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Autore: ellephedre    21/06/2010    17 recensioni
Raccolta di episodi erotici legati alla mia saga di Sailor Moon.
1 - Rei/Yuichiro I, continuazione della scena nella parte 12 di 'Verso l'alba'
2 - Usagi/Mamoru I, tra Interludio scena 3 e prima di 'Verso l'alba'
3 - Ami/Alexander I, tra le parti 11 e 13 di 'Verso l'alba'.
4 - Rei/Yuichiro II, l'estate precedente a 'L'indole del fuoco'.
5 - Usagi/Mamoru II, all'interno del quarto capitolo di 'Oltre le stelle'.
6 - Rei/Yuichiro III, tra la parte 13 e 14 di 'Verso l'alba'
7 - Ami/Alexander II, prima della parte 13 di 'Verso l'alba'
8 - Usagi/Mamoru III, un anno dopo Oltre le Stelle
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Mamoru/Marzio, Rei/Rea, Usagi/Bunny, Yuichiro/Yuri | Coppie: Mamoru/Usagi, Rei/Yuichiro
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Red Lemon Note (da leggere prima della storia)
Alcune traduzioni necessarie :)
- undress = spogliare, verbo riflessivo.
- properly = nel modo giusto.
- just = solo.
- well = bene; come intercalare può essere paragonato a 'beh'.
- still = fermo, immobile (aggettivo).

Red Lemon

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


2 - Ami/Alexander I

Scena ambientata tra le parti 11 e 13 di 'Verso l'alba'

... finito.
Aveva terminato l'ultimo esercizio presente nel libro.
Ami sfogliò il volume fino alle pagine finali, arrivando alla sezione dedicata alle soluzioni.
Le pagine arancio pastello emanavano il buon profumo dei testi nuovi. I contenuti si erano dimostrati all'altezza delle aspettative che si era formata in libreria: il testo aveva promesso di mettere a dura prova anche la migliore delle preparazioni in materia di studio di funzioni ed era esattamente ciò che si era dimostrato in grado di fare. Gli esercizi l'avevano regolarmente sfidata e intrattenuta; oramai era certa che nessuna domanda d'esame avrebbe mai potuto sorprenderla.
Era stato quasi un peccato non averlo trovato prima: se avesse avuto modo di esercitarsi su quel libro, sicuramente non avrebbe sbagliato il problema presente nel test d'ingresso alla Todai.
Non era stata informata su quale fosse stato l'errore che le aveva impedito di raggiungere il punteggio pieno, ma lei era sicura che c'entrasse quell'unico studio di funzione su cui si era ritrovata a spendere due minuti oltre il tempo necessario per ogni domanda. Naturalmente non vi erano state indicazioni su tempi da seguire o rispettare per fornire ciascuna risposta; era stata lei stessa ad elaborarli dopo un rapido calcolo, appena aperto il test e una volta verificato l'effettivo numero di domande per ciascuna tipologia. Secondo la sua esperienza, organizzarsi con una tabella di marcia indicativa era il metodo migliore per dare l'assalto ad una prova elaborata per non poter essere completata. A tal fine, era indispensabile essere abituati a una simile modalità di lavoro e sapersi cronometrare mentalmente durante lo svolgimento di ciascun esercizio, ma, se si era calmi, precisi, preparati e metodici, il successo era assicurato.
Confrontò la soluzione con lo svolgimento sul proprio quaderno e sorrise di soddisfazione: dominio, derivate, limiti, punti stazionari e di flesso. Tutto giusto, compreso l'elaborato grafico. Metodo, non ci voleva altro.
Chiuse delicatamente il volume e accarezzò con un dito il tomo posato all'estremità della scrivania. Dopo tanti esercizi matematici, un ripasso di storia era l'ideale: ricostruire le logiche dietro gli avvenimenti passati era quasi come raccontarsi la trama di un libro. Mancava il fattore imprevedibilità, ma imperava il realismo e ciò bastava a renderne interessante lo studio.
Nella stanza risuonò un acuto e supplicante miagolio.
Imprimendo una lieve spinta alla sedia, Ami si voltò.
Ale-chan era salito sul letto e si stava strusciando con affettuoso entusiasmo alle lunghe gambe lì distese. Dopo aver allungato brevemente una mano oltre i voluminosi cuscini posati sulle ginocchia, Alexander iniziò a spostare di lato l'ingombro, assieme al testo d'esame di Fisica II.
Ami si alzò e raggiunse il gatto prima di lui, sollevandolo tra le mani. «No no, non devi disturbarlo.» Accarezzò il pelo morbido sulla piccola pancia.
«No.» Alexander recuperò il proprio libro e terminò rapidamente un ultimo appunto. «Ho finito un capitolo. Faccio una pausa.»
Ami contemplò il gattino che si dimenava tra le sue mani. «Me ne prendo una anche io.» In fondo, era una buona idea.
Alexander allungò le braccia in avanti, stiracchiandosi lievemente. «Hai già terminato gli esercizi?»
«Sì. Era un buon libro.» Piccole e affilate unghie trovarono la pelle sul dorso della sua mano, costringendola a posare il suo nuovo felino sul materasso. Secondo il veterinario, Ale-chan aveva all'incirca tre mesi e il continuo desiderio di giocare era tipico della sua giovane età.
Alexander liberò un suono divertito. «Se fosse un cane lo porterei a fare una passeggiata, ma lui si accontenta di molto meno.» Lo dimostrò chinandosi in avanti e lasciando dondolare per aria i lunghi fili spessi che sporgevano dal cappuccio della sua felpa sportiva. Ale-chan si precipitò ad attaccarne uno, solo per saltare immediatamente di lato e dare l'assalto all'altro.
Sorridendo, Ami si sedette sul letto. «È per questo che viene da te. Lo fai giocare.»
«Per forza.» Una mano di lui andò a nascondersi per bene dentro la manica della felpa. «Guardalo, è troppo comico.» Col braccio protetto Alexander finse un attacco improvviso verso l'ignaro felino. Ale-chan finì sul letto con la schiena, afferrando con tutto il corpo il pugno nella felpa e mordendolo come se ne andasse della sua stessa vita. Ebbe luogo una lotta feroce.
Ami strinse le labbra tra loro, gli angoli puntati verso l'alto: il gattino era buffo, ma di veramente comico c'era solo il modo in cui Alexander si divertiva a giocarci.
Allungò una mano per tentare di calmare uno dei due contendenti. «È stato bravo ad aspettare per tutto questo tempo.» Usò il pollice sulla fronte di Ale-chan, avendo imparato che un movimento circolare su quel punto tendeva a rilassarlo.
Alexander gettò un'occhiata alla sveglia sul comodino. «Sono già le sette.»
Sì. Avevano studiato per quattro ore di fila, concentrandosi a dovere. «Hai fame?»
