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Autore: Lady Lynx    07/05/2010    3 recensioni
Roxanne Weasley, figlia di Angelina Johnson e Fred Weasley, ha una caratteristica che la distingue dai suoi numerosi cugini: è l’unica della famiglia ad essere stata Smistata nella disonorevole casata di Hufflepuff. Costretta a restare all’ombra della popolarità dei suoi parenti, coltiva la lettura delle rune come sua unica passione. Questa stessa abilità per la Divinazione le ispira un’idea per cambiare radicalmente la sua condizione sociale a Hogwarts, un progetto che ha come scopo la ribellione contro l’élite formata proprio dai suoi cugini. Tutto sembra andare liscio, ma… a volte il destino gioca brutti scherzi.
Best Longfic al New Generation Contest! indetto da Only_Me
Genere: Commedia, Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo I - Magia

Chi avrebbe mai pensato che sarebbe andata a finire così?
Chi avrebbe mai creduto che un altro di noi non sarebbe stato Smistato in Gryffindor come tutti si aspettavano?
Chi avrebbe mai scommesso sull’ennesima sorpresa portata dall’ennesimo Weasley nella Sala Grande di Hogwarts?
Erano queste le domande che affollavano la mia mente, mentre osservavo il piccolo Albus che camminava verso la tavolata verde argento.
Certo, lui non era Weasley di cognome, ma si vedeva palesemente la sua appartenenza di sangue alla famiglia. Non mi fu difficile notare il deciso rossore che aleggiava sulle sue guance pallide.
Ero felice per il mio cuginetto principalmente per due motivi: il primo riguardava la soddisfazione di vedere James per la prima volta a bocca aperta, senza la sua solita aria di spavalderia e controllo su tutto; il secondo era strettamente personale e anche piuttosto sciocco.
Preferisco non dirvi di cosa si tratta, mi farebbe sembrare piuttosto meschina.
- Weasley, Rose! –
Oh, fantastico, toccava alla mia cuginetta Rosie. Sarebbe finita a Gryffindor, lo avevo previsto esattamente la sera prima. Ma non ne avrei dubitato anche se avessi evitato di dare un’occhiata nel futuro.
Ero talmente interessata all’inatteso responso che mi misi a guardare con noncuranza le mie unghie completamente mordicchiate, notando con disgusto le odiose pellicine che rendevano le mie mani un campo di battaglia per i batteri, ignorando il boato di trionfo proveniente dal tavolo rosso e oro.
Che non è il mio tavolo, ovviamente.
No, io sono inserita in una categoria a parte della famiglia Weasley.
Non sono coraggiosa come Fred, Dominique, James e Rose.
Non sono intelligente come Molly e Victoire.
Non sono ambiziosa come Albus.
Sono semplicemente una sfigata, si dice.
Sì, perché io sono la prima ed unica Weasley di Hufflepuff, e questa è una disgrazia peggiore di quanto sembri.
Prima di tutto, perché essere la nipote del Salvatore del Mondo Magico comporta una certa dose di imprese eroiche da portare a termine ogni anno.
C’è un minimo ufficiale, sapete? Che si tratti di infrazioni alle regole scolastiche, di superamento di esami di magia avanzata, di vittorie alle partite di Quidditch o di inviti negli uffici dei professori, non è importante.
Quello che conta è farlo bene e numerose volte.
Quantità e qualità, non sostanza.
Quindi, per farla breve, una anonima Hufflepuff dall’aspetto mediocre, con un comportamento nella media, dei voti passabili, l’abitudine di non praticare niente di più sportivo della lettura e una sviscerata passione per le stranezze, non sarà di certo una punta di diamante in una famiglia largamente dotata di eroi, principesse meravigliose, giocatori quasi affermati e cervelli da premio Mobel. [N.d.A. Sarebbe premio Nobel, naturalmente.]
È un ragionamento più che logico, mi sembra.
Immagino che a questo punto vi starete chiedendo chi possa essere questa lagnosa ragazzina che non la smette un attimo di seccarvi con il suo noiosissimo monologo.
Roxanne Weasley, piacere di conoscervi.
Non avete idea di chi io possa essere, vero? Non preoccupatevi, è naturale, considerando la fama già raggiunta dai miei molteplici e superdotati cugini.
Nessuno si curerebbe mai dell’esistenza della figlia dei marginali George Weasley e Angelina Johnson, in fondo, avendo a disposizione gente del calibro del famoso James Sirius Potter.
