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Autore: Little Firestar84    21/06/2010    6 recensioni
A volte basta poco per ammettere una verità che ci è sempre stata davanti agli occhi, o la paura di affrontare qualcosa di nuovo e ricomnciare, a volte basta davvero poco, come l'iinocenza e la disarmante sincerità di una Lisbon in miniatura, una brunetta dagli occhi verdi di cinque anni rispondente al nome di Annie...
Genere: Romantico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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“Il dottor Kensighton è dispiaciuto ma non può ancora raggiungervi. Purtroppo, è rimasto bloccato a San Francisco per un cesareo, ma non vi dovete preoccupare, perché fino al suo arrivo ci sarò io ad assistervi.” Sdraiata nel letto d’ospedale, sei concertata su una cosa e una sola, la mano di Patrick, stretta tenacemente alla tua, e la sua presenza, l’uomo della tua vita, con una banalissima e piuttosto logora camicia con le maniche arrotolate e jeans da cui le macchie di vernice, la vernice con cui ha verniciato casa vostra poche settimane fa, non se ne sono volute andare via. Niente gilet, niente giacca, niente completo tre pezzi; piuttosto strano, certo, ma piacevole, e francamente, a questo Patrick Jane ti ci potresti pure abituare.

Quando Abby Kovatch, l’assistente del dottore Kensighton, è venuta a dirvi che il vostro medico era in ritardo lui si è girato verso la dottoressa e l’ha seguita con lo sguardo, come se potesse calmarlo (come se lui fosse agitato, certo), ma non appena ha sentito la morsa della tua mano farsi più stretta si è concentrato nuovamente su te e te sola, con quel suo stramaledettissimo sorriso stampato lì in viso. E tu odi che lui, adesso, stia sorridendo. E stia calmo.

“Patrick, se il mio medico non viene immediatamente qui, non ho alcuna intenzione di mettere al mondo questo bambino, ok? Mi serve lui!” La tua voce è rotta dal dolore fisico delle contrazioni e dal pianto, e Patrick sa benissimo che tu, la sua bella moglie dai capelli corvini, è a tanto così da un esaurimento nervoso. Odi questa sensazione, odi il senso di impotenza, odi non essere in controllo, e, sopratutto, in questo momento, detesti Patrick, così calmo e tranquillo! Non dovrebbe essere calmo e tranquillo, i futuri padri non sono mai calmi e tranquilli, perché diavolo lui deve essere il primo? Dovrebbe essere insicuro e alla soglia dell’esaurimento nervoso, dovrebbe essere come se non peggio di lei!

“Teresa, quando hai detto che ti si erano rotte le acque, avevi solo perso qualche goccia di sangue…” prova a calmarti con quella voce ipnotica, massaggiandoti la spalla. Davvero crede di poteri tranquillizzare o addirittura ipnotizzare? Se lo può scordare!

“Sangue, patrick, ho perso del sangue! Credi che sia normale? Io dico di no!”

“sì che lo è, Teresa – ti dice con quel dannato sorriso compiaciuto che normalmente ti fa quando sta per fare una delle sue idiozie, mentre ti da piccole pacche sulla testa come se avessi 5 anni (ovvero la sua età mentale), e tu con quest’uomo hai fatto un figlio).- è il primo segno del travaglio. Kensi ci ha avvertito che sarebbe potuto accadere, ricordi?” giri gli occhi al cielo mentre lui continua a farti quel dannato sorriso idiota al mere pensiero del soprannome del tuo medico; e dire che Patrick sembrava volergli strappare la testa a mani nude, quando il pover’uomo si è azzardato a dire che era un primipara attempata (che era vero, ma Patrick doveva comportarsi da Jane).

“Almeno tra poco non mi sentirò più come un personaggio del film Alien – ti abbandoni nell’oceano di morbidi cuscini che tuo marito ti ha così diligentemente procurato, e noti il suo sguardo interrogativo e le strane occhiate che ti manda… e… no! – Alien, Patrick, il film di fantascienza. Non dirmi che non l’hai mai visto!”

