Crossover
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Autore: Robotech90    22/06/2010    1 recensioni
Quante persone amano i libri fantasy? Quanti ragazzi passano intere giornate leggendo storie ambientate in mondi fantastici? E se questi ragazzi si trovassero un giorno ad affrontare le loro fantasie?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                     L’inizio della fine

 

Mark era sui bastioni di Gondor e osservava i soldati posizionarsi sulle mura con archi e frecce. Alcuni uomini caricavano i trabocchi con le rocce, mentre altri correvano armati lungo la cinta, urlando ordini e consigli. Il Cavaliere fissava la macchia nera all’orizzonte, dove sorgeva Osghiliat: era l’esercito di Sauron e Galbatorix. Mentre guardava, il giovane sentì la presenza di Arnold vicina a sé e disse:

“Ci siamo”

“Credo proprio di sì”- affermò Arnold carezzando le piume delle sue frecce e inginocchiandosi sulle mura, ponendo una mano sul capo, per coprirsi dal sole.

Faramir, completamente armato per la battaglia, raggiunse i due e si accostò a Mark:

“Come procediamo?”

Mark non si voltò, continuando ad osservare l’avvicinarsi dei nemici e sussurrò:

“Tu, Eomer, Legolas, Gimli, Baldir e Aragorn, difendete le mura. Io e Arnold proveremo a sparpagliare i loro ranghi, attaccandoli dall’alto”

“C’è sempre il problema dei Nazgul, però”- esclamò il Capitano di Gondor, scrutando il cielo- Come pensate di fare?”

Prima che il Cavaliere potesse rispondere, il cielo iniziò ad oscurarsi e una grande nube nera calò sulla città, provocando urla di terrore e preoccupazione, sia tra gli abitanti che tra i soldati. In lontananza si udivano i passi dell’esercito avversario e i corni che risuonavano attraverso il Pelennor. Un sibilò rimbombò tra i nembi e i tre Nazgul uscirono allo scoperto: alcuni soldati, alla loro vista, abbandonarono immediatamente le armi, ma Faramir ordinò loro di non scappare e di rimanere in posizione. Baldir, che si trovava poco distante, dovette faticare per non far fuggire i guerrieri del suo tratto di mura, che urlavano impauriti e si nascondevano sotto i tetti degli edifici, ritenendo che sarebbero stati al sicuro. Nel frattempo, le truppe nemiche si erano arrestate a poca distanza da Minas Tirith e rimanevano ferme, in attesa di ordini, mentre i Nazgul volteggiavano in circolo, sopra di esse. Un cavallo, si fece strada tra le legioni oscure e Mark vide che il suo fantino era Kovu. Il cartone sembrava molto impaurito, ma, cercando di mostrarsi fermo e impassibile, urlò:

“Abitanti di Minas Tirith, la difesa che vi apprestate ad affrontare è priva di senso. L’esercito di Sauron e Galbatorix ha vinto ed è inutile spargere altro sangue innocente. Il mio Signore chiede la vostra resa: se accetterete, dovrete prestare fedeltà al nuovo regno, se declinerete l’offerta…morirete tutti, compresi donne e bambini”

Seguirono alcuni istanti di silenzio, Mark, Arnold e Faramir attendevano ansiosi, quando, ad un tratto, la voce di Aragorn rispose al messaggio di Kovu:

“Io sono Aragorn, Re di Gondor, sappi che uno dei tuoi Signori è stato già una volta sconfitto da noi e ci teme ancora. Il mio popolo combatterà con me, al mio fianco, e non permetterà che il vostro male penetri in questa città…dunque, io vi dico…..VENITE PURE!!”

Seguirono le urla dei soldati che agitarono le armi verso la marea nera che avevano di fronte, Razar e Zarthan unirono i loro ruggiti al rumore assordante e Kovu indietreggiò lentamente:

“Avete deciso di perire, allora” - esclamò il cartone e poi si voltò verso l’esercito – “All’attacco”

L’assedio era iniziato : le legioni avversarie presero ad avanzare. In prima linea, gli Orchi correva scomposti trasportando scale gigantesche, mentre, dietro di loro, procedevano i soldati di Galbatorix. Gli arcieri di Gondor incoccarono le frecce e scagliarono una salva, decine di corpi caddero a terra, rotolando, mentre altri continuavano ad avanzare, proteggendosi con gli scudi. Mark e Arnold spiccarono il volo, lanciandosi in alto e il primo indicò alcune torri d’assedio che si avvicinavano alle mura:

“Quelle sono la nostra priorità” - urlò il ragazzo – Buttiamole giù”

Arnold annuì e calò in picchiata su una delle alte macchine, fracassandola al centro. Centinaia di Orchi e Imperiali caddero dalla sua sommità, divincolandosi, e stramazzarono sui loro compagni che marciavano in basso. Mark esultò e si lanciò tra le nuvole, in cerca di un bersaglio. Il ragazzo, scrutò in  basso e vide alcuni Orchi che armeggiavano con una specie di enorme balista: perfetto.

