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Autore: Botan    24/05/2010    4 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lassù il cielo di quel tardo pomeriggio aveva un colorito spento, dai toni del grigio

                                        Diluvio

                                          #09

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

Lassù il cielo di quel tardo pomeriggio aveva un colorito spento, striato da un manto di nuvole opprimenti dai toni dell’avorio e del grigio. Da un momento all’altro sarebbe venuto presto a piovere. E a giudicare dall’odore intenso ed umidiccio che si poteva respirare nell’aria, certamente non sarebbe stato un comune temporale.

Kaoru si affrettò a rincasare alla svelta, ma prima di richiudersi il pesante portone del palazzo alle proprie spalle, gettò un’occhiata al cielo.

 

- Che tempaccio! – esclamò, mentre un lieve brivido ghiacciato l’attraversò tutta. Richiuse alla svelta l’uscio per impedire ad un fascio di venticello sottile di accomodarsi in casa ed invadere il piccolo ingresso, ovvero la pre-hall che conduceva mediante l’apertura di un ennesimo portone, alla vera e propria hall principale del palazzo. Si tolse la tracolla della sacca marrone che portava sulla spalla, ed entrò nel piccolo salone di fianco a lei. La posò momentaneamente sulla seduta del divano, e qualcosa in quella stanza attirò la sua attenzione. Da una delle finestre, malgrado il tempo instabile, intravide qualcuno.

Souka non aveva rinunciato ai suoi allenamenti quotidiani in compagnia della propria spada.

Kaoru si avvicinò alle lastre della finestra, ci accostò una mano, e restò lì, come incantata, a guardarla combattere da sola contro il vento.

Come poteva una ragazza come lei, che era riuscita a sopravvivere al contagio del sangue di un Orrore, gettare la spugna? Durante tutta la notte non era riuscita a chiudere occhio. Non aveva fatto altro che rigirarsi di continuo tra le lenzuola del letto, e soppresso la testa più volte sotto il cuscino, con la speranza di soffocare i pensieri.

Quel tipo di pensieri.

Essere una donna debole, fragile, con il bisogno costante di protezione, quindi la preda ideale per quelle infide creature demoniache chiamate “Orrori”. E se un giorno una di loro avesse tentato di rapirla per ricattare Kouga? E se un giorno lei si fosse trovata in pericolo, sarebbe riuscita a cavarsela senza l’intervento di nessuno? E se…

Kaoru non ne poteva più di tutti quei “se”, di tutti quei cattivi pensieri che l’avevano assalita subito dopo le crude quanto veritiere parole di Souka.

Ne era sempre più convinta: Kouga doveva meritarselo!

Per quanto ancora avrebbe pesato su di lui? E per quanto tempo ancora lui le sarebbe restato accanto? Prima o poi era certa che un giorno o l’altro quel taciturno Cavaliere si sarebbe stancato di farle da balia, proprio come le aveva detto la stessa Souka, la sera prima in giardino. Ormai ne aveva la certezza: era solo questione di tempo. Forse un annetto al massimo, e la meravigliosa quanto impossibile fiaba tra lei e Kouga si sarebbe conclusa. E magari chissà, il cuore del giovane paladino avrebbe iniziato a palpitare proprio per la splendida cugina, che meglio rappresentava la protagonista di una favola tra un Cavaliere e la sua Principessa.

 

Ma poteva Kaoru permettere che accadesse una simile cosa?

La mano poggiata sulla lastra di vetro della finestra, lentamente si chiuse a pugno. In un certo senso, quel gesto fu la sola risposta.

No! Lei non poteva sopportarlo. Avrebbe fatto quanto in suo potere per impedire che il destino apponesse a quella storia la parola “fine”.

Lanciò uno sguardo all’orologio appeso alla parete. Kouga sarebbe tornato verso sera. Per cui, di tempo a Kaoru gliene restava ancora un bel po’.

Sì, ma per fare che cosa?   

 

Raggiunse di corsa la maestosa hall, e in seguito si spinse verso una delle porte che non avrebbe mai dovuto varcare. Perlomeno, non da sola.

Ebbene sì, l’artista si ritrovò molto presto nello stanzone semi oscuro dove solitamente Kouga svolgeva i suoi allenamenti più duri: L’ala riservata ai Cavalieri Mistici.

Il luogo dove lo stesso Kouga le disse, quando Gonza tempo fa la condusse lì, che vi potevano accedere solo le persone di cui egli si fidasse di più.

La mora aveva visitato quel posto soltanto una volta. Ma in quel periodo era talmente presa dalla battaglia che presto ci sarebbe stata tra Garo e Barago, che adesso manco se lo ricordava più.

Il pavimento, diversamente dal resto di tutta la villa, era stato lastricato con mattonelle di pietra color biscotto, mentre attaccate alle pareti vi erano diversi candelabri d’ottone a tre fiamme, che rischiaravano solo alcuni angoli della zona. Kaoru deglutì, poi aggrottò la fronte con aria pensierosa e si guardò intorno. Effettivamente, un posto tetro e misterioso come quello, avrebbe fatto paura a chiunque. Nella poca luce, intravide un supporto di legno per le spade, puntellato al muro. Gli si avvicinò, e cercando il più possibile di fare attenzione, alzandosi sulle punte dei piedi, raccolse l’ultima nonché la più vicina a lei delle spade che vi erano appese.

Si trattava di un pezzo assai vecchio, per sua fortuna composto da normale ferro anziché Animetallo. Una semplice umana non avrebbe mai potuto sorreggere una spada fucinata da un materiale esclusivo come quello. 

Nel modo in cui le aveva insegnato Souka, si affaccendò ad impugnare l’ansa tinta di blu con ambedue le mani: Stavolta avrebbe fatto tutto da sola, senza richiedere l’aiuto della dama vestita di bianco, e così iniziò subito ad esercitarsi.

 

 

 

 

 

                                                                                      ***

 

 

 

 

 

Seduto al fianco di Gonza, nell’autovettura che il buon maggiordomo stava con diligenza guidando verso casa, Kouga teneva tra le mani un involucro di carta che ricordava a prima vista la sagoma di una bottiglia. Probabilmente doveva trattarsi di quel famoso saké rosso prodotto nel territorio meridionale, che avrebbe poi dovuto regalare al vecchio Cavaliere Mistico del Kantai.

La macchina nel frattempo si era fermata. Gonza aveva innestato la prima marcia con un cambio ormai antiquato, tipico di un’auto d’epoca come quella, spinto la frizione ed infine premuto il piede sul pedale del freno.

