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Autore: Gillywater    15/06/2010    17 recensioni
La storia tra Sana e Akito è finita da tre lunghi anni. Lei ora sta con Naozumi e lui, come sempre, cerca di fare chiarezza nel caos che ha in mente. Ma cosa potrebbero mai combinare, quei due, senza l'aiuto provvidenziale degli amici?
"Fuka non era propriamente annoiata, solo che quella storia era stata costretta a sentirla per anni. Anni. Non confidenze sussurrate nei bagni della scuola, che si perdevano in uno sbuffo di fumo, mentre la sigaretta stretta tra le dita si consumava. Anni. Ore continue della sua vita che lei e Tsuyoshi, soprattutto, avevano passato a scervellarsi per capire quali contorti ragionamenti si nascondessero dietro le menti malate di Akito e Sana. E nessuno dei due, quasi servisse qualcosa sottolinearlo, riusciva a capire perché si erano lasciati e perché attendessero tanto tempo a rimettersi insieme."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 SHE IS

Capitolo 3: Stop for a minute

Start sinking, everytime I get to thinking
It’s easier to keep on moving
Never stop to let the truth in
                   Stop for a minute - Keane

Da quel giorno era passata una settimana e per fortuna (o sfortuna) Sana e Akito ancora non si erano incontrati. Quel giorno, ultimo giorno d’estate, faceva un caldo infernale. L’afa rendeva difficile addirittura respirare e il sudore imperlava la fronte di Sana come tante perle preziose. Sana se ne stava distesa sul suo letto a godersi la pace mattutina della sua casa.
Naozumi era impegnato nelle riprese di un telefilm. Poco male, almeno aveva avuto anche il tempo di sistemare un po’ quel turbinio di pensieri che la tormentavano da un po’. Non che ci fosse poi riuscita, intendiamoci, ma sua madre una volta le aveva detto che chi ben comincia è a metà dell’opera. E lei almeno aveva tentato.
Ancora le rimbombavano le parole di Fuka nelle orecchie. Già, perché non aveva detto “Io amo Naozumi” invece di dire “Ci sto insieme e non lo voglio tradire”? Che frase stupida.
Era un po’ come dire che lei faceva l’attrice perché le procurava un ottimo stipendio, invece che per passione. Che cosa altrettanto stupida!
Sana si rigirò nel letto,  le lenzuola di fresco cotone aggrovigliate alle sue gambe snelle.
“Sana, sii onesta. Hai desiderato baciare Akito”.
Già, lo aveva desiderato con tutta se stessa. Per quei trenta secondi, non era riuscita a pensare ad altro che a quelle labbra dolci che prendevano possesso delle sue. E, ad essere completamente onesta con se stessa, non le sarebbe nemmeno dispiaciuto se dopo Akito l’avesse trascinata ovunque, magari su quello stesso letto, dove aveva fatto tante volte l’amore con Naozumi.
Si sentiva terribilmente in colpa.
Sospirò.
“E adesso che cavolo faccio?”
Si era posta questa domanda un sacco di volte durante quella settimana. Per esempio, ogni qualvolta vedeva il display del suo cellulare illuminarsi perché Naozumi la stava chiamando e lei rifiutava la telefonata. Terribile. Il suo comportamento era terribile.
E nemmeno vedeva Akito da una settimana.
Il campanello che suonò la distrasse dai suoi pensieri. E mentre zampettava fino all’ingresso per aprire la porta, si maledì per essere sempre così confusionaria.
Confusione, è il mio secondo nome.
 

*

 
Sana si infilò nel suo letto. Il suo corpo emanava calore. Il suo corpo emanava quel profumo delizioso che solo lei si portava sempre dietro. Inebriante. Akito quasi si sentì svenire.
Le sfilò con urgenza la maglietta, cominciando a baciarle la pelle calda del corpo. Quel corpo che per qualcosa come tre anni, non era più stato suo. Quel corpo che per qualcosa come tre anni, Kamura aveva stretto a sé, con fare possessivo. Ne era certo.
Ma adesso Sana era tutta per lui. In un abbraccio mozzafiato che annullava completamente la distanza tra i loro corpi. La mano di Akito tremava quando le slacciò i jeans per poterla spogliare completamente. Tremava perché non sapeva se Sana lo avrebbe respinto o lasciato fare.
La osservo: lei teneva gli occhi chiusi, l’espressione del suo visto pareva assorta nel godersi quelle sensazioni che, Akito lo sapeva bene, solo con lui poteva provare.
Quando si adagiò su di lei, poté sentire ogni singola curva del suo corpo incastrarsi perfettamente con il proprio. Perfetti. Ecco com’erano loro due quando stavano insieme.
I loro corpi sudavano, stretti tra loro, come per non lasciarsi mai più andare.
- Akito... Akito ti prego – Sana gli sussurrò in un orecchio.
Lui non si fece attendere a lungo. Giusto il tempo di un sospiro e anche quella labile barriera che li separava – l’aria che ogni giorno avevano respirato, condiviso e, forse, anche un po’ litigato – divenne superflua.
Akito poté avvertire un distinto brivido partirgli dalla nuca per infrangersi sulla punta dei suoi piedi. Sana urlò.
Ancora loro. Ancora in un unico abbraccio. Ancora in un unico corpo, come tre anni prima. E, come sempre quando loro stavano insieme in quel modo, tutto intorno a loro divenne superfluo.
- Akito!-
 

