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Autore: Botan    08/05/2010    4 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kaoru era seduta sulla panchina di un parco pubblico, e si fissava le scarpe nell’attesa che Asami arrivasse da lei

                                     Fermaglio

                                         #08

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

Se ne stava seduta sulla panchina di un parco pubblico rivolta a fissarsi le scarpe nell’attesa che Asami arrivasse da lei. Si sentiva un po’ in ansia, Kaoru. La sua amica era terribilmente in ritardo.

Riconobbe in lontananza la voce della rossina che la chiamava sventolando allegramente una mano sopra il capo, in segno di saluto. Lei ricambiò, poi sorrise.

 

- Sono in ritardo, vero? – disse la Shinohara, e già che c’era si scusò con la compagna, sedendosi di fianco a lei. – Passando per il centro, ho visto nella vetrina di un negozio un abito a dir poco stupendo! – gli occhi parvero luccicarle dalla commozione, ma in un secondo la curva della bocca le si piegò all’ingiù, strutta dal dolore- Il prezzo era pari a quello di tre mesi del mio stipendio…!

 

L’artista scoppiò subito a ridere. Le movenze dell’altra erano veramente buffe.

- Sei incorreggibile! – esclamò scuotendo il capo.

 

- Lasciamo perdere questa faccenda, e parlami piuttosto della tua! – Asami si piombò all’attacco, più che pronta a sapere tutto – Di che cosa volevi parlarmi? Al telefono sembravi così agitata…- commentò, storcendo le labbra.

 

- Io… agitata? Davvero ti ho fatto questa impressione?

 

Lei annuì più che convinta. – Praticamente ci conosciamo da una vita… Per me tu non hai segreti!

 

- Beh, vedi…- premise l’artista, e forse in quell’attimo si sentì a disagio- E’ arrivata la cugina di Kouga… Resterà da noi per un po’.

 

L’amica fu di una rapidità impressionante nel tirare le somme. Si sbatté un pugno nella mano: - Ho capito tutto!-Sembrava un fulmine a ciel sereno! – La parola “cugina”, è spesso sinonimo di guai! – sottolineò, con una certezza matematica. Le sue parole assomigliavano parecchio a quelle di Ikuo. Tant’è che l’artista ne rimase sconcertata.

 

- Ma possibile – premise, con l’aria di chi, alquanto stufa di sentirsi ripetere sempre le stesse cose, ormai non ne poteva più- che tu ed Ikuo la pensiate allo stesso modo? Mai una volta che qualcuno mi dicesse il contrario, o che mi confortasse!

 

- Ikuo? – Asami scandì quel nome con interesse – E chi sarebbe?

 

- Un ragazzo che frequenta il mio stesso corso di pittura.

 

- Ed è carino?

 

Kaoru notò subito l’aria interessata dell’amica. - Beh… sì – in seguito aggiunse spedita – Ma che domande mi fai?! Non era di questo che stavamo parlando!

 

La rossina le fece un sorrisino, poi riagguantò il filo del discorso lasciato in sospeso poc’anzi.

- Prova a descrivermi com’è questa fantomatica cugina, dai!

 

La bella Mistuki pensò a come rappresentarla al meglio, così richiamò l’immagine di Souka nella propria mente. - Ha i capelli neri, molto lisci e luminosi come la seta, le arrivano alle spalle, e gli occhi chiari come il cielo. E’ alta, un fisico magro, più che perfetto, e l’eleganza di una gran dama sia nei movimenti che nel modo di fare. – Si fermò, per ricordare ancora più particolari, ma l’altra la fermò seduta stante, mettendole una mano davanti alla bocca.

 

- Non serve che tu aggiunga altro. Finiresti solo col peggiorare ulteriormente le cose, facendo a te stessa una sezione gratuita di autolesionismo. In altre parole – concluse con una secca quanto perentoria affermazione- Rinchiudi il tuo ragazzo in un armadio, e poi getta via la chiave! Almeno fino a quando questo prototipo di donna perfetta non andrà via, ovvio!

 

Kaoru si liberò dalla mano dell’amica, poi replicò in preda allo scompiglio: - Ma sei forse impazzita?! Non farò mai una cosa così macabra… Il solo pensiero mi fa venire i brividi! – solo pronunciare quella parola, le aveva fatto venire per davvero i brividi!

 

La rossina sospirò tutta sconsolata: - Ma possibile che tu sia così credulona? Il mio era solo un modo per dire che forse dovresti tenere d’occhio il tuo ragazzo, e non lasciarlo mai da solo in compagnia della sua dolce cuginetta. Adesso hai capito?

 

Tenere d’occhio Kouga? Ma se era davvero un’impresa impossibile! E poi, a Kaoru quell’idea non andava a genio. Ognuno doveva avere la propria libertà, e non finire in catene.

- Io lo conosco, e so che si comporterà più che bene! – dichiarò, ostentando una sicurezza pressoché scontata. Sì, ne era certa: Kouga non l’avrebbe mai fatta soffrire.

 

Asami scosse la testa, perentoria: - Fidati di me, Kaoru. Io di esperienza ne ho accumulata tanta, negli anni. Il tuo Kouga è pur sempre un uomo! E gli uomini, in determinate circostanze sono molto sensibili al fascino femminile. Tanto da essere disposti a gettarti nel dimenticatoio non appena un’altra donna gli fa un accattivante sorriso! Dammi retta, quella lo congelerà con la sola forza di uno sguardo! Ma mi dici tu, dove la trovi un’orientale con gli occhi chiari? E’ una rarità che nessun uomo al mondo potrebbe mai permettersi di farsi scappare!

 

Mio Dio, che sentenza!

Kaoru stava a pezzi.

Inoltre, nel collegare le parole di Asami a quelle di Ikuo, il risultato fu catastrofico.

 

Le due amiche si salutarono con un abbraccio, e l’artista iniziò a percorrere le strade assolate di una città piena di gente. Passò accanto alla vetrina di uno dei tanti negozi situati nel quartiere centrale, e si fermò per osservare uno stupendo fermaglio per capelli esposto lì dentro.

Era nero, fatto di un materiale lucido, e con alcuni piccoli brillantini molto simili a dei diamanti sparsi qua e là sulla superficie liscia. Sarebbe stato un regalo più che perfetto per Souka. Kaoru decise all’istante di comprarlo.

Oramai ne era certa: con un dono del genere, conquistare la sua stima sarebbe stato un gioco da… ragazze!

 

 

 

Tornata a casa, con il pacchetto tra le mani, domandò a Gonza della giovane. Il bravo maggiordomo le indicò il giardino, dove la cugina del ragazzo si stava allenando.

Giunse lì in punta di piedi, si fermò silenziosa ad osservare quei movimenti fatti di sola eleganza, e per un momento le parve di assistere ad uno spettacolo teatrale, in cui la protagonista era una ballerina solitaria che danzava accompagnata dal fruscio silenzioso del suo kimono bianco.

In effetti, un po’ le dispiaceva interrompere l’allenamento di Souka, tuttavia accadde che in quell’attimo, la stessa spadaccina finì di volteggiare per fermarsi. Kaoru si sentì subito osservata da lei.

Divenne rossa a causa del disagio, e si scusò prontamente: - Non volevo disturbarti! 

