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Autore: Elisa0123    16/06/2010    1 recensioni
"Ecco che mi viene un’idea. Sguardo compiaciuto. Spingo via il plaid e mi alzo. Prendo tra le mani Titti, il mio pappagallo. - Titti.. vorresti partire con me? Vivremo nel Deserto.. per qualche giorno, ovviamente. Ti va? Eddai, ho 15 anni.. sono ancora minorenne, ma se nessuno scoprirà niente, tutto andrà Ok. Allora? - Preparo immediatamente due panini con la nutella, 3 crostate alla mela e 5 bruschette col prosciutto e il formaggio."
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore = Elisa0123
Titolo = Granelli di sabbia
Genere = Fantasy/Avventura
Rating = Verde
Avvertimenti = One-Shot
Roundrobin = No
Completa? = Sì
Trama = Allyson Brown, una giovane quindicenne, considera la propria vita un’inutile perdita di tempo. Vive in una normale casa, dispersa in un piccolo paesino di campagna. Tutti, però, invidiano l’amore e l’affetto che unisce la famiglia. Un giorno, però, la giovane perde la fiducia della madre e, dopo aver preparato un abbondante scorta di cibo, intraprende un viaggio, di cui si pentirà presto.  
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                            1) Il viaggio interminabile

- Buona cena a tutti! -
Brindo.
Afferro dal cesto una fetta di pane, e l’addento con piacere.
- Morbido – gongolo.
Inforco una crocchetta, e la mangio.
Forse, il cibo è l’unica gioia della mia vita.
 Ho un insegnante privato, che io scambierei volentieri con mio fratello.
Sapete perché non frequento una scuola pubblica? Perché in questo piccolo paesino di campagna non esiste!
Questo professore è stupido e analfabeta. Alla fine, sono sempre io a insegnargli tutto, e non al contrario.
Ma mia madre non vuole sostituirlo, no; solo perché lui fa il lavoro gratis, mia madre lo ama.
Mio fratello è il più grande idiota dell’universo. Ma gli voglio comunque un mondo di bene.
Questa è la mia vita.                                                                                      
Ho già preparato le valigie, – Se così si possono chiamare.. ho preparato semplicemente una sacca - questa notte scappo di casa.
Questa è l’ultima cena insieme a degli esseri umani.
Sì, esatto! Vivrò nel deserto!
Allora.. che stavamo dicendo? Ah sì, la crocchetta..
Bevo rumorosamente un bicchiere di Coca-Cola e addento una fetta di carne.
Divoro velocemente una coscia di pollo e una porzione di patatine fritte.
- Allyson.. hai fame, vedo? – ridacchia mia madre, osservando pazientemente le mie labbra carnose, attorniate da Salsa Ketchup.
- Mamma – annuncio, allora – Se ricordi, oggi non ho pranzato. E’ , quindi, ovvio che ho fame! -
Mangio 2 fette piuttosto spesse di formaggio ( Provola, precisamente! ) e concludo la cena con un sorso di Acqua Frizzante.
- Vado a finire i compiti per domani – sorrido.
Sto quasi per varcare l’uscio che divide la cucina con la mia camera, che mia madre mi ferma.
- Tesoro, devo parlarti. Adesso va’ a finire i compiti, e poi vieni qui.. okay? – dice, dolcemente.
Io annuisco, incuriosita.
Di cosa dovrà parlarmi? Di scuola? Di vestiti? Di.. ragazzi?
A passo lento entro nella mia camera.
Palpo il caldo piumone rosso-fuoco e mi ci distendo, pigramente.
Rifletto ancora sulle parole di mia madre. “Tesoro, devo parlarti”.
Chissà.
Meglio finire velocemente i compiti.
Allungo le braccia, e prendo dallo zaino due quaderni dalla copertina blu – cobalto.
Devo soltanto scrivere un riassunto di 300 parole sul testo riguardante la Seconda Guerra Mondiale.
Prendo un evidenziatore e sottolineo da uno dei due quaderni le frasi più importanti.
Le leggo più volte e le riscrivo su un foglio bianco.
Le lancette dell’orologio vanno svelte.
- Finito! – sorrido.
Sono le 19.36. E’ passata solo mezz’ora, dopo la cena.
Scendo di nuovo in cucina.
Mia madre indossa un lungo abito celeste, e porta i capelli biondi e ricci legati in uno chignon.
Le mani profumano di lavanda.
Sembra un’altra persona.
Sta seduta su uno sgabello, accanto al tavolo.
Mi accoccolo su una poltroncina, di fronte a lei, con le braccia intorno alle gambe.
- Dimmi, mamma – dico.
- Tesoro, tu stai crescendo. E‘ arrivata l’ora del discorso.. -
Discorso? Quale discorso?
- Discorso? Quale discorso?  - chiedo.
Lei mette la sua mano sulla mia.
- So che non sei felice qui, in questa casa – sibila, in lacrime – Ho letto il tuo diario.. ho letto che ti manca molto tuo padre … -
- Tu hai letto il mio diario? – boccheggio.
Mi alzo.
- Ma tesoro.. -
