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Autore: KIRA83    08/09/2005    2 recensioni
La mia personale interpretazione della storia d'amore tra la dea Artemide e il cacciatore Orione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie mille a Kirbi (grazie per l'avvertimento sul nome, ho corretto subito...non so come mi sia scappato! Hai fatto solo bene a dirmelo!! grazie per i complimenti ^_^) e a darkgirl (ecco il secondo e unltimo capitolo, grazie!).
Rcco la seconda parte.
Bye

ARTEMIDE ED ORIONE _ parte II


La Dea non era mai stata così felice in vita sua, e sorrideva e gioiva, pensando alla vita che avrebbe vissuto con il suo Orione, mentre si dirigeva sul monte Olimpo, la dimora degli dei, alla ricerca del grande padre Zeus.
Entrò nell’ immenso palazzo dei ricevimenti, per andare al cospetto di suo padre e comunicargli la lieta notizia, quando una voce calda e profonda, che riconobbe subito, la chiamò.
“Artemide, sorella”
La Dea si girò verso un ragazzo dall’ immaginabile bellezza, circondato da una magnifica luce, alto, le spalle larghe e il petto muscoloso, il viso ambrato dai lineamenti delicati e giovanili, incorniciato da una fluente chioma bionda, lunga fino alle spalle, coronata da foglie di alloro. Una bellezza divina; la bellezza dell’astro splendente; la bellezza di Apollo, il dio del Sole e suo amato fratello. Artemide gli rivolse un sorriso estasiato, quasi febbricitante.
“Fratello!” gioì correndogli incontro e abbracciandolo con slancio.
“Sorella, cos’ hai?” domandò Apollo sorridendo, incuriosito e meravigliato di tal entusiasmo e da una tale dimostrazione di gioia “raramente ti ho visto così… raggiante!”
“Oh! Fratello! E’ fantastico” esultò la Dea, facendo un giro su se stessa, con le braccia aperte e la lunga treccia corvina che volteggiava seguendola nel suo movimento.
“Artemide! Calmati! Non ti ho mai vista così euforica e felice! Se non ti conoscessi bene potrei leggere nei tuoi occhi lo scintillio delle fanciulle innamorate”
“Esatto!” esultò la Dea, prendendo le mani del fratello fra le sue.
“Esatto cosa?” chiese sospettoso il Dio, mentre il sorriso gli svaniva dalle labbra.
“Mi sono innamorata!” rivelò Artemide stringendo ulteriormente le mani del fratello, mentre le sue guance si imporporavano appena.
Apollo cambiò radicalmente espressione: gli occhi si rabbuiarono, la fronte si aggrottò e se labbra si contorsero in un espressione di sdegno.
“Cosa! Ma che stai dicendo!” urlò divincolandosi dalla stretta della sorella “non dire sciocchezze! Tu… tu non vuoi innamorarti!”
Atremide fissò sbalordita il fratello, totalmente confusa da una tale reazione.
“Fratello… che dici?” domandò titubante la Dea.
“Tu… tu hai sempre disprezzato l’amore! Dicevi che era un sentimento inutile, da sciocchi, che faceva perdere la ragione e la cognizione. Hai detto che non ti saresti mai innamorata, che saresti rimasta casta e vergine. Sei sempre stata fiera, orgogliosa di questo” spiegò il dio, mentre la sua voce assumeva più il tono di un lamento che non di un rimprovero.
“Fratello, mi sbagliavo! L’amore è una sensazione meravigliosa! Mi riempie il cuore e mi fa stare bene! Orione mi fa stare bene…”
“ORIONE?” la interruppe Apollo scoppiando d’ ira “Non ti sarai innamorata di Orione?!” chiese alla sorella, mentre una leggera espressione di disgusto gli torceva le labbra.
“Si! Invece sono proprio innamorata di lui!” ribatté risentita la Dea.
“Ma quello è un bifolco! Un omone… rozzo…e bifolco”
“Non ti permetto di insultarlo!” protestò vivamente la dea, ma il fratello non parve intenzionato a tacere.
“E’ un mortale…e per di più non è neppure serio con le donne! Le sue imprese amorose sono conosciute fin qui nell’ Olimpo, per come ha trattato la povera Eos, la dea dell’ aurora, che ancora ogni dì arrossisce al pensiero di quel che le diceva quel uomo! O l’ hai forse dimenticato!” sentenziò brusco Apollo.
Lo sguardo della Dea si fece duro e ostile, poi in tono basso, quasi in un sibilo aggiunse : “Non provare mai più a dire certe cose su Orione, o giuro che, anche se sei mio fratello avrai di che pentirtene” mentre gli occhi scuri si riducevano a due fessure.