Il Cavaliere virò e gettò una fiammata sul gruppo di nemici , carbonizzandoli. Mark non fece in tempo a risalire più in alto che sentì lo spaventoso grido di un Nazgul alle sue spalle. La creatura, avvolta nel suo mantello nero, lo stava seguendo con la spada sguainata. Il ragazzo, mise mano all’arco e scagliò un dardo che si conficcò nell’ala della mostruosa cavalcatura avversaria, forandola. Il mostro sembrò non avvertire il dolore e continuò a volare dietro di lui, sempre più vicino.

“Dobbiamo cercare di affiancarli”- disse Mark al suo drago.

“Lascia fare a me”- rispose quest’ultimo.

Zarthan prese velocità e lo stesso fecero gli inseguitori finché il drago dorato non effettuò una giravolta e si ritrovò alle spalle del Nazgul.

“Ora siamo noi i cacciatori”- ringhiò la creatura, emettendo una voluta di fuma dalle narici. Mark sguainò la spada e i due attaccarono frontalmente gli avversari: lo scontro fu così violento che per poco il ragazzo non cadde nel vuoto. La sua arma aveva colpito il fianco della cavalcatura nemica, ma era rimasta incastrata nelle carni del mostro.

“Maledizione”- imprecò Mark, mantenendosi alle punte di Zarthan – “La spada”

Il drago dorato cambiò direzione, ma un altro Nazgul sbucò dalle nubi e si gettò al loro inseguimento. Questi stava per colpire alle spalle Mark, quando Razar, veloce come un fulmine, si gettò su di esso e le due creature precipitarono avvinghiate.

“Arnold”- urlò il Cavaliere, vedendolo combattere con il Cavaliere Nero.

“Non preoccuparti. A questo ci penso io, tu cerca di riprenderti l’arma”

Mark annuì e ritornò al suo volo, cercando con lo sguardo il Nazgul che gli aveva strappato la spada.

 

 

 

Faramir incitava le truppe a difendersi con i denti, il Capitano di Gondor scagliò un dardo e colpì un soldato Imperiale alla fronte, facendolo stramazzare nella polvere. La battaglia sembrava, per il momento, favorire le difese poiché Orchi e uomini di Galbatorix non erano in grado di gestire le loro diversissime modalità di combattimento.

Mentre le truppe di Mordor prediligevano il corpo a corpo e si gettavano impetuosamente sulle scale e le torri d’assedio, i guerrieri Imperiali adoperavano molto spesso gli attacchi a distanza e avanzavano lentamente. Questo faceva sì che ci fossero pochi nemici sulle mura e molti gruppi compatti di avversari da poter colpire con frecce e trabocchi. Baldir conduceva le operazioni di difesa al fianco di Eomer, dalla sua parte c’era la maggior concentrazione di scale degli attaccanti, dunque Faramir era costretto ad inviargli costantemente dei rinforzi. Stranamente, i Nazgul non stavano calando sui difensori, non si vedevano neanche, in verità. Forse Mark e Arnold gli stavano dando filo da torcere? Faramir sperò che fosse così.

L’uomo colpì un nemico che stava risalendo una scala e, con una forte spinta, la fece cadere sugli assedianti.

“Da questa parte, da questa parte”- sentì urlare Faramir e notò che una torre d’assedio era riuscita a raggiungere le mura e i suoi occupanti si stavano riversando sui difensori. Aragorn era proprio lì e stava falciando tutti quelli che gli si lanciavano contro, bagnando Anduril di sangue rosso e nero. Faramir corse in suo soccorso e si lanciò su un Orco, trafiggendolo al petto e mozzandogli la testa subito dopo.

“Non li lascerò entrare nelle nostre case”- urlò Aragorn eliminando l’ennesimo nemico e infilzandolo a terra.

Il Re di Minas Tirith effettuò una rapida piroetta e uccise altri due assalitori, poi posò lo sguardo sul Capitano:

“Mark e Arnold?”

“Stanno combattendo con i Nazgul, credo. Dev’essere per questo che quelle immonde creature non ci hanno ancora attaccato”- spiegò Faramir, mentre troncava il braccio di un Orco che lo aveva caricato alle spalle.

Un nemico colpì un soldato con una grossa mazza ferrata e si scagliò sui due, urlando selvaggiamente.

