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Autore: Shona    07/05/2010    30 recensioni
I lunghi capelli rossi mi impedivano di vederne il volto e la barba lasciata crescere lo faceva somigliare ad un vecchio eremita. L’unica cosa che riuscii a notare furono le sue mani grandi e dalle lunghe dita bianche, se non mi avessero detto che era un pianista lo avrei potuto notare benissimo da sola.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Eccoci finalmente giunti alla fine…

Adoro questo capitolo, lo amo veramente e l’ho scritto col cuore.

Chiedo scusa per il ritardo, avevo detto che avrei postato prima, ma non ho potuto farlo e mi sembra indecente aspettare ancora. Perciò spero mi perdonerete se non rispondo alle recensioni (Sto diventando una lavativa, lo so…).

Vi ringrazio un milione di volte per uno per le magnifiche parole che avete speso per me! Il nostro bigfoot vi manda tanti baci (mentre Bella non guarda ovvimente!)

È la prima “long” che finisco e non pensavo che mettere la parole fine fosse così triste… Ma per ogni fine c’è sempre un inizio e non pensate di liberarvi di me così facilmente! Ho già un paio di storielline in cantiere =P Per ora solo qualche one shot, poi chissà…

Un bacio a tutti voi che avete seguito Piano e un saluto... A Presto!


Piano

Epilogo

 

19 anni dopo

 

Un leggero venticello caldo porta l’odore d’inizio estate dentro casa. Le tende si muovono senza voglia accarezzando i mobili vicino.

La classica quiete prima della tempesta.

Seduta sul divano in salotto finisco di rammendare la camicia che mio marito ha rotto per aggiustare la grondaia.

Il prossimo anno compirà cinquant’anni e pretende ancora di fare cose che nemmeno vent’anni fa riusciva a fare.

Sono passati diciannove anni da quando ho detto il fatidico Sì.

Non dimenticherò mai quel giorno. Fasciata nel mio bell’abito bianco accanto all’uomo che ho amato e che amo tutt’ora come fosse il primo giorno, forse di più.

La porta d’ingresso si apre per poi richiudersi il secondo dopo con un tonfo sordo.

Passi, degni di un bufalo inferocito, si avvicinano velocemente al salotto e la testa mora di Adam sbuca dalla porta.

<< Ben tornato tesoro. >> Sorrido della sua espressione imbronciata.

<< Ciao. >> Mi saluta secco lanciando lo zaino di scuola sul divano.

Si siede al piano iniziando a suonare per scaricare la sua evidente rabbia.

Mi schiarisco la voce reprimendo il sorriso che mi è nato conoscendo perfettamente il motivo del suo mal umore.

<< Come è andata oggi a scuola? >>

Sbatte le mani sui tasti d’avorio facendo un fracasso infernale.

<< Come vuoi che sia andata con quella svampita di Tori che fa l’oca con tutti quelli che le girano intorno? >>

La piccola Tori Withlock è la figlia di Alice e Jasper ed ha sedici anni come il mio Adam.

Quando Alice ci disse di essere in dolce attesa eravamo combattuti tra la gioia e l’invidia.

Io ed Edward abbiamo provato per anni ad avere un figlio senza mai riuscirci; il trauma dell’aborto mi ha reso impossibile anche solo l’idea di una gravidanza.

Ormai sono dieci anni che Adam fa parte della nostra famiglia e non potrò mai dimenticare la prima volta che l’abbiamo visto.

 

Il caldo opprimente d’Agosto si è abbattuto sulla città lasciandola quasi deserta.

Il fuggi fuggi generale verso il mare o le fresche montagne ci permette di muoverci liberamente fra le strada assenti dal solito traffico.

Una volta scesi di macchina ci accoglie il frinire delle cicale e le risate allegre dei bambini che giocano nel cortile dell’orfanotrofio.

<< Signori Cullen, buon pomeriggio. Vi stavamo aspettando. >> La signorina Everwood ci viene incontro sorridendoci. Attaccate alla sua gonna due gemelline dai capelli biondi e gli occhi grandi ci sorridono teneramente.

