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Autore: SimmyLu    15/06/2010    13 recensioni
Mosca, Monastero Vorkof. Yuri Ivanov si trova costretto a richiedere l'aiuto di Kai Hiwatari, a causa di problemi economici riguardanti proprio il monastero che si è trasformato in un ricovero per gli orfani e i ragazzi senza fissa dimora della capitale russa. Ma non è solo questo problema che toglie il sonno a Yuri, il ragazzo presenta i sintomi di ferite più gravi e profonde che scavano nell'anima e nel cuore, fino a portare alla luce segreti mai rivelati. Il giovane russo è l'origine di misteriosi e inspiegabili fenomeni e l'unico che sembra poterlo capire è proprio Kai. Fra paure, incubi, ricordi del passato e un'infanzia dimenticata, cadono silenziose le piume rosse della fenice sul bianco lucente della neve moscovita.
[ Personaggi: Yuri, Kai, Boris, Sergej, Vorkof, altri ]
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’AMORE BIANCO

… di SimmyLu …


Capitolo VENTOTTESIMO: LA VERITÀ




Kai aprì gli occhi.
Una cortina di nebbia gli impedì di definire i contorni di ciò che gli stava di fronte.
Sbatté le palpebre e riconobbe il soffitto, la finestra; il materasso bitorzoluto sotto la schiena e le coperte ruvide e calde sulla pelle.
Era nel letto della sua camera al Monastero Vorkof.
Non ricordava come ci fosse arrivato, né perché sentisse dolore in ogni parte del corpo.
Contrasse la fronte e scavò nella memoria fino a quando anche gli ultimi avvenimenti riaffiorarono in frammenti sfocati che pian piano ripresero una forma netta nella sua mente.
Voltò la testa, percependo lo sforzo dei muscoli indolenziti.
Accanto a lui c'era Yuri, seduto su una sedia a braccia incrociate.
Per quanto tempo era rimasto in silenzio a fissarlo?
Aveva perso i sensi dopo l'evocazione...
Per quando aveva dormito?
«Ho chiesto a Boris e Sergej di lasciarci soli.»
Aveva un graffio su una guancia, ma sembrava che tutte le sue preoccupazioni fossero svanite d'un colpo. I suoi occhi avevano acquistato una nuova luce, d'intensità naturale.
Come se le ombre che attanagliavano il suo cuore l'avessero abbandonato.
Kai arricciò un angolo della bocca in un sorriso, o in una strana smorfia di sofferenza.
«Devi raccontarmi tutto, Kai.»
«Hai rischiato di ucciderci.» disse il giapponese mettendosi faticosamente a sedere, «Cosa c'è da raccontare?»
«Voglio spere cosa è accaduto.»
Kai lo fissò, poi distolse lo sguardo, come se la risposta potesse trovarsi lì intorno, su qualche oggetto. Chinò il capo e si grattò la testa sbuffando.
«Verrai in Giappone?»
«Adesso basta. Sono stufo dei tuoi giochetti. Voglio la verità.»
Eccolo, il determinato, glaciale Yuri Ivanov che tornava ad impartire ordini.
Era piacevole e allo stesso tempo snervante riconoscere il tono imperioso di un tempo, come un filo d'acciaio che legava fra loro ogni sua parola.
«Ehi!» disse Kai, fingendosi infastidito, «Io per te ho appena rischiato la pelle! Prima di aggredirmi potresti almeno ringraziarmi.»
«E per cosa esattamente? Non so nemmeno cos'è successo!»
«Beh... al momento anche io sono piuttosto confuso.» constatò Kai passandosi una mano sulla fronte.
Yuri si alzò con un grugnito, sembrava stentasse a mantenere la calma.
Avrebbe voluto prendere Kai per le spalle e scuoterlo.
Erano mesi che non si sentiva così bene, così pieno di energia.
Era di nuovo se stesso.
E non sapeva perché.
Misurò la piccola stanza con passi nervosi.
Voleva la verità.
A costo di dovergliela strappare dalle labbra con la forza.
Era stanco di aspettare.
«Ci stavamo affrontando. Mi sono accorto di un varco nelle tue difese e ho deciso di attaccare.» disse, sperando che ripercorrere insieme l'accaduto avrebbe giovato, «Il Lupo... Un attimo prima c'era il Lupo d'Argento e un attimo dopo...»
«Un attimo dopo?»
Kai e Yuri si guardarono.
Gli occhi di Hiwatari non avevano l'espressione maliziosa e beffarda che l'aveva condotto ad accettare la sua sfida.
Erano calmi e comprensivi.
Niente tattiche, niente inganni.
Il russo capì quanto fosse vicino alla soluzione.
«Non sono più riuscito a controllarlo e...»
Si bloccò.
La visione, il tassello mancante, era davanti proprio davanti ai suoi occhi.
Avvertì un senso di vertigine.
Si aggrappò alla sedia. Si sedette.
«Io... l'ho vista.»
Boccheggiò, cercando di controllarsi.
«Credevo di essermelo immaginato, ma non mi ero sbagliato!» farfugliò, «Era la stessa presenza che ho avvertito in te quando sono tornato al monastero...»
«La stessa che hai capito essere anche dentro di te.» disse Kai.
Yuri non replicò.
Respirare regolarmente sembrava fin troppo complicato in quel momento.
«Non sono venuto qui solo perché mi hai chiesto di aiutarti, Yuri.»
Il russo lo fissò con occhi spiritati.
«Il vero motivo per cui sono a Mosca è proprio questo...»
«Di che parli?» chiese Yuri con nervosa urgenza.
Ad un tratto non era più tanto sicuro di voler davvero sapere come stavano le cose.
Il suo istinto gli suggeriva che c'era qualcosa di cui aver paura.
Un mostro pronto a divorarlo nascosto nell'ombra.
«È successo a tutti noi. E ora, inspiegabilmente... anche a te.»
«Non capisco...»
«Yuri... che cosa hai visto nella luce?»
«Era la Fenice Rossa, ma... non era...»
Cos'era?
Contorni e linee di un potere inimmaginabile.
Paura, dolore, fuoco e sangue.
Si premette le mani sulle tempie cercando di fermare l'ondata che stava per travolgerlo.
«Yuri, calmati! Respira. Avanti...» disse Kai con ferma gentilezza.
Yuri sollevò il capo ed incontrò i suoi occhi purpurei.
«Danzer.» disse il giapponese, «Dov'è Dranzer? Dov'è il mio beyblade?»
Yuri si alzò guardandosi intorno, stordito.
Il beyblade di Kai era sul tavolo sotto la finestra, dove lo aveva lasciato quando lo avevano portato nella stanza.
Lo prese con delicatezza; era rovinato, graffiato in più punti, ma ancora integro.
Il BitPower sembrò risplendere per un secondo al suo tocco.
Si rese conto che non voleva quell'oggetto fra le mani.
Lo porse velocemente a Kai.
«Chiudi la porta a chiave.»
Per un attimo il russo esitò.
Era una richiesta inaspettata e senza alcun senso, ma non fece domande, raggiunse la porta e girò la chiave nella serratura.
Il rumore dello scatto metallico degli ingranaggi riempì la stanza.
Yuri non si mosse rimanendo dov'era, accanto alla porta.
Non aveva alcuna intenzione di avvicinarsi al compagno, al suo beyblade.
Era pericoloso.
Infilò una mano in tasca, cercando istintivamente Wolborg, ma non lo trovò e fu colto dal panico.
Era senza difese.
Il suo beyblade era in condizioni ben peggiori di quelle di Dranzer e lo aveva lasciato in camera sua per ripararlo.
Capì che era la cosa più stupida che avesse potuto fare.
«Non avvicinarti.» disse il giapponese, respirando come se fosse improvvisamente molto affaticato.
Yuri trattenne il fiato.
Kai premette l'indice e il pollice sulla parte superiore della trottola.
E fu come avvertire l'arrivo di un terremoto.
Dal beyblade si sprigionò calore, potere e vento.
Era inconsistenze e trasparente, ma scorreva nelle loro vene come il sangue.
Potevano stringerlo fra le dita.
Era fascino.
Luce...
Terrore.
...e ombra.



