non gli ha detto nulla, nemmeno papà”

 Nessuno disse nulla per cinque buoni motivi, tutti immersi nei loro pensieri, talmente presi che non si accorsero che qualcuno era entrato nella sala comune e che vedendoli si era nascosto nell’ombra.

 “Forse al ministero deve essergli successo qualcosa mentre era ancora nella stanza dei cervelli” spezzò il silenzio Harry “io non c’ero e nemmeno Neville”

 “Anch’io la penso così” fece di rimando Hermione e Ginny annuì, quella era l’unica risposta.

 Ora bastava chiederlo a Ron e tutto sarebbe finito.

 “Ma bene” disse una voce “ora ci mettiamo anche a sparlare, mentre il povero idiota non c’è”

 “RON!!” disse Hermione dirigendosi verso Ron che si era avvicinato.

 Illuminato dal chiarore del fuoco quasi spento e dalle poche candele che avevano acceso, Ron sembrava pallido come un cadavere, l’efelidi sulla sua faccia campeggiavano come sassolini mentre le occhiaie erano visibile a distanza.

 “Stai bene, Ron?” chiese felice e preoccupata Hermione avendo scorto il suo sguardo, vuoto e freddo come mai i suoi occhi erano stati. Pieni di rabbia, frustrazione o delusione. Pieni di felicità, incredibilità o sicurezza ma mai vuoti o freddi.

 Quello non era il suo Ron. Non poteva essere Ron con degli occhi azzurri come il ghiaccio morto.

 Ron fermò i polsi di Hermione prima che lo potessero toccare, aveva poca forza in corpo ma l’ultima cosa che avrebbe permesso era farsi toccare da Hermione. Non poteva.

 “R-Ron, lasciami, mi fai male” fece Hermione mentre la presa delle mani di Ron su i suoi polsi si faceva più stretta “RON!! Lasciami, mi fai paura!!” gli urlò disperata guardandolo negli occhi.

 Fu allora che Ron mollo di colpo Hermione e si allontanò da lei, mentre Harry lo guardava incredulo. Qualcosa era successo a Ron, ma era qualcosa che non riusciva a percepire.

 “Stai bene, Hermione” fece Ginny sussurrando in direzione di Hermione che ancora fissava spaventata Ron, mentre si massaggiava i polsi visibilmente rossi.

 “S-si Ginny, tutto apposto!!” rispose altrettanto piano Hermione.

 “Ron” tentò Harry “dobbiamo parlare”

 “Parlare” gli fece il verso Ron guardandolo neutro “dici che DOBBIAMO P-A-R-L-A-R-E, Harry… e di cosa di grazia?”

 “Di una cosa che non vi ho detto” disse mortificato “e che avrei dovuto dirvi molto tempo fa”

 Ron strinse forte i pugni “Se è per quello, sei in ritardo di cinque mesi” sbottò “conosco il tuo segreto Harry”

 “Cosa? Come puoi saperlo?” domandò sorpreso Harry, stava chiaramente mentendo. Ron non poteva sapere, solo lui e Silente conoscevano la profezia e nessun altro…che Silente gliela abbia rivelata? Perché farlo? 

 “Non è stato Silente…” rispose subito Ron, come se avesse letto i pensieri di Harry “lo so e basta”

 “Allora diccelo…” fece Ginny forzando il silenzio che era calato dall’ultima affermazione di Ron

 “Posso avere l’onore, Harry? ” disse Ron ironico sorridendoli artificiosamente.

 “Si” rispose semplicemente sperando che Ron dicesse una delle sue geniali pensate.

 “La profezia” disse lentamente scandendo bene la parola e guardando Harry fisso negli occhi

 “é andata distrutta Ron!!” replicò Hermione sfidandolo, si stava comportando da arrogante e non le piaceva per niente la piega che stava prendendo la discussione.

  “Ti devo deludere Hermione” esclamò Ron dandole le spalle, voleva vedere la faccia di Harry, questa era una piccola rivincita “Harry conosce la profezia parola per parola, vero?”

