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Autore: Schwarzfreiheit    06/06/2010    2 recensioni
Come ci sente quando non senti di appartenere a nessun luogo? Quando la voglia di fuggire e quella di restare imperversano dentro senza sosta? Quando i Sogni e la Realtà non coincidono e non riesci a scegliere da che parte stare? Male. Ed allora qualsiasi alternativa è migliore... Anche gettarsi in una avventura a capofitto, senza sapere dove ti porterà ... Come ha deciso Andrea... Lei, che si sentiva zingara nella sua stessa città, che non sentiva le sue radici ancorarla al suolo, ma solo le “Sue Ali” trasportarla in alto ... " ...Le aveva nel cuore e nello spirito, quelle ali … Adesso le mancava solo di trovarle, di averle un po’ più concretamente al suo fianco ad aiutarla a volare... "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16 - Perché il suo cuore era l’ unica casa che lei desiderasse

Quella mattina, come molte altre mattine, la voglia di infilarsi in quel buco di ufficio non era esattamente alle stelle.
questo pensava vagamente mentre lasciava che l' acqua le scorresse addosso, sperando senza troppo impegno, che riuscisse a lavare via oggi residuo di stanchezza.
Era stanca.
Era demotivata.
Era vuota come il suo stomaco che adesso gorgogliava appena.
Avrebbe fatto colazione.
E poi avrebbe vomitato.
Non riusciva a mangiare nulla.
Si osservò allo specchio e sorrise debolmente.
<<  No signorina, i risultati sono più che sicuri e sono negativi ... mi dispiace ma non è incinta ...  >>.
La dottoressa la osservava compassionevole, senza nemmeno immaginare il sollievo che la invadeva.
Non era incinta.
Bene.
Ciò non toglieva che continuava a stare male, a non mangiare, a non dormire una notte decente da mesi.
Tornò al presente decidendo che avrebbe fatto colazione al bar.
Era strano che il suo stomaco reclamasse del cibo.
Forse stava guarendo.
Lo sperava davvero.
 

Si vestì in fretta e con poca cura.
Dentro quell' ufficio erano solo in due, lei ed il suo datore di lavoro, sposato con prole, e della gente per strada ...
Non gliene importava nulla.
Indossò un paio di jeans che ritrovò appena un po' larghi sulle gambe ed i fianchi ed un maglione che le ricadeva addosso.
Osservandosi nello specchio a figura intera della piccola camera da letto si scoprì dimagrita.
Aveva ancora i fianchi piuttosto abbondanti, così come il seno, ma era dimagrita.
Avrebbe voluto esserne felice.
Non sentiva nulla, e quello che vedeva era una ragazza inerme e pallida, dagli zigomi messi appena in evidenza dalle guance leggermente scavate.
Aveva un aspetto orribile ed i capelli arruffati che non ne volevano sapere di starsene buoni al loro posto.
Li avrebbe tagliati.
Si diede un' occhiata in giro per controllare che fosse tutto a posto, come se fosse necessario.
In quella casa sembrava non ci vivesse nessuno, Fabrizio era a Bologna per lavoro e ci sarebbe rimasto ancora per tre settimane e lei passava la maggior parte del tempo stesa sul divano, quando non era in ufficio.
L' unica traccia di vita era una tazza macchiata di caffè lungo, posato sul tavolino davanti alla tv.
L' avrebbe tolta quando sarebbe tornata a casa.
Adesso doveva solo recuperare la sua borsa e correre a prendere la metro che l' avrebbe portata al lavoro.

Aprì la porta.
Un piccolo mazzo di rose giaceva davanti alla sua porta.
Lo raccolse titubante.
Dieci rose nere dal gambo lungo.
Per poco Andrea non le aveva calpestate con i suoi anfibi.
Si era fermata appena in tempo, un piede a mezz' aria e un' espressione stupita sul volto.
Rientrò in casa cercando con lo sguardo un vaso adatto in cui riporle.
Erano bellissime, pensava solo a questo.
Non si chiese come fossero arrivate davanti alla sua porta né dubitava che fossero per lei; un cartoncino nero riportava in elegante calligrafia :

Per Andrea.
Erano sue.
Non si chiese nulla mentre osservava i delicati petali dello stesso colore dei suoi capelli.
Lo sguardo scivolò sulla parete di fronte a lei; erano le 8,4O, calcolò rapidamente che avrebbe perso la metropolitana e che sarebbe arrivata in ritardo.
Non sarebbe stata la prima volta.
Odiava quello squallido, minuscolo ufficio e, forse, inconsciamente cercava di allontanare il momento in cui vi si sarebbe dovuta rinchiudere per l' ennesima, vuota giornata.
Sopirò, poi posò il vaso accanto alla finestra ed uscì in quella fredda mattina che la aggredì immediatamente con un vento gelido che le soffiò in viso la prima raffica di smog della giornata, e non sarebbe stata l' ultima.
Il cielo era plumbeo e minacciava pioggia.
Maledisse il suo vizio di non controllare fuori dalla finestra prima di uscire di casa e pensò di comprare un ombrellino pieghevole direttamente in stazione.
Pensieri inutili, vuoti, privi di colore.
Esattamente come si sentiva lei.
 
La mattinata sembrava eterna, decisa a torturarla nella sua staticità sospesa tra il suo vuoto e la pioggia che violentava i vetri delle finestre.
Avrebbe desiderato essere altrove.

 

**********

                                                                       **********
 

<<  Con chi stai parlando, Bill?  >>.
La voce di suo fratello lo colse alla sprovvista, ma non poteva chiudere quella conversazione senza preavviso.
Fece cenno a suo fratello di tacere e rispose.
<<  ... Sì, perfetto ... la ringrazio. Arrivederla  >>. Poi posò il cellulare sul tavolino della sua elegante suite francese.
<<  Allora?  >>.
Tom lo osservava dalla porta che aveva richiuso alle sue spalle, uno sguardo indagatore negli occhi nocciola identici a quelli del fratello.
Bill si sentiva violato da quello sguardo.
Non aveva mai avuto troppi misteri con Tom, anzi, non ne aveva mai avuto.
Lui sapeva tutto quello che c' era da sapere, ma in quel momento si sentiva particolarmente stupido, infantile, vigliacco ...
Patetico.
Sostenne per qualche istante gli occhi di Tom, poi abbassò i propri con un sospiro rassegnato.
Lo avrebbe torturato fino a sapere cosa stesse combinando dato che sapeva perfettamente che qualcosa lo stava effettivamente combinando.
Sarebbe stata una lunga battaglia che lui sapeva essere già persa dal principio.
<<  Era la sede italiana della Universal ... Parlavo con Roxy, la receptionist, sai quella signora simpatica che ha portato il portafoglio di ... Il portafoglio a David?  >>.
Non riusciva a dire il suo nome.
Non ancora.
Tom scosse leggermente il capo su e giù in cenno affermativo.
Ricordava Roxy.
<<  Roxy, sì ... Ma guarda che ti sbagli ... Non è simpatica ...  >>.
Disse gonfiando le guance come un buffo criceto offeso.
Questo strappò una risata allegra a Bill ed alleggerì per un attimo il cuore di Tom.
Era bello vederlo ridere, per una volta.
<<  Sì che lo è Tomi ... A te sta antipatica solo perchè non è una avvenente signorina che si è gettata tra le tue braccia!  >>.

Disse Bill mentre cercava di riprendere fiato, tenendosi la piccola pancia con le mani.
<<  Non è vero NON E' VERO! Lo sai! Quella mi odia! Mi ha sempre strattonato i rasta disgustata dicendomi che avrei dovuto tagliarmeli! Era crudele con me! E non le andavano bene nemmeno le mie treccine! ... Mentre tu giravi con una criniera da fare invidia ad un leone spennacchiato e ti faceva certi sorrisi ... Uffa! E' ingiusto lo sai, vero?  >>.

Continuava a fare il bambino.

Per lui.
Bill lo osservò con un sorriso.
<<  Tomi ... La prima volta che la hai vista le hai scombussolato la scrivania cercando di recuperare il contenitore delle caramelle che avevi fatto cadere e che non avresti dovuto toccare!  >>.
<<  Erano lì per i visitatori ... E noi addirittura ci lavoravamo lì! Io POTEVO toccarlo!  >>.
<<  No Tomi, era la prima volta che mettevamo piede alla Universal in Italia ... Avresti dovuto comportarti bene ... O come uno con un quoziente intellettivo degno di questo nome ... Non come una piccola scimmia con dei problemi di autocontrollo! ... E comunque Roxy E' simpatica e ... Gentile ...  >>.
Tom tornò immediatamente serio.
Il punto centrale di quella chiacchierata insolita era dietro l' angolo.
<<  Gentile dici? ... Sì, potrebbe essere ... Mhhhh ... Cosa ha fatto di così gentile per te, ultimamente?  >>.
Bill arrossì vistosamente, poi si appoggiò al muro stendendo le gambe davanti a sé, incrociando le braccia al petto, in segno di difesa.
<<  Bhè, ecco ... Lei ... Ha accettato di fare una cosa per me ... Avrebbe potuto farla solo lei ... A me mancavano delle informazioni principali ...  >>.
Il chitarrista sbuffò spazientito.
<<  Biiiiiill ... Si può sapere cos ...  >>.
<<  FIORI! Roxy manda dei fiori da parte mia! Contento adesso?  >>.
Tom rimase allibito a osservare suo fratello che lo guardava rancoroso, come se lui gi avesse fatto confessare il peggiore dei peccati.
Era stranito.
Roxy mandava dei fiori ... A chi?
Sebbene nessuno avrebbe mai puntato un solo centesimo di euro sul suo cervellino considerato atrofizzato ormai dai più, la soluzione gli si parò davanti come un lampo.
E quella soluzione aveva due incredibilmente trasparenti occhi grigi.
<<  Tu ... Mandi dei fiori a ... Ad Andrea?  >>.
Bill fece scivolare la schiena lungo il muro, fino a ritrovarsi col sedere sulla morbida moquette, poi si cinse le gambe con le esili braccia e nascose il visetto sulle ginocchia, così che la sua voce ne uscisse un po' soffocata.
<<  ... Io ... Sì ... Ho chiesto a Roxy d' inviare a lei dieci rose nere ogni mattina per ... Per farle iniziare meglio la giornata ... Insomma ... Un po' ... Voglio dire ... Un pochino, almeno ... Le mancheremo no? ... E magari a volte potrebbe ... Sentirsi un po' sola, avere un po' ... Freddo e ... Bhè ... Quelle rose nere sono ... Solo un simbolo ... Un piccolo segno che ... Non è sola, che ... Qualcuno la pensa e si ... Preoccupa per lei ... Tutto qui ...  >>.
Prese fiato e sospirò.
<<  Lascia stare Tomi ... Si tratta solo di una sciocchezza di cui abbiamo parlato una volta ... Una canzone ... Nulla di che ... Era solo un pensiero gentile ... Nulla di più ... E' stupido e puerile, lo so ...  >>.
Tom era stato in silenzio ad ascoltare le parole di suo fratello.
Gli faceva male vederlo così, rannicchiato e avvolto in sé stesso, cercando di cancellare l' assenza di un abbraccio con le sue stesse braccia.
Avrebbe potuto abbracciarlo lui, lo aveva già fatto, lo avrebbe fatto ancora, ma quella assenza non la avrebbe mai colmata.
La rabbia si ripresentò a porgergli il conto.
La ingoiò tutta intera e si rivolse a Bill. 
<<  Non è stupido ... Parli di " Ten Black Roses" vero? Dei ... Rasmus, se non ricordo male ... La ascoltava spesso ... Era anche la suoneria del suo cellulare, mi sembra ... E, dimmi ... Lo sa che sei tu a mandargliele?  >>.
Bill alzò il faccino di scatto, sgranando gli occhi su Tom.
<<  Sei impazzito? Io non ...  >>.
Tornò a nascondere il faccino pallido.
<<  ... Io non posso Tom ... Lei ha fatto la sua scelta ... E non sono io ... Volevo solo ... Farle sapere che non è sola, che ... Non la abbiamo dimenticata ...  >>.
Tom era furioso.
Non con suo fratello, ma con la scelta che aveva fatto.
Non stava lottando.
Aveva deliberatamente scelto di non farlo e questo lo faceva impazzire.
Aveva lottato contro tutto e tutti per arrivare dov' era, per ottenere quello che desiderava per realizzare il suo sogno e adesso ?
Adesso stava mollando il colpo senza nemmeno provarci ...
O forse ci stava provando.
Ma quella era la maniera sbagliata.
Era una maniera da vigliacchi e suo fratello non era un vigliacco.
Temeva che non avrebbe ottenuto nulla se avesse continuato a nascondersi.
<<  E cosa ne sai tu che lei capisca tutto quello che tu vuoi intendere? Cosa ne sai che lei capisca che sei tu a mandarle quelle rose?  >>.

