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Autore: Liz    16/05/2010    3 recensioni
Per voi lui non ha tangibilità, è un’esistenza che si fa chiamare Maverick sui forum e nelle chat, e il cui detto è “Sono troppo vecchio per queste stronzate!”.
Vi siete conosciuti per caso, non ne conoscete né l’aspetto né il nome, ma ci parlate da mesi e solo con lui riuscite a sentirvi bene. Suvvia, quella sensazione di totale abbandono, di completa appartenenza e dipendenza… com’era la vita prima di Maverick? Neanche lo ricordate.

Reila odia Evan largamente ricambiata fin dal giorno in cui sono nati; le loro vite persistono così, in questo equilibrio stabile e bilanciato, ormai da anni.
Ma che fare quando si scopre che il proprio amante virtuale, alias “uomo dei sogni”, è proprio Evan?
Ci sono diverse scelte: buttarsi dal balcone, buttare lui già dal balcone, fare finta di nulla o cambiare radicalmente.
Evan sa cosa fare, ma per Reila ognuna di queste opzioni è sbagliata. Che sia il destino a scegliere ancora una volta, quel destino che li ha voluti anche vicini di casa…!
E forse, se ci si impegna, anche nel proprio nemico si può trovare un’occasione per crescere.
>>DAL CAPITOLO 19 [ULTIMO CAPITOLO] "Il cuore di Reila andò a fuoco nel sentire come l’aveva chiamata: “amore”. La bionda alzò il viso raggiante e gli diede un leggero bacio sulla bocca, alzandosi in punta di piedi quanto più poteva per raggiungerlo."
GRAZIE A TUTTI!!
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17- Be mine

 

L

a sensazione ruvida ma piacevole della leggera barba di Evan percorse con piccole scosse la pelle del viso di Reila, dandole dei brividi sottili lungo tutta la schiena.
Le sembrava impossibile come un particolare così insignificante e normale potesse essere per lei così eccitante, tanto da aumentare vertiginosamente la temperatura del suo corpo.

Perso ormai il pieno controllo del suo corpo, la bionda affondava le mani nei capelli neri e spettinati di Evan, con cui giocava distratta. Il ragazzo aveva risposto a tanta passione aumentando il ritmo serrato con cui tormentava le labbra di Reila, stretta tra le sue braccia.

Era piccola in confronto a lui, e infinitamente più fragile: eppure Evan sentiva per certo che se avesse interrotto quell’abbraccio lui sarebbe crollato in mille pezzi di vetro.

Tuttavia, nonostante facesse di tutto per rimanere così per sempre, Reila si divincolò dalla sua bocca, ansimante e rossa come un peperone.

Com’è bella, pensò Evan sorridendo.

«Evan…» mormorò Reila sfinita, con la voce ridotta a un sussurro «… ma che stiamo facendo?»

Questa frase riportò Evan alla realtà. Una realtà dove lui stava ancora con Emy.

Sorrise malinconico, accentuando la stretta delle mani attorno alla vita della ragazza, sentendola così fremere piacevolmente tra le sue dita «Hai ragione. Io ho Emy…» rispose Evan, ma l’espressione sicura di Reila faceva capire quanto lei fosse convinta del bacio appena avvenuto.

«… Ma non è forse questa la parte migliore del lasciarsi? Trovare qualcun altro di cui non hai mai abbastanza, che vuole stare solo con te…» aggiunse quindi il moro, osservandola negli occhi intensamente.

Reila sobbalzò, sorpresa dal tono provocante di Evan, ma ancora di più dal fatto che lui pensasse questo di lei. Bisbigliò di nuovo il suo nome mentre il ragazzo continuava serio il discorso «Se è per Emy, smettila di preoccuparti. In un modo o nell’altro deve capire che è finita».

Reila scosse la testa, spostando la presa delle sue mani sulle spalle del moro «Non è questo. Ormai è troppo tardi per avere delle remore verso Emy…»

Evan le sorrise e aprì la bocca per dire qualcosa, ma Reila lo bloccò appoggiando un dito sulle sue labbra «È che io… fino a poco tempo fa… non lo sapevo. Non riuscivo a decifrare l’emozione che mi dava stare con te. Pensavo fosse una profonda amiciza. Ma no… non è così. È come se stessimo assieme da sempre e la fase della cotta fosse lontana anni luce! La verità è che io… io per te…»

Sentivo il cuore battere solo in sua presenza. Il respiro si faceva bollente come la mia pelle e le gambe tremavano ogni volta che mi sfiorava, ogni volta che lo vedevo allontanarsi con Emy.