 

- C’è un traffico incredibile, signorino. – gli comunicò con voce desolata, mentre fissava davanti a sé e con aria affranta una lunga coda di macchine ferme che pareva non aver fine. Poi prese dal cruscotto un foulard colorato, e lo usò per tamponarsi la fronte sudaticcia. Sebbene il cielo fosse carico di nubi, c’era un alto tasso di umidità che circolava imperterrito nell’aria. Era un clima afoso, che attendeva l’arrivo di una bella tempesta per potersi rinfrescare. Ma non era il solo a desiderare ciò. Anche Gonza aspettava con gioia la venuta del temporale. - Temo proprio che resteremo fermi qui per un bel po’… - continuò, sempre più abbattuto, picchiettandosi la fronte spaziosa con quel fazzolettino bordò a pois blu, che pareva essere il suo unico sollievo.

Kouga guardò la lunga fila di auto ed emise sommessamente un sospiro. In un secondo momento, volse il capo alla sua destra, in direzione del finestrino accanto, proprio nel luogo in cui si trovavano una successione interminabile di negozi, ed uno di essi attirò stranamente la sua attenzione. Rimase con lo sguardo fisso lì, quando ad un tratto, voltandosi verso Gonza, domandò:

- Quanto pensi che ci vorrà, prima che il traffico riprenda a scorrere e ci faccia ripartire?

 

L’uomo sporse brevemente il capo fuori del finestrino, e con certezza affermò: - Non meno di 20 minuti! – scosse con tribolazione la testa, ma quando vide Kouga aprire lo sportello della macchina, nel bel mezzo dell’ingorgo, e scendere, si trovò spiazzato. - Ma, signorino…! – biascicò, preso così, alla sprovvista- Dove state andando?

 

- Quando tornerò scommetto che sarai ancora qui. – disse solamente, e richiudendosi alle spalle la portiera della vettura, se ne andò verso l’esercizio commerciale visto poc’anzi.

Gonza lo seguì con lo sguardo, poi gettò anch’egli un occhio alla vetrina di quella boutique, e fu solo allora che capì il perché di tanta fretta.

Non c’era bisogno, infondo, di allarmarsi, e semplicemente sorrise.

 

 

 

 

 

                                                                                      ***

 

 

 

 

 

Era stanca morta. Per riprendere un po’ di fiato, Kaoru si era lasciata letteralmente cadere a terra. Di fianco a lei, su quella stessa pavimentazione color biscotto, si trovava anche la causa della sua fiacchezza.

Si girò accidiosa con la testa, e rivolse uno sguardo alla spada.

- Io e te non abbiamo nemmeno una briciola di feeling. – mormorò abbattuta, sbuffando quasi con una punta di rabbia. Per l’ennesima volta aveva fallito. E non riusciva proprio a darsi pace. Si voltò ancora, stavolta prese a guardare il soffitto che, a dirla tutta, a causa dell’oscurità non si vedeva nemmeno.

Le uniche cose con cui riusciva ad avere feeling, erano matite, pennelli e colori.

Pensò in quell’istante proprio a ciò che le riusciva meglio, ovvero dipingere. Ricordò una ad una tutte le tele che aveva creato da quando la passione per il disegno e la pittura le avevano rapito il cuore.

Ma quando le riaffiorò nella mente anche il primo dei tanti ritratti fatto a Kouga, improvvisamente le risalì l’angoscia. – Non basteranno pennelli e matite a difendermi da quelle malvagie creature…! – sull’orlo di una crisi di nervi, si infilò una mano tra i capelli.

Vide subito che la fronte era parecchio sudata. In quel luogo completamente chiuso e privo di finestre, doveva fare molto caldo. Si alzò da terra, raccattò la spada per rimetterla al proprio posto, e per farlo raggiunse il supporto di legno assicurato alla parete di fronte a lei.

Si alzò nuovamente sulle punte dei piedi, ed allungò entrambe le braccia verso l’alto per appendere l’oggetto nel giusto posto. Al primo tentativo non ci riuscì, per cui decise di spingersi ancora un pochino più su, finché la spada non le parve raggiungere correttamente il suo alloggio. Sì, perché quella di Kaoru fu solamente un’impressione. C’era davvero troppa poca luce, nello stanzone, e le ombre ingannarono i suoi occhi al punto di farle mollare la presa, benché l’arma non si fosse perfettamente incastrata nella sede. Si schiodò da lì quasi subito, prevedibilmente, ma la pittrice fu colta alla sprovvista, e…

Accadde l’irreparabile.

Nel finire giù a picco, la tagliente lama le lambì il braccio destro.

Soltanto appena. Per sua fortuna.

Kaoru emise un gemito di dolore, poi si afferrò l’arto ferito con la mano, e la faccia si contrasse in una smorfia di repulsione. Appena sopra il polso, si era aperto un taglio lungo all’incirca una decina di centimetri.   

Per istinto, la prima cosa che fece, fu quella di soffiare sopra la ferita.

- Accidenti e quanto brucia! – piagnucolò e corrucciò la fronte per via del fastidioso dolore. – Possibile che io non ne combini mai una giusta? – aggiunse poco dopo, con fare collerico verso stessa.

Si guardò rapidamente intorno, poi guardò ancora in terra e vide che le chiazze di sangue avevano già sporcato il pavimento.

Doveva tamponare quel brutto taglio, ed anche alla svelta.

Corse via, dritta verso l’uscita, ma quando si ritrovò nella hall, beh… iniziò a desiderare fortemente di trasformarsi nella donna invisibile di uno dei tanti fumetti che leggeva suo padre da ragazzo.

Ebbene, con un’ora scarsa di anticipo, Gonza era già lì, ma… non da solo, naturalmente!

Di fianco a lui, Kouga si era da poco sfilato il soprabito, e in quello stesso attimo sollevò lo sguardo verso la fine della sala, proprio in direzione di una Kaoru che quando lo vide rabbrividì all’istante.

Per di più, il signorino aveva notato che alle spalle della ragazza, il portone della fantomatica “ala riservata ai Cavalieri”, meglio conosciuta come la stanza più inaccessibile del palazzo, era spalancato. Senza perdere tempo, la raggiunse alla svelta.     

Con un gesto istintivo, la prima cosa che fece Kaoru fu quella di nascondersi il polso ferito dietro la schiena.

- Bentornato! – esclamò, fingendo di essere calma, ma il suono della voce la tradì spudoratamente. Cercò anche di sorridere, tuttavia si vedeva che quel gesto non aveva granché di vero. Era innaturale.

 

-Perché la porta è aperta? – gli chiese immediatamente Kouga, e come c’era da aspettarselo, lei trasalì di corsa.

 

Tentò di trovare una risposta, ma prima ancora aggirò come meglio poteva la domanda: - Hai fatto buon viaggio? – Quella fu una pessima mossa. Nel cercare di apparire la ragazza più gentile ed affettuosa del pianeta, Kouga si accorse subito della trappola, e non cadde nell’inganno.

 

- Perché è aperta? – ripeté. Stavolta le parole e la voce non gli uscirono con tanta gentilezza.

