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Autore: candidalametta    14/06/2010    2 recensioni
un Jared troppo giovane, alle prese con uno dei suoi primi film, il cuore chiaro di speranze e l'anima forse, ancora intatta. un Angelo distratto che ne in contra un'altro, diverso e forse opposto che fa a pugni con il cielo. un non-amore... e in fondo, forse, una lezione da imparare... -(spostata dalla sezione 'attori' a quella 'cantanti' dopo attenta riflessione)- "volevo solo distruggere qualcosa di bello"
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jared Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La palestra era piena di musica, rumore di pesi lasciati cadere, sbuffi dalla sala attrezzi e troppa gente muscolosa intorno a lui.
Il fratello nella sua peggiore tenuta da allenamento lo guardava sorridendo e Jared si chiese come avesse scovato quella palestra in tutta Los Angeles. Dubitava che ce ne fosse una meno frequentata, tanto anonima e più fuori mano.
“è perfetta” esclamò Shannon entusiasta.
“sarà”, ribatté Jared scontento, “ma mi chiedo cosa ti abbiano fatto di male le migliori palestre del nostro quartiere, dubito che qui ci siano persino le docce negli spogliatoi”, “smettila Jare” lo rimproverò il fratello, “quello che ti serve è del sano allenamento con gente preparata, tutto il resto è superfluo. Se vieni qui per imparare a fare a botte che te ne fai del massaggiatore, il solarium e cazzate del genere?”, “solo perché tu non usi tutto questo non significa che non sia importante!” continuò Jared guardandosi intorno, disorientato.
Shannon dimostrando un’infinta pazienza lo prese per le spalle pretendendo attenzione, “e ricordati che lo faccio per te, sai quanto influirebbe sulla tua carriera se si sapesse in giro che devono insegnarti a fare a cazzotti perché da solo non ci riesci?”, Jared respirò profondamente e allontanò il suo sguardo dall’uscita, “ok, andiamo ad iscriverci”.

Shannon lo accompagnò fin sulla soglia della porta chiusa, “e qui le nostre strade si dividono” recitò funebre, “ Shan! È già abbastanza pesante così …”, Shannon scoppiò in una risata scombinandogli i capelli, “e dai moccioso, vedrai che andrà alla grande, il Maestro è... una brava persona, gli ho parlato un paio di volte, andrà tutto bene” e senza dargli il tempo di reagire gli aprì la porta spingendolo dentro l’aula.

La stanza, una classica sala da ballo, tappezzata di specchi con sbarre orizzontali sul perimetro, era accecante. Il parquet brillava chiaro come se si aspettasse di essere appena sfiorato da punte di gesso invece di essere pesantemente pestato da cinque paia di piedi scalzi. Il rumore provocato era simile quello di un tamburo africano, tutti indossavano una tuta nera con un solo piccolo simbolo sulla spalla destra e sulla gamba sinistra. Al centro del cerchio in corsa quello che avrebbe dovuto essere il Maestro declamato da Shannon era impegnato a squadrare tutti i suoi alunni perché non perdessero il ritmo.
Peccato che la persona al centro del cerchio fosse l’ultimo essere umano sulla faccia del pianeta cui Jared avrebbe dato un appellativo del genere. Perché all’interno del cerchio di ragazzi in corsa c’era solo un’alta figura di perfette proporzioni atletiche che lo guardava imperterrita avvolta nella stessa tuta nera dei suoi allievi, che però sembrava prendere un taglio nuovo su un corpo diverso, fasciava curve e linee rette con elegante semplicità.
La donna più bella che Jared avesse mai visto.
“sei entrato per guardare o per lavorare?”, Jared si scosse dal torpore e guardò gli occhi incredibilmente scuri della donna indagare sulla sua presenza, in tono alto eppure fermo per sopraffare il rumore dei piedi in corsa. “io … io cercavo il Maestro di … e mi hanno detto di venire qui per …”, l’altra sorrise con un ghigno di denti perfetti, “ io sono il Maestro, e se sei entrato per seguire la mia lezione ti conviene correre ragazzino”.
Jared, scalzo senza un perché, si introdusse nella maratonda*, cercando di reggere il ritmo serrato degli alunni bloccato subito dal bastone che la donna teneva in una mano.
“l’orologio” scandì lei lentamente, la guardò senza capire, “levati l’orologio”, Jared osservò la stanza, neanche un quadrante appeso alle pareti,”e come faccio a capire quando …”, “qui sono io che gestisco il tempo … come tutto il resto” sibilò seriamente divertita la figura scura, come se stesse regalando una perla di saggezza.
Jared slacciò in cinturino con timore lasciando cadere l’orologio nella sua mano senza riuscire a fiatare.

