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Autore: R e d_V a m p i r e     19/06/2010    2 recensioni
Si dice che l’Orologio del Silenzio tornerà a suonare solo quando colui che ha commesso il peccato più grave arriverà sulla terra, rompendo così il silenzio centenario in cui è stato cristallizzato.
Dovete sapere che l’Orologio ha fatto sentire la sua voce l’ultima volta il giorno in cui il cielo pianse sangue, e le fiamme dell’inferno avvolsero ogni cosa, facendo sprofondare un intera città e i suoi abitanti nelle profondità dell’Abisso.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Konoha Hearts





Pioveva. Raramente c’erano state giornate così brutte nella Terra del Fuoco. Di solito il sole splendeva alto nei cieli tersi sopra la tenuta del casato degli Uzumaki, e le nuvole si tenevano lontane da quell’idillio, come a non voler offuscare la brillante energia di quel sole che baciava con materna noncuranza i suoi figli. Chi sa perché gli appartenenti a quel casato rispecchiavano molto l’energia di quell’astro: tutti biondi, tutti incredibilmente solari. Beh. Quasi tutti.
Il ragazzino tossì un paio di volte, rifugiandosi sotto un arcata dei corridoi nel giardino, che portavano all’interno della tenuta, voltandosi a guardare con un sospiro contrariato il cielo grigio, e la sottile pioggia che bagnava il verde dei prati, rendendo tutto nebuloso e vago, quasi come in un sogno.
Si strinse nel cappotto nero che indossava, scuotendo appena il capo, lasciando che qualche gocciolina sfuggisse dai capelli neri che gli arrivavano alle spalle.
Certo –pensò riprendendo a correre - è una vera sfortuna che piova così proprio oggi. Il Signorino ne sarà deluso.



<< Itachi hai idea di dove si trovi quello screanzato? >>
La voce acuta della donna dai corti capelli a caschetto, castani, fece rabbrividire il quattordicenne che invano aveva tentato di sfuggire alle sue grinfie rifugiandosi nello stanzino delle scope.
Itachi si voltò lentamente, lasciando andare con un sospiro sconsolato la maniglia della porta che lo avrebbe condotto alla salvezza, cercando di mettere su l’espressione più convincente del suo repertorio.
<< Ehm, Shizune-san, non è ho la minima idea >>
Rispose con un alzata di spalle che voleva sottolineare la sua reale innocenza.
La donna dovette convincersi, perché abbandonò per un istante l’aria marziale per cedere il posto a una sconsolata, afferrando per le spalle il ragazzino e scrollandolo come un bambolotto, fra singhiozzi disperati.
<< Io non so più che fare con lui! Kami-sama, finirà per farmi impazzire! E io devo trovarlo, devo, capisci?! >>
Il giovane scosse affermativamente il capo, sebbene tutti quegli scossoni l’avessero rintontito un po’. Shizune tirò su col naso, lasciandolo andare e dandogli le spalle, sparendo per il corridoio a suon di “Signorino dove siete?!”
Il ragazzino scivolò lungo la porta, il capo riverso sulla spalle e l’espressione di chi non aveva capito un tubo sul volto dai lineamenti fini, se pur ancora infantili. Rimase così per un po’, finché non sentì qualcosa di umido strofinarsi contro una guancia.
Voltò appena il capo, terrorizzato, incrociando due grandi occhi neri languidi.
Un urlo gli si strozzò in gola, mentre si faceva di sasso e scivolava lungo disteso a terra, lì lì per perdere i sensi.
Il cagnolino dal soffice pelo bianco inclinò il capino di lato, mettendosi seduto e uggiolando confuso.
<< Akamaru dove sei? Aka-oh, sei qui bello! >>
Esclamò una sorridente bimbetta dai corti capelli color dell’oro e grandi occhi azzurri, che non poteva avere più di sei anni, chinandosi a prendere il cucciolo fra le braccia. Un lamento soffocato proveniente dalla sua destra la fece guardare verso il basso, spalancando la boccuccia, sorpresa, sulla figura tremolante del ragazzino dai capelli neri.
<< Itachi-kun? Cosa succede? >>
L’interpellato rabbrividì indicando con mano tremante il cucciolo fra le sue braccia, gli occhi comicamente spalancati.
<< U-un c-cane… ! >>
Soffiò, fioco.
La bambina lo guardò accigliata, prima di capire. Spesso dimenticava l’assurda fobia di Itachi-kun verso i cani come il suo Akamaru. O i cani in generale, comunque.
Accarezzò il capino dello sbavante animale, sorridendo allegra.
<< Cercavi Onii-sama, Itachi-kun? >>
La domanda fece dimenticare al ragazzino la sua paura, così che si ricompose tornando serio come sempre. Annuì, incrociando le braccia al petto.
<< Hai, Ino-chan. Sa per caso dov’è? >>
La bimba allargò il sorriso, compunta, orgogliosa di sapere qualcosa che il giovane servitore ignorava. Portò una mano al lato della bocca, per non farsi sentire dalle presenze invisibili di quel corridoio vuoto.
<< E’ nascosto nel gazebo vicino al pozzo, in giardino >>
Si bloccò, accigliata, come se si fosse pentita ad un tratto della soffiata. Strinse il cucciolo fra le braccia, guardando il ragazzo con i grandi occhi azzurri sgranati.
<< Però non devi dirgli che sono stata io a dirtelo, o si arrabbierà. E Ino non vuole che Onii-sama si arrabbi con lei! >>
Tirò su col naso, portando un pugnetto agli occhi per asciugare il principio di lacrime che li aveva illuciditi.
<< Me lo prometti, Itachi-kun? >>
Il giovane sorrise dolcemente chinandosi a scompigliarle i capelli
<< Glielo prometto Ino-chan. Ora vado dal Signorino. Mi raccomando, shh! >>
Fece, portandosi l’indice sulle labbra,e sparendo lungo il corridoio, lasciando la piccola Uzumaki con il suo Akamaru.