“Certo che l’ho già visto, sciocchina! Teresa, tanti anni che ci consociamo, e ancora non capisci quando scherzo? – si ricompone, l’espressione giocosa se ne va, e di nuovo torna serio (perché, lo è mai stato? Da quando Jane è serio? Per quanto lo ami, sei la prima ad ammettere che normalmente si comporta o da idiota o da stronzo)- Ok, potrei non aver visto il film, ma non significa che non sappia di cosa parla. Il fatto che fingessi di essere un sensitivo non significa che mi piaccia il genere fantascientifico!”

“E’ ancora lunga, vero? – gli chiedi all’improvviso, capendo perché sta continuando a cambiare argomento e a parlare del più e del meno; Patrick non ti lascai la mano, ma si allontana quel tanto che basta che tu non lo possa colpire, ma che le vostre mani, nonostante le braccia distese, possano ancora essere ben salde, giusto perché si sente più al sciuro così, perché, pistola o no, sai essere pericolosa quando sei di cattivo umore – Patrick, quanto ancora”

“nel migliore dei casi, dato che sei alla prima gravidanza, anche 18-24 ore…”

“IL MIGLIORE DEI CASI? PATRICK JANE, QUESTA E’ TUTTA COLPA TUA! VOGLIO IL MIO DOTTORE E LO VOLEVO QUI IERI! VOGLIO L’EPIDURALE, ANZI, SAI CHE TI DICO? VOGLIO UN BEL CESAREO! NON HO ALCUNE INTENZIONE DI ANDARE AVANTI COSI’ PER LE PROSSIME 24 ORE!”

E nel momento in cui era certo che le tue urla avessero distrutto i suoi timpani e li avessi fatti sanguinare, il signore ha la brillante idea do contemplare il peggiore dei casi. “Alla peggio, potrebbe durare tra le 72 1 le 80 ore…” e capisce che non ha fatto bene a parlare quando sente scricchiolare il polso destro. Certo, magari non ti comporterai più come la lontana aprente di una banschee irlandese, ma dal modo in cui ti stringe forte, molto, troppo forte il polso, dall’espressione che ti da, che normalmente significa che hai combinato qualche grosso guaio… già, ti preferiva decisamente urlante.

“Patrick, amore, ascolta, tu adesso vai dalla dottoressa Kovatch, e le dici di chiamare il nostro medico subito, perché non ho intenzione di passare 80 ore in travaglio, va bene?” gli dici con calma (finta) e a bassa voce, il suo polso stretto nella tua mano.

“Non ci sarà nessun bisogno di fare interventi così estremi. Lei è qui da già 5 ore, e la cervice si è dilatata, per questo sente dolore – la dottoressa ti controlla, cosa che tu odi, perché odi sentirti così intimante esposta, e odi sapere che qualcuno sta guardando le tue parti intime (e il sorriso di scusa di Patrick ti dice che ha capito; vuoi ben vedere, se non lo ha capito dopo che hai preteso che faceste l’amore al buio la prima volta che siete stati insieme…)- siamo a 7 centimetri, ormai siamo vicini. Le contrazioni sono regolari, vero?”

“Dal modo in cui quasi rompe la mia mano ad intervalli regolari, dire di sì… Ahi! Stai avendo un’altra contrazione, tesoro,  perché non credevo fosse già il momento e…ahi! – fa una pausa e ti guarda con quell’espressione dannatamente giocosa; tu sei una maschera, e non certo di felicità, e se non sa ancora che quello è lo  sguardo che gli riservi quando ne combina una delle sue, allora è un mentalista del cavolo. Davvero, sei a tanto così dal gridare “Jane!” – cielo, donna, non è il caso di essere così seria! Pensi di essere l’unica agitata? Bè, sappi che lo sono anch’io. L’unica differenza, mia cara – ti fa quel dannato sorriso – è che sono un grande attore”

