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Autore: FallingInLove    04/07/2010    5 recensioni
Lui: un ragazzo squattrinato dei quartieri bassi, forse un po' immaturo, rissoso e con una sorprendente passione per la musica. Ha un sogno fra le mani, un sogno che mira in alto.. forse troppo. Lei: una ragazza dei quartieri alti, stanca della situazione in cui vive, con l'adorata sorella lontana e il padre che pensa solo al lavoro. Cosa succederebbe se si incontrassero? Avrebbero tanto da insegnare l'uno all'altra, potrebbe essere un'occasione per loro di crescere e maturare insieme. Ma imprevisti ed errori dei loro giovani cuori, rischiano di minare seriamente alla loro felicità..
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pain is Love'
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Eccomi di nuovo qua mie care lettrici! Come va?? ..Io male perché odio svegliarmi alle otto di mattina anche quando sono in vacanza, ma lasciamo perdere.. è che bisogna scegliere: o morire di caldo per tutta la notte, o lasciare la finestra aperta rassegnandosi a venir svegliati almeno trecento volte, fra sole, traffico, supermercati e rumori vari T.T ..e vabbè almeno ho aggiornato e ho tutta la mattinata per me (sì.. e che cavolo faccio? Suggerimenti?????) xD
Comunque, parlando del secondo capitolo di questa storia..
Tanto per cominciare, il titolo è l'omonimo di una canzone dei Guns N' Roses mentre la citazione l'ho presa da una canzone degli Iron Maiden, Out of the Silent Planet
In questo capitolo succede qualcosa, non è come il primo xD I due personaggi finalmente si incontrano come si deve O.o
Volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto il primo capitolo, in particolare:

Ciao Claire! Grazie mille, mi fa piacere che la trovi originale =) ..Sì infatti il primo capitolo era più che altro un'introduzione, è in quello che stai per leggere qua sotto che la storia comincia ad avviarsi, più o meno.. Spero di non deluderti!! E grazie ancora per aver recensito! Sei stata la prima!! =D


Grazie mille prettyvitto! Sì anch'io conto di aggiornare abbastanza regolarmente salvo problemi di connessione.. e mancanza di recensioni! XD ahhahahha scherzo.. grazie ancora =)

Adesso non mi rimane che augurare buona lettura a tutti voi!! Spero che vi piaccia ;)

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CAPITOLO 2. Live and let die


[Separate lives no more disguise, no more second chances]

Vite separate, niente più funzioni niente più seconde possibilità


-Raul! Hai 6 pizze da consegnare a questo indirizzo!

-Arrivo! –urlò in risposta, appena tornato dall’ultima consegna e ancora sul motorino

Entrò nella pizzeria senza nemmeno levarsi il casco. Sì, il suo lavoro consisteva in parte anche in questo.

Consegna pizze a domicilio e, per fortuna, la benzina era rimborsata.

-Dammi qua, Fred!

E l’omone, alto robusto e con i buchi alle orecchie, che era suo amico oltre che suo superiore, gli passò le pizze

-Questo è l’indirizzo

Raul lo lesse, scarabocchiato nella sua scrittura quasi illeggibile.

Cazzo, è nella uptown!

In effetti Da Fred era una pizzeria molto conosciuta e apprezzata e ogni tanto riceveva ordine anche da qualcuno della up. Ma ogni volta per Raul era una tortura. Ovviamente tutti sapevano che il personale era composto da gente della downtown, soprattutto da ragazzi che, come Raul, davano una mano al bilancio della famiglia.

Non erano mancate le volte in cui era stato deriso da qualche idiota della sua età che si sentiva tanto signorotto. Purtroppo non aveva potuto rispondere con un sonoro pugno come avrebbe fatto di solito, perché non voleva che Fred perdesse clienti.

Prese l’indirizzo senza lamentarsi e salì al volo sul motorino: via, veloce come il vento per evitare che le pizze si raffreddassero.

Io gliele avvelenerei.. pensò accelerando

L’aria sul viso era sempre piacevole, soprattutto in quelle serate, mentre maggio faceva fiorire tutti gli alberi.

Raul aveva in programma un’estate di totale divertimento, senza pensieri: era l’ultima estate prima della maturità, che di pensieri gliene avrebbe dati fin troppi.