... «Di che cosa hai paura? Stare solo ti fa paura?»
«Non mi abbandoni...»
«È solo questo? No, non mi sono sbagliato... c'è qualcosa di più, vero? Qualcosa che ti terrorizza, qualcosa che odi e temi allo stesso tempo.» disse Vorkof mentre lo scrutava come se fosse capace di leggerne i pensieri, «Non ti piacerebbe controllare questa paura? Usarla a tuo piacimento? Devi credere in me, Yuri. Non ti farebbe piacere controllare quello che ti spaventa? Incutere il terrore... anziché esserne soggetto.» ...





Ricordi.
Passato.
Presente.
Gioia e tristezza.
Yuri tremò, ma senza riuscire a distogliere lo sguardo.
Un brivido gli percorse la schiena fino alla nuca.
Ciò che provava non era soltanto paura.
Era piacere.
Un piacere molle, aspro e sensuale.
Era la manifestazione di un potere a lui opposto.
Contrario.
In qualche modo sbagliato.
Era magia.
Kai sollevò la mano.
Ed estrasse dal beyblade una piuma rosso sangue.
Una piuma scarlatta capace di emettere luce e calore.
Di proiettare ombre con violenza.
Ombre più scure e buie di qualsiasi altra ombra.
Yuri emise un singulto, sconvolto.
Kai strinse la piuma nella mano.
La luce si affievolì un poco.
Il suo volto era una maschera.
Sembrava felice e allo stesso tempo disperato.
La sua fronte emetteva un tenue bagliore, delineando il simbolo della Fenice Rossa.
Allentò la presa.
La piuma prese fuoco.
Si dissolse in fumo dorato.
Fili di fumo aleggiarono accanto a lui.
Si colorarono.
Brillarono.
Si ricomposero.
Formarono qualcosa di effimero.
Di instabile.
Inconsistente.
Ma reale.
Una donna.
Una dea dagli occhi dorati.
Dal mantello di piume di fuoco.
Dal copricapo ricco come una corona.
Una divinità.
La voce di Kai arrivò da lontano.
Da un altro mondo.
Da un'altra vita.
«Ti presento Suzako... la Fenice Rossa dominatrice del fuoco.»






FINE VENTOTTESIMO CAPITOLO, continua...


Beyblade © Takao Aoki
   
 
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