«Reila…» sussurrò languido Evan, ritornando a sfiorare le sue labbra.

Le accarezzò con dolcezza, mordendole morbidamente , coccolandole con il suo respiro caldo, fino a quando un sapore salato si insinuò nella sua bocca. Si staccò da Reila, stupito nel vederla piangere silenziosamente.

«Hey…» le prese delicatamente il volto tra le mani, asciugandole gli occhi coi pollici. Si soffermò a scrutare preoccupato le iridi nocciola sfocate della lacrime, per tentare di capire cosa stesse succedendo dentro la sua testa.

Sotto quegli occhi attenti la ragazza chinò la testa, appoggiandola poi al petto di Evan, mentre di fianco al viso stringeva nei pugni la stoffa leggera della sua maglietta.

«I-io sono una persona orribile, sai Evan? Sono proprio disgustosa. Io… io non ti ho mai odiato davvero…» esitò un attimo, incerta se alzare il viso per constatare la reazione di Evan. Alla fine continuò tremante, temendo le conseguenze di quello che stava per rivelargli «Io ho semplicemente usato il tuo rancore per tenerti stretto a me. Anche te… ho usato anche te per non sentirmi sola. Sono spregevole, vero?»

Il silenzio di Evan le provocò dei brividi di terrore lungo le gambe, che stava sentendo cedere. Per fortuna Evan la sostenne per un fianco, mentre con l’altra mano le alzò il viso delicatamente.

Nel vedere gli occhi di Evan luccicare sorridenti e colmi di dolcezza il cuore di Reila sembrò ricomporsi dai pezzi in cui era caduto, per poi tornare a battere impazzito alla voce bassa e intima del ragazzo «No, affatto. Sei così bella quando ridi… ma sei ancora più bella quando piangi. Sei così…»

Evan si interruppe, perso nel carezzare la guancia di Reila, smarrito nel guardare le sue labbra schiuse e calde. La guardò negli occhi intensamente, facendola sobbalzare.

Perché ora? Perché le sto confessando tutto ora? Papà è appena morto.

«Promettimi che ti prenderai cura di lei».

Ne saresti contento forse… forse sto cercando qualcuno che mi ami e mi aiuti…

«… Così necessaria. Sei come aria… acqua… vitale»

Mentre Reila arrossiva violentemente in preda al batticuore Evan si chinò nuovamente su di lei, imprigionando le sue labbra tra le sue

Un giorno sarebbe bello essere amati per i nostri difetti.

Un giorno… ci arriveremo.

Insieme.

~

Il giorno del funerale di Kaleb fu il 15 aprile; un giorno stranamente caldo, con il sole alto nel cielo blu terso.

Finita la cerimonia Reila lasciò soli i fratelli Williams, accompagnati da Emy, precedendoli verso la macchina di Evan: non voleva essere troppo invadente, in fondo erano questioni legate alla loro famiglia.

Mentre i tre osservavano la lapide di Kaleb, ritratto sorridente e felice nella foto, Erik si rivolse scocciato al fratello «Perché non piangi?» gli chiese rimproverandolo.

Evan lo guardò serio «Perché dovrei?»

«Come perché? Papà… non c’è più! Non ti rende triste?» gli rispose Erik indignato

«Certo. Certo che sono triste. Ma si piange solo quando si hanno dei rimpianti e io riesco a lasciarlo senza averne…»

I due si sorrisero malinconici e si allontanarono dalla tomba del padre, seguita da Emy.

Prima di salire sull’auto Reila chiese ad Evan come stasse, ma lui non le rispose, ignorandola completamente. Reila pensò che non l’avesse sentita ma si sentiva poco tranquilla.

Lasciarono Erik sotto casa sua ed accompagnarono Emy all’ospedale, dove doveva cominciare il suo turno da infermiera. Prima di entrare nella struttura si soffermò pensierosa ad osservare l’auto nera del proprio ragazzo correre via.

 

Evan fermò la macchina davanti a casa sua e poi si rivolse a Reila sorridendo «Vuoi salire da me?» disse, lasciandole intendere chiaramente le sue intenzioni

La ragazza arrossì sorpresa, non riuscendo a sostenere lo sguardo del moro «Non so, Evan. Mi sento così in colpa per…»

Reila non riuscì a finire la frase, interrotta da Evan che sporgendosi su di lei dal sedile del guidatore era giunto a baciarla. Ma era un bacio diverso da quelli che si erano scambiati fino a quel momento: non era per niente timido e casto, anzi.