Scambiandoci i soliti convenevoli entriamo dal cancello che da sul cortile dove i bambini si divertono a rincorrersi o a giocare nel box della sabbia.

<< Sono felice che finalmente abbiano accettato la vostra richiesta. È difficile trovare due persone come voi al giorno d’oggi. >> Miss Everwood ci sorride riconoscente. Sono ormai diversi mesi che siamo in contatto con lei e oggi, finalmente, potremmo diventare genitori.

<< Sono certa che Adam sarà felice di conoscervi. >> Ci fermiamo all’ombra di un grande albero e alcuni bambini ci vengono incontro per salutarci.

<< Signora tu sei la nuova mamma di Ado? >> Una bambina di forse quattro o cinque anni mi fa un sorriso bellissimo a cui manca un dentino.

<< Lo spero tesoro. >> I maschietti si allontanano subito, mentre le bimbe continuano a farmi domande su domande.

Mi guardo intorno cercando l’aiuto di Edward, ma non è più vicino a me.

Lo cerco con lo sguardo e lo trovo accucciato vicino ad un bambino che gioca con una pianola.

<< Vedo che il signor Edward non ha avuto bisogno di presentazioni con il piccolo Adam. >> La signorina Everwood fa tornare le bambine a giocare e mi accompagna dai miei uomini.

<< E’ Mi Sol Sol, non Mi Sol La. Ecco così va bene. >> Le note di “Oh Susanna”, ancora un po’ incerte, rallegrano il piccolo angolo in cui Adam si è andato a rifugiare.

Non posso che sorridere a questa scena. Adam muove le mani lungo i tasti seguendo il ritmo con la testa e Edward gli sta accanto suggerendogli le note.

<< Non posso lasciarti solo un attimo che subito mi tradisci per un pianoforte anche se in miniatura! >>

Rido quando Edward finisce col sedere per terra spaventato dalla mia apparizione.

Per una volta sono stata io a sorprenderlo.

Due paia di occhi verde smeraldo mi guardano, entrandomi dentro.

Mi sono innamorata a prima vista di Adam. Il mio bambino.

<< Ciao Adam. >> Mi accuccio vicino a loro allungandogli una mano. << Mi chiamo Bella, è un piacere conoscerti. >>

Timido allunga la sua piccola manina che sparisce dentro la mia. Le sue gote sono colorate da un rosso adorabile e la sua piccola vocina mi saluta con un << Ciao. >>

 

Da quando quella piccola mano ha stretto la mia non l’ho più lasciata andare.

Il processo per l’affidamento non era certo finito, ma abbiamo tenuto duro.

Il pre-affidamento c’è stato accordato in tempi irrisori e, dopo un anno, Adam è diventato un Cullen a tutti gli effetti.

<< Mamma! Mamma ma mi stai ascoltano? >> Sbuffando si viene a sedere davanti a me a gambe incrociate sul tappeto.

<< Scusami tesoro, mi sono un attimo distratta. Cosa stavi dicendo? >> Accarezzo la folta chioma nera del mio bambino.

Adam s’imbroncia arricciando le labbra come spesso faccio io.

<< Ti stavo dicendo che sabato vado al cinema con Tori. >> Le sue guance si colorano di rosa e sposta lo sguardo verso destra come fa sempre quando è imbarazzato.

<< Ti sei finalmente deciso a chiederle un appuntamento? >> Il tintinnio di un campanellino precede la voce di Edward che si appoggia alla spalliera del divano dietro di me.

Dopo anni e anni, alla fine si è arreso al campanello.

I primi giorni che Adam si è trasferito da noi si spaventava per qualsiasi cosa e Edward non faceva altro che peggiorare la situazione.

Così un pomeriggio, mentre ero a spasso con Alice e i bambini, ho visto un bel campanello d’argento e non ho resistito a comprarlo.

 

Una volta rientrati a casa Adam mi aiuta a sistemare la spesa in cucina.

