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Autore: cricotton    09/05/2010    2 recensioni
a non tutti è concessa una seconda possibilità di vivere... questo cassidy, la guardiana dell'acqua prima di irma, lo sa bene, perchè ciò che è l'è stato dato è qualcosa di meraviglioso e importante: la possibilità di ricongiungersi a sua madre e di esaudire i propri sogni... questa fanfic inizia dalla puntata della serie animata di Witch 2x26 (Z per Zenit/Z is for Zenith), una delle mie puntate preferite. crdo sia "Spoiler", perchè magari alcuni non l'hanno vista. [personaggio: Cassidy]. spero di avervi incuriosito e buona lettura! avvertenze: forse è un po' ooc
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Chi c’è

- Chi c’è? Chi è entrato in casa mia?-

 

La domanda fece sussultare Cassidy, non perché suonava un po’ spaventata  e sprezzante, ma perché a pronunciarla fu sua madre. Sorridendo, si girò,  e vide una donna ormai anziana, con gli occhi  spalancati e fissi verso di lei, ma purtroppo non potevano vederla. Il suo sorriso, di solito caloroso e gentile, era spento. Si appoggiava a un bastone per ciechi, tremando leggermente. –Chi sei?- le chiese Emily. La sua voce era tranquilla e pacata, ma tradiva timore. Cassidy fece un piccolo passo verso di lei: - Mamma…- sussurrò. La donna indietreggiò:- Perché mi chiami così? Io non ti conosco. Chi sei? - il tono di Emily si fece più spaventato. Alle parole di lei, la ex guardiana dell’acqua si fermò, non sapendo cosa fare. Poi, interdetta, continuò:- Mamma, sono io… Cassidy.- al suono del nome “Cassidy”, Emily sobbalzò e rimase in silenzio, il suo cuore smise di battere un istante. Poi rispose, con voce dura:-No, non è vero. Mia figlia è… è morta molti anni fa. Tu non puoi essere lei!- e ruppe in un singhiozzo: nonostante fossero passati tanti anni, il dolore per la perdita della sua adorata figlia era ancora vivo in lei, ma era riuscita conviverci con esso; per questo non poteva credere che ciò che quella ragazza dicesse fosse la verità. Cassidy chiuse gli occhi, cercando le parole più giuste e meno traumatizzanti:- Mamma, so che può essere difficile, ma sono davvero io, Cassidy, sono tornata.- disse dolcemente, avvicinandosi a lei con passi lenti. A quel puntò, Emily non sopportò oltre; con voce dura, esclamò:-Basta, se sei qui per rubare, prendi tutto quello che vuoi, ma non tentare di ingannarmi, affermando di essere mia figlia! Altrimenti, chiamo la polizia!- e a tastoni, cercò con la mano il telefono sul tavolino, finchè non lo toccò: alzò la cornetta. Cassidy si fermò, ammutolita e ferita. Abbassò lo sguardo a terra: era preparata a questo, ma le faceva comunque male. Emily lasciò andare la cornetta del telefono e le voltò le spalle. Quel gesto ruppe il cuore a Cassidy. Allungò una mano verso di lei, come aveva fatto da fantasma quando Nerissa l’aveva portata  a vederla, poi rinunciò a toccarla e si allontanò. Quando arrivò vicino alla porta, si ricordò improvvisamente di una cosa: speranzosa, si voltò di nuovo verso sua madre e titubante, cominciò:

 

Nel cuore della gente
vivono lacrime
che lievi si trasformano
in gocce di ghiaccio…

Se le avvicini al cuore
queste gocce
in un attimo si trasformano
in scintille di fuoco dorato,
pronte a riscaldare
sorrisi infelici…

Ecco quindi
milioni di sorrisi,
milioni di persone felici
pronte a regalare gocce di felicità…

 

A quelle parole, Emily si voltò verso di lei, gli occhi stupiti. Con voce flebile, domandò:- Come… come fai a conoscere quella poesia?- . Cassidy abbozzò un sorriso e si fece di nuovo avanti, combattendo le lacrime che stavano per nascere:- Me la leggevi prima di dormire, quando avevo…-. –Cinque anni…- finì sua madre. L’ex guardiana si arrestò, guardandola trepidante. Emily fece per dire qualcosa, ma non ci riuscì. Per un attimo, sembrò riflettere, come se stesse avvenendo dentro di lei una grave battaglia, se credere o no alle parole di quella ragazza che diceva di essere Cassidy… però quella giovane conosceva la sua poesia preferita, allora forse…

Lentamente si avvicinò a lei e lo stesso fece Cassidy.  Erano di fronte alla finestra, a pochi centimetri di distanza. All’improvviso, Emily allungò una mano:-Posso…?- chiese debolmente. Cassidy annuì e aspettò: le mani  di Emily si posarono sul suo viso, facendo cadere il suo bastone; al tocco gentile e pieno di ricordi delle mani di sua madre, Cassidy chiuse gli occhi. Sentì i polpastrelli di Emily sulle sopracciglia, sulle palpebre, sul contorno delle labbra e sui lineamenti del volto. Le dita  di Emily tremarono leggermente: il senso del tatto, acuito dalla mancanza di quello della vista, le portò alla mente un’immagine tanto cara quanto aspettata per tanto tempo… l’immagine del volto di sua figlia. Tutto ciò la lasciò interdetta per un attimo, ma poi subentrò la speranza… - Cassidy…- mormorò. Negli occhi di Cassidy balenò un luccichio di lacrime: -Mamma…- anche la voce di lei non le lasciava alcun dubbio: era la voce dolce di Cassidy, della sua Cassidy. Emily sorrise e sussurrò : -Sei proprio tu… la mia bambina. Cassidy!-.

 

 

  
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