Si fermò, le mani sulle ginocchia, un occhio socchiuso e il capo completamente bagnato di pioggia, per riprendere fiato. Sorrise, socchiudendo entrambi gli occhi in un espressione sollevata.
<< Finalmente l’ho trovata, Naruto-kun! >>
Il ragazzino sotto il tavolo di pietra si voltò a guardarlo, truce. Doveva essere un suo coetaneo, forse appena più grande. Pelle dorata, corti capelli biondi scarmigliati, penetranti occhi azzurro cielo, le braccia strette attorno alle gambe e il viso incassato fra le ginocchia.
<< Te l’ha detto Ino, vero? >>
Chiese in una smorfia, facendogli la linguaccia. Itachi scosse il capo, passandosi una mano fra i capelli. Non poteva tradire così facilmente la promessa fatta all’Uzumaki minore.
<< Istinto del servitore fedele, Signorino >>
Il giovane lo squadrò per qualche istante, diffidente, poi vinse la naturale ingenuità che era congenita in lui e sfoggiò uno dei suoi sorrisi accecanti che avevano il potere di renderlo gradito a chinque.
O, almeno, era quello che pensava il ragazzo più piccolo.
<< Sei un pessimo bugiardo, Itachi. Ma fa lo stesso, perché sei fedele e restio a tradire il prossimo >>
Il ragazzino sgranò appena le iridi color carbone, per poi accennare ad un sorriso. Non per nulla il suo Signorino veniva chiamato l’Imprevedibile. Riusciva a stupire pure lui che si considerava la persona che lo conosceva meglio. Si abbassò, rannicchiandosi sotto il tavolino al fianco del suo adorato boocchan, alzando lo sguardo a contemplare i neri nuvoloni carichi di pioggia come il ragazzino alla sua destra, i cui occhi limpidi erano oscurati da una sottile patina di malinconia che lo rendeva stranamente serio.
<< Siete triste perché vostro padre non parteciperà alla cerimonia, Naruto-kun? >>
Chiese, in un sussurro. Il giovane Uzumaki sgranò leggermente gli occhi, chiedendosi come fosse possibile per quel ragazzo leggere i suoi pensieri come un libro aperto. Qualcosa brillò nel suo sguardo, prima che voltasse il viso, chiudendo gli occhi per ricacciare le lacrime che premevano per uscire.
<< N-no. Jiraya-oji-sama farà le sue veci, e mi va bene. So che Tou-san è molto occupato e non ha tempo per me >>
Dichiarò, sforzandosi di suonare leggero. Il suo compagno nascose il viso fra le braccia, guardandolo silenzioso con la coda dell’occhio. Strinse i pugni sulle ginocchia per non farsi notare dall’altro.
Inoichi Uzumaki non gli era mai piaciuto. Trovava che un padre non avrebbe dovuto comportarsi con un figlio come lui si comportava con Naruto, anche se Itachi non sapeva come avrebbe dovuto essere un padre, visto che non ricordava nulla del suo.
Però era certo che non avrebbe dovuto allontanare il suo primogenito chiamandolo sudicio e rifiutarsi di incontrarlo. Avrebbe dovuto essere come Jiraya-sama era con entrambi: buono, disposto ad ascoltare, amorevole e autorevole.
Anche se su quest’ultimo punto lo zio del Signorino peccava un po’.
<< Non deve vergognarsi di dimostrarsi triste davanti a me, Signorino. Io non la prenderei mai, mai, mai in giro, lo sa. Quindi pianga pure! >>
Esclamò con forza il giovane servitore.
L’Uzumaki arrossì violentemente, scattando all’impiedi e battendo così il capo contro il fondo del tavolino, cadendo a terra, le mani fra i capelli e grossi lacrimoni agli occhi. Itachi fece per alzarsi anch’esso, preoccupato, ma il biondo scosse il capo, alzando una mano e indietreggiando velocemente contro il pozzo di pietra, incurante della pioggia incessante, aiutandosi con le mani a mettersi ritto contro il pozzo.
<< Eh eh, Itachi cosa dic- >>
Il ragazzo scattò all’impiedi guardando il suo padroncino scivolare, perdendo la presa e cadere dentro il pozzo, agitando comicamente le braccia, gli occhi sgranati, mentre spariva nel nulla, senza un fiato.
L’urlo del servitore sovrastò la pioggia, mentre correva, le mani sul bordo del pozzo, saltando al suo interno senza pensare.
<< NARUTO-KUN! >>



