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Autore: Little Firestar84    17/06/2010    5 recensioni
A volte basta poco per ammettere una verità che ci è sempre stata davanti agli occhi, o la paura di affrontare qualcosa di nuovo e ricomnciare, a volte basta davvero poco, come l'iinocenza e la disarmante sincerità di una Lisbon in miniatura, una brunetta dagli occhi verdi di cinque anni rispondente al nome di Annie...
Genere: Romantico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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A sei mesi dal matrimonio, quando ancora solo la squadra sa di voi due, Red John colpisce ancora, stavolta a Los Angeles; lì aveva preso di mira una graziosa brunetta in vacanza lì col suo ragazzo, e appena era rimasta sola mentre il suo compagno le prendeva un gelato, l’uomo dietro la maschera di Red John aveva portato via Ziva, facendo sapere a Jane che era lui ad averla.

Quello stesso giorno, Tony era seduto sul divano di Jane alla sede centrale del CBI, mani nei capelli biondo-castani e sguardo puntato sui piedi, senza più lacrime da piangere per la donna della sua vita, che con ogni probabilità giace già senza vita da qualche parte. Vedendolo in questo stato, sai che Patrick sta pensando a quando ha scoperto il cadavere della prima moglie, a come si è sentito nei giorni seguenti, e sa che pensa a te, a quanto significhi per lui, quanto perderti potrebbe essere il primo passo verso la pazzia, una pazzia da cui, sa, stavolta non potrebbe più uscire.

Ma tu vedi qualcosa di diverso negli occhi di Tony, qualcosa che ti dice che crede in Ziva, che crede che tornerà da lui. Jane non riterrà giusto creare false speranze, ma almeno non sembra intenzionato a stravolgere del tutto il mondo del povero ragazzo, dicendogli che non ci sono chance che la sua amata sia ancora viva.

“Non conosce Ziva, chi è, cosa è in grado di fare – Tony apre gli occhi su Jane, e vedi di nuovo la speranza, la sicurezza di quelle parole – se quest’uomo è stato così stupido da prendere Ziva, non sopravvivrà”

Il pover’uomo l’ha ripetuto così tante volte, che ormai sarà stanco, e sai che Jane vede il vecchio sé stesso, certo che, come era lui, il giovane Dinozzo voglia giurare vendetta all’omicida, di trasformare il carnefice in vittima, data la giusta occasione. Ci vogliono poche ore perché Jane capisca che, una volta tanto, ha avuto torto: quando il cellulare di Tony suona, il ragazzo lo afferra, frenetico, rispondendovi con ansia, felice e nervoso allo stesso tempo, camminando avanti e indietro per la stanza sotto i vostri occhi, che non capite cosa stia succedendo.

“Ziva non sa dove si trova con esattezza, perciò ha bisogno che localizziate il cellulare per lei – lo guardi incredula, non sapendo se Red John abbia fatto un errore, o se, semplicemente, si trattava di emulatore non troppo bravo – no, glie lo dirò, dirò che hai tutto il tempo che vuoi. No, Ziva, non è necessario. Non, non devi. Ziva, ho detto di no, come te lo devo dire! Ok, ok, lo dirò, sì, sei sicura? No, non sto… va bene, ve bene, come vuoi tu! Sì, ho detto di sì! No, adesso non lo ripeto più! No, non si dice così, il modo di dire giusto è… va bene, va bene, lascio perdere. Sì, lo dirò. No, scusa, non posso non dirlo al capo! Ziva, lo saprà già adesso! Cosa? No, non l’ho detto a tuo padre! Lo sai che tuo padre e io non ci parliamo! Tuo padre non parla nemmeno con te!”

Rigsby arriva, correndo, dandovi l’indirizzo, e Ziva decide di riattaccare per alcuni minuti, scusandosi tanto ma dicendo che vuole stare in silenzio per un po’, e voi lasciate la base, Tony, un leggero sorriso sul volto, si unisce a voi, mormorando una frase che sei certa di aver capito male, ma lo sguardo di Jane ti dice che anche lui l’ha sentita, e non sa cosa pensarne.

Ziva ha detto il minimo indispensabile, anche a Tony, e ha chiesto di rimanere un po’ in pace per riprendersi dallo shock, almeno fino a che non fossero giunti lì; una delle ipotesi è che lei sia riuscita a scappare; poi, mentre la raggiungete, si fa strada l’ipotesi che non fosse Red John, ma un imitatore inesperto, ma Red John aveva contattato Jane per fargli sapere che lui aveva la ragazza, perciò quest’ipotesi non ha senso, perciò, evidentemente, ha fatto, finalmente, un errore, e grazie a Ziva che è riuscita a fuggire, forse lo potrete finalmente catturare. Quando la raggiungete, capite di aver sbagliato su tutti i fronti, e che entrambe le vostre ipotesi erano sbagliate.