 

Souka fece un tantino l’indifferente, e poi se ne uscì con una replica piuttosto amara: - Io ieri ho disturbato sia te che mio cugino. Direi che siamo pari. 

Fu pressoché inevitabile per Kaoru provare una forte vergogna. In effetti, parlare con Souka la metteva molto in soggezione.

Si sforzò quindi di reagire, e le tese il pacchetto che aveva tra le mani. La bella combattente lo squadrò minuziosamente, senza dire niente. Era perplessa.

 

-E’ per te! – disse timida, tant’è che non riuscì neppure a guardarla in viso. – Un piccolo regalo!

Souka raccolse il pacchetto, ma poco prima appoggiò la sua spada sopra il tavolino tondeggiante situato in giardino. Tolse la carta lacerandola con cura, senza fretta, e poi vide il fermaglio.

 

Lo guardò, ma non sembrava piuttosto interessata a quel piccolo oggetto luccicante.

- Grazie. – disse soltanto, da persona beneducata. Eppure, quella parola, anche se detta con una voce all’apparenza gentile, non aveva nessun particolare sapore. E per ultimo, Souka non poté fare a meno di aggiungere –  Non uso questo tipo di cose. – Stavolta il suono della sua voce divenne freddo.

Era come se Souka le avesse voluto dire: “ti ringrazio del pensiero, ma sappi che non lo metterò mai.”

 

Kaoru ci rimase senza dubbio male. Lei che sperava in una qualche parola gentile, purtroppo restò delusa. A quanto pare, a Souka non le era per niente simpatica.

Poi la dama con gli occhi del cielo cominciò a guardarle il viso con ostinazione. Finché non emise una sentenza - A te, invece, farebbe bene indossare uno di questi.

 

L’artista si puntò un dito in faccia. – Io?

 

- Hai un modo di vestire troppo asciutto, che ti fa passare inosservata. Dovresti curare di più il tuo aspetto.

 

Mille presentimenti, mille timori iniziarono ad impensierire Kaoru. Di certo non si sarebbe mai aspettata che qualcuno le dicesse cose simile. Eppure, detto da Souka, che di stile ne capiva certamente più di lei, quell’affermazione mai come in quel momento le parve veritiera.

 

- Tu…- cominciò. Voleva che Souka le desse un consiglio. – Cosa mi proponi di fare? – pronunciò di botto, trovando il coraggio.

 

Sul tavolino rotondo, proprio vicino alla spada, c’era una piccola pochette azzurra. Souka la aprì, poi prese qualcosa che in seguito offrì alla signorina Mitsuki. – Prova con questo. Farà sparire il pallore che hai sul viso, e ti renderà senz’altro molto più interessante. Soprattutto nei riguardi di mio cugino. – sottolineò l’ultimo pezzo della frase con un accento malizioso.   

 

- Non posso accettare! – replicò subito l’artista, costatando che l’oggetto datole da Souka aveva senza dubbio un valore alquanto alto.

 

- Tu hai fatto un regalo a me, giusto? Non mi va di avere debiti con nessuno. Così, anche ora siamo pari. – Souka raccolse la spada e la pochette azzurra e si incamminò verso l’interno. Kaoru rimase spiazzata, avrebbe senza dubbio voluto replicare, ma l’altra ormai non era più lì.

L’oggetto che aveva appena ricevuto in regalo, era un tubo d’orato di rossetto. Tirò il cappuccio, per vedere il colore del cosmetico, e ne restò sconcertata.

 

Sarebbe mai riuscita, Kaoru Mitsuki, a colorare di rosso la sua bocca?

 

 

 

 

 

                                                                                   ***

 

 

 

 

 

Il portone di villa Saejima si aprì per poi accostarsi quasi subito.

Gonza si affrettò a sfilare il soprabito bianco dalle spalle del suo amato signorino, e infine andò a riporlo.

Era arrivato appena in tempo per il pranzo. Il buon maggiordomo aveva già apparecchiato la tavola in modo ordinato, come faceva ormai da tantissimi anni.

Kouga varcò la soglia del salone illuminato da una serie di finestre che lasciavano ai raggi del sole la totale libertà di rendere quel luogo estremamente luminoso. Il ragazzo si accostò al tavolo e vide Souka, ben accomodata a tavola, leggere con interesse un libro nell’attesa che il pranzo giungesse a destinazione. Lo spadaccino si guardò brevemente intorno. I suoi occhi furono costretti a posarsi in direzione della cugina, semplicemente perché quest’ultima, avendolo osservato di sottecchi, con una frase riuscì ad ottenere la sua attenzione: - Si è chiusa nel bagno accanto allo studio. – disse dapprima, e poi tranquillamente sottolineò – è lì da più di un’ora. – Le parole di Souka erano riferite a Kaoru. Eh, sì! La bella e raffinata cuginetta, aveva capito che gli occhi di Kouga, dentro quell’enorme sala da pranzo, stavano cercando proprio l’artista. Lo spadaccino aggrottò la fronte, poi si affrettò a lasciare la stanza senza prima essere interrotto brevemente dall’esclamazione dell’ospite: - Ti sei scelto una ragazza davvero strana. Complimenti! – scherzò infine, e in quell’attimo non sembrò per niente essere raffinata. Kouga lasciò scorrere via quelle parole, e non si curò neppure di risponderle.

 

 

 

Kaoru, con lo sguardo immobile rivolto alla propria immagine riflessa in uno specchio ampio e nitido dell’unico bagno situato nel piano terra del palazzo, finalmente si era decisa ad utilizzare ciò che le aveva regalato Souka.

Stringeva quel tubo di rossetto con troppa forza. E la mano, inoltre, era tutt’altro che stabile. Eppure lei era un’artista! E si sa, tutti gli artisti, quando dipingono, devono avere una mano ferma e sicura.

Forse la tensione, forse il fatto di non essersi mai passata un rossetto sulla bocca, non la faceva sentire affatto tranquilla. Lo accostò alle labbra, nello stesso momento Kouga diede due colpetti alla porta. Fu tutto troppo improvviso, e quel suono altisonante la fece sobbalzare dallo spavento e… un disastro! Kaoru aveva appena combinato un disastro. Si guardò allo specchio, inorridita. Aveva sì colorato la bocca, ma solo per metà, ed inoltre una striscia spessa di rossetto le si era stampata sulla guancia.

 

- Gonza…? E’ lei? – chiese svelta, fremente.

 

Si sentì rispondere quasi all’istante: - Si può sapere che stai facendo lì dentro?

 

Kaoru cadde presto nel panico. La voce non era quella del buon maggiordomo!

 

- Kouga! – esclamò, ostentando un timbro traballante, proprio come lo erano le sue mani. Si guardò attorno per cercare qualcosa che le togliesse dal viso quell’orrendo disastro, poi decise di levare via il cosmetico strusciandosi la mano sulla guancia: il risultato fu ancora più catastrofico!

Il colore rosso si sfumò al contatto con le dita, e finì per imbrattarle mezzo viso, mani comprese. La ragazza aggrottò la faccia in una smorfia disgustata, sembrava avere contratto chissà quale strana malattia. Respirò lentamente e balbettò appena: - E’ tutto apposto! Non preoccuparti! – e non riuscì a dire altro. Non poteva di certo farsi vedere da lui in quello stato! 