<<  Lo so e basta ... Lo spero, almeno ... Ne abbiamo parlato, io e lei ... Io ricordo benissimo quella notte sulla terrazza assieme a lei e a Macky ... Ma forse hai ragione, sai? Magari lei non la ricorda più ...  >>.
Bill si alzò in maniera scomposta.
<<  Ok ... Magari scoprirò di aver buttato via un sacco di soldi per nulla ... ma ne ho abbastanza da potermelo permettere, non credi? ... Direi di sì ... Vado a farmi una doccia, scusami ...  >>.
Si chiuse la porta del bagno alle spalle, lasciando solo suo fratello.
Tom rimase ad osservare sconsolato la porta del bagno dentro cui suo fratello si era rifugiato.
Si sentiva in colpa, forse era stato troppo duro, ma voleva solo spronarlo a farsi avanti, ad uscire allo scoperto.
Non ci era riuscito.
Aveva solo aggiunto dei dubbi nella testolina di Bill, come se ce ne fosse stato bisogno.
Non credeva affatto che Andrea si fosse dimenticata di quella conversazione.
 
Tom non credeva che lei avesse dimenticato niente.
Così come nessuno di loro aveva dimenticato.
Era convinto che sia Georg che Gustav avessero i loro personali ricordi, legati a lei.
E li aveva anche lui ...
Rivide sé stesso sbraitarle in viso ...
Rivide sé stesso accettare, lentamente, la presenza di quella estranea nelle loro vite ...
Rivide sé stesso incastrato e dolorante in una macchinina per far sorridere lei e Nadia ...
Rivide sé stesso che correva in un aeroporto per raggiungerla ...
Rivide sé stesso attraverso il ricordo delle parole di lei ...
Rivide sé stesso attraverso il ricordo dello sguardo di lei ...
La notte di Capodanno e la mattina dopo le loro compere ... Mentre lui cercava di fare un dispetto al suo ragazzo italiano ...
Mentre gli diceva addio e lui avrebbe desiderato urlare di rimanere ...
Deglutì rumorosamente, poi si accese una sigaretta, gettando fuori di se il fumo acre ed i ricordi ...
Guardò fuori dalla finestra, il cielo grigio e cupo, foriero di una imminente tempesta e gli occhi che vi vedeva riflessi, privi del loro solito caldo nocciola, ora erano quelli di Bill ...
Ed improvvisamente la rivide come l' aveva vista quella notte, stesa su quel divano, la sua nudità protetta dal corpo di Bill che le stava sopra, le loro braccia che si intrecciavano e le mani che correvano febbrili e senza posa ...
Una fitta di intenso dolore gli squarciò il petto.
Bill aveva anche quel ricordo con cui regolare dei conti che sarebbero rimasti in sospeso per sempre, se non avesse fatto qualcosa per rivederla, almeno una volta ancora.
Cercò di immaginare cosa quel ricordo potesse provocare dentro il suo gemello, e quando fu vicino ad una risposta, la scacciò, spaventato.
Non voleva pensarci e, per l' ennesima volta, chiese a qualcuno a cui non avrebbe saputo dare un nome, che a lui non capitasse mai.
Non così.
Ma nemmeno diversamente.
Semplicemente mai.
 
Una volta richiusosi la porta del bagno alle spalle, Bill vi si appoggiò contro di peso, lasciandosi sfuggire un sospiro frustrato.
Aveva davvero messo in moto qualcosa che non lo avrebbe portato da nessuna parte?
Forse Tom aveva ragione, dopotutto.
Forse lei non ricordava davvero quella notte.
Ma il solo pensiero che una cosa del genere fosse davvero possibile lo feriva dentro, lo faceva sentire ...
Insignificante ...
 
E questo, Mr. Kaulitz non può accettarlo, vero?
Non può accettare che qualcuno possa dimenticarlo, non notarlo, trattarlo come un ragazzo qualsiasi ...
Uno di quelli che si possono dimenticare ...
Che si VOGLIONO dimenticare ...

O di cui non ci si cura di preservare il ricordo come fosse la cosa più preziosa al mondo ... Vero?
Mister popolarità, sorriso smagliante, capelli perfetti e aura da star non può credere che questo sia davvero possibile ...
Povero, piccolo, ingenuo Bill ...
Guardati ...
Sei lo stesso che eri 8 anni fa ...

Un perfetto signor nessuno ...
Uno che ad ogni costo voleva tutte le attenzioni per sé ...
E ci sei riuscito ...
Bravo ...
 
L' ironia di quella voce melliflua nella sua testa lo stava riducendo a brandelli.
 
Ma ... Vedi?
Esiste ancora qualcuno che può fare a meno di te ...
E' la sola?
Non lo sai vero?
Si è divertita con la rockstar ...
Si è presa il tuo tempo ed ha approfittato della tua fama, del tuo successo, dei tuo soldi ...

E poi è tornata dal suo normalissimo ragazzo italiano ...
Uno che può darle della stabilità, delle sicurezze, tutto il suo tempo ...
E' tornata da lui ...
Non senza aver approfittato anche del tuo corpo, certo ...
Del resto ...
Sei pur sempre Bill Kaulitz ...

Enigmatico, affascinante nome da aggiungere alla lista ...
 
Ma quella voce non terminò di parlare.
Il vetro andò in mille frantumi ed una piccola scheggia raggiunse il volto pallido del ragazzo che fino a pochi istanti prima vi si stava specchiando.
Dopo quello scatto repentino, il braccio era ricaduto mollemente lungo il fianco sottile del ragazzo, mentre la forza lo abbandonava.
La porta alle sue spalle si aprì all' improvviso e le braccia di Tom lo sostennero mentre lui si abbandonava a silenziosi singhiozzi senza lacrime.
Il chitarrista si guardò intorno allarmato, un pesante portacandele sferico e lucido giaceva ai piedi del lavandino, circondato dai frammenti dello specchio.
<<  Bill ... Che cosa ...?  >>.
La risposta soffocata di suo fratello gli bloccò il cuore per un attimo.
<<  Non la smette ... Non la smette mai di tormentarmi, Tom ...  >>.
<<  Chi?  >>. Temeva che la risposta avesse il volto di Andrea.
O forse avrebbe dovuto augurarselo?
Forse, se l' avesse odiata ...
<<  Io ... Cioè ... Una parte di me ... Una voce melliflua e crudele che continua a ...  >>.
Represse l' ennesimo singhiozzo con un movimento improvviso delle spalle esili.
<<  ... Continua a dirmi che non merito di essere ciò che sono, che non merito tutto quello che ho ... Che sono diventato solo i miei soldi ... Un ... Fantoccio in mano ad un destino che non so controllare ... Che sono solo apparenza ... Che sono un vigliacco ... Un codardo ... Che ... Che non la merito ...  >>.
Il cantante chiuse gli occhi accarezzando la maglia del fratello con le lunghe ciglia e cercando di riprendere il controllo del suo corpo che ancora tremava appena, dei suoi respiri, dei battiti del suo cuore.
Era ridicolo.
Era patetico.
Era solo una nullità.
Era ...
Solo.

 
Tom strinse tra le braccia quel suo esile fratello, constatando una volta di più, quanto il suo Io fosse fragile, a volte, quasi quanto il suo aspetto.
E come il suo aspetto, anche la sua anima a volte si rivestiva di una maschera da mostrare al mondo, da mostrare a sé stesso.
Era doloroso vederlo.
Era assurdo, perché lui sapeva che suo fratello non era solo questo.
Non era solo fragile.
Sapeva essere forte e determinato.
Certo, tutti loro avevano lottato e rinunciato a qualcosa, per arrivare dov' erano.
Ma, fosse la devozione o l' amore che lo legava a lui, Tom non avrebbe mai dubitato del fatto che fosse stato proprio Bill quello che aveva perso più di tutti.
Amava il suo lavoro, lo sapeva bene.
Sapeva ce non avrebbe potuto fare null' altro che ciò che faceva.
Eppure ...
Eppure adesso era tra le sue braccia, fragile come non mai.
Insicuro.
Spezzato.
-  ... Ed è tutta colpa di quella stronza ...  -.
Il volto di Andrea apparve rapido davanti a lui, come evocato dalla sua stessa rabbia.
Ma non era un volto che rideva e sadicamente gioiva di quel dolore che aveva provocato.
Era un volto triste, dispiaciuto.
Era ...
Doloroso rivederla così, ma così era l' ultima volta che lei gli era stata davanti.
Prese fiato, sospirando appena.
<<  Ok ... Bill, senti ... Forse dovremmo ... Tirare su i cocci e cercare una scusa plausibile per David ... Gli dirò ... Che stavamo bisticciando e che volevi colpire me, ma hai sbagliato mira perché sei storto e hai preso lo specchio ... Sì, ecco, faremo così!  >>.

Concluse fiero di sé per la soluzione trovata, un' espressione vagamente infantile.
Riuscì persino a strappare un sorriso a Bill.
<<  Tomi ... Nel caso Dave credesse ad una cosa simile ... E non lo farà ... Mi farebbe internare e mi terrebbe a chilometri di distanza da te ... Volevo colpire te? Ti avrei ammazzato se mai ti avessi davvero colpito ...  >>.
Sorrise mesto reprimendo un brivido sottile che gli saliva dentro gelandolo ogni volta che solo tentava di immaginare la sua vita senza il suo gemello.
<<  Ma io ho la testa dura ... E  poi sarei buono ... Non ti denuncerei ... E nel caso ... Chiederei per te l' infermità mentale ... Credimi ... Te la concederebbero ... Gli basterebbe parlare, con me, Georg e Gustav per capire il grado della tua follia ...  >>.

Cercò di sorridere Tom.
Bill sorrise, in effetti.
<<  Senti, non so cosa diremo a Dave ... Forse la verità ... Un attimo di ... Un momentaneo attimo di esaurimento ... Adesso però lasciami raccogliere i vetri ... Lo faccio io, davvero ... Grazie Tomi ...  >>.
Poi si chinò e rimase immobile, in attesa che la porta si richiudesse alle spalle del fratello.
 
Tom rientrò nella stanza da letto e si lasciò cadere sulla poltrona vellutata, prendendosi la testa tra le mani e chiedendosi cosa avrebbe potuto fare.
Nulla.
Non trovava nessuna soluzione.
 
Una volta rimasto solo Bill si sporse al di sopra dello specchio rotto.
Mille infinite piccolissime schegge che riflettevano la luce calda del lampadario di cristallo sopra la sua testa, rimandando nei suoi occhi mille scintille di pura luce, frammenti più grandi malamente sparsi e sovrapposti, che riflettevano la sua immagine.
Una, due, dieci volte.
Dieci volti.
Dieci Bill che lo fissavano.
Dieci facce dello stesso ragazzo dal volto stanco.
O forse era sempre la stessa faccia per dieci diverse anime?
Non lo sapeva.
Era confuso.
Era stanco.
Era deluso.
Qualunque fosse la giusta risposta, tutto quello che desiderava adesso era chiudere gli occhi e non vedere nulla, non vedere più quel volto sfatto.
-  ... Maledizione ...  -.
Raccolse i frammenti più grandi, poi, facendo attenzione e saltellando in punta di piedi, che aveva rigorosamente scalzi, andò alla ricerca di una scopa e di una paletta.
Dubitava che ce ne fosse una nella stanza, così si arrese e chiamò la hall.
Poco dopo arrivò una bella ragazza, con due occhi di un blu profondo, non molto grandi, un fisico snello ...
Nulla a che vedere con Andrea.
Ma a Tom non sfuggì lo sguardo che Bill posò leggero e rapido sui lunghi capelli lisci e castani della ragazza che cercava di raccogliere i vetri senza esimersi dal lanciare delle occhiate ai due ragazzi.
Tom si sentiva ribollire.
Bill avrebbe potuto avere quella ragazza in pochi istanti eppure ...
Si lasciò sfuggire un sospiro.
Anche Andrea aveva lungi capelli castani, quando la avevano conosciuta.
Adesso erano un bel ricordo, quando li aveva lasciati, la sua testa era completamente corvina, come quella di Bill ed i capelli avevano un taglio strano ed asimmetrico, che solo una pazza come Nadia poteva seriamente consigliare ad una amica.
Ma a Bill erano piaciuti.
Ed anche a lui, doveva ammetterlo spudoratamente.
Ma il sorriso che era nato spontaneo, se ne era andato davanti all' espressione vagamente sofferente di suo fratello.
Se ragionava, sapeva che non era colpa della ragazza.
Non era colpa sua se il suo contratto era concluso.
Non era colpa sua se aveva una vita prima di loro.
Non era colpa sua se era una ragazza seria che non voleva buttare all' aria anni di vita e di battaglie.
Non era colpa sua se Bill si era preso una sbandata colossale per lei.
Osservò ancora Bill.
-  ... Una cotta ... Lui la ama ... Te lo ha detto lui ...  -.
Rise di sé.
Forse per lui l' Amore, come lo stava vedendo in suo fratello, non era concepibile.
L' unico Amore vero e puro che potesse capire e accettare come naturale era quello che lo legava a Bill.
Che nulla aveva a che vedere con quello che si poteva provare per una donna.
Nulla.
-  ... No ... A me NON succederà mai ... Mai! ...  -.
Rabbrividì al pensiero e decise di scaricare la sua frustrazione su quella ragazza che la logica gli suggeriva innocente.
-  ... Se ne è andata! E' colpevole! ...  -.
In quel momento questo gli bastava per potersi permettere di scaricare la frustrazione su qualcuno.
Su di lei.
 