*

 
Some days, feels my soul has left my body
Feel I’m floating high above me
Like I’m looking down upon me

                            Stop for a minute - Keane
 
Una ciabattata in testa lo riportò bruscamente alla realtà.
Akito mugugnò qualcosa, ma prima che potesse realizzare dove si trovava, con chi e soprattutto perché, quella fastidiosa ciabatta andò ad infrangersi nuovamente sulla sua testa.
- Akito!-
Natsumi. Sua sorella. Ma che diavolo voleva a quell’ora del mattino?
Il ragazzo sbuffò –Natsumi. Si può sapere che cazzo vuoi? –
Un’altra ciabattata gli fece comprendere che, forse, era il caso di moderare il linguaggio.
- Hayama, maledetto idiota. Dovevi essere da Sana un’ora fa...-
-Eh?-
- Hai capito benissimo. Fila a farti una doccia, tra due ore avete una lezione all’università e devi passare a prenderla –
Akito si rigirò dall’altra parte – Non ho voglia di andare a lezione, oggi. Sono stanco –
Sua sorella si fissò le mani sui fianchi. Ecco, in quel momento sembrava davvero la matrigna cattiva di Cenerentola. Macché matrigna, sembrava una strega. Una strega davvero crudele.
-Oh, poverino! Lui è stanco – lo canzonò con voce disgustata – Vedi di alzare il tuo pesantissimo deretano da quel letto prima che decida di andare a prendere una scopa e di spaccartela in testa –
Era sempre bello essere svegliati dalle paroline dolci e amorose della propria sorella.
Akito sospirò – Ma non dovevi andare a lavorare oggi? –
Natsumi lo guardò male –Si. Solo che mi sono presa un giorno di malattia perché questa mattina non mi sentivo tanto bene –
Akito fu incerto se chiederle perché mai avesse deciso di rompere i cosiddetti proprio a lui. Poi si trattenne, memore della minaccia che gli aveva appena rivolto.
-Allora ti alzi? – berciò Natsumi.
Akito si mise seduto –Va bene, va bene – si stiracchio con calma – Arrivo, che palle! –
-Fila a farti una doccia. Telefono a Sana e le dico che sarai da lei tra mezzora... Venti minuti – si corresse alla fine, ripensandoci.
Akito era sconcertato – Certo! Aspetta che mi teletrasporto – commentò sarcastico, ma alla fine si infilò in bagno.
Avrebbe dovuto rivedere Sana di li a poco. Cavolo, dopo il sogno che aveva fatto quella notte, doveva sforzarsi di mantenere la calma.
Calma, come sempre, era la parola d’ordine.
 

*

 

 
Il campanello squillò ancora, impertinente.
-Arrivo – urlò Sana, più trafelata che mai. Doveva andare all’università con Akito, era ancora in pigiama, doveva vestirsi, truccarsi e... Ovviamente non si poteva certo pretendere che uscisse di casa con i capelli conciati in quel modo.
Spalancò la porta con enfasi e il respiro le si bloccò in gola. Sapeva che quella mattina avrebbe dovuto rivederlo, ma non pensava che le avrebbe causato quell’effetto.
I  capelli d’oro ricadevano disordinati sulla sua fronte e, Sana si accorse, erano estati scompigliati dal vento forte che si era alzato in quell’ultima mezzora.
Indossava una maglietta nera, aderente, che metteva in risalto il suo fisico allenato e scolpito dagli anni passati a praticare il karatè.
Akito la fissò, un sopracciglio inarcato.
“Sana, non restare a fissarlo come una perfetta idiota, digli qualcosa!”
-Dimmi che ho dovuto fare tutto di fretta e furia per arrivare qui e scoprire che sei ancora in pigiama, Kurata. Sarà la ciliegina sulla torta che renderà un vero schifo questa giornata cominciata già di per sé malissimo –
Ecco, il fatto che Akito fosse così acido alle nove del mattino, non lasciava presagire nulla di buono.
-Scusa. Mi vesto ed esco. Faccio in un attimo – gli disse soltanto, facendosi da parte per lasciarlo entrare. Il coraggio di incrociare i suoi occhi, non lo trovò ovviamente, nonostante riuscisse a sentire perfettamente lo sguardo insistente di Akito puntato sul suo viso.
 

