Crossover
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Autore: Robotech90    20/06/2010    1 recensioni
Quante persone amano i libri fantasy? Quanti ragazzi passano intere giornate leggendo storie ambientate in mondi fantastici? E se questi ragazzi si trovassero un giorno ad affrontare le loro fantasie?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Cavalieri Neri ,dunque” - esclamò Chris dopo che Eric ebbe avuto la forza di raccontare cosa gli era accaduto – “Galbatorix vuole il gioco pesante”

“Quegli esseri non sono di Galbatorix”- sussurrò Eric che era stato curato ed ora sedeva appoggiato al ventre di Maskind- Il Re è un ingenuo ad averli riportati in vita perché pensa che gli obbediranno….in realtà loro ascoltano solo gli ordini di Sauron, credo che sia lui la vera minaccia”

“Cosa vuoi dire?”- chiese Rick, mentre giocherellava con un bastone di legno.

“Voglio dire che Sauron non ha nessuna intenzione di spartire terre con qualcuno. Sono sicuro che quei Nove saranno la sua arma vincente, quando si ribellerà a Galbatorix”

Chris inarcò un sopracciglio e osservò enigmaticamente il compagno:

“Tu sei sicuro che Sauron si ribellerà al Re?”

“Più che sicuro. Il Signore di Mordor non è  il tipo che accetta gli ordini con facilità. Se ora sta obbedendo al Re è solo per eliminare i nemici che potrebbero nuocere anche al suo dominio”

“Ma tu pensa che…”- iniziò Rick e poi si interruppe.

“Si, hai proprio ragione”- esclamò Eric , immaginando cosa volesse dire l’altro Cavaliere.

Passarono alcuni minuti di silenzio assoluto, interrotto solo dallo scoppiettare del fuoco e poi Chris intervenne:

“Bè, allora cosa facciamo adesso?”

“Alexander è ad Uru-Baen” – mormorò Eric scuotendo il capo, il ragazzo si alzò e attaccò la spada alla cintura- “Stavolta non commetteremo lo stesso errore. Non possiamo aiutarlo…per adesso. Cercherò di contattare Mirko per vedere come sono messi loro”

Il Cavaliere riempì un contenitore d’acqua limpida ed evocò l’incantesimo della Cristallomanzia. Per alcuni secondi, l’acqua rimase ferma, ma, ad un tratto, la superficie mutò e mostrò la faccia di Mirko che osservava l’amico con muto stupore. Il primo a parlare fu proprio il Cavaliere che si trovava a Silthrim:

“Eric, grazie al cielo siete vivi. Non siamo riusciti a contattarvi per tutto questo tempo…come mai?”

“Evidentemente gli stregoni delle truppe di Alexander non permettevano i contatti mediante Cristallomanzia”

Mirko aggrottò la fronte:

“Le truppe di Alexander? Ma di che cosa stai parlando?”

Eric mise al corrente l’amico di tutto ciò che era successo e lo stesso fece Mirko:

“Avete respinto Sauron? Meraviglioso…e siete anche riusciti a liberare Angel?”

“Esattamente…Angel aspetta, che c’è? Ah….Eric,Angel vuole sapere se avete trovato Stitch e gli altri”

Il Cavaliere serrò le labbra:

“No, non li abbiamo trovati. Bè, ragazzi, verremo da voi il prima possibile, va bene?”

“Si – esclamò Mirko, guardandosi intorno – Ora devo chiudere il contatto….Angel aspetta, non significa che sia morto”- l’acqua tornò alla normalità ed Eric si rivolse agli amici.
”Preparatevi, partiamo per Silthrim.

 

                                               *

 

Sauron chiese il permesso di entrare nel Palazzo del Re, ad Uru-Baen, e la guardia lo fece passare, aprendo il portone nero come la pece che si trovava dietro le sue spalle. L’uomo corazzato entrò nella reggia e, mentre camminava, pensò a come poteva fare per spiegare al Re che aveva perso Silthrim e l’esercito.

“Se non fosse per questa stupida alleanza avrei risolto la questione a modo mio”- pensò carezzando la sua mazza ferrata.

Risalendo la scala a chiocciola, il Signore Oscuro si ritrovò di fronte la stanza del Re e bussò:

“Avanti”- rispose la voce stentorea del sovrano di Alagaesia.

Sauron emise un verso di rabbia e spalancò il portone. Quando fu nell’appartamento reale, fu stupito nel vedere un ragazzo letteralmente incollato alla parete che si agitava forsennatamente…lui lo conosceva: era quel giovane che era fuggito con i due bambini ribelli: Alexander.

Cosa che lo fece ancora più meravigliare fu il vedere due Cavalieri Neri dietro il trono del Re:

“Ci sei riuscito finalmente”

Il sovrano non rispose, ma squadrò Sauron con i suoi penetranti occhi neri:

“Permettimi la domanda, mio buon alleato, ma…perché sei qui? Mi stai forse portando la testa di qualche Cavaliere?

Sauron non rispose.

“La testa di qualche importante membro del Consiglio degli Elfi? No?”

“Vedi – iniziò Sauron, schiarendosi la voce – Quello che intendo dirti riguarda….Silthrim”

Galbatorix camminò intorno al sovrano di Mordor e mormorò:

“Hai perso la città, vero?”

Sauron batté un pugno su un tavolo e lo fracassò:

“Si, maledizione…l’ho persa. Ma è stata colpa del tuo esercito di vigliacchi”

“Il mio esercito di vigliacchi era sotto il tuo comando…tu non sei stato in grado di guidarlo”

Sauron ebbe la seria intenzione di colpire il suo interlocutore, ma si trattenne quando vide che i due Nazgul annuivano con la testa, mentre il Galbatorix non se ne accorgeva. Il Signore di Mordor rise:

“Hai ragione, saggio Re, ho peccato di tracotanza. Pensavo di poter sconfiggere gli Elfi facilmente, ma mi sbagliavo”

Galbatorix gli mise una mano sulla spalla, faticando ad arrivarci, e disse:

“L’importante è che tu abbia compreso i tuoi errori. Ora, che cosa ne facciamo di questo prigioniero?”- domandò il sovrano, cambiando discorso e indicando Alexander.

