Nel dubbio
nega
- Prologo-
Come far
andare fuori di testa la tua inquilina
“Dissipare”
Guardai la lavagna piena di formule di
fisica e annuii per far trapelare che avevo capito, seguito ed anche appreso la
lezione. Non era vero niente. L'unica cosa che per me doveva dissiparsi non era
l'energia cinetica, bensì un pensiero piuttosto irritante che avevo in mente da
qualche giorno. Abbassai gli occhi sul quaderno che usavo per gli appunti,
strano: anche se non avevo sentito un piffero di tutta la spiegazione avevo
preso inconsciamente appunti; o forse no, guardandoli più attentamente
sembravano più un piano per far saltare in aria la mia coinquilina e dire a suo
cugino che no, non poteva restare da noi per qualche settimana poiché Tyla era
saltata in aria. Purtroppo il progetto non era realmente attuabile, se non
volevo finire in carcere alla tenera età di ventuno anni.
Scossi la testa per riprendere almeno un
po' di lucidità e, presi i miei libri, uscii fuori dall'aula per dirigermi
verso il parcheggio e tornare a casa, finalmente. Durante il breve tragitto
feci mentalmente una piccola lista delle cose da fare tipo dormire, mangiare o
guardare la tv, lo studio per quel giorno era opinabile. Già quella mattina
avevo dovuto assistere alla lezione di Tyla perché lei non poteva, avevo dovuto
sorbire un'ora e più di bla bla bla
su non so cosa che si conservava o roba del genere e sinceramente il mio povero
e provato cervello non avrebbe sopportato altre informazioni quel giorno.
Ovviamente non avevo calcolato l'uragano
Tyla che nel preciso istante in cui misi le chiavi nella toppa si buttò
letteralmente contro la porta. Risultato? Oh, per lei nulla, per me un livido
in piena fronte.
“Ti ho colpito per caso?” mi chiese
innocente, mentre mi porgeva una mano.
“No, guarda, la porta mi ha colpito da
sola!” replicai acida, alzandomi da terra, decisamente quella non era la mia
miglior giornata, e come si suol dire il peggio doveva ancora arrivare.
“Sembri un cavernicolo”. Tyla mi guardò
disgustata, probabilmente con il suo commento si riferiva al modo in cui stavo
mangiando, divorando il mio piatto di pasta o anche al fatto che prima di
pranzo mi ero cambiata sostituendo il delicato vestito a fiori con dei
pantaloncini e una maglietta, inoltre avevo acciuffato i miei capelli biondi in
stile 'mi sono appena alzata dal letto'.
Borbottai un insulto a bocca piena. Lei
fece una smorfia.
“Senti" cominciai roteando a
mezz'aria la forchetta “Oggi non è giornata e il fatto che il tuo cugino ven-”
“Ma se nemmeno lo conosci”.
“Non interrompere il mio discorso.
Dicevo? Ah, il fatto che tuo cugino, che di certo avrà qualcosa di irritante -
è di famiglia rassegnati - , verrà qui dopo domani non mi aiuta, chiaro?”
conclusi puntandole contro la posata ancora sporca di sugo.
“Ma-”
“Niente ma, discorso chiuso, ora mangio”
la interruppi riprendendo ad infilzare le mie adorate pennette.
Tyla scosse la testa con fare rassegnato,
mi guardava come se solo con gli occhi potesse farmi la paternale, e sono
ancora fermamente convinta che nella sua testa lo stava facendo. Roteò gli
occhi verso il soffitto mormorando quanto fossi incivile a pranzo e come
facessi ad apparire perfettamente in ordine qualche minuto dopo. Dopo qualche
secondo di elucubrazione mentale tornò a posare il suo sguardo su di me.
Sorrise. Guai in arrivo. Per me, ovvio. “Su, facciamo pace” stirò le labbra in
un sorriso molto, ma molto forzato.
“Della serie facciamo pace perché questa
sera c'è White Collar o facciamo pace da brave amiche e viviamo per tutta la
vita felice e zuccherose?” chiesi guardandola con sospetto.
“Decisamente la prima”.
Asserii con evidente entusiasmo. E poi,
su, quale donna non vorrebbe guardare White Collar, o meglio Neal Caffrey, o
più precisamente Matt Bomer?
Almeno su una cosa io e Tyla eravamo d'accordo:
i telefilm. L'unica cosa di cui si parlava in casa senza urla o lanci di
oggetti non meglio identificati. Quindi se c'era un telefilm con uno bello da
stupro era sicuro che io, lei e del pop-corn ci saremmo stabiliti sul divano in
pianta stabile per almeno un'ora.
Mentre infilavo i piatti nella
lavastoviglie pensai che dopo tutto la giornata che sembrava profilarsi come
una delle peggiori si stava concludendo nel migliore dei modi. Chiusi lo
sportello dell'elettrodomestico con un sorriso e mi accinsi a sparecchiare la
tavola.
Cosa avevo detto prima? Qualcosa su come
al peggio non c'è mai fine? Di fatto...
“Ah, Alice, un'ultima cosa. Ha chiamato
mio cugino, arriva domani”.
Così Tyla ringraziò, non so quale
divinità, che per quel giorno avessi già messo i piatti a posto.
Rifugio
Autrice:
Eccoci
qui! Con questa mia nuova storia, che non ha senso.
Ma
visto che me la sono sognata, volevo condividerla con voi tizi che bazzicate in
questa sezione.
Che
dire?
Ho
cominciato a scriverla dopo un orrendo compito/incubo di fisica. Quindi
immaginate come stavo. Parliamo un po’ di questi personaggi: Alice, la
protagonista (la amo) mi rispecchia molto, specialmente per il fatto di essere
sempre molto impulsiva e schietta; Tyla, la tipica ragazza superficiale, ma che
alla fine è anche sopportabile. E poi c’è questo misterioso Lui, perché come l’ho
identificato come “il cugino”? Perché i cugini sono delle persone bizzarre, ma
è una lunga storia, e ora non ho tempo.
Ho
poco da scrivere perché siamo all’inizio, ma spero di aver cominciato bene e
che (ovviamente) la storia vi piaccia.
Ly
PS:
la qui presente FanFic (?) è dedicata a quella
poveretta di Chiara (Kyraya su EFP) che il martedì
viene a casa mia e ascolta i miei deliri mentre guardiamo FullMetal
Alchemist e White Collar! XD