<< N-naruto-kun state bene? >>
<< Si Itachi… starei meglio se tu scendessi dalla mia schiena, però >>
<< O-oh… gomenasai! >>
Esclamò il ragazzino, alzandosi da sopra l’amico, barcollante, guardandosi attorno per cercare di capire dove diavolo fossero finiti. Stranamente il salto nel vuoto si era rivelato meno spaventoso del previsto, visto che erano finiti a terra dopo una caduta di nemmeno tre metri. Ad accoglierli però non c’era stato il freddo abbraccio dell’acqua, bensì l’inopportuna presenza di terra e erba umida.
Itachi cercò qualcosa nel giubbotto, estraendo una scatola di cerini, provando ad accenderne uno. Fece sfregare il legno contro il bordo della scatola, ma nulla.
Quando finalmente se ne accese uno, tre tentativi falliti dopo, la fiammella illuminò un largo spiazzale al cui centro si ergeva una croce d’oro, incrostata dal tempo.
Il moro schiuse appena le labbra, confuso.
<< Una tomba >>
<< Una tomba? Che ci fa, ahia, una tomba dentro un pozzo? >>
Chiese l’Uzumaki che era riuscito a rimettersi dritto su due gambe e ora si spolverava i pantaloni. L’altro ragazzo scrollò le spalle, silenzioso, avvicinandosi di più a quella sorta di lapide, seguito dal biondo. Si chinò sulle ginocchia, passando una mano sul freddo metallo alla ricerca di qualche scritta. Le uniche presenti, però, il passare del tempo le aveva rese illeggibili, e quando ritirò la mano si ritrovò il palmo sporco di vecchi pezzi di vernice che avevano ceduto al suo tocco.
Dietro di lui Naruto afferrò la catenina che teneva legato un orologio d’oro, da taschino, a uno dei lati della croce.
Lo prese, rigirandolo fra le mani. Era parecchio pesante e recava uno strano simbolo in rilievo sul dorso: un cerchio vuoto contornato da una spirale e al suo interno un piccolo ventaglio stilizzato.
<< E questo…? >>
Chiese Itachi non appena si accorse cos’aveva in mano l’erede degli Uzumaki. Fu il turno del ragazzo di scrollare le spalle, mentre passava il pollice sotto il gancetto che teneva chiuso il marchingegno.
<< Un orologio… >>
Non appena si fu aperto, una melodia malinconica sgorgò dal suo interno, come risvegliatasi. Itachi si sporse per vedere meglio l’oggetto, convenendo mentalmente sul fatto che si trattasse di una sorta di carillon, le cui lancette imprigionate dietro il vetro, fra gli ingranaggi, si erano congelate alle sei e venti. Sbuffò, piano. Un orologio rotto che continuava a suonare la sua delicata melodia.
Alzò il volto per dire qualcosa al suo padroncino, ma ciò che vide fu Naruto crollare in ginocchio, lo sguardo vacuo dagli occhi sgranati, l’orologio ancora stretto nel pugno.
Il ragazzo non sentì i richiami dell’amico, ne le sue mani che lo scrollavano.
Davanti ai suoi occhi spalancati in quel momento c’era solo un sorriso.
E due occhi verdi che piangevano sangue.
<< Chi… ? >>
Una risata crudele gli ferì le orecchie, e due mani spettrali, affusolate, spuntarono dal nulla, avvicinandosi pericolosamente al suo volto.
<< Sei tornato! Sei tornato… e finalmente potrò ucciderti! >>