*

 
 
Si fece la doccia, la piega ai capelli e si truccò a tempo di record.
“Forse dovrei chiedere ad Akito di venire a chiamarmi tutte le mattine, così mi darei una bella mossa” pensò, ironicamente.
A dire la verità, pure quando Hayama passava a prenderla, non si era mai preoccupata poi moltissimo di lasciarlo attendere per ore in salotto, mentre lei si vestiva.
Quella mattina però era diverso. Molto diverso. Visto anche quello che era successo una settimana prima, dopo di che non si erano più visti.
Con l’asciugamano avvolto intorno al corpo, si catapultò nella sua cabina armadio per trovare qualcosa da mettere. Stava giusto vagliando la possibilità di indossare un leggero vestito di cotone – visto il caldo asfissiante di quella giornata – piuttosto che un paio di comodi jeans, quando Akito fece capolino dalla porta della sua stanza.
- Kurata, di grazia, qual è la tua concezione di “un attimo”? – le domandò, asciutto.
Sana afferrò di fretta il vestito e uscì dallo stanzino – Scusa, Hayama. Ho fatto più veloce che potevo – gli disse, fissandolo con sguardo di scuse.
Akito la osservo, lasciando scivolare lo sguardo come una leggera carezza sul corpo di Sana, coperto a malapena da quel morbido asciugamano bianco.
Il ragazzo deglutì. E, a differenza di tutte le altre volte, durante le quali Sana, ovviamente,  non aveva mai notato nulla, lei se ne accorse.
-Che c’è, Kurata? –
Lei arrossì – Ehm... Ecco, se tu uscissi dalla stanza potrei... Si insomma, potrei vestirmi –
Se non fosse successo qualcosa tra loro da così poco tempo, niente, e si sottolinea, niente, avrebbe mai impedito ad Akito di deriderla, sparando una frase come “Ti ho vista molto più nuda di così, Kurata”. Ovviamente si era morsicato la lingua, trattenendosi.
-Certo – acconsentì lui, ovviamente, girandosi e cominciando a camminare verso la porta. Passò accanto al cassettone, sul cui ripiano Sana teneva poggiate alcune fotografie.
Fu la frazione di un secondo, Akito riuscì comunque a vederla.
Si bloccò di colpo ed afferrò la cornice d’argento che contornava un ben preciso momento che lui e Sana avevano vissuto. Insieme.
La foto immortalava lui, con Sana sulle spalle, i capelli raccolti in due treccine disordinate e un cappello di paglia sulla testa. Un sorriso stupendo sul suo viso felice. Felice come l’aveva sempre conosciuta. Quella era stata la prima estate in cui erano partiti insieme, da soli.
Deglutì a fatica.
-Non sapevo che tenessi ancora questa fotografia – le disse in un sussurro. Il tono di voce improvvisamente roco, quasi nascondesse una certa commozione. Lacrime trattenute a stento dietro gli argini delle sue palpebre fragili.
Sana sorrise e si avvicinò a lui, arrivandogli alle spalle  - Certo. È una fotografia bellissima e mi ricorda un periodo stupendo della mia vita – gli spiegò, osservando l’immagine che ancora Akito stringeva tra le mani.
Quell’attimo immortalato che gli scivolava come sabbia trattenuta malamente tra le dita.
-Credevo che Kamura ti impedisse di conservare qualunque cosa, anche minimamente legata al sottoscritto – la provocò, sistemando la cornice al suo posto e voltandosi a guardare la ragazza in faccia.
Sana lo guardò male – Naozumi è geloso. Ma qualunque cosa dica non potrà mai cancellare il ruolo che tu hai avuto nella mia vita  - gli disse –E comunque...- continuò, incerta – Naozumi non viene qui poi così spesso –
Akito si incupì –Capisco – disse solamente.
Fece per uscire ma Sana lo trattenne. Quando gli afferrò la mano, l’impatto delle loro pelli che venivano a contatto, causò ad entrambi una forte scarica elettrica.
- Akito – proruppe – Mi dispiace per quello che è successo una settimana fa –
 

*

 
Sometimes I feel like it’s all been done
Sometimes I feel like I’m the only one
Sometimes I wanna change everything I’ve ever done
Too tired to fight and yet too scared to run

