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Autore: ForgottenSnow    30/06/2010    15 recensioni
Si tratta di un esperimento. Guardare Taylor Lautner mi è servito da ispirazione per questa ff, e si può ben immaginare il perchè... Rimuovete BD, perchè non ne sarà tenuto conto. La storia inizia prima, dall'epilogo di Eclipse. Leah è la protagonista, insieme e Jacob. Il loro sarà un rapporto sempre complicato, tra l'odio, l'amicizia, e una specie di amore... Si sosterranno a vicenda, perchè entrambi soffrono e hanno bisogno l'una dell'altro.
Dal Prologo: Io guardai Jacob, lui guardò me. In quello sguardo ci odiammo, profondamente. Non sapevamo che quell’odio sarebbe stato presto qualcos’altro. Qualcosa di più grande, di più profondo e di pericolosamente distruttivo.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Leah Clearweater
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: ~ A step back

Genere: Generale, Romantico, Sentimentale

Capitolo: 26°, Under the rain

Autrice: ForgottenSnow

Personaggi: Leah Clearwater, Jacob Black

Note dell’autrice: Oddio, sono in ritardo. Ancora .___. Cavolo! Ma ad ogni modo, guardate che bel capitolo! *_* No ok, non esageriamo, però sono fiera di me. L’ho scritto in una sola giornata (l’ho appena finito di scrivere, in realtà) e poi l’ho pubblicato immediatamente :) 

Quello scorso non era un granché, lo ammetto, ma questo… Ok basta, sennò poi vi aspettate chissà che e deludo le aspettative U_U Non sia mai O__O

Ad ogni modo… mentre leggete… provate ad ascoltare Running Up That Hill dei Placebo; ho scritto tutto con quella canzone in ripetizione, forse non c’azzecca tanto ma così potrete vederlo anche come l’ho visto io XD

E ora… buona lettura *_*

 

Capitolo 26

 

Under the rain

 

POV Jacob

 

Avevo visto Leah inoltrarsi nel bosco e l’avevo seguita senza pensarci due volte; mi ero lanciato anche io dal balcone, ero atterrato sull’erba fresca ed ero corso verso il limitare della foresta. Sentivo nel petto il bisogno impellente di raggiungerla, di stringerla a me e di dirle che tutto sarebbe andato bene; Paul aveva avuto l’imprinting con mia sorella e io gli avevo mollato un cazzotto così forte che nella mia mano qualche osso doveva essere andato fuori posto. Ma nulla, nulla aveva più importanza di Leah in quel momento: dovevo trovarla, lei non meritava di affrontare quel0 dolore da sola.

Mi sentivo in colpa, incredibilmente in colpa: se io non fossi andato da Edward noi avremmo finalmente potuto stare insieme e tutto ciò non sarebbe successo. Lei non sarebbe stata ancora male, non avrebbe sofferto di nuovo…

Mi inoltrai nel bosco aguzzando l’udito, l’olfatto e la vista: Leah non si era trasformata, non l’avrebbe mai fatto. In quel momento il lupo che era in lei le era nemico, e per di più avrebbe corso il rischio troppo grande di far conoscere a qualcuno i suoi sentimenti. Probabilmente si era rintanata sotto le fronde di un albero, uno di quegli alberi enormi che le piacevano tanto: ma ce n’erano così tanti nella foresta che non potevo girare a caso.

Fu solo dopo alcuni minuti che, finalmente, individuai una traccia: era sottile, quasi inesistente, ma c’era. La seguii senza esitazione fermandomi ogni qualvolta la sentivo sparire; ero in agitazione, il cuore mi batteva come un tamburo nel petto e la mia fronte era imperlata di sudore. Poi, proprio quando sentivo di essere vicino alla meta, un fulmine ruppe il silenzio facendomi sobbalzare: neanche dieci minuti dopo ci fu il diluvio.

- Dannazione!- imprecai mentre il debole odore di Leah veniva soppiantato da quello della pioggia scrosciante. Nel giro di pochi secondi divenni una vera e propria zuppa: ora, almeno, non faceva più così tanto caldo. Per un attimo pensai di fermarmi e tornare indietro, tanto le mie possibilità di trovarla erano decisamente poche, ma poi immaginai lei da sola, in lacrime, e capii che se avessi mollato non me lo sarei mai perdonato.