 

- Ti riferisci a questa porta? – Kaoru puntò il pollice della sinistra dietro le proprie spalle, cercando di guadagnare ancora tempo. Sperava di farsi venire in mente una giustificazione plausibile. Poco dopo trovò una sorta di “surrogato” di quella stessa giustificazione. – Era già aperta, stavo per venire a controllare... Ma non sono entrata! – disse all’istante per tranquillizzarlo. Oltretutto tentò di essere convincente. 

Tuttavia, nel vederla deglutire con i nervi a fior di pelle, Kouga capì che stava mentendo. Sentiva che c’era qualcosa di strano sia nella voce, e sia nel modo di muoversi di Kaoru. Ed infatti, vide subito che la ragazza teneva la mano destra dietro la schiena, come a voler celare qualcosa.

 

- Che cosa stai nascondendo? – chiese presto, additando l’arto con un cenno degli occhi.

 

Il cuore della pittrice iniziò a battere forte. Si trovò in balia del panico più totale.

Così, nella confusione disse: - Veramente, c’è stato un… - si trattenne, e poi ebbe la dabbenaggine di lasciarsi scappare – Non è niente di grave!

 

Kouga a quel punto capì che la situazione era molto più complicata del previsto. E quando intravide delle gocce di sangue precipitare verso terra e macchiare il pavimento, fu a quel punto che ebbe un sussulto improvviso. 

- Fammi vedere! – gli ordinò con fare allarmato. Quello, voleva essere un ordine, anziché una semplice richiesta.

Per istinto Kaoru scosse il capo. Cercò anche di indietreggiare con un passetto, ma lui glielo impedì afferrandole con forza l’avambraccio.

 

- Ahi! – gemette, proprio nell’istante in cui il signorino Saejima, scoprendole il polso, s’imbatté in quello che aveva tutta l’impressione di essere un gran brutto taglio.

Ovviamente, ciò che vide non lo portò di certo a calmarsi!

- Che cosa è successo?! – sentì il bisogno di guardarla dritta negli occhi, ma lo fece con una certa durezza.

 

L’altra aprì la bocca per parlare, ma a dire il vero, non sapeva bene che cosa rispondere.

- Non è nulla! – rispose ancora, come se quella ferita che le aveva lacerato la pelle, fosse da considerarsi assolutamente normale.

 

- Un taglio del genere può soltanto essere stato provocato da qualcosa di veramente affilato. – appuntò Zarba, prendendo al volo la verità. E, di fatto, finì il resto della frase cogliendo esattamente nel segno- Non ti sarai messa a giocare con degli oggetti appuntiti, spero!

 

Kouga la fissò ancora, stavolta con più insistenza: - E’ così? – A quel punto mentirgli sarebbe stato pressoché inutile. La mora corrucciò un po’ le labbra. Sapeva bene che non avrebbe mai potuto fingere, o quantomeno, portare per le lunghe quella che fin dal principio si era dimostrata un’instabile farsa. Abbassando un pochino la testa, con le spalle al muro fu costretta ad annuire e, ciò non la salvò dall’essere sgridata in pieno. Il sospiro che emise il ragazzo, stavolta non sembrò per nulla rassicurante. E di contenere quelle parole, lui non ne voleva proprio sapere. - Si può sapere che cosa ti succede?!  

 

Kaoru trasalì. - Io… -pigolò, incespicando per via della paura- volevo solo imparare ad usare la spada. – riuscì a pronunciare, ma era piena di vergogna, mentre l’altro in un primo momento sembrò non capire il perché di quel desiderio. Perché mai Kaoru avrebbe desiderato apprendere una simile arte? Lei cercò come meglio poteva di spiegargli l’accaduto. – Ne ho presa una di quelle che si trovano appese al muso della stanza, ma quando ho cercato di rimetterla a posto… - trattenne il fiato, lo guardò con il batticuore, e poi dopo un tergiversare snervante per entrambi, concluse - mi è caduta addosso. – I battiti del suo cuore ormai non si contavano più. Socchiuse un po’ gli occhi, pronta a ricevere un rimprovero che come una saetta in mezzo al cielo le arrivò addosso all’istante.     

 

- Ti rendi conto del rischio che hai corso?! Sei stata un’incosciente!– la voce di Kouga rintronò in tutta la hall, facendo tremare come non mai la ragazza che non ebbe la forza neppure di rispondere. Kaoru non lo aveva mai visto così… arrabbiato. Stavolta pensò che gli aveva proprio fatto perdere le staffe, ma se lo meritava dopo quello che aveva fatto, era stata proprio una vera incosciente.

Kouga era agitato, forse più della stessa Kaoru, ma soprattutto per un solo attimo sentì la paura divampare in lui con prepotenza.

E se la lama di quella spada, anziché sfiorarle il braccio, l’avesse colpita in modo assai più letale? Cercò di non pensarci, e soppresse quella brutta possibilità in un lampo. 

In verità, dello strano comportamento di Kaoru, se n’era già accorto da un po’. Più precisamente, dall’arrivo della cugina.

Cercò di riacquistare perlomeno un briciolo di calma, così riuscì a continuare – Perché vuoi imparare a maneggiare la spada? – Voleva farla arrivare al nocciolo della questione.

 

L’altra tergiversò ancora prima di rispondere: - Voglio essere indipendente- dichiarò in un primo momento, e con lo sguardo sempre più convinto aggiunse d’un botto- Voglio che tu non ti debba sempre preoccupare per me, e anche se sono una ragazza qualunque, voglio che tu sia fiero di me! – Kaoru disse tutto ciò con una foga tale che alla fine non aveva più fiato.

Il Cavaliere del Makai rimase interdetto. Zarba al contrario appurò subito una cosa: - Il tuo pulcino spennacchiato ha avuto un improvviso calo di autostima.

Lui non se ne curò e quindi proseguì: - Chi è stato a metterti in testa queste strane idee?

 

Kaoru alzò un pochino gli occhi, lo guardò in faccia brevemente, e poi li abbassò ancora.

- Ecco… Souka ha detto che…

 

- Souka?! E’ stata lei?! – reagì malamente, senza neppure darle l’aggio di finire la frase. Fu travolto da una folata improvvisa di emozioni come stupore e rabbia.

 

- No! Lei non centra! Non è colpa sua se mi sono ferita!

 

- Ha parlato anche troppo. Ecco qual è la sua colpa. – sentenziò secco. Sembrava più che inamovibile. Anzi, lo era. – Gonza! – chiamò, affinché il maggiordomo medicasse la ferita di Kaoru.

 

Il buon Kurahashi sopraggiunse seduta stante invitando la signorina a seguirlo con sé, mentre il figlio di Taiga prese ad incamminarsi verso il giardino con un’espressione minacciosa stampata in viso.

 

- Ti prego! – la giovane cercò di andargli dietro – Non prendertela con lei! – fece, quasi supplicandolo. Quest’ultimo però non le rispose.