«Non ancora. Tu sì?»
Lei scosse la testa. «Forse tra un'altra ora. Pensavo di iniziare un ripasso generale di storia.»
Ale-chan aveva abbandonato la testa all'indietro. La mano sullo stomaco aveva smesso di tormentarlo, iniziando invece ad accarezzarlo.
«Secondo me dovremmo fare come lui.»
Ami osservò il gattino. «Dormire?» Perché era quello che stava per fare Ale-chan, il cui spirito combattivo si era esaurito con la rapidità di una fiammella.
«Pensavo più a rilassarci.»
L'inflessione nel tono la spinse ad alzare lo sguardo.
Con le sopracciglia lievemente sollevate, Alexander stava contemplando il gatto tra le loro mani come se avesse in mente tutt'altro. «Anche se non credo che tu ti rilasseresti, se ti facessi la stessa cosa.» Massaggiò apertamente la pancia di Ale-chan.
Ami evitò il rossore propendendo per un sospiro rassegnato. «Sei sex-obsessed
«Se non lo sei anche tu, ho sbagliato da qualche parte.»
«A me piace moderatamente.»
Lui fermò ogni movimento, d'improvviso immobile.
Ami si morse le labbra. «Voglio dire che mi piace nel giusto e il giusto è moderato.»
«In questo caso il giusto è passionale.»
La passione non era il suo forte, però... «Non volevo dire che mi piace moderatamente. Con te.» Sarebbe stata una bugia.
Alexander trasformò l'espressione pensosa in un sorriso furbo solo sugli angoli. «Me n'ero già accorto.» Diede un buffetto col pollice al muso di Ale-chan, ormai caduto nel mondo dei sogni felini. «Però se tieni a rassicurarmi, non mi oppongo.»
Ami raccolse le mani sul grembo e lo osservò attentamente. «Mi sembri già abbastanza sicuro.» Ne aveva tutte le ragioni, lo sapevano entrambi.
«Può darsi, ma il moderatamente ha colpito duro.»
Era una finta per incastrarla. «Mi dispiace. È stato un lapsus.»
Lui tornò dritto, ridendo sommessamente. «Dimostrarlo ti spaventa ancora?»
Spaventare non era il verbo corretto; era più giusto dire che la imbarazzava fino alla radice del più piccolo bulbo pilifero. «Non dovrebbe trattarsi di dimostrare nulla.»
Alexander smise di divertirsi. «Certo che no.» Con uno sguardo ad Ale-chan, si spostò di lato, scendendo in parte dal letto per sedersi di nuovo accanto a lei. «È una presa in giro, so che lo sai. E so anche che ieri ti sei sentita un po' a disagio, però-»
Ami sentì il bisogno di specificare. «Quello è sparito subito.»
Lui annuì. «È solo per questo che insisto. Mi piace imbarazzarti in senso buono, non crearti un disagio serio. Vorrei essere sicuro che non succeda mai.»
Ami fissò l'aria tra loro: Alexander se n'era assicurato a tal punto da finire col trattarla coi guanti per quasi un anno intero. «Se una cosa mi infastidisce, lo chiarisco.» La perplessità che ricevette in risposta la costrinse a specificare. «Lo chiarisco a voce. Altre reazioni... sono naturali per me, ma non significa che-»
«Che tu non voglia?»
«Più o meno.» A quelle conclusioni erano arrivati entrambi dopo le più recenti esperienze, ma metterle giù a parole era sempre la scelta migliore.
Lui le passò una mano tra i capelli, dietro l'orecchio. «Beh, la sfida insita nella contraddizione mi attira.»
Oh, ne era perfettamente cosciente. «Ti piace farmi uscire dal guscio delicato senza rischiare di romperlo.» Quello era lo scopo delle battute varie di... sempre, un po' la base del loro rapporto fino a quel momento.
Alexander inclinò la testa, solo lievemente sorpreso. «Sì. Perché so che sei delicata fuori e forte dentro.»
Ami annuì. «E quando una cosa non mi piace dico di no. Siccome non ti ho mai detto no, non devi pensare che non mi piaccia.»
Le rispose un sorriso. «Stai sabotando una miriade di reazioni future.»
«No, so che le terrai in considerazione, voglio solo assicurarti che... il mio non sarà mai un disagio vero. Con te provo un imbarazzo... piacevole.» Se esisteva una cosa del genere.
«Ti prendo in parola.» Lui si sporse in avanti, tanto che arretrare fino a sdraiarsi per lei fu inevitabile.
Erano tornati a giocare.
Ami liberò un sorriso. «Da questo lato sarà scomodo.»
Alexander voltò la testa, fissando l'attenzione sul felino addormentato al centro del letto. «Ora mi libero dell'intruso.» Si alzò e lo prese piano tra le mani a coppa, portandoselo contro il petto. Senza quasi fare rumore, uscì dalla stanza.
Ami lisciò le coperte, serena. Avrebbe fatto una pausa più lunga di quella che aveva avuto in mente, ma un po' di relax condito d'amore non faceva mai male. Senza alzarsi, si allungò verso la sedia, sistemandovi sopra il gilet blu indossato fino ad un attimo prima. Si chinò, eliminando con due gesti tranquilli le calze basse.
Forse stava facendo davvero dei progressi: l'imbarazzo assassino del giorno precedente sembrava quasi un mero ricordo.
Ci rifletté un attimo. E arrossì.
No, non era del tutto passato. Nonostante le intenzioni, neppure il giorno precedente aveva sperimentato cosa volesse dire esattamente stare... sopra. Alexander non era rimasto né sdraiato né fermo, perciò era difficile sostenere che la situazione fosse stata del tutto nelle mani di lei. Eppure, era stato proprio il faccia a faccia, seduti, a rendere l'atto ancora più intimo. L'imbarazzo non le era derivato tanto dalle necessità di comandare movimenti che di fatto non aveva controllato, ma dal modo in cui era stata guardata. Sguardi da cui si era protetta con baci. Toccata. Sulla schiena, sui seni, a piene mani. Accarezzata. Dappertutto.
La invase una vampata di pudore in fuga.
«Pensi a cose belle?»
Sobbalzò.
Dietro di lei Alexander rideva, le mani appoggiate sul letto. «Capito, a cose piacevoli.»
Ami deglutì. «Non si è svegliato?» Cambiare discorso in quel momento le sembrava quasi vitale.
Lui scosse la testa. «Il mio omonimo conosce l'arte della discrezione. Dorme pacificamente.» Si ritrasse, tornando dritto e completamente in piedi. Senza perdere altro tempo, usò entrambe le braccia per sfilarsi la felpa nera da sopra la testa.
