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Autore: Ale Kanou    14/08/2005    10 recensioni
“Da cosa sei scappata?” le chiese lui. Sanae per un attimo non rispose poi, guardando diritto davanti a sé aggiunse a bassa voce “Dai fantasmi del passato…”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

In questa storia ho voluto inserire i personaggi di Captain Tsubasa a cui sono più affezionata: in primis il mitico Genzo Wakabayashi (il mio preferito in assoluto), lo stupendo Karl Heinz Schneider e ovviamente Sanae e Tsubasa per i quali ho fatto il tifo per anni…ve l’assicuro! Ho solo voluto scrivere qualcosa di diverso, non una fotocopia di altre bellissime storie che ho trovato sul sito…almeno lo spero!

So che molti, se mai arriveranno a leggere la conclusione, non vedranno di buon occhio la mia storia.

Comunque per chiunque non la gradisse…non importa…prendetela un po’ così…è solo una storia come tante…io vi assicuro che mi sono divertita un mondo a scriverla (anche se è un po’ triste) e sono soddisfatta appieno del mio risultato.

E poi ognuno di noi ha nel cuore la propria storia…questa è la cosa veramente importante.

 

P.S. Alcuni personaggi sono di Yoichi Takahashi, mentre altri non appartengono all’anime…sono andata a pescarli sui siti delle squadre tedesche vere, mentre altri ancora sono inventati di sana pianta!

Scusate anche se alcuni fatti non combaciano esattamente con i tempi o i luoghi reali dell’anime: ho cercato di fare del mio meglio.

Troverete citato anche Kanou Kyosuke alias Roy Kanou, il personaggio principale di “Wild Striker, La Squadra del cuore" ultimo meraviglioso anime sul calcio del mitico Yoichi, grazie al quale è iniziata la mia passione per il mondo delle fanfiction.

So che i tempi non coincidono con quelli di Captain Tsubasa, ma in fondo in una fanfiction credo che questo mi possa essere concesso; in questo modo rendo omaggio al mitico Taka che dopo avermi fatto passare anni a soffrire per la tormentata storia d’amore tra Tsubasa e Sanae, si è fatto appieno perdonare da me pubblicando "La Squadra del cuore" e la storia d’amore tra i suoi due personaggi principali.

 

Detto questo ciao a tutti e buona lettura…se vi andrà!

 

 

 

Capitolo 1: Primavera

Camminava ormai da parecchio, non ricordava più nemmeno da quanto. Le piaceva camminare, la rilassava. Camminando riusciva a pensare solo a se stessa, si tuffava nel suo mondo e pensava, pensava a tutto quello che il destino le aveva riservato in quegli anni. Eh già…come era cambiata la sua vita in pochi anni! Come era cambiata lei…da ragazzina ingenua e terribilmente fragile si ritrovava ora donna matura. Quanti ricordi le si affacciavano alla memoria…una piccola peste scatenata che rincorreva un pallone, una bella adolescente che inseguiva un dolce sogno d’amore, una ragazza disillusa e disperata, che aveva visto in pochi attimi crollare tutto il suo mondo…tutti i suoi sogni infranti in un istante…e poi il baratro.

Sanae Nakazawa si sedette sull’erba e respirò a pieni polmoni. Era una splendida giornata di primavera; finalmente l’inverno aveva ceduto il passo ad un tiepido e splendente sole di Aprile. Aveva sempre amato la primavera: la natura tornava a vivere in un’esplosione di colori, le strade si rianimavamo, i bambini ricominciavano a riempire con i loro strilli i parchi, rincorrendosi o semplicemente inseguendo un pallone. Già un pallone…si chiedeva come un oggetto così apparentemente innocuo avesse potuto cambiarle radicalmente la vita. Si sdraiò sull’erba senza preoccuparsi del fatto che quel pomeriggio aveva deciso di indossare un vestitino azzurro, leggero e corto e, che quello che stava facendo, non era sicuramente un atteggiamento molto femminile. Pensò al volto della madre se l’avesse vista, ed un sorriso arricciò le sue labbra.

Già se la immaginava starnazzare “Ma insomma Sanae ti sembra il caso, sdraiarti sull’erba come un ragazzo…stai composta…e poi copriti le gambe! Che penserà la gente che ti vede!!! Sanae quante volte ti devo dire di non correre e di non comportarti come un maschiaccio…sei una ragazza ricordatelo!!!!”

Povera mamma! Quanto l’aveva fatta disperare da piccola; lei una donna all’antica, sempre così attenta all’etichetta e alle buone maniere. Aveva tentato in tutti i modi di rendere la figlia una perfetta signorina dai modi aggraziati e gentili…ma purtroppo con scarso successo, almeno nei primi anni della sua vita.

