Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: _Dubhe    02/06/2010    5 recensioni
Premetto che non scrivo da un bel pò, quindi scpero mi perdonerete eventuali sbavature o errori ortografici. Come suppongo gran parte di voi, sono rimasta scioccata dalla fine di TVD e, incapace di occupare il tempo in altro modo, ho cominciato a immaginare una storia utopistica di cui i protagonisti del telefilm fossero protagonisti. Premetto che ci sono spoiler fino all'episodio 1x22, la storia volgerà necessariamente in un senso unico che ha come cartello stradale [D/E].. claro?? Detto questo, divertitevi!!!
Genere: Romantico, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Grazie mille per tutti i vostri commenti, spero davvero di non deludervi con questo secondo capitolo [e spero anche, per il vostro bene, di fare meno obbriosità calligrafiche e di battitura, come la mia dolce Trilly mi ricordava!!!]. Buona lettura a tutti voi!!!

 

 

 

Era come se stesse vivendo l'ennesimo deja-vù: la stessa stanza, lo stesso divano, gli stessi due vampiri ai lati. L'unica cosa ad essere cambiata era la poltrona di fronte a lei, vuota l'ultima volta. Lanciò ancora uno sguardo atterrito in cucina, dove lo zio John giaceva esanime in una pozza di sangue, coperto da un lenzuolo bianco. Al suono delle urla zia Jenna era accorsa, rimanendo in preda allo schock, indecisa fra l'accusare Damon e scaraventare tutti fuori di casa; solitamente era del tutto contraria al giochetto della memoria - anche se era stata costretta a ricorrervi lei stessa, per aiutare Jeremy, una volta - ma stavolta non aveva avuto scelta: non poteva gestire tutto insieme, non poteva gestire tutti loro insieme. Guardò la zia salire in camera sua, completamente convinta che il rumore non fosse mai esistito e, inoltre, altrettanto certa di avere un sonno che avrebbe fatto invidia anche all'orso Yogi in letargo. Era a questo che era arrivata? A ricorrere a questi giochetti pur di tenere al sicuro la sua famiglia? Mentire, di nuovo, come non le capitava da tanto tempo? La verità non era sempre una cosa positiva, l'aveva capito a sue spese, l'aveva compreso nel momento in cui in cuor suo si era resa conto di essersi irrimediabilmente allontanata da Jeremy. Dov'era suo fratello? Probabilmente a godersi un buon sonno, visto che non era stato incuriosito dal frastuono in cucina. Ma ci sarebbe stato tempo per pensare a lui. Adesso c'era qualcun altro con cui vedersela.

La vampira seduta di fronte a lei era molto alta, capelli castani, leggermente più scuri dei suoi, che cadevano sulle spalle, ondulati e in ordine; indossava un top lungo verde acqua, con una maglietta altrettanto lunga da sopra, con maniche a tre quarti, colore bejè. Le gambe erano fasciate dai jeans stretti che finivano negli stivali alti, di pelle. Aveva gli occhi castani, gentili. Era un'antitesi, un vampiro con gli occhi gentili? Aveva visto un vampiro con lo sguardo innamorato, malizioso, sadico, omicida, ma mai dolce. Era come se quella donna stesse guardando sua figlia, una sua parente. Ma loro non erano parenti, a meno che quella stronza di Isobel non avesse avuto due gemelle dizigoti e - casualmente - una delle due era diventata un vampiro. Non aveva alcun senso.

Provò ad aprire la bocca per parlare ma non ne fuoriuscì alcun suono: cosa puoi chiedere ad una sconosciuta? Scusami, sei mia sorella come, dove quando e perchè? Esisteva pur sempre una certa educazione, no? Ah, quant'era complicato! Sentiva Stefan con i muscoli rigidi, tesi, pronto a saltare al minimo cenno dell'altra di farle del male: era stata una sua idea quella di invitarla, puntando comunque sull'ipotesi del 2 contro 1. Ipotesi, ma per quanto ne sapevano loro poteva anche benissimo essere più forte di tutti loro messi insieme. Quel pensiero la terrorizzò. La mano di Damon era posata sulla sua, quasi come se cercasse di farle capire che lui era lì, ci sarebbe stato sempre e l'avrebbe difesa. Anche da una vampira sadica che aveva amato. Anche da quella sconosciuta che aveva detto di essere sua sorella.