Apollo sgranò gli occhi, guardò sua sorella stupito e anche un po’ timoroso: non gli aveva mai parlato così e non gli aveva mai rivolto quello sguardo freddo e minaccioso.
“Sorella” riprese di nuovo in tono quasi supplicante, appoggiando le grandi mani sulle spalle di Artemide “ascoltami, io ti voglio bene, questo lo sai! Non direi mai niente se non fossi sicuro che sia la cosa migliore per te. Tu non puoi innamorarti. E non puoi innamorarti di uno come Orione”
La Dea fisso i suoi occhi in quelli color cielo del fratello. La guardava con aria preoccupata, amorevole, ma anche con una punta di gelosia.
“Fratello tu sei geloso di me” affermò decisa.
“Cosa!? No! Non è così!” protestò subito Apollo “è che non voglio vederti soffrire”
“Allora puoi continuare a guardarmi perché io non soffrirò. Orione diventerà il mio sposo e sarò felice come non lo sono mai stata in vita mia” rispose tranquilla.
“NO! NON PUOI SPOSARLO!” inveì di nuovo il Dio, mentre una carica di rabbia gli percorreva il corpo.
Artemide lo guardò severamente, ma il suo sguardo era sconsolato piuttosto che arrabbiato.
“Mi spiace fratello” disse la Dea con gravità “credevo che saresti stato contento per me e che avresti gioito con me, ma a quanto pare mi sbagliavo. Avrei voluto il tuo consenso, ma non averlo non cambia niente: diventerò la sposa di Orione che tu lo voglia o no. E non potrai adoperarti per farmi cambiare idea.” Così dicendo si incamminò verso la sala di Zeus.
“Artemide…” la chiamò in un sussurro Apollo.
“Mi hai deluso, sappilo” lo interruppe subito la Dea, senza neppure girasi, riprendendo poi a camminare verso la sua meta.
Apollo osservava la sorella allontanarsi con passo calmo e regale.
“Maledizione!” inveì mentre con scatto deciso girò su sé stesso diretto verso l’uscita del palazzo, discendendo il mote sacro, ritrovandosi nel mondo umano in una frazione di secondo, su una spiaggia deserta e solitaria.
La rabbia che aveva in corpo non era diminuita, anzi. Continuava a ripetersi che quel bifolco gli avesse portato via la sua amata sorella. Era tutta colpa di quel mortale; l’aveva abbindolata con chissà quali frasi per aggiungere un’altra divinità alle sue conquiste, per vantarsi di aver sposato la grande Artemide, colei che si dichiarava da sempre ostile al matrimonio. In Apollo continuava a crescere la rabbia, cresceva e cresceva, impotente davanti alla decisione della sorella.
‘Me l’ha rubata’ continuava a ripetersi ‘me l’ha portata via, la mia dolce Artemide, l’unico vero affetto che abbia mai avuto’ pensava amaramente il dio, mentre la mente ritornava ai felici ricordi legati alla sorella, alla loro infanzia sempre insieme, sempre dalla stessa parte, diversi ma complementari. In ogni occasione avevano affrontato le insidie del mondo divino unitamente, loro che avevano un reale legame di fratellanza, e non mezzo come con gli altri figli di Zeus. E ora lei lo lasciava per seguire quel uomo! Apollo non poteva sopportarlo; voleva, doveva trovare una soluzione.
‘Devo fare qualcosa’ si ripeteva ‘ devo impedirle di sposarsi; non sarà mai felice e presto se ne pentirà’.
Si sedette sulla sabbia, lontano dal mare, con il viso appoggiato sulle ginocchia, che abbracciava con forza. Se ne stava raggomitolato in sé stesso scrutando l’ immenso azzurro davanti a se, con il cuore attanagliato da rabbia e impotenza, odio e amore, vendetta e rassegnazione.
Continuava ad osservare l’ oceano dinanzi a se, in cerca di una soluzione quando qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la sua attenzione.
“Lui!” sibilò furioso a fior di labbra, alzandosi in piedi di scatto, intanto che gli occhi ridotti a due fessure seguivano la possente figura di Orione immergersi nell’ acqua.
Lentamente si avvicinò alla riva, mentre l’umano nuotava speditamente verso il mare aperto.
‘Ce l’ho proprio a portata di mano…’ pensò il Dio ‘ gli scaglio una freccia e lo uccido all’ istante’ così facendo allungò la mano verso la schiena per impugnare l’ arco, ma poco prima di afferrare l’ arma la ragione vinse la rabbia ‘no non posso! Artemide si accorgerebbe subito del mio tocco nella sua morte innaturale, non farei altro che farmi odiare ancora di più! Maledizione!’ inveì, amareggiato di avere la fonte del suo rancore così a portata di mano, ma non poter far niente per distruggerla. Sarebbe bastato così poco! La sua rabbia crebbe ancora, per quanto possibile. Orione si era spinto molto a largo, e ormai non era che un puntino nero nell’ azzurro del mare.