 

Di sicuro a Kouga la situazione non parve assai chiara. – Il pranzo è pronto. – disse soltanto, senza aggiungere commenti di nessun tipo. Di certo non poteva buttare giù la porta.

 

- Dì a Gonza che pranzerò più tardi, va bene? – rispose, cercando di apparire tranquilla. Con quel disastro che aveva combinato, fu un’impresa piuttosto difficile.

 

Dall’altro lato, il signorino emise un sospiro, successivamente ritornò nel salone illuminato, e si sedette a tavola. Souka aveva accantonato la lettura di quel libro per versarsi dell’acqua in un bicchiere.

Durante il pranzo, la giovane, spinta dalla curiosità, non riuscì proprio a trattenersi, così, approfittando del momento, mentre Gonza si stava accingendo a portare via i piatti, si fece avanti con un quesito: - Girava voce che tu avessi salvato una giovane fanciulla purificandola dal sangue di un Orrore… E’ la verità?

 

Gonza per un attimo si bloccò. Osservò il signorino che trovò in lui un appoggio, poi riprese a raccogliere i piatti sporchi e a sistemarli sulla superficie di un carrellino porta pranzo.

 

- E con ciò? Perché ti interessa?– rispose bruscamente il ragazzo. Non gli andava di certo di tirare nuovamente in ballo quell’episodio. Soprattutto non gli andava di farlo con Souka.

Quest’ultima si strinse nelle spalle, con indifferenza: - Niente, ma mi auguro solamente che quella ragazza ti abbia perlomeno ripagato. Dopotutto, hai salvato la sua vita quando non eri tenuto a farlo.

 

Stavolta il maggiordomo non riuscì a trattenersi: - Ecco, signorina… - premise, continuando con calma a sparecchiare. Poi successivamente, quasi volesse approvazione, guardò Kouga. Il giovane non disse nulla, perciò l’uomo continuò – La ragazza purificata, è Kaoru! – La rivelazione improvvisa colse Souka alla sprovvista. La cugina del Cavaliere dell’Est corrucciò la fronte, e con quella bocca avrebbe voluto dire chissà che cosa, ma non fu capace di aprirla. Quando il maggiordomo uscì dalla sala portando con il carrellino con piatti e bicchieri da lavare, finalmente riuscì a dire la sua:

 

- E’ per questo che hai rischiato la tua vita per salvarla, non è così?

 

- Che vuoi dire? – replicò immediatamente Kouga, senza comprendere il significato di quelle parole. Ne comprese però la cattiveria.

 

Lei sorrise. – E’ chiaro: ti piaceva, e quindi non potevi permettere che morisse. Ma se si fosse trattato di una persona qualsiasi, beh… - lasciò la frase così, nel vago più totale, apposta per gettare fango.  

 

- Avrei fatto il possibile pur di salvarla lo stesso! – tuonò il cugino, parecchio adirato. Non aveva per niente gradito quell’insinuazione.

 

Souka restò un tantino scettica. Ad ogni modo, l’argomento non le dispiacque affatto.

- Però, te ne sei innamorato. Anziché lasciarla andare per la sua strada, hai deciso di tenertela per te! L’hai forse obbligata a ripagare il suo debito? – parole troppo impertinenti, le sue. Avrebbero dato fastidio a chiunque.

Kouga si alzò di scatto dalla sedia, ma anziché replicare personalmente, cosa che forse con difficoltà sarebbe riuscito a fare con toni pacifici, tacque.

A dare una lezioncina a Souka, però, ci pensò quel chiacchierone di Zarba, che vista la situazione non riuscì proprio a tenere a freno la lingua: - Hey, signorina! Prima di formulare delle ipotesi senza senso, dovresti conoscere almeno i fatti.

 

- Portami rispetto, Madougu! – sbottò all’istante lei, con un’aria di piena superiorità nello sguardo. – Il tuo compito è solo quello di fare da guida al tuo padrone durante le missioni.

 

Zarba si fece una grossa risata. – Ma davvero? Allora ci troviamo entrambi sulla stessa barca! – Dicendo ciò, le fece notare che sia le Guide Mistiche sia le Spalle Mistiche, avevano un punto in comune: quello di servire un Cavaliere.

 

Souka si incrociò le braccia davanti al petto, con fare indispettito:

- Io sono un essere umano! E i servi come te non dovrebbero nemmeno presenziare tra di noi quando non c’è lavoro da sbrigare!    

 

Come l’aveva chiamato? Servo?

No, Zarba su questo non poteva e soprattutto non voleva sorvolare.

- Insolente ragazzina! Ritira subito ciò che hai detto! – tuonò in preda all'ira. Quasi quasi preferiva le liti con Silva, a quelle con un essere umano sdegnoso e sfrontato come lei.  

 

L’unico a mantenere ancora la calma, sembrava essere Kouga. Lo spadaccino se ne andò via, senza aggiungere parola, lasciandosi la cugina alle spalle. Quest’ultima, con le braccia sempre più incrociate, sbatté un piede in terra, e poi si accomodò con rabbia sulla sedia.

 

Kouga raccolse ed indossò da solo il soprabito, senza chiamare a rapporto Gonza, sicuramente impegnato a svolgere le normali pulizie di routine, e lasciò la propria abitazione. Aveva ben altro a cui pensare che non diede assai peso alle parole pungenti di Souka e alla lite tra lei e il Madougu.

 

 

 

 

                                                                            ***

 

 

 

 

 

C’era un ragazzo con le spalle appoggiate alla parete di mattoni messa esattamente dietro di lui, che sembrava aspettare qualcuno. Aveva indosso un lungo soprabito, simile a quello di Kouga, ed era anch’egli un Cavaliere. Per la precisione, un Cavaliere d’Argento dell’Ovest. Ma stavolta non si trattava del giovane Rei Suzumura.

Jin, la persona in questione, vide Kouga avvicinarsi a lui, e sollevò gli occhi da terra.

 

- Gonza mi ha detto che volevi parlarmi. – disse per primo lo spadaccino.

 

- Infatti.- assentì il moro, poi slegò dal petto le braccia che fino a pochi istanti prima aveva tenuto incrociate, ed infilò una mano nella tasca interna dell’elegante soprabito- Ho qualcosa per te. – dichiarò, porgendogli un pezzo di carta ripiegato.

 

Kouga prima di sollevare il braccio, squadrò il foglio, ed infine si accinse a raccoglierlo.

Lo aprì e ci guardò sopra, trovandovi il nome e cognome di una persona.

 

- Che significa?

 

Jin, forse per orgoglio, si girò appena e guardò altrove. Non voleva farsi vedere da Kouga troppo preso da quella faccenda.

Dopotutto, lui era il Cavaliere d’Argento dell’Ovest, ragazzo riservato, taciturno, che pensava a fare il suo dovere. Tutto qui.

Ed anche se aveva ammesso di voler aiutare il figlio di Taiga, beh, per lui, mantenere una certa “distanza”, era una prassi. 

-Ho detto che ti avrei aiutato. Sto solo mantenendo la mia promessa. - Jin non era un tipo che amava sprecare il suo tempo per fare semplicemente quattro chiacchiere.