"So che avete moltissime domande, e io ho tutte le risposte che desiderate conoscere. Tutte. Ma non intendo parlare con voi due qui. - e, quasi a ribadire la frase, spostò il dito indice dall'uno all'altro dei Salvatore - Potete anche stare in cucina, a ripulire il casino di Katherine, come vi pare. Tanto non è nè il primo nè l'ultimo morto della settimana, quindi potete anche rassegnarvi."

Sul suo volto c'era un'espressione gentile, sicura di sè. Era come se desse per scontato che dovevano fare qualsiasi cosa lei dicesse. Non era una sicurezza, era molto più probabilmente una certezza. Lei non supponeva di essere più forte di loro, lo sapeva come dato di fatto. E, se l'aveva capito lei, probabilmente anche Stefan e Damon ci erano arrivati. PIù lei sorrideva e più la sua figura era riempita di fascino e mistero. Elena voleva sapere tutto. Le bastò un'occhiata a Stefan, che annuì come a rassicurarla.

"Ma non ti illudere, Isobel o come cavolo ti chiami! - balzò Damon, a pochi centimetri dalla sua faccia, gli occhi due lame, la rabbia che saliva al limite - Torcile un solo capello e l'ultima goccia di sangue che vedrai in vita tua sarà quella proveniente dalle mie mani dopo che ti avrò strappato il cuore."

La mora non si smosse di centimetro, si limitò a sorridere in maniera più evidente e a fare un unico movimento di assenso con il capo. La cosa innervosì parecchio Damon, tanto che Elena sarebbe stata pronta a giurare di avergli visto i canini uscire da dietro le labbra in un rinnghio, ma Stefan era meno impulsivo e più calcolatore: posò la mano sulla spalla del fratello, limitando a spingerlo in avanti, verso la cucina. Finalmetne l'ora della verità. Elena sospirò, guardando la sua interlocutrice. Aprì di nuovo la bocca per parlare ma l'altra la interruppe, senza smettere di sorridere e senza abbandonare l'aria bonaria nel volto.

"Ti dirò tutto, ma devi promettere di non interrompermi, altrimenti non usciremo da qui giovani. O per lo meno tu no di certo! - rise, con una risata cristallina che le ricordò in maniera terrificante la propria - Quindi iniziamo. Il mio nome è Isobel, Isbole Pierce. Si, esatto, come Katherine. In realtà non è necessario sorprendersi che io vi conosca tutti: sono la sorella di Katherine, anche se parlare di me non è certamente una delle cose che lei preferisce. SIamo nate molto tempo fa, molti secoli fa, da una famiglia che non era di certo ricca, ma benestante. Eravamo belle, coccolate e viziate dai nostri genitori: io ero felice ma a Katherine tutto questo non bastava.. voleva sempre di più, non si accontentava mai di nulla, il ventaglio più bello o il vestito più costoso non erano capaci di soddisfare la sua sete di perfezione.."

La storia di Katherine. Per certi versi anche la sua storia. Era pietrificata, ammaliata fino al midollo dalle parole di Isobel. Poteva giurare di sentire anche i Salvatore attenti, nell'altra stanza.