                                      Stop for a minute - Keane
 
Si soffermò a fissare quel leggero velo di polvere che stazionava sulla lucida superficie del mobile di legno. Ricordò che quando era bambino, si divertiva a soffiare energicamente sulla polvere per vederne volare da tutte le parti i minuscoli frammenti che la componevano. Li osservava svolazzare nell’aria, leggeri, senza alcun pensiero e si era spesso domandato se, prima o poi, anche lui sarebbe stato in grado di librarsi in volo senza alcuna preoccupazione, proprio come quelle schegge di luce, che si soffermavano a solleticargli la punta del nasino.
In quel momento, però, l’unica cosa che aveva cominciato a volteggiare, spaccato in mille pezzi, nel suo torace, era il suo cuore.
-Ti dispiace perché qualcosa poteva succedere o perché, alla fine, non è successo nulla? La tua frase è piuttosto ambigua – disse, seccato.
Sana sospirò – Lo sai benissimo – gli rispose, eloquente.
-No, no che non lo so, Sana – sbottò, afferrandola per le spalle. Piantò gli occhi in quelli di lei, con il preciso intento di non lasciarla andare fino a che lei non gli avesse risposto.
-Si invece, lo sai! Non vedo perché tu debba farmi dire cose che sono più che ovvie – disse lei, distogliendo lo sguardo.
-Guardami, cazzo
Non era mai stato così tanto arrabbiato in tutta la sua vita. Non era mai stato così tanto disperato.
-Ti ho ancora davanti, con quegli occhi socchiusi, in attesa soltanto di un mio bacio. Poi, di colpo, mi hai allontanato e l’unica cosa che sei stata capace di biascicare è stata “Naozumi” – disse, la voce acuta – Si può sapere cosa significa? –
Sana parlò con una voce sottile, sottile – Io sono la sua ragazza –
Akito rise, ironico – Come se non lo sapessi. Ma eri la sua ragazza anche quando te ne stavi li, ferma e più che felice di quello che stava per succedere – le disse.
-Non ero felice –
-Sei una bugiarda, Kurata –
-Non è vero –
-Si, invece –
Akito continuò a fissarla, ma Sana mantenne con decisione lo sguardo puntato sulla parete alle sue spalle. Calò il silenzio.
-Guardami –
Sana stette muta, immobile.
-Guardami Sana, per favore –
E questa volta lei decise di dargliela vinta. Lo fissò negli occhi e la disperazione che vi lesse la lasciò ancora di più senza parole. Senza respiro. Senza la forza per allontanare quelle mani che, ancora, teneva bel saldate sulle sue spalle.
Akito sospirò. Alla fine decise di lasciarla andare, ma prima di scostarsi da lei, si concesse il lusso di sfiorarle la pelle nuda delle spalle, delle braccia, con le proprie mani.
Era calda e Akito poté sentire  distintamente la pelle d’oca materializzarsi sotto i propri polpastrelli.
-Io vado avanti. Devo chiedere alcuni consigli al professore per la tesi. Ci vediamo dopo – le disse semplicemente, dopo essersi staccato, riluttante da lei. Il gesto più difficile che avesse compiuto da un paio d’anni a quella parte.
-Ciao, Kurata –
E mentre la porta di casa sbatteva sommessamente, richiudendosi, Sana si morsicò le labbra, con forza.
Dannazione, Akito aveva di nuovo quel potere su di lei.
E lei era davvero nei pasticci.
 