- Tesoro niente! Non credevo che arrivassi a questo punto.. avevo fiducia in te! Adesso però ho capito.. sei crudele.. sei una donna crudele! -
- L’ho fatto solo per te.. Per il nostro rapporto! -
I miei occhi sono colmi di lacrime.    
- Io ti odio! – urlo.
Corro in camera mia.
Io le avevo detto di non leggerlo.. gliel’avevo chiesto per favore..
E lei mi aveva risposto di sì, mi aveva assicurato di non leggerlo..
E invece..
Mi lascio cadere pesantemente sul letto. Mi copro fino alla punta del naso con il mio nuovissimo plaid rosa.
Vorrei tanto addormentarmi.. tanto. Per dimenticare tutto..
Ecco che mi viene un’idea. Sguardo compiaciuto.
Spingo via il plaid e mi alzo.
Prendo tra le mani Titti, il mio pappagallo.
- Titti.. vorresti partire con me? Vivremo nel Deserto.. per qualche giorno, ovviamente. Ti va? Eddai, ho 15 anni.. sono ancora minorenne, ma se nessuno scoprirà niente, tutto andrà Ok. Allora? -
Preparo immediatamente due panini con la nutella, 3 crostate alla mela e 5 bruschette col prosciutto e il formaggio.
Nella sacca ci sono già due magliette e un paio di pantaloni. Aggiungo il cibo appena preparato e metto Titti nella sua gabbietta.
Sulle spalle porto la sacca, e con la mano destra tengo il gancio della gabbia.
Indosso un cappello di paglia.
Furtivamente, scendo le lunghe scale di legno, che portano in salotto.
Mi nascondo dietro il divano, ed attendo che mio fratello se ne vada.
Il mio piano stava per avere inizio.
- Quando anche l’ultima mosca se ne va, esco fuori – penso.
 Ecco. Mi tolgo le calde scarpe da tennis e le calze.
- Ora sono più libera – dico, tra me e me, con un leggero sorriso.
Mi alzo e, guardandomi intorno, trotterello per il corridoio.
Trattengo il respiro.
Apro senza far un minimo rumore la porta, che conduce al giardinetto.
Ricomincio a respirare solo quando mi ritrovo completamente all’aperto.
- Dovrò prendere un cavallo. E dove lo trovo? – mi chiedo – Oh, sì! Forse nella stalla del nonno! -
Lego due lunghe trecce con due polsini neri, che facevano contrasto coi capelli biondo-tuorlo.
Apro il cancello e mi ritrovo al centro della strada, vuota e silenziosa.
Ogni 20 minuti circa, passava un trattore di qualche signore anziano, che vendeva cipolle o frutta.
Dieci minuti fa era passato l’ultimo. Quindi avevo altri 10 minuti per fuggire dai dintorni.
Intraprendo una furiosa corsa.
Quando mi volto, la casa è solo un puntino.
- Pericolo scampato! – sorrido.
Il terreno sta cominciando a diventare arido, penso.
- Come va, Titti? – chiedo, guardando il pappagallo.
Ad un certo punto, sento il rumore di un carretto.
Cerco un nascondiglio.
Passano circa 5 minuti, e il carretto si ferma.
Intanto io sono nascosta, tra le spighe di grano, appiattita sul terreno.
Tendo l’orecchio.
- Richard, sono fiera di te! – esclama una voce femminile.
- Grazie, tesoro. Adesso, però, aiutami a trasportare questi pesanti secchi di vino.. lasciamo il carretto qui e prendi un paio di secchi. Seguimi! -
Le voci si fanno sempre più lontane.
Quando diventano soltanto un sussurro, mi alzo e osservo il carretto.
E’ di legno, pieno di secchi e di grappoli d’uva.
Ne prendo uno e mangio qualche chicco.
- Buono – esclamo.
Prendo qualche grappolo e lo metto nella mia sacca.
- Per qualche spuntino – ridacchio – Oh, ci sono alcuni boccali! -
Ne prendo uno e lo riempio di vino.
Bevo e, sazia, ricomincio il viaggio.
Muovo le dita dei piedi, avvertendo il calore della sabbia.
Libero Titti dalla gabbietta e la metto sulla mia spalla.
Sono esausta.. e ho camminato soltanto per 2 ore.
Io, da piccola, ero abituata a passeggiare ore e ore con mia madre o con mio padre.
Ero supercontenta. Uscivamo sempre, d’estate.
Preparavamo una buona crostata di mele, e la mettevamo in un cestino.
Passeggiavamo lungo le distese di grano, e quando eravamo esauste, ci accoccolavamo accanto ad una fontana e mangiavamo di gusto.
Bevevamo l’acqua limpida e fresca, e facevamo un pisolino.
Sveglie, ritornavamo a casa.
Quelli sì che erano bei tempi, con mia madre.
Adesso, però, ritorniamo al mio viaggio.
Qualche passo e posso accoccolarmi accanto alla fontana, come da bambina.
Mi avvicino all’acqua e la sfioro con le labbra.
Tiepida e buona, come sempre.
Allora sorrido, perché so che ho fatto la miglior scelta.
/----/
Buonasera a tutti!
Questa FF partecipa al concorso “The One Hundred Promt Project”!
Ragazzi, ditemi un po’: continuo a scrivere altri capitoli su questa storia, oppure altre storie?
Beh, comunque aspetto le vostre recensioni.. ciao, ciao! ^^

The One Hundred Prompt Project
   
 
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