Capelli castani che ricadevano lisci sulle spalle esili di quella sconosciuta.
Quelle spalle non avevano nulla a che vedere con quelle di lei, persino fisicamente più portata a portare dei pesi, come quelli che si portava dentro.
Occhi piccoli e blu.
Quegli occhi non avevano nulla a che fare con quelli di lei che erano grandi, spesso sgranati e di una incredibile tonalità di grigio trasparente.
Un fisico asciutto, quasi privo di forme, su cui la divisa elegante, con lo stemma dell' ennesimo Hotel, ricadeva leggera come su una umana stampella.
Quel fisico non aveva nulla a che fare con quello di lei che era morbido e non si vestiva di un  abito, ma lo riempiva morbidamente, lasciandovisi avvolgere.
Eppure.
Eppure quella perfetta sconosciuta senza alcuna attrattiva ai suoi occhi, gli aveva fatto pensare a lei.
Ancora ed ancora.
-  ... Forse é perché é una donna anche lei ...  -. Rise prendendosi in giro fra sé e sé.
Poi tornò serio.
Se quello era il motivo non sarebbe stata una buona cosa per lui.
Quante donne c' erano al mondo?
Sarebbe stato impossibile dimenticarla.
Poi il pensiero volò a Macky, il micio che lui avrebbe desiderato regalarle e che lei amava, a Georg e Gustav, che lei adorava, a Tom, che lei aveva forse, persino un po' cambiato, a Nadia, la sua migliore amica, a David, che l' aveva accolta a braccia aperta nella loro famiglia senza nemmeno accorgersene, alla mamma che, ne era certo, la trovava simpatica e gradevole, a casa, dove lei aveva passato tante serate con loro sul divano, alla depandance che adesso era irrimediabilmente vuota.
Era inutile.
Il volo di una rondine, la spuma di una nuvola intravista durante un volo, uno di quelli che lei non amava particolarmente soffrendo incredibilmente il cambio di pressione del decollo e dell' atterraggio, il sorriso di un bambino felice di andare su una giostra, una piscina, un lago notturno, una luna grande, la torre eiffel che anche adesso vedeva dalla finestra della sua stanza d' albergo.
Una foto d' Africa, le stelle.
Il sole o la pioggia.
La pioggia ...
Un brivido caldo e terribilmente freddo percorse tutta la sua spina dorsale da cima a fondo, scuotendolo.
I temporali.
Il cielo.
Qualsiasi cosa gli avrebbe sempre fatto pensare a lei.
Perché ogni cosa era legata a lei come alla vita, proprio come lo era lui.
Legato alla vita.
Legato a lei.
Era inevitabile, imprescindibile.
Automatico.
Sistematico.
Traumatico.
Automatic ...
Anche quella canzone lo legava a lei.
 ...  -  ... Maledizione ...  -  ...
 
Gli era già capitato, prima che lei andasse via, di sentirsi come si sentiva adesso.
Un adolescente.
Forse andava bene.
Dopotutto aveva salutato l' adolescenza da un solo anno.
Forse poteva ancora permettersi di sentirsi così.
Peccato che qualcosa dentro di lui continuava a dirgli che no, non era affatto giusto.
Aveva 2O anni ed aveva deciso di innamorarsi di una giovane donna di 24.
Una giovane donna che aveva smesso di essere adolescente molto prima di lui e, credeva di immaginare, prima di compiere i fatidici 2O anni.
Bill pensò che quella storia dell' età fosse davvero una grandissima stupidaggine.
Lui aveva venti anni e si sentiva peggio di un tredicenne e lei ...
Lei a volte sembrava non essercisi sentita mai, tredicenne.
E a volte giocava con loro e coccolava Macky come se fosse ancora una bambina.
No, l' età non centrava proprio nulla ma questo non significava che non si sentisse frustrato.
Detestava sentirsi tanto più piccolo di lei ed impreparato a tutto questo.
Lei, dopotutto, aveva deciso di tornarsene in Italia con il suo ragazzo, aveva preso una decisione seria e, pensava, ben ponderata.
E lui?
Lui avrebbe semplicemente desiderato che lei rimanesse con lui, che lei decidesse di restare.
Se non con lui ...
Con loro ...
Se avesse potuto, se avesse anche solo lontanamente creduto che sarebbe potuto servire a qualcosa, si sarebbe messo a sbattere i piedi a terra, a fare i capricci ...
Quelli da diva isterica, come a volte lo accusava di fare, Tom.
Ma non sarebbe servito, lui lo sapeva, inoltre sarebbe sembrato un bambino ...
-  ... poco producente ... Lei ha scelto un uomo ... Il suo ...  -.
Quel pensiero lo ferì e decise di non pensare, almeno per un po'.
Si infilò le cuffie del suo Ipod e si stese sul letto, sperando che il sonno arrivasse a dargli un po' di sollievo.

 
Tom era rimasto in silenzio, una sigaretta tra le labbra strette, ad osservare il mutare d' espressioni sul volto di suo fratello, poi, al breve cenno di scuse che gli aveva rivolto, aveva deciso di lasciarlo solo.
Non avrebbero parlato.
Bill non sembrava averne alcuna intenzione.
Uscì dalla stanza e si richiuse stancamente la porta alle spalle.
 
Nadia stava seduta davanti al p.c quasi senza capire quello che realmente stava leggendo
Il messaggio che stava davanti ai suoi occhi adesso recitava così :
 
Andrea scrive :
 
tra tre settimane mi sposo.
Vorrei che fossi tu la mia damigella.
Non ti preoccupare per il vestito, saremo in comune e saremo solo in quattro.
 
La rossa fissava quelle tre righe come se fossero la cosa più orribile che avesse mai visto.
Gli occhi sottili  erano ridotti a due fessure verdi e rabbiose.
Erano passati già dieci minuti da quando quel messaggio era arrivato.
E ancora non le aveva risposto.
 
Andrea scrive :
 
So che sei arrabbiata.
Non me la sono presa.
Però vorrei sapere se ci sarai ...
Avrei ...
Bisogno di te ...
 
Nadia saltò sul divano, a quelle parole.
 
Nadia scrive :
 
EH NO!
NO-NO-NO-NO
NON PUOI, ANDREA! NON PUOI FARMI QUESTO!
SAI BENISSIMO CHE NON PUOI RICCATTARMI COSI', SAI BENISSIMO COME LA PENSO!
STAI FACENDO UNA CAZZATA, SAI CHE NON E' LA PERSONA GIUSTA PER TE!
NO! NON CI SARO'!
NON STARO' LI' A "BENEDIRE" QUALCOSA DI COSI' ... STUPIDO!
STUPIDA! ECCO QUELLO CHE SEI!
 
Le dita della rossa correvano veloci sulla tastiera del suo portatile, ticchettando frenetiche.
Il respiro era grosso, il petto si alzava ed abbassava veloce, digrignava i denti senza quasi accorgersene.
era arrabbiata.
No.
Era furiosa.
Come poteva?
Come poteva fare una cosa così stupida?
Come poteva accettare un matrimonio senza amore?
Quella NON era Andrea.
Se c' era qualcuno tra loro due che non aveva mai dato troppo peso all' amore era lei, la rossa pazza e disinibita.
Ma Andrea ...
Lei credeva nell' Amore, lo aveva sempre fatto.
E tante volte avevano discusso di questo.
Tante volte le aveva detto che era una piccola sciocchina ingenua e, anche per questo, lei la adorava.
Adorava quando Andrea la osservava sorniona, predicendole, fingendo di leggerlo negli inesistenti fondi della sua tazza di tè verde, un grande amore, un giorno.
<<  Ti innamorerai o mia amica miscredente ... Ti innamorerai come non mai ed allora ... Smetterai di ridere di me!  >>.
Poi scoppiavano a ridere e lei scuoteva la testa allegra.
<<  Mai, o mia amica credulona ... A me non succederà, continuerò a divertirmi ... Sia con gli uomini che prendendo in giro te!  >>.

E adesso?
Adesso lei aveva trovato un punto fermo, un porto sicuro in David ed Andrea?
Andrea si sarebbe spostata tra tre settimane con un uomo che non solo non la meritava, ma che lei nemmeno più amava.
Non era giusto.
Era tutto terribilmente sbagliato e lei si sentiva maledettamente impotente e frustrata.
Sentiva di doverne parlare con qualcuno, ma con chi?
Di certo non poteva parlare con i ragazzi.
Tom si sarebbe infuriato, le due G avrebbero abbassato gli occhi e accettato la scelta di Andy e Bill ...
Il pensiero del ragazzo la colpì fino in fondo all' anima.
Bill era fragile, lo sapeva.
Non avrebbe retto a questa notizia e allo stesso tempo non avrebbe avuto modo né il coraggio di fare qualcosa.
E allora?
Allontanò da sé il pc senza nemmeno leggere la risposta di Andrea e si diresse a passo svelto nel corridoio.
David.
Era l' unica persona con la quale poteva parlarne e provare a trovare una soluzione.
Non che ne vedesse una, in effetti, ma forse ...
Non appena si trovò davanti gli occhi azzurri e leggermente stanchi di David il cuore le mancò un battito.
Lo amava.
Sì, alla fine la sua piccola strega aveva avuto ragione, si era innamorata come non mai.
Si lasciò sfuggire un sospiro.
 
David fissava il capo stranamente chino della sua pazza donna, si sentiva abbastanza stanco e preoccupato per i ragazzi e per la fine di quella tournè, ma qualcosa gli suggerì che i problemi non erano finiti ed il silenzio di Nadia era un segnale fin troppo chiaro del disastro imminente.
Era bella anche così, con gli occhi bassi e i pugni stretti, abbandonati lungo i fianchi sottili, le lunghe extencion rosse che le ricadevano morbide sulle spalle esili che fremevano appena e, per l' ennesima volta, ringraziò il cielo per avergli permesso di poter dire di averla per sé.
Sorrise appena.
<<  Nadia ... Qualcosa non va?  >>.
Sapeva che non si sarebbe fatta pregare troppo.
Era un vulcano, Nadia, e se qualcosa non andava sentiva il bisogno fisico di sfogarsi.
<<  Dave ... Dobbiamo parlare, sai? ... Ho appena finito di parlare con Andrea su messenger ... Si sposa tra tre settimane con quell' idiota di Fabrizio, la stupida!  >>.
Aveva alzato gli occhi bellicosi e scintillanti, nel sussurrare quall' ultima frase tra i denti stretti.
David sussultò appena, poi lasciò ricadere le spalle e fece entrare la giovane donna richiudendole la porta alle spalle.
<<  Bhè ... E' la sua vita, Nadia ... Ha il diritto di farne quello che vuole ...  >>.
<<  Anche di rovinarsela, la vita? ... Sta facendo una emerita stronzata e lo sai anche tu! ... E poi ... La vita di Bill non ha importanza?  >>.
David serrò le labbra forte, fissandola con sguardo duro.
Sapeva che era arrabbiata, sapeva che stava straparlando, sapeva che voleva provocarlo per fare in modo che lui decidesse di intervenire nella vita di Andrea, ma quella accusa era ingiusta ed era un colpo davvero basso da infliggergli.
A lui non importava della vita di Bill?
Aveva fatto carte false per realizzare il sogno di quei ragazzini, si era impegnato, anima corpo e fondi per riuscire a portarli dove li aveva portati, dove erano arrivati assieme a lui, e stava male per Bill, quel ragazzino fragile e forte che ultimamente gli aveva negato qualsiasi sorriso sincero.
Sapeva che stava male per Andrea, e sapeva che se avesse saputo che lei stava per sposarsi ...
Come avrebbe reagito?
No, in effetti non lo sapeva e non voleva nemmeno immaginarselo.
Soppresse a fatica un brivido che gli scese lungo la schiena.
<<  Certo che la vita di Bill è importante ... Non venire a dire a me una cosa simile Nadia, ti prego ... Non farlo mai più ... Capisco perchè lo hai fatto ... ma io non sono nessuno ... Non sono suo padre, non posso dirle di non sposare quel ragazzo ... Non lo avrei potuto fare nemmeno se lo fossi stato suo padre ... Andrea ha 24 anni, ha tutto il diritto di decidere da sola della sua vita ... Magari però ... Sarebbe bene che Bill ... E nessuno dei ragazzi ... Lo sapesse ... Per il momento ... E non solo ... Voglio dire ... Non è davvero necessario che loro lo sappiano ... Andrea non sembrava comunque avere nessuna intenzione di lavorare ancora per noi ... Perché aggravare una situazione che non sarebbe migliorata comunque?  >>.
Nadia vide rosso in pochi minuti.
Sapeva di aver ferito David, con quella stupida allusione, ma sperava davvero che lui decidesse di fare qualcosa.
Fosse stato per lei sarebbe partita seduta stante e la avrebbe presa a sberle fino a farla ragionare ... Come diceva lei.
E David?
David le stava dicendo che non c' era nulla da fare, che avrebbero dovuto lasciare che le cose prendessero una direzione senza subire il loro intervento.
No.

