Crossover
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Autore: Robotech90    24/06/2010    1 recensioni
Quante persone amano i libri fantasy? Quanti ragazzi passano intere giornate leggendo storie ambientate in mondi fantastici? E se questi ragazzi si trovassero un giorno ad affrontare le loro fantasie?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Preparati a combattere

 

Mark era pietrificato dinanzi alla figura del Re Stregone che teneva Eldarion, addormentato, in braccio. Il Cavaliere non aveva con sé la spada e non poteva rischiare un incantesimo perché avrebbe potuto ferire il principe di Minas Tirith.

“Lascialo andare, lui non centra in questa faccenda”- disse il ragazzo puntando un dito verso Murazor (il Re Stregone XD).

“Perché dovrei? Il mio padrone sarebbe lieto se io spezzassi la dinastia dei Re”- rispose l’altro, mentre il ragazzino scuoteva la testa nel sonno, come se stesse avendo un incubo. In realtà l’incubo era a pochi centimetri da Eldarion e lo teneva tra le sue braccia corazzate. Mark cominciò a grondare sudore e vide che Murazor stava appoggiando il principino a terra, lo Spettro sguainò la spada e la alzò, ma, mentre stava per abbassarla, Mark ebbe un’idea ed urlò:

“NO, aspetta….lascia andare lui e….prendi me”

Murazor si girò e Mark fu pronto a scommettere che se quell’essere avesse avuto un volto adesso sarebbe stato stupito. Lo Spettro abbassò la spada:

“Prendere te?”

“Io interesso di più al tuo Signore….non ucciderlo, ti prego”- esclamò Mark, avvicinandosi a Eldarion e accovacciandosi su di lui per proteggerlo…non era ancora il momento, il principino era ancora troppo vicino. Con delicatezza, il Cavaliere iniziò a spingere il ragazzino addormentato, mentre Murazor osservava:

“Scusi maestà”- pensò tra sé il Cavaliere e diede uno spintone violento che fece scivolare Eldarion sul pavimento, lontano dai due….ora poteva agire.

Il ragazzo si girò di scatto, fece l’occhiolino a Murazor e urlò: “THRYSTA VINDR”

Lo Spettro venne scagliato all’indietro e sbatté ad una colonna, ricadendo sul davanti. Mark si alzò e si avvicinò a Eldarion che nel frattempo, a causa dello spintone, si stava risvegliando e lo prese in braccio:

“Scusami se ti ho fatto male”- gli disse il Cavaliere, mentre correva per il corridoio – “Ma non potevo lanciare incantesimi fin tanto che eri vicino a quell’essere”

Eldarion sbatté le palpebre e inarcò un sopracciglio:

“Quale essere?”

Il ragazzino si sporse da una spalla di Mark e vide lo Spettro che stava rialzandosi e sibilava con rabbia. L’erede al trono si lasciò sfuggire un grido e si tenne forte al Cavaliere che attraversò il portone in frantumi e si ritrovò nello spiazzo dove sorgeva l’Albero Bianco. I sibili e gli stridii del Re Stregone si facevano sempre più vicini e Mark parve riconoscere in cielo una figura alata: forse era Zarthan?

Senza neanche utilizzare il proprio contatto mentale, il ragazzo urlò:

“Zarthan, sono Mark e ho Eldarion con me. Bisogna metterlo al sicuro”

La figura non rispose ed uscì allo scoperto dalle nuvole di fumo, provocando una morsa al cuore del Cavaliere: non si trattava di Zarthan, ma di un Nazgul. Sul suo dorso sedeva un altro Cavaliere Nero, ma ciò che più fece stupire il ragazzo fu il vedere che anche Kovu sedeva sull’orrendo animale. Il cartone scese con un balzo e il Nazgul si allontanò, emettendo il suo verso acuto. Mark si guardò alle spalle, Murazor era appena uscito dal Palazzo e teneva la spada in una mano, mentre il suo mantello nero svolazzava a causa del vento:era circondato.

Eldarion si tenne stretto al petto del Cavaliere e vi affondò la testa per non guardare,quando Kovu parlò:

“Mark, arrenditi. Non avete alcuna possibilità di vittoria”

Il Cavaliere fece qualche passo indietro:

“Dov’è Stitch?”