 

- In altre parole, sta cercando di dirti che quel tizio potrà fornirti tutte le risposte che cerchi. Semplice! – irruppe Danda, il bracciale magico e chiacchierone.

 

- Dove posso trovare questa persona? – Kouga sarebbe andato perfino in capo al mondo pur di avere risposte.

 

- Nel villaggio del Kantai. E’ un luogo che hai già visitato, no? – Anche Jin sapeva dello scontro sostenuto da Kouga in quel territorio, durante la cosiddetta “Notte Bianca”. Per cui, era certo che non avrebbe avuto nessun tipo di problemi ad arrivare in un posto formato prevalentemente da foreste e una manciata di abitazioni.

 

- Questa persona è un vecchio Cavaliere del Makai, e devi sapere che… - Danda stava per rivelare qualcosa, ma il suo proprietario lo coprì con una mano, privandolo della parola.

 

- Affinché ti riceva, devi portargli un compenso. – aggiunse l’umano.

 

- Di che tipo? – rispose titubante l’interessato.

 

-Basterà del saké rosso. Ma non uno qualunque. Una bottiglia di quello che producono nel territorio del sud, sarà sufficiente. - Il saké di quella zona era molto pregiato.

 

Il figlio di Taiga a dir la verità rimase alquanto perplesso dalla strana richiesta. Ciò nonostante, preferì non fare ulteriori domande, anche perché sapeva che Jin non avrebbe perso altro del suo tempo prezioso.

Ringraziò semplicemente il collega dell’Ovest con un diligente inchino, dato che dirlo a parole non era proprio il suo forte. Ma quello era il suo modo di esprimere riconoscenza. Ed un gesto così, fatto da un Cavaliere Magico che aveva la fama di essere scontroso e solitario, valeva molto di più qualsiasi parola.    

 

Dopo essersi congedati a vicenda, Danda, finalmente libero dalla mano del suo padrone, riuscì finalmente a dire la sua: - Perché mai mi hai tappato la bocca, piccolo Jin?! – disse arrabbiato.

 

- Avresti certamente rovinato tutto, con quel tuo difetto di parlare sempre a sproposito… – lo ammonì il ragazzo, e subito dopo sempre stizzito aggiunse: - E smettila di chiamarmi “piccolo Jin”!

 

 

 

 

                                                                                    ***

 

 

 

 

 

Varcata la soglia di casa, il Cavaliere Mistico dell’Est chiamò a rapporto il fedele maggiordomo, e gli spiegò in breve il dà farsi. Il gentile uomo assentì senza esitazione, poi scappò via, per preparare la vettura con il quale avrebbe accompagnato il suo signorino nel lontano distretto del Sud, per acquistare una bottiglia di saké rosso.

 

Prima che il maggiordomo sparisse del tutto, Kouga gli chiese un’ultima cosa: - Lei dov’è? Ho bisogno di dirle che partiamo. – La “lei” in questione altri non era che Kaoru. Raramente il ragazzo usava pronunciare il suo. Tranne in caso di pericoli immediati: a quel punto gli usciva limpido come un cielo di primo mattino.

 

- La signorina è nella sua stanza- disse in un primo momento Gonza, e appena esitante aggiunse – A dire il vero, si è chiusa lì dentro da quando voi siete uscito di casa.

Kouga storse un po’ le sopracciglia. Il comportamento di Kaoru gli era sembrato alquanto strano fin da quella stessa mattinata. Evidentemente doveva esserci qualcosa che non girava per il suo verso.

 

Si avviò su per le scale, costeggiò la parete di fianco ad esse, e in breve raggiunse la porta della camera, sbarrata, dell’artista.

Bussò dapprima, dimostrando di possedere grande educazione, e dall’altro lato si udì una risposta.

 

- Chi è? – disse la voce della mora. Ma non era un suono pulito. Sembrava quasi un fascio di parole modulate da un timbro instabile.

Kouga lo notò subito.

- Devo parlarti. – dichiarò semplicemente, con la chiara intenzione di farla uscire allo scoperto.

 

Ma che cosa stava facendo quell’artista, di così segreto, per chiudere la porta con una doppia girata di chiavi, e restare da sola nel suo alloggio?

Forse un nuovo dipinto? Una collana di fiori? Un lavoro ad uncinetto?

Ebbene… Niente di tutto ciò.

Kaoru si guardò brevemente intorno. Il pavimento della camera era un disastro. A terra, sparsi praticamente dappertutto, c’erano una miriade di abiti colorati che per via del modo con cui erano stati riposti, sembravano essere sgualciti.

Dopo le parole di Souka, che criticavano il suo modo di vestire, Kaoru voleva a tutti i costi trovare un indumento che potesse valorizzare al meglio la sua femminilità. Praticamente aveva provato tutto ciò che si trovava nel suo guardaroba: da quei pochi vestitini di cotone fino ad arrivare alle ormai infinite magliette e pantaloncini che aveva. In effetti, in quell’armadio c’erano troppe poche gonne.

 

- Adesso veramente non posso… - pronunciò dapprima, e aggiunse svelta- Facciamo dopo, ok? – poi si guardò rapidamente allo specchio: indossava i suoi soliti vestiti che, dopo le affermazioni della bella Souka, la facevano sentire ancora più insignificante di quanto in realtà lo fosse.

No, non poteva certamente farsi vedere in quello stato!

 

Tuttavia, la presenza dietro a quella porta chiusa non la pensava allo stesso modo. Posò una mano sul pomello, e tentò di girarlo, ma ovviamente non successe nulla.

- Non costringermi a buttare giù la porta. – enunciò lo spadaccino, con un tono pressoché irremovibile.

 

- Tu… - premise lei, quasi tremante- Non lo faresti mai, vero? – Infondo, sapeva bene che quello di Kouga era solo un falso pretesto intimidatorio per costringerla ad uscire.

 

Difatti, lo spadaccino replicò quasi subito: - No- pronunciò in un primo momento, ma non lasciò neppure il tempo necessario alla ragazza di tirare un sospiro di sollievo che proseguì all'istante – Però ho un duplicato di tutte le chiavi del palazzo.

 

Kaoru non poté fare a meno di deglutire con tensione. Di sicuro se quella porta non l’avesse aperta lei di sua spontanea volontà, lo avrebbe fatto Kouga! Questo pensiero la fece tremare. Fu in quel momento che, raccogliendo sia un pizzico di coraggio sia il tubetto dorato del rossetto regalatole da Souka, si convinse. Quindi, sollevò il tappo del cosmetico, si portò velocemente davanti allo specchio, e lo passò sulle sue pallide labbra che in un baleno divennero rosse come quelle di una magnifica geisha. Sospirò, specchiandosi un’ultima volta, e finalmente l’uscio della camera si aprì.

Kouga sentì lo scricchiolio della chiave all’interno della serratura che sbloccò la porta. Dopodichè, seguitò il cigolio di quest’ultima, e… Fu per lui chiaramente una sorpresa, scorgere un paio di labbra talmente rosse da far contrasto con il colorito di un viso bianco.

Rimase fugacemente interdetto. Quella era la prima volta che la vedeva truccata. Per cui anche l’espressione del volto lasciò che lo stupore gli trapelasse con chiarezza.