Riuscii a trovare Leah dopo non so quanto tempo: ne era trascorso così tanto che avevo perso il conto dei vari minuti. La intravidi, come avevo previsto, sotto un albero, la schiena appoggiata al tronco, le ginocchia tirate al petto e le braccia che le stringevano; anche lei era completamente bagnata ma sembrava non essersene neanche accorta. Il viso era puntato verso l’alto e lo sguardo era vacuo, perso in chissà quali pensieri. In ogni caso il mio cuore emise un sospiro di sollievo quando ebbi finalmente la certezza di poterla aiutare in modo concreto.

Coprii la distanza che ci separava in un paio di balzi quasi felini e una volta lì mi inginocchiai di fronte a lei, che si era soltanto vagamente accorta di me. Volevo dire qualcosa, volevo parlarle di tutto ciò che avevo pensato fosse adeguato ma in quel momento avvertivo la gola secca: salivazione azzerata più o meno come la voglia di parlare. Così mi sedetti al suo fianco esattamente come lei aveva fatto con me molto tempo prima, appoggiai il capo sulla sua spalla e le sfiorai appena una mano. Io c’ero per lei come lei c’era stata per me: si trattava dello stesso dolore, di quello che continuava a dilaniarci ripetutamente. Eravamo accomunati, eravamo vicini.

Leah per un po’ fece come se accanto a lei non ci fosse nessuno; poi scoppiò in lacrime. Il viso era bagnato dalla pioggia, non mi sarei mai accorto del suo pianto se non fosse stato per i singhiozzi.

- Sono una stupida.- balbettò, asciugandosi il volto con la manica della felpa a sua volta fradicia.

- No… non sei affatto stupida.-

- Sì, lo sono! E merito di stare qui a soffrire per quello che ho fatto. Sono soltanto patetica.-

Il cuore mi si strinse in una morsa dolorosa a vederla in quello stato e le cinsi le spalle con un braccio, stringendola di più a me.

- Non meriti di soffrire; tu non hai fatto nulla, non è colpa tua.-

- Invece lo è.- singhiozzò Leah, caparbia. – Non avrei dovuto stare con Paul. Sapevo che prima o poi avrebbe avuto l’imprinting, lo sapevo ma ho voluto ignorarlo, come se non avessi idea che poi avrei dovuto soffrire di nuovo…-

- L’hai fatto per essere felice per un po’, perché eri stanca di provare sempre dolore.-

- Non sono stata felice come dovevo essere.- mormorò lei. – Ho soltanto assaporato il riflesso della felicità, una minima parte, per poi soffrire adesso.-

Non sapevo cosa dire: per me quello che stava confessando in quel momento di debolezza era come arabo. Perché non era stata felice? Perché non aveva assaporato la reale felicità? Quelle domande premevano contro le mie labbra, desiderose di venire fuori; ma non era il momento di soddisfare la mia curiosità, quindi quando Leah appoggiò il capo sulla mia spalla mi limitai a stringerla di più. Si rannicchiò contro di me e continuò a piangere; le sue spalle si muovevano lentamente, scattavano ad ogni singhiozzo, si alzavo e si abbassavano.

Eravamo immersi tra la pioggia. L’acqua ci separava dal resto del mondo, creandoci una barriera attorno. Era come se al mondo esistessimo solo io e Leah, soltanto noi due e nessun altro che potesse disturbarci. Avrei pagato per fare in modo che tutto rimanesse così per sempre, con la sola differenza che Leah doveva essere felice.

- Lo ucciderei.- mi lasciai sfuggire a un certo punto, senza potermelo impedire.

- Chi?- fu il suo sussurro.

- Paul. Non doveva comportarsi così, non avrebbe dovuto permettersi di…-

- Non è dipeso da lui.- biascicò Leah senza alzare il volto, continuando a tenere il viso premuto sul mio petto.

- Avrebbe potuto ridimensionarsi.-

La conversazione terminò lì, anche se la mia rabbia era ancora viva da qualche parte nel mio petto; ma ora, soprattutto, soffrivo. Soffrivo per Leah, per il fatto che dovevo sopportare di vederla in quel modo.

Persi la cognizione del tempo ma a un certo punto i singhiozzi si placarono e il suo corpo si rilassò notevolmente; continuava a piovere e, a giudicare dal cielo plumbeo, non avrebbe smesso per ancora molto tempo. Intanto il senso di colpa mi stava divorando: non potevo fare a meno di pensare che il dolore di Leah fosse causato da me, da me e dalla mia stupida impulsività.

