Vorrei in dono le parole d’una canzone;
che riescano a bruciare
[anestetizzare]
questo inutile dolore,
vorrei un’ombra scura sul cuore.
Per non ricadere.
[un errato
artefatto; pronunciato per diletto.]
Ancora ed ancora.
Restare in bilico tra mille situazioni sbagliate,
trovare la retta strada tra tutte queste favole malate.
Racconto menzogne a me stessa,
non voglio cadere,
non voglio bruciare di nuovo per niente.
Ma è troppo tardi!
[premetto].
Mi hanno già rubato l’anima
anche se non l’ammetto.
Parole che non hanno un fine, se non di portarti all’inferno dei sensi,
ed andiamo pensando d’essere soltanto ombre innocenti.
Non siamo niente.
Finzione
in funzione del vuoto insistente.
E
l’incubo
ricorrente,
un
paese incoerente,
[incantato
e morente – decadente,
indecente!]
I
corpi sudati,
gli
spiriti drogati e la fine
imminente.
Il risveglio.
Facciamo un
passo, ridiamo assieme fino al reciproco collasso!
La morte nel sogno, presagisce un nuovo viaggio.
Ed odio, poi, immaginare spesso, ma non capire.
Forse per vedere ancora la luce ci è necessario morire.