“Patrick, ascolta – gli dici in tono calmo e pacato, quasi sorridendo , guardandolo  negli occhi – se ci tieni a continuare a condividere il letto con me, hai esattamente cinque secondi per smettere di recitare e andare nel panico o startene zitto fino a che questo bambino non vedrà la luce, perché più a lungo tu stai calmo, più agitata sono io, va bene tesoro? – lui fa cenno di sì con la testa, e tu gli dai un veloce bacio sulla guancia per poi ricascare nei cuscini – bene, sono felice che abbiamo raggiunto un accordo.”  

Meno di 10 minuti dopo

“Patrick, parlami” gli dici tra le lacrime. Dio, per quanto ti ami e voglia avere almeno un paio di figli da te, non è certo di poter sopportare tutto questo un’altra volta. Tu in versione ormonale sei una disgrazia per il suo (fragile, quasi inesistente, già una volta andato, che sta sparendo, ormai sono la pallida imitazione del vero) equilibrio mentale, e non sta certo ringiovanendo, almeno, di questo è certo. Davvero, non è certo di poter sopportare tutto questo una seconda volta… nemmeno 10 minuti fa lo hai minacciato, tutta seria, perché lo volevi star zitta, e adesso piangi perché vuoi che ti parli?  O dio ha un perverso senso dell’umorismo, o ce l’hai tu, perché eccitarlo quando non può fare nulla al riguardo (non con te, almeno), entrare in modalità “Molestia sessuale sul lavoro” (non che non gli piaccia essere molestato da te, perché lo adora, ma non hai avuto nessuna pazienza. Come ricorda lui stesso, non sta ringiovanendo, quindi, ha bisogno di tempo tra una… ehm… performance e l’altra, come ogni uomo della sua età, non è strano, non è una cosa di cui vergognarsi e sei tu che non hai pazienza) e poi i cambi d’umore (che non dovrebbero durare così a lungo, nessuno gli aveva detto che sarebbero durati così a lungo, perché cavolo devi essere l’eccezione a tutte le regole?)

“Patrick, non voglio il cesareo, non se ne posso fare a meno, va bene? -  gli dici tra le lacrime, mentre  ascolti il battito del cuore del bambino e guardi il monitor che vi sta tenendo sotto controllo da alcuni minuti- ehy, riesci a credere che due persone incasinate come noi hanno creato una cosa del genere? Quello è il cuore del nostro piccolo…”

“Di nostro figlio, Teresa, quello è il battito del cuore di nostro figlio” ti guarda serio, ma con quell’espressione di profonda devozione che ami e te lo fa amare, e intanto tiene stretta la tua destra e accarezza con la mano libera la pancia. Sì, vuole davvero farlo di nuovo, non una, magari un altro paio di volte. Tutto per vederti così. La gravidanza ha fatto meraviglie su di te, non sei mai stata così bella e radiosa. no, non sei una santa come ti ha detto l’altra sera. Tu sei una dea, punto.

“Sciocco presuntuoso, non crederò mai che tu possa prevedere il sesso del nostro bambino. O hai letto qualcosa che non avresti dovuto? – anche se soffri perché le contrazioni sono sempre più regolari e vicine, non vuoi perderti questo momento. Patrick è felice, dopo anni e anni, dopo tutto il tempo che hai aspettato (e sperato), lui è finalmente felice, e vuoi goderti ogni singolo istante di questa sua gioia, vuoi esserne parte, perciò, speri che il grande mentalista non se ne renda conto (certo, nascondere qualcosa a lui, che novità) e ti mordi il labbro per non gemere di dolore, sorridendogli – so che vogliamo avere un maschio, però promettimi che, dovessimo avere una bambina, l’amerai comunque” Dio, pensa mentre si passa le mani tra i capelli e sul viso, ecco gli ormoni di nuovo alla carica…

