Borderline
Linea di confine
Scenetta introduttiva
Sempre
il medesimo avviso della volta scorsa, se non volete leggere l’introduzione,
passate direttamente alla storia (peggio per voi, dacchè qui sotto ci sono le
risposte ai vostri commenti, gnaaa). Ah, N.B., ho sbagliato ad identificare
questa fan fiction come round robin (no, non è possibile partecipare alla sua
stesura, quanto prima avvertiremo Erika dell’errore, grazie per l’attenzione e
buona lettura).
http://www.youtube.com/watch?v=dvpLjJzG3Eg
[Da
notare che la pagina si è tramutata in uno studio radiofonico] Prova, prova sa!
sa! sa! [provando il microfono] Bene, funziona. Ordunque, lettori...n...no,
meglio specificare lettrici. Benvenuti all'angolo delle recensioni [copre il
microfono con la mano] Ma perchè dobbiamo fare una roba simile? [sottovoce, in
direzione di Ro]
Lo
guarda, poi sospira* Ci hanno pagato, Matt,
[Si sposta dietro di lei, tirandole gli angoli
della bocca con le dita in un sorriso forzato] Non dire cose che non dovresti dire , [sorride a
trentadue denti per poi tornare al suo posto] Che indecenza... [sussurra
borbottando] Ah, dunque, sì... di chi è la prima recensione?
Gli
lancia un'occhiataccia* Oh, scusa, eh! Ma se tu mi fai domande stupide, allora
io sono costretta a rispondere! Argh! *Sbuffa* Comunque, la prima lettrice è
[Suona la
trombetta e lancia coriandoli con molta ''convinzione''] S-seh, puoi ricordarmi
quanto ci pagano? [sottovoce] Sai, vorrei uno stimolo in più [Poggia il mento
sul palmo della mano, continuando a cospargere lo studio di festoni,
controvoglia] Leggiamo il commento dunque...
*Apre
il commento* No che non posso ricordartelo, sei scemo? Abbiamo già... ecco,
detto abbastanza, per questa edizione. Non possiamo rivelare altro, non ora.
*Abbozza un sorriso forzato* Leggiamo la recensione, via! Quindi... Dato che
Kagome96 l'ha richiesto, ci siamo conosciute tramite msn. E' sempre importante
coccolare i propri lettori. *Annuisce con fare convinto*
[Si solleva
improvvisamente, sbattendo la mano sopra il tavolo] Leggi il copione! Il
co-pio-ne! [Le sbatte in faccia quattro o cinque fogli] Non fare riferimenti al
privato! Ahem [si schiarice la voce] Siamo contenti che ti piaccia la fan
fiction, anche perchè, ci abbiamo messo anima e corpo per renderla più
realistica possibile. Grazie dei complimenti e, sì, Koga è sempre in mezzo
perchè abbiamo pensato che un personaggio poco utilizzato come lui (o in altre
storie, reso banalmente OOC) meriti di essere riesumato, dacchè Rumiko-sensei
l'ha ingiustamente eclissato alla fine del manga. [Scocciato] Su, su, passiamo
alla prossima [sventola la mano dinanzi al volto] ho fame... Tsk.
*Guarda
le lettrici, spaventata* Vero che perdonate la maleducazione di Matt? Vero?
Vero? Non è colpa sua, è che... è... ecco, si è così calato nel personaggio di
InuYasha che ora si comporta come lui! *Si inchina* Comunque, dopo Kagome96 *saluta la
lettrice*, c'è inufan4ever . *Sorride*
Ciao, Kikka!
[La osserva
allibito] Vorresti paragonarmi a quell'animale? Guarda che ti taglio lo
stipendio! Ed io non sono maleducato, ci tengo semplicemente a muovermi, dato
che è ora di cena, ed il lavoro dovrebbe essere già finito da un pezzo [La
trucida con lo sguardo] Sì, Inu...che? Ah sì, ho notato d'essere stato
ambiguamente salutato nel commento, quindi rispondo semplicemente con un: piacere,
Matt. [Relativamente interessato, si schiarisce la voce tentando di sorridere].
Un ottimo team? Io e questa? Ma dove l'hai visto? Cioè, non solo è tarpina, ma
guardate il commento sopra, cioè, sei proprio ruffiana! [riferendosi a Ro] Ok,
torniamo a Inufan...eccettera, eccetera. Gli scrittori più bravi? Naah, siamo
comuni mortali. Ehm no, già, lei è una comune mortale, io sono un Dio
[s'impettisce fiero] ah-ah-ah! [Sì, ce la sta mettendo davvero tutto per
risultare antipatico al mondo] Comunque. Sì, grazie di nuovo e continua a
seguirci! [Da una gomitata sullo stomaco a Ro] Ma tu non dici nulla? Perchè
devo rispondere solo io? Bene, passiamo alla prossima, ovvero, Wing Writer
[sposta lo sguardo su Roro, sussurrandole all'orecchio qualcosa] Chi diavolo è?
...Io
non rispondo perché *tossisce* mi hai dato una dannata gomitata nello stomaco,
idiota! Argh! Se fossi davvero InuYasha, ora ti avrei mandato a cuccia, te lo
assicuro! *Gli dà un calcio e si volta verso le lettrici* Io non sono una
ruffiana, eh, quindi fate finta di non averlo ascoltato! E comunque... *Fa un
saltello* Wing Writer è Camilla!
Okay, tu non la conosci, ma io sì, quindi annuisci e fa' il gentile, mi
raccomando. Ah, dimenticavo: non siamo un ottimo team, siamo due idioti, Kikka.
Non illuderti.
[Pare
interessanto allo schermo del cellulare al momento] No! No. Ma dai! No! Idiota,
vuoi dare un calcio a quella palla? Ma dico, ma che fa l'arbitro? Idiota! Dai!
Dai! Sì! GOAAAAAAAAAAAAL! [salta sulla seggiola gasatissimo. Si volta verso Ro,
tentando di leggerne il labiale] Eh? Hai detto qualcosa? [togliendo una cuffia
dall'orecchio] Ah sì... ma no, commenta tu, sono impegnato al momento. Muoviti,
invece di non fare nulla! [Torna a guardare la partita]
Eh?
Ma... *Si sporge e guarda lo schermo del cellulare* Ma voglio vedere la partita
anch'io! Non è giusto, voglio vederla anch'io, anch'io, anch'io! E non è colpa
mia se siamo in ritardo, è colpa tua, solo colpa tua! *Gli strappa il
telefonino e lo ripone in un cassetto* Questo non lo riavrai fino alla fine del
programma, chiaro? O guardiamo tutti e due la partita o nessuno, caro.