"Beh, io cercavo di farla ragionare ma, come capii col tempo, era impossibile. Un giorno Katherine tornò a casa dopo un ballo in maschera: era molto più pallida del solito, disse di avere fame e poi sete, di nuovo sete e poi fame. Non capivo cose le stesse succedendo. Poi, la mattina dopo, uscita nella veranda, accusò il sole di rovinare la sua pelle marmorea, ma in realtà era come se il sole la facesse stare male. Corse via, sbattendo la porta di casa. Ero preoccupata per lei, non sapevo dove fosse e se stesse bene. Ai nostri genitori non dissi nulla, cercando di proteggere mia sorella ancora una volta. Sbagliai. Katherine non tornò quella sera, nè la sera dopo. I miei genitori cominciarono a preoccuparsi, spedirono missioni di ricerca ma nessuno riuscì a trovarla. Neppure la sua amica Pearl sapeva dove fosse. Poi, circa otto giorni dopo che l'avevo vista l'ultima volta, un biglietto: c'era scritto che desiderava vedermi, parlarmi, spiegarmi. Fui una sciocca a raggiungerla. AL posto prestabilito non trovai nessuno, ma poi lei arrivò, Ricordo poco di quella notte, a parte il fatto che lei parlava di qualcosa che potesse realmente soddisfarla, l'eternità. E voleva me con lei, in quella vita infinita. Come puoi ben immaginare mi trasformò, ma mi costrinse a bere il sangue umano, altrimenti io non avrei mai ceduto. Poi, la mattina dopo, sentimmo la gente che gridava, che urlava come la casa dei Pierce fosse stata incendiata e come il sig. e la sig.ra fossero bruciati dentro nel sonno. Capii subito che era stata Katherine, ma lei al mio risveglio non c'era. Provai ad uscire dalla caverna dove mi trovavo, ma il sole rischiò di uccidermi. Aspettai mia sorella, che ritornò quella sera stessa con la sua amica Pearl, anch'essa vampira adesso. Mia sorella aveva finalemtne ciò che desiderava di più: un divertimento infinito. Capii che non mi aveva trasformato per affetto ma per avere qualcuno con cui spassarsela. Non volevo farlo, ma era mia sorella, potevo perdonarle tutto, anche l'omicidio dei nostri genitori - era palese limpido come acqua il fatto che li avesse uccisi lei. Rimasi con lei qualche tempo: l'ambizione di mia sorella la portò a soggiogare una strega per fabbricarci delle collane che ci proteggessero dal sole. Col tempo avrebbe imparato che le streghe sono fedeli alleate del nostro segreto, che non c'era motivo di soggiogarle, ma quello venne col tempo."

Il rumore dell'ingresso posteriore, una porta che si apriva e si richiudeva velocemente. Stefan era uscito e rientrato in tutta fretta. Probabilmente aveva portato il corpo di John nel Pensionario Salvatore, se ne sarebbero sbarazzati dopo. Damon aveva già ripulito il sangue in cucina ma gli occhi erano ancora neri come pece. Si rese conto della sguardo di Elena e voltò la testa, incapace di sopportare che lo vedesse in quello stato.

"Devi sapere, Elena - continuò Isobel, catturando di nuovo la sua attenzione - che io amavo molto mia sorella, desideravo ardentemente riavere quella bambina con la quale giocavo da piccola, una vera sorella. Fin dalla tenera età sviluppai una certa passione per la scienza, per le ricerche e la chimica in generale. L'idea che mi venne fu orribile, ma allettante: ero capace di creare una persona del tutto identica a Katherine, semmai l'avessi voluto, ma non ero convinta, era sbagliato e dentro di me lo sapevo. Ma ero troppo tentata, Elena, troppo."

Il silenzio che seguì rese tutto chiaro: non era uno scherzo della natura, non era una strana gemella di Katherine, non era sua parente in senso lato, era letteralmente lei in tutti i sensi. Isobel si era divertita a crearla in provetta come uno di quei esperimenti pazzi da laboratorio.

"Beh, lo feci. Creai un embrione, ma non fui abbastanza furba. Mia sorella lo scoprì e andò su tutte le furie: era già infuriata con me perchè non avevo scelto di seguire il suo stile di vita, figuriamoci adesso che cercavo di clonarla! Ma in verità non sapeva quello che stava facendo - di fisica e biologia ne sapeva quanto uno scoiattolo - e quindi non distrusse l'embrione ma solo il suo contenitore. Io continuai ad essere scettica su quello che stavo facendo. Abbandonai il progetto. Ma poi accadde quel martirio a Mystic Falls.."