*

 
-Tsuyoshi. Tsuyoshi, apri subito questa maledetta porta –
Una serie di violenti pugni si abbatté sulla porta della casa di Tsuyoshi.
Giusto per la cronaca, non era la porta ad essere maledetta, quanto piuttosto quella situazione spinosa che, ultimamente, stava mettendo a dura prova i nervi di Tsuyoshi.
Il ragazzo aprì la porta, annoiato – Ciao Sana! Qual buon vento... ? – le domandò ironicamente, inarcando un sopracciglio. Se ogni volta che Akito andava a bussare da lui, doveva parlargli di Sana, era legittimo pensare che se Sana si recava da lui, fosse per parlare di Akito.
Il problema era che ad ogni piccolo screzio, entrambi nominassero il povero Tsuyoshi loro consulente del cuore, irrompendo in casa sua alle ore più o meno adatte della giornata.
E poi Aya aveva bisogno di riposo, non poteva certo subire quelle lagne ogni santo giorno. Il bambino sarebbe nato con qualche problema, ormai Tsuyoshi ne era certo.
-Ti devo parlare di Akito –
Bingo!
Tsuyoshi sospirò, lasciandola entrare – Che altro è successo? –
Sana si accomodò su una sedia in cucina, mentre Tsuyoshi le offriva del te fresco da bere – Questa mattina è passato da me perché dovevamo andare all’università –
Fin qui tutto normale.
-E’ entrato in camera mia mentre sceglievo cosa mettere. Ero praticamente nuda, solo con l’asciugamano addosso –
Avvincente!
Tsuyoshi la fermò – Sana, dimmi che non siete finiti a letto insieme – la rimbeccò, lo sguardo accusatore.
Quella divenne rossa e scosse la testa energicamente – No! Per l’amor del cielo, ci mancherebbe. Io sto con Kamura! –
Quella frase cominciava a diventare un po’ troppo frequente, ultimamente.
Tsuyoshi parve visibilmente più rilassato.
-Ha notato una foto sul cassettone. Una foto di noi due insieme qualche anno fa – continuò Sana, giocando nervosamente con le chiavi della macchina – Poi d’accordo, un discorso tira l’altro e siamo finiti a parlare di quello che stava per succedere, settimana scorsa, cioè...-
Tsuyoshi la interruppe di nuovo – Vi stavate per baciare e poi tu l’hai allontanato –
Sana trasalì  -E tu come fai a saperlo? –
Tsuyoshi la osservò ironicamente –Akito, ovviamente. Si è precipitato qui appena siete usciti dall’università, quel pomeriggio –
Sana annuì, avvertendo un certo sollievo al pensiero che Akito si fosse precipitato a casa del suo migliore amico, per parlare di lei.
Ti dispiace perché qualcosa poteva succedere o perché, alla fine, non è successo nulla.
Sussurrò quella frase a Tsuyoshi che, inizialmente, parve non capire cosa significasse. Quando lo intuì, assunse un’espressione addolorata.
Come se quel dolore che i suoi migliori amici stavano vivendo, fosse anche un pochino suo.
Balbettò, quando aprì bocca – Tu che cosa gli hai risposto?  -
Sana abbassò il capo – Gli ho detto che lui la risposta la conosceva già. E che quindi era stupido anche solo domandarmelo –
Tsuyoshi le concesse un secondo per poter pensare, privatamente. Poi rifletté che un secondo, visto tutto il tempo che quei due avevano già perso, fosse persino troppo.
Si schiarì la voce – E tu? Tu Sana la conosci la risposta? Sai, almeno tu, che cosa vuoi da lui? –
Il ragazzo riuscì a sentire distintamente che tutta l’aria di quella stanza veniva aspirata da Sana, nel tentativo di trattenere il respiro il più a lungo possibile.
Poi rispose.
-Si, io la conosco la risposta, Tsuyoshi – sussurrò.
Se solo le avessero detto che trovare un compromesso con se stessi, prima ancora che con gli altri, potesse essere così difficile, avrebbe fatto quello che lei faceva sempre. Sarebbe scappata, lontano, il più lontano possibile da quella realtà, in modo da non dover ammettere con nessuno, ma soprattutto con se stessa, quello che provava.
-La risposta è che in quei dieci secondi ho desiderato baciare Akito con ogni cellula del mio corpo –
Tsuyoshi si alzò in piedi e andò a recuperare il telefono cordless che stava all’ingresso.
Quando tornò in cucina, glielo porse, senza dirle una parola e Sana lo fissò interrogativa.
-Se le cose stanno come hai detto – disse Tsuyoshi, lo sguardo che improvvisamente brillava di una luce sinistra – Sai meglio di me che cosa devi fare –
Sana chinò il capo ed annuì. La rassegnazione del guerriero sconfitto sul campo di battaglia, per una sua stessa mossa sbagliata.
-Penso che tu, e anche lui, abbiate fatto durare questo teatrino pure troppo –
Una punta di rimprovero, in quella voce così sottile che Sana riuscì a malapena ad udire.
-Ora, se vuoi scusarmi, dovrei andare a prendere Aya da sua madre –
Sana rimase immobile pure quando lo sentì girare le chiavi nella toppa per aprire la porta. Gli occhi sbarrati, come se la soluzione che le si parava davanti agli occhi fosse l’equivalente di un suicidio.
-Fai pure come se fossi a casa tua. Quando esci, lasciami le chiavi sotto lo zerbino –
Dopo di che, uscì. Sana poté sentire la porta chiudersi alle sue spalle.
Il numero di telefono che la ragazza digitò, udendo il suono dei tasti che stava pigiando, le sembro decisamente più lungo del normale.
 

*

 

La sua esperienza con le ragazze non era tantissima.
Anzi, a pensarci bene, dalla tenera età di undici anni, non riusciva a ricordare quale altra ragazza avesse mai desiderato stringere tra le sue braccia, se non Sana.
A ragione, quindi, si poteva affermare che la sua esperienza con le ragazze fosse pressoché nulla.
Non abbastanza, però, da non sapere che quando la tua fidanzata, con la quale hai passato gli ultimi anni della tua vita, ti telefona dicendoti che ti deve parlare, nell’aria non si prospettino poi queste grandissime novità. Soprattutto, poi, quando nella sua voce si nascondeva quella vena di tensione mescolata all’anticipazione di un pianto imminente.
Naozumi si sedette sul marmo della fontana. Sospirò.
Sana gli aveva telefonato quel pomeriggio per dirgli di incontrarsi lì, tra un paio d’ore perché gli doveva parlare.
Sana.
Naozumi si accese una sigaretta. Non era un vizio a cui si concedeva spesso, anzi capitava ogni tanto che acquistasse un pacchetto e che questo gli durasse anche per diversi mesi, sebbene venisse schiacciato sempre nella tasca dei suoi pantaloni. Tuttavia, il pensiero di avere con sé quella piccola droga che era in grado di farlo pensare (così diceva lui), lo faceva stare più tranquillo.
Sana.
Solo lei per la testa. Chissà, poi, di che cosa voleva parlargli. Certo, il tono di voce che aveva usato non gli lasciava sperare nulla di buono.
Sana.
Ancora ricordava la prima volta che l’aveva stretta tra le braccia, con la consapevolezza che quelle mani che gli stavano accarezzavano dolcemente la schiena, non fossero più soltanto quelle di un’amica.
 