Una volta fuori, quando la cugina lo vide sopraggiungere, cessò di usare la spada. Si girò e lo guardò bene in volto.

Con garbo chiese: - Che c’è?

 

Kouga non fu altrettanto gentile.

- Lo sai bene! – tuonò bruscamente. Souka, lanciando un’occhiata furtiva verso la soglia d’entrata che conduceva dritta in casa, nel vedere Kaoru che si teneva il polso della mano sporco di sangue, comprese il perché di tanto sdegno da parte dell’altro.

 

- Non pretenderai mica dare la colpa a me, spero! – pronunciò, come a volersene lavare le mani. Dopotutto, lei questa volta non centrava niente.

 

“Kouga!” stava quasi per dire Kaoru, ma si trattenne.

Non avrebbe mai dovuto fare il nome di Souka. E di questo ne era più che consapevole. Gonza le consigliò di farsi al più presto medicare, poi la portò via da lì, e nonostante un attimo di esitazione, alla fine si convinse a seguirlo.

 

- Perché le hai raccontato quelle cose?! – chiese bruscamente il signorino. Era più che collerico nei riguardi della cugina.

 

- Le ho detto solo la verità. – sentenziò semplicemente l’altra. – E’ forse un reato? Inoltre, lo sai bene anche tu che la moglie di un Cavaliere del Makai non può essere una donna qualsiasi.

                                                                                                              

- Sciocchezze! Non c’è nessun regolamento che lo vieti!

 

- Confermo! – asserì prontamente Zarba, accodandosi alle parole del suo possessore. – In quanto spirito millenario, conosco perfettamente a memoria il codice dei Cavalieri Magici. – si vantò presto.

 

Souka con scioltezza rinfoderò la propria spada, e benché il regolamento lo conoscesse benissimo, non poté fare a meno di ricordargli una cosa. - Anche tuo padre decise di sposare una promettente sacerdotessa. Ma correggimi se sbaglio, ti prego! – sembrò beffarlo infine.

 

- Non sbagli affatto. – sintetizzò Kouga. E dopo un istante di riflessione, richiamando a sé l’immagine dei suoi genitori, dichiarò con una semplicità unica: - Ma lui decise di sposarla perché ne era innamorato.

 

A Souka le sfuggì un sottile sorriso. – E tu, sei veramente convinto che quella ragazza lo sia di te?

 

La domanda lo fece innervosire. - Cosa stai insinuando?

 

Ancora una volta la Spalla Mistica rise.

- Una bella villa, ed un ingente patrimonio lasciato in eredità dal defunto padre farebbero gola a chiunque. – insinuò, con grande cattiveria. E quell’affermazione, di cattiveria, ne aveva veramente tanta.

 

Per Kouga fu addirittura troppa.

- Ne ho abbastanza delle tue intollerabili insinuazioni! – sentenziò bruscamente. Ma la sentenza più grossa e pesante, arrivò dopo- Raccogli le tue cose, e tornatene a casa!

 

Dopo quelle parole, pronunciate con un astio ed un disprezzo che chiunque, anche se si fosse trovato a chilometri di distanza da lì, avrebbe potuto percepire, Souka parve trasformarsi in una statua di ghiaccio. Stentò quasi a credere che suo cugino le avesse detto di andarsene.  

Il lampo di un tuono attraversò il cielo, squarciandolo in seguito con un fragoroso boato.

Kouga rientrò in casa lasciandosi alle spalle la dama dalle vesti bianche che, immobile in giardino, rimase a fissarlo. Le sembrò che il cugino irradiasse malevolenza dalla schiena. E in effetti, era proprio così.

Lui raggiunse lo stanzone oscuro e vi entrò. La prima cosa che attrasse la sua attenzione, furono delle piccole macchie di sangue, sparse qua è la, che formavano una lunga scia che sembrava condurre a qualcosa. Il ragazzo seguì il percorso, finché non lo portò dritto all’oggetto che aveva ferito Kaoru. Riversa al suolo c’era una delle sue vecchie spade, ed ancora, accanto ad essa, un altro cumulo di quelle rosse chiazze. Raccolse l’arma da terra, e la rimise al proprio posto. Lui sì, che non ebbe nessuna difficoltà nel farlo.

Rifletté a lungo. Nella mente si ricostruì quello spiacevole accaduto che per fortuna non aveva causato nulla di veramente grave.

Rivide l’attimo in cui la lama aveva sfiorato Kaoru, e vide quel taglio espandersi, colorarsi di rosso.

Immaginando ciò, gli si strinse il cuore.

Nello stesso momento, si udirono dei passi. Il Cavaliere si girò. La figura venne illuminata dalla luce di uno dei candelieri d’ottone a tre fiamme, e Zarba, per ripicca non riuscì a trattenersi: - Ma come? Sei ancora qui?  

Souka non proferì parola. Tutto ciò che fece, fu portarsi d’innanzi al cugino.

- Non mi piace che qualcuno mi tenga il broncio. Soprattutto quando sto per andarmene.

 

- E’ un problema tuo. – gli rispose con amarezza l’altro. I modi di fare erano sempre più freddi e distaccati.

 

- Non ti sto chiedendo né di farmi diventare la tua spalla Mistica, né tanto meno di essere la tua donna. – gli disse liberamente, con disinvoltura- Ma permettimi almeno di fare la pace. - Senza dargli neppure l’aggio di controbattere, cercò di toccare la guancia di Kouga con la mano, ma quest’ultimo le afferrò il polso e la trattenne. La bella donna sospirò affranta, tuttavia aveva un che di malizioso quel gesto – Non ti attraggo neppure un po’, Cavaliere?

 

In cambio, Souka ricevette solo un’amara risposta.

- Molto probabilmente, quando finirai di giocare ti accorgerai che qualcuno si è fatto male per davvero.   

 

Quella frase centrò esattamente un bersaglio che sembrava essere ben nascosto, e lei scoppiò letteralmente in lacrime.

Fino a pochi minuti fa, una reazione di questo genere sarebbe stata impensabile da parte sua. Eppure, fu proprio ciò che successe. Il viso della bianca dama di porcellana che aveva l’eleganza di un fine manto di seta, si rigò di sottili lacrime. Anche Kouga, nel vederla piangere, non poté fare a meno che sorprendersi.

Ma cos’era stato a provocare in Souka una simile reazione? Lì per lì non riuscì a darsi una risposta, ma fu grazie alle parole della stessa donna, che il signorino Saejima capì finalmente tutto.

- Quel Cavaliere Mistico che assistevo in battaglia, era mio padre! – enfatizzò, con una voce sommersa dallo sconforto. Dopo un’affermazione simile, nei pensieri del ragazzo riemerse come d’incanto il volto del valoroso Shigeru, marito della zia Sanae, nonché padre di Souka. Nonostante fossero passati anni, non gli fu difficile ricordare i lineamenti di quell’uomo che combatteva con lealtà nell’ordine dei Cavalieri di Bronzo della sua casata. Ma il ricordo più doloroso lo assalì quando la cugina gli fece successivamente un’importante rivelazione- E’ stato ucciso davanti ai miei occhi da un Cavaliere d’Oro simile al tuo Garo!