Ami fissò di proposito lo sguardo sui cuscini: non aveva ancora imparato a godersi apertamente altre viste. Le sembrava sfacciato, anzi, addirittura sfrontato guardare una persona con l'intensità che si poteva dedicare ad un oggetto che non si riusciva a smettere di fissare. Poiché avrebbe fatto così con Alex, le pareva più educato-
«Undress yourself
Gli scrupoli se li metteva solo lei. Sospirò. «Non preferisci farlo tu?»
«Mi diverte, ma io ho già pensato a me stesso.»
O quasi, visto che indossava ancora i jeans blu, per quanto aperti.
Ami portò le dita alla camicia e iniziò a estrarre i bottoni dalle asole con rapida efficienza.
Lo sentì farsi vicino. «Non così.» La risata bassa le cadde vicino all'orecchio in un bacio leggero.
Il sorriso le si allargò. «Se ti aspettavi che accogliessi l'ordine in un modo diverso, correvi troppo.»
«Infatti era un sogno proibito.» Lui la aiutò con i rimanenti bottoni, calmo. «Ma se si fosse avverato, sarei andato direttamente in paradiso.»
Ami gli accarezzò il collo. «Un giorno.» Percorse la linea calda della sua clavicola.
Alexander le infilò le mani dentro la camicia aperta, cingendole la vita. «Il paradiso è adesso.» Le aprì la bocca con la propria.
Immergersi nel bacio che esaltava ogni senso per lei fu semplice, naturale come sempre. Potersi abbandonare su un fianco, sdraiarsi e accarezzarsi, era invece un nuovo tipo di sollievo di cui non era più certa di poter fare a meno. Come una calamita, non poteva e non voleva allontanarsi da lui, prendeva energia dalla loro stessa vicinanza. Lo toccava e diventava un tutt'uno con le sensazioni che le attraversavano il corpo, con la desiderata tensione che iniziava a farle fremare l'animo, con i brividi che partivano dalla pelle nuda del suo stomaco, che andavano intensificandosi man mano che le dita di lui massaggiavano più in alto, piano, percorrendo attentamente ogni centimetro, sempre un po' più su e un po' più...
Un pollice solleticò per ben due volte la cucitura inferiore della coppa del reggiseno, nel punto in cui il tessuto incontrava la pelle. La terza volta, il contatto si fece di proposito più leggero.
Il piacevole tormento le provocò un debole mugugno di protesta, soffocato tra le labbra di entrambi.
Lui portò la bocca al suo orecchio e la mano sulla sua schiena. «Quando fai così» mormorò con un soffio da brividi, «it's very» le catturò il lobo tra le labbra, «very sensual.» Armeggiò senza fretta col gancio del reggiseno.
Per non far tremare troppo la voce, Ami dovette controllarla. «Così come?» Si spostò per guardarlo in faccia.
Per un brevissimo istante, lui parve soprattutto concentrato; quello dopo, il reggiseno si allargò, slacciato.
La risposta arrivò quando il pollice e l'indice di lui iniziarono insieme uno scrupoloso lavoro sul più vicino dei seni liberati.
Le si bloccò in gola il respiro. Fu inchiodata alle sensazioni dagli stessi occhi chiari che la fissarono per tutto il tempo, come se non volessero perdersi nemmeno un istante di ciò che lei stava provando.
La forza del proprio respiro minacciò di assalirla e per fermarla Ami chiuse le labbra. Non abbastanza in fretta. «Hmm...»
«Così.» Alexander le trovò di nuovo la bocca con la propria, circondandole la schiena per intero prima con un braccio e poi con l'altro. Prima che lei potesse fare altro, lui si sdraiò sulla schiena, portandola sopra di sé.
Infilandogli le dita tra i capelli, Ami perse qualche lungo momento ad accarezzargli la nuca: Alex non lo aveva mai detto, ma quel tipo di carezze lo trasformavano in un essere molto simile ad Ale-chan. O quasi, a giudicare dalle mani che erano scese lungo il suo corpo, ad insinuarsi dal basso sotto la sua gonna corta.
Sorridendo, lei si staccò dal bacio. «Let's undress properly
Lui non si disturbò nemmeno ad annuire: alzò il bacino e tirò giù i pantaloni. Finì il lavoro col solo movimento delle gambe.
Lievemente sbalzata in avanti, Ami ridacchiò sommessamente. Tirandosi un po' indietro, iniziò a togliere la camicia per una manica.
«Forse non dovresti.» Una mano le salì dallo stomaco al petto, sotto il reggiseno che non teneva più nulla. «Questo look mi piace.»
Lei si perse in un momento di divertimento e imbarazzo. Per riuscire a parlare, abbassò le palpebre. «Pensavo...» Percorsa da piacevolissimi tremolii, strinse le coperte tra le dita. «Non pensavo che... ti sarebbe piaciuto tanto.»
Lui si fermò. «Cosa?»
Sentendo le guance accaldate, Ami posò le dita sopra la mano che la toccava. «Questo.» Massaggiò appena.
Lui alzò un sopracciglio. «Questo?» Catturò completamente il suo seno sinistro nel palmo.
Lei annuì, serena. «Non è molto grande.» La sua non era mai stata una paura vera e propria, e nemmeno vergogna, ma non avrebbe mai immaginato che quella parte del suo corpo avrebbe finito col suscitare un tale interesse in lui.
Alexander continuò a dimostrarglielo spostando verso il basso il reggiseno che ancora lo ostacolava, impigliandolo per metà nella camicia e nelle braccia. I suoi occhi verde-azzurro si scurirono fino a farsi quasi turchesi sotto la luce della finestra, mentre lui andava a riempirsi tutte e due le mani di lei. «Anche quando non l'avevo ancora visto, io lo trovavo elegante.»
Ami lo distolse dal suo gioco spostandosi allegramente di lato. Si sdraiò su un fianco. «Elegante è un po' come moderatamente, no?» Nel mondo degli scherzi almeno, perché in realtà era un complimento bellissimo nella sua sincerità.
Lui annuì con un sorriso largo. «Stavo solo cercando di non farti avvampare, ma visto che ho il via libera con gli aggettivi...» Aprì il bottone della sua manica e cominciò a sfilarle l'ultima parte della camicia. «È... invitante. Provocante. Splendido. Da mordere.»
Il sangue le salì pericolosamente vicino al naso. «Non è un aggettivo.»
Lui si sbarazzò del reggiseno. «Lo è 'gustosa'. Dopo averti assaggiato, era l'unica parola che avevo in mente.» Si chinò a baciarle il collo.
L'istinto la spinse a tentare di fermarlo nella discesa. Ci mise poca convinzione e non servì a niente. Quasi subito sentì il seno destro sparire in una morsa umida e bollente.
Si tese come una corda di violino, bloccata dal braccio attorno alla vita.