Non era giusto.
<<  Ma David ...  >>.
<<  Niente ma, Nadia! Te lo ho già detto una volta e mi hai lasciato, per questo, ma te lo ripeterò ancora! Non sei sua madre e lei è una giovane donna che deve imparare a decidere della sua vita! Anche commettendo degli errori, o quelli che tu giudichi tali! ... Devi permetterle di sbagliare ... un matrimonio non è per sempre ...  >>.
La ragazza lo osservava attenta.
Poi abbassò la testa, lei sapeva.
<<  No, hai ragione ... Un matrimonio non è per sempre ... Ma lei farà di tutto perché lo sia ... Ha visto il fallimento di sua madre ... Non permetterà a sé stessa di commettere lo stesso errore, a costo di pagarlo con la sua stessa felicità ... E poi ha questa assurda idea di non essere ... Giusta per Bill ... Lo sai che è anche questo vero? Lo sai che non si tratta solo di orgoglio, ma anche di paura, di insicurezza ... Di ... Dabbenaggine! Ecco cosa! E' una stupida e tu non vuoi aiutarla ed io non lo posso fare ... Sheisse!  >>.
Si morse le labbra, cercando una soluzione che non riusciva a vedere.

 

Nadia decise che qualcosa andava fatto e non appena si ritrovò nella stessa stanza assieme a David ed a tutti e quattro i ragazzi decise di chiedere un favore a Tom.
Era pericoloso, ma non sapeva come altro fare.

<<  Tom, per cortesia, mi sto annoiando a morte, ti andrebbe di andare a prendere il portatile in camera mia?  >>.

Tom annuì con un mezzo sorriso e si diresse in camera della ragazza, si avvicinò al p.c. che lei aveva lasciato aperto e gli occhi caddero inevitabilmente su quella conversazione che lui, forse, non avrebbe mai dovuto leggere.
 
 
Tom chiuse il portatile in fretta, lo prese, e si diresse nella sala comune.
Entrò come una furia, sbattendo in malo modo il p.c. sul tavolino di fronte a Nadia e fissandola con due occhi che lanciavano fiamme.
<<  Come. Cazzo. Hai. Potuto?  >>.
Nadia capì immediatamente a cosa Tom si stesse riferendo ed abbassò gli occhi colpevole.

Era fatta.
<<  ... Mi dispiace ... Credevo ...  >>.
<<  ... Credevamo che fosse la cosa migliore per tutti ...  >>.
Tom volse lo sguardo furioso e vagamente allibito, su David.
<<  Voi Credevate? Credevate che fosse giusto lasciarci all' oscuro come dei poveri idioti?  >>.
<<  TOM! Lei ha tutto il diritto di decidere della sua vita e ...  >>.
<<  E NOI NO?!?! Noi non lo abbiamo questo fottuto diritto? Noi siamo solo delle marionette in mano al music business? Non abbiamo il diritto nemmeno di PROVARE a vivere?  >>.
Stava urlando ed era furibondo.
Bill lo fissava con gli occhi enormi, sgranati sul piccolo viso magro.
Posò una mano leggera sul braccio del fratello, cercando di capire, di calmarlo.
<<  Tomi ... Cosa ti prende? ... Io ...  >>.
Tom si volse al gemello cambiando repentinamente espressione.
C' era amore e dolore nei suoi occhi.
Nessuno voleva aiutare Bill?
Lo avrebbe fatto lui, costasse quello che costasse.
Forse avrebbe fallito, ma per lo meno avrebbe tentato.
<<  Tu stavi permettendo che ti trattassero come un povero cerebroleso ... Certo, devo ammettere che non hai fatto molto in questo ultimo periodo per far seriamente credere che tu non lo sia ma ... Vai ... Vai a prendere la tua maledettissima enorme borsa ed il passaporto! Non so chi verrà con noi, ma io e te ... Ce ne andiamo in Italia!  >>.
Gli occhi del cantante crebbero a dismisura, riempiendosi di ansia e di un' emozione che non riuscì del tutto a nascondere.
Tom si sentì il cuore sprofondare.
Il suo cucciolo era emozionato.
E spettava a lui dargli quella notizia.
Come avrebbe reagito Bill?
Qualcosa gli diceva che non sarebbe andato ad indossare una scintillante armatura per correre in difesa della sua bella principessa.
Molto più probabilmente si sarebbe accovacciato a terra, dicendogli le stesse stronzate che si era appena sentito rifilare da David, che lei aveva il diritto di vivere la sua vita, commettere i suoi errori e bla bla bla ...
E allora a quel punto, lo avrebbe preso a calci da lì in Italia, se fosse stato l' unico modo per smuoverlo!
-  ... Parola mia! GIURO che ce lo trascino per i capelli a questo idiota! Adesso basta! E che cazzo! ...  -.
<<  In Italia?  >>.
<<  Sì, in Italia, razza di addormentato ... Dove quella scema della nostra interprete, tra circa cinque ore, sposerà quell' idiota del suo ragazzo! ... Allora? Vuoi deciderti ad andare a recuperare il passaporto? Dobbiamo sbrigarci!  >>.
Bill lo osservava incredulo.
Non poteva aver davvero detto quello che credeva di aver sentito.
Lei si stava per sposare.
Lei, quella giovane donna di cui non pronunciava nemmeno il nome nella sua testa da mesi e mesi oramai, stava per sposarsi.
-  ... Bill ... Smettila ... Lei ha il diritto di farlo ... Ha il diritto di vivere la sua vita ... Lei ha scelto lui ... Cosa cambia se se lo sposa o meno? ...  -.
La testa gli girava e non riusciva a capire cosa stesse succedendo attorno a lui.
 
Tom era immobile e fremente davanti ad un Bill spaesato e frastornato, Georg e Gustav sembravano inebetiti, David in attesa ..
E lei si sentiva scoppiare qualcosa dentro.
Doveva trattenersi.
Prendere a schiaffi quella pertica crucca non sarebbe servito a molto in effetti, ma qualcosa doveva farlo.
Non era utile aggredire Bill, come invece aveva, poco gentilmente fatto Tom.
Tra sè non riuscì a trattenere un sorriso orgoglioso.
Era orgogliosa di Tom, sì.
Sembrava strano anche a lei, eppure era così.
Aveva visto quel ragazzino troppo cresciuto e troppo viziato mutare davanti ai suoi occhi, crescere, maturare.
E lo aveva visto attraverso i racconti e gli occhi di Andrea, che spesso scintillavano, quando le raccontava di lui.
Adesso, certo, non era forse stato molto attento nella scelta delle parole da rivolgere a suo fratello, ma quella scintilla di decisione l' aveva colpita, facendole credere che quelle parole dure erano state pensate più di quanto non apparisse ad un superficiale ascolto.
Trattenne quel sorriso, non voleva certo dargli l' impressione di aver fatto bene, non davanti all' espressione scioccata di Bill che stava lentamente mutando in una rassegnata.
Adesso non c' era tempo per fare i complimenti a Tom o per cercare di non farglieli intuire.
Bisognava pensare a quel cucciolo che sembrava decisamente sperduto.
E nessuno degli altri tre uomini presenti sembrava disposto a fare qualcosa.
Non dubitava di Georg e Gustav, sapeva che amavano Bill e Andrea, anche, ma sapeva che erano combattuti, sapeva che, forse, a dispetto della loro aria matura e al loro essere, effettivamente maturi, forse non sapevano cosa fare.
La loro parte razionale li spingeva a credere giuste le parole di David, soffocando l' amicizia, che invece li avrebbe portati, seduta stante, a caricarsi la pertica crucca sulle spalle ed a portarla così fino in Italia.
Per quello che la riguardava, quando lo aveva detto a David, aveva abbozzato davanti alla decisione del suo uomo.


<<  Sarebbe meglio tenerci per noi questa notizia ... Abbiamo ancora un paio di concerti, qualche intervista, un photoshot da fare ... Non credo sia una buona idea dare loro questa notizia adesso ...  >>.
Aveva finito stancamente David, passandosi una mano tra i brevi capelli castano chiaro.
<<  E quando vorresti dargliela? QUANDO! Quando sarà troppo tardi? Quando non ci sarà più niente da fare? QUANDO; MALEDIZIONE?  >>.
Si era messa ad urlare, senza riuscire a trattenere la frustrazione che le opprimeva il petto.
Sapeva che non serviva a nulla, e per quanto fosse cambiata, per quanto stesse maturando, era ancora maledettamente facile per lei prendere fuoco con una sola, piccola scintilla, talvolta anche senza che la suddetta scintilla ci fosse.
In questo caso c' era.
Eccome.
<<  Nadia, smettila di urlare, ti prego ...  >>.
David sospirò, quasi come apparisse stanco di ripetere quella stessa frase, che già più di una volta era uscita dalle sue labbra.
Amava Nadia, ma certe volte ...
Certe volte era proprio dura starle dietro.
Sorrise tra sè; era contento di questa fatica.
Ma adesso quel sorriso doveva rimanersene al sicuro e protetto nella sua testa.
Non era il momento.
<<  Senti ... A cosa servirebbe se non ad agitare maggiormente una situazione già abbastanza ...  >>.
<<  Complicata?  >>.
<<  No. Triste ... Non è complicata Nadia, anzi, è molto semplice ... Andrea ha deciso ... Avrebbe potuto decidere diversamente, io ho provato ad aiutarla, a mostrarle cosa poteva avere, lo hai fatto anche tu e lo hanno fatto anche loro ... Ma lei ha preso la sua decisione ... E credo di intuire che sia abbastanza cocciuta da non voler tornare indietro ... Non credo che sia giusto quello che sta facendo, ma ... Devo rispettare la sua scelta ...  >>.
<<  NO! Tu VUOI rispettare la sua scelta, per ... Proteggere i tuoi interessi e ...  >>.
Una mano di David partì rapida verso l' alto e Nadia si chiese se l' avrebbe davvero colpita.
Sapeva di aver esagerato, ma non avrebbe mai creduto che ...
<<  ZITTA!  >>.
La mano dell' uomo si era posata sulle sue labbra, in maniera così delicata che la stupì facendole sgranare i sottili occhi verdi.
<<  Non devi dirlo, Nadia ... Devi smetterla di accusarmi di qualcosa che non è vero! Voglio bene ad Andrea, e so che sta sbagliando ma SO di non aver alcun diritto per intromettermi ... E, sì ... Vorrei proteggere i miei ragazzi ... Forse sbaglio, forse non lo sto facendo o forse è troppo tardi per farlo... Ma ci provo e sento di desiderarlo ... So che lo comprendi ...  >>.