“Lo sai che lo farò- ti dice sorridendo e baciando la pancia – però non capisco perché dobbiamo avere questa conversazione, dato che sarà maschio”

“Giusto, perché le tue “intuizioni” sono sempre giuste, e tu non hai mai torto”

“Ehy, alla fine riesco o no a farvi mettere dentro i cattivi in ogni occasione? Vuoi forse negarlo?” ed ecco che, mentre gli stringi la mano nemmeno vi dipendesse la tua vita, tu inizi di nuovo a piangere, occhi negli occhi. Questo, per lui, non è del tutto associato al bambino, perciò, facendo attenzione a non spostare nulla, lascia il suo posto e si sdraia sul letto, al tuo fianco, cancellando con il pollice le odiose lacrime che solcano il tuo viso.

“Mi spiace di non averti creduto quel giorno, Patrick – lo abbracci, stringendoti a lui, e tuo marito si chiede a quale volta ti riferisci in particolare, ti ha ferita tante di quelle volte, e ti ha fatto tante promesse, molte delle quali rivelatesi vuote (“Va bene Lisbon, resterò in macchina” “no, non darò fastidio al procuratore”,” perché dovrei rispondere in malo modo al giudice?”) anche se, le più importanti, le ha sempre mantenute e rispettate (“non ucciderò Red John”,”ti salverò sempre, che tu lo voglia o meno”,”non ti ferirò mai di proposito”, “giuro di amarti fino alla fine dei miei giorni”), e, leggendogli nella mente, vai avanti, spiegandogli a quale volta di preciso di riferisci – quando siamo stati chiusi in quel container, ricordi? Mi dicesti che non mi avresti lasciata andare, che non mi avresti mai abbandonata, che mi avresti sempre salvata, che lo volessi o meno, qualsiasi cosa fosse successa. Mi spiace di aver pensato che fosse un’altra delle tue promesse senza senso”

Ok, adesso davvero non sa se ridere o piangere, perché si è appena reso conto di una cosa…

“Teresa, tu non hai mai creduto che ti abbia baciata quel giorno solo perché volevo dimostrare qualcosa a Annie, vero?- fa quel sorrisetto, quel dannato sorrisetto che fa ai criminali quando li smaschera, e adesso lo fa a te, sua moglie? Fa il mentalista con le tue emozioni? Le cose sono tre. O ha istinti suicidi, o è idiota, o non gli importa di dormire sul pavimento del salotto per il resto della vita – certo che volevo provare qualcosa, ma a me stesso. Volevo – si massaggia il collo, nervoso per l’ammissione che sta per fare – volevo dimostrare a me stesso che era semplice attrazione fisica, che una volta che ci fossimo abbandonati ai nostri istinti, sarei stato a posto.”  

“Perciò, per dimostrare che eravamo solo animali in calore, invece di venire a casa mia e spogliarmi e ammanettarmi al letto – sorride compiaciuto dell’immagine, pregustando l’idea di te, nuda, su letto, ammanettata alla testata (probabilmente hai fatto bene a prendere un letto in ferro battuto), immagine che ha deciso di rendere reale appena potrai nuovamente essere soddisfatta (e la povera Abby, intanto, è diventata rossa come la mela di Biancaneve) – mi hai chiesto un appuntamento, hai fatto il perfetto gentiluomo, e hai aspettato due mesi, dopo che ci conoscevamo da anni, per portarmi  a letto? Tutte stronzate, Mentalista. Tu eri pazzo di me”

“Tu non eri certo da meno. Credi non mi fossi accorto che tutte le volte che ti sfioravo le ginocchia ti diventavano molli?”

“Signora Jane, cosa le hanno dato?” Abby si fionda su di te e legge la cartella, terrorizzata che qualcuno possa aver compromesso il travaglio dandoti morfina o chissà cosa.

