Crossover
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Autore: Robotech90    28/06/2010    1 recensioni
Quante persone amano i libri fantasy? Quanti ragazzi passano intere giornate leggendo storie ambientate in mondi fantastici? E se questi ragazzi si trovassero un giorno ad affrontare le loro fantasie?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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                      Il sogno si avvera

 

Il cielo era terso e tenebroso su Minas Tirith e l’intera pianura di fronte alla città brulicava di nemici. Fumi di incendi salivano dal basso e rendevano l’atmosfera ancor più cupa e spaventosa. Il cielo risuonava dei versi dei Nazgul, mentre in basso si mischiavano le urla degli Uomini di Gondor e quelle dell’esercito avversario. Sul livello più alto della città, nello spiazzo dove nasceva l’Albero Bianco, due uomini giravano in circolo con le spade sguainate: Aragorn, il sovrano di Gondor, e Kovu, uno sfortunato cartone diventato schiavo di Galbatorix. Il primo tese un braccio e lo rivolse allo sfidante, indicandolo con il dito:

“Perché mi hai fatto questo?Perché hai osato uccidere Eldarion?”

L’altro non rispose, ma si limitò ad osservare il Re di Gondor,mentre continuava a parlare:

“Non rispondi? Bene, ma voglio che almeno io conosca il tuo nome prima di ucciderti, cosicché possa ricordarlo e riferire ad Eldarion che ho ucciso il suo assassino”

L’uomo-felino fece qualche passo indietro ed abbassò la spada, alzando fieramente il viso:

“Mi chiamo Kovu, sei contento adesso?”

Per qualche secondo, Aragorn rimase con gli occhi spalancati, in confusione:

“Kovu….tu sei uno dei cartoni di Mark- iniziò il Re, ma poi si ricordò di suo figlio e aggiunse con rabbia- Questo non cambia ciò cha hai fatto. Mi dispiace per il Cavaliere, ma mio figlio era l’unico motivo per cui vivere e tu me l’hai strappato…..in guardia, Comandante”- urlò infine e si lanciò in avanti, mulinando la spada. Kovu levò la sua arma e parò il colpo, scansando l’avversario con una spinta. I due si scambiarono una rapida successione di fendenti e Kovu iniziò a sudare per lo sforzo, mentre il Re rimaneva saldo e concentrato, probabilmente a causa della rabbia con cui combatteva. Aragorn spinse Kovu all’indietro e lo fece sbattere ad una colonna, il cartone si scansò appena in tempo e la spada del Re lasciò un segno evidente nel marmo, provocando anche alcune scintille. Ansimante, Kovu cercò di superare le difese del suo avversario ma solo per essere nuovamente allontanato, forse il cartone aveva sottovalutato, e non poco, il Re di quella città. Stranamente, nei suoi pensieri, non erano giunti ancora ordini da parte di Galbatorix. Il Re non li aveva più contattati da quando aveva detto loro di uccidere Mark ad Osghiliat….che gli fosse successo qualcosa? Mentre pensava a questo, Aragorn lanciò un urlo di odio e vibrò un colpo che passò a pochi centimetri dal petto di Kovu, il quale indietreggiò per un istante, ma si scagliò subito dopo sull’avversario colpendo Anduril nel mezzo e provocando un forte clangore. I due combattenti si separarono per un momento e il sovrano disse:

“Combatti bene, Kovu, ma questo non basterà a salvarti”

“Sarai tu a non sopravvivere ,Aragorn”- rispose il cartone serrando una mano ,i due ripresero a girare in tondo e a guardarsi in cagnesco e , subito dopo, si lanciarono nuovamente l’uno contro l’altro.

 

 

                                                 *

 

Mark teneva Eldarion stretto a sé cercava di capire dall’alto di Zarthan dove si trovassero i genitori del ragazzino.Fortunatamente, il Cavaliere era riuscito a seminare Murazor che gli si era lanciato dietro e ora guardava in basso, nervosamente. La battaglia imperversava su tutte le mura ed era difficile identificare qualcuno in quel tumulto di urla e rumori. Arnold passò al suo fianco e urlò:

“Grazie al cielo sei riuscito a salvarlo. Aragorn dovrebbe essere da qualche parte sulle mura, ma ti sconsiglio di portare il principino nel bel mezzo della lotta. Recati alla Casa di Cura, lì dovresti trovare sua madre”- il Cavaliere fece un cenno di intesa a Mark e si scagliò su un gruppo di nemici, scagliandolo giù dalle mura, grazie ad un colpo di coda di Razar.