Aveva abbozzato, quel giorno, e adesso ...
Adesso si ritrovava davanti questi quattro ragazzi, uno dei quali la stava rendendo particolarmente fiera.
Tom aveva ragione, bisognava fare qualcosa.
E se lei avrebbe potuto fallire, l' unico che poteva riuscire era Bill.
Per quanto avesse accettato la scelta di Dave, assecondandola, adesso non riusciva a trattenersi.
<<  Bene ... Io vengo con voi!  >>
<<  E noi anche ... Se ci volete  >>. Aveva concluso Gustav rassicurato da uno sguardo deciso di Georg.
Gli occhi di Nadia si posarono sulle due G, ancora orgogliosi, per poi spostarsi su David.
<<  E tu che fai? Vieni con noi o vuoi fare il bastian contrario della situazione?  >>.
C' era un sorriso nato dall' aspettativa e dall' eccitazione di quello che stavano per fare, nella sua voce.
David rilassò la mascella che aveva tenuto serrata fino a quel momento e fece un piccolo sorriso storto.
<<  Sono i miei ragazzi ... Sarei un incoscente a lasciarli partire da soli ... Se avventura dev' essere, che sia  >>.
Nadia esultò istintivamente, così fiera di lui, sebbene sapesse che, alla fine, avrebbe fatto la cosa giusta.
Fu una voce flebile ad interrompere quello che sembrava uno splendido inizio.
<<  Non ci sarà bisogno di andare da nessuna parte ... Abbiamo degli impegni ed ho intenzione di mantenerli ... Questa sera c' è l' ultimo live ... Sono una rockstar, un fottuto professionista, non un ragazzino di 1O anni! Non ho intenzione di ...  >>.
Inaspettate le mani di Tom che lo spingevano contro il muro e ve lo tenevano incollato, non era poi così difficile data l' esile figura del ragazzo.
<<  Vai.A.Prendere.Il.Fottuto.Passaporto.Bill.Non.Farmi.Incazzare.Più.Di.Quanto.Già.Lo.Sia.  >>.
Gli occhi del cantante si sgranarono sul volto identico al suo che gli stava di fronte.
Aveva lo sguardo acceso, come le guance lievemente arrossate dall' ira a stento trattenuta, la linea della mandibola era dura e aveva parlato digrignando i denti, guardandolo furioso.
<<  Ma ...  >>.
<<  Ma niente, Bill ... Siamo tutti professionisti, qui, se non te ne fossi accorto ... Ma siamo anche una famiglia, siamo quei quattro ragazzini che rincorrevano un sogno, mentre se lo raccontavano in una piccola stanza con quattro identici letti, e che lo hanno raggiunto ... Adesso credo sia l' ora di ... Lottare anche un po' per la nostra vita ... Per quello che abbiamo dentro ... E tu dentro hai Andrea ... Mi sembra un buon motivo per lottare ... E noi abbiamo dentro l' un l' altro ... Tu sei il nostro buon motivo per lottare adesso ... E poi Andy manca anche a noi ...  >>.
La voce di Georg era suonata limpida e calma, a placare la rabbia frustrata di Tom ed a salvare Bill dai suoi istinti omicidi ... E da sé stesso.
<<  Andiamo tutti a prepararci ... Doccia, un piccolo bagaglio a mano ciascuno ... Vi aspetto nella Hall tra mezz' ora, non un minuto di più!  >>.
David aveva preso in mano la situazione, aveva assunto il suo miglior cipiglio da manager serio e maturo, quello di chi beatamente e volutamente ignora la follia che sta per compiere, ed aveva spedito i ragazzi ognuno nella propria stanza.
Poi si era voltato verso Nadia con un abbozzo di sorriso
<<  Sei soddisfatta adesso, razza di Erinni in gonnella?  >>.
<<  Uhhhhh ... Siamo nervosetti ... Era tanto che non mi chiamavi così ...  >>.
<<  Speravo non ce ne fosse più bisogno ... Ma anche no ...  >>.
Sorrise malizioso David.
Amava il fuoco che bruciava in lei, nonostante tutto.
La rossa si slanciò tra le braccia dell' uomo, letteralmente folle di eccitata euforia.
<<  Grazie Dave! Stiamo facendo la cosa giusta! Sei un tesoro, Uomo, lo sai, vero?  >>.
Il sorriso sulle labbra del manager si ampliò, facendolo sembrare molto giovane.
<<  Lo so ... Però fa piacere sentirselo dire ... Spero davvero che serva a qualcosa ... Sono preoccupato per Bill ... Concedimelo ...  >>.
<<  Lo sono anche io ... Ma ho fiducia in lui!  >>.
<<  Già ... Anche io ...  >>.
 

Mezz' ora dopo, stranamente tutti in orario, si ritrovarono nella hall, ognuno con il suo piccolo bagaglio.
<<  Ragazzi ... Devo trovare un possibile marito per la nostra interprete ogni volta che vi voglio puntuali? No, ditemelo eh!  >>.
Nadia sorrise.
David era stato ironico, certo, ma non gli era sfuggito il messaggio implicito di quelle parole.
Parlava di un futuro ed in quel futuro Andrea era la loro interprete.
Era fiera del suo uomo che, qualsiasi maschera usasse per nasconderlo, non stava prendendo quella cosa come un viaggetto in Italia per tentare, ma come una spedizione per riuscire.
Era un combattente, lo era sempre stato.
A modo suo, con i suoi tempi ed i suoi metodi, che a volte potevano apparire strani o non adatti, ma pur sempre un combattente.
Ed un vincitore.
Quei quattro ragazzi ne erano la prova vivente.
Prese Dave per mano e si diressero verso il parcheggio sotterraneo, dove un auto dai vetri oscurati li stava attendendo.
 
Una volta seduto in macchina Bill prese a fissare Parigi che scivolava fuori dal finestrino.
L' aereoporto Charles de Goule non era molto distante ma gli sembrava che ogni minuto durasse un eternità.
Avrebbero dovuto fare i biglietti, ed attendere il loro volo e ...
E magari non sarebbe servito a niente.
-  ... Servito a cosa, Bill? Non hai la minima idea di cosa tu stia facendo ... Non sai dove stai andando, non sei nemmeno sicuro che sia davvero tu, adesso, qui ...  -.
Ecco come si sentiva.
Inerte ed inerme davanti ai fatti che si susseguivano.
Scese dall' auto recuperando la sua borsa ed automaticamente entrò nell' aereoporto, seguendo Mark, la loro guardia del corpo e sedendosi silenzioso in attesa che David tornasse con i biglietti.
Era tutto assurdo.
Era la vita di un altro.
 
Tom fissava il suo gemello con cipiglio severo.
Non lo aveva perso di vista nemmeno per un istante, nel timore che potesse fare qualcosa di stupido.
Cosa non lo sapeva.
Era circondato da loro sia fisicamente che non, aveva tutto il supporto morale di cui necessitava.
Non avrebbe potuto fare altro che la cosa giusta.
-  ... Giusta per TE Tom ... Cosa ti fa davvero credere che sia giusta per LUI? E se lo stessi mandando inerme e disarmato in mezzo ai leoni, nella più classica delle fottute arene? E se fosse tua la mano che gli renderà il colpo di grazia? ... A questo non ci avevi pensato, vero? Eri troppo preso dalla tua convinzione di essere nel giusto per permetterti di pensare anche a lui ...  -.
La voce fastidiosa lo colse alla sprovvista.
Che fosse la stessa di cui gli aveva parlato Bill qualche tempo prima?
Strinse nel pugno quel foglietto che aveva recuperato in camera di suo fratello e che giaceva dentro la sua tasca, un po' scolorito, ma ancora leggibile.
" Mi chiamo Macky e ... "
Serrò per l' ennesima volta i denti.
Forse sbagliava ma suo fratello doveva provare.
Forse era tutto perduto.
Ma forse no.
E non sarebbe sopravissuto con quel dubbio, con quel rimpianto.
E lui, Tom, invece, al limite, sarebbe potuto sopravvivere con quel rimorso.
<<  Hai fatto la cosa giusta, Tom ... Vedo che ne dubiti adesso. Come mai?  >>.
La voce bassa di Nadia lo colse di sorpresa, ancora sprofondato nei suoi pensieri così come nella poltroncina dov' era seduto.
Volse lo sguardo sulla ragazza, dopo essersi assicurato che altri due paia d' occhi fossero fissi su Bill, castano fondente e verdi scintillanti.
<<  Io ... Stavo pensando ... Potrebbe essere una disfatta e Bill uscirne davvero ferito ... Un conto è pensare di non poter fare nulla, un conto è sentirselo dire in faccia ... Il ripetere di non potere era una difesa ... Io gliela ho sbaragliata, mandandolo in prima linea ...  >>.
Nadia sorrise indulgente, aveva capito perfettamente cosa Tom aveva voluto dire.
Anche lei si era sentita in una maniera simile quando aveva stressato Andrea fino allo sfinimento e spronata ad andare a lavorare per i Tokio Hotel.
C' era stato un momento in cui aveva creduto di aver sbagliato.
Di averla gettata in pasto ai lupi.
Indifesa.
Ed era stato così, in parte.
Ma sapeva che non era SOLO stato così.
Andrea aveva avuto molto ed era diventata più forte.
Ne era certa, sebbene avesse fatto la scelta sbagliata.
Lasciò andare i suoi ripensamenti passati e si concentrò su quelli presenti, di Tom.
<<  Tu non lo stai mandando in prima linea a combattere... Ce lo stai portando per mano e tu sarai comunque con lui, in prima linea, non lo lascerai solo ... Questo è importante ... E lui lo sa ... Smettila di torturarti ... E, per quanto possa sembrarti assurdo, nessuno di noi vuole perdere, sai?  >>.
Tom le sorrise, addolcendo il suo sguardo.
<<  Non mi sembra assurdo ... So che è così ... Grazie ... Anche da parte di quell' inerme idiota ...  >>.
<<  Non è idiota ... Ha paura ... E' capibile ...  >>.
Rivolse un sorriso in direzione di Bill che non lo vide, lo sguardo fisso dentro di sè, apparentemente assente e intuibilmente alla ricerca di una risposta che sembrava non trovare; poi lo riportò su Tom.
<<  Comunque ... Prego ... Anzi ... Grazie a Te ... A voi ... E non solo per questo ...  >>.
Posò un bacio breve e leggero sulla guancia appena ruvida di Tom, poi si alzò e tornò da David.
Si era sentita i suoi azzurri occhi puntati addosso per tutto il tempo che aveva passato con il chitarrista.
Questo la fece sorridere per l' ennesima volta e si chiese se questa voglia di sorridere non nascesse dall' euforia di star andando ad impedire ad Andrea di commettere la più grande stupidaggine della sua vita.
Ma poi osservò David e si disse che in fondo era anche merito suo.
Era quasi ridicolo, ma nel senso più dolce del termine, che lui fosse ancora capace di guardare Tom a quel modo, quando le stava troppo vicino.
Che fosse ancora geloso di lei.
Una parte di lei, quella che era stata, le suggeriva di offendersi per la poca fiducia.
Ma la nuova Nadia cresceva rafforzandosi in lei.
E quella giovane donna era segretamente, e nemmeno troppo, felice di quella piccola attenzione.
<<  Fatto tutto?  >>. La voce dell' uomo era appena roca.
<<  Sì ...  >>.
<<  E' stato gradevole?  >>.
Un filo di risentimento per la mancanza di giustificazioni valide da parte di lei.
<<  Avere l' ennesima, gradita, conferma che è un essere umano pensante e non solo un ragazzino viziato? ... A volte me lo fa dimenticare ... Quindi, sì, lo è stato ...  >>.
Poi si volse e fissò quegli occhi azzurri.
<<  E' spaventato ... Ha paura per Bill ... Teme di aver esagerato ... Lo capisco ...  >>.
David le passò un braccio attorno alla vita sottile attirandola a sé.
<<  Lo so ... Lo siamo tutti ... Ma capisco che per lui sia peggio  >>.
 