“Apollo” una voce triste e cristallina distolse il dio dai suoi pensieri.
“Artemide” disse sgranando impercettibilmente gli occhi, mentre la figura regale della sorella si avvicinava.
“Vedo che anche tu ti rifugi in questo luogo terrestre per riflettere” disse calma la Dea, tenendo lo sguardo fisso sul mare.
“Già” asserì il Dio, senza distogliere lo sguardo dal perfetto profilo latteo di Atremide.
“Il grande padre ha dato la sua benedizione per le nozze” comunicò la Dea dopo un lungo silenzio.
Apollo sgranò gli occhi per la rabbia e aprì la bocca per manifestare nuovamente il suo disappunto quando un particolare lo colpì: l’arco d’ argento di Artemide. Un’ idea gli balenò fulminea in testa, mentre un leggero sorriso di vittoria comparve sulle sue labbra, per sparire subito dopo.
“Me ne rallegro” disse infine in tono sereno.
Artemide girò di scatto la testa, scuotendo la lunga treccia. Guardò Apollo con occhi sorpresi, che in risposta sorrise dolcemente.
“Ti domando scusa sorella” continuò poi “ho reagito in maniera eccessiva. Se tu credi di poter essere felice con Orione io non posso che rallegrarmi per te. Non avrei mai dovuto dire quello cose spregevoli sull’ uomo che ami. Ti prego ancora di perdonarmi e di dimenticare quelle parole”
“Davvero?” chiese Artemide meravigliata di sentir chiedere perdono da suo fratello.
“Davvero” confermò il Dio.
“E non sei contrario alle nozze?” domandò ancora dubbiosa.
“Affatto. Anzi, hai il mio consenso; e se vuoi sarò io stesso ad accompagnarti all’ altare” rispose sorridendo.
Il viso della Dea si rischiarò mentre un sorriso radioso nacque sulle sue labbra. Con trasporto abbracciò il fratello.
“Ne sarei onorata” rispose.
Si guardarono per un po’ poi Apollo disse, con tono canzonatorio: “ Hei! Non è che adesso ti sposi, metti su casa e perdi la tua abilità nella caccia e nel tiro?”
“Cosa?” chiese sdegnata la dea staccandosi da lui, sebbene il sorriso che ancora regnava sulla sua bocca non accennò a spegnersi.
“Che vuoi insinuare? Che la mia mira è diminuita? Figurati, non accadrà mai!” rispose decisa incrociando le braccia al petto.
“Dimostramelo” la imbeccò Apollo con aria provocatoria.
“E’ una sfida?”
“Esattamente”
“Benissimo” disse la Dea sicura di sé impugnando l’ arco ed una freccia “nessuna osa sfidare la grande Artemide, neppure il grande Apollo! Indicami un bersaglio” ordinò. Apollo guardò pensieroso attorno a sé, poi il suo sguardo si andò a posare deciso su un bersaglio che aveva scelto già da prima della sfida: un puntino nero in mezzo all’ azzurro del mare.
“Lo vedi quel punto nero?” chiese il Dio.
“Certo, è un gioco da ragazzi” rispose la Dea, mentre sul volto di Apollo comparve un sorriso soddisfatto.
Artemide alzò regalmente l’ arco, posizionò la freccia, prese la mira e con un gesto deciso fece scoccare la freccia. Il dardo percorse veloce il tragitto, sfiorando appena il livello del mare,andandosi infine a conficcare nel bersaglio, che scomparve dall’ orizzonte.
Artemide osservò compiaciuta il suo tiro, poi con sguardo fiero si girò verso il fratello.
“Visto?” disse in tono di scherno “io sono infallibile con l’ arco”.
“Già” ammise soddisfatto Apollo “non so come ho fatto a dubitarne”.
Il Dio cercava di trattenere la felicità che provava dentro di sé, di non far trapelare nella dai suoi gesti. Aveva avuto un piano geniale. Artemide stessa aveva ucciso Orione, non poteva accusarlo di niente. Certo, all’inizio Artemide avrebbe sofferto, ma col tempo avrebbe compreso che la morte di Orione era solo un bene. E lei avrebbe continuato a rimanergli al suo fianco; nessuno poteva separarla da lui!
Si fissarono entrambi a guardare il mare, immersi nei propri pensieri, quando Artemide scorse qualcosa affiorare dall’acqua, trasportato a riva dalle onde azzurre del mare.