[Quando gli
viene tolto il cellulare sgrana gli occhi allibito, rimanendo a fissare il
vuoto per qualche secondo. Pare che una grande, e feroce vena abbia cominciato
a pulsargli sulla fronte] Cioè, ti rendi conto di cos'hai fatto? [Gli occhi
lampeggiano d'una minacciosissima scintilla omicida] Mi hai privato del mio
tessssoro! [Tenta di riacciuffare, in vano, il cellulare] Dannatissima donna!
Sì, sì. Wing Writer, grazie nuovamente per i complimenti e... no, non andremo
ai ritmi di Ro (e nemmeno ai miei, che sono ancora peggiori dei suoi) ma, ai
ritmi che si ha nello scrivere in due, dove, in una giornata sforni venti
capitoli alla volta (Seh, nel mondo dei sogni), continua a seguirci! Va bene?
[Volgendosi verso Ro] Vuoi rispondere ad un maledetto commento cacchio? [Estrae
Tessaiga da chissà dove] O vedrai la lama di quest'arnese dove non vorresti
[minaccioso. Suona il campanello] Ohhh, dev'essere la pizza! [Sì, si nutrono
solo di quella].
...questa
volta paghi tu, mettiamolo in chiaro
*Sospira*
Camilla, grazie mille per il tuo commento, comunque. Cercheremo di aggiornare
presto, te lo giuro!
Ora...
...Matt,
dove caspio è finita la pizza? *Si alza in piedi*
Sì, pagherò qualcosa quando i
maiali voleranno! [Acciuffa il portafoglio di Ro, estraendone i soldi che darà
al fattorino] Grazieee! Byebye! [Fa ciao ciao con la mano tornando allegramente
al suo posto con la pizza tra i denti] Nh? C-mgnm pizz-gnaman? [deglutisce] Di
quale pizza parli? [Sguardo angelico] Non c'è alcuna pizza qui! [Divorata tutta
anche questa volta] Oh, Steffy, sì... ehm... chi? Ahhh sì! Personaggi IC,
storia bella, mhmh, grazie! Grazie! [alza lo sguardo al cielo, cercando un modo
per zittire Ro] Tieni! Ingozzati e scoppia! [Le ficca in bocca le patatine, per
poi prendere in mano il microfono] Oh-oh, chi è la prossima? Ah
sì...Mi-sa-...o... [Osserva il commento per qualche secondo prima di fuggire
dietro una porta] S-senti, sono felice che ti piaccia il capitolo ma, lo
stupro, è un crimine che può essere denunciato!
[Scuote il capo contrariato] Prendi lei al mio posto! [Indica Ro]. (Poi cosa
sarebbe questa minaccia di dar fuoco alla casa? Guarda che noi paghiamo ancora
l’affitto! Tsk, e con la miseria di stipendio che ci forniscono per scrivere
questa roba, ti assicuro che arrivare
a fine mese, per due poveri scrittori, è qualcosa di praticamente impossibile.
Guai a te!).
Tira
su col naso* Pizza. Oh, pizza. La nostra relazione è stata breve - cioè, non è
mai iniziata, dato che questo antipatico ti ha divorata -, ma ricorderò per
sempre il tuo colorito giocondo e il sorriso che hai fatto nascere sul mio
volto! *Piange*
Ah!
Ehm, salve, Misao! *Saluta* Benvenuta, benvenuta!
Ecco,
posso chiederti un favore piccolo piccolo? *Indica Matt* Non stuprarlo, dai. E'
ancora piccolo e ingenuo, lui, e non merita una simile tortura. E poi mi serve
per finire la fic. Vero che tu vuoi leggere il finale, vero? *Sorride* Ecco,
allora lasciamelo ancora un po', lo sodomizzerai in futuro.
E
concordo, il nostro stipendio fa schifo, non bruciarci anche la casa. *Si siede
nel suo angolino e mangiucchia delle patatine*
Io non sono piccolo e ingenuo,
per la cronaca! [Torna al suo posto irritato, accavallando le gambe per
divertirsi a far girare la seggiola sul proprio posto] Wiiii! Ehm, dicevo...
Passiamo alla prossima (Ah, ho usato il tuo stipendio per pagare anche la mia
metà d'affitto ah-ah-ah!) [sogghigna sornione]. Dunque, la prossima è...
[allinea professionalmente alcuni fogli] Angorian! Benvenuta, grazie, siamo
felici che la fic ti piaccia, e siamo contenti che la trama ti intrighi, rimani
con noi! [Sbadiglia] Comincio ad aver sonno..., ah! Ehm, Ro. Non senti odore di
bruciato? [annusa l'aria perplesso].
Poooovero
cucciolo, povero. *Guarda Angorian con faccia condiscendente* Sai, ha sbattuto
la testa per terra, il bambino. Non è colpa sua.
Grazie
per il commento, siamo lieti che la storia ti piaccia! *Si avvicina a Matt e lo
osserva* Comunque... sì, in effetti sì. C'è puzza di bruciato. Argh. *Storce il
naso* Oddio! Matt, stavi cucinando, per caso?
Chissà
perché ma la parola “cucciolo” mi ricorda qualcosa, o, qualcuno… mah, lasciamo
perdere! [Continua ad annusare l'etere, finchè lo sguardo non si abbassa sul
forno (sì, c'è un forno nello studio). Dannazione! Avevo messo i tuoi vestiti là
dentro, credendo che si asciugassero più in fretta! [Corre verso
l'elettrodomestico, ma i vestiti di Ro sono irrimediabilmente divenuti cenere]
Ops... [li scansa in un angolo, facendo finta di nulla] Ehm, chi è la prossima
Ro? [Ancora impegnato ad eliminare le prove della sua colpevolezza] Eh? Leggi,
leggi, io...io devo finire una cosa di qua!
Non ha
notato il disastro, quindi continua a rispondere ai commenti come se nulla
fosse*
I…Idiota?
[Ha sentito, oh, se ha sentito] Bene, ti mostrerò cos'è capace di fare questo
IDIOTA! [ripete, tanto perchè bisogna sottolineare la parola. Si sposta a
recuperare anche tutti gli altri vestiti di Ro, gettandoli con incuria
all'interno del forno] Toh! Tiè! [li spinge dentro, volgendo la manopola della
temperatura a duecento gradi] Tsk. Ora, possiamo andare avanti. [Sorride
soddisfatto, mentre nella stanza adiacente si sta consumando un falò immenso,
tornando tranquillamente al suo posto]. Grazie Faith46, e, andiamo avanti. Oh,
ma qua, vedo... Hai ordinato del cibo giapponese per caso, Befana? [sottolinea
la parola, tanto perchè ancora non gli è andata giù la storia dell'idiota]
Onigiri e Okonomiyaki ... si mangiano?