Sauron notò che la schiava del Re, Kiara, aveva una frusta spinata nella mano destra e stava attendendo che le ferite del giovane si risanassero con la magia per poter colpire nuovamente.

“Dimmi – esclamò il Signore di Mordor rivolgendosi al cartone – Per quale motivo fai questo?”

Per alcuni secondi, Kiara rimase spiazzata da questa domanda:

“Perché…perché Alexander ci ha traditi e mi ha diviso da…”- il cartone non riuscì a continuare, trattenendo le lacrime.

“L’amore – sussurrò Sauron con disgusto e poi puntò lo sguardo su Alexander – Cosa ti dissi, ragazzo, tanto tempo fa? L’ amore è una delle più grandi maledizioni di questa terra…può portare alla rovina, alla distruzione e all’orrore. E’ sempre stato facile identificare la malvagità vera è propria come il male più grande…io ritengo che l’amore sia egualmente distruttivo”

Galbatorix sbatté più volte le palpebre di fronte a quel discorso di Sauron. Le parole del Signore di Mordor gli avevano fatto tremare il cuore…non c’era un minimo di animo umano in quell’essere corazzato.

Sauron si avvicinò al cartone e prese la frusta, osservandola con accuratezza. Improvvisamente, questa iniziò a sciogliersi tra le sue mani, come ghiaccio al sole, e sia Alexander, sia Kiara, sia il Re rimasero in silenzio, osservando quello spettacolo.

Il Signore di Mordor si pulì le mani e si schiarì la voce:

“Vi lascio alle vostre occupazioni, signori”

Detto questo, aprì la porta della stanza e uscì, lasciando i tre occupanti a bocca aperta. Solo i due Nazgul dietro il trono di Galbatorix sembravano essersi divertiti di fronte al gesto e alle parole del loro vero padrone.

Il Re di Alagaesia emise un sospiro e disse ad una sua guardia:

“Procuraci un’altra frusta”

 

                                              *

 

Faramir scoccò la sua freccia che però sfrecciò oltre la creatura blu che stava devastando un tratto delle mura.

“Maledizione”- urlò il Capitano di Gondor, mentre, nel cielo, un Nazgul aveva afferrato alcuni uomini e li aveva scagliati contro una costruzione. Alcuni massi caddero dall’edificio in questione e Faramir , con una capriola, si scansò appena in tempo per evitarli. Nel frattempo, l’uomo- felino che il Capitano aveva visto in precedenza, stava falciando molti uomini con la sua spada, ma sembrava non molto felice delle sue azioni perché, di tanto in tanto, singhiozzava. Faramir inarcò un sopracciglio e pensò:

“Perché mai quel ragazzo piange?”

In quel momento, Baldir raggiunse il suo Capitano e gli poggiò una mano sulla spalla. Faramir trasalì a quel tocco, ma si rilassò quando vide la faccia del suo secondo in comando.

“Baldir, non farmi prendere mai più questi colpi”

“Scusi ,Capitano. Vengo dall’infermeria di Minas Tirith”

“Ah, davvero? Come sta il Cavaliere Arnold?”

Baldir fece una faccia rassicurante:

“Legolas è riuscito a curargli il braccio, ma il Cavaliere mi ha chiesto di portarle un messaggio”

Faramir udì il verso pietrificante di un Nazgul e decise di spostarsi sotto alcuni edifici. Quando i due uomini furono al sicuro, il Capitano chiese:

“Che messaggio?”

“Arnold ha detto che se vediamo una creatura blu o un uomo per metà felino non dobbiamo colpirli perché sono i loro cortoni”

“Cartoni, Baldir”- lo corresse Faramir.

“E io che ho detto?”

Faramir non rispose ed emise un sospiro di sollievo:

“Grazie al cielo non ho colpito il bersaglio. Stavo per ucciderne uno, prima”

Un masso piombò sulle mura e decine di soldati vennero scagliati lontano, mentre i Nazgul continuavano a terrorizzare le truppe con i loro orribili versi. Faramir contò le creature: erano due, ma lui ne aveva viste tre, in precedenza. Dov’era il terzo?

“Mark”- pensò Faramir e uscì dal nascondiglio per cercare il Cavaliere. Percorse la città per alcuni minuti, mentre la battaglia infuriava e vide che sia il drago che il giovane erano privi di sensi. Un Cavaliere Nero torreggiava sui due e stava alzando la sua spada per sferrare un colpo mortale. Il Capitano di Gondor vide un piccolo incendio poco distante e appiccò il fuoco ad una sua freccia, tese l’arco e mirò alla creatura.

“No- pensò, poi, mentre stava per lasciare la presa – C’è un incantesimo che li protegge”- l’uomo si ricordò che il Re della Nuova Terra aveva fatto sì che i Nazgul non fuggissero per mezzo delle fiamme.

“Non ho scelta”- disse fra sé e , dopo aver corso per un po’, atterrò di fronte al Cavaliere Nero e parò il colpo diretto a  Mark e Zarthan.

“Non li toccherai”- disse l’uomo respingendo l’arma del suo avversario. Il Nazgul fu alquanto stupito di quell’intervento e Faramir avvertì alcune parole  sibilanti provenire dal suo vuoto cappuccio:

“Allora, eliminerò prima te, stupido uomo”- e pose la spada argentea di fronte al cappuccio.

  
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