 “Si, me la rivelò Silente la notte della morte di Sirius” confessò Harry tristemente

 “Ma ha preferito non dirci niente, forse non siamo così importanti per sapere” provocò minaccioso Ron guardandolo negli occhi.

 “No!! Non è per quello che decisi di non rivelarvelo” ribatté subito Harry cercando con gli occhi Hermione e Ginny. Non era per quello, anzi nemmeno lui sapeva il perché. Era troppo difficile da spiegare. La profezia era la sua condanna, la sua morte.

 “Harry avrà avuto le sue ragioni per non parlarci della profezia” disse sicura Hermione “io non lo condanno per la sua scelta”

 Harry si sentì rinvigorito dalle parole di Hermione, lei aveva avuto fiducia, ma non capiva come Ron ne era venuto a conoscenza “Ma tu come?” fece dando voce ai suoi pensieri.

 “Ti basta sapere Harry” disse pacatamente “che non sei l’unico che ha dei segreti” e detto ciò Ron si diresse spedito verso il dormitorio, non aveva intenzione di sopportare oltre quella situazione assurda. Tutti erano con Harry nonostante la sua scelta di tacere su una cosa così importante Hermione lo appoggiava come sempre e Ginny, lei ne era innamorata. Non poteva chiedere aiuto a loro, era il momento di imparare ad arrangiarsi.

 Il giorno dopo, anzi per l’intera settima ne Harry, ne Ginny o Hermione parlarono con Ron, di comune accordo aveva deciso quella famosa notte di lasciargli del tempo. Dopo che Ron aveva lasciato la sala comune quella notte Harry aveva raccontato a Ginny e Hermione il messaggio della profezia e dopo poco sia Hermione che Ginny con gli occhi lucidi lo avevano abbracciato mormorandoli che loro e anche Ron, quando sarebbe rinsavito, non lo avrebbero mai abbandonato e che non era solo a combattere conto Voldermord. Loro erano con lui sempre e dovunque.

 Harry non era solo, i suoi genitori erano morti, Sirius era morto, ma anche se aveva scelto di  dimenticarsene la sua vera famiglia restavano Ron, Hermione e anche Ginny. 

 Durante le varie lezioni del sesto anno, tutti i professori stranamente lasciavano Ron in disparte, da solo anche quando c’erano esercizi di gruppo. Addirittura durante le ora di Pozione col professor Piton, Ron rimaneva da solo ad eseguire l’esercizio. Naturalmente Piton non perdeva l’occasione di riprendere Ron anche se meno del solito.

 “Harry!! Basta!!” urlò preoccupata Hermione

 “Eh? Cosa?”

 “Hai già messo abbastanza radice!!” fece contrariata Hermione appena in tempo.

 “Lo vedi Piton?” chiese ad Hermione sempre distratto mentre nell’oscurità del sotterraneo lo seguiva con lo sguardo.

 “Si, e vedo anche Ron” rispose guardandolo abbattuta “è sempre da solo”

 “Anche Piton è più indulgente con lui” continuò imperterrito, qualcosa era successo e i professori lo sapevano e loro no.

 Hermione inarcò un sopracciglio “Forse, ma resto dell’idea che prima chiariamo meglio è”

 “Diamogli ancora del tempo” fece Harry disinteressandosi completamente della pozione “se lo costringiamo, si sentirà minacciato e con Ron non una buona idea”

 Hermione sospirò “Sarà come dici tu”

 Altri giorni passarono nella medesima statica situazione, Hermione con Harry mentre Ron rimaneva isolato. Tutti o quasi aveva capito che era maglio tenersi alla larga da Ron anche se non ne capivano la ragione. Harry aveva deciso di parlare con Ron servendosi della scusa dell’imminente partita di Quidditch contro Tassorosso, anche perché passava la notte nelle stanze per i prefetti e quindi non aveva mai occasione di parlarli tranquillamente, ma Ron era riuscito a filarsela prima che lui riuscisse a raggiungerlo. Harry non si diede per vinto e decise di aspettare fino alla fine della partita per parlargli a costo di immobilizzarlo.