Correvano, correvano e correvano, intorno al perimetro della sala per quella che sembrava essere un’ora. Jared non poteva rallentare, avrebbe intralciato il lavoro degli altri e non aveva il coraggio di uscire dalla fila perché lo sguardo del Maestro lo intercettava ogni volta che si diceva di lasciar perdere. “Fermi” scandì il Maestro con tono deciso, Jared si piegò con le mani sulle ginocchia, tremando per la stanchezza con il fiato corto e il volto infuocato dallo sforzo. Gli altri resistettero in quella che sembrava una posa naturale, con i pugni stretti in difesa e la gamba sinistra in avanti. “piegamenti” ordinò la donna dopo avergli lanciato un’occhiata penetrante, Jared stremato si abbassò troppo stordito per fare qualcosa.

“altri venti” rincalcò dopo la prima sessione, “e chi non è in grado di farli stia fermo, non voglio vedere questo scempio”, Jared senza neanche guardarla si accasciò sul pavimento controllando gli altri allievi. C’erano tre ragazzi sui vent’anni, un ragazzino di appena quindici e un giovane adulto di venticinque circa, non sembravano stare male, anzi, avevano un’espressione rilassata che lo fece sentire ancora più debole di quello che era. “corsa!” urlò nuovamente il Maestro ma Jared non ebbe la forza di unirsi a loro, umiliato uscì dall’aula senza che nessuno lo fermasse, crollò su una panca dello spogliatoio privo di forze e si lasciò andare alla sconfitta.

“Jay?”, aprì gli occhi per nulla stupito di trovarsi il fratello chino su di lui, “che cosa ci fai qui? Il tuo allenamento finisce tra un’ora”. “non ho intenzione di tornare la dentro”, borbottò Jared ancora disteso sulla panca, la schiena dolorante e il fiato mozzo. “Jj non fare il bambino”, Shannon lo afferrò per un braccio trascinandolo di peso verso la sala.
“Shan, ho detto no! non voglio correre dietro quella boriosa, arrogante, presuntuosa …” , “non credo di aver mai ricevuto tanti complimenti da qualcuno che non riesce nemmeno a seguire per intero una mia lezione” commentò falsamente stupita la donna fermandosi a metà corridoio, Jared arrossì fino alle orecchie , “io … io non …”, “non cosa?” sorrise la donna, “non lo pensavi? O forse non volevi dirlo”, i denti bianchi di lei si fermaronop in un ghigno deciso nel prendere irrimediabilmente in giro il raggazzo davanti a lei.
Jared balbettò qualcosa di incomprensibile mentre abbassava lo sguardo, il Maestro rise osservando Shannon mortificato dal comportamento infantile del fratello.
“Jared è un tipo parecchio impulsivo, non voleva offenderti … è che questo allenamento gli serve davvero e ha solo bisogno di essere un po’ … aiutato ecco” balbettò Shannon nella speranza di accattivarsi la simpatia della donna che fissava con determinazione il capo chino di Jared e la sua fronte aggrottata di vergogna.
“sai, credo che ti darò una possibilità Leto, presentati martedì con un po’ più di impegno e vedremo cosa si potrebbe fare per te” e se ne andò sghignazzante mentre Shannon affibbiava uno schiaffo sulla nuca dell’idiota con cui viveva.