“Teresa, preferisco Teresa. Tra l’altro, non mi faccio nemmeno chiamare Jane al lavoro, Tecnicamente, sono sempre Lisbon”

“Bisticciare con me ha quest’effetto. So che non lo direbbe mai di una relazione normale, ma, andiamo – le dice lui rivolgendole quel sorriso fascinoso da principe azzurro che fa andare su di giri tutte le donne eterosessuali e tutti gli uomini omosessuali – c’è forse qualcosa di divertente nell’essere normali?”

“Se scopro che mi hai ipnotizzata, sei morto, Jane”  gli dici sorridendogli, mentre lui ti fa il  baciamano.

“La dilatazione è di quasi 10 cm, perciò è giunto il momento. Non devi preoccuparti Teresa, tu non sei piuttosto minuta, ma il bambino è proporzionato a te, perciò non varai troppi problemi. Il parto sarà relativamente veloce e indolore.”

“Guai a te se svieni, Patrick” gli dici mentre, di nuovo, ti bacia la mano che tiene tra le sue; non è per il senso di bisogno che avverte nella tua voce che sa che non lo farà (anche se sa che potrebbe sentirne la necessità); ha fatto quest’errore una volta, già una volta non ha assistito a questo miracolo, e questo è un errore che non intende ripetere. Ha fallito nei confronti della sua prima famiglia, non ha intenzione di fallire con voi, con te; quella notte, nel container, ha capito che la vita gli aveva dato una seconda possibilità, e si era ripromesso di, giunta la giusta opportunità, fare tutto il possibile al riguardo, e ha ogni intenzione di mantenere quella promessa.

Pochi minuti dopo, vestito con abiti sterili, è al tuo fianco in sala parto, e lo guardi negli occhi, anche se non li puoi vedere, così pieni di lacrime, di gioia, ma sempre lacrime, che rendono le sue brillanti iridi più scure del solito; in silenzio, piangi, e baci la sua mano, come lui fa spesso e volentieri.

“Sverrai” gli dici, certa che ti abbai fatto uno dei suoi giochetti. Deve averti ipnotizzata senza che tu te ne accorgessi.

“Sei meravigliosa Teresa, e io ti amo, lo sai, vero?” ti sussurra mentre ti accarezza i capelli. Vuole una piccola te, una mini Teresa, una copia di Annie.

“Voglio altri figli da te, Patrick, e voglio che ti racconti loro della sorella maggiore – gli dici, sul punto di svenire per il dolore tra una spinta e l’altra, tra le lacrime e le grida – so che dovremo aspettare che siano grandi per dire loro cosa è veramente successo alla tua famiglia.”

“tu sei la mia famiglia, Teresa, tu, questo bambino, i tuoi fratelli, Claire, Annie e Tony”

“so che dovremo aspettare che siano grandi per dire loro cosa è veramente successo alla tua famiglia, e so che sei ateo, ma – piangi, spingi, urli, tenendolo per mano – ma voglio che sappiano che la loro sorella maggiore è in cielo con gli angeli, e da là starà sempre al loro fianco, qualsiasi cosa accada”

“Patrick, Teresa deve respirare e spingere, ok?”

“Patrick, promettimi che glielo diremo”

“Sì, te lo prometto Tess… ma tu…spingi, ok? Ascolta Abby, va bene?”

“E’ importante per me, Patrick. Mia madre mi ha cresciuto secondo la fede cattolica, mi ha sempre detto che il mio angelo era al mio fianco a vegliare su di me, credere che fosse in un posto migliore, che fosse stata chiamata in cielo per una ragione, mi ha fatto andare avanti quando è morta. Sei l’amore della mia vita, ma non voglio che i nostri figli siano atei come te. Hai detto che pensavi che Dio ci avrebbe premiato per tutto quello che abbiamo fatto, che avrebbe fatto sì che nostro figlio fosse sano e felice. voglio credere che tu dicessi sul serio…”

“ancora un paio di spinte e ci siamo, Teresa, la testa è già fuori!”