- Voglio andare via.- disse lei, roca.

- Dove vuoi andare?-

- Voglio andare… via. Non so dove, non voglio neanche pensarci, voglio solo allontanarmi da La Push e dall’imprinting…- Prese fiato e si scostò i capelli bagnati dal volto. -… Non ne posso più, Jake.-

Fu forse il modo in cui pronunciò il mio nome a costringere il mio stomaco a esibirsi in una serie di capriole. Lei era bellissima, lo era sempre stata, ma in quel momento aveva qualcosa di speciale: la pelle bruna era resa lucida dalla pioggia, gli occhi scuri luccicavano a causa delle lacrime e le labbra erano arrossate e sembravano ancora più morbide del solito. Le sensazioni che avevo provato quando, tempo prima, ci eravamo scambiati il nostro primo bacio tornarono a investirmi con sorprendente prepotenza.

- Leah…- mormorai, distogliendo lo sguardo da lei per evitare gesti troppo impulsivi. – Perché non sei stata davvero felice con Paul?-

- Come se non lo sapessi…- rispose lei con un sorriso spento.

- Io… io penso davvero di non saperlo.- dissi ma, appena terminai di parlare, realizzai che una vaga idea ce l’avevo.

- Per causa tua.- spiegò Leah semplicemente; così semplicemente che restai di stucco. Immaginavo che si sarebbe fatta più problemi a confessarmi una cosa del genere, invece l’aveva rivelato con tranquillità; certo, il suo sguardo era rivolto ovunque tranne che verso il mio viso, ma poco importava.

- Tu e Shine…- Sorrise, riluttante, e scrollò le spalle. – A volte mi avete scatenato degli istinti omicidi…-

- Addirittura?!-

- Beh…- Leah abbassò il capo e appoggiò i gomiti sulle ginocchia. -… Sì, addirittura. E non amavo Paul, gli volevo bene: eravamo una coppia d’attesa, lo sapevo fin troppo bene. Tutta la reazione che ho avuto è stata… esagerata.-

Ora se ne stava convincendo, non ne era sicura.

- Non è stata esagerata se consideriamo quello che hai già passato.- le sussurrai, rassicurandola. Leah annuì vagamente e si scostò da me, appoggiando il capo al tronco e chiudendo gli occhi. Rimasi ad osservarla per qualche minuto, soffermandomi su quanto fossero perfetti il suo profilo, la forma dei suoi occhi, il suo naso leggermente all’insù, le sue labbra carnose. Per non parlare della sua pelle imperlata d’acqua…

Non bisogna affatto essere dei vampiri per essere così belli...

- Leah…- la chiamai. -… Penso di amarti.-

Sbarrò gli occhi e si mise diritta, di scatto; mi fissava come se fossi stato un fantasma o qualcosa del genere. Poi, all’improvviso, esplose:

- “Pensi”?!- ripeté, su tutte le furie. – Tu “pensi” di amarmi?! Non funziona così, Jacob! Tu o mi ami oppure no! E la cosa è molto relativa, perché mi puoi amare come si ama una ragazza d’attesa, una persona che non rimarrà con te per sempre!-

- E questo chi l’ha stabilito?!- ribattei alzando la voce anche io.

- L’ha stabilito la tua natura e lo metterà in pratica l’imprinting! E ne ho abbastanza, io non voglio più essere una ragazza d’attesa.-

- Ti sei fissata con questa storia della “ragazza d’attesa”?? Non lo sei, non lo saresti mai per me!-

- Ah, no? E perché? Andrai in giro con gli occhi chiusi a vita per non incontrare la ragazza con cui avrai l’imprinting?!-

- Lo farei! Lo farei se potesse servire per stare con te per sempre!-

Leah aprì la bocca per ribattere, poi la richiuse e scosse il capo.

- Non funziona così.- disse soltanto, e fece per alzarsi.

- Hai detto di non essere stata davvero felice con Paul per causa mia. Tu vuoi me, hai sempre voluto me e anche quando hai scelto Paul dentro di te hai continuato a volere me!-

- Sei così presuntuoso da crederlo?! Io volevo bene a Paul, non lo amavo ma sono stata felice di aver scelto lui!-

Mi alzai anche io in modo da poterla guardare negli occhi.