...i
miei vestiti! I MIEI DANNATISSIMI VESTITI! Oh, Matt, sei un bruto, ti detesto!
*Lo spinge e si avvicina al forno. Tira su col naso* Mi toccherà ricomprarli...
oh, miei amati vestiti, io... *Singhiozza* Torniamo a noi, via. Cosa mi importa
di... *Socchiude gli occhi, nervosa, e poi si volta verso Dio-sama. E'
incavolata* Chi sarebbe la Befana, scusa? *Sbuffa* Comunque, Onigiri - ah, Nio-chan! - e Okonomiyaki sono lettrici, Matt. Sono
nostre lettrici. E... salve, ragazze!
Così
impari! [Ridacchia, rodomonte, per poi rivolgere lo sguardo di nuovo sulla
pagina dei commenti] Ah, quindi non si mangia Giapponese oggi? Peccato, io
adoro gli onigiri [Osserva la lettrice con uno scintillìo omicida negli occhi]
Nemmeno un morso? Dai! Dai! [Scuote Ro come una maracas] Eddai! Ok, ok!
Torniamo ai commenti. Siamo onorati d'essere i tuoi autori preferiti Oni- [lo
stomaco brontola] ehm, sì, tu! Grazie dei complimenti, graditissimi, e, sì.
Continua a seguirci, altrimenti finirai nel mio stomaco! Okonomiyaki, tu, sei
la sventura di ogni povero autore di fan fiction! [la prende a sassate] ehm,
sì, grazie per i complimenti (ma non ti azzardare più a riempirmi di mail che
ti trucido...coff!), e, beh, sì ecco, vai a leggerti qualcosa di Roro per
scassare l'anima un pò anche a lei (ovviamente, lo dico con ironia, non ce l'ho
con te davvero eh!) ahem...sì, muoviamoci con queste risposte perchè, sul
serio, voglio tornare a casa! [rivolto a Ro, in ultimo] Su, muoviti, chi c'è
ora? Più celeri!
...punto
primo: Nio. Non. Si. Mangia. *Lo fulmina* E' la mia piccola Nio-chan coccolosa,
quindi non osare toccarla neanche per errore o giuro che ti ammazzo. *Annuisce*
E: Okonomiyaki, se vuoi te lo regalo, Matt. Non so perché, ma mi sento piuttosto
incline a disfarmene. *Smile* Per la tua salute mentale, ti consiglio di non
leggere mai una mia fan fiction - sai com'è, preferirei che i miei lettori
rimanessero in vita, eh. E... ecco
Oh,
lo dici tu. Lo-dici-tu! [sorride sornione] e, prenditela te Okonomiyaki! Cosa
vuoi che me ne faccia io? Comunque, comunque. Akuby_ge e Erika! Sangre del mio
sangre! Grazie ad entrambe per i commenti, siamo, ehm, felici che la pensiate
(tutte) allo stesso modo. [Si sente pestare un piede] Ahio! Per una volta che
cercavo d'essere carino, hai anche il coraggio di farmi male? Io ti denuncio
sai? Anzi... farò di meglio, aspetta che questo dannatissimo programma sia
finito, poi ti pentirai di ciò che hai appena fatto, donna!
cosa vorresti farmi, sentiamo?
*Inarca un sopracciglio* Argh. Passiamo al prossimo commento, piuttosto.
Dunque...
Oh! Oh, siamo
arrivati alla fine a quanto pare.
Finalmente possiamo togliere il disturbo, grazie a tutti per averci
seguito e, non dimenticatevi di leggere il capitolo vero eh! [Allinea i fogli
sopra la scrivania per sollevarsi] Vi lasciamo alle nostre veli...n... [osserva
un angolo dello studio con terrore] e quelle...sarebbero...veline, ma che
budget avete usato per trovare storpiature simili? Bah! Io me ne vado! [Nel
frattempo, nel retroscena entrano Naraku e Sesshomaru vestiti in modo succinto,
che cominciano a ballare in modo peccaminoso sulle note di Disco Inferno] E
tu... oh, e tu, Roro, verrai con me, perchè sconterai tutto ciò che mi hai
fatto passare, oggi, qui dentro! [La carica su di una spalla come un sacco di
patate, sollevando la mano per salutare le lettrici] Buona lettura,e
godetevi...quei due scempi...Bleah! [scompare].
http://www.youtube.com/watch?v=5oNgSfF8V7g
Capitolo II
Il caldo è opprimente.
Un caldo di quelli che ti fa venir voglia di nuotare, un
caldo di quelli che – Kami – sopporti a stento, specialmente perché è buio e
vorresti riposare, dormire, stare un po’ in pace. Eppure non puoi, perché stai
sudando, e sudare spossa l’animo, ti fa sentire debole nel profondo, quindi,
seppur a malincuore, ti alzi e lavori.
Un caldo opprimenti di quelli – Kaede potrebbe giurarlo –
che non si vedeva da almeno cinquant’anni, e che non lascia presagire altro se
non sventure. Un caldo di quelli pericolosi.
«Vecchia Kaede?», cantilena Rin, la cesta ben stretta tra
le dita. Gli occhi son volti, distratti, verso il cielo, come a cercare una
sagoma tra le stelle. «Stiamo raccogliendo le erbe necessarie per un
esorcismo?».
L’anziana annuisce, secca. Vorrebbe anche pronunciare
qualcosa, qualsiasi cosa, ma ha la gola arsa e la schiena a pezzi, così fa
finta di nulla: ci saranno altre occasioni per spiegare a Rin che quel
nomignolo –
«E la sorellona Kagome? Dov’è?», insiste l’altra.
«Credevo fosse uscita per recuperare il fratellone InuYasha, ma è già passato
molto molto tempo!». Batte un piede per terra, sfiora distrattamente la stoffa
del kimono, abbozza un sorriso. È nervosa. «Non siete preoccupata?».
«No, Rin».
Kaede le direbbe volentieri che cose del genere non la
preoccupano, perché Kagome e InuYasha sanno badare a loro stessi – e la
esorterebbe anche a ricominciare a strappare le foglie –, ma preferisce
sospirare e far nuovamente finta di nulla.