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L’istruttrice strinse il nodo del kimono con uno strattone deciso osservando l’uomo di fronte a lei, “bene … pronti?”, Jared allargò le braccia nel vuoto intorno a se, come a indicare di non avere altri impegni. La donna si schiarì la voce vagamente innervosita, “ok … visto che ti toccherà farlo parecchie volte penso che sia meglio insegnarti subito come si cade …” si fermò interdetta un secondo perdendosi nel riflesso blu degli occhi del suo allievo, “posso darti del tu vero?”, sorrise con semplicità, “certo, chiamami pure Jared”. L’allenatrice sorrise di rimando vagamente stordita, “ok … io … io sono Claudia, puoi chiamarmi così se vuoi …”, “si me lo hai già …”, Jared cercò di interromperla mentre l’altra continuava il suo discorso “o in qualsiasi altro modo, andrà benissimo comunque …”. Jared si arrese a rimase quieto ad aspettare che la donna finisse di farfugliare qualcosa di confuso. “emm … dicevamo …” cercò di riprendere quella mentre i secondi di imbarazzante silenzio si moltiplicavano nella sala piena di specchi.
“stavi cercando di spiegarmi come cadere senza rompermi qualcosa” le suggerì Jared pratico, “si, si certo grazie, dicevamo, vieni qui” e indicò un punto del pavimento gommato davanti a lei. Jared si avvicinò ancora di più riuscendo a sfiorarla con il piede nudo, poggiando appena il ginocchio contro la sua gamba. La donna sembrò perdere di nuovo la concentrazione tanto che alzò il viso verso il soffitto per prendere una boccata di’aria che non sapesse del ragazzo. “allora!” esordì professionale, Jared cominciava a perdere la pazienza lasciandosi spostare fin troppo rilassato, “adesso ti farò cadere, tu devi semplicemente tenere il braccio sinistro teso sul mio petto, così …” gli fece poggiare il braccio all’altezza del seno e Jared ne percepì la morbidezza oltre le pieghe dure dell’indumento e si ritrovò a fissarla con un sorriso divertito sul volto mentre la donna lo sistemava come un manichino inanimato contro il suo corpo, tendendo le membra e parlando ad occhi bassi con se stessa.
“devi rimanere rigido mentre io …” gli occhi ancora bassi dell’allenatrice si posarono sulla tuta nera che copriva le gambe dell’allievo e arrossì violentemente. “perché … perché adesso … ecco … vedi?” e con un gesto fluido fece cadere Jared usando la gamba come una sponda di appoggio facendolo arrivare di schiena al tappeto in un movimento troppo dolce per creare scompensi eppure cadde con lui sulla superficie gommosa. Il volto a pochi centimetri dal suo, “io non mi sono mosso” mormorarono un paio di labbra troppo vicino a lei. La donna guidata solo dall’espressione di quegli occhi blu gli chiese scusa con un impeto ben poco professionale.

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Shannon in cucina era troppo preso dal prepararsi un panino ai 4 formaggi per occuparsi del fratello che tornava dalla lezione fin troppo rilassato e per nulla affaticato. Jared si sedette sullo sgabello vicino la penisola pescando alla cieca il portafoglio dallo zaino accanto a se, estrasse un dollaro e lo lasciò scivolare sotto lo sguardo distratto del fratello.
Shannon prese la banconota con l’ombra di un sorriso sul volto, “di nuovo la scusa della caduta?” chiese mentre il dollaro del fratello passava nelle sue tasche. Jared si scombinò i capelli vagamente lunghi sulla fronte, “sembra che sia la loro tecnica preferita, chissà se la presentano come ‘la mossa perfetta per farvi il vostro cliente’ al corso che seguono quelle li” sbuffò infastidito. Shannon si perse ad osservare il suo panino per nulla convinto, “non è vero, c’è anche la scusa ‘il nodo del kimono è troppo stretto’ ” borbottò mentre prendeva del salame dal frigo, Jared finse di non vedere. “ok, ma è successo solo una volta, in ogni caso sono stufo marcio di questa situazione, l’unica cosa che ho imparato in questa settimana è come togliere velocemente quei cosi e sinceramente non credo che sarà utile per quel maledetto ruolo”.
Il fratello masticò a lungo il boccone prima di rispondere con tono fintamente meditabondo, “non sarà anche colpa tua che richiedi sempre insegnanti donne?”, Jared rimase a bocca aperta in una espressione di concentrato disappunto, “io? Sono loro a venire a frotte ogni volta che ne chiedo una in agenzia!”, “si, ma potresti sempre richiedere di mandarti un lui, anziché una lei la prossima volta”. Jared incrociò le braccia nella sua tipica espressione delusa mista ad incredulità che usava spesso per rimproverare il fratello, “non ho mai impedito ad una bella donna di entrare spontaneamente in questa casa, e non comincerò a farlo adesso!”.
Il batterista sospirò rassegnato alzando gli occhi al cielo, “contento te, ma ti ricordo che a parte cinque numeri di telefono e un’approfondita conoscenza con il pavimento della palestra non hai imparato un granché questa settimana, credo che per il bene del tuo film e di quello dell’agenzia che ti procura le insegnanti, tu pensassi ad un metodo … alternativo per riuscire a concludere qualcosa che non sia una scopata nello spogliatoio”. Shannon prese un respiro profondo, “domani è martedì Jay, ti conviene venire in palestra con me” aggiunse allontanandosi con il panino verso il soggiorno.
Jared raccolse le briciole di pane sparse sul piano e le buttò nell’immondizia, “ti faccio vedere io …” borbottò innervosito, “e poi non ho mai scopato nello spogliatoio … al massimo nella doccia!” sentì ridere il fratello già davanti la tv.

Adamic:
grazie per la preferenza accordatami ;) spero ardentemente di non deluderti
  
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