“Sposami Patrick. Promettimi che ci sposeremo di nuovo, un giorno. Ti amo, ho amato il nostro matrimonio, ma voglio ciò che hanno avuto i miei genitori, voglio il matrimonio in bianco, in chiesa, davanti a un prete…”

“Tutto quello che vuoi, ma prima un’ultima spinta. Nostro figlio non può più aspettare di incontrarci…”

“Teresa, ancora una volta. Patrick, vuole venire a tagliare il cordone quando il piccolo sarà fuori? – Abby fa una pausa, e prepara le forbici chirurgiche, dandole a Patrick, che intanto ti ha lasciata per raggiungere la dottoressa – nome?”

“Patrick Jane e Teresa Lisbon Jane” risponde guardando la testa del piccolo, nelle mani di Abby, perso in quella visione.

“Patrick, conosciamo i vostri nomi. Intendevo il nome del bambino”

“Oh, scusate, giusto- fa una pausa respira, e la sua mente cola a una notte a casa vostra, a tutti voi, insieme, a discutere di nomi – Lucas Edward Jane se è un maschio, e sarà maschio, o Juliet Teresa Jane se è femmina”

“Scommetto che sua moglie era alla prima gravidanza…. – Abby sorride e si volta verso una delle infermiere – Ehy Carla, scrivi che Lucas Edward Jane è nato alla 4 e 36 del pomeriggio del 17 settembre!”

“E’ un maschio! –urla di gioia mentre Abby guida la sua mano nel taglio del cordone, facendo risonare nella stanza il primo pianto di Lucas, di vostro figlio, il vostro primogenito – Teresa, è un maschio, e ho visto gli occhi mentre piangeva e…”

“Ma perché devi sempre avere ragione?” gli sussurri semi addormentata mentre Abby ti porta Lucas, avvolto in una coperta azzurra, già pulito, fresco e profumato, mettendotelo tra le braccia.

“E’ biondo, Lucvas è biondo come te. Ha i tuoi stessi capelli… l’ho sempre immaginato con i ricci biondi come te…” piangi mentre tieni tuo figlio tra le braccia, e Patrick, che ti sostiene, non è da meno.

“Ha anche i tuoi occhi. Ha capelli ricci biondi e occhi verdi. È il nostro mix perfetto. La gente lo scambierà per il fratellino di Tony” Ride, piange, ti accarezza e a malapena si accorge che ti sei addormentata col piccolo tra le braccia.

“Patrick, sua moglie deve riposare, e dobbiamo fare un paio di controlli di routine a Lucas. Sono arrivate delle persone per voi, perché non esce a parlare con loro?” Abby gli si avvicina, premurosa, e lo osserva, pensando che, qualsiasi cosa sia successa alla primogenita di quest’uomo, lui doveva essere, e sarà senza dubbio, un buon padre.

Vi bacia e esce, senza però staccare gli occhi da voi fino a che è fuori dalla porta.

“Teresa e Lucas stanno bene – dice a Cho, Rigsby, Van Pelt e Mick (Claire, che lui presume essere nuovamente incinta, è a casa coi bambini, e gli altri tuoi fratelli non hanno potuto venire; Robbie è ancora in missione in Afganistan) – abbiamo un bambino, è un meraviglioso maschietto, perfetto!”

“Jane, sono così felice per voi!” gli dice Grace abbracciandolo, dando le spalle al suo ragazzo che butta delle banconote nella mano di Cho (come sapesse questo, è un mistero).

“Vi abbiamo preso una pianta – gli dice Rigsby, seccato, porgendo a uno stupito Jane un vaso di ceramica- è stat un’idea di Grace, dice che i fiori non sarebbero durati, ma che una vera pianta sarebbe cresciuta col bambino”

“Quando Lucas sarà grande, avrà ancora questo Ficus Benjamin, non è meraviglioso?”

