Ricordando Tenochtitlàn
-Io sono Mick...e lui è Keith-
Malintzin guardò George, che aveva appena aperto un pacchetto di biscotti e li mangiava, guardando i due pirati con indifferenza.
Anche i due pirati li guardavano, ma non con tanta indifferenza.
-GEORGE!-
George fece un salto di quasi due metri, mollando i biscotti ai pescecani che facevano festa sotto la nave.
-E adesso come faccio?!-
-Non saprei. Ma come facciamo noi?!-
-Voi venite con noi!- concluse Keith, fregandosi le mani.
-C'è anche da mangiare, sulla vostra nave?- si informò George.
-Che importa?!-
-A lui importa- spiegò Malintzin, alzando gli occhi al cielo.
George Francisco Pizarro non era fatto per le esplorazioni, le conquiste, i viaggi senza ritorno.
Lui era fatto per trascorrere la vita nelle cucine del suo bel palazzo, a rimpinzarsi di biscotti.
Il biscotto vivente, ecco cosa avrebbe dovuto fare.
Ma lui non era d'accordo.
-Dovevamo andare a Tenochtitlàn, no? E a Tenochtitlàn andremo-
-Non ci arriveremo mai-
-Non ve lo permetteremo-
-Mille pesetas?- propose allora Paul Hernàn, al secondo pirata, quello che sembrava più inferocito(e meno scemo).
-Affare fatto- rispose Keith, a colpo sicuro.
Mick scosse la testa.
-Perchè l'hai fatto, Keith? Questa ragazza avrebbe potuto fruttarci molto di più-
Malintzin spalancò gli occhi, si alzò in piedi, minacciosa e, mentre Mick e Keith la guardavano sorpresi, George rabbrividì anche per loro.
Malin afferrò Keith per il colletto della camicia e, senza tanti complimenti, lo buttò in acqua.
-Pancrazio! Socrate! Tolomeo! Astianatte! Colazione!- quattro pescecani sorrisero, con i denti luccicanti e i piccoli occhietti neri e malvagi.
Keith scosse la testa.
-Buoni, carucci, buoni...- in tutta la sua vita nessuno aveva mai osato qualcosa del genere.
Un'atzeca, poi, una semplice schiava!
La sua carriera di pirata era finita, morta e sepolta.
Non sarebbe mai riuscito a riprendersi da quel colpo.
I dentini dei pescecani facevano un rumore non proprio rassicurante.
Non sarebbe riuscito a riprendersi nemmeno da quei colpi.
George la guardava ammirato.
-Quella ragazza...sarà mia moglie- disse semplicemente, evitando le occhiataccie di Paul Hernàn.
-Non direi proprio. Lei è mia!-
-Non ci spererei tanto. Malin! Vieni qui un secondo!-
-Che c'è?-
-Chi di noi due vuoi sposare?-
-Io? Oh, no. Io non sposerò mai uno spagnolo. E anche se lo dovessi sposare...non sono proprio così disperata da scegliere uno di voi due!- concluse, gelida.
Il cuore di George andò in frantumi.
-Davvero?-
Malintzin distolse lo sguardo.
George Francisco Pizarro.
Era così...così...così...
Partì la musichetta di Casablanca, con sullo sfondo un Dhani/Sam che suona la canzone di Ilsa/Malin.
You must remember this
A kiss is just a kiss
A sigh is just a sigh
The fundamental things apply
As time goes by
And when two lovers woo
They still say, "I love you"
On that you can rely
No matter what the future brings...
Dhani si chiude le dita nel pianoforte, arriva Rick/George con un cappuccino e glielo rovescia in testa.
-Non ti avevo detto di non suonarla più, Sam?-
Arriva George Clooney seduto su un pianoforte.
-Nespresso. What else?-
Malintzin scosse la testa.
Troppi biscotti facevano male.
Ok.
Era così...basta.
Non doveva pensarci.
Lanciò uno sguardo distratto ai pescecani, che banchettavano, felici e il mare intorno a lei.
Le ricordava così tanto Tenochtitlàn...
Suo zio, Montezuma II, sua cugina Isabel, lei che a dieci anni diceva che non avrebbe mai sposato uno spagnolo...
