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Autore: almostlover    26/06/2010    4 recensioni
[...]E poi mentre Elena, in lacrime, contava mentalmente quanti passi mancassero alla zia per arrivare alla cucina, due braccia la tirarono via dal corpo di John. Era Stefan. Alle sue spalle c'era Damon, al telefono.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco anche il terzo capitolo. Mi dispiace che non sia molto lungo, ma l'ispirazione non ne ha voluto sapere divenire a trovarmi. Spero che piaccia e colgo l'occasione per ringraziare le persone che hanno recensito la fanfiction! Sono davvero contenta che stia piacendo la mia idea.

ELENA'S POV

Damon sembrava per l'ennesima volta perso in un mondo tutto suo. Era impossibile capire a cosa stesse pensando di così importante. Una raffica di espressioni gli attraversarono il volto perfetto troppo velocemente da riuscire a riconoscerle tutte. C'era confusione, delusione, rabbia, ancora delusione. Era strano vedere Damon in un caos emozionale come quello. Era sempre sicuro di sé, distaccato e con una disumana considerazione per la vita altrui per non mostrarsi debole, erano rare le occasioni in cui lasciava trasparire davvero ciò che gli stava accadendo dentro e quasi sempre Katherine era implicata.  

Pochi istanti dopo Damon si rivestì degli splendidi lineamenti di quella maschera di freddezza e ciniscmo che gli era tanto comoda e con cui Elena era abituata a vederlo la  maggior parte delle volte. L'aveva visto cambiare davanti ai suoi occhi. Era totalmente diverso dal Damon che aveva conosciuto al pensionato quella mattina. Elena era riuscita a vedere quel lato umano che aveva giurato ci fosse, anche se in piccola parte e rinchiuso chi-sa-dove in fondo all'anima.

<< Damon, mi senti? A cosa stai pensando? >>

Damon la liquidò con un misero " niente di importante " e si dedicò a qualcosa alle spalle di Elena, che si voltò come lui, incuriosita. Jeremy faceva avanti e indietro per il corridoio dell'ospedale, innervosendo Jenna, che dopo un po' andò fuori a prendere una boccata d'aria.

<< Che ha tuo fratello? >> chiese Damon, con un evidente nota di curiosità nella voce.

Elena ritornò con lo sguardo nella direzione del vampiro e: << Non lo so. Forse è solamente preoccupato per John >> rispose semplicemente Elena, mentre, con lo sguardo nuovamente rivolto alle sue spalle, osservava Jeremy dirigersi al distributore degli snack in fondo al corridoio adiacente a quello dove avevano visto scomparire John circa un ora e mezza prima.

<< E tu? >>

Elena fissò Damon confusa. << Cosa? >> chiese ingenuamente.

<< Insomma, tuo padre è in una sala operatoria. Se ci fosse mio padre a me non fregherebbe niente,anzi non sarei nemmeno qui, ma tu non sei come me! >> concluse arguto Damon con naturalezza e la solita punta di sarcasmo nella voce che lo contraddistingueva in qualunque situazione, bella o brutta che sia.

Elena si concesse qualche istante per rispondere. Era una domanda alla quale non sapeva dare una risposta che non risultasse fredda o compassionevole. Si, era suo padre, ma soltanto quello biologico. Colui che riteneva davvero un padre degno di essere chiamato tale era morto il 23 Maggio insieme a sua moglie per cercare di recuperare la figlia andata a una festa senza permesso. Non passava giorno che non incolpasse sè stessa per quello che era successo quel dannato giorno in cui la morte aveva deciso di risparmiarla per chissà quale ragione. Eppure era lì in quella sala d'attesa senza riuscire a non provare dolore per quell'uomo.

Elena fece per rispondere, ma involontariamente Jeremy non glielo permise.

Era poggiato con le spalle contro il distributore di snack. Stava scivolando lentamente verso il pavimento con le mani strette alle testa, torturandosi le tempie, sfregandole e colpendole  con movimenti rapidi. Elena e Damon, quest'ultimo a velocità da vampiro, accorsero al suo fianco. Elena gli alzò il viso. Gli occhi erano colmi di lacrime che volevano uscire.

<< Jer, calmati. Starà bene. Non preoccuparti! >> disse Elena nel vano tentativo di tranquillizzare il fratello. Jeremy era pallido e freddo al contatto. Non poteva essere tanto spaventato per John: anche lui non aveva quel grande rapporto con lo zio e anche lui non era entusiasta di vederlo quando si era presentato a casa loro. Che fosse cambiato qualcosa in quelle settimane?

In pochi istanti Jeremy sembrò essersi calmato lievemente. Non tremava più e sembrava entrato in una specie di trance, come se fosse ipnotizzato.

<< Penso che di John non gliene freghi niente >> disse Damon, indicando con la mano il punto in cui gli occhi di Jeremy si erano posati con grande attenzione. Elena, confusa, seguì l'indicazione di Damon e si ritrovò a guardare un'ampia macchia di sangue raffermo sulla sua maglia. Di colpo ritornò con lo sguardo a Damon che stava fissando Jeremy. Aggrottò la fronte, confusa. Che stava succedendo? Perché Jeremy era così attratto dal sangue?

Bastarono pochi secondi a Elena per ricevere le risposte a quelle due domande. Pochi secondi e una dura verità la colpì in pieno.

Dalla bocca di Jeremy spalancata in una smorfia di dolore Elena vide due canini aguzzi più lunghi del normale, uguali a quelli di Stefan e Damon, uguali a quelli di un vampiro.

<< No, non può essere! >>. Jeremy era un vampiro. No, non era possibile. Elena si allontanò di un passo da Jeremy. Si portò una mano alla testa, che le stava scoppiando improvvisamente. Suo fratello non poteva essere un vampiro! Jeremy non avrebbe mai fatto una cosa così stupida! Per quale motivo poi?

Damon afferrò con forza il polso di Jeremy e lo trascinò con sé verso l'ingresso del Pronto Soccorso. Jeremy si dimenava con forza per farsi lasciar andare, ma Damon era troppo forte per lui.

<< Dove vai? >> chiese Elena spaventata.

<< Vampiri e ospedali non sono una buona accoppiata >> rispose sarcastico Damon.

Elena fece per chiedergli di andare con loro, ma Damon capì in anticipo lei sue intenzioni e la fermò in tempo prima che lei aprisse bocca. << Non verrai con noi. Hai da fare >>. E con quelle poche parole Damon scomparve, lasciando un Elena  spaventata e furiosa alle porte dell'ospedale con mille domande nella testa e nessuna risposta.

Damon non aveva il diritto di decidere per lei quando la scelta riguardava Jeremy. Elena aveva tutto il diritto di seguirlo per vedere se Jeremy stava bene e per chiedergli cosa diavolo gli passava per la testa quando aveva deciso di bere del sangue di un vampiro e poi uccidersi.

Elena si voltò di scatto. Alle sue spalle c’erano due poliziotti già armati di distintivo che misero in bella mostra non appena Elena si interessò a loro.

<< Lei è la signorina Elena Gilbert? >> chiese uno dei due, mentre l’altro se ne stava fermo leggermente più indietro rispetto a primo con le braccia incrociate dietro la schiena e le gambe divaricate.

Tempismo perfetto! Elena si limitò ad annuire mestamente emettendo un sospiro di rassegnazione.

 

  
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