 Il giorno della prima partita Ron arrivò per ultimo in spogliatoio, rimase sempre silenzioso ed ascoltò quieto le indicazioni di Harry sulla partita, anzi quando lui lo chiamò per chiedergli come andavano le braccia, Ron rispose annuendo semplicemente.

 Ginny dal canto suo era furiosa. Era stufa del comportamento del fratello e della sua passività. Non era Ron. Suo fratello era buono, leale, impetuoso e molto testardo!  Non era mai stato un solitario ne uno zoticone come l’ultima volta che lo aveva affrontato. Anche lei come Harry decise di sorprenderlo alla fine della partita per una bella strapazzata.

 Grifondoro aveva vinto. Harry aveva preso il boccino d’oro ad un punteggio di 30 a 80 per Grifondoro. Ron aveva giocato al meglio e parava di tutto. Harry quindi decise subito di cogliere l’occasione per congratularsi con lui e naturalmente parlagli a quattrocchi, ma appena preso il boccino e sentito il fischio di Madama Bumb, Ron non era più davanti alla porta ma correva verso lo spogliatoio.

 “Certo che è proprio bravo ad evitarci quello scemo” notò impressionato Harry ancora ancorato alla sua scopa con in boccino che si dibatteva nella sua mano. Ron stava scomparendo oltre la porta dello spogliatoio e lì in mezzo a tutto quel fragore Harry capii che gli mancava il suo migliore amico e anche molto.

 “Quello stupido zoticone di un fratello, se la sta dando a gambe levate alla grande” pensò simultaneamente Ginny fissando incavolata Ron dirigersi frettolosamente allo spogliatoio “Ah! ma questa volta t’acchiappo caro fratellino!! Fosse l’ultima cosa che faccio!!”

 “Guardalo come corre!!” rifletté Hermione immersa nel baccano della tribuna del Grifondoro “corri quanto vuoi caro Ron del cavolo, non ti mollo finché non mi avrai detto tutta la verità!! ”

 “Ca**o!! Che male!! Queste stramaledette bende non tengono!!” pensò Ron guardando allarmato l’enorme chiazza di sangue che gli stava imbrattato tutta la manica della divisa. “E ora come lo lavo sto’ sangue” arrivato nello spogliatoio, Ron stringendo forte i denti, cercò di levarsi la casacca della divisa che gli si era incollata alle ferite delle braccia. Pregando che non facesse poi così male come immaginava, Ron con uno forte strattone urlò dal dolore e finalmente riuscì a togliersela “oh  me**a non ora ti prego!!”

 “RON!!! Ma cosa??” gridò Ginny entrando nello spogliatoio seguita a ruota da Hermione ed Harry

 Ron immaginando il putiferio che sarebbe successo appena Harry, Hermione e Ginny avrebbero realizzato che lui grondava sangue dalle braccia con le fasce a brandelli, pensò bene di non dargli il tempo di pensare e prese la sua divisa e si catapultò fuori dallo spogliatoio diretto verso l’infermeria.

 Corse forte come mai aveva fatto, forse correva per dimenticare lo sguardo di disgusto che aveva letto sul volto di Hermione appena lo aveva visto, Ron correva per dimenticarli. Ma non era il solo a correre.

 “Ehi!! Ron ” gli urlò una voce femminile “Fermati! RON asp!! Ahi!!”

 Ron non voleva girarsi e vederla, ma lei lo stava chiamando singhiozzando e lui non era così meschino da lasciarla lì. No, era solo innamorato e l’amore è cieco davanti alle proprie ferite.

 Ron le si avvicinò “ ‘mione stai bene? Ti sei ferita?” domandò teneramente prendendole una mano ed aiutandola a rialzarsi da terra.

 “S-si sono solo caduta” rispose imbarazzata per la figuraccia

 Ron la guardò arrossendo “Sicura?”

 “Si, tutto a posto Ron” Hermione cercò di sorridere ma appena lo guardò ricordò di botto perché lo stava seguendo, ricordò tutto quel sangue sulle sue braccia. Era proprio come nei suoi incubi.