«Se...» La bocca di lui si strinse sulla sola punta. «Se fosse stato veramente piccolo, avrei potuto mangiarlo tutto. Invece...» Schioccò un bacio leggero sul turgore nato solo per lui. «È piccolo solo questo.» Lo prese tra le labbra, dando vita al meraviglioso supplizio di una lenta suzione e, poco dopo, alla tortura tentatrice di un continuo contatto col dorso della lingua, mai ferma.
Trattenendo a fatica i pesanti sospiri, lei avvolse le braccia attorno alla sua testa, pervasa dalla sensazione di proteggersi e concedersi insieme. Scese con le mani, trovandogli le spalle, il braccio. Lo toccò e lo accarezzò attentamente proprio lì, avanti e indietro, dove di sottile e delicato non vi era nulla. Sfiorò l'incavo appena sotto, generando in lui un brivido e forse una risata, che si trasformò in lieve morso.
Lei gli sobbalzò tra le braccia.
«Fa male?»
«C-cosa?» Fu un ansito.
«Non qui.» Forse per pietà, il bacio morbido si posò solo su una curva lontana dal punto tormentato. La mano che invece si intromise sotto la sua gonna, indugiando sulla linea dell'inguine, fu meno clemente. «Qui.»
Ami gli cercò il polso alla cieca, trovandolo subito. «No, è meglio di... no.»
Lui spostò la testa abbastanza da guardarla. «La prima volta ti aveva fatto...» sorrise, «male lì.»
Un piacevole e intenso dolore generato dalla mancanza di contatto, ma... Scosse il capo. «È già tanto quello che... stai facendo.» Aggrottò la fronte, nervosa. «Credo di riuscire a reggere una cosa sola alla volta.»
La risposta persistette nel tono leggero. «Senza provare non puoi saperlo.»
Oh, invece lo sapeva: stava morendo di caldo già ora e non in una maniera del tutto confortevole.
Gli occhi chiari di lui persero serenità e tornarono al suo livello. «È solo... pleasure, Ami. Sarà solo quello.»
Lei considerò a lungo la risposta migliore e Alexander ebbe il tempo di precederla. «Cosa c'è di diverso da ieri?»
Le uscì un sorriso. «Tu sei completamente lucido, adesso.» Anche se il fatto stesso che gli fosse sfuggita l'evidente differenza era una prova della sua confusione.
«Lucido? Sono in uno stato di pazzia. Pazzia buona, perché toccarti mi genera un'incredibile...» La abbracciò. «Anticipation
Un'attesa della pregustazione finale? Hmm... «Potremmo...» Gli baciò delicatamente la bocca, quasi solo sfiorandola. «Potremmo passare direttamente alla... fine.» Lei era più che pronta ad abbandonarsi ad un momento che fosse di totale e favoloso oblio per entrambi.
Per qualche attimo parlò per lui un silenzio interdetto. Poi, apparve un'improvvisa comprensione. «Ti ricordi di cosa puoi reggere solo quando riesci ancora a pensare.»
La verità la colpì troppo a fondo. «Io penso sempre.»
Lui scosse il capo. «Permettimi una prova. Una sola.»
Una prova come quella di ieri? I risultati li conosceva bene oramai. Dirgli di no tuttavia si stava facendo difficile: fu costretta ad una soluzione di fortuna. «Non vuoi... fare l'amore con me?»
«Lo farò anche così. E tu lo fai con me fidandoti.»
L'argomentazione non le lasciò scampo, solo la possibilità di una sciocca protesta. «È un ricatto.»
L'espressione di lui si aprì in un sorriso. «Sì, ti sto ricattando crudelmente. Potrai punirmi dopo.»
Dopo non avrebbe avuto voglia di punirlo, solo di far sprofondare la faccia nel cuscino al ricordo di quanto si era lasciata trasportare. Il solo pensiero la fece arrossire prima del tempo.
«Per il rosso è troppo presto. Piuttosto, baciami.»
«Come?»
«Baciami e controllami. Puoi farlo come io lo faccio con te.»
... in effetti, sì. Gli prese il viso tra le mani e gli catturò lentamente la bocca. Gliela aprì piano con la propria, con la sua piena collaborazione.
C'era una piccola cosa da cui Alex tendeva sempre a ritrarsi e che, proprio per quello, le piaceva moltissimo. Intrappolò la punta della sua lingua tra le labbra, suggendo piano. Il corpo che l'aveva fatta tremare fremette a sua volta, catturato.
Ami capì: la conquista del piacere altrui aveva un che di... inebriante. La tentò ancora. E, nella resa di lui, conobbe la propria.
La cerniera della gonna ancora ferma sulla sua vita era stata abbassata. Ami la sentì scendere lungo le gambe quasi senza accorgersene, ma la scalciò di lato non appena la sentì fermarsi sulle ginocchia. Cercando di non capitolare immediatamente, provò su di lui la stessa tecnica che faceva impazzire lei: gli accarezzò il petto con le dita, fino a che non riuscì a solleticare col pollice i rilievi che le interessavano.
La mano le fu allontanata di colpo. Avrebbe protestato - forse - se non si fosse trovata rapidamente a guardare il soffitto, la schiena contro il materasso.
Chiuse gli occhi e assaporò la sensazione dei baci che indugiavano sul suo collo, sul suo petto... sulla sua pancia.
Oh.
Come la prima volta?
Ancor prima che lui arrivasse alla meta, il ricordo l'aveva già convinta.
Sì, era stato veramente... così...
E in fondo c'erano di mezzo gli slip.
Rilassandosi, sospirò un po' più forte non appena percepì la leggera pressione a pochi centimetri dal punto dove tutto era più... acuto, dolcemente intenso.
Cercò le mani che si erano fermate sul suo stomaco, stringendole con delicatezza. Ansimò, inarcandosi lievemente, inconsciamente.
Quasi non si accorse delle dita che le sfuggirono dalla presa, che trovarono una striscia di cotone. Che iniziarono a tirarla giù.
Spalancò gli occhi proprio mentre un bacio consolava le pelle segnata dall'elastico.
Non avvampò, ribollì. «No.» Si tirò indietro con uno scatto, finendo col fargli restare tra le dita le mutandine. Corse a coprirsi tra le gambe con una mano, seduta. «No, è veramente... No.» Scosse la testa.
La sorpresa di lui si focalizzò sugli slip ancora incastrati alle sue caviglie. Finì di toglierglieli sciogliendosi in un sorriso. «Con questi indosso invece andava bene?»
nosì. «Ecco...» Rilasciò una breve risata nervosa che si trasformò subito in un sospiro supplicante. «Non possiamo fare in modo... normale?» Per favore?
Il sorriso di risposta contenne una traccia di intenerita pietà. Non fu proprio lo stesso con lo sguardo.
Alexander le tornò vicino sporgendosi in avanti. «Solo un'ultima prova.»