 

- Ecco… - pronunciò flebile la ragazza, abbassando per riflesso lo sguardo. Non riuscì a proseguire. Il battito del suo cuore era troppo alto e l’agitazione tanta. 

Questa volta fu lui a dire, o per essere più corretti, a fare qualcosa.

Prese un fazzolettino di cotone bianco dalla tasca interna del soprabito, e portò la mano che stringeva quel pezzo di stoffa sopra la bocca di Kaoru. Tolse via il rosso dalle sue labbra con un solo ma delicato passaggio. Poi guardò bene quella boccuccia che aveva ripreso il suo vero colore, le adagiò una mano sotto al mento e la toccò per la seconda volta, togliendo con la punta del pollice un ultimo frammento di rosso rimasto ancorato su di un lato.

 

- Mi stava così male? – chiese a quel punto Kaoru, presa alla sprovvista da quel gesto che di sicuro la portò a temere il peggio. Pensò che a Kouga non gli avesse fatto piacere vederla “conciata” in quello stato, e provò una tremenda vergogna che per un istante le fece desiderare di scomparire in un luogo molto lontano, soprattutto da lui.

 

Quando però si vide rispondere, tutto cambiò. – Affatto – fece, e la guardò profondamente negli occhi. – Ma sembravi non essere a tuo agio. – Portò lo stesso sguardo oltre le spalle della ragazza, su ciò che lo spiraglio della porta lasciava intravedere. – Stavi forse cercando qualcosa? – domandò, per cercare una spiegazione a quel disordine di vestiti sparsi dappertutto ed in subbuglio.

 

L’artista arrossì subito per via dell’imbarazzo, scosse il capo, ma non le uscì granché da quelle labbra.

- Io… stavo solo… - fece appena, poi zittì per non complicare ulteriormente la situazione.

 

Il rossetto sulle labbra, gli abiti in subbuglio… Forse Kouga aveva già capito, anche senza l’ausilio di una decente spiegazione. Tuttavia tacque, ma fece in modo di non farle pesare l’accaduto, e quindi cambiò discorso.

 

- Sto per partire. – le disse, ed il volto della mora parve farsi cupo.

 

- E’ successo qualcosa? – domandò preoccupata, si portò una mano in petto.

 

- Niente di grave. Devo prendere una cosa che si trova nel distretto meridionale. Gonza verrà con me per accompagnarmi. Dovrei tornare entro domani sera.

 

Quelle parole la presero in contropiede. Le si lesse chiaramente in volto un pizzico di timore. Kouga non era mai stato via per così tanto tempo. Ed inoltre abitare in quel palazzo immenso, da sola, un po’ la intimidiva. E questo lo spadaccino lo capì al volo.

 

- Ci sarà Souka insieme a te. Non devi preoccuparti.

 

- Già, è vero! – ammise sollevata, per un attimo si era completamente scordata della cugina di Kouga. – Comunque- rettificò all’istante, mostrandosi la persona più forte del pianeta- io non ho paura di restare da sola!

 

- Benissimo! – emise una voce. Quella di Zarba, precisamente. – I fantasmi che abitano in questa dimora saranno contenti di conoscere una coraggiosa ragazza come te!

 

Kaoru fu attraversata da un lungo e pungente brivido glaciale: - Fa-fantasmi?! – balbettò con difficoltà la parola in questione.

 

Zarba e il ragazzo si lasciarono scappare un inizio di riso, e a quel punto l’artista si rese conto della beffa. – Siete davvero odiosi! – sbottò, con tanto di labbra sdegnate, ma dopo tornò inspiegabilmente seria. Fissò Kouga diritto in volto – Non so cosa tu debba fare, ma comunque sii prudente. Me lo prometti? – aveva un timbro premuroso e tanto dolce al tempo stesso. Il ragazzo non poté fare a meno di notare la cadenza di quelle parole accompagnate da una voce così amorevole che avrebbe fatto sciogliere il cuore a chiunque. Le assentì, poi sorrise con la forza di uno sguardo soltanto.

Lei chinò gli occhi e senza volerlo vide che egli aveva due dita macchiate di rosso. Forse per via del rossetto che le aveva tolto poc’anzi. Gli raccolse dalla mano lo stesso fazzoletto che era servito a pulirle la bocca, e stavolta fu lei a levare via quel colore.

Lo fece con cura ed attenzione, prendendo la mano del Cavaliere, ed adagiandola nella sua.

Quanta tenerezza ostentò quella scena!

Era delicata, e aveva modi tanto dolci quasi quanto quelli di una madre che accudisce con cura il proprio bambino. Poi ad un tratto il fazzolettino le sfuggì dalle dita, volò a terra, lei cercò di riprenderlo, ma non appena staccò la mano da quella di Kouga, quest’ultimo la afferrò.

Si guardarono dritti negli occhi.

Il motivo del perché avesse fatto una simile cosa, neppure lui riuscì a spiegarselo. Non sapeva bene come, ma dentro di sé aveva sentito il forte istinto di compiere quel gesto.

Ci fu un momento di silenzio in cui lui dischiuse le dita, liberando così la gentile mano di Kaoru che anziché staccarsi, rimase lì per, poco a poco, congiungersi alla sua.

Tra la mano di Kouga e quella di Kaoru c’era una grossa differenza.

Erano due mani all’apparenza sì diverse, ma infondo tanto uguali.

E tutto ciò perché ciascuna non poteva fare a meno del contatto dell’altra.      

 

 

 

 

                                                                        

                                                                                           ***

 

 

 

 

 

Come in un lampo, la sera era presto arrivata.

Fuori il cielo appariva quieto, ma benché non ci fosse neppure l’ombra di una nuvola, in quel blu notte così denso non c’era neanche una stella. Perfino la luna si notava appena.

Erano all’incirca le 22, ed a Souka Saejima piaceva allenarsi all’aperto a quell’ora, soprattutto con un tempo sereno senza neppure uno spiraglio di vento che la potesse deconcentrare.

Nel frattempo, Kaoru aveva da poco finito di riordinare la cucina che fino a qualche istante fa era completamente invasa dal disordine di pignatte e scodelle varie. Si era offerta di preparare la cena, ma la paura di sbagliare tra i fornelli, alla fine le aveva fatto per davvero combinare un gran pasticcio.

Si guardò attorno, ed infine emise un sospiro di sollievo: finalmente ogni cosa era tornata al proprio posto! Tuttavia, Kaoru sentiva il bisogno di scusarsi con Souka, dato che il pasto serale non era andato a buon fine. Si asciugò la fronte con il dorso asciutto della mano, poi raggiunse il giardino ma non vi uscì subito.

Restò immobile ed in perfetto silenzio ad osservare quella splendida donna così elegante che si muoveva con armonia facendo volteggiare la lama della spada con bravura. Sembrava quasi che al suo posto in quella mano lei stesse reggendo un ventaglio, anziché un oggetto pesante come quello. Difficilmente un’arma nelle mani di una donna sarebbe riuscita a compiere simili evoluzioni.

Doveva avere forza, quindi, Souka. Eppure non aveva un fisico corpulento e massiccio, anzi!

Anche a Kaoru sarebbe piaciuto potersi muoversi in quel modo. E la cugina del signorino, per miracolo parve leggerle nella mente.