Forse un giorno Rin capirà che essere così esuberanti è
inutile, in un villaggio vecchio e fiacco come quello, o forse ricomincerà a
viaggiare al fianco di Sesshomaru, chissà. Quella bambina è un danno, e Kaede
lo sa bene, quindi è meglio sorridere. «Andrà tutto bene», aggiunge. La voce le
esce rauca, stanca. «Non c’è nulla di cui preoccuparsi, bambina».
Sorride Rin, reclinando la testa di lato per abbassarsi
nuovamente sulle erbe medicamentose. No, lei non ha idea di cosa stia
succedendo, non afferra minimamente i sospetti dell’anziana sacerdotessa che
ora solleva lo sguardo dinanzi a sé.
«Visto?» alza il braccio di fronte a sé, indicando un
punto impreciso della selva poco distante, dalla quale, con l’unico occhio
rimastole, scorge tre figure ben distinte.
«Che senso ha chiederlo alla vecchia?» continua a
ripeterlo da venti minuti buoni, con le braccia incrociate dinanzi al petto,
decisamente scocciato dal fatto di dover affiancare Koga in una questione che
non lo riguarda nemmeno da lontano.
«E tu, puoi spiegarmi perché ci stai seguendo?» ringhia, poggiandogli
il peso del corpo sulla spalla per sospingerlo più in là rispetto alla
posizione di Kagome. Nonostante vi sia un pericolo più che palese, non esitano
a voler concludere la diatriba cominciata poco prima.
«Non mi fido a lasciare la mia donna nelle mani di un inetto come te» risponde brevemente il
lupo, sollevando il naso in aria, per rispondere con una spallata ben piazzata
al tentativo del mezzo demone di allontanarlo dalla sacerdotessa.
«Smetti di dire fesserie, brutto imbecille!» lo irrita,
ma proprio sino in fondo all’animo, quel lupastro. Si ferma, impuntandosi, per
volgersi verso di lui e schiacciare il naso contro il suo, ringhiando più forte
di prima, se possibile.
«Tu non c’entri nulla qui, vattene!» ripete, mostrando i
denti affilati che ora si palesano tra le mascelle contratte.
«Ma da quando decidi tu cosa devo o non devo fare,
cuccioletto?» due mocciosi sarebbero sicuramente più razionali, e capirebbero
che la questione è ben più importante dello sfidarsi ogni due passi; ma a
quanto pare non hanno intenzione di capire l’antifona, non ora, almeno.
«Da quando sei entrato nella mia vita per rompermi le
scatole!» si sono fermati entrambi, brontolando l’uno contro l’altro, come al
solito. Si accorgeranno del fatto che ben tre paia di occhi sono puntati,
accusatori, su di loro?
Oh, bene.
Kagome avvampa, imbarazzata, e allunga una mano davanti a
sé, nel tentativo di strattonargli un braccio. Oh, dannato stupido di un
InuYasha! «C’è», inizia, «Kaede. E Rin. Ci stanno fissando, razza di idioti,
stiamo dando spettacolo».
Koga ridacchia, come se la ramanzina non fosse a lui
rivolta, e anzi, come se la colpa fosse meramente attribuibile al cuccioletto.
In fin dei conti, è stato l’hanyou a cominciare, lui non ha alcuna colpa. «Non
preoccuparti, tesoro, quando lasceremo il villaggio e andremo a vivere nella
nostra grotta, non ci sarà alcun bisogno di vergognarsi degli altri! Saremo
solo tu ed io, Kagome, noi due soli!».
Argh.
«Koga,
ti imploro, fa’ silenzio», risponde lei stanca. L’aver litigato con InuYasha
ancora la irrita, quindi distacca gli altri due – basta un passo un po’ più
lungo del normale – e si precipita da Kaede. Ha il fiatone, ma non importa.
«Ehm», inizia, «salve».
Probabilmente Kaede ha già notato che dev’esserci
qualcosa di strano, perché le rivolge un’occhiata penetrante. «Oggi fa caldo»,
osserva la vecchia. «Molto caldo. Non è normale».
«Ehm, sì. Io… Il pozzo si è, puff, illuminato». Si gratta
il braccio, cercando di sopprimere la vergogna per quella spiegazione assai
infantile – illuminato, poi. Come se il pozzo fosse una candelina posta sulla
sommità di una torta di compleanno, o una lampadina, o chissà che altra
stupidaggine! Scuote il capo. «Di viola, e nero e… siamo preoccupati».
«L’aura negativa che infesta questa zona
No che non l’ha avvertita, no. Era distratta a urlare
contro InuYasha, non avrebbe mai potuto notarla, per quanto forte e fastidiosa.
Però si sentiva male, prima: magari il suo corpo voleva avvisarla. E lei non
l’aveva neppure notato.
«Io», prova. «Non lo so. Sinceramente non ci ho fatto
caso».
E prega che Kaede non la rimproveri più del necessario.
Volge, lentamente, lo sguardo in direzione di Kagome. No,
ora deve spiegargli perché la colpa è sempre sua! Ovvio, deve difendere l’amato
Koga, altrimenti non sarebbe in pace con se stessa, lei.
Bene, anzi, benissimo! Incrocia le braccia al petto,
inarcando le sopracciglia irritato. «Keh! Sì, auguri e figli maschi!»
proferisce con stizza, allontanandosi di qualche passo per distaccarsi dal
resto del gruppo.
Sì, ha avvertito anche lui un odore che presagisce
qualcosa di poco piacevole, un puzzo di morte mescolato a qualcosa che non
riesce ad identificare. Slaccia le braccia dal petto, lasciandole scivolare
lungo i fianchi per sollevare lo sguardo verso il cielo, coperto ora di nembi.
«Non mi piace, non mi piace per niente...» prima il pozzo, e ora la volta, che
par voler essere inghiottita da un buio più profondo ora. Non è normale,
quell’obnubilo, e già non lo era la nebbia di prima, che non dovrebbe essere
contemplata in quella stagione.
«Credi che possa essere Naraku?» il lupastro s’avvicina
alle sue spalle, portando il palmo aperto a sostenere il mento per
strofinarselo dubbioso.
«No, è qualcosa che supera nettamente la sua presenza.
Non avverti quest’odore?» formula, volgendo il capo poco sopra la spalla.
«C’è puzza di putrefazione» asserisce, sollevando
anch’egli lo sguardo verso il cielo. «Non è un buon segno» InuYasha scuote il
capo «Per nulla».
Se ne sono avveduti da un pezzo, del fatto che
l’inquietante tanfo non provenga dall’entrata che ora soverchia il pozzo, bensì
dall’alto, come se vi fosse un nugolo di demoni a ricoprire, alto, la volta.
