Eccoci
finalmente giunti alla fine…
Adoro questo capitolo, lo amo veramente e l’ho scritto col cuore.
Chiedo
scusa per il ritardo, avevo detto che avrei postato prima, ma non ho
potuto
farlo e mi sembra indecente aspettare ancora. Perciò spero
mi perdonerete se
non rispondo alle recensioni (Sto diventando una lavativa, lo
so…).
Vi
ringrazio un milione di volte per uno per le magnifiche parole che
avete speso
per me! Il nostro bigfoot vi manda tanti baci (mentre Bella non guarda
ovvimente!)
È la prima “long” che finisco e non pensavo che mettere la parole fine fosse così triste… Ma per ogni fine c’è sempre un inizio e non pensate di liberarvi di me così facilmente! Ho già un paio di storielline in cantiere =P Per ora solo qualche one shot, poi chissà…
Un bacio a tutti voi che avete seguito Piano e un saluto... A Presto!
Epilogo
19 anni
dopo
Un
leggero venticello caldo porta l’odore d’inizio
estate dentro casa. Le tende si
muovono senza voglia accarezzando i mobili vicino.
La
classica quiete prima della tempesta.
Seduta
sul divano in salotto finisco di rammendare la camicia che mio marito
ha rotto
per aggiustare la grondaia.
Il
prossimo anno compirà cinquant’anni e pretende
ancora di fare cose che nemmeno
vent’anni fa riusciva a fare.
Sono passati
diciannove anni da quando ho detto il fatidico Sì.
Non
dimenticherò mai quel giorno. Fasciata nel mio
bell’abito bianco accanto
all’uomo che ho amato e che amo tutt’ora come fosse
il primo giorno, forse di
più.
La
porta d’ingresso si apre per poi richiudersi il secondo dopo
con un tonfo
sordo.
Passi,
degni di un bufalo inferocito, si avvicinano velocemente al salotto e
la testa
mora di Adam sbuca dalla porta.
<<
Ben tornato tesoro. >> Sorrido della sua espressione
imbronciata.
<<
Ciao. >> Mi saluta secco lanciando lo zaino di scuola sul
divano.
Si
siede al piano iniziando a suonare per scaricare la sua evidente rabbia.
Mi
schiarisco la voce reprimendo il sorriso che mi è nato
conoscendo perfettamente
il motivo del suo mal umore.
<<
Come è andata oggi a scuola? >>
Sbatte
le mani sui tasti d’avorio facendo un fracasso infernale.
<<
Come vuoi che sia andata con quella svampita di Tori che fa
l’oca con tutti
quelli che le girano intorno? >>
La
piccola Tori Withlock è la figlia di Alice e Jasper ed ha sedici
anni come il mio
Adam.
Quando
Alice ci disse di essere in dolce attesa eravamo combattuti tra la
gioia e
l’invidia.
Io ed
Edward abbiamo provato per anni ad avere un figlio senza mai riuscirci; il
trauma dell’aborto mi ha reso impossibile anche solo
l’idea di una gravidanza.
Ormai sono dieci anni che Adam fa parte della nostra famiglia e non potrò mai dimenticare la prima volta che l’abbiamo visto.
Il
caldo opprimente d’Agosto si è abbattuto
sulla città lasciandola quasi deserta.
Il
fuggi fuggi generale verso il mare o le
fresche montagne ci permette di muoverci liberamente fra le strada
assenti dal
solito traffico.
Una
volta scesi di macchina ci accoglie il
frinire delle cicale e le risate allegre dei bambini che giocano nel
cortile
dell’orfanotrofio.
<<
Signori Cullen, buon pomeriggio.
Vi stavamo aspettando. >> La signorina Everwood ci viene
incontro
sorridendoci. Attaccate alla sua gonna due gemelline dai capelli biondi
e gli
occhi grandi ci sorridono teneramente.
Scambiandoci
i soliti convenevoli entriamo
dal cancello che da sul cortile dove i bambini si divertono a
rincorrersi o a giocare
nel box della sabbia.
