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Autore: iosnio90    01/06/2010    5 recensioni
E' sempre una Damon/Bonnie. Ed è il seguito della mia prima storia - il linguaggio della resa - quindi per capire alcune cose di questa seconda parte vi consiglio di leggere prima quella....BACIONI...IOSNIO90.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il linguaggio della resa'
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Capitolo primo

“Damon, sbrigati siamo in ritardo!”.
“Sì, sì…” - rispose la voce svogliata del vampiro dal piano di sopra.
- Certe volte è proprio insopportabile - pensava Bonnie che era lì nell’atrio ad aspettarlo da quasi mezz’ora.
Non riusciva davvero a capacitarsi del fastidio che Damon non si sforzava neppure di nasconderle ogni volta che si parlava di Stefan e degli altri, per non parlare di quelle sceneggiate da ritardatario incallito che Damon metteva su ogni volta che dovevano incontrarli….come se lei non sapesse che la sua era solo una finta e che di solito era puntuale come un orologio svizzero, anzi forse addirittura di più.
Eppure non poteva certo dire che li vedevano tutti i giorni.
Era passato molto tempo dall’ultima volta, anche se il tempo sembrava che fosse volato.
Era ormai trascorso un anno da “la notte dell’incubo”, come Bonnie chiamava la notte dello scontro con Chen.
Era da un anno che Lucas era andato via.
Era da un anno che la sua vita era cambiata.
Era da un anno che ne aveva cominciato una nuova di vita….con Damon.
Da quella notte erano praticamente inseparabili: non era riuscita a separarsi da Damon neppure per un paio d’ore di fila…erano troppe.
Stefan, Elena, Meredith e Matt avevano accettato da subito la cosa….beh forse non proprio da subito, a dire il vero c’erano voluti sei mesi di stretto controllo e vicinanza prima che gli altri, soprattutto Matt, capissero che Damon diceva sul serio quando diceva di amarla.
All’inizio l’idea di quei sei mesi di “esame” obbligatorio non era andata molto a genio a Damon, e per “non andata molto a genio” si intende che si era infuriato e aveva messo sottosopra l’intero pensionato, poi aveva preso a pugni Stefan, aveva inveito contro Meredith ed Elena, per non parlare di ciò che stava per fare a Matt se Bonnie stessa non glielo avesse impedito….ma alla fine aveva accettato < QUELL'ESAME IGNOBILE CHE MOSTRAVA LA LORO ABOMINEVOLE MANCANZA DI FIDUCIA > , per usare le parole esatte di Damon, e si era arreso.
Dopo quei sei mesi, tutti, addirittura Matt, diedero la loro…benedizione?…e li lasciarono stare.
Damon non se lo fece ripetere due volte e la trascinò in un giro veloce per l’intero continente europeo, per poi fermarsi per un mese intero e per la loro ultima tappa, in Italia, a Firenze, perché voleva che lei la vedesse.
Il periodo trascorso a Firenze fu fantastico.
Damon era sereno come Bonnie non lo aveva mai visto e si divertiva a portarla in giro e a raccontarle episodi avvenuti in questa o in quell’altra parte della città come solo lui poteva conoscerli e che nessuna guida poteva raccontarti.
Con lei era sempre impeccabile e quando Bonnie glielo fece notare lui le rispose che stava semplicemente seguendo una lista di caratteristiche che la maggior parte delle ragazze di cui aveva sondato la mente riteneva indispensabile per il loro fidanzato ideale.
In un primo momento Bonnie restò impressionata, poi gli disse che non ce ne era bisogno, ma lui le rispose: “Ok! Allora questo significa che posso anche saltare il punto cinque, cioè portarti a fare shopping!”.
Beh, a quel punto Bonnie non potè fare altro che saltargli al collo e dirgli quanto fosse contenta di quella lista.
Bisogna dire che durante lo shopping Damon era parecchio utile un po’ perché Bonnie non capiva un’acca di italiano, un po’ perché non era come gli altri ragazzi che si mettevano in un angolo e lasciavano fare tutto alle ragazze: lui si divertiva parecchio ad andare in giro tra gli scaffali, a sceglierle i vestiti da provare e Bonnie era più che convinta che gli sarebbe piaciuto parecchio anche aiutarla a provarli lui stesso, ma con tutte quelle commesse intorno…
Già, le commesse!
Se c’era stato un problema durante quel periodo meraviglioso erano state le commesse e le cameriere.
Mai che entrassero in un negozio o in un ristorante e a servirli fosse UN commesso o UN cameriere, no solo donne.
Se ne stavano lì come delle idiote a squadrare Damon dalla testa ai piedi e riservavano a lei occhiataccie a cui Bonnie rispondeva con degli sguardi truci in stile “se gli occhi potessero uccidere tu saresti già morta”.
Ma la sua più grande consolazione era che, ogni volta che si trovavano in una situazione del genere, Damon la stringeva a sé ancora più forte del solito e smetteva di guardarla di tanto in tanto solo per lanciare a quelle lì degli sguardi così indifferenti che avrebbero fatto vacillare l’autostima di chiunque.