Kovu si limitò ad osservare la spada che aveva in mano e rispose:

“Ho ritenuto meglio non farlo lottare e gli ho ordinato di restare ad Osghiliat, dove ci siamo accampati. Era troppo distratto e poteva morire in questa battaglia….la colpa è tua, non dovevi dirgli che Angel è salva”

“Dovevo dirgli che era morta?”- ribatté il Cavaliere.

“Non dovevi dire nulla”- ringhiò Kovu e si avvicinò lentamente, con la spada che scintillava.

Mark si guardò intorno e non vide vie d’uscita. Alle sue spalle, c’era Murazor, davanti aveva Kovu.

Il cartone si lanciò su di lui e menò un fendente che il Cavaliere riuscì a schivare solo buttandosi a terra, Eldarion emise un gridolino di paura e continuò a non guardare, tenendo gli occhi chiusi. Con un agile balzo, Mark si rimise in equilibrio e vide i corpi delle Guardie della Torre uccise dal Re Stregone: le loro armi erano ancora utilizzabili. Il ragazzo corse verso una di loro e prese una spada. Con una mano teneva l’arma, con l’altra reggeva il bambino. Roteando la lama, tentò di tenere a distanza i due avversari, ma, man mano che indietreggiava, si accorse che si stava avvicinando al bordo dello spiazzo, dove si poteva facilmente cadere nel vuoto.

“Insisti in questo patetico atto di resistenza e morirai”- mormorò Murazor. Mark fece ancora un passo indietro e sentì il bordo di marmo dello spiazzo alle sue spalle….la corsa era finita. Il ragazzo guardò in basso ed emise un gemito:

“Ha fatto un bel volo ,Denethor”- pensò, poi tentò di contattare Zarthan:

“Dove sei? Ho bisogno del tuo aiuto”

“Mark, sono riuscito a recuperare la tua spada, ma quell’essere mi è sfuggito. Sei sempre lassù?”

“Sì, vieni a prendere Eldarion. Ci sono un paio di problemi da queste parti”

Mark chiuse il contatto e vide Kovu arrabbiarsi:

“Combatti da uomo, Cavaliere. Non nasconderti dietro un bambino”

“Chiedilo a lui”- rispose sarcasticamente Mark, indicando Murazor, il quale stridette e quasi stonò Mark che si mise le mani sulle orecchie e si inginocchiò, lasciando andare Eldarion. Il ragazzino perse l’equilibrio e cadde oltre lo spiazzo, nel vuoto.

“NOOO”- urlò Mark e si affacciò. Il principino si reggeva a malapena al bordo con una mano e piangeva.

Il Cavaliere allungò una mano:

“Non guardare giù Eldarion, cerca di afferrare la mia mano”

Il ragazzino fece un enorme sforzo e riuscì ad aggrapparsi al guanto del Cavaliere che però era in una posizione alquanto pericolosa. Infatti, mentre si trovava disteso, Kovu gli mise un piede sulla schiena, per tenerlo fermo, e disse:

“Sarebbe così facile ucciderti adesso….due al prezzo di uno”- continuò osservando Eldarion, aggrappato alla mano di Mark.

 

 

 

 

 

Aragorn uccise un nemico e si lanciò con impeto su altre truppe che stavano appena fuoriuscendo da una torre d’assedio. Faramir era dietro di lui, mentre Legolas e Gimli falciavano i nemici al fianco di Eomer e Baldir.

Il Nano colpì un avversario con la sua possente ascia:

“Ottanta, ottanta - esclamò, felice – Stavolta ho tenuto il conto anche dei tuoi, sei in svantaggio orecchie a punta”- aggiunse, dando uno spintone all’Elfo, il quale mirò alla corda che teneva saldi i componenti di una torre nemica e, spezzandola, fece crollare l’intera macchina d’assedio avversaria. Con un sorriso, ammiccò al compagno che, con tono burbero cercò di giustificarsi:

“Dovevi distruggere loro, non la macchina…non vale”

L’assedio procedeva lentamente e le mura erano piene di cadaveri di entrambi gli schieramenti. Gli Orchi sciamavano da tutte le parti, mentre i soldati di Galbatorix stavano attaccando il portone principale, formando una specie di testuggine. Un trabocco colpì un troll e questo stramazzò al suolo, morto.