“Apollo guarda” disse al fratello indicando la massa scura che si stava avvicinando.
“Cosa?” chiese Apollo, fingendo di non capire.
“Lì, nell’acqua…sembra…una persona”
“Hai ragione! Ma…è troppo grande per essere una persona normale” fece notare malignamente Apollo.
La Dea aguzzò la vista, mentre il corpo si avvicinava sempre più. Le parve di riconoscere una fisionomia famigliare. Sembrava…
“Per tutti gli dei” sussurrò terrorizzata sgranando leggermente gli occhi e portandosi una mano alla bocca, mentre leggermente si avvicinava all’acqua. “no…” cominciò a dire, mentre prese a correre in direzione del corpo, dentro l’acqua “no…no…NO!NO!NOO!!ORIONE!!!”
Afferrò l’uomo, trascinandolo a fatica fuori dall’acqua.
Osservò il corpo e finalmente notò la freccia conficcata nel capo dell’amante, una freccia d’argento. La sua freccia.
“NO! Orione! Svegliati” Ti prego…apri gli occhi, fammi vedere i tuoi bellissimi occhi verdi… Orione, non scherzare!” sfiorava incredula con le dita affusolate il viso dell’amante, temendo quasi che potesse dissolversi tra le sue mani ad un minimo tocco.
“Orione! Apri gli occhi! Apollo” urlò la Dea rivolta al fratello, che stava impassibile dietro di lei “aiutami! Come posso svegliarlo!!” supplicò. Apollo si avvicinò e, fingendo dolore, disse: “Artemide ormai non c’è più niente da fare… l’hai ucciso con una tua freccia…sai meglio di me che non si può fare niente”.
“Cosa?” sussurrò impercettibilmente, tornando a guardare il viso di Orione.
“L’ho… ucciso… io?” chiese tremante.
“Si”
“NO!!!! ORIONE APRI GLI OCCHI TI PREGO!!!TI SUPPLICO!!!” urlò disperata la Dea, cominciando a scuotere violentemente il corpo priva di vita, mentre le lacrime le annebbiavano la vista e scendevano copiose lungo le guance lattee.
Artemide piangeva senza ritegno, scossa da violenti singhiozzi, urlando disperatamente tutto il suo dolore.
Pianse a lungo, tenendo Orione tra le braccia, stringendolo convulsamente. Pianse e pianse, finché non calò la notte. Apollo si era seduto in disparte, addolorato nel vedere la sorella in tal stato per colpa di quel mortale rozzo e bifolco.
La Dea non sembrava intenzionata a voler lasciare il corpo di Orione e il grande Zeus, impietosito dalla disperazione della figlia, le apparve dinnanzi in tutto il suo splendore.
“Artemide, figlia mia” disse con la voce possente, ma pacata.
“Padre…” singhiozzò la Dea “…ti prego… risveglia Orione! Sei il Signore di tutti gli Dei… rimedia al mio maledetto errore!”
“Mi dispiace, ma sai benissimo che non posso. Anche io devo sottostare alle decisioni del Fato”
“No! Come farò senza di lui! E’ l’unico uomo che abbia mai amato!” disse disperata.
“Non posso riportarlo in vita, ma posso far brillare la sua immagine nel grande firmamento celeste, in modo che possa vegliare su di te e che tu possa ammirarlo nella notte, nel tuo regno” disse dolcemente appoggiando la grossa mano sulla spalla tremante della figlia.
“E’ l’unica cosa che si possa fare” disse poi. Artemide abbracciò saldamente il suo primo e unico vero amore, poi acconsentì con la testa.
Zeus accostò delicatamente la mano sul capo di Orione e subito il suo copro cominciò a dissolversi in mille scintille di luce, volando in cielo e formando sulla volta blu la grande e possente immagine del cacciatore.
“Ecco, la Costellazione di Orione, il cacciatore” disse Zeus.
Artemide passò tutta la notte ad osservare il suo amore splendere e brillare nel nero della notte e così trascorse molte notti a venire, vegliando e venendo vegliata dalla sua Costellazione del cacciatore, La Costellazione di Orione.


NOTE:
Un’altra versione della leggenda racconta che Artemide si sdegnò con Orione, che aveva inseguito le Pleiadi, trasformate prima in colombe e poi in costellazione per sfuggire all’ardente attenzione del cacciatore. Artemide, per vendicarsi, mandò uno scoprirne contro Orione, che lo punse a morte. Per questo servizio l’animale fu mutato in costellazione, così come l’uomo.
Così le Pleiadi fuggono davanti alla costellazione di Orione, a sua volta inseguita da quella dello Scorpione.
Io ho scelto la prima versione perché molto più romantica!!
  
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