«Tieni gli occhi aperti», unico monito che viene rivolto al demone lupo, prima
che l’hanyou s’allontani, aggirandolo.
«Dove stai andando?»
«A scoprire da dove proviene l’odore…»
Uomini, uomini e ancora uomini.
Si volta appena in tempo per osservare InuYasha
allontanarsi, lo sguardo fisso verso il cielo. Uomini, uomini e ancora uomini,
dannati gli uomini e tutta la loro specie, dannato chi li ha inventati e chi ha
fatto sì che questi ultimi avessero un qualche potere sul genere femminile!
«InuYasha!», urla, dimentica della presenza di Kaede al
suo fianco – stupido, stupido di un InuYasha. Dove vuole andare, tutto solo?
Perché non attende ancora un attimo, almeno un altro istante? Perché non fa la
scelta giusta, una volta tanto? «Aspetta!».
Lui d’altro canto neppure si volta ad osservarla, ancora
furioso. Non fa cenni con la mano, non la calma, continua a procedere,
imperterrito, le dita che sfiorano l’elsa di Tessaiga.
«Koga, va’ con lui», annaspa. Non può lasciare da sola
Kaede, né può abbandonare Rin, che la sta fissando con aria perplessa, non può
e non deve, ma concedere ad InuYasha di seguire quella pista potrebbe rivelarsi
un grave errore. «L’aura che ci circonda invoca morte e desolazione, se andasse
da solo, allora…».
Il demone la guarda. «Se morisse, tu potresti stare al
mio fianco», biascica circospetto – ma Kagome lo sa che sta fingendo. Sa che
non accetterebbe mai di veder morire InuYasha per mano di un qualche nemico
qualsiasi, lo sa. Koga non è così crudele, per quanto si sforzi di esserlo.
«Ti prego», supplica. Vorrebbe seguirlo lei stessa,
InuYasha, ma è
Koga sospira: «Perché lo vuoi tu, mia diletta, solo
perché lo vuoi tu, altrimenti, per quel che mi riguarda, il cucciolo potrebbe
anche andarci da solo. Ha una spada, può difendersi».
«Ti prego, ti prego, va’ con lui».
Lo farà, andrà con lui semplicemente perché non può
fingersi sordo ad una richiesta della sacerdotessa, e perché non può permettere
che al cuccioletto accada qualcosa che la indurrebbe alle lacrime, di nuovo.
«Sarò la sua ombra» solleva indice e medio accanto alla
fronte, sfoggiando il suo sorriso più rassicurante. Quel dannatissimo, testardo
mezzo demone. Chi glielo ha fatto fare di ritrovarsi in questa situazione? Bah!
Spicca un balzo, ritrovandosi su di un ramo per seguire la traccia olfattiva di
InuYasha. Non gli sarà difficile raggiungerlo.
Sopracciglia inarcate, sguardo diretto, in avanti,
velocità che aumenta di passo in passo tra le sterpaglie, e l’odore che
s’avvicenda vicino, sempre più vicino.
Si ferma, raccogliendo
nei polmoni il respiro sufficiente per proseguire. Le iridi si scostano
da destra a sinistra, celeri, finché, improvvisamente, l’effluvio scompare.
«Che diamine…», è come se fosse stato cancellato
improvvisamente. Solleva il capo, annusando l’aria per tentare di ritrovare la
pista che stava perseguendo. Niente. Prosegue, scattando in avanti per schivare
una felce che s’è parata dinanzi, un altro salto, più lungo, per raggiungere il
terreno col passo. Si ferma.
Dinanzi agli occhi s’apre un ampio spiazzo, vuoto.
«Dannazione!» ringhia basso, muovendo qualche passo in avanti. Un momento.
Solleva lo sguardo. «… E quello, cosa diavolo è?» quasi
invisibile, celato dalla coltre spessa di nebbia che s’innalza dal suolo,
dinanzi agli occhi appare ora, quasi che le sue scalinate sembrassero eterne,
un ponte. Sale, sale, sperdendosi tra i nembi alti della volta. Pare quasi che
sia un passaggio per l’aldilà.
Avanza, sollevando con l’indice l’elsa di Tessaiga per
scostare solo una parte della lama verso l’esterno, come se fosse sul punto
d’estrarla. L’odore, nauseante, torna a vibrare nell’etere come una scossa.
«…» di nuovo un passo, questa volta che si dirige verso
il ponte, guardingo.
«Dove pensi di andare, demone?» una voce, il capo si
volge di scatto presso la voce. E’ dunque costui che emana un odore così
nauseante?
«Tutto questo è opera tua?» mostra i denti, in un ringhio
quasi primitivo, piegandosi sul ginocchio destro pronto allo scontro.
«Oh, mi stai sfidando? Hai la minima idea di chi io sia,
demone?» le iridi bluastre dell’antagonista si nascondono dietro le palpebre, mentre
un profondo e ponderato sospiro gli sfugge dalle labbra. «Sorella, cosa devo
farne di questo abominio? Lo faccio fuori?» chiede, quasi scocciato dalla
presenza di InuYasha, rivolgendosi alle sue spalle, dove ora incede una figura
avvolta nell’ombra.
Amaterasu ride.
Non che la situazione sia divertente – c’è un hanyou, lì,
e li osserva ostile, e ha una strana katana,
«Susanoo», cantilena. «Vuoi uccidere un così bel
fanciullo?».
Fa un passo in avanti, due, tre, attorcigliandosi un
lembo di stoffa tra le dita. È annoiata, molto annoiata, e irritata
soprattutto. La situazione sta degenerando.
«No, no». Apre il ventaglio – ha un così bel ventaglio,
lei, nero con decorazioni violacee – e soffia, creando una leggera brezza.
Spazzerà via un po’ di quel fastidioso caldo, forse, un po’ dell’insopportabile
arsura che la sta spossando. «No, no, non si fa, tesoro, non si uccidono le
persone affascinanti».
L’hanyou è carino, davvero carino. Potrebbe condurlo
nelle stanze da letto, Susanoo non si opporrebbe, forse, e se anche dovesse
opporsi lei lo attaccherebbe. Potrebbe divertirsi un po’.
Il ringhio gutturale del ragazzino la eccita, parecchio –
si scosta una ciocca di capelli argentei dal viso, lo sguardo che involontariamente
si posa sul volto del fratello: è arrabbiato, povero caro. Ma del resto,
Susanoo non è mai stato in grado di riconoscere la bellezza, quindi è ovvio che
reputi l’hanyou un soggetto poco interessante.