Ami cercò di ribadire il no, ma si ritrovò a voltare la testa per guardarlo negli occhi, fino a che dovette girare non solo il collo, ma anche parte del corpo: Alexander si era sdraiato dietro di lei, su un fianco. Le mise un braccio attorno alla vita, sollevando il torso con l'aiuto dell'altro, piegato sul cuscino. Con la faccia, stava giusto sopra la sua. «Dicono che sia rilassante.»
Rilassante? «Che cosa?» Stare abbracciati?
Lui fece aderire il petto alla sua schiena e, più sotto, piegò le gambe in avanti, portandola inevitabilmente a fare lo stesso. E ad appoggiarsi proprio su-
«Dovrebbe essere intimo e molto calmo.»
Ormai lei aveva capito cosa, e le parole le vennero meno.
Non a lui, che terminò in una risata silenziosa. «È anche normale.»
Statisticamente? Ma... «Io intendevo... l'altro normale.» Voltò per bene la testa verso l'alto. «E preferisco poterti vedere.»
«Mi stai vedendo.» Lui fece toccare i loro nasi. «E io vedo te.»
La piega del collo però era un po' scomoda per lei. Il problema vero, tuttavia, era che la posizione dei loro corpi le pareva fin troppo giusta, per quanto l'idea di continuare senza stare l'uno davanti all'altra sembrasse così... 
«Ami.»
Riportò l'attenzione su di lui.
«Non vuoi?» Alexander abbassò la bocca sulla sua, non lasciandole nemmeno il tempo di pensare. Con labbra ferme e al contempo leggere, non cercò nient'altro che la lieve pressione che bastava a creare un bacio. Non sfiorava né accarezzava, baciava, come le primissime volte, come nei momenti in cui si scambiavano quel contatto solo per sentirsi, per scambiarsi profondo affetto.
Si staccò da lei. «Davvero non vuoi?» Chiuse il sussurro tra le loro bocche unite. Il sospetto che il suo vero scopo non fosse una risposta si fece certezza.
Eppure, con ogni tocco e secondo, per lei divenne anche più certo il salto del cuore nel petto, stretto in una morsa felice da cui non voleva liberarsi, in cui stava così, così bene. Fu proprio il cuore a comandarle di accarezzare il braccio che la stringeva, a ricordarle di... amare.
Just pleasure. Solo amare. Un'unica cosa.
Nell'angolo in cui si incontravano lui fece sparire lentamente la carezza della stoffa leggera da loro, da sé, e quando niente li separò più, vi fu... caldo. Tanto caldo. Meraviglioso calore che iniziò a scottare di piacere.
Con gli occhi serrati e la bocca aperta, lei spinse verso il basso coi fianchi, accelerando e sbagliando l'incastro. Il movimento generò un risultato tutt'altro che errato, ma venne ugualmente corretto. Il braccio attorno al suo stomaco non la spinse in alcun modo, la tenne semplicemente stretta. Furono i fianchi sotto i suoi a premere contro di lei. La trovarono e premettero ancora di più, dentro.
Dalle labbra le scappò un sospiro muto. Il respiro veloce non si creò il problema del silenzio, si fece udire con vivacità.
Lei voltò di nuovo il capo e ricevette il bacio che completò un'intimità... unica.
Non lo aveva mai sentito tanto vicino a sé. Schiacciarsi contro il suo corpo era sconvolgemente... rilassante, creava l'amorevole abbraccio più eccitante che avesse mai ricevuto.
Rispose al lento movimento ritmico dei fianchi di lui, gli ondeggiò contro all'indietro, piano. Vibrarono entrambi.
Sentì un sorriso lieve contro l'orecchio, poco stabile. «Allora non vuoi?»
Sentì gli angoli della bocca sollevarsi da soli, ma riuscì ad unire le labbra abbastanza da mormorare l'unica cosa che le importava comunicare. «Shhh.»
Non lo guardò in faccia, ma vide nella mente il pieno divertimento di lui, quello che, prevedibilmente, si espresse in una spinta verso l'alto un po' più decisa delle altre.
Oh. Oh, quella posizione era fantastica, concentrava ogni piacere in ondate quiete, favolosamente intense e tranquille.
La mano che iniziò un leggero movimento circolare sul suo ventre le provocò un rapido solletico. Il sorriso si fece incerto quando sentì scendere le dita fino a posarsi sulla sua gamba più alta ed esterna. La pressione sulla coscia la spinse a sollevarla e a spostarla di lato, sopra il ginocchio che si insinuò rapido sotto il suo.
Era più aperta ed esposta, ma il vero cambiamento si ebbe nell'angolo d'entrata che lei stessa andò a testare.
Il piacere perse un grado di tranquillità, acquisendone uno in forza. Fu un sacrificio a cui valse la pena di sottoporsi.
Lentamente, ritrovarono il quieto ritmo perso e l'unico svantaggio che lei riuscì a trovare fu l'impossibilità di stringerlo forte tra le braccia. Cercò di invitarlo a completare l'unico abbraccio possibile facendo aderire completamente la schiena al suo petto, iniziando a spostare piano la mano da dove lui l'aveva lasciata, posata sul suo ventre. Alexander la spostò sì, ma nella direzione sbagliata, più sotto, dove già si incontravano.
Ami cercò di intrecciare le dita tra le sue, finendo quasi col toccarsi da sola invece che fermarlo. «No, lì-» Una fitta sublime le impedì di continuare.
«Shhh.»
Silenzio? Non poteva accarezzarla lì e pretenderlo. Non... «Hmm.» Si morse forte il labbro. Oh, nono, le era piaciuto talmente tanto come prima, mentre adesso era così- «Ahh.» Meglio, peggio. Troppo troppo acuto.
Si voltò per protestare o forse per baciarlo, perché finì a fare quello.
Le dita su di lei scivolarono avanti e indietro sempre più leggere e sopportabili, favolosamente lancinanti, mentre seguivano e assecondavano il movimento dei loro fianchi. Non crearono più aghi, ma note. Mai troppo basse, ma finalmente solo piacevoli. Lievemente, inesorabilmente più alte, intonate.
Il suo corpo iniziò a reclamare la soddisfazione totale, completa, quella che poteva venire solo dai fianchi che spingevano così bene sotto i suoi, da lei che si premeva contro di loro, dalla mano che non doveva più smettere di toccarla proprio in quel modo.
Cominciò a tremare, a vivere di scatti e spasmi leggeri, improvvisi, sempre più incontrollabili. Il loro abbraccio si intensificò in forza, facendosi ancora più saldo e stretto, fonte di sollievo impossibile.
Un dito la scoprì in maniera perfetta, causandole la scossa finale.
Si tese ad arco, all'indietro, verso il basso, guidata da paradisiaci spasmi che non avevano fine, alimentati da tocchi che oramai erano tutti giusti. Immaginò di gemere a pieni polmoni e fu più che sufficiente: tutta la sua attenzione era concentrata solo sul sentire. Nell'oblio del piacere estremo, iniziò a percepire anche i movimenti più rapidi che potevano essere preludio di una soddisfazione condivisa, ma... rallentarono. E si calmarono, assieme a lei.
