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Autore: DarkSide_of_Gemini    27/06/2010    5 recensioni
Mi chiamo Death. Death Mask. In realtà sarebbe Angelo, ma tutte le persone intelligenti mi chiamano Death. Odio il mio nome. semplicemente perché non posso essere definito tale...
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I CAP.

 

Mi chiamo Death.

Death Mask.

In realtà sarebbe Angelo, ma tutte le persone intelligenti mi chiamano Death.

Odio il mio nome. semplicemente perché non posso essere definito tale.

Per chi ha avuto una storia simile alla mia può  sembrare un bene, ma una vita come la mia non la auguro a nessuno.

Sono nato in Sicilia, terra meravigliosa che amo ancora adesso.

I miei genitori si chiamavano Claudia e Antonio, due comunissimi nomi.

Vivevo una vita abbastanza normale, addirittura monotona, da ragazzino come gli altri: mi alzavo tardi di mattina, prendevo brutti voti a scuola,

odiavo la matematica e facevo un sacco di storie a tavola.

Poi arrivò il giorno maledetto: i miei genitori uscirono.

Mi dissero che, per qualsiasi emergenza, potevo chiamare i nonni.

Non erano mai stati fuori tanto.

Quando si fece sera cominciai ad avere paura.

Perché non tornavano?

Ebbi l’impulso di telefonare alla polizia, ma mi parve un idea stupida.

Passarono altri interminabili minuti, ma i mie genitori non si facevano vivi.

Quando avevo ormai perso le speranze, sentii suonare alla porta di casa.

La mia casa aveva un giardino, e il portone faceva capolino da due vasi di piante posizionate agli angoli.

Andai ad aprire e vidi due poliziotti sulla soglia.

Cosa ci facevano lì?

Avevano rintracciato la mia chiamata?

Ebbi un attimo di paura

 

-Sei tu Angelo?-

 

Mi chiese il poliziotto.

Feci segno di si con la testa.

Il poliziotto si girò e lanciò uno sguardo  alla sua collega, una donna, che si inginocchi davanti a me e mi mise le mani sulle spalle.

Cosa volevano?

Dove erano i miei?

 

-Mi dispiace, piccolo-

 

Mi disse la donna.

Aveva gli occhi lucidi

 

-I tuoi genitori sono morti-

 

Il cielo mi cadde sulla testa.

O almeno, fu una mia impressione.

Morti?

I miei genitori morti?

Non era possibile!

 

-Un incidente d’auto-

Spiegò la donna, quasi a volersi scusare

 

-Devi venire con noi all’orfanotrofio-

 

Non volevo discutere.

Mi lasciai condurre alla macchina della polizia senza fiatare.

Non lanciai neanche un ultimo sguardo alla mia casa.

Cercai di aprire lo sportello: non volevo andarmene.

Quello doveva essere un sogno.

I miei genitori stavano tornando a casa, e tutto sarebbe continuato.

Ma non andò così.

La macchina della polizia non si fermò, la poliziotta seduta accanto a me non mi disse che era uno scherzo, e che i mie genitori stavano bene.

I miei i genitori non c’erano più, e io stavo davvero andando nel posto che odiavo di più

Per rimanerci per sempre.

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