Oh, povero, povero Susanoo!
«I bambini così carini vanno abbracciati, mio amato
fratellino, e baciati, non di certo uccisi», ridacchia. Ondeggiando, si porta
al fianco di Susanoo, e lentamente si sporge verso l’hanyou. «Mio bel cucciolo,
come ti chiami?».
Chi sono questi due decerebrati?
Li osserva, sgranando gli occhi allibito. Uno che
minaccia di farlo fuori, e l’altra che vuole… vuole, vuole cosa?
Indietreggia di un passo, inarcando le sopracciglia per
piazzare Tessaiga dinanzi al busto. «Cucciolo un corno!» risponde a tono, com’è
giusto che sia, in fondo. Gli sembra d’aver dinanzi la versione femminile di
Miroku, e dunque un brivido freddo gli investe la colonna vertebrale. E’ una
situazione a dir poco ripugnante! Chi sarebbero questi due tizi ora?
Susanoo, dal canto suo, non ha alcuna intenzione di
rimanersene immobile ad osservare la donna che puntualmente, come ogni volta,
s’infatua di un mortale. Per di più, uno schifoso mezzo demone.
«Amaterasu, lascia che io lo uccida!» e reprime, reprime
in modo forzato la gelosia che sormonta ora nel petto, violenta. Li ucciderebbe
tutti, coloro che osano mettersi in mezzo a loro due. Soprattutto quando il
rivale col quale dovrebbe misurarsi è poco più di un moccioso!
«Senti, demone», comincia, spostando i suoi passi verso
di lui, per piazzarsi tra i due rodomonte. «Non hai alcuna possibilità di
sconfiggere me, né tanto meno di avvicinarti alle stanze da letto di mia
sorella. Ti piacerebbe, eh, scoprire cosa si prova nel passare una notte con
un’immortale… » in tutto questo, InuYasha, sta cominciando ad adirarsi in modo
molto evidente, dacché la vena che ora ha cominciato a materializzarsi sulla
sua fronte, sta pulsando di puro nervosisimo.
«Sorella, lascia che io spazzi via questo insetto, non
vedi che offusca solamente la nostra presenza?» ci prova considerevolmente a
mostrarsi dieci volte superiore ad un comune essere mortale, sarebbe come
paragonare una cimice ad un serpente. Solleva la mano, aprendone il palmo per
concretizzare l’onda d’urto che ha intenzione di dirigere verso l’hanyou. Lui,
il Dio dei venti, costretto a sporcarsi le mani di fronte ad un inetto simile,
quale vergogna!
«Avrai altri uomini coi quali soddisfare i tuoi appetiti,
sorella» distorce il naso, scostando con un celere movimento del capo i crini
scuri da dinanzi alla fronte. Si sta arrabbiando, e molto anche.
«Non vedi quant’è primitivo? Orsù, vorresti sporcare le
tue carni con merce di così bassa provenienza? E poi le sue vesti, mi chiedo di
che stoffa siano composte, forse di animali morti? Inoltre, non senti che odore
ripugnante emana?»
Cosa sono questi insulti gratuiti?
Le labbra s’inarcano in un sorriso di pura frustrazione,
un tic sta cominciando ad impossessarsi famelico dell’occhio destro, mentre
abbassa il capo, chiudendo gli occhi per tentare di non fondersi le cervella.
«Scusatemi…» principia, stringendo la mano sull’elsa di
Tessaiga, quasi volesse distruggere la sua stessa arma «Potreste… SMETTERE DI
INSULTARMI O CERCARE DI SEDURMI?» ringhia, prendendo la rincorsa per scagliare
il suo primo attacco contro Susanoo, che sembra divertirsi a schernirlo con
così tanta leggerezza.
«Ti mostrerò io, quanto so essere primitivo» sorride
beffardo, innalzando lo spadone sopra il capo per sferrare un kaze no kizu.
«Quanto coraggio per essere un reietto…» sbadiglia,
rilasciando il nugolo di venti che poco prima aveva cominciato ad
aggrovigliarsi attorno alla sua mano.
«Ma anche innegabilmente idiota»
«Fermi!», tuona Amaterasu, nervosa – le dita s’aprono, il
ventaglio si muove, l’attacco di Susanoo scompare, dissolvendosi in una nube di
fumo leggero. Oh, dannata gelosia! Vorrebbe spiegarglielo, a Susanoo, che
essere compagni non implica l’essere
Ma lui niente, nulla, stupido come sempre. Ricorda
distintamente le sopracciglia inarcate del fratello, e i suoi occhi azzurri
vacui e incerti. Quel giorno era stata costretta a capitolare e passare la
notte con lui, a-ah.
«Susanoo», borbotta, «non voglio altri uomini! Voglio
Vorrebbe fargli intendere di aver conquistato il favore
di una divinità, di essere un ragazzino speciale, di star sul punto di provare
un piacere inimmaginabile, poiché lei ha deciso così, e così sarà. Il sorriso
s’intensifica, si passa ancora una volta la manca tra i capelli, come a volersi
rendere presentabile, socchiude gli occhi. Mh.
«Adesso io e Susanoo ci mettiamo d’accordo, mio caro, e
dopo soggiornerai per un po’ nelle mie stanze».
Il fratello ringhia, chiaro segnale di disappunto –
Amaterasu gli lancia a sua volta un’occhiataccia. Non ha intenzione di cedere.
«Scoprirà quanto tu volevi negargli, Susanoo, e lo
scoprirà questa notte stessa. Bambino, ti renderai conto tu stesso di essere
fortunato! Non ti sto seducendo, quindi, ma semmai proponendo la più piacevole
delle emozioni terrene». Si morde il labbro inferiore, conquistata: oh,
l’hanyou accetterà, ne è certa. Nessun uomo ha mai osato contraddirla. «Ti
assicuro che non avrai ragione di pentirtene».
«Amaterasu!» Susanoo si volge in corrispondenza della
sorella, irritato come mai in vita sua. Ha osato fermarlo in modo così
spudorato, e dunque umiliarlo nel peggiore dei modi. Il suo colpo, ora, solo
fumo.
«Perché l’hai fatto?» il volto ora s’è dipinto d’un vivo
scarlatto di rabbia. Geloso, geloso marcio di lei, che preferisce un futile
hanyou a lui, un Dio! «Quando la smetterai di gingillarti con gli esseri
umani?» sbotta, muovendo pochi passi verso di lei, e quindi, ignorando
palesemente l’attacco di InuYasha che si conclude a ridosso di una fila
d’alberi, divellendoli tutti in meno di cinque secondi.