Si muove piano fra le sedie con due pacchi di farina fra le braccia, ho promesso di fargli i biscotti al cioccolato.

<< Bella hai comprato roba per un esercito! >> Spaventato dall’improvvisa, solita, apparizione di Edward, Adam si lascia sfuggire uno dei due pacchi che cade a terra.

<< Edward! Quante volte ti ho detto di farti sentire quando entri in una camera? Tesoro stai bene? >> Corro dal mio bambino che guarda a terra mortificato.

<< Mi dispiace. >> La sua vocina è appena sussurrata e distinguo a malapena le parole.

<< Non ti scusare. Non è successo nulla, tranquillo. >> Gli accarezzo la testa cercando di tranquillizzarlo.

Gli tolgo la farina dalle mani poggiandola a terra con l’altro pacchetto.

<< Adesso ci pensiamo io e te a sistemare tuo padre! >> Lo prendo per mano e lo porto in sala dove ho lasciato la borsa.

Mentre passo accanto ad Edward non posso non notare i suoi occhi illuminati di gioia. Essere definito “padre” lo rende immensamente felice.

Ci segue sospettoso fino in sala.

Prendo la borsa e do ad Adam una scatolina dicendogli di aprirla.

Il tintinnio del campanello lo sorprende e mi guarda incuriosito.

<< Visto che è sempre così silenzioso ora gli mettiamo questo così quando arriva lo sentiamo! >> Sorrido all’<< Ehi! >> di Edward che si è andato a sedere sul divano con le braccia incrociate e il broncio sul viso.

Adam guarda di sottecchi Edward per poi tornare con lo sguardo sul campanello posato nella scatolina.

<< Scommetto che se glielo dai tu se lo mette subito. >> Sussurro, anche se so che mio marito mi ha sentita benissimo.

Annuisce col capo per poi andare subito verso Edward che gli tende le braccia per prenderlo e farlo sedere sulle sue gambe.

Non riesco a trattenere un sorriso vedendoli insieme. Sono semplicemente bellissimi.

<< Devo proprio metterlo? >> Edward prende fra le mani il cordino con cui è legato il campanello.

Adam annuisce solamente, è un bimbo di poche parole, ma di una dolcezza infinita.

<< La mamma è perfida. >> Muove il ciondolo facendolo tintinnare.

<< La mamma è buona. >> Mamma… è la prima volta che mi chiama così.

Mi sento gonfiarsi gli occhi di lacrime. È una sensazione così stupenda.

Adam aiuta Edward a sistemarsi il cordino intorno al polso e lo fa suonare toccandolo con un dito.

Raggiungo i miei due uomini e li abbraccio più forte che posso sperando di riuscire a trasmettergli tutto l’amore che provo per loro.

 

<< Ma… Papà stai scherzando? È mia cugina! Non potrei chiederle di uscire nemmeno se lo volessi! E non lo voglio sia chiaro! >> Sempre più rosso parla a raffica, un altro segno del suo imbarazzo.

<< Non è propriamente tua cugina… e poi si vede che ti piace! >> Edward lo prende in giro ridacchiando ed io non riesco a non ridere della faccia del mio bambino.

<< Mamma, mamma! Ma digli qualcosa, no? >> Cerca la mia protezione perché sa benissimo che non potrei mai dirgli di no.

<< Hai ragione tesoro. Edward lasciagli i soldi per i pop corn. È il loro primo appuntamento, deve essere un gentiluomo e offrire lui! >> Scoppiamo a ridere sentendolo balbettare “se” e “ma” senza senso.

Si alza da terra e si viene a sedere vicino a me.

Lo abbraccio baciandogli una guancia.

<< Ti voglio bene. >> Gli sussurro dopo un altro bacio.

<< Anche io ti voglio bene mamma. >>

 

La mia famiglia. La mia vita. Non potrei chiedere altro per essere più felice.

 

The End

~~~~~~~

Adam Cullen

Tori Withlock


   
 
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