Poi, all'improvviso, la spada di Gonzalo Pizarro, il viaggio per Cuba, le giovani atzeche che si disperavano consapevoli che non avrebbero mai più rivisto gli alberi in fiore di Tenochtitlàn, il mare lontano e portatore di nuove felicità...le stesse che aveva visto passeggiare mano per la mano con un condottiero spagnolo e che sembravano così felici...non potevano neanche lontanamente immaginare l'inganno ordito da Gonzalo Pizarro e dai suoi seguaci.
Come si poteva essere così falsi?
Ingannare a quel modo tanti innocenti...
Trovarsi proprio a due passi da Gonzalo, dalla subdola mente che aveva organizzato ogni secondo, ogni mossa che avrebbe portato alla completa distruzione della sua città...e adesso trovarsi davanti a suo figlio, non sapere cosa fare...
Era frustante, ecco cos'era.
Le faceva schifo.
Lui non la conosceva neanche, non aveva mai visto il cielo invernale di Tenochtitlàn, dove l'estate non finiva mai...
Lui non c'era, mentre cercava in tutti i modi di non farsi strappare da quell'albero che era l'unica cosa che era rimasta in piedi, mentre tutto il resto moriva.
Gonzalo non l'aveva nemmeno presa in considerazione.
“Cuba ti piacerà”, le aveva detto, e si aspettava che l'avrebbe seguito immediatamente, senza dire neanche una parola, chiedendo il permesso di fiatare e ringraziando per i passi che le avrebbero permesso di fare, che le sue amiche di un tempo, uccise a poco più di dieci anni, le avrebbero sicuramente invidiato.
Per trovarsi davanti a un George Francisco Pizarro che si credeva il centro del mondo, che probabilmente si aspettava che sarebbe caduta ai suoi piedi come una foglia autunnale che ormai non avrebbe più potuto sopravvivere in nessun modo.
Certo, doveva ammettere che avevano cercato almeno di essere gentili con lei, George e Paul, quando era arrivata a Cuba.
Non l'avevano trattata dall'alto in basso come la maggior parte degli spagnoli.
Ma era stato lui il ragazzino di quasi tredici anni che, dopo aver ascoltato a bocca aperta le prodezze del padre, aveva detto solamente: “Sei grande, papà!”.
Poi l'aveva guardata e aveva aggiunto: “Da grande voglio diventare come te”.
Quindi non avrebbe mai sposato un'atzeca.
Non avrebbe mai avuto pietà di lei.
-Va bene. Cosa stavamo dicendo?- chiese, cercando di interrompere ricordi troppo dolorosi.
-Non c'è bisogno di piangere...ce ne faremo una ragione- rispose George.
Adesso anche lui la stava guardando dall'alto in basso.
Non riusciva nemmeno a guardarlo.
Qualsiasi lacrima scendesse dai suoi occhi, si aspettava forse che fosse per lui?
-Your going to lose that girl...- commentò Paul, e in genere una frase simile gli avrebbe fatto venire come minimo voglia di ribattere.
Malin si accorse che neanche George sorrideva più, ormai.
Cosa gli era successo?
Fecero appena in tempo a sentire uno schianto e Dhani Hernando gridare:
-Capodoglio a tribordoooo!!-
Buongiorno a tutti!!
Finalmente ho aggiornato anche qui...scusatemi per il ritardo!!
In questo capitolo ho deciso di parlare solo dei Conquistadores, per fare le cose più ordinate...ma nei prossimi sveleremo anche tutti gli altri misteri ;)
Passiamo alle recensioni!
Zazar:Già, povera Pattie...non dev'essere per niente facile badare a due pesti come Anna e Jude xD Comunque...la cresima non l'ho ancora fatta, la faccio il 12 settembre!! Solo che quasi una domenica al mese abbiamo tutte quelle cose lì di preparazione(che io proprio non sopporto xD) e credo che ci dovremo portare dietro fino a Settembre...xD
Marty:Povera Cyn...quei due hanno fatto uscire di testa anche lei xD E Pattina xD Visto che genio, il tuo Dhani, in questo capitolo?? xD Vi sposerete all'aeroporto, allora? Beh, non potevate trovare posto migliore xD Fido porterà le fedi...e George Clooney il pianoforte xD
Thief:Già...immaginati poi quando sono insieme, Ann, Jude, George e John!! Povere Pattie e Cyn...
Anch'io una volta ho trovato uno scarafaggio in bagno, però...non era ne George ne John xD
Chissà, forse un giorno Jude capirà...xD D'altra parte, povero George. O la sua quasi moglie, o sua figlia...non si toglierà mai dai piedi il piccolo Lennon xD
A presto!!
Marty