Quelle ragazze andavano sempre via che erano quasi sul punto di piangere e Bonnie, anche se sapeva che avrebbe dovuto provare almeno un po’ di pena, proprio non ci riusciva e finiva con il sorridere tra sé soddisfatta.
La follia che si scatenava ogni volta che erano soli non era scemata nel tempo, anzi, se fosse possibile, era addirittura aumentata.
Bonnie continuava a sentire brividi lungo tutta la schiena ogni volta che Damon la sfiorava e continuava a perdersi in quel mare nero ogni volta che Damon la guardava.
Ogni mattina, appena sveglia, aveva preso l’abitudine di andare allo specchio, e rimaneva lì a guardarsi e ad accarezzarsi quei due piccoli segni alla base del collo che erano la prova tangibile e visibile di quel loro amore così grande, travolgente e totalizzante, fino a che Damon non si svegliava e le si avvicinava da dietro, abbracciandola dolcemente e baciandole delicatamente i due fori, poi la spalla ed infine lei, prima di ricordarle quanto lui l’amasse e avesse bisogno di lei.
Per Bonnie quelle parole così tenere sussurrate ogni mattina sulle sue labbra valevano ancora di più che per qualsiasi altra ragazza esistente al mondo, perché sapeva bene che Damon aveva sempre odiato profondamente tutte quelle romanticherie, anche se sembrava che con lei non le disdegnasse affatto.
Era passato quasi un mese da quando erano in Italia ed erano passati quasi sei mesi da quando erano partiti, per tutto quel tempo Bonnie aveva sentito quasi ogni giorno sia Elena che Meredith, ma solo da pochi giorni aveva cominciato a sentirne davvero la mancanza: non erano mai state divise così a lungo da che erano ragazzine.
Bonnie, però, non aveva il coraggio di dirlo a Damon perché aveva paura che lui potesse fraintendere e pensare che stare sola con lui non le piacesse, ma un giorno Damon la sorprese ancora una volta dicendole che da lì a due giorni avrebbero preso un aereo che li avrebbe riportati in America.
Solo allora Bonnie capì quanto Damon la comprendesse davvero: gli era bastato notare che le sue telefonate al giorno erano aumentate per frequenza e durata per capire che provava nostalgia, e l’aveva accontentata…ancora una volta.
Erano proprio sul punto di ripartire quando Bonnie, all’uscita del loro hotel, mentre Damon sistemava le ultime cose, aveva fatto un incontro che, se all’inizio le era sembrato fantastico, poi si rivelò un delusione.
Aveva incontrato un ragazzo, Ted, che l’aveva riconosciuta come strega e le aveva confessato di essere uno stregone.
Bonnie ne era rimasta piacevolmente colpita perchè era da tanto che desiderava conoscere qualcuno come lei.
Ma poi capì che non interessava a quel ragazzo come strega, ma come ragazza, e da lì era stata tutta una delusione.
Prima lui aveva cercato di rimorchiarla, poi si era offeso quando lei gli aveva detto che era impegnata ed infine aveva pensato che stesse mentendo e che con lei non ci fosse nessuno.
A quel punto era arrivato Damon, che nonostante sembrasse del tutto calmo, Bonnie sapeva che era parecchio incavolato.
Per finire, oltre alla delusione, Bonnie sia era pure infuriata quando quel perfetto sconosciuto molto maleducato, dopo aver capito che Damon era un vampiro, aveva cominciato a farneticare sul fatto che lei non sapesse cosa faceva e che il loro amore non era vero, ma Damon l’aveva influenzata.
A quel punto Bonnie era davvero esplosa: le si poteva dire qualsiasi cosa tranne che quello che lei provava per Damon fosse finto e che lui la stesse ingannando perché, chiunque li conoscesse davvero, sapeva che Damon non le avrebbe mai fatto una cosa del genere.
E dopo aver scacciato via quello lì erano partiti, ma l’umore di Bonnie fu pessimo per l’intero viaggio.
Tornò a sorridere solo quando arrivarono finalmente a Fell’s Church a notte fonda.
Andarono direttamente a casa di Bonnie, dove abitava sola ormai da un paio d’anni, dopo che tutti, anche sua sorella, si erano trasferiti in una città vicina, e lei crollò quasi subito sfinita per il viaggio.
Questo avveniva la notte prima.
Quando Bonnie si era svegliata era quasi sera e dopo una doccia e uno spuntino rapido era pronta per andare dagli altri, ma era lì, bloccata sull’uscio della porta, per via di quel vampiro che proprio non voleva smetterla di fare l’idiota.
“Ehi, guarda che ti ho sentito! Idiota a chi?” - le chiese Damon, scendendo lentamente le scale, atteggiandosi da offeso.