Lei che fino ai tredici anni si era comportata come una vera peste, si era persino rifiutata di indossare la divisa femminile alle medie, preferendo girare sempre in pantaloni e fascia rossa legata sulla fronte. Aveva addirittura capeggiato la tifoseria della sua squadra del cuore, gridando a squarciagola durante tutte le partite, dal primo al novantesimo minuto. E non si era certo mai tirata indietro le volte che si trattava di attaccar briga con qualcuno, senza preoccuparsi del fatto che quel qualcuno potesse essere del sesso opposto e spesso più grande di lei. Quante volte Ishizaki e Manabu l’avevano tirata fuori dai guai, trovandosi immischiati in risse loro malgrado, e ricevendo alla fine in cambio da lei una serie di insulti, solo perché avevano osato fermarla.

Anego…ecco come l’avevano soprannominata… la terribile Anego.

Sanae senza accorgersene si ritrovò a sghignazzare da sola, attirando così l’attenzione delle numerose persone che, come lei, in quella splendida giornata avevano deciso di fare una passeggiata al parco. Quel parco era per lei un luogo incantato, il suo piccolo paradiso. Lo aveva scoperto quasi casualmente quando, appena arrivata ad Amburgo, una sera al ritorno dall’Università aveva sbagliato strada e si era persa. La veduta del piccolo lago artificiale che faceva capolino da dietro la collinetta, l’aveva immediatamente attirata e da allora quello era diventato il suo piccolo angolo di paradiso. Spesso vi andava a correre, costeggiando le rive del lago; a volte veniva con le compagne di Università nella pausa pranzo; a volte ci andava senza alcun motivo, solo per stare da sola, e allora si sedeva sotto un albero osservando il mondo che, frenetico, le girava intorno.

Anche quel giorno, dopo avere studiato parecchie ore per l’esame di francese, aveva deciso di sgranchirsi le gambe andando a fare una passeggiata e, senza rendersene conto, immersa nei suoi pensieri, si era trovata davanti all’ingresso del parco.

Il sole le scaldava il viso e le gambe, dandole una splendida sensazione di benessere; con gli occhi coperti da un braccio si stava assaporando appieno quei momenti. Una leggera brezza faceva muovere le foglie degli alberi sui quali numerosi uccelli cinguettavano, riempiendo l’aria insieme alle voci della gente e al ronzare degli insetti.

Si sentiva bene, si sentiva viva…era da tanto tempo che non si sentiva così, già…non ricordava più neanche quanto.

Nuovamente i ricordi riaffiorarono…un viale, i petali dei ciliegi che cadendo creavano quasi un tappeto sulle vie di Fugisawa, la città che l’aveva vista nascere, crescere, fiorire e sfiorire.

Un campo da calcio…un gruppo di ragazzi sedicenni che inseguivano un pallone in attesa dell’inizio del campionato, l’ultimo che avrebbero giocato insieme perché poi le loro strade si sarebbero divise.

E ai bordi del campo una ragazza che osservava gli allenamenti, cercando di imprimere nella sua mente tutti quei momenti che purtroppo erano destinati a finire di lì a poco, dal momento che alla fine di quell’anno scolastico, lui li avrebbe lasciati per andare a realizzare il suo sogno.

Sanae aprì improvvisamente gli occhi abbandonando i ricordi che l’avevano sommersa…qualcosa l’aveva urtata. Era un cucciolo che, nel tentativo di recuperare la palla lanciata dalla sua padrona, si era precipitato nella sua direzione investendola in pieno.

“Scusami tanto, Paco è un vero imbranato, spero non ti abbia fatto male!” La ragazza, accaldata per la corsa, si era immediatamente avvicinata, credendo che il suo cane avesse involontariamente creato un guaio.

“Non preoccuparti non mi ha fatto nulla!” ribattè subito Sanae, vedendo il viso preoccupato della padrona di Paco.

La ragazza le sorrise e acciuffando al volo la piccola peste pelosa che continuava a saltare mordendo voracemente la sua palla, si allontanò dopo averla salutata.

Sanae controllò rapidamente l’orologio. Erano già le sette; era lì da tre ore e come spesso le accadeva quando andava in quel parco, il tempo le era volato senza rendersene conto.

Era ora di tornare a casa, doveva finire di studiare per l’esame che avrebbe avuto da lì a cinque giorni. Quell’esame avrebbe significato la fine del suo primo semestre di Università…e non solo. Aveva deciso…era tanto che ci pensava e adesso sapeva che era il momento giusto…era pronta a rivivere il passato senza paure…era pronta a rivederlo.

  
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