Sentì i due vampiri in cucina trattenere il fiato. Conoscevano in prima persona le conseguenze della vita sregolata di Katherine.

"Ripresi le mie ricerche, ma le migliorai: la persona che avrei creato, sfruttando il mio DNA fuso a quello di mia sorella, sarebbe stata identica a lei in ogni dettaglio ma sarebbe stata una persona comunque. vera, con un proprio cervello, una propria vita, una propria famiglia, non solo una marionetta che sarebbe rimasta sotto i miei ordini. E allo stesso tempo dovevo preoccuparmi di nascondere la mia creatura a Katherine, perchè non la distruggesse. Ci pensai qualche settimana: qual'era il posto in cui mia sorella non sarebbe tornata mai e poi mai? Certamente la città di cui aveva più paura: questa. Pensai anche di rendere la bambina più sicura collocandola in una delle famiglie fondatrici, in modo tale che fosse a conoscenza del mondo dei vampiri e potesse così difendersi. E poi, quando venni in città per un sopralluogo, quella Isobel e il suo fidanzatino capitarono proprio a pennello. Lui un discendente di una famiglia fodnatrice - all'epoca non sapevo che avrebbe fatto adottare la bambina, ma lo sospettavo - e lei.. che guardacaso aveva il mio stesso nome. La soggiogai e le impiantai il seme con il DNA modificato, facendo sì che i suoi geni si combinassero con quelli dei Pierce e dei Gilbert. Per certi versi, diciamo, che puoi essere definita metà Gilbert e metà Pierce. Però la cosa importante è che sei viva, sei tu, e vivi una vita felice."

Si sporse in avanti e accarezzò una guancia di Elena, senza smettere di sorridere, mentre la ragazza la guardava paralizzata e a bocca aperta.

"Quando ti ho vista, a dieci anni, eri felice e in gamba.. e avevi una vita diversa da quella di mia sorella, era diversa da lei. E solo allora mi resi conto che avevo sbagliato perchè tu ti meritavi la vita che stavi vivendo, in pace e tranquilla. Con un pò di buona sorte saresti rimasta viva e al sicuro. Ma poi l'incidente, e Stefan e Damon e la storia che tornava a ripetersi, e tu che trovavi il collegamento con Katherine. Era questione di tempo prima che anche lei si rendesse conto di quello che avevo fatto e tentasse di distruggerti. Non volevo intervenire per non turbarti, ma adesso ho dovuto farlo, era indispensabile che tu capissi, che vedessi con i tuoi e sentissi con le tue orecchie l'intera vicenda della tua nascita e la motivazione della stessa. E mi dispiace, piccola, perchè so che è tutta colpa mia, ma non voglio che tu dubiti un solo istante del fatto che sei totalmente diversa da mia sorella e che non hai un briciola di quella crudeltà che ha invece lei."

Le baciò la fronte e si alzò, guardando in direzione dei due fratelli, fermi come statue con le mani congiunte, probabilmente indecisi se crederle o no, se saltarle addosso o lasciarla andare.

"Come possiamo fidarci di te? - Stefan espresse i suoi dubbi in parole, con foga - In fondo sei soltanto qualcuno che assomiglia a Katherine e che dice di essere sua sorella, cosa ci prova che lo sei davvero?"

Isobel si limitò a sorridere,

Nulla sembrava sconvolgerla, neppure una domanda come questa. Era davvero così sicura di sè? Così certa di riuscire a dimostrare a tutti di avere un legame di parentela con Katherine. A quanto pare sì. Le bastò un gesto, quasi teatrale, in cui estrasse da sotto la maglietta un ciondolo che portava al collo, lasciando che la luce delle lampade lo illuminasse. Elena non capiì al volo, visto che quel ciondolo non l'aveva mai visto in vita sua, ma i fratelli lo riconobbero più che bene: era lo stesso pendente che la loro carissima conoscente portava al collo per proteggersi dal sole, proprio come loro indossavano i due anelli. L'unica differenza era la pietra di cui era fatto - una specie di verde acqua - ma l'effigie di una donna inciso in corallo bianco, la rifinitura e il resto erano identici.