 

Nella mente, nell’animo ma soprattutto nel cuore di Kouga, tornò con prepotenza il lontano ricordo di quella notte di quasi 20 anni fa, in cui Barago trafisse Taiga davanti allo sguardo di colui che era solo un innocente bambino.

E Kouga lo sapeva. Sì, sapeva che cosa Souka avesse provato in quella circostanza. Lo sapeva proprio perché lo aveva provato anche lui.

Fu pervaso da un violento brivido che lo fece restare senza parole. Ma il fiato gli mancò anche per un altro motivo. Ad uccidere Shigeru, era stato quel gemello cattivo di cui non se ne conosceva l’origine.

Un Lupo Dorato che non faceva altro che seminare caos, scompiglio e… adesso anche dolore. Ad uccidere il padre di Souka, era stato quel Garo.     

Non poteva crederci, non riusciva a crederci, eppure era vero!  

 

- Quando? – seppe solamente chiederle.

 

- Cinque giorni fa. – rispose la giovane, ormai con la voce sporcata dal pianto.- Subito dopo il funerale, non sono più tornata a casa. Vivere tra quelle mura, circondata dai ricordi di una persona che nessuno potrà più riportarmi indietro, non può che provocarmi…

 

- Nient’altro che dolore. – finì Kouga al suo posto, con lo sguardo perso nel vuoto o semplicemente imprigionato dai ricordi del passato.

 

Souka lo guardò dritto negli occhi, intensamente.

- Tu puoi capirmi, vero? – gemette dopo. E non appena il Cavaliere Mistico le accennò un sì con la sola forza dello sguardo, lei si lasciò cadere verso quel torace vestito di nero per cercare conforto. Vi appoggiò il capo e premette la fronte per fare in modo che la rabbia le scorresse via, lontano da quella che adesso era l’anima di una sottile dama sommersa dal dolore. – Perdonami- disse poi, mentre sentì il bisogno di rivelargli qualcosa- Io ho cercato di fare del male a quella ragazza. – confessò disperata, alludendo a Kaoru.

Quelle parole turbarono Kouga, ma un altro evento imprevedibile, tuttavia, lo avrebbe a breve scombussolato di più.

 

Immobile, ferma a metà tra la linea di confine che delimitava la hall dalla sala oscura, Kaoru vide le braccia di Souka cingere la vita di colui che sarebbe dovuto diventare una presenza fissa del proprio futuro. Nel bene e nel male lei avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di trasformare i suoi sogni in realtà.

Ma questi, le vennero giù come castelli di sabbia.

 

Dunque, Kouga aveva scelto di rispettare il regolamento e disfarsi di una figura ingombrante come lei? Era questa la sua decisione?

Certo, l’essersi ferita con quella spada e quindi aver dimostrato di essere una persona debole ed incapace che non sarebbe potuta mai divenuta una vera combattente, forse le aveva fatto perdere dei punti importanti. Punti che poi sarebbero finiti dritti nel tabellone di Souka.

Ma dimenticarla così alla svelta, cancellare con un colpo di spazzola dei ricordi, dei momenti vissuti con la stessa intensità di una saetta che squarcia la tela di un cielo blu profondo, l’aveva completamente annichilita.

Eppure, non era così che stavano le cose. Kaoru aveva frainteso tutto nel peggiore dei modi, ma non riuscì a rendersene conto, in quel momento, semplicemente perché era confusa ed impaurita.      

Il rombo di un tuono si stagliò nel cielo. L’incredibile boato la colse alla sprovvista, e senza neppure accorgersene, dettato dall’istinto e dalla paura, compì un passo all’indietro che le fece urtare con la gamba il battente dischiuso della porta. Quel gesto produsse un tonfo secco e deciso. Kouga si voltò in direzione dell’uscio e dallo spiraglio scorse la sagoma oscurata di una figura esile. Sagoma che sarebbe stato in grado di riconoscere tra mille. Ebbe appena il tempo di osservare un volto flebilmente bagnato dalla luce della plafoniera d’ottone a tre fiamme.

Un paio di occhi umidi ed un viso dall’espressione sfatta, fu tutto ciò che riuscì ad intravedere, perché poi sparì dalla sua vista.

Kaoru si girò di scatto e scappò via, trascinando dietro di sé vere lacrime. Souka non si era ancora resa conto di nulla. Capì nel momento in cui il ragazzo urlò a gran voce il nome dell’unica donna che gli aveva fatto battere follemente il cuore.

 

Nel bel mezzo dell’atrio, Gonza vide la ragazza sfrecciare via come un lampo, con un’espressione sconvolta sul viso.

- Signorina! Aspetti! – pronunciò alla svelta – Fuori sta diluviando! – fece appena in tempo a dirle, ma ciò non servì a farla arrestare.

Kaoru si gettò in strada, l’acqua che veniva giù a fiotti la inzuppò in breve tempo, investendola con immane violenza. Proprio come se qualcuno le avesse gettato addosso una secchiata d’acqua improvvisa.

 

- Gonza! – esclamò Kouga, catapultandosi di corsa nella grande hall.

 

L’uomo gli indicò al volo il punto in cui era sparita.

- E’ corsa fuori! – poi dentro di sé pregò che il signorino la trovasse alla svelta.

 

Sfrecciò via, con la rapidità di una locomotiva impazzita, e si buttò all’esterno. Discese la breve rampa di gradini che portavano in strada, ma prima di prendere il largo si fermò sul ciglio della via. Con un movimento rapido degli occhi si guardò attorno, ed una volta intravista la sagoma di Kaoru in lontananza, iniziò l’inseguimento.

 

Souka si avvicinò ad un Gonza letteralmente in tribolazione che stava attaccato alle lastre di una finestra dell’atrio.  

 

- E’ colpa mia. – dichiarò la dama, e si accostò anch’essa a quei vetri. Fuori si vedeva davvero ben poco, tant’era copiosa la pioggia. Se fosse successo per davvero qualcosa a quella ragazza, il rimorso non le avrebbe dato più tregua. E questo, il caro e vecchio Gonza lo intuì senza pretese. Ne era più che certo: - Vedrete che vostro cugino riuscirà a riportarla a casa!

Souka sembrò per un attimo rincuorarsi. E solo in quel momento si rese conto di una cosa assai importante: Lei da suo cugino non voleva amore, bensì semplice affetto. Stava cercando disperatamente ed inconsciamente di sostituire la figura del padre scomparso con quella di Kouga.

Però aveva troppa rabbia dentro, e ciò inevitabilmente l’aveva condotta a sbagliare.

