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Autore: Achamo    15/04/2010    4 recensioni
Cosa prova un giovane cardiochirurgo? Le sue paure e i suoi timori...
...una storia intrisa di rassegnazione e vita, amore e timore.
Benvenuti nel mio ospedale; vi auguro una buona lettura.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Requiem for a dream

I will save your eyes

Medico, dottore, chirurgo, chiamatemi come volete. Sono il dottor John Michael Stiles, cardiochirurgo del Caduceus Hospital.
Ho scelto questa vita perchè mi piace vedere il sorriso sulle labbra altrui, sentirmi dire grazie, anche solo un rantolo che accenna ad un ringraziamento, e per combattere la sofferenza e la paura.
Essi sono i due spettri contro i quali lotto ogni giorno. Grazie a loro sono sempre un passo più vicino alla morte, fredda ed inevitabile.
Nessun medico può fermarla, ma solo rallentarla facendole lo sgambetto.
La rassegnazione è l'ultima parola che deve passare nella mente di un medico, chi desidera questo amaro nettare non è degno di indossare un camice, ma, prima o poi, tutti ne accolgono l'abbraccio consolatore. 
Quando il tuo paziente perde la vita a causa tua, se non reagisci, i sensi di colpa t'umiliano e ti travolgono. In quel momento assaggi la rassegnazione, sapore di sofferenza, e ne desideri altra.
Gli uomini e le donne che fino a quel tremendo giorno avevo salvato, aiutato o semplicemente consolato, dimostravano la loro voglia di vivere, l'allegria e la gioia di una vita nuova.
Raccontarvi la storia di come assaporai la rassegnazione sarebbe una crudeltà, ma non mi sentirei in pace se non lo facessi... forse aiuterò chi sta per fare lo stesso pasto o chi deve ancora sedersi al tavolo della disperazione.
Non c'era nulla di insolito quel giorno. M'alzai inconsapevole che la mia vita sarebbe cambiata, mi lavai di dosso lo stress notturno e, indossando il mio amato camice bianco, mi recai all'ospedale. Un caffè tetro per iniziare la giornata e visite.
Nulla di distorto, ma un uomo, afflitto da lancinanti dolori al petto, doveva essere immediatamente operato.
Hugh Foolish aveva problemi cardiaci. Necessitava di un trapianto.
Era nella lista d'attesa per i trapianti da molto tempo e ricordo bene i commenti sgradevoli che aveva mosso contro tutto il personale che l'aveva seguito, le polemiche e i rifiuti a causa di cuori 'impuri' perchè non erano di uomo 'normale'.
Che differenza c'è tra il cuore di un uomo dalla carne 'bianca' e quello di un uomo dalla carne 'nera'? Era sufficiente che i test di compatibilità dessero l'ok per il trapianto...
Io ero il chirurgo, con il punteggio più alto e maggior esperienza, reperibile in quel momento.
Il primario del reparto di cardiochirurgia mi ordinò di prepararmi e mi scelse gli assistenti.
Pregai Asclepio, il dio greco della medicina, affinchè guidasse le mie mani... vi sembrerò fanatico, ma per un medico è importante credere in qualcuno o qualcosa...
Prima di iniziare, infilai il camice sterile. Delle infermiere mi diedero aiuto con i guanti in lattice. Coprì il capo con la cuffia e la bocca con la mascherina. Altrettanto fecero gli specializzandi alle mie spalle.
Eravamo pronti per essere accolti dalla S.O..
Mr. Foolish venne anestetizzato. Il gas penetrò nei suoi polmoni cullandolo nel dolce sonno.
Il cuore nuovo era su un tavolino metallico nella sala, chiuso nel contenitore refrigerante.
Le luci della sala operatoria si spensero e l'enorme lampada sulle nostre teste illuminò la zona da operare.
Io e i ragazzi cominciammo.
Disinfettai la superficie toracica dell'incisione, afferrai il bisturi ed incisi. Il sangue iniziò a sgorgare copioso senza fermarsi, mentre la lama affilata del mio strumento tagliava crudamente la carne e le ossa.
I miei specializzandi ne tirarono i lembi con gli uncini e le piastre. Il suono che uscì avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque.
In alcune zone la carne iniziò a stracciarsi, per fortuna di poco, risuonando come un soffio metallico.
Fioccava il sangue rosso. Le costole si flettevano e scricchiolavano.
Con le pinze mi feci spazio nella cavità che avevo creato aprendogli il torace.
Tutto era vivo. Il cuore palpitava e i polmoni ai suoi fianchi si gonfiavano e si svuotavano d'aria.
Incredibile la chirurgia... hai le mani all'interno di un uomo mentre questo respira. Ti senti vivo, quasi un dio, ma è qui che si vede la differenza tra te e Dio... non puoi sempre salvare la vita che è nelle tue mani...
I tubi drenanti scesero sul torace ed entrarono nella cavità
.
Li collegai ai vasi sanguini. Il sangue che inghiottivano veniva rimesso in circolo dalla macchina della circolazione extracorporea.
L'aria aveva un sapore metallico quando recisi le vene e le arterie.
L'operazione durò circa sei ore. Le più lunghe della mia vita.
I miei specializzandi inspiravano profondamente e chiudendo le pesanti palpebre sugli occhi, si lasciavano sciogliere liberando l'aria
.
Il piacere che provammo nel vedere il primo battito del nuovo cuore fu immenso. Mai tanta gioia scosse un animo umano.
Gli applausi riecheggiavano nel buio della sala. Strette di mano, complimenti e lacrime mielate.
Quel cuore palpitava e i suoi battiti erano percepibili da qualsiasi orecchio. Infondevano calore e gratitudine.
Suturai gli ultimi punti cardiaci ed infine richiudemmo il torace.
Ago e filo per la carne, disinfettante per la ferita e una benda per la pelle.
Il nostro paziente era salvo... poteva tornare a sorridere alla vita.

Continua...







PURA FINZIONE SCARLATTA
J.


   
 
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