<<
Sono felice che finalmente abbiano
accettato la vostra richiesta. È difficile trovare due
persone come voi al
giorno d’oggi. >> Miss Everwood ci sorride
riconoscente. Sono ormai diversi
mesi che siamo in contatto con lei e oggi, finalmente, potremmo
diventare
genitori.
<<
Sono certa che Adam sarà felice di
conoscervi. >> Ci fermiamo all’ombra di un
grande albero e alcuni bambini
ci vengono incontro per salutarci.
<<
Signora tu sei la nuova mamma di
Ado? >> Una bambina di forse quattro o cinque anni mi fa
un sorriso
bellissimo a cui manca un dentino.
<<
Lo spero tesoro. >> I
maschietti si allontanano subito, mentre le bimbe continuano a farmi
domande su
domande.
Mi
guardo intorno cercando l’aiuto di
Edward, ma non è più vicino a me.
Lo
cerco con lo sguardo e lo trovo
accucciato vicino ad un bambino che gioca con una pianola.
<<
Vedo che il signor Edward non ha
avuto bisogno di presentazioni con il piccolo Adam. >> La
signorina
Everwood fa tornare le bambine a giocare e mi accompagna dai miei
uomini.
<<
E’ Mi Sol Sol, non Mi Sol La. Ecco
così va bene. >> Le note di “Oh
Susanna”, ancora un po’ incerte,
rallegrano il piccolo angolo in cui Adam si è andato a
rifugiare.
Non
posso che sorridere a questa scena.
Adam muove le mani lungo i tasti seguendo il ritmo con la testa e
Edward gli
sta accanto suggerendogli le note.
<<
Non posso lasciarti solo un attimo
che subito mi tradisci per un pianoforte anche se in miniatura!
>>
Rido
quando Edward finisce col sedere per
terra spaventato dalla mia apparizione.
Per
una volta sono stata io a sorprenderlo.
Due
paia di occhi verde smeraldo mi
guardano, entrandomi dentro.
Mi
sono innamorata a prima vista di Adam.
Il mio bambino.
<<
Ciao Adam. >> Mi accuccio
vicino a loro allungandogli una mano. << Mi chiamo Bella,
è un piacere
conoscerti. >>
Timido
allunga la sua piccola manina che
sparisce dentro la mia. Le sue gote sono colorate da un rosso adorabile
e la
sua piccola vocina mi saluta con un << Ciao.
>>
Da
quando quella piccola mano ha stretto la mia non l’ho
più lasciata andare.
Il
processo per l’affidamento non era certo finito, ma abbiamo
tenuto duro.
Il
pre-affidamento c’è stato accordato in tempi
irrisori e, dopo un anno, Adam è
diventato un Cullen a tutti gli effetti.
<<
Mamma! Mamma ma mi stai ascoltano? >> Sbuffando si viene
a sedere davanti
a me a gambe incrociate sul tappeto.
<<
Scusami tesoro, mi sono un attimo distratta. Cosa stavi dicendo?
>>
Accarezzo la folta chioma nera del mio bambino.
Adam
s’imbroncia arricciando le labbra come spesso faccio io.
<<
Ti stavo dicendo che sabato vado al cinema con Tori. >>
Le sue guance si
colorano di rosa e sposta lo sguardo verso destra come fa sempre quando
è
imbarazzato.
<<
Ti sei finalmente deciso a chiederle un appuntamento? >>
Il tintinnio di
un campanellino precede la voce di Edward che si appoggia alla
spalliera del
divano dietro di me.
Dopo
anni e anni, alla fine si è arreso al campanello.
I primi
giorni che Adam si è trasferito da noi si spaventava per
qualsiasi cosa e
Edward non faceva altro che peggiorare la situazione.
Così
un
pomeriggio, mentre ero a spasso con Alice e i bambini, ho visto un bel
campanello d’argento e non ho resistito a comprarlo.
Una
volta rientrati a casa Adam mi aiuta a
sistemare la spesa in cucina.
