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Autore: _Jena_    26/04/2010    4 recensioni
Shindou è l'unico sopravvissuto dell'ultima grande famiglia di maghi del suo mondo, da 16 anni è alla ricerca degli assassini dei suoi genitori. Durante il suo viaggio incontra Taki, un giovane schiavo dal passato oscuro...
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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tredicesimo capitolo


Il giovane sospirò, mentre fissava la schiena del mago che si allontanava: anche guardare la sua forma snella e slanciata muoversi era piacevole. Arrossì pensando agli accadimenti di poco prima poi sospirò di nuovo e si sollevò sulle gambe addormentate. Sovrappensiero si asciugò gli occhi ancora umidi per le lacrime versate poco prima. Piangere stava diventando un’abitudine ultimamente, soprattutto davanti a quell’uomo. E pensare che per tutti quegli anni di prigionia era riuscito a non farlo.
Il cielo era limpido, il sole alto, doveva essere quasi mezzogiorno, ma, a causa della tarda colazione, non aveva ancora fame e decise di esplorare un po’ i dintorni. Tra quelle montagne non c’erano altro che campi e alberi, si sentivano gli uccellini cantare e il gorgogliare del ruscello. Sembrava un angolo di paradiso …

Decise improvvisamente di inseguire quel testardo e convincerlo a portarlo con sé, ma non gli fu possibile: sentì il proprio corpo farsi pesante e accasciarsi. La sua mente si stava annebbiando rapidamente e non ne capiva la causa. Appena prima che i suoi sensi lo abbandonassero completamente, sentì delle voci e delle mani che lo afferravano:

-Ti abbiamo preso!

Poi più niente.
 
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Era pomeriggio inoltrato quando la spia tornò a bussare alla porta del capo della congrega di Kuemon:
-L’abbiamo preso! Il ragazzo è stato portato nelle segrete.
-Molto bene, andrò subito a dargli il bentornato.
 
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Svegliarsi fu come essere catapultati da un incubo in un altro incubo: i suoi ricordi ritrovati che avevano continuato a vorticargli davanti agli occhi da quando aveva perso conoscenza, adesso, sollevando le palpebre, si erano materializzati nella realtà.  Si ritrovò in quello stesso luogo in cui aveva trascorso anni e anni della sua vita. La cella del palazzo di Mariel era oscura e spoglia proprio come la ricordava.
Aveva freddo e il suo corpo era scosso da tremiti incontrollabili, ma non erano causati solo dal freddo: il terrore e la paura si stavano impossessando della sua mente!

Si sentiva sospeso nel dubbio: cosa gli sarebbe successo? Sarebbe riuscito vivo da lì?
A peggiorare la situazione, c’era anche il fatto che il marchio aveva ricominciato a bruciargli dal momento dell’attacco, anche mentre era incosciente riusciva a sentirne il pulsare continuo.
Chissà quanto tempo era passato da quando l’avevano portato lì?
Forse Shindou si era già accorto della sua assenza!
Ma anche se se ne fosse accorto, come avrebbe potuto trovarlo?
Queste e altre domande gli vorticavano in testa senza trovare risposta alcuna.

Si appallottolò su se stesso più che poté cercando di ripararsi dal freddo e, allo stesso tempo, dalla realtà spaventosa in cui era stato imprigionato.  Ma anche così sentì di non potersene sottrarre.
Nella paura e nell’incertezza non riusciva a far altro se non sperare che tutto quello che stava vivendo fosse realmente un incubo, che non si trovasse veramente lì…
A fargli crollare quell’ultima speranza arrivò il suono di passi pesanti che risuonarono nel corridoio, fino a fermarsi davanti alla porta della cella.

“Shindou, ti prego, vieni a svegliarmi!!!”
 
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Riaprire gli occhi, per Shindou, fu come entrare a far parte di una realtà distorta: c’era qualcosa di sbagliato! Non riuscì a dire cosa fosse, ma era sicuro che c’era.
Si alzò in piedi nella vasca e si sporse, grondante d’acqua, per afferrare un panno che stava sul tavolino sul quale aveva poggiato anche gli abiti puliti. Poggiò i piedi a terra e fu assalito da un brivido, senza pensarci troppo si asciugò velocemente e indossò i suoi vestiti.

Attraversando a grandi falcate i corridoi del rifugio con i capelli ancora grondanti, si diresse verso le cucine dove era sicuro di poter trovare Stefan. L’anziano uomo, appena sentì il mago entrare nella stanza, si girò ad accoglierlo. Senza dargli il tempo di aprire bocca, però fu Shindou a parlare:

-Dov’è il ragazzo?

-Taki? E’ da quando è uscito qualche ora fa che non lo vedo.

-Maledizione!

Il giovane sfrecciò fuori dall’ingresso principale senza dare spiegazioni.
Attraversò i campi a corsa, raggiunse il muretto dove aveva lasciato il ragazzo ma non vi trovò nessuno. Chiuse gli occhi, percepiva due presenze familiari, la sua, quasi scomparsa, e quella di Taki, che doveva essere rimasto lì fino a non molto tempo prima. Però c’era dell’altro, delle auree che non aveva mai sentito e quella brutta sensazione che gli dava il marchio sulla schiena del ragazzo.

L’avevano preso! Non c’erano dubbi!
Volevano entrambi, ormai era chiaro, ma allora perché non li avevano colpiti quando erano insieme? Perché prendere Taki da solo?
La risposta gli rimbombò improvvisa in testa: si aspettavano che lui andasse a salvarlo!
Non c’erano altre spiegazioni, lui stesso non ne vedeva altre.
Sapeva che era rischioso, ma non si era forse ripromesso di non permettere che il ragazzo perdesse la vita dopo che aveva deciso di metterlo al sicuro?

E quel bacio? Avrebbe capito cosa significava solo dopo aver riportato Taki indietro e dopo aver chiuso la faccenda!
Anche se non era nei paraggi, l’anima del ragazzo sembrava chiamarlo e attirarlo a sé da lontano. Non avrebbe avuto difficoltà a trovarlo, ne era certo!
   
 
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