Dovettero aspettare ancora un paio di ore... Ore lunghe.
Nadia sperò che Andrea le avesse dato l' orario giusto.
Altrimenti sarebbero arrivati troppo tardi.
E sarebbero dovuti tornare in Francia per l' ultimo Live dello "Humanoid City Tour".
Avrebbero perso il soundcheck, erano nervosi per questo, ed avevano dato precise disposizioni affinchè le prove con gli strumenti fossero eseguite ugualmente.
Non potevano permettersi di arrivare in ritardo.
Quel tour era stato stancante.
Dovevano concluderlo.
E dovevano farlo nel migliore dei modi.
Segnali di nervosismo arrivavano da tutti fuorché da Bill.
Lui era rimasto immobile al suo posto da quando vi si era seduto.
E questo era strano.
Ed aumentava esponenzialmente il nervosismo dei suoi compagni di viaggio.
Georg e Gustav, notoriamente più tranquilli dei gemelli, erano quelli che maggiormente preoccupavano la rossa :
il primo vagava come un leone in gabbia, lo sguardo fisso dritto davanti a sé, le labbra strette, le braccia conserte strette sul petto spazioso, le spalle larghe dai muscoli appena contratti.
Il batterista aveva messo le sue solite enormi cuffie sulle orecchie isolandosi in maniera totale dal resto del mondo e questo sarebbe stato abbastanza normale se non fosse che stava frustando l' aria con le braccia, in colpi secchi e decisi, con invisibili bacchette un' invisibile batteria.
C' era il rischio, ad avvicinarsi, di uscirne contusi e Nadia, così come anche gli altri, se ne tenne a distanza.
Tom era apparentemente immobile quanto Bill, eccetto il contrarsi quasi spasmodico della mandibola, i nervi del collo tesi, sarebbe potuto scoppiare da un momento all' altro
La rossa pregava che il loro volo fosse in perfetto orario, così come quello che avevano già prenotato per il rientro.
Finalemente riuscirono ad imbarcarsi, e presero posto.
<<  Se mi siedo accanto a lui adesso giuro che lo strozzo con le mie mani ... Commetto un gemellicidio, Nadia, sappilo, e tanti cari saluti ai Tokio Hotel!  >>.
La giovane donna sorrise.
<<  Ve bene, dai! Vai a consolare David della mia assenza e da Bill ci vado io ...  >>.
Tom la guardò grato, poi rilassò appena le spalle e si diresse al posto accanto al manager, lasciandovisi cadere poco elegantemente.
Non avevano fatto nulla e già si sentiva stremato.
<<  Non ti va di stare con Bill eh?  >>.
<<  Molto meglio per lui che a me non vada, credimi ...  >>. Rispose lugubre il ragazzo.
<<  Ti capisco ... Certe volte provo la stessa cosa con Nadia ... E' fantastica ... Ma anche fantasticamente testarda ... Mi ricorda qualcuno di mia conoscenza ...  >>.
David si era sentito, per la sola frazione di secondo, un po' vile a sbandierare proprio in faccia a Tom la sua palese, sebbene trattenuta, felicità.
Sarebbe potuto sembrare una inutile vanteria.
Un piccolo smacco fatto nei confronti di un ragazzino.
Non era quello che voleva.
Tom si era voltato appena, con un mezzo sorriso.
<<  Ti ricorda qualcuno eh? ...  >>.
<<  Già  >>. Concluse David.
L' attimo era passato, Tom non gli serbava rancore e lui già lo sapeva, sebbene a volte non riuscisse a non sentirsi un po' colpevole.
<<  Sarebbe stato un delirio per me … Penso ancora che sia sexy, ma, credimi ... Va benissimo così ... Non vorrei mai ritrovarmi ...  >>.
Iniziò Tom, mordendosi immediatamente la lingiua e posando uno sguardo colpevole sul fratello, seduto un paio di sedili davanti a loro.
<<  Come lui? ... >>. Chiese David, poi sospirò.
<<  L' amore fa male, Tom ... Questo è un dato di fatto, è inevitabile, non lo si può aggirare. Fa male anche quando hai con te la persona che ami ...  >>.
Il ragazzo sbuffò.
<<  Bell' affare davvero! NO grazie! Cedo gentilmente il posto ...  >>.
David scosse la testa.
Tom non sarebbe davvero potuto rimanere così impassibile all' amore per sempre.
<<  ... Ma ... Il sapore della felicità è diverso, quando ami ... E' più ... intenso ... E se sei riamato ... Allora nulla è più luminoso ... Credimi ...  >>.
La voce di David era bassa e profonda, come se arrivasse da un qualche luogo misterioso.
-  ... Il ... Cuore? ...  -. Si chiese Tom.
Poi seguì lo sguardo del suo manager fino a scoprirlo pudicamente posato sulla testa rossa che spuntava poco davanti a loro.
-  ... Sì ...  -. Il chitarrista sorrise.
Era felice che David fosse a sua volta felice e, forse, poteva anche invidiarlo un po' per quella felicità così perfetta che a lui era negata.
Ma aveva ben presente davanti agli occhi il volto di suo fratello, la sua fragilità il suo dolore.
Ed aveva bene in mente gli occhi di Andrea.
L' amore rendeva fragili e disperati.
Non c' era felicità che tenesse.
-  ... O forse no? ...  -.
Scacciò quel breve dubbio come si scaccia una mosca piuttosto fastidiosa, con un gesto della mano.
-  ... No! Non succederà ... NON A ME! ... Per favore ...  -.
Di nuovo quella inutile puerile supplica a qualcuno che nemmeno lui sapeva chi.
Ma era sincero.
 
Nello stesso istante Nadia stava seduta accanto a Bill, fissando sfacciatamente il profilo del ragazzo che teneva lo sguardo fisso davanti a sè, senza vedere nulla.
Bill.
Ricordava bene la prima volta che lo aveva conosciuto.
Nemmeno sapeva chi era, eppure le aveva confidato una parte importante di sé.
E lei aveva accolta quella confessione come se non si trovasse davanti una delle più celebrate rock star, ma semplicemente un ragazzino timoroso di non piacere di non essere accettato ... Di essere usato.
Le aveva fatto incredibilmente tenerezza, allora.
Esattamnente come adesso.
Insicuro.
Indeciso.
Fragile sotto la lucida superficie patinata.
Quel ricordo si palesò davanti ai suoi occhi, come se lo stesse vivendo.
Era estremamente limpido.
Se lo godette per qualche istante rispettando e godendosi il silenzio di Bill.

Bill stava seduto composto, elegante, sinuoso come un gatto ed altrettanto vigile sotto quell' aria tranquilla. 
Teneva il tempo con le lunghe dita perfettamente curate, fissando un punto imprecisato davanti a sè, lanciando di tanto in tanto delle occhiate verso il tavolo da dove giungeva un debolissimo brusio. 
<<  Ci sta mettendo tanto, vero?  >>. 
Quella domanda, da quel ragazzo che stava mentalmente analizzando, la colse di sorpresa. 
Aveva espresso lo stesso concetto di Tom, ma lo aveva fatto in maniera totalmente diversa, con un' espressione leggermente ansiosa nei begli occhi sottolineati dalla sottile linea di eye liner e dall' ombretto nero che li rendeva ancora più profondi. 
Era bello, su questo non si discuteva. 
Non il suo genere, in effetti, ma non aveva mai potuto contestare questo ad Andrea. 
Lei lo diceva come un semplice dato di fatto. 
Non era solo un ragazzo fighissimo, per lei era semplicemente bello. 
Nel suo significato più puro e pulito. 
Bello. 

E lo era davvero. 
Averlo a pochi centimetri dal naso metteva ancora più in risalto questa cosa.
Gli sorrise. 
<<  Sì ... Ma Andy deve valutare per bene tutto quello che, lavorare per voi, comporterà ... >>. 
Il ragazzo, che le si era avvicinato lentamente, si ritrasse un pochino piegando la testa di lato e portandosi pensieroso un dito alle labbra. 
<<  Mhhhh ... Sì, credo che tu abbia ragione ... Non è semplice avere a che fare con i Tokio Hotel ... Con noi ...  >>. 
A Nadia sembrò che quell' ultima frase fosse uscita pesante dalle labbra del ragazzo, oscurando appena la sua espressione che, fino ad allora, era stata ridente. 
Provò un improvviso moto d' affetto per lui, e gli rispose più dolcemente di quello che lei stessa si era aspettata. 
<<  Bhè, sì ... Immagino che chi lavora per voi sia tenuto sotto stretto controllo e abbia dei doveri non indifferenti ... Per Andrea si tratta del primo lavoro davvero serio ed è decisamente importante ... Credo voglia essere assolutamente sicura di sapere cosa ci si aspetta da lei e di essere in grado di potervelo offrire, il meglio di sè ... E' una ragazza seria, tantopiù sul lavoro ... >>. 
Cercò di consolarlo, ma allo stesso tempo di mettere in chiaro che Andrea era diversa dalle altre. 
Non sapeva nemmeno bene lei da chi. 
Era diversa. 
Punto. 
<<  Capisco ...  >> Disse ora Bill, dopo aver soppesato le parole della ragazza. 
<<  Ma da qualche parte dovrà pur iniziare ... Credi che accetterà il lavoro, con tutti i suoi pro ed i suoi contro? >> Nadia volle metterlo alla prova per valutare se fosse un idiota come suo fratello che credeva che il semplice lavorare per loro fosse qualcosa di talmente incredibile da poter passare sopra a tutto il resto. 
<<  E quali sarebbero questi pro e questi contro?  >>. 
Gli chiese con un sorriso. 
Bill ci pensò un poco. 
<<  Bhè ... I pro sono molteplici ... Voglio dire ... Non sono certo io quello con cui David discute i compensi delle persone del nostro staff, non credo nemmeno che mi ritenga all' altezza di simili discorsi, ma non mi è mai giunta voce di lamentele per lo stipendio ... Per cui credo che il primo punto a favore sia il guadagno ... Certo, i soldi non sono tutto, ma aiutano, cerchiamo di non essere ipocriti ... Poi ... Bhè, avrebbe l' opportunità di girare per l' Italia, vedere posti diversi, conoscere persone che, un domani, potrebbero tornarle utili per la sua carriera ...  >>. 
Nadia ascoltava attenta quel ragazzino troppe volte considerato infantile e che adesso si stava dimostrando assolutamente diverso dall' immagine che molti volevano attribuirgli. 
Certo, forse, su molte altre cose era ancora infantile, ma credeva di capire un po' meglio quella forma di soggezione che diceva sempre di provare Andrea. 
In quei pochi minuti aveva dimenticato di trovarsi davanti ad un ragazzino di 19 anni, le sembrava di parlare con un uomo fin troppo consapevole. 
<<  Per i contro ...  >> Stava dicendo adesso Bill 
<<  ... Ovviamente non potrà parlare a nessuno di noi ... Cioè ... Sì, del suo lavoro, ma la riservatezza è estremamente importante, su questo David non transige ... Non sarà libera di andare e venire come le pare ed i suoi orari di lavoro saranno molto... Come dire... Elestici, ecco. Lavorare per i Tokio Hotel significa perdere una parte di sè stessi ... La propria libertà ... Potrà capitare che debba lavorare per molte ore di fila e che le venga richiesto qualcosa che non centra propriamente con il suo ruolo di interprete ... E poi, naturalmente dovrà sopportare noi ... I malumori di David, la riservatezza di Gustav e la serietà di Georg, i miei attacchi di logorrea e la deficenza di Tom ... Di cui credo tu abbia avuto un assaggio prima ...  >> Disse con un sorriso. 
<< ... Oltre al rischio di ritrovarsi, non scoprirà mai per quale motivo, qualche nostra maglietta non proprio profumata in mezzo ai suoi vestiti, o le nostre cose sparse un po' ovunque ... >> Rise una risata allegra, seguita da quella di Nadia. 
<<  Bhè ..  >> Stava dicendo Nadia 
<<  Mi sembra che i pro e i contro si bilancino ... E poi non è detto che quello che apparentemente può sembrare negativo non si riveli alla fine una cosa molto positiva, non credi?  >>. 
Disse ora rivolgendo al ragazzo un' occhiata eloquente. 
<<  Quello che per te è un contro, per altri potrebbe essere un pro ... E viceversa ... >> Bill sorrise. 
Aveva capito a cosa stesse nemmeno troppo velatamente alludendo Nadia. 
<<  Non vorrei che lei accettasse il lavoro solo perchè è una fan, però ... Perchè lo è, vero?  >>. 
Le chiese il ragazzo a bruciapelo prendendola in contropiede. 
<<  Cosa te lo fa pensare?  >> Chiese la rossa sulla difensiva. 
<<  Bhè, la forchetta che le è sfuggita dalle mani quando siamo entrati ha rischiato di frantumare il piatto ... E poi ... Non so ... Credo che me lo abbia confermato soprattutto lo sguardo che ha rivolto a Gustav ... Non so come mai ... Mi è sembrato che lo guardasse come si osserva un santino, delle volte ... Non so se riesco a spiegarmi .... Ma magari mi sbaglio ... E' possibilissimo, sai?  >> Rise. 
Nadia era allibita. 
Quel ragazzo aveva notato lo sguardo, effettivamente adorante, che Andy aveva rivolto a Gustav e non si era accorto di come era in imbarazzo con lui? 
O era davvero ingenuo e candido, oppure la stava prendendo in giro. 
Ma quel sorriso genuino che aveva sul volto la fece optare per la prima sensazione. 
<<  Comunque  >> Stava dicendo adesso Bill, un po' imbarazzato dallo sguardo verde e penetrante della ragazza 
<<  Io ... Io spero che lo accetti questo lavoro ... Abbiamo proprio bisogno di una ventata d' aria fresca, oltre che di un' interprete ... Ci attende un periodo faticoso ... E fa sempre più piacere affrontarlo avendo accanto persone positive ... La tua amica, Andy, lo sembra ... >> 
<<  Lo è ...  >> disse Nadia. 
<<  E, se posso permettermi un pronostico nemmeno troppo azzardato, credo di poterti dire che sono certa accetterà l' incarico ... E non solo per i soldi o perchè voi siete i Tokio Hotel ... >>.
<<  E allora perchè?!?  >> Chiese il ragazzo palesemente confuso e stranito.