 

- Vuoi provare? – emise ad un tratto, cogliendo l’artista di sorpresa, dato che mai e poi mai si sarebbe aspettata né di essere vista, e né di essere letta nei pensieri. Ma come aveva fatto, la bella Souka, a fare tutto ciò? All'apparenza le era sembrata così presa dall’allenamento, che niente e nessuno avrebbe mai potuto attirare la sua attenzione. Doveva essere proprio un tipo speciale.

 

Kaoru a quel punto fu costretta a venire allo scoperto.

- Scusa, non volevo distrarti! – fece subito, con aria sinceramente affranta. E riguardo alla sconcertante proposta di Souka, aggiunse – Non riesco a tenere una padella in mano, figuriamoci una spada…!

 

La dama vestita di bianco riprese ad esercitarsi, e mentre lo faceva trovò anche il tempo per replicare con parole senza dubbio pesanti – Colei che aspira a diventare la futura sposa di un Cavaliere del Makai, deve essere ben preparata a qualsiasi evenienza. E’ per questo motivo che molti di loro prendono in moglie solo donne altamente addestrate nella lotta contro gli Orrori, e capaci di badare a loro stesse anche in caso di pericolo.

 

A Kaoru quell’espressione suonò con una certa inquietudine. Ma fu solamente in seguito, che quell’inquietudine stessa si trasformò in una vera e propria visione mostruosa del suo futuro.

Stando alle parole della cugina, Kouga prima o poi l’avrebbe lasciata per scegliere una compagna più capace e più forte? Lo avrebbe fatto per davvero, attenendosi così a quella sorta di regolamento del tutto ingiusto, oppure come al solito se ne sarebbe infischiato?

Non poteva sapere che cosa il futuro le avrebbe mai riservato, e anche se lei era più che convinta di conoscere bene colui che le aveva salvato la vita, non poté fare a meno di cadere nel baratro profondo dell’angoscia.

Fu presto colta da un flashback tremendo, in cui lei, braccata da un orripilante Orrore, correva a perdifiato per le vie di una stradina buia, mentre Kouga la osservava da molto lontano senza prestarle soccorso.

Si trattò di una visione agghiacciante che per sua fortuna terminò grazie al suono della voce di Souka.

- Non ti senti bene? Sei di colpo sbiancata.

 

Ritornata in sé, Kaoru non poté fare altro che negare.     

- Ero solo soprappensiero, tutto qui! – Ovviamente, mentiva. Discese un silenzio destinato a durare poco, e la brunetta dal dolce sguardo riprese quel pericoloso filo del discorso interrotto poco fa. – Se io imparassi ad usare la spada, pensi che a lui farebbe piacere?

 

Souka sapeva già cosa rispondere.

- Gli faresti un piacere, questo sì. – precisò netta – In questo modo non lo costringeresti ad esporsi troppo per tirarti fuori dai guai.

Quel responso fu la molla decisiva che portò Kaoru a prendere un’irrevocabile quanto convinta decisione.

Avanzò con passo sicuro, poi d’un botto esclamò caparbia: - Insegnami a combattere!

Fu proprio grazie a quella frase, che tutto ebbe inizio.

 

In una frazione di secondo, Souka mise nelle mani di Kaoru una spada. Non era particolarmente pesante, ma sorreggerla e farla muovere con una certa rapidità, non doveva essere una passeggiata.

Ed infatti, la prima mezz’ora la cugina di Kouga la spese per insegnarle ad impugnare con risolutezza l’ansa dell’arma.

 

- Tra te e la tua spada deve esserci prima di tutto feeling. Se lei percepisce che tra di voi c’è sintonia, per ringraziarti essa si farà più leggera, e vedrai il suo potere d’attacco duplicare.

 

Kaoru ascoltò attentamente i consigli della sua nuova istruttrice, e provò a metterli subito in atto.

Doveva e voleva essere degna di diventare, in futuro, la sposa di quel Cavaliere. E per farlo, era tenuta a trasformarsi in una persona completamente diversa. Tutt’altro che fragile ed indifesa.

Il suo Kouga, lei doveva meritarselo!

Souka le fece presto notare che aveva appena migliorato il modo di tenere l’arma tra le mani, e ciò spinse la bella Saejima a passare pericolosamente al contrattacco. 

Presa così alla sprovvista, Kaoru riuscì a stento a sollevare la spada davanti a sé, ma fu un’azione dettata per riflesso, tutt’altro che consapevolmente difensiva.     

 

- Aspetta…! – esclamò, in preda al panico- Non credi che sia troppo presto per affrontare un duello?

 

L’altra non sentì ragioni, e si portò la lama della spada davanti al volto: - Ci andrò piano, stai tranquilla. – caricò un nuovo attacco. Stavolta la giovane Mitsuki non fu così fortunata: l’impatto con quel fendente, oltre a farla cadere all’indietro, le fece scivolare l’ansa dell’arma dalle mani.

 

La dama vestita di bianco avanzò con passo lento ma deciso verso di lei, e le appoggiò la punta della lama alla gola.

- Non dovresti mai permettere a nessuno di farti disarmare. E’ un errore che potrebbe costarti caro. Ad esempio- antepose con un timbro gelido, prima di assottigliare lo sguardo e caricare con forza il braccio che impugnava la spada- la vita!

Durò giusto una manciata di secondi, quell’azione. Souka ebbe soltanto il tempo di vedere la propria arma volare letteralmente via perché colpita da uno spadino volante di ridotte dimensioni.

Scattò con il capo verso destra, poi fulminò l’inatteso quanto malgradito ospite con un’occhiata truce. Mosse rapidamente un passo all’indietro, e corse a recuperare la spada. Fu un movimento talmente rapido che neppure il più preciso dei cronometri sarebbe riuscito a segnalare il tempo.   

Le intenzioni della spadaccina furono abbastanza chiare: Ingaggiò spedita un duello con colui che le aveva appena tolto una preziosa quanto perfida opportunità. Ma solamente Souka sapeva in realtà quanto fosse disumano quel suo pensiero. Solo lei, ed il suo prossimo avversario: Rei Suzumura.

Kaoru si alzò svelta da terra, restò immobile a fissare i due che non parevano affrontarsi in un combattimento amichevole.

- Hey, vacci piano, sorella! Non vorrai mica ridurmi a fette…! – la sfotté la Zanna d’Argento, e trovò ironico perfino farle un bel sorriso.

 

Souka non lo gradì per niente. - Non ho mai permesso a nessuno di togliermi la spada dalle mani! – tuonò bruscamente, ma non si limitò solo a quello – Tanto meno ad un ragazzino impertinente come te!- Era a dir poco furibonda.  

 

- Modera le parole, umana! Di fronte a te c’è Zero, il Cavaliere d’Argento dell’Ovest che ha combattuto al fianco di Garo per distruggere Meshia! – replicò Silva, in preda alla collera. Il Madougu mai e poi mai avrebbe permesso a qualcuno di disprezzare il suo giovane proprietario.

 

Souka fece spallucce: - Sarà, ma resta pur sempre uno sciocco ragazzino.

 

La Zanna d’Argento, nonostante la stesse fronteggiando con una sola delle proprie spade, si parò il viso per bloccare l’ennesimo colpo della giovane, e sollevò lo sguardo al cielo: - Le donne! Sfido chiunque a capirle! – successivamente, afferrò con forza il polso della mano in cui Souka reggeva l’arma, e la indusse ad abbassarla.