Quanto – lo – odio.
Ehm… stavo dicendo? Sì, mi chiamo Roxanne Weasley.
Come ho già detto, sono più conosciuta nella scuola come Sfigata – soprannome gentilmente attribuito a tre quarti della gente della mia Casata - o Rozzie Roxie.
Questo secondo grazioso nomignolo deriva dal mio persistere nel volermi vestire con la vera uniforme della scuola e non con la tanto diffusa versione “riveduta e corretta” – consistente in una gonna doverosamente accorciata, una camicetta improvvisamente ristretta e un paio di scarpe inutilmente dotate di tacchi.
Quindi, “rozzie” sta per “rozza”. Ma immagino l’aveste già capito.
Non ho molto da dire su di me, forse è proprio questo che mi rende noiosa agli occhi di tutti gli altri.
Vado abbastanza bene a scuola, anche se non brillo di eloquenza; sono educata con i professori, proprio come è giusto che sia, e non ho mai preso punizioni degne di nota; passo le giornate a studiare, a volte esco in giardino con le mie compagne di dormitorio, però preferisco leggere una moltitudine di libri al giorno piuttosto che buttarmi nella solita mischia – anche perché frequentare gli stessi posti degli Slytherin e dei Gryffindor durante il pomeriggio è abbastanza mortificante, per noi Hufflepuff.
Se non vogliamo incassare una valanga di insulti nel giro di pochi secondi, ci conviene stare alla larga dall’élite.
Ma continuo a divagare, scusatemi. Potrei tranquillamente concludere la mia scialba descrizione con una frase del tipo “non ho nessuna grande passione, grazie e arrivederci”, ma non sarebbe la verità.
Perché alla fine, forse, è proprio la mia grande passione che mi ha rovinato la vita.
Prevedo il futuro attraverso le rune.

***

Era il giorno di Natale del 2014, quando ricevetti in regalo il pacchettino che avrebbe determinato la nascita di tutto. Avevo nove anni ed ero afflitta da un enorme angoscia: il sospetto che potessi non essere dotata di magia.
Tutti i miei cugini e mio fratello Fred avevano manifestato la loro appartenenza al mondo dei Maghi nella fascia compresa tra i cinque e i sette anni. Io avevo sforato di ben due anni rispetto alla tradizione di famiglia, anzi non avevo ancora combinato un bel niente.
Feci quindi fatica a sedermi, come per tutti i pranzi di famiglia, tra la precoce Dominique e il geniale Albus.
Nonna Molly aveva adottato il metodo dell’ordinamento per età dall’anno della nascita del piccolo Louis, dicendo che era l’unico modo per riuscire a mantenere un minimo d’ordine in tutta la baraonda che tutti i presenti – in perfetta atmosfera Weasley – creavano a tavola durante le varie rimpatriate.
Quindi, per colpa della moltitudine di gente che mi attorniava, ero stata costretta ad ascoltare in silenzio per cinque lunghissimi anni i discorsi colti dei due cugini posizionati ai miei fianchi.
Avrei voluto unirmi alle loro conversazioni, dire qualche battuta brillante, coinvolgerli nei miei interessi, ma purtroppo non ero abbastanza intraprendente o forse intelligente per i loro standard.
Restavo così seduta rigida per ore, a fissare l’adulto di turno che mi veniva posizionato di fronte, immaginando nella mia testa di parlare alla zuppiera, a rimuginare su quanto fossi inferiore rispetto a loro.
In più, quel lontano Natale, alle mie angosce si era aggiunta la frustrazione di non poter essere all’altezza delle persone che mi circondavano. Non mi sentivo per niente amata.
Alla fine, boccone dopo boccone, ora dopo ora, tra un’occhiata all’orologio infarcito di decine di nuove lancette per tutti i membri della famiglia [N.d.A. Il famoso orologio della famiglia Weasley con “casa”, “lavoro”, “scuola”, “pericolo di morte”, etc. al posto delle ore] e un mezzo mugolio di assenso alle domande distratte di Dominique, scoppiai a piangere.
E nessuno, dico nessuno, si accorse della mia disperazione. Tranne zia Hermione.
Lei si alzò da tavola senza attirare l’attenzione, senza staccare un attimo da me il suo sguardo preoccupato, e nel giro di qualche secondo mi fu vicina. Mi sussurrò nell’orecchio di seguirla, e io obbedii.