Ziva, una brunetta sui 35 anni, è in un vecchio magazzino, con le ginocchia abbracciate al suo corpo; ha pianto tutte le lacrime che aveva, ed è sotto shock, anche se sta mantenendo un certo controllo; è ferita, con lividi, ha segni di legacci a polsi e caviglie, e sul suo collo un sottile segno rosso fa bella mostra di sé, prova, con la piccola goccia di sangue che lascia una ferita, che ha provato a ferirla, ad ucciderla, con un coltello. Non parla, si limita a indicare un punto in lontananza, avvolto dall’oscurità, e quando lo raggiungete, rimanete senza parole, e tu e Jane capite che quelle parole che eravate certi di non aver capito erano state avvero dette, e finalmente tutto ha senso. Red John ha fatto un errore, ed il suo errore è stato scegliere, tra tutte, proprio lei. Tony aveva ragione, giocare col Mossad significa giocare col fuoco.

Logicamente, questo è un particolare che non dovreste sapere, ma Tony e Ziva hanno deciso di condividere con voi queste informazioni; a quanto pare, Red John, prendendo una donna sul momento, non ha calcolato che stava rapendo un Agente Speciale in forze all’NCIS (insieme a Dinozzo), che era stata a lungo un agente di elite del miglior servizio segreto del mondo, del Mossad israeliano.

C’è una leggera ironia malata, nel vedere Red John lì, sul freddo pavimento, nel suo stesso sangue, ucciso dal suo stesso coltello per mano di quella che doveva essere la sua vittima, nello stesso modo in cui pianificava di uccidere lei.

Pallido, Jane collassa al suolo, in ginocchio, sporcandosi di quel sangue. Il viso nascosto dalle mani, e l’unica cosa che riesci a fare e andare alle sue spalle, abbracciarlo, poggiare il capo sulla sua spalla, mentre, furtiva, vedi Tony prendere Ziva tra le sue braccia, e Jane piange, piange tutte le lacrime si è rifiutato di piangere negli anni trascorsi dalla morte della sua famiglia e quella di questo essere spregevole.

“E’ finita, Patrick, finalmente è finita” gli sussurri nell’orecchio, e senza smettere di piangere, poggia la testa sul tuo petto, in grado di riposare di nuovo dopo tanti anni.

     24 ore dopo, lo chiami in ufficio e lo fai sedere sul sofà; in ginocchio davanti a lui, poggi le braccia incrociate sulle sue di ginocchia, il viso sui gomiti, e gli racconti ogni cosa che avete scoperto su l’uomo dietro cui si celava Red John, informazioni raccolte in 24 ore passate tutti quanti svegli.

Jonathan Louis Stern aveva 42 anni il giorno in cui era morto, classe medio-bassa, sobborghi di LA, operaio in una piccola officina, storie di abusi durante l’infanzia, un QI più alto della media di cui era cosciente ma di cui non era importato nulla a nessuno; a quanto pareva, Stern aveva passato l’infanzia e l’adolescenza passando di casa famiglia in casa famiglia, guadagnandosi una fedina penale lunga quanto la Bibbia, con reati che andavano da piccoli reati di nessun conto alla rapina al semplice furtarello, ai maltrattamenti sugli animali fino ai problemi di droga, che, alla fine,l lo avevano portato in riformatorio. Una volta divenuto maggiorenne, sembrava essersi dato una calmata, preso la strada del bene, redento, dimentico del suo passato. Peccato non fosse così.

La sofferta gioventù aveva portato la comparsa di problemi psichici, che non erano la cosa migliore per un individuo con un comportamento tendente alla violenza; iniziò a fantasticare di uccidere, di far soffrire quanto lui aveva sofferto da piccolo, e così via. Deciso a far scomparire quei pensieri, un giorno si arrese e li assecondò; ovviamente, non funzionò, e ne era lui stesso consapevole, in quanto ci erano  prove che avesse cercato l’aiuto di diversi medici che lo potessero fermare prima che fosse troppo tardi, che vedessero oltre la maschera del bambino sofferente che era stato; era ricorso anche ad alcuni sensitivi, nella speranza che guardandolo vedessero chi fosse  e lo facessero arrestare, e dato che non ci riuscirono, decise che ognuno di loro era un semplice truffatore.

Per giunta, ormai era davvero troppo tardi. Le fantasie se ne erano andate, per lasciare posto a un senso perverso di piacere che lo circondava quando vedeva la vita scorrere via dalle sue vittime, il bisogno di sentire il sangue di quelle creature sulle sue mani.

Jane, avevate scoperto, non era stato contattato da Stern, ma era colpevole di essere un sensitivo, un truffatore, che pretendeva di sapere tutto sull’omicida; lo aveva reso così furioso, che Stern aveva deciso di distruggerlo, spingerlo ad un punto di non ritorno, e non c’era nulla di meglio che portagli via l’unica cosa a cui lui tenesse veramente.