Il Re di Gondor emise un grido di rabbia ed eliminò altri tre avversari, intimorendo tutti gli Orchi che si trovavano nelle vicinanze. Improvvisamente, una voce femminile lo chiamò e il Re riconobbe sua moglie Arwen:

“Aragorn, Aragorn”

“Arwen, che ci fai qui? Non dovresti essere alla Casa di Cura? Vattene, è troppo pericoloso”

L’Elfa parve non ascoltarlo:

“Si tratta di Eldarion, è lassù, guarda”

Aragorn alzò il capo ed ebbe un tuffo al cuore, vedendo che suo figlio era sospeso nel vuoto e si reggeva solo alla mano di un Cavaliere che sembrava essere Mark.

“Eldarion”- urlò il Re e Faramir fece appena in tempo a salvarlo dall’assalto di un soldato avversario.

“Vai pure”- esclamò Faramir- “Ci penso io qui”

Il sovrano annuì e corse giù dalle mura, doveva arrivare in cima il più velocemente possibile, prima che per il suo unico figlio fosse troppo tardi.

 

 

 

Mark sudava moltissimo nel tenere Eldarion e non poteva alzarsi dal momento che Kovu lo teneva fermo. Il braccio con cui manteneva il ragazzino gli bruciava di dolore, ma doveva fare di tutto per non mollare la presa. Sbuffando, il Cavaliere strinse i denti e sopportò quel male interminabile.

Alle sue spalle sentì Murazor esclamare:

“Avanti, uccidili e facciamola finita”

“Aspetta, prima deve dirmi dove si trovano i suoi amici, così potrò informare Galbatorix. Dove sono?”

“Preferisco morire”- rispose il ragazzo, ansimando.

“E’ quello che farai”-continuò Kovu – “Parla”- il cartone premette più forte sulla schiena di Mark che scosse il capo.

“Allora addio, Mark”- urlò il cartone e levò in alto la spada, ma in quel momento, un ruggito squarciò l’aria e Zarthan lo colpì con la coda, facendo sbattere su Murazor. Mark emise un respiro di sollievo e sollevò il bambino portandolo di nuovo sullo spiazzo. Eldarion tremava, ma il ragazzo gli carezzò la testa e cercò di tranquillizzarlo:

“Va tutto bene adesso, fai un bel respiro”

Zarthan era atterrato di fronte ai due avversari e ringhiava contro di loro. Murazor emise un sibilo e la sua cavalcatura arrivò puntualmente.

“Ah, Mark. La tua spada”- disse il drago gettandogliela ai piedi. Il ragazzo la raccolse e fece montare Eldarion sul drago, seguendolo subito dopo.

“Andiamo Zarthan, portiamolo giù”- urlò Mark e il drago spiccò il volo lanciandosi verso il basso.

“Inseguili”- ordinò Kovu. Murazor e la sua bestia emisero i loro versi mostruosi e si lanciarono dietro al Cavaliere, lasciando il cartone da solo vicino all’Albero Bianco. In quel momento, un uomo salì dalle scale e urlò:

“Tu, che ne hai fatto di mio figlio?”

Kovu si voltò e riconobbe il Re di quella città. Mostrando la sua spada insanguinata, il cartone disse:

“L’ho ucciso, maestà”

Il viso dell’uomo parve crollare a pezzi, il suo colore divenne pallido e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Un momento dopo, il Re aggrottò la fronte, strinse i denti e sguainò con forza la spada. Non poteva neanche immaginare che il cartone stava mentendo appositamente,perché la rabbia lo accecava:

“Assassino, pagherai per avermi portato via la mia unica gioia. Preparati a combattere e sappi che stavolta non affronterai un indifeso bambino”

“Sono prontissimo, maestà”- rispose il cartone e i due girarono in tondo, come due belve pronte a scannarsi a vicenda.

 

 

 

  
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