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Autore: Imaginary82    11/04/2010    5 recensioni
Quante volte mi sono ritrovato sulla bocca dell’inferno? Ho sentito il calore delle fiamme scaldare il mio gelido corpo, ho guardato in basso, attratto dall’enorme distesa di lava incandescente che mi reclamava fumante e odorosa come un’enorme pozza di sangue. Sarebbe stato così semplice e appagante immergersi e soccombere…sprofondare…
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno Abbastanza in trepidazione posto questo primo capitolo...l'ansia c'è ed è tanta. L'idea è nata da un sogno...si lo so, non è nuova, ma è la verità. Un intreccio tra due romanzi che amo: Twilight e Jane Eyre. Non so cosa ne uscirà, ma ringrazio fin da ora chi dedicherà un po' del suo tempo a leggere.


Alla prima persona che mi ha incoraggiata a scrivere, Silvia,
 una fantastica amica, una dolce sorellina...
...una futura speciale mamma.
A Tony, l'altra metà del mio cuore, il completamento della mia anima.
A Micht, che è sempre pronto a leggere e a notare ogni mia svista
sulla saga...la mia enciclopedia vivente su Twilight.
A Juls, Marcy, Momo e Ale...ragazze, siete fantastiche.







CAPITOLO UNO

Nel  momento in cui il buio si è abbattuto su di me e le tenebre hanno preso dimora nella mia anima…ammesso che io ne avessi ancora una…la mente, costretta nella morsa della sete, riusciva a formulare un unico pensiero, si aggrappava ad un’unica speranza.

Avevo visto un angelo tramutarsi in demone, il suo volto, contemplato solo da lontano come un’opera d’arte, un quadro dalle tinte più tenui e delicate, una melodia dalle note gentili, si era deformato in una smorfia mostruosa, gli occhi, lambiti dalle fiamme del desiderio, si posarono su di me come quelli di una bestia affamata davanti la sua preda.

Non avevo via di scampo…

Il verdetto era stato pronunciato: la mia vita per un titolo…questa era la mia sorte.

Perché, in quel momento, stretto nella morsa d’acciaio di quelle che credevo le calde e morbide mani di mia moglie, avevo compreso il sopraggiungere della fine e, con rassegnazione, mi abbandonai ad essa…

…e fu l’inferno…

L’oscurità che mi aveva avvolto, le tenebre, che dalle sue labbra, un tempo così invitanti, così ambite, si erano insinuate in ogni fibra del mio essere, tramutate nella più folle delle torture.

All’inizio fu solo caldo…che aumentava…divampava…un fuoco che cresceva a dismisura, più forte di qualsiasi sensazione che avessi mai provato in vita mia.
Muoversi era impensabile, nessuno degli arti che un tempo mi appartenevano, sembrava riconoscere la mia autorità, la mia stessa mente non riusciva a formulare un ordine…c’era solo fuoco, tormento, bruciore.

Avrei voluto urlare, chiamare qualcuno che ponesse fine a quell’interminabile rogo che mi avvolgeva da dentro.

…nessun suono usciva dalla mia bocca…

*…se non potevo urlare, come potevo implorare di uccidermi?...

Potevo solo stare lì…attendere…sopportare…patire…l’unico pensiero era la fine…prima o poi…speravo quanto prima…tutto sarebbe finito…

Passarono ore o giorni o forse di più, ma improvvisamente mi accorsi di un cambiamento…l’incendio non si era spento, ma il mio corpo provava a domarlo…finché cominciò lentamente a scemare, le fiamme si ritraevano…potevo pensare nitidamente e percepire ogni minima parte di me.

Sentivo…suoni…rumori…alcuni sconosciuti, altri familiari eppure così nuovi nella loro chiarezza.

…un fruscio…

…passi…leggeri…rapidi…

…un peso sul giaciglio della mia agonia…

…una voce…

“Edward…tesoro…”

…mia moglie…la sua voce…

E in quel momento la percepii…confortevole…leggera…dolce…

…l’assenza di dolore…

Aprii piano gli occhi, intimorito dalla realtà che mi avrebbe accolto…

…inferno o paradiso?