Uccidere Jane non aveva mai fatto parte del paino; anche se distruggerlo non era stato abbastanza, lui non voleva uccidere Patrick; voleva farlo impazzire, farlo sentire colpevole per la perdita della sua famiglia, farli vedere il suicidio come unica soluzione ai suoi problemi; quando però non aveva funzionato, Red John aveva dato inizio al gioco, alla battaglia di ingegno, diventando migliore con ogni morte che aggiungeva alla sua lista, raccontando a Patrick di come fosse lui l’unico responsabile di tutto, di ogni singola morte, e più uccideva, migliore diventava, fino al tragico errore, fino alla persona sbagliata.                  

Quando finisci il tuo racconto, rimanete in silenzio, e Patrick guarda nel vuoto, le mani strette intorno alla stoffa dei pantaloni, mentre tu piangi, osservandolo. Prendi il suo viso nelle tue mani, occhi verdi dentro occhi blu, lo obblighi a sostenere il tuo sguardo.

“Non ti azzardare – gli dice ferma ma dolce, ripetendo le parole una seconda volta perché capisca – non ti azzardare a pensare che sia colpa tua. Nessuno gli ha detto che doveva uccidere quelle persone, lui solo  lo ha deciso”

“Lo so, ma…” piange, vorrebbe spiegarti cosa prova, ma tu ti metti in piedi, la tua voce si fa più forte, non lo lasci proseguire, sei così furiosa che non puoi controllare la lacrime.

“Patrick, smettila! Nessuno lo ha obbligato a diventare un assassino! Non c’è nulla che giustifichi quello che ha fatto! Lo sai quante volte mio padre ha riempito di botte me e i ragazzi, quando era così ubriaco che poi non se lo ricordava nemmeno? Non lo nemmeno io, Patrick, perché ad un certo punto ho smesso di contare! Ma guardami, guarda i miei fratelli. Non siamo criminali! – torni in ginocchio, gli prendi le mani nelle tue, lo guardi negli occhi – prima che tu ti interessasi al caso, lui aveva già ucciso, e molto più di quanto non si credesse. Patrick, ti prego, non pensare che sia colpa tua.”

Guardandoti dritta negli occhi, Patrick ti fa alzare, ti fa sedere sulle sue ginocchia; vi abbracciate per un tempo che sembra infinito, lui ti tiene stretta come se da ciò dipendesse la sua vita, baciandoti, sollevato e libero, i capelli, sussurrando nel tuo orecchio. “E’ finita, non ci minaccerà più, mai più”

Arrivate a casa che è quasi mattino, pratiche burocratiche scordate, e due giorni di riposo gentilmente offerti da Hightower, per riposare per la prima volta, in anni, sul serio, sapendo che stavolta non ci sarà Red John pronto a colpire mentre meno ve lo aspettate.

Passate quasi tutto il tempo a letto, abbracciati, liberi dalla tensione che si era accumulata dalla scomparsa di Ziva David, e liberi da ogni cosa, decidete che è ora di mantenere la promessa fatta ad Annie. Ora che Red John è morto, non c’è ragione per cui non dobbiate farvi una vera famiglia.


Allora, nel caso non ve ne fosse accorti.... sono una leggera fanatica di NCIS. se non conoscete questo show, della CBAS come The Mentalist, vi consiglio caldamente di informarvi al riguardo, perchè non è niente male davvero...cmq... ora tornaimo a noi...

soarez: il bello di jane e lisbon è proprio il loro scannarsi a vicenda. ed è il motivo per cui, in fondo in foindo, sappiamo che starebbero bene insieme.... Rigsy è adorabielmdavvero, un vero pacioccone., e Cho, secondo me, doti così le ha smepre avute, ma ha una faccia da poker da far paura..

kocca: eh, sapessi, essere me è così difficile... la perfezione è dura, sapete? :) Sì, Grace si sbagliava, tranquilla... Teresa non aspetta un bambino (per ora, dice Jane), ma adora avere picocli battibecchi con lui...

sasita: Jane sexy? vedessi il vestito con cui l'ho immaginato adddosso... simon baker con quel vestito addossos arebbe criminale!

evelyn: oddio, tesoro, fatti una vita! (scherzo, ovvio!) cmq, è vero. jane ottiene sempre quello che vuole- il suo lavoro in primis. adoro quell'uomo, e il sorrisetto che fa quando fa qualche idiozia...non fa venire voglia di saltargli addosso? i dico di sì.

mi fa piacere che i voti vi siano piaciuti, anche se non sono miei: la meraviglia di internet, e la pazzia della gente, fà si che ci si trovi tutto (incluse le trascrizioni dei matrimoni) :) piaciuto il salto? era un po' più dark del solito, ma non era male come capitolo, no?

allanon: sempliceemnte, grazie!

   
 
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