Le loro labbra si tormentavano mosse da una passione travolgente, che li portò in breve a far toccare per la prima volta anche le loro lingue. Il sapore di Evan fece girare la testa a Reila che gemette soffocata da tanto impeto, mentre Evan si azzardava a morderle in modo eccitante il labbro inferiore.

Il ragazzo si staccò da lei lentamente con tanti piccoli baci e le sorrise comprensivo «Non sforzarti Reila. Se non vuoi…»

«NO! NON HO DETTO QUESTO!!»

L’urlò crucciato della ragazza stupì entrambi, ma appena Reila si rese conto di quello che aveva detto cominciò ad arrossire morendo di imbarazzo. «I-io non…» balbettò coi lucciconi agli occhi, mentre Evan rideva come un pazzo.

Reila osservò sollevata il moro, felice che non soffrisse troppo per la morte del padre. Poi si ricordò della sua figuraccia e gli chiese perché stesse ridendo, desiderando di scomparire all’istante.

«Perché sei così buffa!» le rispose Evan senza smettere di ridere.

Reila aggrottò le sopracciglia arrabbiata «Ah, io sarei buffa!? Allora dimmi cosa ci trovi in me!»

Evan la osservò sopreso da questa domanda, ma non rispose. Temendo di aver esagerato Reila cominciò ad agitarsi «B-bè… Emy è bellissima. È alta, sexy e simpatica, mentre io sono bassa, piatta come una tavola e frignona! Sarà che non lo capisco… affatto!»

Il ragazzo le sorrise dolcemente, prendendole il viso tra le mani.

Com’era tenera quando si arrabbiava, pensò. Decise però di non darle ancora alcuna soddisfazione e si limitò a ribadire «Vedi che sei proprio buffa?»

Gli occhi della ragazza spalancati tradirono il suo orgoglio ferito.

Non risponde! Vuol dire che non vuole ammettere che in me non ci trova nulla!

Lo sapevo, lo sapevo!

Sicuramente gli piaceranno le tette grosse e le gambe da cerbiatta!

Reila pensò questo, cominciando a palparsi il seno come per verificare che fosse davvero così poco rispetto a quello di Emy.

A quel gesto Evan arrossì scandalizzato «MA CHE STAI FACENDO?»

Reila si girò piangente verso Evan «Scusami…»

L’ammissione di una colpa?, rifletté Evan, che spazientitò le diede uno sbuffetto sulla testa «Basta, decido io: tu vieni con me. Non faremo sesso, placa la coscienza».

Reila nascose il viso arrossendo ed afflitta pronunciò «Ah… va bene» con delusione, mandando Evan ancora più in confusione.

~

Seduti sul divano uno di fianco all’altro, mentre un film troppo ignorato si svolgeva davanti a loro.

Evan guardava spesso Reila, rivolgendole delle occhiate profonde che la ragazza prontamente ignorava, non sapendo cosa fare: stavano davvero assieme? Come doveva comportarsi con lui? Avrebbe dovuto avvicinarsi, abbracciarlo oppure aveva frainteso tutto? Cosa voleva dire stare con Evan?

Eppure aveva una voglia così ardente di stringersi a lui, percepire ancora le sue mani attorno a lei… Così all’ennesimo sguardo Reila decise di parlare.

«Che hai?» gli chiese sorridendo.

All’improvviso Evan si mise a cavalcioni sul divano, avvicinandosi a lei. Ben presto la sovrastò completamente, lasciandola senza fiato.

Al solito il profumo stuzzicante di Evan le annebbiò la mente, impedendole così ogni reazione: il suo corpo era come paralizzato nei baci che Evan stava spargendo lungo tutto il suo viso, tra dolcezza e desiderio.

Reila chiuse gli occhi, arrendendosi al suo amore, e deglutì imbarazzata appena sentì la voce di Evan solleticarle l’orecchio «Cosa mi piace di te?»

Il ragazzo le smosse dolcemente col naso una ciocca di capelli, respirandone il profumo «I tuoi capelli dorati e leggeri…», sospirò passando a mordicchiarle dolcemente il lobo dell’orecchio, mentre la sentiva tremate sotto di lui in preda ai brividi.

Evan sorrise compiaciuto e le baciò la guancia, stando ben attento a far aderire anche la punta della lingua «… la tua pelle liscia che arrossisce ogni volto che la tocco…»

Accarezzò il profilo della ragazza con il prioprio viso, raggiungendo gli occhi con le labbra «… i tuoi occhi sinceri…».