- Tu ti sei soltanto accontentata; quella non era felicità. Era solo sollievo, sollievo perché non eri più sola. Ma Paul era un amico, io invece ero il ragazzo che volevi e lo sono ancora.-

- Ho scelto Paul per dei motivi!-

- Dannazione, lo so! E ti ho chiesto scusa, e se necessario te lo chiederò ancora, e ancora e ancora! Mi dispiace, sono stato un idiota, ho agito senza pensare e ne ho pagato le conseguenze!-

- A me sembra che ti sia piaciuto stare con Shine!-

- Sì, mi è piaciuto stare con Shine.- mi trovai ad ammettere, non potendo mentire.

- E inoltre pensi ancora a Bella…-

- Bella è sposata con Edward, è lontana da me e io l’ho messa da parte.-

- E per quanto tempo ancora, Jacob?! Fino a quando non tornerà dalla luna di miele?!-

- Bella sarà morta quando tornerà dalla luna di miele!-

- Oh, allora sono l’ultima scelta, eh?! Sono come… una specie di ruota di scorta!-

- No! Non lo sei, sei la ragazza che amo e lo sento, lo sento qua.- Mi portai una mano sul petto, in corrispondenza del cuore, e piantai i miei occhi nei suoi.

- Non è possibile, Jacob.- dichiarò Leah, distogliendo lo sguardo dal mio. – Ci sono milioni di ragioni per cui non posso.-

- Non ne ho ancora trovata una valida.-

- L’unica valida è che quando tu avrai l’imprinting io ci rimarrò davvero male, perché non considererei la nostra come una coppia d’attesa, ma come una coppia vera, di quelle composte da persone innamorate senza una data di scadenza!-

- Io sono innamorato di te senza una data di scadenza! Io voglio amarti per sempre!-

- Ma non puoi!-

Continuava a piovere, i fulmini ci sovrastavano, eppure capii immediatamente che aveva ripreso a singhiozzare.

- Invece sì! Vivremo su un’isola deserta, vivremo nella foresta Amazzonica, ci trasferiremo qui, sotto questo albero se vorrai! Non incontrerò la ragazza del mio imprinting, e se pure fosse sono sicuro che con tutto quello che provo per te potrò rifiutarlo!-

Ora Leah rideva; rideva e singhiozzava insieme, quasi tremava per l’insieme di emozioni che sembravano starla sconvolgendo. Mi trovai a ridere con lei, all’improvviso, di gusto, senza una ragione.

- Sei tutto matto, Jake.- mormorò lei dopo qualche secondo, passandosi una mano tra i capelli bagnati.

- Noi ce la possiamo fare, Leah.- insistei, caparbio.

- Non… non ne ho la forza; sono stanca di lottare per stare insieme a chi voglio, ne ho abbastanza.-

- Ma…-

Ed ecco che era di nuovo lontana, di nuovo fuori dalla mia portata. Poi, però, non resistetti più. La attirai a me e feci scontrare le nostre labbra bagnate; le sue mani finirono tra i miei capelli, le mie sulla sua schiena.

Ora capivo cosa significava sentirsi completi: ora, con un bacio, eravamo diventati una cosa sola. Non volevo nient’altro, volevo soltanto stare con lei fino a… fino a sempre, sempre e per sempre; volevo lei, e mi sembrava irreale poterla finalmente stringere tra le braccia.

Si separò da me per riprendere fiato ma non la lasciai andare, continuando a stringerla in un abbraccio quasi soffocante.

- Non funziona così…- mormorò lei con il fiatone.

- Perché, hai trovato la forza?-

Ridacchiò scuotendo il capo ma non rispose; il suo sguardo, però, mi fu sufficiente. Avevamo trovato la forza, tutti e due, di affrontare ancora una volta qualcosa di nuovo, di rischioso e di incontrollabile.

 

Lasciamo stare queste frasi a effetto finali .__. Non sempre mi riescono bene XD

Il capitolo è più corto degli altri ma è molto pieno, diciamo così XD Mi è piaciuto scriverlo, mi ha divertito particolarmente *_*

A parte questi due piccioni… vi assicuro che mi concentrerò anche sulla coppia Seth/Shine, che mi piace molto e che proverò a rendere più verosimile possibile.

Ora devo scappare (chi l’avrebbe mai detto che l’estate è + impegnativa dell’inverno? .-.), ma voglio ringraziare voi stupendissime persone che recensite! A proposito, mi fa piacere che le recensioni si siano un po’… risollevate, diciamo così XD

Spero che questo capitolo vi piaccia *0*, ci tengo particolarmente :)

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! *_*

  
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