Ciò che vidi mi sorprese, era come se una spessa coltre di nubi si fosse diradata davanti ai miei occhi consentendomi di cogliere ogni cosa nella sua pienezza.
Tutto era così chiaro…limpido…

Quelli che prima erano solo colori, ora colmavano i miei occhi, suscitando sensazioni inaspettate, la luce che colpiva ogni cosa, la rivestiva di un aspetto nuovo e l’aria…non era solo aria…era un tripudio di odori, di profumi e potevo distinguere ogni singola particella di polvere che la popolava. Guardai il soffitto e riconobbi la camera matrimoniale che avevo fatto preparare per lei…il nostro nido d’amore…palcoscenico della più ignobile unione…
Il soffitto alto era di un azzurro chiaro, quasi bianco, simile alla nebbia marina che si alza all’alba, le cornici di gesso, che terminavano agli angoli con vezzosi motivi floreali, richiamavano il manto scuro della notte che s’infrangeva contro l’avorio delle pareti. Riconobbi le tende pesanti alle finestre, che si posavano sul pavimento in armoniose pieghe e alzando gli occhi, la spalliera del letto, della più pregiata seta color crema, all’interno di preziosi intarsi color oro…ogni cosa, nonostante la familiarità, si arricchiva di particolari che sarei rimasto a guardare, osservare e annusare per ore…

…il paradiso…

“Edward mi vedete?...Non potete sapere quanto ho aspettato questo momento…adesso nessuno potrà dividerci…sarete sempre mio”

Con un movimento inaspettatamente rapido, meravigliato dalla efficace risposta del mio corpo alle mie intenzioni, mi misi a sedere sul letto e mi voltai nella sua direzione…
Se ciò che avevo visto fino a quel momento mi era apparso magnifico, nella sua semplicità, la visione che mi si presentava davanti era impossibile da definire…
La sua presenza nella stanza  annullava tutto il resto…la fine sottoveste di seta, grezzo lino, se paragonata alla trama della sua pelle, celava solo in minima parte la sua esile figura. Le gambe, lunghe e sottili erano di un pallore irreale e rilucevano come una miriade di piccole stelle, laddove il sole le baciava grato con i suoi raggi, così come le braccia, su cui poggiava lieve il peso inconsistente del suo corpo, nell’atto di sporgersi verso di me…

…il paradiso…

Le spalle delicate erano accarezzate da lunghe onde biondo rame, che scendevano fino a posarsi morbide sulle lenzuola…allungai la mano e ne presi una ciocca tra le dita…da esse si diffuse una sensazione inaspettata in tutto il corpo…era come toccare l’inconsistenza di una nuvola…

Alzai gli occhi fino a godere della vista del suo ovale…labbra rosse e sottili, aperte in un sorriso, contornavano una fila di denti bianchi e regolari…perfetti…il naso era un delizioso accento che impreziosiva i lineamenti conferendo al volto ulteriore bellezza…per un attimo ebbi l’irrefrenabile impulso di allungare la mano per poterla toccare…
…poi mi soffermai su quel sorriso…e non percepii nessuna dolcezza…e non c’era eleganza in quel corpo, proteso così impudicamente verso di me, ma era intriso di lascivia...ogni movimento, seppur impercettibile era carico di dissolutezza…la mia mente era stata talmente distratta dalla moltitudine di particolari, che non ero riuscito a cogliere prima quell’atteggiamento e, soprattutto, non avevo ancora prestato attenzione ai suoi pensieri…la sua mente, in quel momento, partoriva immagini di un’oscenità impensabile anche per un uomo…le sue fantasie sessuali non avevano limiti e attendeva solo che io mi ridestassi dal torpore del corpo e dal tripudio dei sensi per poter soddisfare ogni sua voglia più perversa.
Fu allora che realizzai di poter ascoltare la sua mente, che quel brivido di repulsione che avrei dovuto provare era tale solo nelle intenzioni…ma rimaneva lì, non avrebbe mai raggiunto lo strato più superficiale della mia corazza. E la mia agitazione, il mio sconcerto non erano affatto accompagnati dal ritmo incessante che avrebbe dovuto avere il mio cuore…

…il cuore…

…prestai attenzione…

…ascoltai…

…nulla…

Quella rivelazione mi bloccò il respiro, aprendo le porte ad una nuova consapevolezza…

…respirare…

…potevo non respirare…non era assolutamente necessario…il mio corpo non necessitava di aria…

Che razza di creatura ero diventata?

Alzai nuovamente lo sguardo e finalmente incontrai il suo…i suoi occhi, perfetti nella forma, circondati da ciglia lunghe e folte, avevano un colore di per sé infernale…due profonde pozze infuocate…non avevo mai visto iridi di quel colore, inquietante, un rosso vivo, per quanto l’aggettivo stridesse nell’accostamento con quell’essere…occhi smaniosi, sinistri, malvagi…e allora mi resi conto che lei…mia moglie…era il mostro…

Dopo un attimo di esitazione, di innaturale immobilità, il mio corpo ebbe una reazione, che stupì me per primo. In un attimo mi ritrovai rannicchiato contro il muro, che avevo raggiunto fulmineamente, ancor prima di partorirne l’intenzione, con uno scatto subitaneo avevo raddrizzato la schiena e fendendo l’aria attorno a me mi ero ritratto da lei assumendo inconsapevolmente una posizione d’attacco…un ringhio mostruoso, più simile ad un sibilo, uscì dalle mie labbra e sentii la bocca riempirsi di fiele.