E dopo? Astronomia, il suo sogno.. magari. No, dopo avrebbe lavorato a tempo pieno da Fred, ricevendo il doppio, se non il triplo, di quello che prendeva adesso.

Sospettava che quell’aria in faccia, ora così piacevole, gli sarebbe diventata odiosa, come fare una giostra otto volte: alla terza già sei stufo, le altre sono una tortura.

Ma che poteva fare? L’università non la regalavano e lui non era della uptown: tradotto, non poteva permettersela.

Inchiodò di botto, un po’ per rabbia un po’ perché si accorse solo in quel momento di essere appena arrivato.

Scese dal motorino e, sempre senza slacciarsi il casco andò a suonare alla porta. La porta di una bella villetta bianca a due piani con giardino. E ce ne erano almeno altre venti uguali che la affiancavano. Wow.

-Le pizze! –disse dato che tardavano ad aprire

Stava quasi per lasciarle lì e andarsene quando la porta si aprì; arrivarono prima i capelli che la ragazza.

Barbie! Che piacere! Disse nella sua testa

Era la stessa ragazza che aveva visto qualche giorno prima, quella che all’inizio sembrava triste. Le era passata di mente, ma ora la riconosceva.

-Quattro capricciose, una quattro formaggi e una margherita, giusto? -chiese

-Sì, giusto –rispose lei cortese –Quant’è?

-32 e 50

Almeno non mi guarda come se fossi un assassino.

La ragazza gli diede 35 euro e prese le pizze –Tieni pure il resto

Raul non seppe se sentirsi offeso o accettare quella mancia.

-No –concluse con una punta di stizza –Ti do il resto

-Sul serio, tienili

Nella voce della Barbie non c’era tono canzonatorio o di compassione. Era solo una ragazza che dava la mancia a un pizzaiolo. Raul la scrutò un attimo, cercando di capire se la sensazione di qualche giorno fa, la prima, quella che lei fosse diversa da tutti quegli della uptown, fosse giusta.

-Ci siamo incrociati per strada, ti ricordi? –le chiese

A quel punto lei però cambiò atteggiamento. Ci pensò, poi assunse uno sguardo critico, forse preoccupato -No –rispose secca –Mi spiace –e allungò di nuovo i soldi verso di lui

Ha paura pensò Raul scuotendo la testa –Non ti mordo mica –disse, e prese i soldi

Da dentro si sentivano delle risate e degli schiamazzi e solo in quel momento Raul si accorse che c’era della musica

-Una festa –commentò scettico –Galline e polli a raccolta, suppongo

-Cosa? –fece la ragazza

-Hey ma queste pizze? –una voce maschile da dentro, sembrava in avvicinamento –Come mai ci stai mettendo così tanto, tesoro?

Grande, grosso, arrivò un ragazzo che cinse con il braccio la vita della ragazza attirandola a sé; lei non sembrò molto contenta

-E’ tutto a posto, stavo..

-Fammi indovinare –la interruppe lui rivolgendosi a Raul dopo averlo squadrato –Sei della downtown!

-Mi sorprende che tu sia in grado di fare un ragionamento così estremamente difficile –rispose Raul per niente intimorito

-Hey.. –fece quello minaccioso –Non puoi rivolgerti a me così

-Altrimenti? –chiese senza abbassare lo sguardo

-Ragazzi, calmatevi –cercò di placarli la Barbie cogliendo l’occasione per liberarsi dalla presa del ragazzo

-Cerchi botte? –domandò quello che doveva essere il suo ragazzo

-Non ti conviene scoprirlo –rispose Raul

-Insomma piantatela! –esclamò la ragazza, ma nessuno dei due l’ascoltò, continuando a fronteggiarsi con lo sguardo

-Voi della downtown non ci dovreste nemmeno venire qui, per quanto mi riguarda!

-Allora perché non ci vai tu a lavorare? No, a te passa tutto papà, vero?

-Proprio così. E ne vado fiero

-Vai fiero di non fare un cazzo da mattina a sera e prendertela con chi lavora? –rise, senza divertimento –mi chiedo come tu faccia a guardarti allo specchio senza vomitare

-Hai esagerato! –e fece per tirargli un pugno ma la ragazza si mise in mezzo e lo bloccò.