“Come sta Tess?” Mick è decisamente eccitato (è la prima volta che diventa zio), ma più che tutto è divertito, perché, davvero, l’aria sognate di Patrick è sempre uno spasso per lui…

“Dopo avermi ricattato con successo affinché la sposi nuovamente, ma stavolta con rito religioso, tua sorella ha fatto ritorno nella sua stanza, dove a quest’ora lo staff dovrebbe aver portato anche Lucas..”

“Com’è? Ha preso da te o dal capo?” Grace saltella con le mani giunte, battendole ogni tanto, estasiata, e Wayne avverte un’improvvisa ondata di terrore: le piacciono un po’ troppo i bambini, ed siete tutti certi che, una volta visto Lucas, chiederà al poveretto di mettere in cantiere un’erede anche per la loro, di dinastia…

“Se la signorina vuole, può vederlo da sé – Patrick si volta, e trova Abby alle sua spalle, che, mettendogli una mano sulla spalla, cerca di calmarla, ancora eccitato com’è dagli eventi- La signora Jane è nuovamente sveglia, ed il bambino è con lei. Se non sarete troppo rumorosi, potete andare a trovarli.”

“Il bambino è nato? Posso vederlo? Per favore, Zio Patrick!” Il team, Patrick e Abby si voltano verso la provenienza della voce, verso la Lisbon in miniatura che si è materializzata intorno alle gambe di Patrick, tutta sorrisi e lusinghe per convincere il suo zio (acquisito) preferito.

“Oh, no, lo sapevo! Volevo arrivare prima che nascesse! La baby-sitter è malata, così ho dovuto supplicare la vicina di tenere Tony! – Claire si avvicina, e salta tra le braccia di Patrick, abbracciandolo stretto, con le lacrime agli occhi (poco dopo, tuo marito ti farà notare che fino a un secondo prima era leggermente seccata) – Patrick, sono così felice per te e Tess! È un maschio o una femmina? Che nome avete scelto?”

“Se promettete di non fare troppo rumore e di essere veloci, vi lascio entrare – si ripete Abby, sorridente, mentre li guida verso la tua stanza, assieme a Patrick una camera singola, dove tu sei seduta, a letto, intenta ad ammirare il neonato nella culla accanto a te, mentre, inconsciamente, giochi con la croce di tua madre che ti sei rimessa al collo appena risvegliata– Teresa è sveglia ma ancora debole, e deve riposare.”

“Ho portato visite e doni” ti dice Patrick baciandoti la tempia, e tu sorridi, abbracciando e baciando ciascuno di loro, uno  a uno.

“Posso tenere in braccio il bambino? Papà mi ha dato Tony solo dopo che lo ha tenuto Zia Tess!”

“Solo se ti lasci aiutare da Zio Patrick, però- guardi, con sentimento, la scena, tuo marito che aiuta la bambina di sei anni a tenere in bracci un neonato (chiedendoti se vedrai ancora questa scena, magari però con Patrick che aiuta Lucas), e prima che tu te ne possa rendere conto, il tuo fratellino preferito e sua moglie sono al tuo fianco a godersi la stessa scena- è meraviglioso, vero?”

“E’ il nostro perfetto mix, sapete? – gli spiega Patrick col piccolo ancora in braccio, occhi solo per lui, lacrime in quelle meravigliose orbite blu – c’è un po’ della sua mamma e un po’ del suo papà in questo campione. Ha i miei ricci biondi, ma i suoi occhi, sono verdi come quelli della mamma e della piccola Annie e di Tony. Tra l’altro – aggiunge scherzando, col suo tono alla Patrick Jane (perché sa essere serio, ma non troppo  a lungo)- credo che la struttura muscolare e scheletrica collimino con le mie, anche se è un po’ presto per dirlo. Ma la voce… se l’aveste sentito urlare capireste subito che ha la voce di Teresa! – fa una pausa, guardando di nuovo il bambino, suo figlio, vostro figlio, con le lacrime agli occhi- è.. è perfetto, il nostro piccolo, perfetto e incredibile miracolo…”