Ci ritrovammo quindi noi due, chiuse in una delle stanze che immaginai essere stata quella di uno dei miei zii, a parlare dei miei problemi e dei suoi suggerimenti per risolverli.
Mi abbracciò, facendomi starnutire con i suoi cespugliosi capelli profumati di lavanda, mi consolò a lungo, senza spazientirsi, senza mai dare segno di annoiarsi.
E nessuno venne a cercarci.
- Sai, Roxie, a volte le persone un po’ più lente delle altre nell’apprendere non vengono considerate giustamente. Io non credo che tu non sia dotata di magia, anzi, io penso che tu nasconda un enorme potenziale… devi solo avere il coraggio di mostrarlo a tutti noi, e prima di tutto a te stessa… -
Mi sorrise, scompigliando leggermente i miei capelli, senza mostrare disgusto per il loro orrendo colore misto tra il rosso sanguigno e il marrone cioccolato fondente.
Infatti, grazie a questo colore bizzarro, sembra quasi che io mi diverta a tingere i miei capelli mischiando due tinte diverse senza un minimo di scrupolo – o almeno, è quello che penso tutte le volte che mi guardo allo specchio.
In ogni caso, dopo aver tentato di aumentare la mia autostima, si mise una mano nella tasca del vestito e ne tirò fuori un sacchettino di velluto rosso.
Quel sacchettino di velluto rosso, quello che ancora porto sempre con me.
- Questo è il mio regalo per te, piccola Roxie – mi disse lei, con uno sguardo triste e la voce un po’ esitante – in principio volevo conservarlo per la mia Rosie, ma credo che a lei non serva poi molto. Mentre tu sembri essere in disperato bisogno di aiuto... –
Ricordo che lo aprii con timore, ma con un insano calore nel petto per la soddisfazione di aver tolto all’odiosa Rose uno dei regali che sua madre avrebbe voluto destinare a lei.
Un regalo che lei, incredibilmente, non sembrava all’altezza di poter ricevere.
Sentii sotto le mie dita una fredda superficie liscia, levigata, come acqua solida, quasi ghiaccio. Afferrai uno dei ciottoli contenuti nel sacchetto, lo estrassi per portarlo alla luce, fissai con curiosità il simbolo che vi era inciso. Mia zia si sporse verso di me per osservarla meglio, poi mi sorrise con soddisfazione.
- E’ la runa Ehwaz, significa che ci sarà un cambiamento nella tua vita. Dato che la sua incisione è rivolta verso l’alto, rappresenta un’evoluzione in meglio… questa è un’ottima notizia, direi! –
Sbattei un paio di volte gli occhi, incredula davanti alle sue parole, memore di alcuni aneddoti che mi aveva raccontato mio padre riguardo a mia zia quando frequentava Hogwarts.
Mi era stato detto che era completamente contraria alla Divinazione, nemica di tutto quello che non era razionale, lottatrice fino allo stremo per la chiarezza e la precisione della cose.
E quel giorno di Natale, invece, se ne usciva con un sacchetto di rune e una predizione così azzardata sulla mia vita?
- So a cosa stai pensando, Roxie, se conosco bene George… ma sappi che tutti abbiamo il diritto di cambiare, o meglio, di fantasticare un po’ sul nostro futuro – mi spiegò lei, con gli occhi brillanti di una strana determinazione – e anche se queste previsioni non dovessero funzionare, cosa piuttosto comune, sono comunque divertenti e a volte incoraggianti –
Il suo discorso mi sorprese piacevolmente, mentre un moto di speranza si accendeva nel mio cuore. Le chiesi ulteriori informazioni su quella pratica e lei non esitò a darmele, senza rimarcare con ironia quando non credesse in quelle cose – come invece mi sarei aspettata.
Restammo fino a sera a parlare di quel particolare regalo, delle sue potenzialità e del suo significato.
Una volta entrata a far parte di Hogwarts, provai a prevedere alcune piccole cose quotidiane – come i risultati delle partite di Quidditch – con discreto successo. Era un gioco, però, niente di serio o impegnativo.
Avrei avuto il coraggio di riscoprirlo seriamente solo una volta arrivata al terzo anno di Hogwarts, quando imparai a distinguere con esattezza le Rune grazie alle lezioni più intensive ed esigenti.
Ah, quasi dimenticavo: una settimana dopo quel famoso Natale, mi ritrovai a compiere la mia primissima magia accidentale.
Coincidenza, fortuna o… altro?



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