 

Ovviamente, alla cugina di Kouga quel gesto così sgarbato non le piacque.

- Dovresti avere un po’ più di riguardo verso le donne.        

 

Rei le si accostò al lato del viso, ed a voce bassa le sussurrò all’orecchio: - Detto da una persona che di riguardo verso gli altri non ne ha, suona strano. Pensa per esempio se Kouga venisse a sapere della tua imperdonabile mancanza di riguardo a cui ho assistito poco fa… - fece, sottolineando le parole giuste per farle intendere che lui aveva capito quali fossero le sue vere intenzioni.

 

Souka si divincolò dalla presa che le impediva di muovere liberamente il braccio, e lo sfidò con un’occhiata. - Che cosa vuoi insinuare?

 

- Insinuare? L’ho forse fatto? Io non ho visto niente! – dichiarò, alzando le mani- E tu, mia cara sorella? Per il tuo bene, ti consiglio di fare la brava bambina. Dopotutto, è ciò che sei, no?

 

Quale fu la risposta di Souka?

Soltanto una: gli tirò uno schiaffo in pieno volto, ed andò via non prima però di avergli esposto con sdegno:

- Giocare con te non mi diverte più.

 

- Hey! – sbottò Rei, toccandosi la guancia dolorante con la mano. – Ma si può sapere che diavolo ti ho fatto?!

La risposta arrivò presto: - L’hai fatta arrabbiare. – commentò Silva, inoltre aggiunse – E a giudicare dall’impronta che hai sulla guancia, direi anche parecchio.

 

L’altro si lamentò presto.

- Voi donne siete davvero un mistero per me!  

 

 

Giunta nella propria stanza, Souka slegò con rabbia la coda che teneva i suoi lunghi capelli legati.

Sbuffò pesantemente. In quello stesso attimo, lo sguardo le finì per sbaglio sul ripiano della scrivania che si trovava all’interno dell’alloggio. Incappò così nel regalo che le aveva fatto la cosiddetta “futura sposa” di suo cugino. Quel fermaglio nero, elegante e raffinato, lei sembrava odiarlo con quanto più disprezzo avesse dentro. Sebbene in qualche modo si addiceva alla sua figura perfetta ed elegante, non avrebbe mai ammesso a sé stesse, di gradire quel dono. E né tanto meno lo avrebbe mai indossato.

Ebbene sì: Souka la odiava. E per di più, pochi minuti prima aveva perfino tentato di… Beh, diciamo sbarazzarsi di lei.

“Kouga, mi dispiace! Ma un Orrore ci ha attaccate di sorpresa, e… Sono così addolorata!”

Ecco, questo è quanto avrebbe riferito al suo amato cugino, per giustificare il tragico accaduto.      

In seguito lo avrebbe aiutato a superare la perdita, e poi finalmente sarebbe stata lei la sola ed unica sposa del Cavaliere.

Ma perché Kaoru non le era affatto simpatica?

Per gelosia? Perché in realtà quel cugino piaceva anche a lei? In verità, entrambe le ipotesi. Ma c’era anche dell’altro… Souka era più che convinta che Kaoru non fosse interessata minimamente al cugino, bensì ai suoi averi.

E nessuno mai sarebbe stato capace di levarle quel pensiero dalla mente.

 

 

Nel frattempo, in giardino Rei vide Kaoru andargli incontro con un’aria preoccupata.

 

- Tutto ok? – gli domandò dapprima, sfiorandogli con le dita della mano la guancia arrossata.

 

- Brucia un po’, a dir la verità. – si lagnò. Ed il suo cuore, nell’istante in cui lo sguardo cadde sul volto della ragazza, ebbe un sussulto. Fortuna che durò poco. Anche perché fu Rei stesso a non dargli una corda necessaria che lo avrebbe condotto molto probabilmente a commettere un errore madornale.  

 

- Vedrai che un po’ di ghiaccio andrà subito meglio! – gli propose l’artista, successivamente lo fece accomodare nel piccolo salotto della villa, quello a pian terreno che aveva due poltrone, un divano a due posti, tavolino e scaffale di legno.

Seduto sul divano, da una ciotola che Kaoru aveva appena appoggiato sul ripiano del tavolo, con diversi cubetti di ghiaccio, ne raccolse uno e lo accostò alla parte arrossata del viso.

 

- Questo è quello che definirei “sollievo immediato”! – esclamò, con beatitudine.

 

La mora sorrise, in seguito gli si accomodò a lato. Aveva assunto un’aria alquanto mogia. – Per favore, non dire a Kouga quello che è successo. Si arrabbierebbe tantissimo… - abbassò lo sguardo come una persona piena di vergogna.

 

- Mi chiedi troppo… Quella specie di bambolina antipatica stava quasi per…

 

- No, non è colpa sua! – si affrettò a dire, cercando di giustificare il comportamento di Souka che non le era sembrato per niente voluto. – Sono stata io a chiederle di insegnarmi a combattere. Ma l’idea si è rivelata un vero disastro… E penso che Souka si sia arrabbiata con me perché mi sono fatta togliere la spada. Non era sua intenzione farmi del male, voleva soltanto sgridarmi.      

 

- Beh, per sgridare qualcuno, non c’è bisogno di… - Rei si trattenne dal pronunciare quel pezzo, in quanto a Kaoru non avrebbe fatto immensamente piacere. Comunque, se ne avesse avuto l’opportunità, allora avrebbe finito dicendo “tagliare la gola del proprio allievo”. Già, perché per lui era palese: Souka avrebbe finito col tagliarle sul serio la gola, se fosse arrivato anche solo un minuto più tardi. – Perché ti interessa così tanto imparare a combattere? La tua passione non è forse la pittura?

 

Kaoru s’irrigidì presto. Non poteva raccontargli la faccenda nei minimi dettagli. Quella in cui la sposa di un Cavaliere doveva rispecchiare determinate caratteristiche. Era certa che il giovane avrebbe finito col deriderla, magari dicendole di non fantasticare troppo su questioni che avrebbe potuto non avercelo per niente, un senso. “Kouga non ti scaricherà mai” le avrebbe forse dichiarato. E magari sarebbe corso a riferire l’accaduto allo stesso Kouga.

Ma quello proprio non doveva succedere. Kaoru doveva tacere!    

La prima cosa che fece, fu quella di scuotere irrimediabilmente la testa.

Poi di botto esclamò: - Era per scaricare la tensione! Tutto qui! – e sorrise. O perlomeno, cercò di fingere nel farlo.

 

- Esistono tantissimi modi sicuramente più piacevoli per scaricare la tensione. – Rei la guardò dritta in faccia. Kaoru rimase lungamente perplessa. Che lui stesse in realtà alludendo a qualcosa? Quest’ultimo notò la sua perplessità, e per farla breve, con schiettezza aggiunse: - Hai o no un ragazzo?

 

- Si, ma con questo…?

 

La Zanna d’Argento scosse il capo, con un gesto ormai di rassegnazione. Kaoru era propria un’ingenua bambina! dovette pensare in quel momento.