Meditò su questo, mentre osservava in silenzio la tempesta che impazzava all’esterno.

E sembrava veramente una pioggia impazzita, quella che veniva giù a picco dalle nuvole e s’infrangeva con durezza sull’asfalto. Quel diluvio inarrestabile avrebbe fermato chiunque.

Eccetto una ragazza dal cuore ferito come Kaoru.

 

 

Correva, correva a perdifiato senza mai fermarsi, senza mai voltarsi, squarciando la barriera di pioggia con la sua esile corporatura. Correva via senza una meta precisa, senza controllo, e quella strada di fronte a lei la vedeva a malapena. Giunta allo sfinimento, si fermò per riprendere fiato. Le mani appoggiate sulle ginocchia, la schiena curva verso il basso, e gli occhi chiusi, respirava velocemente, aveva il fiatone, ma non poteva fermarsi. Non ora.

 

- Kaoru! – Kouga chiamò quel nome spingendo le corde vocali al massimo. Fu un grido che oltrepassò la tempesta. Nonostante il fragore dell’acqua, l’artista riuscì a sentirlo, e riprese a muoversi malgrado si sentisse le gambe pesanti come piombo.

Correva, e mentre lo faceva, le gocce delle sue lacrime si confondevano con quelle della pioggia, divenendone un perfetto tutt’uno.

Poi successe l’imprevedibile: i fari abbaglianti di un grosso veicolo capitombolarono nel bel mezzo della strada. Per il conducente, scorgere Kaoru ed avere il tempo necessario per frenare, sarebbe stato impossibile. Chiunque, con un tempaccio di quelle dimensioni, avrebbe avuto difficoltà.

Kouga elaborò il pericolo seduta stante. Senza indugiare, aumentò il ritmo incessante dei passi, così come salì anche quello del cuore, e chiese alle proprie gambe di raggiungere il massimo.

Kaoru riuscì ad intravedere finalmente le luci di quel mezzo che pareva trovarsi ad un passo da lei, ma di botto diventò una statua e si bloccò in mezzo alla via.     

L’impatto sarebbe stato tremendo, tuttavia quel coraggioso Cavaliere del Makai, di coraggio ne aveva da vendere. Si gettò a capofitto alle sue spalle, e chiudendola forte tra le braccia, la trascinò con sé via da lì.  

Il mezzo passò di fianco ad entrambi, e quella scena, se osservata da un’angolazione diversa, avrebbe certamente fatto credere al peggio.

 

- Lasciami andare! – strepitò subito la ragazza, nonostante avesse il fiatone, mentre si dimenava come una furia tra quelle braccia. Anche Kouga di fiato ne aveva in verità pochissimo. Kaoru riuscì a sentirlo respirare con affanno, nonostante egli si trovasse alle sue spalle. Poi di scatto riuscì a girarsi verso di lui. Lo ferì con uno sguardo. – Che cosa vuoi ancora da me?!

 

- Voglio che tu la smetta di piangere. – disse semplicemente, guardandole il viso completamente rigato e gli occhi arrossati.

 

- Non sto piangendo! Queste non sono lacrime, ma soltanto pioggia! – replicò con affanno, ma un singhiozzo di pianto la tradì.   

Chiunque avrebbe stentato a capire se su quel viso ci fossero state lacrime o solo gocce di pioggia. Eppure Kouga riuscì perfettamente a separare le une dalle altre.

 

- Che strano… - disse il Cavaliere Mistico a voce bassa, come se stesse parlando tra sé- Se questa che hai sul viso è solo pioggia, allora perché anziché cadere dal cielo, scende dai tuoi occhi?   

 

Fu quasi impossibile descrivere l’effetto che le parole di Kouga ebbero su Kaoru.

Lei avrebbe voluto molto trattenere il pianto, ma dentro di sé c’era così tanta tristezza… In preda alla rabbia gli colpì il torace con uno schiaffetto, ed in seguito fece quello che avrebbe dovuto fare già da tempo. Raccolse il fiato e, parola dopo parola, finalmente cacciò fuori ogni sua paura.

 

- Io ho provato ad essere forte, ed ho creduto di potermi trasformare in una persona capace di cavarsela da sola! Volevo non esserti d’intralcio o pesare su di te! Tu hai già tanti problemi da affrontare... E prima o poi ti stancherai di soccorrermi, e a quel punto vorrai al tuo fianco una ragazza che sappia tenere testa agli Orrori con una forza che io non potrò mai avere! E poi…- emise, ma a quel punto, senza fiato non riuscì a dire altro.  

Kouga aspettò che lei si fosse calmata, attese e solo dopo le confidò una cosa che a sua volta gli aveva raccontato Gonza, quand’era ancora un bambino.

- Il giorno in cui i miei genitori s’incontrarono, fu durante la celebrazione di una festa che quella sera si stava tenendo in uno dei villaggi del Kantai. – cominciò, e nel parlare il suo sguardo si fece distante, tant’è che sembrò abbandonarsi ai ricordi. -Mio padre si trovava lì perché doveva portare a termine una missione, e durante i festeggiamenti, tra la folla gremita, una giovane fanciulla con un abito bianco gli finì accidentalmente addosso. Quando lui cercò di tenderle una mano per aiutarla a sollevarsi da terra, lo sguardo di quella figura s’imbatté nel suo, e fu allora che lui capì che quella sarebbe stata l’unica donna della sua vita.

 

Kaoru trattene il fiato. Aveva seguito con molta attenzione il racconto di Kouga. In verità, lui dei suoi genitori non ne parlava così volentieri. E quelle parole, in un certo senso l’avevano stupita. Tuttavia, non ce la faceva proprio ad allontanare la rabbia che aveva dentro. Giunta a quel punto, non sapeva se provare rancore verso il ragazzo, che all’apparenza sembrava aver scelto Souka, oppure verso se stessa, perché non era riuscita a trasformarsi nella donna che il Cavaliere Mistico per eccellenza avrebbe dovuto sposare.

- Perché mi stai dicendo queste cose? – riuscì solo a dire.

 

Kouga non esitò un solo attimo nel pronunciare la risposta.

- Soltanto dopo quella sera, mio padre scoprì che la donna di cui si era innamorato, e che un giorno mi avrebbe dato alla luce, era una Sacerdotessa del Makai.    

 

Ebbene, tra Rin e Taiga Saejima, a prevalere prima di ogni altra cosa, non era stato uno stupido quanto infondato regolamento, bensì la sola forza di un amore sbocciato all’improvviso e destinato nel tempo a diventare immortale.  

Ecco, era questo il significato di quelle parole.