Poi, ripercorrendo lo stesso cammino stavolta con la bocca, Evan la baciò sulle labbra, facendole aderire con le sue a lungo e profondamente «… i tuoi sorrisi gentili…».

Nel frattempo aveva insinuato una mano troppo audace sotto la maglietta di Reila, alzandola all’altezza del petto. Aveva cominciato ad accarezzarle la pancia, che si muoveva ritmicamente sotto il suo tocco, tendendosi per i brividi. Il ragazzo si spostò lungo il corpo della ragazza, lasciandole dei baci ardenti lungo l’addome, risalendo fino a quando non la sentì respirare profondamente al contatto delle sue dita con i suoi seni. «… il tuo corpo piccolo e fragile, ma così caldo»

Reila strinse le braccia attorno alla sua schiena e la sensazione di sentirlo forte e grande sopra di lei la accese, facendole fare pensieri poco casti. Si immaginò come potesse essere fare l’amore con Evan, mentre anche solo il suo tocco la faceva impazzire.

All’improvviso sentì delle gocce cadere calde sulla sua pelle. Aprì gli occhi sconvolta e si irrigidì «Evan perché stai piangendo?»

A quella domanda inaspettata il ragazzo si fermò. Stupito, si toccò il viso rendendosi conto di stare piangendo lacrime.

Reila si mise seduta preoccupata, mentre anche Evan si alzava da sopra di lei asciugandosi gli occhi, che pure rimanevano lucidi «Scusa. Mi ero impegnato a non piangere per papà, ma lasciandomi andare mi sono distratto…»

Reila lo osservò triste e lo abbracciò, stringendo le braccia esili attorno al suo collo.

Evan rispose all’abbraccio stringendo entrambe le braccia attorno alla schiena ancora mezza nuda della ragazza e pianse silenziosamente.

Rimasero così a lungo, per ore forse; anche i loro cuori avevano cominciato a battere insieme… «È notte fonda, forse è il caso di andare a dormire. Oggi è stata una giornata triste» gli sussurrò Reila, sciogliendo quell’eterno abbraccio. Evan annuì e la baciò lentamente per poi alzarsi e tenderle una mano.

Reila lo guardò confusa attraverso la penombra «Rimani con me stanotte»

Gli occhi della bionda scintillarono mentre gli porgeva la mano come risposta affermativa.

 

Si stesero sul fianco tra le coperte uno davanti all’altro. Evan riusciva a sentire l’imbarazzo e la profonda emozione di Reila, per cui strinse un braccio attorno alla sua vita per farla sentire più a suo agio.

La bionda si avvicinò strisciando nel letto, fino a raggiungere il petto del ragazzo, che strinse al suo viso arrossato con entrambe le mani.

«Voglio solo… sentirti» mormorò Evan baciandole i capelli, lasciandole una sensazione piacevolissima in tutto il corpo.
Proprio in quel momento il telefono di casa cominciò a suonare.

Al terzo squillo Evan riuscì a staccarsi da Reila e a rispondere alla chiamata.

Mentre parlava Reila osservò sdraiata tra le lenzuola la sua schiena con le lacrime agli occhi: era Emy.

«Pronto? Ah, sì sì sono da solo. No, mi spiace ora non posso, domani va bene. Ciao… anche io»

Quel “sono da solo” spezzò il cuore a Reila.

Ecco cosa voleva dire stare con Evan: doverlo dividere con qualcun altro. Sentirsi l’altra.

Il moro si girò e la guardò triste ma ammagliato dalla sua figura avvolta nel suo letto. «Scusa» sussurrò senza muoversi.

Reila scosse la testa e tese entrambe le braccia verso di lui.

«Torna da me» bisbigliò affranta appena risentì il calore del corpo di Evan tra le dita.

Torna mio.

 

 

 

 

 


 

Note per riempire lo spazio

 

 

Evan e Reila stanno assieme!!! Alèèèè!!! Non siete contente? XD

Bè devo scappare a studiare biologia… spero che questo capitolo vi piaccia ^^

Grazie a Kikka_neko, MakyMay e Kyraya per l’infinito appoggio J spero che questi aggiornamenti frequenti vi garbino ;D

 

“La stai tradendo con Reila?!” “…sì” “Ecco perché Reila è triste. Dimmi ti rendi conto che la stai facendo soffrire? O magari la cosa ti diverte!”

 

Alla prossima!!

 

 

 

 

 

 

   
 
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