«Cos… ehi! Il tuo avversario è da questa parte, idiota!»
si sente preso in giro. In un combattimento non ammette distrazioni, lui.
Quello invece cosa fa? Lo abbandona per una donna, una donna!
«Le femmine non dovrebbero intromettersi in uno scontro»
latra innervosito, e se non fosse che ora Amaterasu è così vicina da saggiarne
il respiro, l‘avrebbe fatta fuori in un colpo soltanto, ne è certo.
«Non ho alcuna intenzione di… » deglutisce, abbassando il
volto che si riempie d’un intenso rossore.
«Fare… quello!»
biascica impacciato. Ma per chi lo ha preso? Cos’è tutto questo accanirsi su di
lui, poi? Non è un giocattolo! Se Kagome venisse a scoprire che un’altra donna…
S’immagina la scena, e s’immagina anche che se la
prenderebbe con lui, schiantandolo sul terreno con duemila osuwari. Deglutisce
di nuovo.
«Sono qui per capire cosa succede, non sono un trofeo da
portare tra le…» arrossisce di nuovo, piegando il capo, per scostare lo sguardo
in preda all’imbarazzo, «lenzuola…», conclude con un filo di voce, quasi
inudibile.
Non ha intenzione d’ascoltare oltre, non è lei la prima
donna alla quale si concederà, cosa potrebbe importargli del piacere terreno
più intenso? Per favore!
«Ho già la mia
donna, e non ho bisogno di una Dea per… per… » ma perché deve mettersi nei guai
da solo con le parole?
«Ma cosa dici, cuccioletto!» ecco, ci mancava solamente
lui ora, il lupastro. I due Dei si guardano, per poi osservare il nuovo giunto.
«E chi sarebbe costui?» formula Susanoo, inarcando un
sopracciglio. «Chi sono io? Colui che aiuterà il caro InuYasha a coronare i
voleri di quella deliziosa fanciulla laggiù» indica Amaterasu, sollevando la
mancina al petto per poi avvicinarsi ed aggrapparsi al braccio dell’hanyou.
«Ma sei scemo?» InuYasha tenta di divincolarsi invano, la
stretta del demone è decisamente ardua da sciogliere, al momento. «Orsù, come
puoi privarti di un’offerta così allettante? Non preoccuparti per Kagome, a lei
penserò io! Divertiti! Si vive una volta sola, vecchio mio!» e ridente come un sole, gli dà una pacca sulla spalla
per farlo avanzare di pochi passi verso la Dea, che, compiaciuta, è pronta ad
accoglierlo tra le braccia come solo la più esperta delle amanti saprebbe fare.
«Io ti ammazzo, Koga, giuro che ti frantumo le ossa pezzo
dopo pezzo e poi me le mangio!» un ringhio gutturale, mentre la stretta
anacondica di Amaterasu lo avvicina contro di lei.
«Cos’è questa storia? Chi sei, tu, per intrometterti in
una questione simile, mortale?» è Susanoo, che questa volta pare schierarsi
dalla parte di InuYasha, aggrappandosi all’altro suo braccio per tirarlo nella
direzione opposta.
Tutto questo tira e molla: la Dea che lo tende dalla sua
parte, e il fratello che lo costringe dall’altra e Koga, che di sottofondo fa
il tifo per la prima, gli stanno facendo ribollire il sangue in modo quasi
deleterio.
«Smettetela…» principia basso, mentre le iridi cominciano
ad andargli a fuoco dalla rabbia.
«Smettetela… » ripete per la seconda volta. Il corpo
trema, livido, pare una pentola a pressione in procinto di scoppiare.
«SMETTETELA!» grida, staccandosi ferocemente da entrambi
per porsi loro dinanzi ed estrarre di nuovo Tessaiga. «Scegliete entrambi di
quale parte del corpo volete essere privati, vi concederò il lusso di staccarvi
gli arti, pezzo dopo pezzo» sussurra inquietante.
«Oh, quanto sei irritabile cuccioletto, una donna ti si offre
su di un piatto d’argento e la rifiuti così?» Koga lo aggira, scuotendogli
l’indice di fronte al volto per poi avvicinarsi ad Amaterasu per suggerirle
qualcosa all’orecchio. «Oh sì, con questo stratagemma lo conquisterai senza
ombra di dubbio» sorride maligno, indubbiamente, tolto di mezzo il sacco di
pulci, Kagome sarà solo sua. Potrebbe forse lasciarsi scappare una chance del
genere?
«Non so chi sia Kagome», chiarisce atona Amaterasu, una
mano che lenta si avvicina al petto di InuYasha, «ma certamente costei non può
vantare né l’avvenenza né l’intelligenza necessaria per domare un cucciolo come
te, mio adorato».
Sfiora la stoffa ruvida del kariginu come se questo fosse
fatto di seta, e intimamente sorride – oh, ha una donna, l’hanyou. Una
InuYasha ha un fremito, quando la mano della divinità
scosta un lembo del tessuto, e in questo Amaterasu trova nuovo divertimento:
«Ma caro», mormora, «come siamo sensibili. Sì che il tuo amico m’ha detto di
coccolarti ben bene, ma non credevo che tu, mio adorato, fossi così malleabile.
Non preoccuparti, tra poco potremo divertirci davvero».
Ma ora no, no. Ora deve sbarazzarsi di Susanoo,
accattivarselo. E anche del lupo, che sarà stato gentile, d’accordo, ma non le
apporterà alcun giovamento, e dunque la sua presenza lì è unicamente un peso.
Allontana – controvoglia – le dita dal petto di InuYasha,
che la guarda con furia e agita la spada, intimandole con un secco ringhio di
allontanarsi e lasciarlo in pace. «Vorresti colpirmi?», domanda. «Con
quell’oggetto? Una lama così banale non può ferire la mia pelle, hanyou, quindi
sta’ buono e aspetta il tuo turno».
«Se vuole una mano, signora, stia certa che gliela
darò!», ridacchia il demone lupo, battendosi forte una mano sul petto. «Basterà
dargli un bel calcio e il cuccioletto non muoverà più neppure un muscolo,
glielo garantisco!».
Oh, sì. Amaterasu ne è certa.
Sorride, tranquilla, e si avvicina ondeggiando a Susanoo
– gli occhi azzurri del fratello hanno un fremito, si puntano sfacciatamente
sulle curve dell’altra, lì si fermano, compiaciuti. È convinto, il compagno,
che lei gli si concederà, è sicuro. Crede che lei voglia accattivarsi i suoi
favori con un po’ di sano sesso, e aspetta che le labbra della dea raggiungano
le sue.