“A te! Avanti, Damon, è da sei mesi che non li vedo, mi sono mancati!” - si lamentò Bonnie sfoggiando quella sua espressione da “Bambi dopo aver perso la mamma” a cui Damon non sapeva resistere.
“E’ sleale, lo sai, streghetta!” - le disse guardandola negli occhi a pochi centimetri da lei.
“Lo so!” - rispose, gli fece una linguaccia e fece per andarsene, quando venne bloccata al polso da Damon, che nel frattempo l’aveva voltata di nuovo di fronte a lui e l’aveva messa con le spalle alla porta.
“Dove pensi di andare?” - le sussurrò in un orecchio.
“Da-Da-Dagli altri..”- balbettò Bonnie che già cominciava ad avvertire quella scarica elettrica sintomo della troppa vicinanza.
“E non posso convincerti in nessun modo a restare?” - continuò lui baciandole il piccolo incavo proprio alla base dell’orecchio.
“N-No” - rispose lei incerta.
“Neppure se…” - cominciò lui e finì baciandole il collo.
Le mani di Bonnie avevano cominciato a sudare, il suo battito ad accelerare e il suo respiro stava diventando affannato. Cominciava seriamente a pensare che forse poteva rimandare al giorno dopo l’incontro con i suoi amici, dopotutto aveva aspettato sei mesi interi…..ma…
- No, non posso farmi imbrogliare così! Damon sta giocando sporco nel tentativo di convincermi a non andare, ma io devo resistere…si, devo resistere… - pensò, ma nel frattempo si era avvicinata ancora di più a Damon.
- Oh, avanti, Bonnie, resisti! Non puoi dargliela vinta così facilmente, coraggio! - si ripeteva, ma ormai gli si era letteralmente avvinghiata.
- Oddio, come faccio? No, avanti Bonnie, apri gli occhi, respira e scostati! - e questa volta seguì i suoi stessi consigli, anche se controvoglia, bisogna ammetterlo.
Damon la guardò incuriosito e Bonnie sapeva bene il perché: lei non si era mai tirata indietro, mai.
“Ok! Adesso…andiamo!” - disse Bonnie con il tono di voce più deciso che riuscì a tirar fuori in quel momento.
“Andiamo?” - chiese lui ancora sbalordito.
“Sì, andiamo! Gli altri ci aspettano e io non ho nessuna intenzione di farmi corrompere da te!” - rispose lei.
“Ma io non volevo di certo corromperti!” - si difese lui con l’aria da falso ragazzo perbene.
“Sì, come no! Sappi che ormai li conosco i tuoi giochetti, abbiamo passato troppo tempo insieme da soli e tu li hai usati così tante volte che ormai non ci casco più. Forse dovresti aggiornare il tuo repertorio!” - rispose lei.
“Beh, allora potrei cominciare ad allenarmi subito” - le sorrise lui e fece per avvicinarsi di nuovo, ma questa volta Bonnie lo bloccò.
“Andiamo!” - gli disse guardandolo negli occhi.
Bonnie si voltò ad aprire la porta e lo sentì sbuffare alle sue spalle.
“Damon…!” - lo rimbrottò lei.
“Sai che c’è? E’ che sono veramente stufo dell’allegra compagnia dei boy-scout!” - disse lui.
“Beh! Sappi che nella mia vita sono davvero poche le persone che contano davvero e tra queste ci sono i miei mici, quindi…” - lasciò in sospeso lei.
“Quindi cosa?”.
“Quindi se prendi me, prendi l’intero pacchetto! Altrimenti….addio!” - finì Bonnie.
Damon stette lì a fissarla per qualche istante, poi le si avvicinò di colpo e la strinse a sé, baciandola.
Per Bonnie fu un bacio decisamente inaspettato, ma aveva imparato che con Damon non si sapeva mai davvero cosa c’era da aspettarsi, nulla era mai scontato a prevedibile, mai.
Infatti in quella situazione, in cui chiunque altro avrebbe semplicemente risposto a tono a quella finta minaccia, magari con altre prese in giro per continuare quella piccola scaramuccia oppure addirittura facendo finta di andarsene per farsi pregare di restare, lui l’aveva sorpresa baciandola, con quel bacio inaspettato, ma piacevole….decisamente molto, molto, ma molto piacevole.
Quando Damon si scostò, le sorrise e le prese una mano portandola fuori e chiudendo lui stesso la porta.
Bonnie lo guardò con espressione interrogativa, ma lui disse semplicemente, continuando a sorriderle e alzando gli occhi al cielo: “Andiamo, streghetta!”.



NOTE:
Ciao a tutti!
Un grazie infinite per come è stato accolto il prologo di questa seconda ff....spero che questo capitolo non vi abbia deluso, ma sapete com'è....l'azione non poteva partire da subito....dovevo raccontare cosa era successo dall'ultima volta e poi non mi andava di metterli subito nei casini di nuovo....poveretti meritano un pò di tranquillità ogni tanto, che ne dite?....
Recensite...recensite...recensite....BACIONI...IOSNIO90!
   
 
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