Da entrambi i lati della faccia, Kaoru sentì un calore inspiegabile che le stava solcando le guance. Si trattava di lacrime talmente cocenti, che le fecero salire tutta la temperatura del corpo al viso. Molto probabilmente, quelle furono le ultime, ma non per questo le meno importanti. Non si trattava di semplici gocce ricolme di rabbia, anche perché nel suo cuore la tristezza aveva deciso finalmente che era giunto per lei il momento di lasciare spazio a qualcosa di ben più prezioso. Le parole di Kouga le erano servite a comprendere una sola quanto unica realtà: Quella in cui la favola di un Cavaliere e della sua Principessa, non avrebbe mai avuto fine.

E la principessa di quella favola, non poteva che essere soltanto una: Kaoru.

E sì, stavolta stava piangendo, ma per la gioia di quel cattivo presagio che ormai stava volando via. Molto lontano.

Tutto ciò che riuscì a dire, con le parole che restandole in gola non le permisero di parlare, lo esternò gettandosi tra le braccia di un Cavaliere gocciolante, ma finalmente ritrovato.    

 

 

 

 

 

                                                                                  ***

 

 

 

 

 

- Potevate scegliere un tempo migliore per litigare. – commentò Zarba, non appena furono all’asciutto, sotto il riparo di una tettoia sorretta da due colonne in pietra, che si trovava proprio sopra il portone d’ingresso della villa. L’anello gotico provava nei riguardi dell’acqua una certa avversione.

Kouga e Kaoru si erano fermati lì, dopo aver risalito la breve rampa di scale che portava al palchetto leggermente sopraelevato del porticato, senza raggiungere ancora il portone. Infatti aveva i battenti completamente sbarrati, e sembrava aspettare soltanto che qualcuno, introducendovi la chiave nella serratura, lo sbloccasse.

Le piante ai lati di ciascuna colonna, erano totalmente bagnate. Le goccioline continuavano imperterrite a scivolare su quelle cascate di foglie dal colore verde mela, e a fargli assumere un effetto lucente che si accentuava di più quando i fasci del vento le scuotevano. Tuttavia, non furono le uniche a dare l’impressione del fradicio.

I ragazzi lo erano altrettanto, e sul pavimento color panna a capo del portone, per via dei loro indumenti bagnati, si erano formate delle pozzanghere d’acqua striminzite, che un materiale compatto come il marmo non poteva assorbire.   

Il soprabito bianco del ragazzo grondava acqua da tutte le estremità. Praticamente, sembrava un indumento appena lavato ed in procinto di essere appeso all’aria aperta, sotto ai raggi del sole.

Ma in cielo, anche se nascosta chissà dove, c’era la luna. In aggiunta, quel diluvio pesante non aveva accennato a smettere neppure per un secondo.

Kaoru lo squadrò brevemente da capo a piedi, e fu presa dai rimorsi. Irrimediabilmente.

Sapeva benissimo che per la seconda volta, quel giorno, aveva rischiato di farsi male per davvero Stavolta addirittura di finire investita da un pesante automezzo.

Aveva commesso un grave errore, e si era chiesta anche del perché Kouga non l’avesse ancora rimproverata. Già, poiché in una circostanza del genere, ne avrebbe avuto il pieno diritto.

Fu lei quindi a farsi avanti per prima. Chinò gli occhi a terra con aria mortificata, poi commentò abbattuta: - Sono stata una stupida a correre sotto la pioggia in quel modo, e per di più nel bel mezzo della strada. – Si sentì la ragazzina più sciocca del pianeta.

 

- Già. – concordò solamente il signorino, stringendo un attimo gli occhi come per dirle che avrebbe dovuto seriamente meditare su ciò che le era successo. Ma convenne di non farle pesare oltre la questione.

 

L’artista lo scrutò ancora, guardò l’acqua che continuava a scendere dal bianco cappotto, poi si portò d’innanzi a lui. Kouga aveva i capelli completamente bagnati, e la frangia impregnata gli ricadeva all’ingiù con pesantezza, arrivando a coprirgli un po’ gli occhi. Kaoru la scostò, cercò di allontanare quei ciuffi dalla fronte e, nel farlo, egli sentì dentro di sé una piacevole sensazione. Era come se Rin, sua madre, fosse stata lì, a prendersi cura di lui.

Poi, grazie al gesto della giovane, egli riuscì ad osservarla meglio.

I capelli neri le ricadevano ai lati del viso e parevano rubinetti d’acqua corrente, tant’era continuo quel flusso. Col tempo però cominciarono ad assomigliare di più a dei rubinetti semplicemente gocciolanti, dato che da quelle ciocche adesso l’acqua colava giù a piccole dosi. Vide anche che la lunga fasciatura avvolta attorno al polso, ormai umida, aveva bisogno di essere cambiata.

 

- Devi asciugarti. – le disse, e la voce parve assumere un tono premuroso. Poi si girò per raggiungere il portone. Il soprabito si muoveva sospinto dal vento.

 

- Grazie! – esclamò ad un tratto la dolce moretta. Kouga sussultò. Si voltò appena verso di lei, con incertezza. – Grazie per avermi salvato ancora, grazie per non avermi abbandonato, e… - con lo sguardo abbassato e le labbra leggermente piegate all’insù in quello che aveva tutta l’impressione di essere un piccolissimo ma raggiante sorriso, asserì infine- Grazie soprattutto per avermi aperto e regalato il tuo cuore! – Dopo quella farse, cadde un silenzio surreale, pregno di significati, ma breve. Fu spezzato ancora da Kaoru stessa, che proseguì, decisa a fare le sue dovute scuse, con una sfilza di parole che sembrava non finire più. - Riguardo a quella spada… Ti prometto che la pulirò così bene, che alla fine sembrerà come nuova! Naturalmente farò lo stesso anche con il pavimento della stanza, della hall, per non parlare della cucina che fino a ieri era un vero…- Vide Kouga venirle incontro, e a quel punto le venne meno la voce. Forse aveva mal di gola, o più semplicemente aveva esaurito le riserve d’aria nei polmoni, e ciò avrebbe giustificato come si deve quell’improvviso mancamento.

Ma la verità fu ben diversa.

 

La voce le venne meno per un semplice motivo: Kouga l’aveva coperta con le sue labbra.

E lei non capì più niente.

 

Per quanto tempo, entrambi, avevano provato invano a scambiarsi un bacio?

Troppe volte si erano avvicinati, e troppe volte qualcuno o qualcosa aveva negato loro la possibilità di farlo.

Ma adesso, proprio con la stessa intensità di quel temporale, finalmente ci erano riusciti.

Il ticchettio della pioggia si unificò a quello di due cuori che palpitavano all’unisono, con un diluvio che impazzava sullo sfondo, burrascoso come non mai, ma non solo lì. Anche dentro di loro, con una scia di vorticose emozioni, stava proprio diluviando. E le gocce di pioggia che bagnavano i loro visi, si miscelarono le une alle altre, con profonda armonia, caricandosi di forti sentimenti.   