 “Ron!! Ascoltami ti prego!” fece subito Hermione con le lacrime che le riempivano gli occhi senza che lei potesse far niente per evitarlo. Piangeva perché amava Ron. Moriva ogni secondo che gli stava lontano.

 Hermione non poteva far finta di niente, Ron ormai popolava i suoi sogni e incubi tutte le notti. Se a volte Ron l’avvolgeva tenero nel suo forte abbraccio e le sussurrava parole dolci e piene di amore, altre volte, molte altre volte, Ron non tornava più da lei, scompariva. Aveva paura di addormentarsi perché, anche se non lo aveva detto a nessuno, lei sognava di tenere Ron tra le sue braccia, piangendo ed urlando perché cullava Ron morto.

 “Parlami Ron!! Io ti ascolterò!!” continuò Hermione piangendo “i-io n-non penso che tu sia un’idiota!! Scusami se puoi, ma ti prego torna come prima”

 Ron serrò forte gli occhi, una nuova ondata di dolore lo stava travolgendo“Ah!! No, basta!” ringhiò tra i denti. Lo stavano ancora tormentarlo come facevano solo quando era con Hermione.

 “Ron…” Hermione prese fra le mani la manica della maglietta di Ron, aveva paura che sarebbe scomparso se lo avesse lasciato, mentre con l’altra gli accarezzo la guancia “sono qui, Ron! Sono qui per te” tentò ancora

 “Lasciami Hermione” e con uno strattone forte Ron si liberò dalla presa di Hermione ed iniziò a correre verso il castello.

 “RON!! Ti Prego!!” Hermione non era riuscita a trattenerlo. Lui soffriva terribilmente ed era solo.

 “Hermione!! Dov’è Ron?” chiese Ginny raggiungendola, guardandosi in giro sperando di scorgerlo “Ehi? Perché piangi, Ron ti ha fatto qualcosa? ” domandò subito vedendola in quello stato.

 Hermione scosse la testa negativamente “Se ne è andato, Ginny”

 “Cosa intendi? ” domandò nervosa Ginny, tutta quella storia stava peggiorando ogni giorno che passava.

 “Non sono stata capace di farlo parlare” rispose lei

 “E allora? Basta insistere!! Hermione non vorrai dirmi che ti arrendi?” disse guardandola teneramente. Hermione era innamorata di quello scorbutico di suo fratello. Lo aveva confessato pochi giorni prima, mentre lo guardavano solo vicino alla finestra. Glielo aveva confessato tra balbettii e rossori. Ginny non aveva mai visto Hermione più imbarazzata e rossa in volto come quel giorno.

 “Allora signorina Granger, rinuncia?”

 Hermione la guardò con un nuovo fuoco dentro, non avrebbe mai abbandonato Ron, esisteva ancora il Ron che lei amava tanto, glielo aveva dimostrato poco prima. Lui era ancora lì che l’aspettava “No, che non rinuncio Ginny”

 Ginny sorrise finalmente felice dopo molto tempo “Bene, cognatina! Andiamo a fare il culo a mio fratello!!”

 Harry finalmente riuscì ad allontanarsi dallo spogliatoio per vedere se Hermione era riuscita a convincerlo, ma arrivando a metà del giardino le vide ridere di gusto.

 “Ragazze? Tutto apposto” si informò sorridendo spontaneamente a tutte quelle risate

 “Beh, direi di no” disse Ginny ridestandosi dalle risate “ma Hermione ha dichiarato guerra aperta a Ron!!”

 Harry fece un risolino “Cioè”

 “Cioè, mio caro Harry, che non lascerà in pace Ron finché non verremo a capo di questa storia!!” disse Ginny abbracciando Hermione e facendole l’occhiolino “vero Hermione?”

 “Si” rispose serenamente

 “Allora sono con voi!!”

 Fine 1° capitolo

 

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Ringrazio fin da ora chi leggerà la mia storia!! ^__^  un grazie dal profondo del cuore!! Ringrazio anche chi vorrà commentare!! Mi scuso inoltre per i vari difetti ed errori grammaticali!!!

 

Un bacio e al prossimo capitolo

   
 
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