*

 

Era andato in onda da poco il loro film “Passione”, nel quale, come facilmente intuibile, entrambi avevano dovuto calarsi nei panni di due focosi amanti. A Naozumi era quasi scoppiato il cuore, recitando quelle scene, ma era perfettamente consapevole che lei non provava quello che provava lui ad ogni minimo contatto dei loro corpi: lei stava con Akito. 
Quando gli aveva detto che ad Akito quel film non era piaciuto per niente, anzi, al suo ritorno le aveva addirittura fatto una scenata di gelosia, andandosene di casa, Naozumi non aveva potuto fare a meno che provare un piccolo senso di rivincita su quel ragazzo.
Soprattutto quando era venuto a sapere che i due non si erano più chiariti e che, successivamente, si erano lasciati. Definitivamente.
Certo, il pensiero di esserne stato in parte la causa, non lo rendeva certo fiero di se stesso, ma avendo finalmente Sana al suo fianco, come aveva sempre sognato, nemmeno ci pensava più di tanto.
Era diventato il suo migliore amico, quello a cui lei andava a raccontare ogni cosa, ogni esperienza, ogni sensazione, ogni sentimento.
Poi una sera si erano dati appuntamento giusto davanti a quella fontana, dove stava seduto lui adesso. Lei indossava un abitino delizioso che le fasciava dolcemente il corpo, mettendolo in risalto e valorizzandone i punti migliori.
Nel salutarlo era abbastanza imbarazzata e questo aveva causato a Naozumi una serie di elucubrazioni mentali chiedendosi il perché.
Poi, all’improvviso, lo aveva baciato. Dolcemente, senza alcuna fretta. Senza alcun perché. E lui, ovviamente, aveva risposto a quel bacio che sapeva di bisogno e di sofferenza.
Quando aveva sentito le sue braccia cingergli la schiena, in una lenta carezza di dita leggere, un forte tremito gli aveva attraversato tutto il corpo.
Sana era sua.
E lo era stata, veramente, anche quella notte. E quella dopo ancora. E nonostante quel fantasma dai capelli biondi e dagli occhi dorati ogni tanto, dispettoso, continuasse a farsi vedere, ad apparire nei momenti meno opportuni, Naozumi si era sempre sforzato di ignorarlo, di non pensarci, forte del fatto che, certo, mai come aveva amato Akito,  ma Sana era innamorata di lui.
 

*

Sinking in the pain he’s been inflicting
Yet he’s feeling like the victim
Just a horoscope’s to blame

                   Stop for a minute – Keane
 
Una punta di risentimento gli colpì lo stomaco.
Accantonò subito il pensiero quando si accorse che Sana stava arrivando. No, erano lontani i tempi in cui gli correva incontro con un sorriso, con il vestitino leggero che le scopriva, malizioso, le sue gambe perfette.
Adesso camminava lentamente nella sua direzione. Era un’altra l’espressione che i suoi occhi assumevano quando lo guardava.
Naozumi deglutì –Ciao, amore! – tentò anche di abbozzare un sorriso, ma si accorse di non riuscirci.
Lei si limitò a rispondergli con un vago cenno del capo, sussurrandogli un appena udibile –Ciao –
La situazione non andava affatto bene, se possibile stava addirittura peggiorando.
Sforzarsi di essere indifferente, era davvero tutto.
-Mi hai fatto prendere uno spavento quando prima mi hai telefonato. È successo qualcosa? –
Sana scosse la testa, negandogli il suo sguardo –Naozumi, io ti devo parlare –
Quello annuì, l’ombra di un sorriso che ora aleggiava, bugiarda, agli angoli delle sue labbra – Certo, me l’hai detto anche prima. Che mi devi dire? -
Il gioco maldestro di un giocatore di carte fin troppo poco esperto, costretto a scegliere quale ultima carta buttare, correndo il rischio di perdere la partita.
- Naozumi, penso sia meglio che noi due ci lasciamo –
Chiudere gli occhi, dopo essersi accorti che la carta giocata è, disgraziatamente, quella sbagliata. Rassegnarsi al pensiero della sconfitta.
-Non avrei mai voluto che andasse a finire così. Credimi – la voce di Sana ebbe un tremito – Ma penso che tu meriti qualcuno di meglio di me –
Naozumi non poteva sentire quello che alle sue orecchie appariva come una condanna (*).
Non poteva pensare che Sana lo stava lasciando, abbandonandolo come un cane lungo l’autostrada, mentre lei spensieratamente se ne andava in vacanza.
Il suo cuore era a pezzi.
Lui, che aveva dedicato tutta la sua vita ad amarla come mai nessuna aveva amato.
-È per lui, vero? –
Desiderava, forse, farsi ancora del male, più di quanto stesse già soffrendo?
-Mi stai lasciando per Akito? Lo ami ancora, giusto? –
Si, desiderava conficcare quella lama dolorosa ancora in più in profondità, nelle proprie viscere.
Sana lo fissò, finalmente, puntando il suo sguardo dritto nei suoi occhi celesti – Si –
E vedere il proprio sangue sgorgare come un fiume da quella ferita ormai infetta.
Mandò giù.
Qualunque cosa fosse successa, doveva mantenere un certo contegno. E che altro poteva fare? Scoppiarle a piangere davanti, prostrandosi ai suoi piedi e pregandola di rimanere insieme a lui? E vederla accettare soltanto... Soltanto per pietà?
-Se le cose stanno così – cominciò quindi lui, la voce stranamente ferma – Penso che tu abbia ragione –
In tutte le più note sere d’estate, scoppia sempre un temporale. Le nuvole si accumulano nel cielo in pochissimi secondi e l’acqua comincia a scendere copiosamente dal cielo. Quella, era una di quelle sere.
- La nostra storia finisce qui –
Un tuono squarciò il cielo.
Non le diede nemmeno il tempo di replicare. Si limitò a lanciarle un lungo sguardo di dolore e poi le voltò le spalle.
Prima ancora che cominciasse a piovere, il viso di Naozumi era già bagnato.
 
