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Autore: Leireel    10/06/2010    4 recensioni
Oh, dovevo immaginarlo che sarebbe stato un completo disastro. Come avrebbe potuto andare diversamente? Un cast di dilettanti – senza neanche un briciolo di professionalità! Neanche un misero granello! –, una scenografia che cadeva letteralmente a pezzi, e Silvanus Kettleburn di mezzo... Come avrebbe potuto andare bene?
Prima classificata al contest Dietro le quinte indetto dal Collection of Starlight.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Ed ecco l'ultimo capitolo <3 Grazie mille ancora a kokylinda2 (ti ringrazio davvero per i complimenti, spero che la terza parte ti piaccia <3 e sì, sono una ragazza xD) e a JulieWeasley (grazie mille anche a te! Mi sono sforzata di adattare il linguaggio al personaggio e all'epoca, e sono contenta di esserci riuscita <3 Grazie ancora!).

Capitolo III
Già all’albeggiare del fatidico giorno mi recai nella piccola sala in cui fino a quel momento avevamo svolto i nostri lavori, pronto a trasportare gli apparati scenografici nella Sala Grande, dove ci saremmo esibiti in tarda mattinata. Provavo un certo fastidio, a dire il vero, nel mostrare così palesemente gli artifici propri del teatro a quei giovani che più tardi avrebbero costituito il nostro pubblico; quella sottile magia di meraviglia e stupore, che viene inevitabilmente a crearsi dopo che il sipario viene alzato, sarebbe stata inevitabilmente compromessa dall’aver visto già a colazione quell’intricato gioco di luci e incantesimi che avrebbe costituito il nostro apparato scenografico. Mi premurai quindi di Disilludere la zona che avremmo utilizzato come palco; fortunatamente, il numero degli studenti rimasti era così esiguo da lasciare a nostro esclusivo vantaggio buona parte della sala.

I miei giovani attori e scenografi arrivarono giusto in tempo per aiutarmi a sistemare le ultime cose sulla scena, sebbene a quel punto avessi svolto già la maggior parte del lavoro. A ogni modo,si adoperarono alacremente affinché ogni particolare fosse perfetto, e i nostri sforzi congiunti furono ampiamente ripagati nel vederne il risultato. Tutto era assolutamente delizioso. Raggiante, mi dissi che lo spettacolo sarebbe stato un assoluto successo; come poteva andare diversamente? Sentivo già lo scrosciare degli applausi, le rose rosse e le repliche che immancabilmente ci sarebbero state richieste. L’inizio di un’onorata tradizione teatrale ad Hogwarts... quale maggiore gloria di rimanere negli annali come primo promulgatore e artefice di una tale nobile usanza?

Accecato da queste mie fantasticherie, non mi accorsi immediatamente dell’arrivo nel backstage della nostra Adeline; tuttavia, ebbi modo di notare poco dopo – e alquanto bruscamente, a dire il vero – la sua presenza, visto la maniera in cui iniziò a urlare improperi all’indirizzo di messer Senzafortuna e di mademoiselle Asha, con una voce che ricordava molto da vicino una Banshee. Secondo quanto mi raccontarono in seguito, la crescente simpatia che messer Senzafortuna aveva iniziato a sentire nei confronti di mademoiselle Asha si era concretizzata, proprio quella mattina, in un’appassionata dichiarazione d’amore che aveva scatenato le ire di mademoiselle Amata, non ancora informata sul fatto che il suo cavaliere avesse deciso di troncare la loro relazione.

Oserei dire che non fui l’unico a spaventarsi davanti a un simile spettacolo: la ragazza, chiaramente fuori di sé, brandiva minacciosamente la sua bacchetta contro i due malcapitati, e solo il provvidenziale aiuto di Albus riuscì a calmarla abbastanza da convincerla a non affatturarli e ad allontanarsi provvisoriamente dalla loro vista, non prima di aver rivolto loro uno sguardo astioso. L’accaduto, inutile dirlo, mi angosciò profondamente: a solo un’ora dall’inizio dello spettacolo, un tale clima di tensione avrebbe di certo nuociuto all’intera rappresentazione. In quel momento, pensavo veramente che quello fosse ciò che di peggio poteva capitarmi durante la giornata; quanto fui ingenuo! Non avevo ancora compreso appieno come la dea bendata avesse deciso di voltarmi le spalle, e, nella mia cecità, non mi ero accorto di come quell’episodio isolato fosse un chiaro avviso a desistere dal continuare la mia opera. D’altronde, come avrei mai potuto prevedere quale immane tragedia si sarebbe scatenata all’alzarsi del sipario?

Non appena la cara Adeline si fu allontanata insieme ad Albus, mi premurai a zittire il resto del cast, ancora impegnato a bisbigliare all’indirizzo di mademoiselle Asha, e lo incitai a ultimare i preparativi prima dell’entrata in scena. A turbarmi contribuiva anche il ritardo del professor Kettleburn,  che a mezz’ora dall’inizio dello spettacolo ancora tardava ad arrivare: si presentò tutto trafelato solo a pochi minuti dall’inizio, trascinando con sé il Serpente Perlato e borbottando qualcosa sul fuoco e sugli incantesimi andati a male. Oh, non fosse mai arrivato! Di tutta fretta, predisponemmo la serpe sulla pedana mobile che avrebbe dovuto sollevarlo al momento del suo ingresso sul palco, poi con grandissima trepidazione alzammo il sipario e demmo il via allo spettacolo.