Mark si guardò intorno, in cerca della Casa di Cura, ma il fumo e le fiamme gli oscuravano la vista:

“Eldarion, sai dove si trova la Casa di Cura?”- chiese il ragazzo e il principe annuì indicando un punto della città, dove la battaglia non era ancora arrivata. Il Cavaliere picchiettò la testa del ragazzetto con affetto ed esclamò:

“Tieniti forte, ti porto da tua madre, piccolo”

Zarthan attraversò con rapidità la distanza che li separava dalla meta ed atterrò di fronte alla Casa di Cura, facendo smontare Mark ed Eldarion. Dentro l’edificio era pieno di uomini feriti che giaceva su dei letti o su delle sedie, mentre alcune guaritrici vegliavano su di loro. Il Cavaliere vide tra le donne che si occupavano di curare i feriti Eowyn e le chiese se avesse visto Arwen. La moglie di Faramir trasalì quando li vide di fronte a sé e disse:

“Grazie agli Dei vi siete salvati – e abbracciò con affetto Eldarion- Arwen è uscita poco fa proprio per cercare voi, dovete raggiungerla. Credo che si trovi nella zona delle mura Ovest”

Mark si batté una mano sulla faccia e prese Eldarion per una mano, trascinandolo con sé:

“Accidenti” – esclamò il Cavaliere mentre usciva dalla costruzione e aiutava il principino a salire su Zarthan. Il drago sbuffò e del fumo gli uscì dalle narici:

“Cosa è successo, ragazzo?”

“Arwen non è qui, è uscita per cercare noi”

Zarthan non rispose e, quando anche il Cavaliere fu in sella, spiccò il volo e si diresse alle mura Ovest di Minas Tirith, dove il principino riuscì a riconoscere la madre dall’alto del drago. I tre atterrarono e l’Elfa rimase di stucco, quando vide Eldarion corrergli incontro e abbracciarla. Mark emise un sospiro di sollievo, ma notò che Arwen era diventata pallida e guardava in alto con preoccupazione:

“Signora, cosa c’è?”- chiese il Cavaliere inarcando un sopracciglio.

L’Elfa puntò lo sguardo sul Cavaliere e disse, preoccupata:

“Aragorn è andato lassù…pensava che quegli esseri vi avessero….”- non fece in tempo a continuare perché il discorso fu interrotto dai clangori di due uomini che combattevano e l’Elfa vide le minuscole figure , tra le quali riconobbe quella di suo marito, che si scambiavano violenti colpi al livello più alto della città.

“ARAGORN”- urlò Arwen in  preda la panico ed Eldarion si liberò dalla stretta della madre, correndo via, nonostante i richiami dell’Elfa e urlando: “Papa,Papa”

“Eldarion, fermati”- esclamò con le lacrime agli occhi – “Dove hai intenzione di andare?”

Mark si lanciò all’inseguimento del ragazzino, sorprendendosi di quanto questi fosse veloce:

“Andiamo Mark – si disse il ragazzo – Possibile che non riesci a star dietro ad un bambino”

Quando il Cavaliere vide che l’erede di Aragorn stava imboccando la via per risalire tutti i livelli della città, si mise una mano sul petto:

“Ahi, mi aspetta una bella corsa”

“Vuoi che ti accompagni io?”- gli disse Zarthan, ma Mark rifiutò…non poteva fare la figura del Cavaliere che senza drago non riesce a sopravvivere e poi non doveva perdere Eldarion di vista.

“Resta nei pressi delle mura e metti al sicuro Arwen”- gli ordinò il Cavaliere, senza smettere di seguire Eldarion che ora era giunto al secondo livello di Minas Tirith. Il ragazzo lo vide sparire dietro ad un angolo e si lanciò all’inseguimento urlando:

“Eldarion, fermati è pericoloso”

Il ragazzino sembrò non sentirlo neanche e continuò la sua instancabile corsa, distanziando un po’ il Cavaliere che era molto più lento nella sua pesante corazza. A suo rischio e pericolo, Mark si liberò da quell’impaccio e mantenne con sé solo la spada, riuscendo a scorgere da lontano Eldarion che risaliva la scala che portava al terzo livello.

 

                                               

                                               *

 

Kovu cadde a terra e rotolò di lato per evitare di essere infilzato dal Re di Gondor. Il cartone si alzò con un agile balzo e parò il colpo seguente dell’avversario, riuscendo a provocargli un taglio sulla corazza reale, dopo aver tentato anch’egli un assalto. Aragorn guardò il segno sul suo pettorale e si scagliò in avanti colpendo il cartone con una spallata e facendolo indietreggiare verso l’Albero Bianco, ora pieno di foglie verdi. Kovu tentò un disperato affondo, ma stavolta il Re fu ancora più lesto e riuscì a spedirlo a terra, puntandogli la lama alla gola. Il cartone strisciò all’indietro, respirando con affanno e Aragorn lo guardò con puro odio:

“Mio figlio era innocente, era l’unico che non doveva pagare per questa stupida guerra e tu l’hai ucciso…. L’HAI UCCISO”- urlò l’uomo avvicinando sempre di più la spada alla gola di Kovu che, adesso, tremava, mettendo in mostra la fragilità dei cartoni. Aragorn alzò la spada, ma, d’un tratto una flebile voce urlò “Papa” e  il Re si girò di scatto, vedendo suo figlio che aveva appena terminato di risalire la scala che conduceva all’ultimo livello. Il bambino ansimava e sembrava stanchissimo e il Re sussurrò:

“Eldarion”

Mark spuntò alle spalle del principino e , improvvisamente, il ragazzo si ritrovò con la mente ad Ellesmera. Era notte e lui aveva fatto un sogno: si trovava a Minas Tirith, nello spiazzo dove nasceva l’Albero Bianco, due uomini combattevano tra loro e uno dei due riusciva a disarmare l’altro, puntandogli la spada alla gola…l’arrivo di un’altra persona lo distraeva e…..

Il ragazzo tornò alla realtà e vide Aragorn con la spada puntata su Kovu, vide Eldarion che aveva distratto il padre e iniziò a sudare freddo…tutto coincideva…il suo sogno si era avverato.

 

 

Kovu sentì una voce nella sua testa, una voce pesante, stentorea…non era quella di Galbatorix. Udiva insistentemente “Colpisci, Colpisci, Colpisci” e chiuse gli occhi per resistere a quell’ordine. Un dolore lancinante invase immediatamente la sua testa e il cartone, raccolta la spada, si lanciò in avanti e la affondò nel corpo del Re di Gondor. Eldarion urlò:

“Papàààà”- e corse verso l’uomo che iniziava ad accasciarsi, mentre Mark era rimasto come bloccato sull’ultimo gradino delle scale e osservava la scena, impallidito. Il Cavaliere si rese conto di ciò che era successo e , mentre il cartone si alzava, urlò:

“Kovu, non dovevi farlo….non meriti più il nostro perdono. Sei diventato come loro…e come loro sarai trattato”

Il Cavaliere si lanciò in avanti, mulinando la spada e vide che il cartone, anziché combattere si era voltato, come se fosse in preda al panico, e stava scappando verso il bordo dello spiazzo. Mark lo inseguì, non badando ad Eldarion che si era chinato sul padre e lo scrollava, chiamandolo a gran voce, e raggiunse Kovu che si era fermato dove qualche ora prima il Cavaliere aveva evitato che il principino cadesse nel vuoto. Il cartone tremava forsennatamente e non riusciva a parlare. Era la prima volta che Mark vedeva Kovu in quelle condizioni, ma il Cavaliere non si lasciò prendere da altri pensieri e disse:

“Avevo ancora la speranza che poteste essere salvati, ma ora mi rendo conto che mi sbagliavo”

Il Cavaliere era così adirato che si dimenticò del dolore che provavano i cartoni nel disobbedire ad un ordine che, in quel caso, non arrivava da Galbatorix. Kovu rimase in silenzio e indietreggiò, facendo, per un attimo, sbarrare gli occhi a Mark:

“Ehi, che stai facendo?”

Kovu non rispose, ma andò ancora di più indietro, ancora un passo e sarebbe caduto.

“Kovu, fermati”

Il cartone era con un piede nel vuoto:

“Fermati”- urlò esasperato Mark, ma il cartone non rispose e si lanciò nel vuoto, facendo quasi fermare il cuore di Mark. Il Cavaliere si sporse, in preda alla confusione, e con suo orrore vide che Kovu era stato preso al volo da un Nazgul ed ora si stava allontanando da loro, recandosi nel vivo della battaglia. Mark si asciugò il sudore e tornò indietro, dove Eldarion aveva le piccole mani coperte di sangue e si teneva al corpo del padre, piangendo e singhiozzando. Mark, deglutendo, si chinò sul Re di Gondor e gli tolse la corazza, scoprendo una profonda ferita. Il Cavaliere curò ciò che era esterno, ma bisognava fare in fretta o Aragorn sarebbe morto.

“C’è polso”- disse il Cavaliere, tenendo una mano di Aragorn. Eldarion piangeva ancora e il suo viso era diventato rosso. Il Cavaliere serrò le labbra e disse a Zarthan:

“Fai venire qualcuno quassù, sbrigati. Aragorn ha bisogno di urgenti cure”

Il drago non rispose, ma Mark sapeva che aveva capito e chiuse il contatto mentale. Il ragazzo vide Aragorn muovere la testa di lato e una foglia dell’Albero Bianco cadde sulla fronte del Re. Alzando il capo, Mark notò che molte foglie stavano cadendo e questo non gli fece pensare a nulla di buono.

  
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