And if I stop for a minute
I think about things really I don’t wanna know
And I’m the first to admit it
Without you I’m child and so wherever you go
I will follow

                   Stop for a minute - Keane
 

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(*) Frase volontariamente ispirata a quella di Misako quando, nell’anime, si riferisce all’annuncio del dottore, che le disse che non avrebbe mai potuto avere figli. Mi pareva troppo azzeccata ^__^

Eccoci qui con il nuovo capitolo – scusate i due giorni di ritardo, vi avevo detto che avrei postato dopo perché sarei partita. Ebbene, che dite, la svolta che c’è stata, è stata gradita? Io sì e personalmente - adesso mi auto-critico un po’ anch’io – trovo che la scena dove Sana molla Nao sia forse una delle più convincenti, nel senso che non ho proprio vomitato quando l’ho riletta – capita raramente, ma capita.

Ringrazio come sempre voi ragazze che siete magnifiche e che mi seguite con una pazienza ed un entusiasmo invidiabili, che mi riempiono di gioia. Vorrei rispondere una per una a tutte voi stasera, ma siccome tra poco più di sette ore mi sono ripromessa di svegliarmi per studiare (oddio, gli esami cominciano tra una sola settimana!), non faccio in tempo. Ma assicuro che prima del prossimo aggiornamento, posto tutti i ringraziamenti come si deve – comode rate mensili, insomma! Stop, inizio a delirare.