 

Dai vetri chiusi di una finestra sopra la quale scivolava con sveltezza l’acqua, Gonza rimase ad osservare quell’immagine, e mentre la bocca gli si curvava in un sorriso, garbatamente e con educazione si allontanò da lì, lasciando un leggendario Cavaliere Mistico dell’Est e la sua dolce fanciulla, uniti da un gesto d’amore considerato come il più romantico in assoluto.

Il più puro.

 

 

 

 

 

                                                                                    ***

 

 

 

 

 

- Sei proprio sicura di volertene andare? – disse Kaoru a Souka, mentre si trovavano all’aperto, ai piedi della gradinata davanti alla villa.

 

- Mia madre ha bisogno di me. E adesso che mio padre non c’è più, sarà compito mio occuparmi delle questioni diplomatiche legate alla casata dei Cavalieri di Bronzo.

 

In quel frangente, Gonza si accinse a portarle la valigia per caricarla nel cofano posteriore dell’auto, in quanto sarebbe stato il maggiordomo stesso ad accompagnarla verso casa.

 

- Allora non cercherò di trattenerti. Però sappi che qui sarai sempre la benvenuta! – le esclamò la pittrice, con allegria e tanta cordialità.

Souka fece un sorrisino. Anche se d’acchito cercò di occultarlo. E nel momento in cui si mise di profilo, Kaoru intravide il fermaglio che le aveva regalato il giorno prima, cingere con eleganza l’attaccatura della sua lucente coda di capelli. Non disse nulla, ma il cuore le si riempì di una gioia immensa.

 

Poi inaspettatamente Souka le protese una mano: - Alleate? – proferì, e stavolta la guardava negli occhi con aria amichevole.

Kaoru non esitò un secondo: - Alleate! – e le strinse con calore la mano.

 

- Se dovessi avere bisogno d’aiuto, sai già dove trovarmi. – dichiarò una voce, giunta di sorpresa alle spalle delle due. Si girarono, e la giovane Saejima arricciò il naso con aria sdegnosa- Appena in tempo, cugino. Un minuto più tardi, e non mi avresti più trovato. – Si fece vedere profondamente seccata da ciò.

 

- Lo sai anche tu che gli Orrori non aspettano. – puntualizzò Zarba, e proprio come c’era da aspettarselo, la donna in kimono bianco non rimase zitta.

 

- Nessuno ti ha interpellato, Madougu.

 

- Presuntuosa! – mormorò seduta stante l’oggetto magico. Anche se a voce bassa, Souka sentì ugualmente, e lo ferì con la sola forza di uno sguardo.

 

- Tuttavia- riprese la bella dama, concentrando la propria attenzione sul cugino- Ad aspettarti avresti trovato una promettente artista. E a te basta solo questo, non è vero?

Il giovane taciturno scelse di non commentare, e Kaoru da parte sua non poté fare a meno che sentirsi in imbarazzo.

Poco prima di infilarsi nell’autovettura guidata da Gonza, che aveva già il motore acceso, fece un gentile inchino ad entrambi, ed infine partì, facendo ritorno a casa.

 

 

 

 

 

Souka è giunta da noi come un velo di sottile seta bianca che cade dal cielo. Non è stato facile conquistare la fiducia di quella che, anche se all’apparenza può sembrare una ragazza normale, in realtà è una donna dallo spirito coraggioso. Ma se adesso lo sono diventata un pochino anche io, il merito è suo. E ora che so di aver guadagnato l’appoggio e l’amicizia di una persona come lei, capisco che, in fin dei conti, tutti i miei sforzi sono serviti a qualcosa! 

 

 

 

                                                               Fine episodio

 

                                                       

                                                           

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Eccolo qui, il tanto atteso capitolo dove i due Romeo e Giulietta (piuttosto atipici), finalmente si danno ‘sto benedetto bacio! ^o^/ Era ora, diranno molti di voi… e vi capisco. Ho aspettato così tanto perché volevo rendere questo momento davvero unico, sospirato, desiderato. Non vi nascondo in effetti che questo è uno dei miei capitoli preferiti… a parte il bacio, mi piace l’idea del diluvio, di vederli bagnati dall’alto vero il basso, ma stretti l’uno all’altra. Non so, mi prende molto questa parte!

Naturalmente, qua l’illustrazione ci sta tutta! Ecco il link: http://1.bp.blogspot.com/_Y-wLnSbvRkk/S-RhUJwWsZI/AAAAAAAAAJg/0eYYwq9acvk/s1600/Botan+67.BMP

E’ senza dubbio uno dei miei disegni preferiti. L’ho sentito proprio parecchio, e mentre ricreavo l’acqua, pensavo a farle assumere un aspetto più reale possibile. Volevo che insieme ad essa, la scena prendesse vita, perché in realtà mi piacerebbe proprio vedere una cosa così sugli schermi della tv… *botan adesso va in depressione*

Spero che Souka, dopo quanto scoperto non vi stia più antipatica…! Infondo, non è male come ragazza, e vi dirò che mi sono affezionata molto a lei, ultimamente. Comunque, per un po’ non la rivedrete.

Tornerà tra una decina di capitoli.

Ok, detto questo, ho pubblicato il chap oggi perché è il compleanno di Botan! ^__^/ Volevo fare un regalo io a voi, diciamo, perché voi lo fate già a me ogni volta che leggete la storia, la commentate e la seguite con passione ed affetto! Sul serio, non mi aspettavo così tanto consenso da parte vostra, e spesso mi rifiuto quasi di credere a ciò. Però quando leggo le vostre recensioni, mi rendo conto che c’è la presenza, che voi ci siete, e quindi devo per forza crederci.

Mi commuove davvero tutto questo.

 

 

 

Per seasons_girl: Carissima Irene, come vedi tra i due nostri “bombolotti” (perché sono di una tenerezza smisurata…!) è finalmente successo qualcosina! Si son dati, come dicevi giustamente tu, una mossa! E più in là ne vedrai delle belle, garantito! C’è qualcosa già nel decimo episodio… Non ti dico altro per non rovinare la sorpresa, però scommetto che ti piacerà parecchio…!

 

Per _Elentari_: Oh, che bello che il Kouga versione dolce ti sia piaciuto! ^__^ Fa tenerezza, vero?

Guarda, io ogni volta che mi leggo le tue recensioni, chissà perché ma rido quasi sempre! Quella della candela votiva è fortissima! XD Immagino già la scena: Tu che vai davanti ai KAT-TUN con questo cero enorme e loro che ti fissano con un’aria stranita… E’ magnifico!!!

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Un viaggio verso una terra antica e misteriosa. Kouga incontrerà delle vecchie conoscenze mentre cercherà di fare luce sugli eventi che stanno condizionando la sua vita.

Kaoru questa volta sarà con lui, ed entrambi si ritroveranno per la prima volta ad affrontare una situazione alquanto insolita che li coglierà alla sprovvista.

Il Kantai sta arrivando!

Prossimo episodio: #10 Portafortuna.

   
 
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