All’inizio, lo spettacolo procedette meravigliosamente: le comparse erano assolutamente perfette nei loro ruoli, i protagonisti si destreggiavano bene con le loro parti, e la piccola Eleanor era riuscita a dire un’intera battuta senza balbettare. Osservavo lo svolgersi dell’esibizione con l’ansia tipica dei registi, adocchiando la sala per cercare di cogliere le reazioni del pubblico; quando infine si chiuse il primo atto davanti ai quattro eroi già dall’altra parte del cancello, tirai un piccolo sospiro di sollievo e mi affrettai a incoraggiare i miei attori,nonostante il clima di tensione che albergava tra loro scoraggiasse ogni tentativo di conversazione. La pausa durò solo qualche breve istante, o almeno così mi parve: fu solo un secondo dopo che riaprimmo le scene davanti al Colle, e facemmo apparire dal nulla il Serpente Perlato, maestoso nelle sue lunghe squame bianche.

Fu in quel momento che si scatenò il pandemonio. A quanto capii dopo dalle ricostruzioni di insegnanti e studenti, la povera Isobel aveva per sbaglio urtato Adeline mentre avanzavano verso la collina, e questo era bastato per scatenare la sua ira. Una fanciulla così diligente, così assennata! È proprio vero che di questi tempi ragione e amore si fan poca compagnia2. Sfoderò la sua bacchetta con una furia inusitata – iniziai seriamente a credere che ci fosse sangue di Banshee nelle sue vene – e scagliò una Fattura Orcovolante sulla povera Isobel, che si scansò appena in tempo grazie al provvidenziale intervento di messer Senzafortuna, accorso a difendere la propria amata. Dei suoi servigi, tuttavia, non vi fu presto più bisogno: l’attacco aveva risvegliato la collera sopita di Isobel, e le due avevano iniziato a duellare violentemente, scagliandosi maledizioni e fatture con furore. Già la situazione si stava facendo insostenibile; e, come se non bastasse, una Fattura Incendiaria andò a colpire quello che credevo un Serpente Perlato, e che si rivelò in quel momento un Ashwinder sotto incantesimo di ingozzamento. Inutile dire che quella creatura prese immediatamente fuoco, incendiando anche il colle e parte dei fondali – così tante settimane di duro lavoro, andate miseramente in fumo! Disperato, mi precipitai a cercare di sedare l’incendio; nel frattempo, il caos era dilagato in tutta la Sala Grande, tra il fumo opprimente, i lampi delle maledizioni, la folla di studenti che cercava di uscire e i professori che cercavano vanamente di portarci soccorso. In quel clima di agitazione, non mi accorsi che nei miei tentativi di domare le fiamme mi ero portato esattamente al centro delle linee di fuoco delle due duellanti: due maledizioni mi colpirono contemporaneamente mentre cercavo eroicamente di spegnere l’incendio, e caddi svenuto tra le fiamme che mi avvolgevano.


Come mi raccontarono in seguito, il preside Dippet in persona intervenne a domare l’incendio, mentre ci volle metà del corpo insegnanti di Hogwarts per tenere separate le due fanciulle abbastanza a lungo da riuscire a trasportarle in infermeria – dove tra l’altro, mi dissero, continuarono a lanciarsi improperi per l’intero pomeriggio. Quasi tutto il mio cast venne ricoverato d’urgenza per lesioni più o meno gravi; solo messer Senzafortuna (mai nome fu meno azzeccato) riuscì a uscirne praticamente illeso, cosa che gli valse altri pesanti insulti da parte della sua ex fidanzata.

Oserei dire che fui io, comunque, a uscirne coi maggiori danni. A causa delle due fatture che mi avevano colpito, la mia testa si ingrandì a dismisura, tanto che neanche le cure di Poppy valsero a ristabilire la mia salute: fu necessario trasportarmi d’urgenza al San Mungo, nel quale trascorsi diversi mesi di degenza infruttuosa. Non esagero quando dico che l’incidente mi lasciò lunghi strascichi restii ad andarsene: ancora oggi, spesso un forte mal di testa m’assale nei momenti più impensati, unito a un senso di vertigine che associo immediatamente a quel funesto giorno.

Inutile dire che, non appena il mio ricovero al San Mungo poté dichiararsi concluso, mi premurai a rassegnare la mia lettera di dimissioni a Dippet, non desiderando passare neanche un secondo di più in quella scuola di matti, in compagnia di alunne indemoniate e professori con un’insana passione per gli Ashwinder. Mi ritirai all’A.M.A.D., dove tuttora insegno con un discreto successo, e dove le nostre rappresentazioni sono state accolte con molto favore da critica e pubblico.

A oggi, posso considerare tutto l’accaduto come acqua passata; a parte le emicranie, non ci sono più motivi per cui io continui a provare astio nei confronti di Hogwarts. Solo, che non mi si parli mai più di Fontane della Buona Sorte, mai più. Di Buona Sorte, quel giorno, ne ho avuta abbastanza per il resto della mia vita.

   
 
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