Sarebbero stati quasi convincenti se non ci fosse stata una prova più importante a contraddirli.
Aprì lentamente gli occhi, respirando affannosamente. Voltandosi appena, cercò lo sguardo di lui, trovandolo già su di sé, intenso e molto attento.
Non le riuscì di arrossire solo perché il sangue era ancora impegnato a irrorare ben altri tessuti e organi. «Hai... guardato?»
La bocca gli si aprì in un sorriso. La baciò sulla guancia, vicino ad un occhio.
... lui aveva guardato invece di- «E ora?»
Alexander mandò giù una risata. «E ora... Non so, qualche idea?»
Mandarlo fuori dalla porta? Il pensiero non sarebbe scomparso in un lampo se non avesse avuto ancora in circolo tanti ormoni bendisposti. Alla lunga sarebbe sparito comunque - come poteva prendersela davvero? - però... Colpita da un'intuizione geniale, si scostò abbastanza da riuscire a separarsi da lui.
Si sdraiò sulla schiena, inclinando la testa di lato. Sorrise innocentemente. «Sì, ne ho giusto una.» Gli toccò il braccio.

Si era trovato una dea, la creatura più sensuale sulla faccia dell'intera Terra, tanto restia a lasciarsi andare quanto incantevole nella resa.
Per resisterle e poterla osservare, aveva iniziato ad enunciare a mente le quattro equazioni di Maxwell nella loro forma integrale, comprensive del significato teorico di ogni singolo simbolo. Inevitabilmente distratto, si era fermato poco dopo la metà della prima, ma per fortuna era stato sufficiente.
Si chinò su di lei, incapace di fermare il sorriso. «Quale?»
Ami lo strinse piano sopra il gomito, indicandogli di avvicinarsi ancora.
Hm, se lei aveva in mente la modalità 'normale' di cui gli aveva parlato prima, ora lui non vedeva l'ora di collaborare.
Si appoggiò lentamente sopra il suo corpo, tenendosi su coi gomiti, fino a che l'espressione soddisfatta di lei non gli confermò che aveva esaudito la sua richiesta. Le sue mani gli trovarono la schiena, le spalle; Ami lo osservò con occhi blu notte semichiusi e sollevò il bacino verso l'alto, strofinandosi contro di lui.
Well, immediatamente.
Si tirò indietro solo per il minimo necessario e tornò subito a sentire la piena e impareggiabile sensazione del corpo di lei, la risposta a ogni desiderio che avesse mai avuto. Proprio come poco prima, lui spinse ed Ami accolse, forse appena più sciolta, sicuramente più calda e-
Si sentì stringere i fianchi tra le sue gambe piegate, con forza. «Fermo.»
... cosa?
Ami gli prese il volto tra le mani. «Ora devi stare fermo.»
Fermo?
Lei gli fece abbassare la testa e, quando incontrò la sua bocca, gliela aprì con trasporto e languida calma. Il bacio lo aiutò a quietare l'urgenza di muoversi, almeno fino a che lei non chiuse le labbra su- Un brivido violento lo percorse sull'intera schiena, imponendogli di spingere in avanti coi fianchi.
Ami si staccò di colpo. «No, be still.» Portò le mani tra i suoi capelli, la sua voce un sussurro. «Non muoverti.»
Il passaggio studiato delle dita di lei sulla nuca, straordinariamente piacevole e rilassante, fu solo il pretesto per permetterle di nuovo di distrarlo e catturargli la punta della lingua tra le labbra umide e calde. Per fermare il forte tremore che seguì, Alexander fu costretto a tendersi e irrigidirsi, afferrando tra le mani il cuscino dietro la testa di lei. «Am-»
Lei gli serrò la bocca con la propria, scuotendo piano la testa. «È solo una prova» mormorò.
Parole che non lasciavano molto scampo, non dopo l'uso che ne aveva fatto lui stesso.
Ami infilò un braccio sotto quello di lui, arrivando a prendergli e a tenergli una spalla. «Be very very still, now
Oh, poteva vivere per obbedire ad ordini sussurati in quel modo, ma la situazione gli faceva quasi temere per quello che-
Affondando contro il materasso, lei bilanciò i fianchi verso l'alto, abbandonando il letto coi piedi, le gambe piegate.
Il respiro gli si bloccò nel petto, solo per uscire di colpo.
Il movimento lieve a cui fu sottoposto - il meglio che poteva ottenere - si ripeté con una piccola spinta delle ànche di lei, troppo leggera e proprio perciò dolorosamente appagante. Se non si fosse interrotto prima forse ora sarebbe stato in grado di- Alla pressione verso l'alto si aggiunse la stretta calda dei muscoli che lo avvolgevano. La morsa si ripeté e continuò a farsi viva, diventando sempre più decisa... ritmica.
Alexander schiacciò i denti tra loro, sentendosi diventare duro come mai in vita sua. «Ami.»
«Hm?» Il brevissimo suono contenne una traccia di puro piacere che gli diede speranza.
Articolò la supplica concisamente. «Un'altra volta. Questo.» Perché adesso- Ennesimamente battuto e sconfitto, le circondò la testa con le braccia, concentrandosi sul respiro.
Lei gli appoggiò un bacio sulla mascella, emettendo un lungo sospiro. «Solo un altro po'. Poi basta.»
Poi basta? Sapere di poterne uscire gli impose di farsi forza. Chiuse gli occhi. E finì con lo stringere di nuovo il cuscino tra le dita, trattenendo un ansito.
Non ce l'avrebbe mai fatta se non si fosse concentrato immediatamente su altro. Altro come... la prima equazione di Maxwell, derivata dal porre l'uguaglianza tra il teorema di Gauss e il teorema della divergenza, elaborato anch'esso da Gauss con l'aiuto di Green e null'altro che la generalizzazione a domini enne dimensionali del teorema fondamentale del calcolo integral- Inspirò e smise di resistere, imprimendo nella spinta dei fianchi tutto il proprio peso.
Ami liberò un gemito. «Okay, basta.»
Lui la ascoltò prima col corpo e poi con la mente, iniziando a spingere senza alcuna delicatezza, solo per trovare l'affondo più profondo, più assoluto.
Lei iniziò a interrompere una serie di strani e favolosi suoni che non riuscirono in alcun modo a convincerlo a ritardare la propria fine - troppo, troppo oltre per quello - ma che gli ricordarono che se riusciva a spostarsi e a premere anche un po' più sopra...