 
Mentre osservava il ragazzo senza realmente vederlo, venne colta di sorpresa da quella domanda inaspettata.
<<  Credi che tornerà?  >>
Bill si era voltato ed aveva solo sussurrato quella domanda, la voce resa appena roca dal silenzio prolungato che si era autoimposto.
Nadia si riscosse e davanti a sé vide esattamente quello stesso ragazzino che aveva visto poco prima nei suoi ricordi.
Aveva un taglio di capelli diversi, ed un trucco diverso, anzi, in quell' istante non ne aveva proprio, ed aveva un anno in più.
Eppure ...
Eppure era ancora maledettamente simile a quel ragazzino che lei ricordava.
Ugualmente incerto.
Insicuro.
Fragile.
Gli sorrise comprensiva ed intenerita, proprio come quella volta.
<<  Sì ... Credo di sì, tornerà con voi ...  >>.
<<  E perchè?  >>.
La stessa domanda, ma l' espressione degli occhi non era più solo curiosa, ma anche preoccupata ed incredula ed ansiosa.
<<  ... Perchè siete ... Voi ... >>.
La stessa risposta.
Era quella che aveva deciso da dargli anche adesso, come allora...
Ma adesso...
Adesso c' era qualcos' altro che quei grandi occhi ambrati e velati di aspettativa stavano attendendo.
E lei voleva rassicurarlo.
Lo desiderava con tutta sé stessa.
Tanto.
Ma nemmeno voleva illuderlo del tutto.
<<  E credo ... Credo non sia solo per questo ... C'è, se possibile, molto più di solo sé stessa in ballo, questa volta ...  >>.

Nadia lo credeva davvero.
All’ epoca del suo primo colloquio Andrea aveva messo in gioco tutta sé stessa.
Ma non era stupida, la sua Andy.
Nadia sapeva che non sottovalutava quei ragazzi, sapeva che erano importanti per lei.
Sapeva che era innamorata di Bill.

Sapeva che non voleva ferirlo.
-…  Ma allora … Perché sta facendo questa emerita cazzata? …  -.
Avrebbe desiderato avere una risposta, ma le era negata.
Osservò il ragazzo che si era voltato a fissare il finestrino.
<<  Non servirà … Lei ha scelto …  >>.
<<  Non si può parlare di scelta quando davanti hai una sola opzione … Deve avere davanti almeno una alternativa … Allora potrà scegliere … Posso anche capire che può non essere bello essere “l’ alternativa” ma …Posso dirti, per esperienza, che anche essere colei che deve scegliere non è sempre semplice e a volte costa molto … Anche fare la scelta giusta …  >>.

Bill aveva sentito le parole di Nadia, credeva di capirle, credeva di capire che per la rossa non fosse stato facile predere una decisione e poi seguirla, eppure …
Eppure una vocina dentro di lui continuava a tormentarlo.

Sei un’ alternativa …
La seconda scelta …
Non è gradevole, vero, Mr. Sempre Davanti a Tutti, eh?
Non è facile abituarsi al pensiero di poter essere scartati …
Eppure eccoti qui …
A fare da seconda scelta ad una ragazzina italiana che nemmeno ha voluto rimanere con te …
Deve avere un’ opzione?
Ce l’ aveva, ma non l’ ha voluta …
Lo sai vero?
E ti rode, caro mio, eccome!
E tu, comunque, corri da lei come un cagnolino …
Ai suoi ordini, a soddisfare i suoi desideri, a renderti ridicolo per l’ ennesima volta a fare da seconda scelta un’ ennesima volta! …
Difficile …
Come dev’ essere difficile scegliere chi amare …
Tutte cazzate, grande Kaulitz …
Amare è come respirare, è inevitabile, è … Istintivo …
Ed il suo istinto non la ha tenuta a te …
Fa male vero? …

 

Quella maledetta voce, che gli aveva dato tregua nelle ultime ore, era tornata a tormentarlo.
E la cosa peggiore era che aveva ragione.
Nadia si sbagliava.
Lei aveva avuto la possibilità di scegliere.
Lei aveva avuto entrambi.
Ed aveva scelto il ragazzo italiano.
-  ... Forse ... Forse non aveva capito che tu eri una scelta ...  -.
Cercava di giustificarla, una parte di lui, quella che ancora voleva credere, cercava di trovare delle puerili giustificazioni.
 
Certo Kaulitz ...
Non eri tu quello che l' avrebbe fatta sua sul divano della depandance, vero?
Quello si che non era capibile ...
 Di nuovo quella voce, sfacciatamente ironica.
 -  ... Ma poi sono stato io a respingerla, ad andarmene ...  -.
 Puerili giustificazioni ...
Lei non ti ha fermato ...

 
Era vero.
Lei lo aveva lasciato andare.
Non era stato facile per lui staccarsi dai suoi occhi grigi e lucidi di passione, dalle sue mani morbide che lo sfioravano, dalle sua braccia che lo tenevano stretto a sé, dalla sua bocca vellutata che che lo accarezzavano.
Ma credeva di fare la cosa giusta, credeva ....
Che lei dovesse dirgli chiaramente di restare, che lo dicesse a sé stessa.
 
E lei non lo ha fatto ...
Ti ha lasciato andare via senza dire una sola parola per convincerti a restare ...
Forse lei, dei tuoi occhi, delle tue mani, delle tue braccia della tua bocca ...
Di TE ...
Poteva benissimo farne a meno ...
 
-  ... Già ...  -.
Soppresse un sospiro frustrato.
Ricordare quei momenti era ancora doloroso per lui.
Non si era mai sentito così caldo e vivo.
Faceva maledettamente male.
E comunque quella voce aveva ragione.
Lui forse non riusciva a definire quando, di preciso, avesse capito di amarla, ma l' amava.
Per lui era semplice, era naturale.
Perchè per lei non lo era?
 
... Forse, semplicemente perchè lei NON ti ama ...
 

Sgranò gli occhi, Bill, il respiro si fece rapido, come se l' aria che entrava nei suoi polmoni non riuscisse del tutto a soddisfare il suo bisogno di respirare.
Era un attacco di panico?
No, lui lo aveva sempre pensato.
Ma nessuno glielo aveva mai così sfacciatamente detto.
Si alzò rapido, scavalcò le gambe di Nadia e si diresse al sedile dov' era suo fratello.
 
La rossa era sobbalzata quando aveva notato il rapido alzarsi ed abbassarsi del petto magro del ragazzo, ma non aveva fatto in tempo a chiedersi cosa fosse successo, lui si era alzato veloce e l' aveva superata, andando dritto da Tom.
 
<<  Voglio tornare indietro ... Portami via Tomi, fa girare questo fottuto aereo e portami indietro ...  >>.
Tom alzò due occhi preoccupati sul volto del gemello al suono di quella voce soffocata e vagamente stridula.
<<  Bill ... Sai bene che non è possibile ...  >>.
Il moro si lasciò cadere in ginocchio in mezzo al corridoio e si accomodò rannicchiando le gambe sotto di sè, nascondendo il viso sulle gambe del fratello, appoggiandovi pesantemente la testa.
<<  Lo so ... Ma lo vorrei tanto ... Posso restare qui un po'?  >>.
Urlare, urlare ed imprecare fino quando avesse avuto voce, fino quando non avesse assordato chiunque osasse entrare nel suo raggio di azione, fino a quando quella stupida ragazza italiana non avesse capito la stronzata che aveva fatto, il male che stava facendo a suo fratello.
<<  Sì, certo ...  >>. Aveva solo sussurrato in risposta alla flebile richiesta di Bill.
 
L' atterraggio avvenne tranquillo, sebbene il cambio di pressione fece venire in mente a Gustav la loro interprete.
Ricordava perfettamente quanto la ragazza soffrisse in quei momenti.
Sorrise.
Non era esattamente la cosa migliore per qualcuno che avrebbe dovuto seguirli in giro per il mondo.
Il biondo batterista si rendeva conto di essere fin troppo positivo ma, dopo aver osservato Bill fin troppo a lungo in quel periodo e durante quel breve volo, non riusciva davvero ad immaginare un finale per quella faccenda che non fosse riavere Andrea con loro.
-  ... Non ci sono alternative ... A costo di prenderla su di peso, quella maledetta testarda deve tornare a casa con noi! ...  -.
Era ridicolo.
Loro non avevano una vera e propria casa.
Sempre in giro, sempre a spasso per il mondo, sempre in stanze d' albergo diverse.
Era un po' demoralizzante a volte.
-  ... Fanculo alla tua coscienza Wolfgang! sai benissimo cosa intendevi dire! Deve ... Stare con voi e basta! Il luogo è relativo! ...  -.
Il ragazzo scosse la testa.
Stava parlando da solo.
E si era anche chiamato con quell' orrendo nome che detestava.
Questo non era un buon segno.
Si concentrò nuovamente sul Black Album sparato a tutto volume nelle sue enormi cuffie e cercò di allontanare i pensieri.
Era consapevole che, qualunque cosa fosse dovuta succedere sarebbe successa e che il suo compito era quello di esserci.
Per Bill.
E per Andrea, se fosse stato necessario, se lei glielo avesse chiesto, se lei glielo avesse permesso.
Non aveva alcuna intenzione di rinnegare nulla, né di schierarsi con l' uno o con l' altro, voleva bene ad entrambi, questa era l' unica cosa sassolutamente certa per lui.
E desiderava che tutto andasse per il verso giusto.
O per il meno sbagliato.
Che non era propriamente la stessa cosa, in effetti.
Si volse a gettare un' occhiata al bassista seduto accanto a lui.
Eccolo lì, Georg, il suo amico di sempre, quello dentro al quale poteva leggere beatamente senza che nemmeno lui se ne accorgesse.
Era teso e nervoso.
Il bassista era un ragazzo serio e affidabile tanto quanto era casinista e goffo.
Ma sapeva trattenere i suoi stati d' animo peggiori, quelli scuri, quelli pericolosi.
Ma il nervosismo e la frustrazione repressa adesso erano piuttosto evidenti.
Stava litigando con una semplicissima, elementare chiusura della cintura di sicurezza e batteva freneticamente il piede a terra.
<<  Ehy Hagen! Smettila con quel piede! Qui l' unico che può permettersi di tamburellare sono io! Sono o non sono il batterista? ... Ecco!  >>.
Il castano volse due occhi verdi e furenti sull' amico ed immediatamente sorrise grato.
Gustav c' era sempre.
Era quasi una benedizione per lui sapere che, in qualsiasi momento si fosse voltato, lo avrebbe sempre trovato al suo fianco.
<<  Già ... Ma concedimelo, almeno qualche volta ... Devo pagarti i dirirtti sul tamburellamento?  >>.
<<  Non sarebbe male ... Sai, giusto per arrotondare ...  >>.
<<  Dubito che tu abbia ancora qualcosa da arrotondare Wolfgang ... Dovresti tornare in palestra sai?  >>.
<<  E tu in quella bella pasticceria a Berlino ...  >>.
La conversazione non era molto normale, in effetti ... Ma era il loro modo per dirsi che c' erano.
Non che avessero problemi ad abbracciarsi, ma quello non era il momento né il luogo adatto.
 
L' auto che la Universal aveva messo a disposizione dei ragazzi stava sfrecciando rapida nel traffico, dai vetri oscurati si potevano vedere le grigie strade di Milano sfilare rapide davanti ai loro occhi.
Il Comune non era troppo distante ormai.
Bill era nuovamente caduto in uno stato di mutismo assoluto, Le Due G fissavano la strada davanti a loro, Tom contraeva e rilassava di continuo la mascella, mordendosi le guance e David stringeva la mano di Nadia, sperando che non facesse qualcosa di troppo avventato.
La sentiva fremere tra le sue dita.
Era come se una continua corrente elettrica scorresse in lei senza posa.
Era tesa, pronta a spezzarsi o ...
A prendere fuoco.
Sorrise e scosse la testa.
Farizio avrebbe passato degli orribili cinque minuti, non appena se la fosse travata di fronte.
 
Se ne stava dritta ed immobile, fasciata in un tailler di uno spento colore grigio chiaro che, in teoria, avrebbe dovuto riprendere quello dei suoi occhi.
I capelli neri erano raccolti in una piccola crocchia e i ciuffi ribelli erano stati fermati con delle forcine invisibili.
Era pallida e smunta e sembrava dovesse cadere, se solo avesse osato muovere un passo o accennare al minimo movimento.
Teneva gli occhi fissi sul volto del funzionario che, di lì a breve, li avrebbe dichiarati marito e moglie.
Marito e Moglie.
Che strane parole.
Parole a cui aveva pensato spesso, fino a qualche tempo prima. Parole che adesso sembravano davvero vuote e prive di significato.
Spente.
Esattamente come si sentiva lei.
Spenta e vuota.
-  ... Le scarpe mi fanno male ... Perché non si sbriga così che io possa togliermele? ...  -.
Della sua famiglia non c' era nessuno, poichè erano partiti per andare a trovre suo fratello che studiava a Londra e la famiglia di Fabrizio non aveva voluto partecipare.
La giudicavano una poco di buono che aveva obbligato il ragazzo a lasciare quella che, per loro, sarebbe stata sempre la moglie.
C' era una coppia sulla trentina, un collega di Fabrizio con la moglie, a far loro da testimoni, com' era necessario.
L' uomo davanti a lei stava blaterando qualcosa ...
Non sentiva nulla.
Ma quello che accadde poco dopo non potè davvero fare a meno di udirlo chiaramente.
 