-Nah, proprio sul più bello! –si lamentò Raul

-Ringrazia, idiota! Ti avrei fatto a fettine

-Idiota, fettine.. che termini minacciosi!

-Adesso basta –fece la ragazza, con un’espressione seria, poi guardò Raul –Per favore.. –e indicò la strada con lo sguardo

-Certo, tolgo il disturbo. Non vorrei rovinarvi la festa –disse ironicamente –Ah, dimenticavo –e ridiede i 5 euro alla ragazza –I 2 e 50 li offro io

E voltò loro le spalle. Sentì lo schiocco di un bacio e la voce di quel cretino che diceva alla ragazza –La prossima volta che succede una cosa simile chiamami subito, amore. Certa gentaccia è pericolosa per te

Raul si trattenne dall’urlargli qualcosa tipo “l’uomo della caverna che protegge la sua Barbie dai dinosauri”; si accese invece una sigaretta e ripartì a tutta birra. Quel coglione gli aveva fatto perdere un sacco di tempo. Tuttavia c’era qualcosa che non andava.. qualcosa nel modo in cui la Barbie sembrava non sopportare troppo il suo Ken.. boh, problemi loro. Che si ammazzino tutti, non me frega niente.

Quando tornò si scusò per il ritardo con Fred, che gli controllò bene il viso e le mani

-Almeno stavolta non hai fatto a botte con nessuno –concluse risoluto e mettendosi poi a fischiettare allegramente.

Finito di lavorare, andò al pub della zona e si prese una birra. Neanche 5 minuti che era lì, e già una ragazza gli si sedette accanto.

In effetti era difficile che passasse inosservato: era messo bene di fisico, ma soprattutto aveva due occhi che avrebbero fatto impazzire chiunque, di un colore celestiale, con i contorni delle iridi blu scuro.

-Ciao –disse quella sbattendo le ciglia

Raul la guardò un attimo: capelli ricci, non troppo lunghi, forse un po’ bassa ma nell’insieme passabile.

-Ciao –rispose.

Quella notte non l'avrebbe passata da solo.

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[Now I see if I wear a mask
I can fool the world
But I cannot fool my heart]

[Ora capisco che se indosso una maschera
Posso ingannare il mondo
..ma non il mio cuore]

La serata era finita o quasi. Simon era ancora lì, sul divano con lei.

-Serata perfetto, giusto? –chiese baciandole la spalla

-Sì –rispose lei senza pensarci troppo

-Peccato per quello delle pizze

-Non pensarci più –lo esortò

-Aiutami a concentrarmi su altro –e cominciò ad accarezzarle una coscia con la mano

La ragazza si irrigidì –Simon.. è tardi. Tra poco tornano i miei

-Abbiamo tempo

-Penso che dovresti andare

-Penso che tu stia cercando di mandarmi via

Sospirò, senza aggiungere niente.

-Ho capito, ho capito –fece allora Simon senza nascondere la delusione. Si alzò e prese la giacca, comprata nuova apposta per la serata.

-Simon..

-Tanto finisce sempre così con te

Perfetto, ora si incavola pure.

-Ne abbiamo già parlato

-Lo so. Non ti scomodare, conosco la strada.

Lei, che non aveva nessuna voglia di scomodarsi, lo lasciò andare e ascoltò la porta chiudersi.

Sospirò di sollievo: finalmente la serata era finita. Quella lunga, lunghissima serata!

Ne avrebbe salvata solo una parte: lo sfogo del ragazzo della downtown sul loro mondo e su quanto fosse patetico. Lei gli dava perfettamente ragione.. ed era per questo che quella serata le era sembrata tutta così lunga eccetto quei pochi minuti, che le parevano volati.

Si stava cominciando a stancare del suo mondo e di tutti quelli che si dicevano suoi amici. E anche di..

No, basta pensarci. Tanto non poteva certo cambiare le cose.

Andò di sopra a prepararsi per la notte, senza aspettare che i suoi rientrassero.



**********

Allora che ne pensate??? Siate sincere!
Un bacio a tutte =)
  
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