- Potreste per esempio uscire insieme per una di quelle passeggiatine romantiche al chiaro di luna, entrambi mano nella mano…! – le disse, illustrandole perfettamente la scena soltanto con l’ausilio delle parole. – Dopotutto, siete pur sempre due giovani innamorati!

 

Quei discorsi la fecero terribilmente arrossire. Le ci volle un po’ per tornare tranquilla.

- Dubito che Kouga abbia così tanto tempo da potersi permettere di fare una passeggiata. – dichiarò in tono abbattuto. Poi si mise pensierosa. – Che tu sappia, c’è forse qualcosa che ultimamente lo preoccupa?

 

- Eh? – replicò Rei, fingendo di non capire- Qualcosa che lo preoccupa?

 

- Sì, non so, magari problemi con il lavoro, legati agli Orrori, oppure qualcosa di personale… - spiegò meglio.

 

Il giovane Suzumura fece la parte di colui che si era messo a riflettere, dando alla propria recitazione un tocco veramente realistico. Sospirò, con aria affranta: - Mi dispiace, non lo so proprio! – ovviamente, era una bugia. Ma non poteva tradire la fiducia di un amico che lo aveva pregato di mantenere il segreto. – Perché mi hai fatto questa domanda? E’ forse successo qualcosa tra di voi?

 

- No, affatto… E’ solo che negli ultimi tempi sembra un po’ inquieto… Come se ci fosse qualcosa che lo mettesse in apprensione, o... – poi scosse il capo- Ma forse è solo la mia fantasia!

 

Rei concordò, reggendole quello che a sua insaputa era solo un gioco.

- Già, magari un po’ di stress. – le posò con garbo una mano sulla spalla, per rincuorarla. – Vedrai che non è niente!

 

 

Poco prima che il ragazzo lasciasse l’abitazione, davanti all’uscio di casa Kaoru gli lanciò un saluto. E fu in quell’attimo che le venne in mente di chiedergli una cosa.

– A proposito! – urlò, affinché la potesse sentire – Che cosa ci facevi da queste parti?

 

Rei si girò appena. - Nulla di particolare. Sono capitato qui per caso! – disse, ed infine proseguì il tragitto.

 

- Per caso, eh? – gli ripeté Silva, intonando una vocina maliziosa – Non ti sembra di aver detto un po’ troppe bugie, questa sera?

 

Rei fece spallucce.

- Una più, una meno non fa differenza.

 

- Però potevi almeno dirle che era stato Kouga a chiederti di passare a dare un’occhiata.

 

- E ricevere in cambio un altro schiaffo? – Rei sollevò in alto le mani, poi assentì con certezza- No grazie!

 

 

 

                                                               Fine episodio

 

 

                                                         

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Allora, pochi vaneggiamenti questa volta…

*e fu così, che tutti fecero festa*

^__^,

Ho aperto da poco il mio primo blog, quindi sto cercando di capirci qualcosa e di sistemarlo come si deve (ardua impresa), perché in materia faccio parecchio pietà… 

 

Prima di passare alle risposte, volevo dirvi una cosa in particolare… (e qui mi ricollego alle parole di stelly89_s riguardo al fatto che lei ascolta musica quando legge le fanfic)

UN MIRACOLO!!!

Mi sa che ho trovato il modo per sfornare capitoli a raffica e nel più breve tempo possibile, della GSS!!!

E’ successo per caso, (come mi capita la maggior parte delle volte), una notte stavo ascoltando una canzone dei KAT-TUN intitolata “Precious One”, mentre scrivevo il capitolo 19 della storia, e da lì mi sono accorta che più sentivo la canzone, più scrivevo, ed oltretutto senza problemi, così, libera come il vento!

Ragazzi una figata pazzesca, ve lo giuro!

Ma il bello è che mi capita solo con quella canzone… Oltretutto non rientra neppure nella mia top 10 di brani preferiti… Boh, non so proprio cosa dirvi… Sarà la melodia, sarà un po’ il significato del testo, oppure si tratta semplicemente di un fattore psicologico, tutto qui, ad ogni modo con Precious One filo come un razzo! Tant’è che ho appena finito di scrivere il 22°capitolo!

Ma la cosa assurda è che il motivetto non mi stanca affatto. Imposto il lettore mp3 sulla ripetizione continua di quel brano, e in una sera mi capita spesso di ascoltarla una decina di volte di fila, fino alle 4 del mattino. Solitamente anche con le mie canzoni preferite, già dopo i primi due ascolti, mi viene voglia di cambiare, però con questa no.

Proprio non me lo so spiegare…!

 

 

Per akiko: La tua recensione mi ha fatto parecchio sorridere! Eh, Souka quei sassi se li merita proprio… Soprattutto in questo capitolo! Sono sicura che adesso la vorrai ammazzare per davvero! Tuttavia, nel prossimo episodio forse cambierai idea, almeno lo spero per Souka!

Alla prossima!

 

Per _Elentari_: Mammina, Elentari…! Quello che hai scritto a fine recensione, mi fa morire dal ridere!! Ti immagino, con i nipotini che leggi al computer l’ottocentesimo capitolo di questa fanfic! Oppure anche l’ottocentesima serie! Altro che second season…! XD

 

Per seasons_girl: Che bello sapere che i miei capitoli ti facciano tornare il sorriso! ^__^ Mi fa stare bene anche a me!

Ok, ho inserito l’altra anticipazione, cercando di mantenermi sul vago, ma ho sempre un po’ paura di spifferare troppo… Tu cosa ne pensi?

Comunque, puoi anche smetterla di prostrarti ai miei piedi…! Mi fai diventare troppo rossa…! Un abbraccio fortissimissimo!!!

 

Per stelly89_s: Ah, sì! Ayumu Hamasaki la conosco, non bene, però ne sento spesso parlare. E’ considerata insieme ad Hikaru Utada (che conosco poco o niente) una delle regine del pop giapponese…! Io però mi accanisco sempre, e non so perché, su personaggi meno popolari… Forse è solidarietà? ^__^ Comunque no, prima di tutto mi innamoro della canzone, e poi vado a cercarmi chi la canta… ecco il perché! Faccio sempre così!

Tornando alla storia, a quanto pare abbiamo un’altra persona che vuole ammazzare Souka…! Eeh… l’avevo previsto, perché il personaggio è proprio odioso, e se poi si mette in mezzo ai due bombolotti (Kouga e Kaoru), è ancora peggio!

Comunque, sappi che tutto ciò che scrivi nelle recensioni, anche se a te può sembrare ripetitivo, per me è sempre nuovo! Quindi non farti problemi, e scrivi ciò che più senti di dire, perché spesso sono quelle le parole più vere! Un bacio!

 

 

Vi abbraccio tutti calorosamente, e vi aspetto al prossimo episodio corredato anche di disegno!

 

Botan

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Dubbi, incertezze e voglia di cambiare… Kaoru cercherà di diventare più forte, ma la situazione le sfuggirà di mano, e mentre fuori un violento temporale avvolgerà ogni cosa, un avvenimento inaspettato le farà crollare tutti i suoi sogni. Riuscirà l’intrepido Cavaliere dell’Est a rimettere a posto ogni cosa?

Questo e molto altro nel prossimo episodio: #09 Diluvio.

   
 
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