Peccato che Amaterasu non abbia nessuna intenzione di
giocare con lui.
«Susanoo, mio diletto», sussurra, «quest’oggi desidero
trascorrere il mio tempo con il fanciullo. Distruggerò la sua katana, se questo
placa il tuo spirito, e lo ucciderò subito dopo, ma concedimi di trastullarmi
un po’. Fa caldo, son conscia, ma non ho alcuna intenzione di giacere sola
nelle mie stanze».
«Questa non è una lama banale» risponde a tono, sollevandola accanto alla gola della
divinità.
«Che siate Dei o demoni, per me non c’è differenza.»
serio, ed estremamente convinto della capacità di Tessaiga, a quanto pare.
Koga, dal canto suo, non può far a meno di godersi la
scena, incrociando le braccia al petto, per rimanere al fianco di colei che gli
aggiudicherà il cuore di Kagome, finalmente.
Ha promesso che avrebbe seguito InuYasha, in fondo, non
che avrebbe impedito ad un’altra donna di sedurlo.
«Non se ne parla» Susanoo incrocia le braccia al petto,
ora, palesemente contrariato dalla proposta della compagna. E’ stanco dei suoi
capricci, ed ancor di più d’essere congedato con scuse così mediocri.
«Pensi davvero che io possa cadere nel tuo tranello,
sorella?» ora è lui ad avvicinarsi a lei, spostandole l’indice sotto il mento,
lascivo. «So che diverrebbe parte integrante del tuo harem, quando qualcosa ti
piace non la debelleresti così, dal mondo, nemmeno se nostro padre te lo
imponesse» formula chiaro, iniettando il veleno che ora si concentra nel suo
sguardo in quello di lei.
«Facciamo così, ti concederò di passare una notte col
mezzo demone, ma poi sarò io a porre fine alla sua esistenza.» i giochi son
giochi quando le regole vengono dettate da ambo i giocatori, no?
«Ed inoltre, non ti permetterò di distruggere quella
katana, sarà il premio che mi spetta alla fine di questa storia. Possiede
un’energia non indifferente, potrei assorbirne il potere tramite la mia alabarda.
Ho dettato le mie condizioni. Ti concedo una notte, e quindi non meno di otto
ore, da passare col tuo giocattolo: quando saranno scadute, lo ucciderò», lo
sguardo va ad InuYasha ora, «Non sei felice? Ti concederò di provare il nettare
degli Dei prima della morte, non è concesso a tutti d’unirsi con mia sorella e
di conquistare così facilmente i miei favori. Ma il solo pensiero di mozzarti
la testa dal collo mi riempie di gioia» le labbra s’increspano in un sogghigno
compiaciuto.
«No che non va bene! Proprio per niente!» ringhia, qui si
decide senza alcun consulto da parte sua, e per di più, stanno patteggiando
sulla sua vita! Dannazione!
Abbassa le iridi, che scivolano sul terreno per qualche
istante, finché anch’egli non imprime sulle labbra un enigmatico riso di
soddisfazione.
«Lascia che sia io a dettare un’ultima condizione»,
risolleva lo sguardo presso i due Dei, sotto lo sguardo confuso di Koga, che ha
tutta l’impressione che quella Amaterasu abbia utilizzato un qualche incanto
particolare sull’hanyou.
«Prima che io sia costretto a cibarti del mio corpo» lo
sillaba ripugnato, facendole intendere che non v’è proprio nulla d’attraente in
lei, per quel che lo riguarda.
«Vorrei che tu mi spiegassi, Amaterasu, giusto? Il motivo
per il quale sia comparso questo ponte dal nulla, e cosa sta succedendo» sposta
i suoi passi, lasciando cadere Tessaiga sul terreno sottostante, per incrociare
le braccia al petto e squadrare la femmina.
«Una preda è più succulenta quando è consenziente, non
trovi?» sì, sta patteggiando, per la prima volta si ritrova a farlo senza
ricorrere alla katana. Ha percepito da tempo che l’energia dei due è ben
superiore a quella di Tessaiga.
Tenta, - ci sta provando – di apparire assenziente alla
proposta della Dea, troverà un modo per evadere il tutto, ma prima deve capire
cosa sta succedendo, e perché due divinità che dovrebbero appartenere al cielo
ora vagano sulla terra come fossero semplici esseri umani.
Non gli crede, in realtà. Glielo legge negli occhi che
sta mentendo.
Il piccolo hanyou si strofina il dorso della mano contro
i calzoni, evidentemente a disagio, e con lo sguardo cerca di incuterle terrore
– ha persino abbandonato la katana, come a voler interpretare al meglio quella
sciocca recita. Gli occhi non hanno che una minima traccia di preoccupazione,
solo una goccia di sudore gli corre lungo il mento, le mani son ferme, strette
a pugno.
Falsità, falsità, che ridicola falsità, che inaccettabile
panzana s’è inventato! Che spettacolo imbarazzante!
Ad Amaterasu, però, i bugiardi piacciono un mondo: la
menzogna la eccita, il dolore la soddisfa, il senso di colpa è il suo pane
quotidiano. Il volto dell’hanyou è quindi un delizioso antipasto – si lecca le
labbra, pregustando il
Lancia uno sguardo al demone lupo, e ride dell’ansia
malcelata di questi. «Benché tu ti finga stoico, allora», biascica a lui
rivolta, «la nostra presenza turba anche te, eh, lupacchiotto? Ma non
preoccuparti, la tua avvenenza poco mi stuzzica. Senza offesa».
Il ghigno di Koga s’allarga. «Oh, signora, mi consenta di
dirle che la cosa è reciproca. Senza offesa, ma Kagome è mille volte più
allettante di lei».
«Me lo ricorderò».
Incrocia gli occhi socchiusi di Susanoo, avvertendo
distintamente il respiro pesante del compagno. Probabilmente è furioso, o anche
più, e ucciderebbe il grazioso fanciullo senza farsi alcun problema, se
potesse. Ma ha giurato. Susanoo non infrange le promesse.
«Allora, cucciolo mio, vuoi sapere cosa il motivo per cui
Amenoukihashi è comparso? Beh». Si lecca le labbra, compiaciuta. «Allora
accompagnami nelle mie stanze. Il lupo non m’ha offerto nessun premio per
questa rivelazione: non è degno di ascoltarla, non lo accetto. Vieni», ordina.
Ha sempre il coltello dalla parte del manico, lei.
Il cucciolo non potrà sfuggirle.