“Fisicamente, assomiglia molto a Tony, e Patrick scherzava che li scambieranno per… - ti fermi un secondo, bocca spalancata, colpita da una rivelazione improvvisa, e ti chiedi come hai potuto non vedere una cosa del genere. E dici di essere un bravo poliziotto -  Mick, quella volta che sei venuto da me, hai subito riconosciuto Patrick senza che io te lo presentassi. Come mai non hai avuto il minimo dubbio che lui fosse davvero Patrick Jane?”

“Oh, beh, tu mi avevi detto di lui, insomma, parlavi sempre e solo di lui, lui era praticamente il tuo unico argomento di conversazione e…”

“Mick”

“Claire mi ha detto che gli avevi descritto il tipo, e lei lo ha descritto a me, e mi ha detto..ehm..tutto”

“Mick, tu e Claire non mi avete fatto tenere in braccio Tony per prima perché aveva occhi verdi e ricci biondi, vero? Non avreste mai cercato di manipolarmi nell’ammettere che nutrivo dei sentimenti per Jane, no?” Oh, le tue belle domande-affermazioni…

“Io non lo avrei mai fatto, non ho istinti suicidi – fa una pausa – l’idea infatti è stata di Claire”

“Mick, quante volte vi ho detto che non dovete interessarvi della mia vita privata, e dovete farvi i vostri affari,insomma, credevo che…”

“Papà, perché non mi dai un fratellino o una sorellina invece che il Pony?”


 E ora, per quanti siano pochi fino ad ora, commenti, commenri, e commenti! (se commenterete 9 mesi in seguito a questa nota, il vostro commento sarà commentato nel capitolo successivo)... perciò...

kocca: so che mi adori, ma io aodro sentirmelo dire, perciò, ripetilo pure quanto vuoi, io non mi annoio dic erto :) Il punto di Annie è quello; il piccolo è importante, ma lei è l'anziana dell'ultima generazione, perciò, almeno, le va lasciato il suo nome.

sasita: spulcia, spulcia pure! Ehh..e dovresti vedere teresa cosa fa al povero patrick nel capitolo 16, e anhce in altri... tu non sarai maniaca, ma credo ceh Tess lo sia un po'. Annie egocentrica? certo, lo zio le ha passato tutte le sue brutte abitudini. il paragrafo dei nomi: il secondo nome di Annie è Teresa, mentre quello di Tony è Edward, perciò, usando come secondo nome il secondo nome dei nipoti, vengono Lucas Edward a Juliet Teresa jane (adesso sappiamo che è Lucas Edward Jane); sono però fermamente convinta che Jane volesse chaiamrlo PJ (Patrick jane Junior)... Simon Baker che assomiglia a Jane è meta-fiction, in un certo senso; mi sono ispirata ad una vecchia scena di X-men (sì, leggo fumetti, ok?) in cui wolverine va a teatro a vedere uno spettacolo con Hugh Jackman, e tempesta gli dice "ti assomiglia" "no tempesta, non credo proprio" emntre JACKMAN è QUELLO che ha interpretato nei film wolverine...

soarez: Mick, sa essere stupido ma dolce e difensivo, a volte. davvero, è tutto joey. sì, hai detto a me che adori certe cose della squadra, io pure. mi piace credere che jane adori tutti quanti loro... Rigsby...sapete come la penso, no? cucciolone tonto. JANE, è JANE, DAVVERO, insomma, tutte ce lo immaginiamo a spiegare come nascono i bambini tanto per secccare mick e teresa, no? Becker già commentato (a proposito, qualcuno di voi vedeva the guardian? non trovate che sia cambiato tnatissimo in dieci anni? sembrava molto più giovane dei suooi poco più di 30 anni dell'epoca!)

   
 
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