Si
muove piano fra le sedie con due pacchi
di farina fra le braccia, ho promesso di fargli i biscotti al
cioccolato.
<<
Bella hai comprato roba per un
esercito! >> Spaventato dall’improvvisa,
solita, apparizione di Edward,
Adam si lascia sfuggire uno dei due pacchi che cade a terra.
<<
Edward! Quante volte ti ho detto
di farti sentire quando entri in una camera? Tesoro stai bene?
>> Corro
dal mio bambino che guarda a terra mortificato.
<<
Mi dispiace. >> La sua
vocina è appena sussurrata e distinguo a malapena le parole.
<<
Non ti scusare. Non è successo
nulla, tranquillo. >> Gli accarezzo la testa cercando di
tranquillizzarlo.
Gli
tolgo la farina dalle mani poggiandola
a terra con l’altro pacchetto.
<<
Adesso ci pensiamo io e te a
sistemare tuo padre! >> Lo prendo per mano e lo porto in
sala dove ho
lasciato la borsa.
Mentre
passo accanto ad Edward non posso non
notare i suoi occhi illuminati di gioia. Essere definito
“padre” lo rende
immensamente felice.
Ci
segue sospettoso fino in sala.
Prendo
la borsa e do ad Adam una scatolina dicendogli
di aprirla.
Il
tintinnio del campanello lo sorprende e
mi guarda incuriosito.
<<
Visto che è sempre così silenzioso
ora gli mettiamo questo così quando arriva lo sentiamo!
>> Sorrido
all’<< Ehi! >> di Edward che si
è andato a sedere sul divano con le
braccia incrociate e il broncio sul viso.
Adam
guarda di sottecchi Edward per poi
tornare con lo sguardo sul campanello posato nella scatolina.
<<
Scommetto che se glielo dai tu se
lo mette subito. >> Sussurro, anche se so che mio marito
mi ha sentita
benissimo.
Annuisce
col capo per poi andare subito
verso Edward che gli tende le braccia per prenderlo e farlo sedere
sulle sue
gambe.
Non
riesco a trattenere un sorriso
vedendoli insieme. Sono semplicemente bellissimi.
<<
Devo proprio metterlo? >>
Edward prende fra le mani il cordino con cui è legato il
campanello.
Adam
annuisce solamente, è un bimbo di
poche parole, ma di una dolcezza infinita.
<<
La mamma è perfida. >> Muove
il ciondolo facendolo tintinnare.
<<
La mamma è buona. >> Mamma…
è la prima volta che mi chiama così.
Mi
sento gonfiarsi gli occhi di lacrime. È
una sensazione così stupenda.
Adam
aiuta Edward a sistemarsi il cordino
intorno al polso e lo fa suonare toccandolo con un dito.
Raggiungo
i miei due uomini e li abbraccio
più forte che posso sperando di riuscire a trasmettergli
tutto l’amore che
provo per loro.
<<
Ma… Papà stai scherzando? È mia
cugina! Non potrei chiederle di uscire nemmeno
se lo volessi! E non lo voglio sia chiaro! >> Sempre
più rosso parla a
raffica, un altro segno del suo imbarazzo.
<<
Non è propriamente tua cugina… e poi si vede che
ti piace! >> Edward lo
prende in giro ridacchiando ed io non riesco a non ridere della faccia
del mio
bambino.
<<
Mamma, mamma! Ma digli qualcosa, no? >> Cerca la mia
protezione perché sa
benissimo che non potrei mai dirgli di no.
<<
Hai ragione tesoro. Edward lasciagli i soldi per i pop corn.
È il loro primo
appuntamento, deve essere un gentiluomo e offrire lui! >>
Scoppiamo a
ridere sentendolo balbettare “se” e
“ma” senza senso.
Si alza
da terra e si viene a sedere vicino a me.
Lo
abbraccio baciandogli una guancia.
<<
Ti voglio bene. >> Gli sussurro dopo un altro bacio.
<<
Anche io ti voglio bene mamma. >>
La mia
famiglia. La mia vita. Non potrei chiedere altro per essere
più felice.
The End
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