Angolino di R e d_V a m p i r e

Eccomi tornata con il primo capitolo. Svelato l’arcano sui personaggi ( per chi conosce l’anime da cui ho preso spunto ) Oz interpretato da Naruto, Ada da Ino, Gilbert da Itachi, lo zio Oscar da Jiraya e il padre di Oz da Inoichi Yamanaka (per quest’ultimo ho scelto lui perché Minato mi serviva assolutamente per un altro personaggio, ed era l’unico disponibile con i capelli biondi xD). Uhm, vi starete chiedendo perché proprio Itachi per fare il servitore di Naruto. Se avete notato ho modificato le età dei personaggi, così che Ino risulti ancora bambina e Itachi più piccolo di Naruto. Credo di avere sforato un po’ troppo nell’OOC con l’Uchiha, ma purtroppo mi serviva così, e andando avanti scoprirete il perché ( si, non ve lo dico, gné gné xD) Ora, ora… chi sarà la creatura che vuole uccidere il nostro biondino? Mh, mistero.
Detto questo ringrazio chi ha letto, e Vaius e Lotti che hanno trovato il coraggio di commentare. Rispondo a entrambi, visto che tutti e due non conoscete Pandora Hearts ( si, anch’io all’inizio pensavo che il titolo fosse un po’ equivoco e potesse rimandare a Kingdom Hearts, ma poi l’ho lasciato così ) spero che vi piacerà anche questo capitolo e che continuerete a seguirmi. Io farò del mio meglio. Intanto ho scelto Jikan come nome per la città della tragedia, proprio perché mi sembrava il più appropriato per quello che è successo lì, quindi grazie Lotti ( e si, il personaggio si chiama proprio Lotti xD)
Al prossimo capitolo!
Un bacio.
   
 
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