***Fuori onda. Ringraziamenti postati il 17 giugno 2010***

Deb: sempre spassosi i tuoi dialoghi con i personaggi – mi sto convincendo che tu non sia normale. Mi dispiace tanto che tu non sia riuscita a passare il tuo esame (sono materie bastarde, lo so, ci sono dentro fino al collo). Volevo dirti una cosa riguardo ad una tua attenta osservazione: sembra strano, lo so, non rendersi conto che sei incinta (visto anche il chiaro segnale del ciclo che non arriva), ma ad una mia amica è successo. Penso che nei periodi in cui hai mille pensieri per la testa, controllare certe cose sia l’ultimo dei tuoi pensieri ( ._. no, scherzo!). Al tuo “Kamura tu sei una donna”, non ho retto. Grazie mille come al solito, un bacione ^__^
ryanforever: innanzitutto, fila a studiare per il tuo esame (è bello il fatto che io dia i consigli agli altri e che non sempre li segua? xD). Poi. Felice che la quotidianità come idea ti sia piaciuta – ho riletto un po’ i capitoli per vedere se avevano un filo logico e no, sarà una vita tutt’altro che scontata. I soliti Sana e Akito insomma. E sì, sei una veggente. Ma il perché lo scoprirai solo nel prossimo capitolo. Un bacio. ^_^
_DaNgErOuS_ChIlD_ : le scene Sana e Kamura sono finite. Per ora xD – sono cattiva un po’, vero? (: Comunque. Volevo ringraziarti per aver segnalato “My Sorrow” nel programma recensioni. Sei stata veramente tanto, ma tanto carina. Appena posso, ti lascio un commento a quello splendore di “Five”, che ho letto e che non ho avuto modo di commentare, per ora. Un bacio ^_^
Ili91: ma cos’è, una sindrome. Tutte quante a parlare con i personaggi della storia, ragazze mi fate preoccupare davvero! (: Aldilà, mi hai fatto ridere tanto, ma tanto. Soprattutto quando hai detto che era più probabile che fosse Kamura a prenderle – cavolo, Akito non sarà mica cintura nera per niente? U.U Tsuyoshi rischierà l’esaurimento nervoso, ci sto puntando tutto per farlo sembrare ancora più fuori di testa del solito. Grazie di tutto ^_^
Dancemylife: a Nao in versione omosessuale... Io non ci avevo ancora pensato? Sei un genio *.* No, non essere sempre così violenta, suvvia. Calma. Naozumi te lo tolgo dai piedi, tranquilla. Pensa solo che, essendo l’omicidio ancora considerato un reato (quante cose assurde ci sono a questo mondo ._.), Akito potrebbe finire in prigione se uccidesse Kamura. E noi non lo vogliamo, no! ): Un bacio ^_^
_Rob_ : credo che se anche Nao non li avesse interrotti, Sana si sarebbe staccata da Akito – giusto per ribadire quanto sia stordita quella tizia. Lasciarsi e mollarsi è un passatempo molto divertente, non lo sapevi? :D Provare per credere. Un bacio ^_^
Castiel : okay. Respiro. Ma ciao! *-* Non ti devi assolutamente giustificare, sono così contenta che tu ci sia ancora – per caso hai provato a mandarmi una e-mail? La mia posta, non ho ancora capito perché, butta tutto dentro l’indesiderata e me la cancella dopo 24h ._. Uffa. Mi mancava troppo avere qualcuno che si sente le canzoni, che nota certe cose nascoste. Ma tu sei tornata. Grazie, grazie, grazie. ^_^ Un bacio enorme!
Midao : quando ho letto la tua recensione, ho avuto paura. “Anche stare con lui senza amarlo veramente” O_O Più che altro perché mi ha ricordato una delle ultime frasi di questo capitolo e mi sono detta “E lei come fa a sapere?”. Magia? *.* Dolci a modo loro è spettacolare – effettivamente cercare di disintegrare l’altro un giorno sì e l’altro pure e molto tenero. (: Grazie infinite ^_^
roby5b : ciao pazza! (: Grazie per le tue considerazioni sempre molto azzeccate (Sana e Naozumi idioti, Akito tenero...). Fuka sarà sempre provvidenziale nella storia – sempre – perché penso che senza di lei Sana non riuscirebbe nemmeno ad allacciarsi le scarpe (: Un bacino ^_^
trixina: perché non ci ho pensato prima? Quando ho letto la tua recensione mi si è parata davanti la scena che hai descritto (Tsu che rompe come al solito ad Akito e che alla fine ottiene quello che vuole). Sarebbe stato spassosissimo da raccontare – ennesima idea che mi hai dato per un prossimo capitolo U.U Devo cominciare a scriverle. Fuka e le sue sigarette... xD Come dire, le riprenderò ancora un po’ più avanti (sono contenta che attendessi così tanto quella scena!). Al solito, grazie infinite (: Bacio!
Smemo92: innanzitutto grazie anche per la recensione che hai lasciato al primo capitolo – sei stata carinissima. (: Hai fatto un resoconto perfetto della storia fino a questo momento – meglio di quanto sarei stata capace io stessa. (: E sono così contenta che tutte quante riconoscete a Fuka l’importanza che merita :D Povera donna! Grazie infinite, spero che la storia continui a piacerti (:
Marypao: migliorata? *.* Dici sul serio? Ma grazie infinite. Oh beh, gli intoppi ci saranno – però poco promesso U.U E meno male che ti sei accorta dell’importanza degli amici di Sana e Akito in questa storia – come ho scritto nella sintesi, cosa farebbero i ragazzi senza di loro? ._. Grazie mille, un bacio (:
Tin_Tin : Akito torna, tranquilla :D E non provare a scusarti, l’importante è che tu ora ci sia a seguirmi – grazie per il sostegno con My Sorrow comunque (: Sai che la giro tempo di Hermione servirebbe a tanti? Sai dove la vendono, per caso? ^_^ Bacio.
yesterday : pazza! Non c’erano altre storie da segnalare? Grazie tesoro *-* Premessa: io la cartolina di Naozumi NON la voglio. Chiaro? ._. Bene. Vedo che la tua pazzia ormai è irrecuperabile – ti sei resa conto che parli con dei personaggi immaginari, sì? :D Ho avuto paura anche di te nella tua recensione “Tu la ami, Akito, non hai mai smesso”. Il perché lo scoprirai in uno dei prossimi capitoli. Non dico di più. :D Spero che poi tu il collirio l’abbia messo (pazza!) altrimenti se diventi cieca mi tocca pure sentirmi in colpa. Spicciati ad aggiornare 4x4, potrei uccidere ._. Un bacione – one – one ^_^

** Fine fuori onda**


Non vi do anticipazioni sul prossimo capitolo per il semplice fatto che non connetto più e non ricordo bene nemmeno io cosa succede ._. Che caso disperato!

Buonanotte a tutte quante ragazze.
Ci aggiorniamo tra una settimana!
Ale69

  
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