"A meno che mia sorella non sia stata tanto gentile da lasciarsi strappare dal collo il suo pendente e poi io non l'abbiamo modificato con una pietra diversa, avete la vostra prova."

Si alzò, lasciando che i lunghi capelli fluttuassero sulla schiena.

"Aspetta."

Era la prima volta che Elena parlava da quando Isobel aveva iniziato a raccontarle tutto. Aveva promesso di tacere per ascoltare tutta la vicenda ma non riusciva ancora a comprendere certi particolari, certi collegamenti che sembravano sfumati da strane coincidenze. Se davvero era per metà una Pierce, come mai aveva anche il sangue Gilbert nelle vene? Come mai, nemmeno una volta in diciassette anni Katherine l'aveva trovata? Dio, troppi quesiti tutti troppo in fretta. Sentì il pavimento che fluttuava sotto i piedi: quando si era alzata??? Tre paia di braccia la sostennerò all'istante e la riappoggiarono sul divano. Era troppo per lei, tutto in una sera.

"Forse dovresti proprio andare, sai? - fu l'ordine perentorio di Damon, per nulla garbato ma nemmeno pungente come al solito - Ne ha avuto abbastanza per oggi credo."

Isobel sorrise, guardando i due Salvatore, sicura che Elena non potesse sentirla. I due fratelli guardie del corpo di un'unica fanciula indifesa. La storia che si ripete.

"Non mi risulta difficile capire, ora che vi vedo, perchè mia sorella abbia scelto te. - sogghignò, indicano con un cenno del capo Stefan - Ma adesso mi risulta anche più semplice capire perchè lei abbia scelto te." - e stavolta fece un cenno verso Damon.

Potevano fingere di non aver capito, ma era chiaro come l'alba che si erano perfettamente intesi. La mora baciò dolcemente Elena sulla fronte, mormorando parole che i due vampiri non riuscirono a comprendere.

"Starò nella locanda fuori città, non andrò lontano. Se vorrai trovarmi chiedi di Helen Clearworth, era il nome da nubile di mia madre. Per il resto non preoccuparti di nulla, non permetterò a Katherine di farti del male. Notte anche a voi ragazzi."

E con un occhiolino scomparve. I due Salvatore si guardarono a lungo finchè Damon non si decise a prendere Elena in braccio e portarla di sopra, nella sua camera da letto. Jenna dormiva, avrebbe dovuto dare il cambio ad Elena in ospedale ma probabilmente Jeremy non si sarebbe svegliato prima di un paio d'ore, inutile disturbarla.

"Stefan, dobbiamo disfarci di John e insabbiare la vicenda, senza contare il fatto che, d'ora in poi, non lasceremo mai questa casa indifesa. Due vampiri in un mese, Stefan! - enfatizzò ancora, guardando il fratello con ardore - Ed entrambi invitati ad entrare! Cosa diavolo facciamo? Se davvero Isobel è dalla nostra è un bene, figuriamoci, ma Katherine? Potrebbe riapparire in qualsiasi momento e non mi fido di questo suo comportamento tranquillo, non è da lei! Dobbiamo assolutamente trovare un modo per proteggerla."

Stefan annuì con vigore, le braccia incrociate sul petto, le sopracciglia corrugate.

"Hai perfettamente ragione, ma come?"

E, nel momento stesso in cui pronunciò quelle parole, una lampadina si accese nel suo cervello, e anche Damon parve capire. Quante volte le sorti della loro razza erano state affidate alle streghe? Questo era il momento di dimostrare quanto quella streghetta fosse realmente amica di Elena e quanto tenesse a lei.

"Bonnie!" - esclamarono all'unisono. Sapevano cosa fare.

 

 [______________________________________________Ringrazimenti__]

Grazie di aver resistito fino a qui. Un abbraccio enorme a dark rose, juju210 e poeticdream per i commenti <3, ci vediamo al prossimo capitolo!!!!

<
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: _Dubhe