“Vi farò a pezzi”- disse- “Parola di Kraghat”

Aragorn si scansò e menò un fendente che il suo avversario riuscì a schivare con agilità. Kraghat levò la mazza e il suo colpo si abbatté sulla lama del Re di Gondor che cadde a terra, ma riuscì lo stesso a far scivolare l’Orco con uno sgambetto. Faramir tentò di infilzarlo, ma questi rotolò di fianco e piantò un pugnale nel piede del Capitano di Gondor che urlò di dolore e si tenne la zona dove l’arma l’aveva colpito. Con un gemito, estrasse il pugnale e lo scagliò su Kraghat, colpendolo alla spalla. Il secondo in comando delle truppe avversarie strinse i denti e strappò anch’egli il pugnale dalle carni, ringhiando d’odio verso Faramir.

“Maledetti umani”- disse, sputando in terra, poi si voltò e si scagliò nel bel mezzo dello scontro, sparendo ai loro occhi. Faramir avrebbe voluto inseguirlo, ma il Re lo fermò per una spalla:

“Lascialo andare, dobbiamo difendere la città, adesso”

 

 

 

Mark vide che il Nazgul che gli aveva ‘rubato’ la spada stava sorvolando il piazzale dove sorgeva l’Albero Bianco ed atterrò proprio lì.

“Perché mai dovrebbe atterrare?”- si chiese il ragazzo, poi aggiunse con orrore- “Oh no, Eldarion”

Mentre si avvicinava, Mark notò che alcune guardie della Torre si erano lanciate sulla creatura, ma erano state facilmente uccise o messe in fuga. Il Cavaliere Nero notò l’arrivo del giovane e ordinò alla sua cavalcatura di attaccarlo, indicandolo con una mano ferrata. Il mostro ruggì e si scagliò su Zarthan, piantando i suoi artigli nel petto del drago. Mark sentì il dolore attraversargli le membra:

“Mark, devi salvare Eldarion – disse Zarthan, sofferente- Cercherò si avvicinarmi al piazzale, tu balza giù e ferma quel Nazgul. Io mi occupo di questa bestia infernale”

Il drago planò nei pressi, dell’Albero Bianco, ancora avvinghiato alla cavalcatura del Cavaliere Nero, e Mark si lanciò a terra , atterrando sui piedi con la leggerezza di un gatto. Il ragazzo guardò preoccupato Zarthan, ma poi si decise a correre dietro al Nazgul che aveva appena infranto il portone del Palazzo.

Quando Mark su dentro, non vide nessuno. Dov’era andato? Il trono era vuoto e l’aria all’interno della camera del Re era gelida, nonostante i fuochi della battaglia che provenivano dal basso. Il Cavaliere attese per qualche secondo finché non sentì una voce echeggiare nel corridoio:

“Ritengo che tu non mi abbia riconosciuto, ragazzo”

“Dove sei? Che cosa sei venuto a fare quassù?”- esclamò Mark tentando di non fra tremare la proprio voce.

“Sono venuto a far visita al figlio del Re, è un così innocente ragazzo”

Mark serrò la mascella e continuò a guardarsi intorno, senza vedere il suo avversario:

“Non osare torcergli un capello o io…..”

“Tu cosa? Io e te ci siamo già incontrati ad Osghiliat…se non fosse stato per Faramir ti avrei ucciso….”

“Chi sei?”- urlò il Cavaliere, voltandosi di scatto, ma senza vedere nessuno.

“Sono conosciuto con molti nomi: Murazor, Signore dei Nazgul, Re degli stregoni di Angmar, Capitano Nero, Signore di Morgul….scegli quello che preferisci”- ridacchiò lo Spettro.

Mark ebbe un tuffo al cuore. Senza l’elmo spinato che il Re Stregone portava di solito, non era riuscito a riconoscerlo.

“Complimenti Mark”- si disse il giovane – “Ti sei scagliato contro il più forte dei Nove”

Il Re Stregone apparve da dietro un angolo e Mark ebbe un vuoto allo stomaco. Il Cavaliere Nero teneva Eldarion in braccio, ma il ragazzino era ancora addormentato, non poteva neanche immaginare il pericolo che stava correndo.

“Non trovi che sia il degno erede di un Re?”- sussurrò Murazor, carezzando i capelli di Eldarion con la sua mano di ferro.

Mark si rese conto solo adesso di non aver recuperato la spada e il sangue gli si gelò nelle vene. Il Cavaliere non poteva eseguire un incantesimo perché avrebbe potuto colpire il figlio di Aragorn, Arnold era ancora in battaglia e tutti gli altri si trovavano al livello più basso della città.

“Pensa, Mark”- si disse il ragazzo- “Pensa in fretta”

  
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