…l’inferno…

“Edward tesoro…mi rendo conto che la situazione potrà sembrarvi strana, ma vi assicuro che è tutto normale, voi state bene e, se vi lascerete condurre da me, potremo stare insieme per l’eternità”.

“State lontana da me, non vi avvicinate” urlai.

Come se non mi avesse affatto ascoltato, con un balzo felino mi raggiunse, si avvicinò lentamente, con movenze sinuose, e fece aderire il suo corpo al mio…era un essere disgustoso, ma sapevo di non poterla avversare, la forza di cui mi aveva dato prova era qualcosa di incontrastabile.
Il suo viso a pochi millimetri dal mio, gli occhi nei miei, le labbra che emanavano un respiro dolorosamente dolce e invitante.
Ondate di veleno…impulsi ignobili e devastanti…mi aveva reso come lei…e non potevo che provare repulsione anche per me stesso.

“Non è stato facile” disse carezzandomi un fianco
 “per un attimo avrei voluto continuare” la mano risaliva sul mio petto, lenta,
“il vostro sangue aveva un sapore delizioso, mai sentito prima, avrei voluto berne ancora e ancora”

Pronunciava quelle parole con la voce rotta dal desiderio, stuzzicando con le mani punti che non credevo nemmeno di avere, il suo fiato, corto e ansante, mi riempiva le narici e scendeva giù nel mio corpo tramutandosi in calore, un calore che mi bruciava in gola come un attizzatoio rovente.

“Ma se non mi fossi fermata, non sareste qui…con me”

Se avessi dato voce al mio istinto, avrei lasciato che la sua bramosia mi avvolgesse, mi sarei abbandonato a quegli atti di truce impudicizia che tanto vividamente la sua mente mi mostrava.

“Prendetemi Edward…qui…ora”

Ma diedi voce alla ragione, non potevo affidarmi a lei…non dopo quello che aveva fatto…
Sfiduciato, con tutta la forza che credevo non avere, poggiai le mani sul suo petto per allontanarla da me. Ciò che accadde mi lasciò sbalordito…la forza che riuscii ad imprimere in quel gesto fece compiere al mostro un volo che gli fece attraversare a mezz’aria tutta la stanza, ma prima di raggiungere la parete opposta, con la leggerezza di una libellula, compì una sorta di capriola e si rimise perfettamente ritta sulle gambe. Non mi guardava più con desiderio…dai suoi occhi furia…una furia violenta…ero riuscito non solo a rifiutarla, ma anche a respingerla.

“Credete di essere migliore di me eh? Prima o poi mi supplicherete di spiegarvi. Quando la sete brucerà in ogni fibra del vostro essere…quando vi ritroverete sporco del sangue di un’ignara vittima, allora desidererete il mio aiuto”

“Io non sono come voi. Smettetela!”.  In quel momento il bruciore era insopportabile…un dolore secco che come una morsa mi attanagliava la gola.

…la sete…

Se soddisfarla avrebbe voluto dire macchiarmi del sangue di un innocente, allora avrei preferito sopportare quell’arsura atroce per…
…per quanto? Cosa sarebbe successo? E se non fossi riuscito a dominarmi? Se alla fine avessi ceduto? A lei…a me stesso…



Mi voltai, dandole le spalle e mi scontrai con quella che solo successivamente capii essere la mia immagine riflessa nello specchio…un’immagine estranea…l’immagine di un mostro…lo stesso insano pallore…occhiaie marchiate che rendevano ancora più spaventoso il colore rosso vermiglio dei miei occhi…un rosso cupo…rosso sangue…

…sangue…

Un pensiero insostenibile, un desiderio irrinunciabile…

Non potevo cedere…non volevo cedere…

Non avrei ceduto

Non avrei ceduto

Non avrei ceduto

Mi rannicchiai in un angolo, cercando di ignorare tutto: lei, che furiosa lasciava la stanza, la luce oramai flebile che entrava dalle finestre, la mia nudità, la mia frustrazione, i rumori, gli odori, i pensieri che mi arrivavano molteplici e confusi, chissà di chi, chissà da dove e la sete…quel rogo indomito che imperversava dentro di me…

Svuotata la mente dal troppo che mi circondava, riuscii a formulare un unico pensiero, una speranza a cui aggrapparmi:

Non avrei ceduto, non sarei stato un mostro.








*frase tratta da Breaking Dawn, cap. 19



Ringrazio ancora chiunque abbia avuto il fegato di arrivare fin qui. Vorrei consigliare qualcosa da leggere, storie meravigliose, di persone meravigliose:

la FF e le OS di Silvietta
la FF e la OS di  Juls/Gnuoba
le FF e la OS di Mirya
la FF di Alessia/Eclipse85
   
 
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