Ami scattò in alto col bacino, regalandogli l'oblio totale dai pensieri, dove esisteva solo entrare sempre più dentro di lei, stringerla forte a sé, rispondere alla bocca che gli percorreva la guancia e respirava su di lui. Alexander la chiuse con la propria solo verso la fine, completando i movimenti che il corpo ancora gli imponeva, mai pago di lei. Ami staccò le labbra dalle sue quasi subito, cercando a bocca aperta l'aria.
Quando il fragore dei sensi si spense nella stanchezza, lui si fermò. Iniziò a crescergli nelle orecchie il battito del proprio cuore, un ritmo insanamente veloce. Sorridendo, scivolò verso il basso e appoggiò una guancia sul seno di lei. Ascoltò a occhi chiusi. «Stiamo morendo, love
Una mano si mosse piano sulla sua spalla, senza forza, con felicità. «Forse sì.»
Rimasero ad ascoltare il silenzio.
Ami gli accarezzò la tempia. «Ti ho guardato... un po'.»
Lui unì le sopracciglia, senza capire.
«Come mi hai guardato tu.»
Gli nacque un nuovo sorriso. «Mi stavi punendo?» Non ne era sicuro, era solo certo che non gli sarebbe sembrata una punizione in condizioni diverse. Forse.
«Sì.»
Non la vedeva, ma gli pareva di avere davanti l'espressione di imbarazzata ammissione, per niente pentita e intimamente allegra.
Lei continuò. «Ora ho capito perché lo hai fatto.»
Lui le passò una mano indolente sullo stomaco. «Allora potrò farlo ancora?»
«Hmm... credo di sì.»
«Thank you.» Voltò la testa, appoggiando un bacio sulla sua pelle calda. Si sollevò sulle braccia. «Sai cos'ho sperimentato io oggi?»
Lei scosse la testa, in serena attesa.
«Le molte utilità della fisica.»
«Hm?»
Sorrise apertamente. «E la propensione al piacere del corpo della mia ragazza.»
Le guance di lei si colorarono di rosa.
Proprio come la prima volta che era andato a trovarla, davanti alla sua scuola. Come quando si imbarazzava per complimenti molto più innocenti, come quando era molto felice. E come chissà quante altre volte in futuro.
«I'm in love with the red
Innamorato del rosso. Ma solo quello di lei.

FINE



NdA - Il capitolo è venuto fuori proprio piano piano. Gli ho dato il suo tempo e alla fine sono soddisfatta (ehm, in senso letterario, blush).
Per le altre coppie è stato più facile descrivere la scena lemon, soprattutto per via della situazione: per Rei e Yuichiro si trattava di una serie di prime volte in cui erano tutti e due molto entusiasti, mentre Usagi e Mamoru non avevano nemmeno bisogno di motivazioni :D Invece in questo caso ho dovuto far crescere lentamente la situazione, oltre che fare uso del comportamento naturalmente timido di Ami, il che è sempre una sfida :)
Le informazioni sulle equazioni di Maxwell (che, da quanto so, rientrano nel programma di Fisica II) sono state prese da Wikipedia e altri siti internet.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Rispondendo ad una domanda generale, 'Red lemon' è una raccolta che ho creato per tutte quelle scene a rating Rosso legate alla mia saga di Sailor Moon che narrativamente parlando non si inquadrano bene nelle altre storie, quindi ho inserito gli 'I' per ciascuna coppia perché potrebbe una esserci una seconda scena per tutti. Mi lascio campo libero :)

Ringrazio tantissimo Rox e ggsi per il voto che hanno dato alla seconda scena di questa storia, all'interno del concorso sulla migliore scena lemon.



Risposte alle recensioni

chichilina - quando dici che hai il cervello troppo in panne per lasciare una recensione decente hai già fatto un bel commento, la scena non ha lo scopo di ispirare calma :D:D Mi dispiace solo che ti abbia 'caricata' in un posto inopportuno (:D) però sono contenta che ti sia piaciuta così tanto.
Addirittura mi hai sognata! A dir la verità, io non ho ancora mai sognato i miei personaggi e le mie trame, quindi forse quella strana sono io :)
Ciao!
pingui79 - sìsì, il capitolo precedente era assolutamente molto hentai (ho voluto testarmi in questo senso e non escludo affatto di spingermi oltre più in là). Oh, non sapevo che qualcuno avesse interesse a vedere la scena della prima apparizione della spilla di Usagi :) E' un punto molto importante della precedente storia in realtà, come tu e altre avete già intuito. Il commento sulle ali della spilla è nato da Mamoru, nel senso che mi è venuto naturale mentre lo facevo parlare :)
A me sembra degna già questa recensione, di che ti preoccupi :)
Baciotti anche a te :)
lucy6 - grazie mille per il commento sui dialoghi. Volevo proprio trasmettere la sensazione dell'intimità raggiunta tra Usagi e Mamoru, non un'intimità fisica, ma di mente. Dopo tanti anni di conoscenza e tante traversie superate insieme, mi pareva più che naturale.
Già, sappiamo che i due dureranno per secoli e secoli... non si annoieranno :D:D
Baci a te :)
maryusa - esatto, la povera Usagi si sentiva (e si comportava) da assatanata. La vergogna la dimenticò presto però :D Mamoru invece ha pur sempre una testa maschile, l'idea di vergognarsi non gli passa nemmeno per la mente (anche se nel precedente episodio di questo genere dopo si era un pochino pentito del suo... impeto. Giusto per poco). Nella loro coppia il fattore tenerezza è senza dubbio portato da Usagi, Mamoru ne esternerebbe di meno a parole (per natura) però quando capita la segue tranquillamente.
Un bacione e a presto!
semplicementeme - :D Non so se hai la stessa sintomatologia di Usagi, ma hai detto che ti piacerebbe :D:D
Sono certa che eventuali fidanzati che beneficino indirettamente degli effetti generati da queste letture mi ringrazierebbero: gli uomini non sono scemi :D:D:D
Usagi è assolutamente d'accordo sulla fortuna che si ritrova nell'avere un ragazzo che vive da solo. Da un paio d'anni a questa parte sta sfruttando appieno le possibilità offerte da questa situazione ;) Oddio, mamma Ikuko che fantastica sul genero :D No, è una brava donna lei e col marito va ancora... d'accordo, se ci intendiamo :D:D:D:D:D Se invece Kenji sapesse di tutto questo (se anche solo sospettasse) Mamoru non sarebbe più tra noi.
Usagi alla fine si è rassegnata a fare ginnastica... quale sacrificio fu! :D Se n'è resa conto lei stessa che le lamentele erano assurde, è rinsavita. Come hai sottolineato tu col corsivo, il sacrificio di Mamoru è quasi commovente :D Beh, lui almeno non si racconta storie, lo faceva per sé.