Marciava svelta lungo il corridoio trascinandosi dietro David e quei quattro ragazzini, con passo deciso.
Sapeva dove doveva andare ed aveva beatamente ignorato chiunque avesse tentato di mettersi sul suo cammino, superandolo con poca cortesia.
Era tardi.
Era maledettamente tardi.
Sperava non fosse TROPPO tardi.
La lucida porta, scrostata in più punti, apparve davanti a lei come un miraggio, la sua testa era vuota.
Cosa avrebbe detto?
Non lo sapeva.
Cosa avrebbe fatto?
Avrebbe preso Andrea a sberle se fosse stato necessario.
Sperò che ce ne fosse, almeno avrebbe scaricato l' adrenalina che sentiva dentro.
Spalancò la porta chiudendo gli occhi per un solo istante, riaprendoli immediatamente ed incrociando in quello stesso istante quelli sgranati e sconvolti della sua migliore amica.
<<  Andrea! Vieni immediatamente via di lì!  >>.

Nadia era stata dura e l’ espressione smarrita sul volto di Andrea la fece sorride ed addolcire la voce.
<<  Non c’ è nulla di male in un errore, tesoro … Si può sbagliare, guarda me … Pensavo che la mia vita fosse perfetta ed invece … Sono dovuta arrivare tra le braccia di un uomo che non avevo preso in considerazione e che forse non avrei nemmeno preso in considerazione, ma tu … Andiamo Andrea … Tu lo sapevi già da tempo che le cose non andavano …  >>.
La voce di Fabrizio rimbombò nella grande sala vuota un istante dopo, in risposta alla rossa.
<<  Che cosa stai decendo Nadia? Mi conosci da anni …  >>.
<<  E da anni so che non sei l’ uomo giusto per lei …  >>.
Fabrizio fremeva di rabbia, e la sua voce divenne dura.
<<  Mi sembra tu sia davvero inopportuna ... Così come i tuoi amichetti ... Non mi pare di aver invitato nessuno di voi!  >>.
Era arrogante e sicuro di sè.
<<  Non siamo certo qui per te, razza di idiota! … Sei tu che dovresti tacere! La hai trattata come una poco di buono quando sei venuto a prenderla!  >>.
Il ruggito soffocato di Tom irruppe dalle sue labbra mentre, con passo deciso, si avvicinava ad Andrea e le tendeva qualcosa, stretto tra le sue dita, osservandola con cipiglio severo, uno sguardo che la incolpava, corrucciato.
La ragazza prese il biglietto stropicciato e lo lesse.
La bella calligrafia di Bill, elegante e appena svolazzante stava lì, davanti ai suoi occhi.
 
 
" Non ho bisogno di molte cure, ma tu ... Coccolami sempre ... Io a volte ti farò arrabbiare ma il mio amore sarà sempre lì, accanto a te ...  Il mio nome è Macky e prendo il posto di Bill quando lui deve stare lontano ..."
 

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime che trattenne gelosamente.
Distolse gli occhi dal foglietto maltrattato e li posò istintivamente in quelli di Bill.
Sembrava che tutti avessero qualcosa da dire tranne lui.
Tranne lei.
 
Il ragazzo la guardava come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto, l' unica che volesse davvero vedere, l' unica che valesse davvero la pena di vedere.
Era lei ed era lì, davanti a lui, pallida, sciupata, con un orrendo vestito e un' orrenda pettinatura che sembrava dover crollare da un momento all' altro, come le difese che lui aveva eretto attorno a sé da quando se ne era andata.
Non aveva nemmeno mai più pensato al suo nome.
E adesso lei era lì.
O era lui ad essere lì?
Non lo sapeva.
Sapeva solo che quegli occhi non li avrebbe mai dimenticati.
E che gli erano mancati da morire.
Lei sembrava in attesa.
Lo guardava con quegli specchi di un grigio trasparente, lucidi e sgranati.
Doveva dirle qualcosa ...
Ma cosa?

<<  Smettila di dire cazzate, Fabrizio … Sai benissimo che lei è infelice e se non te ne sei accorto sei solo un povero idiota!  >>.
Nadia era esplosa, rivolta al ragazzo castano dorato che adesso teneva i suoi grandi occhi azzurri fissi su di lei, ridotti a due fessure irose.
<<  Non mi sei mai piaciuta … Metti delle strane idee in testa ad Andrea, le consigli di andare a lavorare per dei ragazzini viziati … E poi! Andiamo! Non crederai di essere un bell’ esempio per lei! Sappiamo tutti come sei fatta Nadia! O forse tra quelle persone c’ è qualcuno che non lo sa? … Forse non sono io l’ illuso!  >>.
Rise una risata sgradevole, che fece correre lungo la schiena di Andrea uno sgradevolissimo brivido.
Aveva amato quella risata.
Davvero …
No, non era la stessa adesso.

David sentì crescere in petto il desiderio di prendere a pugni quello stupido arrogante.
Come si permetteva?
Chi pensava di essere per rivolgersi così a Nadia?
Ma l’ uomo non fece in tempo a muovere un solo passo.
Una velocissima testa coperta di cornrows sfrecciò davanti al suo naso e poco dopo il ragazzo italiano, sebbene piuttosto alto e robusto, stava venendo quasi sollevato da un Tom furente e dall’ espressione minacciosa.
<<  Prova a ripetere mezza della parola che hai detto, razza di stronzo! Provaci!  >>.
Poco dopo Georg e Gustav, ad un accenno di risposta da parte di Fabrizio, si erano mossi rapidi verso i due, forse ancora indecisi su chi fermare e chi aiutare.
La coppia di testimoni si era appiattita al muro, così come l’ uomo che avrebbe dovuto sposare Andrea e Fabrizio.

Le voci si alzavano, ed erano amplificate dal vuoto di quella sala, rimbalzavano sui muri e si ripetevano senza sosta nelle orecchie di Bill, che non aveva ancora mosso un solo passo.
Era inebetito, completamente perso negli occhi ancora sgranati di lei.
Lei …
Una mano lo sospinse gentilmente.
<<  Non ti preoccupare, David sistemerà tutto .. Và da lei … Adesso!  >>.
E poco dopo si ritrovò a muovere le lunghe gambe da trampoliere semplicemente per non cadere ed a pochi passi dalla ragazza corvina.

Andrea non riusciva a respirare.
Era lì.
Era davanti a lei.
Erano i suoi i dolci occhi ambrati che la stavano fissando increduli.
Erano le sue le labbra che si muovevano appena senza emettere alcun suono.
Era reale.
Lo era davvero?
Allungò incerta una mano, tremando leggermente, con il semplice desiderio di sfiorarlo appena, solo per poter constatare che non era un sogno quello che le stava riempiendo gli occhi ed il cuore.

Ma qualcosa afferrò salde le sue dita, qualcosa che lei non fece in tempo a riconoscere come le dita stesse di Bill che la aveva strattonata forte, iniziando a correre; prima fuori da quella stanza, poi lungo un corridoio semideserto.
L’ unica cosa che vedeva erano le lunghe gambe del ragazzo che la precedeva e la sua schiena.
L’ unica cosa che sentiva erano i loro passi veloci sulla superfice lucida e appena scivolosa del pavimento ed i battiti affrettati del proprio cuore.
L’ unica cosa che davvero percepiva non erano gli sguardi delle poche persone che avevano incrociato, ma solo la mano di Bill che stringeva la sua.
Bill continuava a correre, l’ unica cosa che sapeva era che lei era alle sue spalle, che lo seguiva, che era con lui.
Non sapeva dove stesse andando, poi una porta alla sua destra attrasse il suo sguardo e lui vi si precipitò dentro, chiudendo la porta alle spalle della ragazza, e spingendovela contro.
Un istante dopo, con un solo fluido movimento, lui stesso era addosso alla ragazza, il volto chino, nascosto tra i suoi capelli spettinati che profumavano di ciliegia.

Dio quanto le era mancata …
Era dolce e morbida e bella e profumata, esattamente come la ricordava.
Ed il suo cuore batteva, esattamente come lo ricordava.
Ed il suo respiro era breve e appena affannato e …
Forse era meglio che la smettese di ricordare ma che le dicesse qualcosa.
Qualsiasi cosa …
Alzò appena il viso fino a portare la propria fronte su quella della ragazza, fissò un solo istante i suoi occhi, poi si sentì troppo indifeso e chiuse i propri.
<<  Ciao  >>.

Un sussurro sottile e appena ruvido che giunse alle sue orecchie come musica.
Chiuse gli occhi e lo assaporò ancora un istante.
<<  Ciao  >>.
La voce le tremò appena.

Quanto gli era mancata la sua voce.
Avrebbe desiderato sentirla ridere, urlare, parlare e sospirare tutto nello stesso momento tanto bisogno aveva di sentirla.
Ma anche ascoltare il suo silenzio era un dono prezioso in quel momento.
Era stato in silenzio così a lungo, lo aveva ascoltato per infinite ore, ma questo aveva un sapore ed un suono diverso.
Così dolce e benefico per lui.
Ma doveva parlarle, doveva dirle qualcosa.
Non avrebbe sopportato di perderla di nuovo, non ora che le era nuovamente così vicino.
Non senza aver provato.
<<  Mi sei mancata … Tanto … E non sono venuto qui a chiederti di sposarmi … Non posso farlo … Sono …  >>.
Deglutì sentendola irrigidirsi appena tra le sue braccia.
<<  Sono venuto a chiederti di non sposare lui … Ti prego …  >>.

 Quella semplice frase, quelle poche parole, caddero come pioggia fresca sul prato ormai riarso del suo cuore.

**********

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Era finita.
Le ultime note di Forever Now si stavano spegnendo, le luci si muovevano su di loro, l’ immensa costruzione metallica si richiudeva e Bill poteva sentire il pavimento vibrare sotto i suoi piedi al ritmo delle vibrazioni continue ed irrefrenabili di quei cuori che battevano, davanti a lui.
Era stato un grande finale di tour, una data perfetta.
L’ ultima.
Era felice.
Ma adesso c’ era una luce che desiderava vedere più di quelle che l’ avevano avvolto su quel palco.
Si diresse in silenzio lungo lo stretto corridoio che lo separava dal camerino che divideva coi ragazzi con aria corrucciata.
Non aveva ancora incontrato quella luce.

Aprì lentamente la porta e la vide.
Due fari abbaglianti, lucidi di eccitazione ed emozione, il viso appena arrossato da quell’ imbarazzo che lo dipingeva ogni volta che incrociava i suoi occhi.

Ancora imbambolato, venne spintonato da Tom, seguito da Georg e Gustav che si buttarono sui divani accanto a Nadia e David, accettando di buon grado gli asciugamani che Andrea stava porgendo a loro assieme a delle bottigliette fresche.
Mise un po’ di broncio, poi sorrise.
La sua Andy.
Sua.
Le avvolse la vita appoggiandole il petto alla schiena racchiudendola tra le sue braccia, sussurrandole all’ orecchio.
<<  Non ho sete, non voglio un asciugamano … Baciami …  >>.
La volse a sé fino ad annegare nei suoi occhi chiari e dolcemente languidi, poi sfiorò le sue labbra di seta e seppe che non vi era salvezza che lui desiderasse da quell’ incantesimo.
Si staccò appena da lei.
<<  Andiamo a casa  >>.

 
Andrea sorrise ad occhi chiusi.
<<  Io ci sono già …  >>.
Ecco.
Aveva trovato le sue ali, le aveva spiegate ed aveva cominciato il suo viaggio.
Perché era quello l’ importante.
Il Viaggio.
E finché avesse avuto Bill al suo fianco avrebbe sempre avuto un Luogo da chiamare casa.
Perché il suo cuore era l’ unica casa che lei desiderasse.

 

FINE

Eccoci qui, giunti alla fine di questa storia che ho amato scrivere e che mi mancherà molto ...

Infatti ho già iniziato quello che dovrebbe essere il suo seguito e, per questo, devo ringraziare Erica, che me lo ha ispirato.

Ma devo soprattutto, adesso, ringraziare Voi che avete seguito questa storia, chi la ha letta e recensita e chi la ha inserita tra le sue preferite.

GRAZIE A VOI QUINDI :

babakaulitz
Dan 

ky83 

LadyCassandra

NICEGIRL
xoxo_valy
Layla
Raffuz
Dragona

Alla prossima e grazie ancora ... Un Abbraccio! ^____^

   
 
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