Ma come non puoi recensire come vorresti, hai commentato quasi ogni cosa :D
Come ho fatto intendere nel capitolo e nella parte 15/1 di 'Verso l'alba', questo fenomeno nasce da Usagi. E' lei che accende Mamoru, sì. Non dipende strettamente da un maggiore controllo del suo potere, però c'entra col potere che è in lei.
A 80° sei quasi bollita. Spero che tu ti sia ripresa in tempo per questo nuovo capitolo :)
Alla prossima!
azzurraspettacoli - fai parte della schiera di persone il cui fidanzato mi ringrazierà a quanto pare :D:D:D Scherzo, non hai bisogno di parlargli della storia, meglio pensare a divertirvi tra voi :D I miei aggiornamenti si fanno sempre un po' aspettare, le 'meraviglie' mi vengono lentamente, però arrivano.
Grazie dell'apprezzamento ;)
Morea - uhh... sono contenta per il risultato di Analisi II e dispiaciuta per l'altra circostanza. Se le cose non si sistemano, ti auguro in prima persona di incontrare un Mamoru abile come questo :D:D
Mi hai strappato un sorriso con questa tua frase: "Adesso potrò fare altri tipi di sogni... oh, ma che mi fai dire! *blush*" Ho immaginato il 'blush' (un po' alla Ami :D)
A presto e tanta fortuna per tutto il resto!
Rox - ti PUNISCO! (slash - colpo di frusta che fende l'aria).
:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D
Ora che sei punita, passiamo al tuo bel commento, quello con cui ti eri già fatta perdonare :)
Ho riso troppo nel momento in cui hai dovuto specificare che Yuichiro metteva Rei sotto solo di carattere... sìsì :D:D Immaginavo che il suo atteggiamento si sarebbe guadagnato i tuoi complimenti. Comunque c'è da chiarire che a lui va bene anche stare sotto, di lato, piegato in due, a testa in giù... della posizione non gli importa :D
Dopo tutto il precedente capitolo ancora non disdegneresti Gen prima di Mamoru? Tu e thembra assieme mi preoccupate molto in vista del momento in cui mi accingerò a descrivere una scena lemon tra Gen e Makoto... vi dovranno rianimare, suppongo :D
Comunque sbagli immaginando la reazione di Usagi a questa esperienza: ha passato il suo tempo ad osservare la bocca di Mamoru molto tempo prima, questa non era certo la prima volta che ne... testava i vari utilizzi (blush :) ) Oh, potrebbe essere lo spunto per un'altra scena lemon :D E un'altra cosa che potrei descrivere sarebbe la scena in cui il rischio cicogna ha iniziato ad esistere per Usagi e Mamoru. Però ho una mezza idea di parlarne nella stessa 'Verso l'alba', credo che potrebbe fare parte della storia.
So che la coppia di questo nuovo capitolo non ti è molto gradita, ma spero che la lettura abbia assopito qualcuno degli appetiti che ti affliggono (o ti graziano, piuttosto :) ).
Baci!
fasana - ehi, che bello risentirti :) Annuisco: comprendo lo stress da università e sono contenta che per te siano momento di svago.
Ciò che scrivo è un'opera d'arte solo nel senso che è la mia particolare forma d'arte a dovermi pigliare e attaccare alla scrivania per scrivere ciò che produco :D Sono sempre convinta che se avessi maggior talento scriverei più in fretta e senza riflettere tanto, ma i risultati piacciono e rallegrano molte persone oltre me e questo mi rende fiera.
Ciao!
bunny1987 - prima di scrivere il terzo capitolo di 'Oltre le stelle' anche per me Usagi e Mamoru erano puri e immacolati. Poi cambiò tutto. :D:D:D
La parte finale ha creato emozioni anche in me, ci voleva proprio dopo tutta quella ginnastica da camera :D
Sempre contenta di emozionarti :)
Alla prossima a te!
ggsi -  sei tu ad avermi ispirato la scena del coucher di Rei e Yuichiro, devo ringraziarti :D Guarda, se non fosse intervenuta la situazione d'emergenza, penso che Yuichiro sarebbe capitolato comunque nel giro di un paio di settimane. Rei si era detta che l'avrebbe presa comoda, ma non avrebbe resistito molto a lungo al fuoco della passione che brucia vivissimo in lei ;)
Anche io dopo aver finito di scrivere gli ultimi dialoghi tra Mamoru e Usagi ero lì che mi complimentavo con loro per la tenerezza :)
Brava, io inserisco indizi un po' dappertutto (ho quest'hobby), bisogna sempre leggere tra le righe, muahahahah :D
L'altro giorno, grazie a Mediaset Premium, ho rivisto in prima serata il primo film di Sailor Moon e in effetti Mamoru controllava bene i dintorni di un intero corridoio  (lasciando Usagi come una scema con gli occhi chiusi e la testa alzata ad aspettarlo) prima anche solo di azzardare un bacio. L'ho fatto evolvere anche da questo punto di vista ;D (un po' ci avevano pensato nella serie però, pian pianino andavano anche in giro abbracciati :D)
Le frasi romantiche sul quaderno! Un particolare di cui sono fiera, mi sembrava tanto da Usagi e io e lei (versione anime almeno) siamo poco in sintonia come caratteri, quindi entrare nella sua testa per me è sempre un piccolo sforzo.
Mamoru che trancia le ali a Usagi? Ma dopo Usagi lo ammazza, le sue ali secondo lei sono 'bellissime'. Si ricrederà, se non altro perché io le trovo tanto posticce e nella mia storia comando io :D
Grazie del solito graditissimo divertimento :) Ciaooo a te!
QeenSerenity83 - per il momento per me è assolutamente naturale riuscire a descrivere una scena di sesso intrisa di sentimento. La sfida sarà provare a toglierlo :D E dovrò intraprenderla, perché ho creato 'La storia di lui e lei' apposta per questo. Nelle mie storie il sentimento sarà sempre imperante alla fine, però vorrei provare a descrivere un'esperienza più fisica che ugualmente non cada né nel banale né nell'osceno, che ritenga la bellezza del donarsi e del donare con passione senza pure essere innamorati (ancora).
Viste le relazioni presenti in 'Verso l'alba', non è un esercizio a cui mi applicherò con questi personaggi. Il sentimento li comanda :)
Beh, il problema di Usagi al momento non è essere in 'quel periodo del mese', però senza dubbio d'ora in poi dovrà fare attenzione. Vediamo se avrò modo di descrivere anche questi tentativi :)
Se l'evento Chibiusa succedesse ora, Kenji avrebbe un infarto, dovrebbero letteralmente rianimarlo. Poi passerebbe metà del suo tempo a fare le coccole alla nipotina e l'altra metà a picchiare Mamoru con la padella :D
Come ho detto sopra penso di andare oltre il singolo capitolo per ciascuna coppia, ogni volta che ne avrò l'ispirazione :) Baci e a presto a te :)

Alla prossima!
ellephedre
   
 
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